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Autore: Femme Fatale    02/03/2013    6 recensioni
Dal prologo: ''Non avevo mai pensato alla mia morte, ma soprattutto non avevo mai pensato ad un ritorno dopo la morte. Sono tornata dopo cinque mesi. Tutti credevano di avermi detto addio alla sepoltura, peccato che il mio corpo non ci fosse in quella bara.
Mi sono risvegliata. In un bosco. Sola. E molto cambiata.''
Dal quarto cap.: ''Appena presi la sua mano tutti i pensieri si dileguarono in un angolo remoto della mia mente, e non furono gli unici, anche la stanchezza che aveva preso posto nel mio corpo si affievolì.
Hai presente quando ti stendi al sole, e il calore ti rilassa tanto da non pensare più a nulla, eppure sai che non puoi rimanere a lungo così perché tutto quel calore è pericoloso? Ecco come mi sentivo, in quel momento.''
''Risorgerò dalle mie ceneri, come una fenice.''
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 15.
Morte.




-Basta smancerie.. rimetti gli occhiali, la cravatta, i mocassini e torna a studiare!- esclamo staccandomi dalle sue labbra.
-Lo  sai che io non metto quella roba- sbotta, continuando a guardarmi sconcertato. Scoppio a ridere, additandolo come ‘Secchione’, mentre lui continuava a fingersi arrabbiato.
-Allora.. pensavo..- iniziò timido, mentre io cercavo di darmi un contegno. –Sai, io e te.. noi..- quel noi mi mise un po’ a disagio, cosa avrebbe detto? ‘ sarebbe meglio che non ci baciassimo più ‘ ? Beh in effetti non sarebbe una scelta sbagliata, le regole parlano chiaro: Niente rapporti, se non a semplice scopo sessuale, tre semidei.
Forse per lui potrebbe essere così. Quindi nessuna regola è stata infranta dal suo punto di vista. Ma dal mio?, mi ritrovai a pensare mentre il panico si impossessava di me. Mi ero veramente innamorata? Un amore proibito, un po’ come Romeo e Giulietta, Jack e Rose e molti altri mi vennero in mente. Solo che la maggior parte di essi sono morti per ciò che provavano. Scossi la testa freneticamente, decisa a lasciar perdere queste mie riflessioni basate sul nulla.
-Ti va di provare a contattare il bambino?- mi domanda infine, mostrandomi uno dei suoi sorrisi più belli privi della timidezza o indecisione che vi avevo colto prima, mentre cercava di chiedermi qualcosa; che a quanto pare aveva deciso di non chiedermi.
Aprii la bocca, avrei voluto sapere cosa gli frullava per la testa, ma la richiusi subito dopo, limitandomi ad annuire. Il suo sorriso si allargò ancora di più, sollevato dal fatto che avessi lasciato perdere ciò che aveva tentato di dirmi.
 
 
-Mentre ero via con Aaron, sono riuscito ad avere alcuni libri. In uno di essi veniva descritto come mettersi in contatto con il protettore o come capire meglio i suoi messaggi se non si è abbastanza forti, o figli di dei minori.- mi guardò per un attimo, forse per capire se stessi seguendo il suo discorso – Sono abbastanza sicuro che sia Ade a tormentarti, ma..-
-Si, ma in fondo quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho visto quella specie di bambino? Un anno! La morte non agisce per il bene di nessuno, tutto ciò che fa ha uno scopo personale. Okay afferrato il concetto, ma se avesse cambiato idea e non volesse più niente da me?- mi guardava, con un’espressione tra il divertito e lo sconcertato. – E non guardarmi così, lo so che ho sempre voluto io. Sono sempre stata io a voler scoprire qualcosa di più, ma la morte ha un prezzo. Sempre.- il suo visò si incupì di colpo, come se tutto d’un tratto avesse messo a posto tutti i pezzi.
-Hai preso un libro proibito non è vero?- sussurrò, mentre gli occhi si riducevano a due fessure; rimasi zitta e abbassai lo sguardo, non sarei riuscita a leggere nei suoi occhi la rabbia e la delusione di avergli disubbidito, senza scoppiare a piangere.
Una lacrima mi scivolò lungo il viso, pregai che non l’avesse vista, ma subito allungò la mano per raccoglierla. –Non sono arrabbiato e non piangere.- Sussurrò abbracciandomi. –però non farlo mai più, ti risucchiano la linfa vitale, sono come Ade anche loro hanno bisogno di un prezzo. E sai perché?- alzai lo sguardo, scuotendo il capo. – sono stati scritti da persone che gli hanno donato l’anima; in un certo senso è come quando gli umani dicono: ‘Ha venduto l’anima al diavolo.’ Poi lui li sugella con il suo potere. – sbarrò gli occhi, ora capivo il perché di tutta quella stanchezza mentre leggevo. Rimanemmo in silenzio per qualche attimo.
 
Se Ade ha bisogno di un prezzo, quale sarà il mio? Se non mi metto in contatto con lui e non cerco di capire, sarà lui a farlo ed io sarò impreparata e lui vorrà lo stesso il suo prezzo; se non lo faccio, il prezzo dovrò pagarlo lo stesso.
 
-Vuoi sapere cosa ho letto vero? Beh spero che tu capirai meglio di me.- il mio sguardo era diretto altrove, ero come imbambolata, però in quel momento sorrisi tra me e me. - Ade ha bisogno di un prezzo, la morte non agisce per il bene di nessuno. Non vuole nessuno se non per piacere personale. Ama sentire gli urli spaventati dei suoi protetti, quando vedono il suo Bambino ed ama vedere il terrore nei loro occhi quando da svegli vedono il loro stesso sangue sui loro corpi. Ma se qualcuno ha il potere e la forza mentale di sopportare e capire l’urlo della creatura allora sarà capace di capire l’intento del dio.
Quando la paura ti assale tu vagli in contro. Quando penserai di non farcela, prendigli la mano. Quando sarai pronta, non voltargli le spalle. Allora avrai capito. – pronunciai queste parole, scandendole ad una ad una, ma con un tono di voce impercepibile a un udito umano. Non perché avessi paura di essere sentita, ma quasi speravo di non poterle sentire io.
-Cazzo..- questo fu il suo commento. Pensai che ormai quella doveva essere la sua parola preferita, perché non ne usava altre!
-Cazzo, cazzo e cazzo!- esclamo, scattando dalla sedia. –Ho capito che ti piace quella parola, non c’è bisogno di ripeterla così spesso Curt!!- si piegò verso di me, e mi schioccò un bacio sulle labbra per poi esclamare: - Ho trovato il pezzo mancate, ho capito tutto! Cioè o almeno quasi tutto..- si portò una mano tra i capelli, guardandosi ogni tanto a destra e a sinistra. Fa sempre così quando deve decidere qualcosa, così aspettai.
 
-Sei sicura di volerlo fare?- mi domandò per l’ennesima volta. No, non ne ero affatto sicura, rivedere quel bambino, la sete che mi pervadeva e la voglia di vivere che mi abbandonava in ogni singolo sogno, non era allettante. Ma convinsi me stessa che dovevo farlo, più per me stessa che per chiunque altro.
-Si- gli risposi decisa per poi stendermi supina sul mio letto. Lo sentii prendere la fiala che avevamo rubato dalla stanza di Abigail, essa aveva il potere di far cadere in un sonno profondo che poteva durare dalle 7 alle 12 ore. Se fossi stata in pericolo tutto questo tempo non sarebbe stato d’aiuto, ma non c’era altra soluzione; per poterlo vedere dovrei entrare in un sonno profondo come quello della mia prima settimana di trasformazione. Curt supponeva che tutta quella stanchezza fosse stata prodotta da Ade, per poter avere il suo messaggio.
-Io..-lo vidi chiudere gli occhi e prendere un lungo respiro, per poi chinarsi a baciarmi. Fu un bacio breve, che non voleva assomigliare ad uno d’addio, ma che in fondo lo era.
Mi passò il bicchiere colmo di una sostanza violacea e mi addormentai senza rendermene conto.
 
La landa era proprio come me la ricordavo; la sabbia immobile, come il vento; le rade sterpaglie e i pochi insetti che ogni tanto si potevano scorgere; il sole accecante e le pietre che sbucavano dal terreno appuntite come pugnali. A quel pensiero portai subito la mano alla cintura, per assicurarmi che il mio fosse lì, pronto a proteggermi.
Curt, mi aveva spiegato che una volta giunta in quel luogo, il bambino si sarebbe dovuto manifestare da solo, senza che io facessi nulla, ma di lui ancora non c’era alcuna traccia. Non riuscii nemmeno a finire quel pensiero che un urlo squarciò la tranquillità.
I suoi capelli erano come scossi da un vento inesistente, i suoi occhi vacui.. era addirittura peggio di come lo ricordavo. Avrei voluto chiudere gli occhi e prendere un lungo respiro, per calmarmi e trovare una forza che non avevo, ma non osai staccare lo sguardo da lui. Il suo urlo si fermò per un attimo e mi guardò incuriosito e forse stupito dal fatto che non fossi ancora scappata.
Quando la paura ti assale tu vagli in contro.
In quel momento decisi di avanzare verso di lui, non posso dirti che il mio passo era deciso proprio come le eroine dei film o dei libri, perché sarebbe una bugia.
Avanzai titubante ad ogni passo mi rendevo conto di andare contro la morte in tutti i sensi: sarei potuta morire, sarei potuta andare nel regno di Ade, il regno dei morti, avrei potuto vedere la Morte.
Quando penserai di non farcela, prendigli la mano.
Non appena fui ad un passo da lui, il suo corpo fu scosso da dei tremiti, poi scoppiò in una risata strana: mista alla tristezza e all’amarezza. Poi il suo sguardo sembrò posarsi su qualcosa oltre di me e un ghigno gli si stampò sul volto. La terra cominciò a tremare, i sassi uscirono dalla sabbia per l’impatto; i pochi animali sembravano scomparsi. L’unico suono che rimbombava erano i passi di qualcosa. Qualcosa di grande. Non appena fu abbastanza vicino riuscii anche a cogliere un ruggito sommesso. Una bestia.
Di scatto presi la mano ossuta di quell’essere, che non aveva smesso di ridere, come se già si stesse immaginando la mia fine. Il tocco con la sua pelle fu piacevole, non era fredda e sudaticcia come mi immaginavo, ma calda e morbida in fin dei conti.
Quando sarai pronta, non voltargli le spalle.
 
 
Ciò che era alle mie spalle si faceva sempre più vicino, ma qualcosa mi disse che se mi fossi girata, tutto sarebbe andato storto: il bambino sarebbe sparito ed io sarei morta. Continuai a tenere lo sguardo puntato in quello del bambino. Il respiro affannato della bestia, mi sfiorò il collo e proprio quando pensai di non avercela fatta tutto cambiò.
 
Con ancora la mano in quella del bambino, mi guardai intorno notando che ci trovavamo in un palazzo. Non una sola chiazza di colore, a eccezione del colore rosso del fuoco delle candele e del camino, emergeva nella stanza. Dominava il blu e il nero, come se fossero gli unici esistenti.
-Benvenuta, figlia di Poseidone.- una voce grave mi fece sobbalzare; mi voltai di scatto lasciando la mano del bambino per portarla verso il mio pugnale.
-Oh su via! Non voglio mica farti del male!- non so se tu abbia mai visto Ade e non so nemmeno spiegarti come riuscii a capire senza alcuna presentazione che fosse proprio lui. Vedendo quell’uomo alto, con i capelli neri e gli occhi neri come il buio, le mani piegate come se stesse costantemente strozzando un corpo, il ghigno che vi era sul viso.. tutto in lui parlava di morte ed Ade è la morte.



Ciao ragazze, vi ringrazio tutte per le recensioni, sono molto di fretta e soprattutto in ritardo ahaha Ah prima di andare mi scuso per eventuali errori, ma non ho avuto il tempo di leggere e volevo chiedervi se vi va di leggere la mia nuova storia. Si chiama Mission. Sareste carinissime se mi lasciaste in commento. Un bacione.
  
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