Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: abercrombjes    02/03/2013    2 recensioni
«Non importa quante altre facce incontrerai, dovrai ricordarti sempre la mia, promesso?».
«Promesso». Riuscì a pronunciare quella parola con la stessa facilità delle lacrime che cominciarono a rigarle il viso.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Risposi al messaggio.

Justin: "E' già arrivata la notizia lì?"

Mentre aspettavo la risposta, misi il telefono in tasca e tornai a controllare la ragazza distesa sul letto. Come era riuscita ad addormentarsi? Dopo essere stata colpita allo stomaco e portata in un appartamento sconosciuto aveva anche il coraggio di farsi una dormita su un letto NON suo.
Cercai di recuperare quel poco di buon senso che mi scorreva ancora nelle vene; il 'cambiamento' che avevo dentro a causa della maschera era ancora in circolo, e cercai di sopraffarlo.
Aprii leggermente la porta e mi avvicinai a lei, accovacciandomi. Era ora che si svegliasse.
Le diedi qualche colpetto sulla spalla e lei si svegliò di soprassalto, facendomi perdere l'equilibrio che avevo concentrato sulle punte dei piedi e caddi all'indietro.


"Ti svegli sempre così di prima mattina?!". Domandai con leggero sarcasmo, ma mantenendo sempre un filo di severità.

"Perchè mi hai portata qui?". Chiese, lasciando perdere la mia domanda.

"Sei stata tu la pazza che mi ha portato via dalla stazione." Risposi, rialzandomi e ricomponendomi.

"Che stai dicendo?".

"Non fare la finta stupida, perchè io di certo non lo sono". Mi avvicino allo stipite della porta. "Sei stata tu a scattare quella foto?".

"Non capisco di cosa parli!". Esclamò innervosita.

 
Qualcosa scattò improvvisamente dentro di me e la rabbia crebbe senza che nemmeno me ne accorgessi. La presi per le spalle e la inchiodai al muro.
I suoi occhi sbarrati di paura e il fiato corto.


"Non ti rendi conto del macello in cui stai andando a finire." Pronunciai lentamente quelle parole. "Letteralmente." Conclusi poi, staccandomi da lei.


Le lanciai un ultimo sguardo prima di uscire e chiudere la porta, sbattendola con forza.
Una vibrazione alla coscia colse all'improvviso la mia attenzione: era la risposta di Chuck.


Chuck: "Ovvio! Cavolo, e pensa che è successo neanche due ore fa! Ci vediamo stasera, capo? ;)"


Un altro sorriso riaffiorò dalle mie labbra. Risposi automaticamente.

Justin: "Dimmi dove e sono là"

Misi nuovamente il telefono in tasca nel momento in cui un contatto sulla schiena mi costrinse a girarmi di scatto. La ragazza era di fronte a me e teneva le mani alzate in segno di innocenza o perdono.


"Tu vuoi davvero rischiare?". Domandai con durezza.

"Io voglio capire di cosa stavi parlando, non me ne sto lì dentro chiusa senza far niente!".

"Senti, devi rimenare in quella cazzo di stanza finchè non te lo dico io." Risposi bruscamente, senza accorgermi del tono di voce. Ciò che la maschera aveva lasciato in circolo si stava facendo sentire peggio di prima. Chiusi gli occhi calmando i nervi e lasciai cadere le braccia lungo i fianchi. "Ti spiegherò tutto appena ne avrò il tempo. Non uscire di qui, okay? Torna lì e chiuditi dentro."

"Chi sei tu?". Mi chiese infine, ignorando ogni mia forma di comando.


Inarcai un sopracciglio e smossi le labbra, che sembrarono trasformarsi in un ghigno. Solo in quel momento, in cui ero lì a fissarla, riuscii ad analizzare il suo viso. Delicato, dolce, occhi scuri e capelli lunghi e mori. Labbra carnose e dall'aspetto morbido.
Evitai di mantenere quell'espressione e mi diedi da fare.


"Non posso dirtelo." Risposi infine, cercando di rilassare tutti i muscoli tesi e dirigendomi verso la poltrona in salotto.


La ragazza mi seguì e senza intimorirsi, rimase a qualche metro di distanza da me.


"Sono nella casa di uno sconosciuto che poco fa mi ha appiccicata contro il muro, che mi ha inspiegabilmente colpita allo stomaco e non ho il diritto di sapere nulla?".

"Tira ad indovinare." Dissi poi.

"Sei un pedofilo?".


Mi scappò una leggera risata. Mi passai una mano fra i capelli. "Cosa te lo fa pensare?".


"Sembri più grande di me e prima pensavo volessi violentarmi e.. hai parlato di una certa foto." Disse.


Mi portai una mano vicino la bocca e con il pollice mi accarezzo il labbro inferiore, riflettendo per un attimo.
La ragazza, senza ottenere nuovamente una risposta, non esitò a sedersi di fronte a me.


"Se vuoi uccidermi dimmelo ora." Sbottò poi.

"Quanto coraggio che hai." Commentai.


Lei sbuffò. Si alzò in piedi e si diresse verso la stanza dove le spettava restare, ma prima di sparire dietro l'angolo si fermò, tenendo una mano poggiata sul muro e lasciando mostrare solo il suo viso.


"Posso almeno sapere come ti chiami?".


Non mi accorsi di stare fissando un punto vuoto sul pavimento, quando fui distratto. I miei occhi incontrarono quelli scuri di lei. Sembravano avere su di me lo stesso effetto che mi facevano quelli di Stefan. Erano qualcosa di paralizzante. Come una macchina della verità; guardandoli, non potevi permetterti di distrarti o mentire, perchè riuscivano a coglierti in fragrante.
Dalla mia bocca non uscì alcun suono e lei portò gli occhi al cielo, capendo che non avrei risposto. Ammiccò un sorriso forzato e si diresse finalmente nella sua 'tana', arrendendosi.
Tornai a guardare il punto vuoto del parquet e per un attimo pensai a cosa fare.
Un'altra vibrazione alla coscia mi colpì di sprovvista. Cacciai il cellulare e lessi il messaggio.


Chuck: "Veniamo noi da te, entro stasera. Chiamo Alex, Hector e Jason. Quando meno te lo aspetti siamo lì ;)"

Justin: "Perfetto, lo sai che amo le sorprese ;)"


Feci tornare il telefono in tasca e mi alzai, andandomi a prendere un bicchiere di qualcosa. Aprii la dispensa, sperando di trovare qualcosa di buono da far scorrere lungo la mia gola secca. Menomale che ancora nessuno sbirro si era fatto vivo, non avevo ancora una scusa pronta, ma avrei sempre rimediato con un'idea montata al momento. Ero bravissimo in queste cose.
Vuoto. Era tutto vuoto. La chiusi con violenza, innervosito. Avevo bisogno di rilassarmi e necessitavo assolutamente di un po' d'alcol.
Ma ovviamente non poteva esserci qualcosa in un appartamento appena ricevuto con gentilezza. E io rispondevo sempre male, sia agli oggetti della casa che al suo proprietario. Come un cazzone.
Diedi un pugno pesante al bancone, sentendo un leggero pizzichìo lungo il mignolo. Mi passai nuovamente la mano tra i capelli, per ravviarli.
Con un po' di contegno andai in camera della ragazza, che la sorpresi a guardarsi la pancia, con la maglietta alzata.
Quando si accorse di me, la abbassò subito e si mise in piedi, sull'attenti.


"Allora avevo ragione; sei un pedofilo." Commentò.

"Tu sei pazza." Aggiunsi.

"Vogliamo vedere chi vince in questo?".


Non risposi. Deglutii a forza, per ingoiarmi tutti gli insulti che le avrei urlato contro.


"Siediti." Le dissi.


Senza rispondermi, obbedì al comando e si sedette sul bordo del letto. Incrociò le gambe, e ciò mi portò ad inarcare un sopracciglio. Quella ragazza stava davvero pensado di trovarsi a casa sua.
Cacciai ogni pensiero dalla mente e misi in primo piano quello che dovevo dirle.


"Hai ragione, devo dirti perchè sei qui." Comincio. Ma lei sembra precedermi con tutt'altro.

"Intanto, io mi chiamo Ellie." Disse, quasi sfottendo la mia mancanza di rispetto.

Rimasi impeccabile a quella uscita e risposi subito: "Io sono Justin."

"Justin?". Ripetè, con aria confusa. Per un attimo pensai che avesse ricordato chi potessi essere, ma poi disse: "Cognome?".

"Bieber." Risposi a quella seconda domanda inutile, o quasi. La mia identità non era una cosa che poteva essere sparsa in giro così. Ma ero sicuro di rivelarmi con lei, dato che non sarebbe uscita di lì prima del mio consenso.

"Bieber." Ripetè di nuovo. "Dimmi."


Rimasi ad osservarla per un attimo, squadrandola dalla testa ai piedi. "Hai già avuto a che fare con ragazzi cattivi prima d'ora?". Ci girai un po' intorno prima.
Lei rimase un po' a riflettere, poi rispose.


"Dipende di quale tipo e di quale livello di cattiveria parli."

Risi leggermente. "Bella risposta."


Lei mi spinse ad andare avanti, scuotendo la testa. Ma nel momento in cui i miei occhi rimase a fissare i suoi, mi resi conto che non avrebbe retto il peso di tutto, e ogni cosa che mi ero preparato in mente di dirle, svanì all'istante. Azzerandosi completamente.


"Dormi qui per qualche giorno." Dissi poi.


Ellie assunse un'aria delusa da quella frase. Riuscì a trovare qualcosa che non andava. Ecco la maledizione degli occhi scuri.


"Stai scherzando?". Commentò, ma non le diedi il tempo di dire altro che come mio solito le risposi bruscamente.

"No e già è tanto che tu stia qui senza che ti tocca un capello. E questa cazzo di stanza non è nemmeno mia, come l'intera casa!".


La lasciai sbigottita, chiudendo la porta violentemente. Diedi un calco al muro, lasciando un segnaccio nero sulla parete arancione.
Una vibrazione alla gamba mi prese di nuovo alla sprovvista. Non avevo voglia di leggere un altro messaggio da quel cafone di Chuck. Ma da una vibrazione, passò ad una seconda, e poi ad una terza; era una chiamata.
Tirai fuori il telefono dalla tasca e lessi sullo schermo il mittente: Hector.
Merda.
Con l'indice feci scorrere il simbolo verde e risposi.


"We, Hector, dimmi tutto." Risposi subito, allontanandomi il più possibile da lì. Mi diressi vicino al balcone, aprendo la porta finestra che affacciava fuori.

"Hey!". Esclamò con aria che sembrava quasi felice nel sentirmi. Alquanto strano. "Stronzetto, siamo quà, dove sei tu?".


Largo, anzi, larghissimo anticipo.


"Ditemi dove siete voi, vi raggiungo io." Non potevano assolutamente sapere della presenza di Ellie.

"Dai, ti avevamo promesso che saremmo venuti noi. Non fare il cazzone."

"Hector, dove cazzo siete?".


Per un attimo Hector riuscì a scorgere il mio tono duro e capì che non era il momento di dire altro. Tornò serio anche lui e si ricompose.


"Siamo davanti la stazione."

"Sono lì." Concludo attaccando.


Mi precipito nella camera di Ellie (si fa per dire), e la avverto con un tono alquanto minaccioso.


"Io devo uscire, tornerò presto." Annunciai, come un padre ad una figlia.


Lei rimase di stucco, ma si meravigliò quando pensò di dover rimanere lì da sola. Aprì la bocca per provare a dire qualcosa ma non glielo permisi.


"Esci di qui, e ti ammazzo." Dico. Faccio per dirigermi verso la porta, ma torno nuovamente indietro e la sorprendo di nuovo. "Anzi, prima di inseguo, e poi ti ammazzo." Concludo.


  Me ne vado, lasciandola sola nell'appartamento.

  ___________________________

mi piacerebbe sapere cosa ne pensate fino ad ora.
critiche, pareri, consigli, quello che volete! Ho bisogno delle vostre recensioni cc
così potrò sapere se ne vale la pena continuare o se finirla qui.
un grazie di cuore a chi lo fa. xx  








  

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: abercrombjes