IL PUPAZZO
La
sera era ormai giunta, con i suoi colori, la sua tranquillità, avevano avvolto
tutta la grande metropoli. Tutti gli abitanti, anche i più frenetici e zelanti,
pian piano iniziarono ad abbandonare le strade e i negozi, per ricercare un po’
di pace nella propria casa.
Anche
una famigliola come le altre si era ritirata nella loro grande villa, dalla
forma un po’ particolare, ma molto accogliente e lussuosa.
Seppur
tornata da poco, la donna, iniziò ad armeggiare con i fornelli, e a preparare
una cena di grandi proporzioni poiché conosceva l’appetito che
contraddistingueva i suoi due “ragazzi”.
La
più piccola della casa era stata mandata a guardare la televisione nel
soggiorno, per evitare intralci durante la preparazione della cena.
Il
piano era ottimo, ma un piccolo dettaglio era sfuggito.
La
bambina arrivò in soggiorno trotterellando contenta, agitando con le sue manine
paffutelle le balze di un’adorabile vestitino rosa tutto pizzi e merletti. I
movimenti piuttosto armonici erano accompagnati dalla cadenza di un piccolo
pennacchio celeste che si agitava ribelle sulla sommità del capo della piccola.
Riconosciuta nella penombra una figura familiare sorrise contenta.
L’uomo
se ne stava spaparanzato su divano, con un braccio poggiato sul bracciolo di
pelle e l’altro teso sul bordo alto. Sorseggiava una lattina e guardava la
televisione, illuminato solo dalla flebile luce di quest’ultima.
“Ciao
Papy” salutò cordialmente la bimba facendo una piccola riverenza.
Un
borbottio fu la semplice risposta.
“Posso
guardare la Tv con te?” chiese mettendo le manine dietro la schiena e
dondolando leggermente.
“No”
“Ma
la mamma…”insistette la piccola.
“La
mamma si deve fare gli affaracci suoi…la risposta è no!” concluse secco.
Per
nulla scoraggiata dalla risposta la bambina andò a sistemarsi vicino al papà.
Poi lo guardò e gli fece un cordiale sorriso.
“Ti
voglio bene papà, sei il più meglio del mondo” e avvicinò pericolosamente le
braccine al corpo dell’uomo “più meglio del papà di Jenny, di Rosy, di Alexa…”
“Bra
piantala!” disse snervato l’uomo dalle attenzioni della figlia.
“E
più meglio di quello di Gohan e Goten” concluse abbracciandolo.
Vegeta
scattò in piedi come una molla. Guardò la piccola e gli lanciò con poco garbo
il telecomando.
“Toh,
mi è passata la voglia”.
Tutta
contenta la bambina iniziò a guardare i suoi cartoni animati preferiti. Vegeta, spodestato del suo “trono” per
l’ennesima volta, andò in cucina.
Bulma
continuava a preparare la cena, quando sentì un familiare respiro alle spalle.
“L’
hai addestrata bene!” disse scocciato.
“Lei
stravede per te, sei tu che sei allergico all’affetto…” rispose continuando a
mescolare uno strano liquido profumato.
“Questa
la sconti dopo…sappilo…” concluse malizioso.
Bulma
sorrise, dette un’altra mescolata, si girò e disse: “ E come ti dovrei
pagare?”.
Rimase
stupita nel vedere che dietro di lei non c’era più nessuno.
*Non
cambierà mai!*
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La
cena era stata davvero ottima, e Bulma si affrettava a riporre gli ultimi
bicchieri e le ultime posate a posto, pur di andare dal suo adorato marito.
Vegeta
dal canto suo stava in camera da letto, disteso, guardando il soffitto
sfruttando solo un flebile raggio di luna che capriccioso sfuggiva al controllo
delle persiane semi chiuse.
Com’era
cambiata la sua vita. Se al tempo del servizio per Freezer gli avessero
accennato ad una “fine” simile, sposato e con prole a carico, avrebbe riso, e
poi ucciso senza pietà colui che faceva certe assurde illazioni. E invece le
cose erano davvero così. Qualche volta ripensava con rammarico alle sue
esperienze passate, da guerriero crudele egli non conosceva pietà, generosità,
amore. Tutti sentimenti che comportano tormento e dubbi.
Bulma
entrò velocemente nella stanza, e intravide Vegeta. Andò immediatamente a
distendersi al suo fianco e gli cinse la vita con un braccio. Cercò il suo
sguardo.
“A
che pensi?” chiese dolcemente poggiando il mento sui pettorali di lui “non mi
piace quando sei così pensieroso”.
L’unica
risposta fu un severo sguardo di lui.
“Non
essere scontroso. Ho chiesto solo a che pensi” riprese nuovamente la donna.
Vegeta
tolse il braccio della moglie dalla sua vita e le dette le spalle.
“So
che stai pensando a noi…” disse mettendosi di fianco con un braccio che le
reggeva il capo.
“Fatti
gli affaracci tuoi” rispose acido all’insistenza della moglie. Poi si girò
verso di lei, e con uno scatto la sottomise. Guardandola ardente di desiderio
le disse : “Sbaglio o abbiamo un conto in sospeso?”
“Mah…non
ricordo nulla di tutto ciò…” fece l’ingenua.
“Ti
aiuto io a ricordare” le sussurrò piano nell’incavo della spalla.
Detto
ciò iniziò a baciarle il collo e a cercare prepotentemente la bocca per
baciarla.
“Forse
la memoria inizia a tornarmi…” rise Bulma, affannata dal bacio.
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Intorno
a sé vedeva solo verde. Alberi, piante
di ogni forma e di tante tonalità verdi. Poi i fiori. Ovunque, interrompevano
la monotonia cromatica di qui prati. Tutti i colori più strani e brillanti.
L’atmosfera era piuttosto suggestiva, il tempo sembrava rallentato. Correva e
saltava come facevano tutti i bambini. Il suo vestitino con le balze rosa si
dimenava qua e là a seconda del vento. Si inchinò a cogliere un fiore. Aveva
tanti petali, uno di un colore diverso.
Iniziò
a staccarli uno alla volta.
“Blu,
Rosso, celeste, rosa, giallo, bianco, grigio, grigio, nero…”
Il
fiore nella piccola mano iniziò a diventare nero, come del resto tutto il
paesaggio intorno a sé. Cercò di correre, scappare, ma le sue gambe non
rispondevano alla sua volontà. Una specie di creatura, identificabile come una
massa melmosa nera la inghiottì.
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Un
urlo riempì le pareti di casa Brief. I due coniugi, intenti in baci e carezze
si bloccarono immediatamente riconoscendo la voce di Bra. La donna sussultò più
vistosamente, si staccò dal corpo del marito. Vegeta dal canto suo rimase
immobile con le orecchie tese. Si concentrò ma non riuscì a percepire nessuna
aura negativa.
“Dannazione”
imprecò a bassa voce.
“Devono
esserle tornati gli incubi!” disse Bulma mentre armeggiava con la vestaglia
ribelle.
Detto
ciò, vestita, corse in camera della bambina.
Vegeta
sbuffò scocciato per l’ interruzione e si mise su un fianco cercando di
prendere sonno e maledicendo il giorno in cui cedette a Bulma.
Arrivata
di soprassalto alla camera della bimba, Bulma aprì la porta e trovò la piccola
coperta fino alla testa dalle lenzuola che piangeva sommessamente.
“Bra,
tesoro, è arrivata la mamma…” disse dolcemente mentre si avvicinava alla
piccola.
“Mamma
ho paura” piagnucolò Bra.
“Stai
tranquilla ora ci sono io!” disse “ e tutti i mostri cattivi andranno via se
non vogliono essere presi a calci!” continuò ingrossando la voce.
Bra
si strinse al corpo della madre e chiese : “ Ma papy non viene a difenderci?”
“Lui li batte tutti!” “lui è il mio eroe…”
“Papy
ha un caratteraccio, lo sai com’è!” schioccò poi un bacio sulla fronte alla
piccola “ma appena sentisse pericolo per noi verrebbe di corsa!”.
“Se
ci fosse lui io non avrei paura di nulla…di nulla…” biascicò prima di chiudere
gli occhi e accoccolarsi al petto materno.
Povera
piccola. Erano già alcune notti che non riusciva a dormire e lei era costretta
a dimenarsi da una stanza all’altra con grande disapprovazione del marito che
non riusciva mai a stringerla fra le braccia. Vegeta non era un tenerone, anzi
era acido, scorbutico, spesso insensibile e freddo, però sapeva che a lui mancava
il contatto durante la notte…e anche a lei.
Doveva
escogitare un rimedio. Lei era il genio dopotutto.
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Finalmente
in casa era arrivata la pace. Tutte le mattine c’era sempre un gran trambusto.
Bulma dopo aver preparato la colazione, vestito Bra, litigato con Vegeta per la
temperatura del caffè e chiacchierato con Trunks poté rilassarsi. Andò
velocemente nel laboratorio e si chiuse là tutta la mattinata pronta a mettere
in atto il suo piano.
Verso
l’ora di pranzo, Vegeta iniziò una spasmodica ricerca della moglie
riconducibile solo a dei forti crampi allo stomaco e alla furia distruttrice di
Bra, che tornata dall’asilo, non faceva altro che parlare e mimare le facce
delle compagnette.
Setacciati
i primi laboratori a Vegeta sfiorò il pensiero di radere al suolo la casa pur
di trovare immediatamente la moglie, mentre Bra cantava a squarciagola sulla
sedia la canzone del suo cartone animato preferito, mentre Trunks la guardava
ridacchiando e applaudendola .
Spalancata
la porta dell’ultimo laboratorio Vegeta vide la moglie di spalle armeggiare con
strani attrezzi.
“Che
stai facendo?”chiese avvicinandosi alle sue spalle, allungandosi per sbirciare
la creazione della moglie.
“Questo
è quello che ci farà dormire tesoro, quello che darà pace alla nostra vita
matrimoniale, l’elemento indispensabile in ogni famiglia, ciò che darà del pepe
al nostro rapporto ormai logoro dagli oneri familiari…” concluse fieramente.
Due
occhi neri come la pece la guardavano interrogativamente. Il nero sopracciglio
stava conoscendo per la prima volta un massimo storico di inarcatura.
“Bah…si
vede che sei un alieno!” disse non curante dell’espressione del coniuge “Oh ma
è tardissimo! Devo preparare il pranzo!” concluse guardando il prezioso
orologio da polso.
Lasciato
solo, il principe dei Sayan, iniziò ad osservare meglio quella “cosa” che
avrebbe dovuto salvare il loro rapporto.Era una specie di omino. Ma per il
momento aveva solo la forma. Non aveva nulla di erotico o cose del genere,
anzi…gli faceva anche ribrezzo poiché molliccio. In un certo senso gli
ricordava qualcosa…o meglio, qualcuno, ma non riusciva a focalizzare chi fosse.
Iniziò una lenta esplorazione dell’oggetto, ma fu immediatamente interrotto da
Trunks che annunciava che il pranzo era quasi pronto.
Fece
spallucce e abbandonò l’oggetto-salva-matrimonio.
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La
sera inghiottì il giorno molto velocemente, insaziabile come sempre, l’orizzonte
aveva divorato il sole, lasciando che il buio avvolgesse tutto. Per fortuna,
l’uomo, inventore di mille prodigi aveva dotato case e strade di illuminazione
e di luce. Le tenebre dunque potevano essere sconfitte, così come nella realtà
anche nei sogni. Nei sogni di grandi e piccini.
Intorno
a sé vedeva solo verde. Alberi, piante
di ogni forma e di tante tonalità verdi. Poi i fiori. Ovunque, interrompevano
la monotonia cromatica di qui prati. Tutti i colori più strani e brillanti.
L’atmosfera era piuttosto suggestiva, il tempo sembrava rallentato. Correva e
saltava come facevano tutti i bambini. Il suo vestitino con le balze rosa si
dimenava qua e là a seconda del vento. Si inchinò a cogliere un fiore. Aveva
tanti petali, uno di un colore diverso.
Iniziò
a staccarli uno alla volta.
“Blu,
Rosso, celeste, rosa, giallo, bianco, grigio, grigio, nero…”
Il
fiore nella piccola mano iniziò a diventare nero, come del resto tutto il
paesaggio intorno a sé. Cercò di correre, scappare, ma le sue gambe non rispondevano
alla sua volontà. Una specie di creatura, identificabile come una massa melmosa
nera la inghiottì. Prontamente e ben addestrata però la bimba trasse dal suo
vestitino lui, l’eroe!
“Vai
via, mostro, il mio papy mi protegge e ti farà male!” gridò.
Vegeta
si pose davanti alla piccola e irrigidendosi urlò per raccogliere tutta la sua
strabiliante potenza e trasformatosi in super sayan puntò un dito verso la
creatura ed emanò un fascio di luce con il quale disintegrò l’essere nero e
melmoso.
La
bambina sorrise soddisfatta.
In
un’altra stanza le cose erano tutt’altro che tranquille, il fuoco ardeva fra le
lenzuola. Finalmente insieme e indisturbati i due coniugi Brief si
ripromettevano amore…o meglio solo Bulma lo faceva esplicitamente.
“Ti
amo” sussurrò dolcemente.
Una
specie di muggito breve. Era il codice criptato per un “Anch’io” con
sottotitolo “Anche se spesso e volentieri mi fai dannare…”
“Hai
visto che Bra non ci ha disturbati?” disse gioiosa la donna.
“Come
hai fatto?” chiese curioso.
“Ho
usato l’oggetto-salva-matrimonio!” rispose.
“Ma
cos’era quella roba? Era disgustoso e molliccio!”
“Lo
saprai a tempo debito” ribattè divertita dalla faccia del marito, poco avvezzo
alla pazienza.
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La
piccola Bra dormiva serenamente. La lucetta a forma di lumaca era spenta. Le
coperte ricamate erano al loro posto, non servivano più per protezione. La
bambina aveva tutto ciò che le serviva. Il suo “papy” infatti aveva dormito con
lei quella notte, anche se lui l’avrebbe scoperto il mattino dopo con grande
disappunto. L’oggetto-salva-matrimonio non era altro che una miniatura di
Vegeta. Bulma aveva cucito il pupazzo tutta la mattina, prendendo come modello
proprio l’eroe di Bra. Calcando un bottone si illuminava e i capelli
diventavano biondi.
La
mattina seguente, scoperto l’arcano mistero, Vegeta trafugò l’oggetto.
Senza
farsi vedere da nessuno andò di soppiatto nella camera da letto. Si avvicinò
allo specchio, e avvicinò il pupazzo al suo volto.
Scuotendo
la testa disse disgustato “Non mi somiglia per niente!” e lanciò il pupazzo nel
lettone.
Fine
Una
piccola storia senza pretese, per strapparvi un sorriso e per raccontare un
giorno come un altro in casa Brief. Ringrazio coloro che recensiranno e
leggeranno la mia storia. Grazie per il tempo che mi dedicate, alla prossima,
Bacio!
Ps: ringrazio di cuore chi
ha recensito anche la mia Drabble!