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Autore: Valeriagp    03/03/2013    14 recensioni
Attenzione! Spoiler sulla 5a Stagione.
Merlin ha cercato Arthur ogni momento delle sue innumerevoli vite. Ormai rassegnato a non vederlo mai più, un viaggio in Metro gli cambierà la vita.
Primo capitolo ispirato ad una fic breve letta su Tumblr mesi fa, di cui purtroppo non ho mai più trovato l'autore.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Years and Back'
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Nota dell’Autrice:

Ed eccovi finalmente un nuovo, lunghissimo, capitolo! Ora le cose si fanno più serie... Spero davvero che vi piaccia :)

In questo capitolo, la nostra cara (e confusa) Morgana è assente, ma vi prometto che dal prossimo tornerà in grande stile!

Riguardo il 9° capitolo, dovrete pazientare un pochino di più, visto che purtroppo in questo periodo ho ancora meno tempo del solito per scrivere. Prevedo di riuscire a pubblicarlo non prima di 10/15 giorni da oggi (3 marzo).

Lasciatemi tante recensioni e fatemi sapere che ne pensate!

:*

Valeria



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Merlin lasciò Gaius circa un’ora dopo che lui aveva telefonato ad Arthur. Lui e il suo antico mentore si erano ripromessi di vedersi dopo la missione per approfondire alcuni aspetti delle vite di Merlin.

Si avviò verso casa di Arthur a piedi, ormai sapeva la strada a memoria, e poi non avrebbe avuto nemmeno bisogno di conoscerla: erano poco più di 24 ore che aveva ritrovato Arthur, ma la sua magia ormai si era riconnessa a lui come accadeva in passato, e gli sarebbe bastato desiderare fortemente di trovarlo, e lo avrebbe percepito ovunque lui fosse.


Arrivò a Palazzo Camelot, e la guardia nell’atrio lo guardò e annuì, dimostrando di riconoscerlo. Lui lo salutò con un sorriso ed entrò in ascensore.

Arrivato all’ottavo piano, uscì e quando si trovò davanti alla porta, sentì provenire dall’interno delle voci, e risate. Fra le voci ce n’era una femminile... i nuovi operativi erano evidentemente arrivati.


Suonò il campanello: la porta si aprì e lui si ritrovò davanti Gwen. Gwen?!? La donna scoppiò a ridere e lo abbracciò urlando “MERLIN!!! Mancavi solo tu!!! Stavamo giusto riprendendoci dallo shock dell’esserci ricordati la nostra altra vita!”

Merlin si mise a ridere a sua volta, e diede un grosso bacio sulla guancia alla sua vecchia amica. “Che meravigliosa sorpresa vederti qui! Sei arrivata da sola?”


“No, Merlin.” La voce che sentì era... ma non poteva essere! Eppure... Allora si staccò dall’abbraccio di Gwen e vide Lancelot, qualche metro dietro a lei, che lo guardava con un sorriso smagliante. Merlin gli corse incontro e lo abbracciò con enorme tenerezza: Lancelot era stato il suo primo amico a Camelot, e l’unico oltre a Gaius che aveva conosciuto il suo segreto nella sua vita passata. Merlin gli era legatissimo, e riaverlo lì era una sorpresa bellissima. Lancelot lo guardò negli occhi e gli disse: “Amico mio. E’ un onore poterti incontrare ancora una volta.”

“Lance! Non sai che gioia rivederti...” e Merlin lo riabbracciò, profondamente commosso.

Da lontano vide Arthur che li guardava con un’espressione molto strana.


Solo allora si rese conto che c’era un’altra persona nella stanza, che non era lì prima: Elyan.

Merlin gli sorrise e gli andò incontro, e i due si abbracciarono affettuosamente.

Il mago disse allora: “Beh, a questo punto direi che siamo tutti di nuovo insieme! La nostra compagnia è finalmente completa!!”

Si sedettero tutti sul divano, e Merlin scelse di sedersi invece per terra di fronte al tavolino di vetro al centro del salotto. Disse: “Allora? Com’è andato il vostro arrivo?”

Fu Gwen a parlare. “Ovviamente, come immaginerai, noi non ricordavamo nulla del nostro tempo a Camelot. Siamo stati contattati da un certo Mr. Williams, che abbiamo appena scoperto essere Gaius, che ci ha reclutato per una missione supersegreta per l’Intelligence Nazionale.”


Continuò Lancelot: “Io e Gwen avevamo dei seri dubbi sulla veridicità di quanto ci era stato detto - che a dire il vero era molto poco - ma ne abbiamo parlato insieme e abbiamo concordato di fidarci.”

Merlin allora si intromise e disse: “Ne avete parlato? Volete dire che voi vi conoscevate anche prima di ricordare chi foste?”


Elyan rispose: “Beh, io e Gwen siamo fratelli anche in questa vita, ma stavolta è lei la maggiore. Io sono sergente della Royal Air Force, e sono stato richiamato dall’Afghanistan per questa missione.”

E Gwen aggiunse: “E io e Lance siamo sposati da quasi 5 anni...” Si girò a guardare suo marito, e gli sorrise, poi guardò Arthur ed abbassò gli occhi. L’espressione di Arthur era illeggibile... e Merlin ebbe improvvisamente paura. Cosa avrebbe fatto se ora Arthur, al rivedere Gwen, si fosse reso conto che la amava? E come si sarebbe comportato il suo amico con Lancelot? Ci mancavano solo queste altre complicazioni...


Lancelot era seduto accanto a Gwen, e le cingeva le spalle con un braccio in un gesto che indicava chiaramente possessività. In tutto ciò, Merlin guardò per un istante Leon ricordando che anche lui era stato sposato con Gwen.... e gli venne da ridere all’assurdità della situazione. Un marito e due ex mariti tutti nella stessa stanza... sembrava una pessima telenovela!

Però Gwen sembrava pendere dalle labbra di Lancelot, e Merlin non ebbe dubbi su chi fosse il prescelto dalla donna in questa vita. La presenza di Arthur e Leon non sembrava toccarla minimamente, lei era ben felice di essere racchiusa nell’abbraccio di Lancelot.


Merlin disse allora, cercando di distogliere la propria attenzione dalle sue preoccupazioni: “Dunque, ragazzi, come mai siete stati inclusi nella missione, oltre al fatto che fate parte del passato di Arthur?”

Gwen rispose: “Io sono un’esperta di telecomunicazioni nonché capace hacker...”

Leon si intromise allora: “Hacker?!? Gwen, mi stupisci!”

Gwen agitò una mano come a sminuire la cosa, e disse: “Oh, i tempi in cui mi divertivo a mandare in tilt i siti governativi sono ormai passati... Ho messo la testa a posto e sono diventata onesta. Lavoro ormai da anni per il Governo, e difendo gli stessi siti che quando ero giovane cercavo di smantellare. Ironia della sorte, eh? Lancelot invece è un medico. Probabilmente chi ha deciso di farci partecipare alla missione, ha pensato che un supporto medico sarebbe stato ben accetto. Elyan... beh lui è un capace militare, oltre ad essere un esperto pilota, quindi è una scelta naturale per una missione di questo genere.”


Arthur allora disse: “Sicuramente tutti e tre siete assolutamente perfetti per il nostro team. Oltre al fatto che è un piacere aver ricomposto il nostro gruppo dei tempi antichi.” Sorrise a tutti e tre, ma a Merlin il sorriso sembrava un po’ forzato.

Il mago allora ricordò che doveva parlare loro del proprio ruolo nella missione: anche se Lancelot sapeva della sua magia, Elyan e Gwen non ne sapevano nulla, ed era giusto che tutti ne fossero al corrente.


“Ragazzi, gli altri già lo sanno, ma tu, Gwen e tu, Elyan, non conoscete il mio segreto.”

Gwen disse: “Quale, Merlin, che sei uno stregone?”

Elyan e Merlin si girarono verso Gwen, entrambi a occhi sgranati. “Lo sapevi?” disse Merlin. Ed Elyan aggiunse: “E’ vero?” girandosi verso Merlin.

Merlin non ebbe tempo di commentare, perché Gwen aggiunse: “Merlin, nessuno me lo ha mai detto, ci sono arrivata da sola. L’ho capito a Camlann.”

Elyan era ancora leggermente sotto shock, ma la voce che si fece strada nelle orecchie di Merlin fu quella di Arthur: “Come, Gwen e Elyan... e Lancelot? Già lo sapeva?”


A Merlin, che conosceva bene il suo amico, non poté sfuggire il tono risentito che velava la voce di Arthur. Girò il viso verso di lui, che era seduto sul divano di lato al tavolino, e disse: “Lancelot lo scoprì durante la sua prima visita a Camelot. Mi udì pronunciare un incantesimo. Ed ha sempre mantenuto il mio segreto.” Detto questo, si girò verso Lancelot e gli sorrise. Il moro ricambiò il suo sorriso, e aggiunse: “Sono onorato di essere stato uno dei pochi a conoscerlo. L’ho custodito come la mia vita, amico mio. Ma sono felice che finalmente non sia più necessario, e che tu possa avere il riconoscimento che ti meriti.” Merlin allungò una mano oltre il tavolino, e strinse quella di Lancelot, che gli sedeva di fronte.


A quel punto si intromise Elyan: “Ma mago... mago? e quanto potente?”

Gwaine scoppiò a ridere, visto lo stupore che traspariva dalle parole di Elyan, e disse: “Potente abbastanza da far sì che ti convenga rimanere suo amico!” Tutti scoppiarono a ridere. Ma Merlin notò che Arthur non rideva. E qualche secondo dopo si alzò e andò in un’altra stanza.


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Arthur era uno stupido. Stupido, stupido e stupido.

Vedere Merlin abbracciare Lancelot con trasporto, commosso, e più tardi scoprire che quest’ultimo aveva conosciuto la vera natura di Merlin per così tanti anni, quando Merlin non aveva mai trovato il coraggio di confessarla a lui, lo rendeva furioso.


Si rese conto che era geloso. Non perché immaginasse che fra i due ci fosse qualcosa di più dell’amicizia, bensì perché gli faceva molto male pensare a quanta confidenza avessero. Non se ne era mai reso conto fino a quel momento, ma aveva sempre dato per scontata la presenza di Merlin nella sua vita precedente. Ma pensare che la vita di Merlin stesso non girasse esclusivamente intorno ad Arthur, e che ci fossero persone e situazioni da cui lui veniva escluso, lo faceva sentire a disagio. O meglio, gli faceva provare una profonda invidia.


Il fatto di averlo come servitore, a Camelot, implicava che Merlin dovesse rispondere ad ogni sua chiamata, e che fosse sempre a sua disposizione. Arthur non si illudeva nemmeno allora, sapeva che Merlin gli nascondeva delle cose, ma non avrebbe mai pensato si trattasse di qualcosa di così intrinseco alla sua natura, come il fatto che avesse la magia.

Però, quando lo venne a sapere, dopo un momento iniziale in cui si sentì profondamente tradito, capì perché Merlin lo aveva tenuto all’oscuro: lo aveva fatto per non mettere Arthur nella posizione di dover decidere fra le sue leggi e lui.

Ma sapere che quel segreto lo aveva condiviso con qualcun altro, che non fosse Gaius, era davvero uno smacco per lui.


Arthur era andato in camera sua a rimuginare su Merlin. Gli dava fastidio vedere quelle dimostrazioni di affetto fra i due.

Dopo qualche minuto, qualcuno bussò piano alla sua porta. Arthur, che era sdraiato sul suo letto a guardare il soffitto (cercando nel contempo di NON guardare il dipinto degli occhi di Merlin), disse “Avanti”, aspettandosi Leon o Merlin stesso.

Si intravvide una testolina piena di ricci, e poi Gwen fece capolino.

“Posso entrare?” disse timidamente. “Prego, accomodati” rispose Arthur, e si mise a sedere sul bordo del letto.


Lei gli si sedette accanto, e Arthur la guardò e le sorrise. Il look moderno le donava molto: aveva i capelli corti alle spalle, un filo di trucco che le illuminava lo sguardo, un paio di jeans e una felpa a righe bianche e nere.

Arthur si stupì a pensare a quanto affetto provava per questa donna. Le voleva davvero un gran bene.

Gwen alzò gli occhi verso di lui e disse: “Allora? Va tutto bene fra noi, vero? Perché insomma... tu sei stato mio marito... e dopo ho avuto un altro marito... e ora ho un altro marito ancora... e sono tutti e due nell’altra stanza a parlare della missione che dovranno portare a termine domani con te, che eri mio marito. Insomma, voglio dire... nessun imbarazzo giusto?” E sfoderò uno dei suoi smaglianti sorrisi che avevano sempre incantato Arthur. Erano un po’ come una finestra sulla sua anima dolce e positiva.


“Certo che va tutto bene, Guinevere. Perché dovrebbero mai esserci problemi?”

“Beh... ho visto come stavi guardando Lance prima, non vorrei che tu... si insomma... provassi ancora... ehm... insomma non-vorrei-che-tu-fossi-ancora-innamorato-di-me!” Disse Gwen praticamente alla velocità della luce.

Arthur la guardò per un secondo e poi disse: “No! No, assolutamente! Non che non ti voglia bene, ti rispetto, sei sempre stata mia amica e consigliera... Ma... no! Decisamente no, Guinevere.”

“Fiuuuu, meno male, già immaginavo sfide all’ultimo sangue con spade e scudi... sai, Lance è bravissimo con il bisturi ma penso sia un po’ arrugginito con le armi bianche!” Scoppiò a ridere, Arthur con lei perché immaginava Lancelot che combatteva con un bisturi in mano.


Gwen allora disse: “Dunque, se il problema non sono i tuoi sentimenti per me, perché quello sguardo prima? Verso Lancelot?” Mentre parlava,e mentre Arthur cercava di prendere tempo per capire cosa poteva inventarsi per non dirle la verità, Gwen iniziò a guardarsi in giro, e si fermò quando arrivò con lo sguardo al dipinto degli occhi di Merlin.

“Ma... ma quelli.... OH!!! Ma va? Da quanto? E... è ufficiale?”

Arthur la fermò con un gesto della mano, e le disse: “Ehi ehi ehi, rallenta un po’ e torna indietro... Non ti seguo. Non capisco di cosa stai parlando, Guinevere”


“Di Merlin, ovviamente!!”

“Di... chi? cosa? Che vuoi dire?”

“Beh, è evidente Arthur! Hai in camera tua un dipinto dei suoi occhi, e non provare nemmeno a negare che siano i suoi! Ogni volta che mio marito - che ti preciso è completamente etero e follemente innamorato di me dai tempi di Camelot - anche solo guarda Merlin, tu scatti come una molla, e il tono con cui hai chesto se Lancelot sapeva della magia di Merlin, e la tua reazione.... beh diciamo che tutto ciò tradisce un interesse particolare nei suoi confronti, no?” E sorrise di nuovo.


Arthur allora sbuffò e si buttò all’indietro sul letto, rimanendo sdraiato, e prese un cuscino per coprirsi il viso, in un misto di vergogna e disperazione. Da dietro il cuscino, la sua voce uscì attutita: “Sono davvero così trasparente, Gwen? Si legge così facilmente quello che penso e provo?”

“Arthur, non dimenticare che io e te siamo stati insieme molti anni. E mettici pure che io sono sempre stata molto intuitiva, oltre che ottima giudice dei tuoi pensieri e delle tue azioni. Non puoi nascondermi nulla, caro il mio Re!” Gwen a questo punto si sdraiò accento ad Arthur, appoggiando il gomito sinistro sul letto e la testa sulla mano. Afferrò il cuscino che Arthur si era messo in faccia, e lo strattonò con forza, scoprendo Arthur. Che era arrossito.


Gwen allora gli disse: “Oh, tesoro, devi essere proprio cotto se reagisci così... ma lui lo sa? E da quanto va avanti questa tua... chiamiamola infatuazione?”

Arthur cercò di riafferrare il cuscino ma Gwen lo gettò dall’altra parte della stanza. Lui la guardò per un secondo in cagnesco, e poi si arrese. “Credo di aver sempre avuto un debole per lui, Gwen, non offenderti se te lo dico...”


“Nessuna offesa, era ben evidente anche ai tempi di Camelot che significaste il mondo uno per l’altro. Ma la cotta è arrivata dopo?”

“Mi sono reso conto dei miei sentimenti quando ero in punto di morte, poco prima diciamo. E non ho avuto coraggio di confessarglieli, visto che me ne stavo per andare. Non volevo rischiare di imbarazzarlo proprio all’ultimo, se non avesse ricambiato, né di ferirlo se avesse ricambiato, condannandolo a soffrire da solo per il resto della sua vita.”


“E quando vi siete reincontrati?” disse Gwen.

“Ci siamo rivisti solo ieri... ma io l’ho cercato per tutta la mia vita, e lui ha cercato me. Almeno è quello che dice. Eppure non riesco a dirgli nulla... è da ieri Gwen che mi sto arrovellando per capire se lui ricambia i miei sentimenti... in certi momenti mi sembra lampante di si, in altri non riesco ad essere sicuro, e non vorrei mettere a rischio la nostra amicizia...”


“Arthur, non vi ho ancora visti insieme in questa vita, ma nella precedente, ho spesso pensato che nei vostri occhi ci fosse un grande amore uno per l’altro. E non posso credere che non sia lo stesso ora. Inoltre, ora non hai nemmeno più una Regina a cui devi essere fedele, ed i tempi sono cambiati, nessuno storcerebbe il naso se ti vedesse con un uomo... Fatti coraggio, Arthur Pendragon, e fatti avanti!”

Arthur la guardò per un secondo, perplesso, e disse: “Scusa ma non ti dà per niente fastidio che forse io abbia amato un’altra persona mentre stavamo insieme?”


“E a te, non dà fastidio che in questa vita io sia sposata con l’uomo che ho probabilmente sempre amato? Non prendiamoci in giro, caro, ci siamo voluti molto bene, e forse in qualche forma il nostro era amore, ma la passione, il vivere per l’altro... non l’abbiamo mai provato uno per l’altra. Non cambierei le mie scelte, perché è stato un onore essere la tua Regina, e tu avevi bisogno di una persona come me accanto, che ti aiutasse a vedere le cose in una prospettiva diversa... ma non ci siamo mai amati profondamente come due amanti destinati a stare insieme.

Il nostro destino è essere felici, ma con qualcun altro. Io sono felice ora. Spero che lo sarai presto anche tu.”


Arthur la guardò e le disse: “Guinevere, sei davvero una delle persone che mi conoscono meglio, e sai sempre cosa dirmi per rincuorarmi. Ti ringrazio, e spero di poterti considerare mia amica per sempre.”

A questo punto lui si tirò su e si appoggiò sui gomiti, e Gwen lo abbracciò per suggellare questa nuova promessa di amicizia. Qualcuno bussò alla porta ed entrò senza aspettare una risposta: era Merlin, che si pietrificò al vederli abbracciati, e senza dire una parola si girò e se ne andò.


Arthur e Gwen si allontanarono e l’uomo chiamò a gran voce “MERLIN!”

Gwen lo spinse via dal letto e gli disse: “Corrigli dietro! Fuori le palle, Pendragon! E’ il momento giusto!”


Arthur la guardò con un’espressione fra il terrorizzato e lo speranzoso, e uscì di corsa dalla porta.


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Merlin era furioso. E geloso. E deluso. Non poteva credere che Arthur e Gwen stessero facendo questo a Lancelot... è vero che tecnicamente Arthur era stato marito di Gwen prima di Lance, ma qui si parlava letteralmente di secoli fa, e Gwen era sembrata così felice con il suo cavaliere, che Merlin non poteva immaginare che sarebbe caduta così in basso da buttarsi fra le braccia di Arthur alla prima occasione.


Li aveva trovati lì, abbracciati sul letto, e il suo istinto aveva avuto il sopravvento... era scappato. Non riusciva a guardare in faccia nessuno dei due in quel momento.

Si sentì chiamare, e dopo poco sentì dei passi dietro a lui. Poi una mano sul suo braccio... che lo afferrò ed arrestò la sua corsa, girandolo sul posto.


Era Arthur. Che Merlin amava e odiava, in questo momento. Ci aveva creduto, che ci potesse essere un futuro fra di loro, lui era sembrato così dolce nei suoi confronti che Merlin ci era caduto. E la delusione era cocente, adesso che lo aveva visto fra le braccia di Gwen. E le sue visioni che cosa significavano allora? Forse era un futuro possibile in quel momento, ma che a causa dell’arrivo di Gwen non si sarebbe mai realizzato? Che confusione...


Merlin si fermò a causa dello strattone di Arthur, e girando su se stesso si trovò di fronte a lui, a pochi centimetri.

Il suo primo istinto fu quello di sempre, di saltargli addosso, ma poi ricordò la delusione di qualche minuto fa e strappò via il suo braccio dalla presa forte del Re.

Gli disse, con tutto il livore di cui era capace: “Che cosa vuoi?”

Arthur lo guardò, con un’espressione ferita, come se gli avesse dato uno schiaffo, e disse: “Merlin, hai frainteso tutto.”

“C’era poco da fraintendere, caro mio... un uomo e una donna, sdraiati su un letto avvinghiati in un abbraccio... dimmi tu se posso aver frainteso.” E si girò per andarsene.

Arthur lo afferrò di nuovo, e quando Merlin fece per scrollarsi di dosso la sua mano, Arthur strinse la presa e gli afferrò anche l’altro braccio. Probabilmente quella sera avrebbe avuto dei bei lividi vista la forza con cui Arthur lo teneva al suo posto...


“Fammi spiegare, Merlin. E poi, perché te la sei presa così tanto per questa cosa?”

Merlin si fermò un attimo, preso dal panico, perché non poteva dirgli cos’era che gli faceva più male di quella situazione.... E poi svicolò trovando la scusa perfetta.

“Non mi aspettavo né da te né da Gwen che poteste tradire il vincolo matrimoniale che lei ha con Lancelot, che è una delle persone più buone e oneste che io conosca, e vi ama entrambi. Mi avete davvero deluso.”


Arthur lo guardò per un istante, come se fosse scoraggiato da quella risposta, ma poi l’espressione sparì in un attimo e lasciò il posto ad una neutrale: “Merlin, io e Gwen stavamo parlando delle nostre vite presenti, e analizzando quelle passate. Ci siamo detti a vicenda che molto probabilmente non ci siamo mai amati con il trasporto che dovrebbero avere due amanti, ma più voluti bene come due cari amici. E quell’abbraccio era solo una dimostrazione che avevamo entrambi capito ed accettato questo aspetto del nostro passato. Era un punto di partenza per una nuova amicizia. Non c’è assolutamente niente fra me e Gwen... lei è profondamente innamorata di Lancelot, e io... beh io non sono innamorato di lei.”


A questo punto, Arthur abbassò lo sguardo e allentò la presa sulle braccia di Merlin, che lo fissò, colpito da quello che aveva sentito. In fondo aveva senso... Gwen aveva sempre amato Lancelot, e lui l’aveva sempre adorata come fosse una dea in terra. Fra Arthur e Gwen non aveva mai visto lo stesso tipo di trasporto, ed era più che plausibile che i due, viste le nuove vite che stavano vivendo ora, avessero sentito il bisogno di chiarirsi prima di ricominciare a frequentarsi come amici.

Inoltre, il fatto che Arthur non avesse approfondito il discorso dei suoi sentimenti, riapriva nel cuore di Merlin uno spiraglio di speranza, anche se Merlin non voleva aggrapparcisi troppo.


Il mago guardò il suo Re e gli disse: “Arthur... ti chiedo perdono. Hai ragione, devo aver frainteso. Sono giunto subito a una conclusione sbagliata. Accetteresti le mie scuse?”

Quando Arthur non alzò lo sguardo, Merlin allungò una mano e gli sfiorò la mano destra. Allora Arthur lo guardò, e l’occhiata che gli lanciò era impenetrabile... Merlin sospettava che racchiudesse ben più dell’imbarazzo di essere stato frainteso, ma non riusciva a capire cosa. Nonostante il loro forte legame, quest’uomo restava un enigma a volte.


Dopo qualche secondo, Arthur finalmente sorrise, anche se era un sorriso amaro, e disse: “Scuse accettate. E posso capire che tu abbia frainteso. Non preoccuparti, è tutto a posto.”

E dicendo questo, prese la mano di Merlin e la strinse brevemente, andando via subito dopo, verso il salone e i suoi cavalieri.

Merlin rimase lì, con la sensazione del tocco di Arthur sulla sua pelle, e si chiese come doveva comportarsi per riuscire ad avere quell’uomo, che gli era necessario come l’aria che respirava. Forse doveva solo decidersi a fare il primo passo?


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Gwen era felice come una ragazzina.

Nel momento in cui aveva ricordato tutto, era stata sopraffatta dalle emozioni: rivedere i suoi amici, ricordare i momenti di Camelot - sia quelli felici che quelli tragici - e soprattutto capire che il suo legame con Lancelot era più antico di quello che pensava. Aveva sempre creduto che loro due fossero destinati a stare insieme: quando si erano conosciuti, anni prima, all’ospedale militare dove Gwen era stata ricoverata per curare le ferite che si era provocata durante una missione andata male, ci avevano messo circa un’ora a capire di essere innamorati.


Dopo 3 mesi erano sposati... e il loro rapporto era sempre stato felice, non aveva mai conosciuto veri momenti di bassa. Era come se le loro anime si fossero ritrovate e non aspettassero altro che di essere felici insieme. Ed ora sapeva che era effettivamente così.

Vedere Arthur che si struggeva d’ amore per Merlin le dispiaceva, perché voleva vedere felice colui a cui aveva comunque voluto molto bene nella sua vita precedente. Però le toglieva anche un peso dal cuore: Arthur non era innamorato di lei, e forse non lo era mai stato. Erano riusciti a dirsi quella verità, quella sera, e lei si sentiva molto più leggera adesso.


Quando Arthur andò a cercare Merlin, lei rimase ferma dov’era, non avrebbe mai voluto interromperli in quello che lei sperava fosse il loro momento di chiarimento. Sperava davvero che Arthur riuscisse a prendere coraggio e a farsi avanti.


Uscì dalla stanza di Arthur circa 5 minuti dopo, quando non sentì più voci nel corridoio, e tornò in salone dagli altri. I ragazzi erano tutti seduti in circolo attorno al tavolo della cucina a guardare un iPad, allora anche Gwen si avvicinò per sbirciare.

Sentì Arthur dire: “Gaius mi ha appena mandato i dettagli della missione di domani. Io, Merlin, Leon, Percival, Gwaine ed Elyan entreremo alla festa con le seguenti coperture.

Io sarò un giovane possidente, ovviamente straricco, e Merlin sarà il mio assistente personale. Nessuno conosce il mio viso, o almeno non lo associano con l’Intelligence, quindi non dovrebbero riconoscermi. Percival e Leon, voi sarete le mie guardie del corpo.”


Gwaine si intromise e disse: “E io? Non sarò una guardia del corpo anche io?”

Arthur rispose: “Gwaine, tu sei un fotomodello, e il tuo volto è noto. Non puoi fingere di essere qualcun altro. Dovrai venire al party come te stesso, hai lo status quo perché sia credibile che tu sia presente. E, se non hai niente in contrario, dovresti portare la tua fidanzata.”

Gwaine sgranò gli occhi, e Percival invece abbassò lo sguardo. Oh oh... c’era qualcosa che Gwen non coglieva del loro comportamento... di che si trattava?


“Il motivo per cui Gaius mi chiede che tu porti Elena, è che sarebbe strano vederti ad un party di beneficenza da solo, senza una compagnia. E la scelta più plausibile è che tu vada con la tua fidanzata. Non preoccuparti per la sua incolumità, Elyan sarà presente con il ruolo di vostro amico personale, e sarà assegnato alla protezione esclusiva di Elena.”


Gwaine rimase a pensare per qualche secondo e disse: “Se potete promettermi che qualsiasi cosa accada, Elena uscirà dal quel party senza un graffio, allora ci sto. La avviso subito.” E si allontanò mentre prendeva il telefono evidentemente per chiamare questa Elena. Gwen pensò che era assurdo pensare a Gwaine fidanzato, ma evidentemente in questa vita nessuno di loro era esattamente come nella precedente.


“Gwen, tu e Lancelot sarete a breve distanza, in un van attrezzato a centrale operativa, e seguirete l’evolversi della serata, senza intervenire fino a che non si dovesse rendere strettamente necessario. Gwen, oltre a curare le comunicazioni del team, dovrai introdurti nel sistema di sicurezza della mansione, e cercare di scattare più foto possibili tramite le telecamere di sicurezza, cosicché nel caso non riusciamo a catturare The Hate in questa occasione, avremo materiale per identificarlo in un secondo momento.”

Gwen annuì e Arthur continuò.


“Lancelot, oltre ad essere medico, sei anche un militare, quindi hai familiarità con le armi giusto?”

“Certo, Arthur. Anche se negli ultimi anni sono stato raramente in missione, faccio visite periodiche al poligono di tiro proprio per non perdere la mano. In caso di necessità, contate sul mio appoggio.”

“Bene. Direi che per ora è tutto. Gwen, Lance e Elyan, lasciateci i vostri numeri di telefono e le vostre mail, Gaius vi invierà tutti i dettagli necessari perché vi prepariate al meglio.”

I tre annuirono e scambiarono con Arthur e gli altri i loro numeri.


“Merlin, Percival, Leon e Gwaine: Gaius dovrebbe avervi già inviato i vostri file. Vi prego di studiarli con attenzione e memorizzare il tutto.

Per questa sera, siete liberi di tornare a casa a riposare. Dedicheremo la mattinata di domani per procurarci quanto ci è necessario alla missione, e al massimo alle 18 ci rivedremo qui per un ultimo rapido briefing, e per dirigerci al party, che inizia alle 19. E... grazie a tutti per quello che state facendo. La vostra lealtà continua a stupirmi, anche centinaia di anni dopo.”


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Arthur ricevette in risposta da tutti dei grandi sorrisi, si vedeva che, nonostante le loro vite fossero state sconvolte nelle ultime ore, erano tutti pronti a tornare in prima linea per lui. Questo lo rendeva davvero orgoglioso, e pensò che non poteva avere amici migliori.


Il gruppo iniziò a dividersi in gruppetti più piccoli, e lui si trovò solo con Gwen. Che lo fissava con aria interrogativa. Lui la guardò, e abbassando lo sguardo scosse il capo. Non era riuscito a dire nulla a Merlin. Il fatto che lui avesse reagito così duramente al vederlo con Gwen, aveva dato speranza ad Arthur, ma quando glie lo aveva chiesto, Merlin aveva giustificato la sua reazione con la questione della loro lealtà verso Lancelot. Arthur ci era rimasto abbastanza male... ma aveva fatto finta di niente. Ormai era un campione, a far finta di niente. Ma si era anche stufato di quest’altalena di emozioni, questo passare dalla speranza alla rassegnazione.


Non aveva avuto il coraggio di incalzare Merlin, chiedendogli se non ci fosse nessun altro motivo per cui ci era rimasto male a vederlo abbracciato con Gwen. Era orgoglio, il suo, o solo paura? Aveva più paura di perdere Merlin come amico, o del suo possibile rifiuto?

Gwen lo guardò con rimprovero, ma gli fece una carezza su una mano e si allontanò: almeno si era risparmiato il suo rimprovero per aver fallito a sfruttare la situazione.


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Merlin vide Arthur solo all’isola al centro della cucina, intento a leggere qualcosa sul suo iPad.

Si avvicinò a lui, e gli disse: “Ho letto il file: quindi, la tua copertura sei te stesso... straricco, viziato, autoritario... niente di nuovo insomma. La solita testa di fagiolo di sempre...”

Arthur alzò lo sguardo e gli sorrise. Merlin per un istante rimase senza fiato ad essere il motivo e l’unico destinatario di quel sorriso. Si sedette di fronte ad Arthur, cercando di far finta di niente, ma fallì miseramente perché la sua magia si mise di nuovo a fare quello strano scherzo che gli aveva fatto prima che Arthur e gli altri lasciassero lui e Gaius, quel pomeriggio. Era come se l’energia che fluiva sotto la pelle di Merlin, cercasse di uscire e proiettarsi verso Arthur.


Si chiedeva se il biondo potesse percepirla, ma dal rossore che gli apparve in viso, immaginava di si. Chissà che effetto gli provocava... Oh, avrebbe avuto bisogno della cultura di Gaius in questo momento. La sua magia non si era mai comportata così...


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Sei mio... ti desidero... sei l’altra parte di me...

Di nuovo quel sussurro nella sua testa. Arthur stava probabilmente impazzendo.


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Con un enorme sforzo di volontà, finalmente Merlin riuscì a riprendere il controllo della sua magia e quella sensazione di “proiezione” passò. Vide Arthur sospirare, come a riprendere fiato. Ora che non era più distratto dalla sua magia, il biondo dimostrò tutto il suo nervosismo. Era agitato per la missione, evidentemente.


“Tutto ok Arthur?”

“...ehm.... si certo, sono solo un po’ preoccupato per domani.”

“Non preoccuparti, farò sì che non ti succeda niente. Magia, ricordi?” E dicendo queste parole, Merlin aprì una mano, e mentre i suoi occhi diventavano d’oro, una piccola fiammella comparve nel suo palmo. Arthur guardava la fiamma incantato, e allungò una mano come a volerla toccare, ma Merlin la estinse prima che Arthur potesse bruciarsi. Rimasero così, per qualche secondo, la mano di Arthur sospesa nel vuoto a pochi millimetri da quella di Merlin, fino a quando Arthur non chiuse le dita, e facendo quel movimento sfiorò il palmo della mano del moro.


Arthur ritrasse la mano, ma non alzò lo sguardo verso di Merlin.


Era impossibile andare avanti così... Merlin non ne poteva più. Stavano danzando uno intorno all’altro, a pochi millimetri, ma non arrivavano mai a collidere. Stava diventando una vera tortura... Nessuno dei due riusciva a fare il primo passo. Merlin ormai era davvero convinto che ci fosse qualcosa da parte di Arthur nei suoi confronti, eppure non poteva immaginare che il grande e coraggioso Re Arthur non riuscisse a farsi avanti. Possibile che avrebbe dovuto farlo lui?


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Gwaine era abbastanza preoccupato per il party, e soprattutto per il fatto che Elena sarebbe stata lì. Ovviamente era preoccupato per la sua sicurezza, ma lo angosciava anche il fatto che avrebbe conosciuto Percival e viceversa. Era una situazione davvero contorta, la loro. E non gli sembrava giusto nei confronti di nessuno dei due che ci si rimanesse ancora a lungo.


Quando Gwaine arrivò a casa, Elena stava preparando la cena. Era sempre stata brava ai fornelli, anche se, essendo ricca di famiglia, non aveva mai dovuto farlo finché non si era trasferita con Gwaine. Era di buonumore stasera, e a Gwaine piangeva il cuore di doverle rovinare la serata. Aveva infatti deciso di parlarle prima del party, perché voleva che capisse perché dovevano andarci. E voleva che vedesse Percival e capisse perché lui lo amava.


Quando Elena sentì entrare Gwaine, si girò e gli andò incontro, mestolo in mano e grembiule addosso. Gli diede un bacio di benvenuto, e sorridendo tornò a mescolare il sugo.

Gwaine si sedette al tavolo della cucina, osservandola mentre si affaccendava ai fornelli, e gli raccontava delle sue disavventure di quel giorno di lavoro.

Il ragazzo la stava a malapena a sentire, preoccupato com’era dal discorso che le doveva fare, e che affrontò solo quando lei si sedette a tavola con la cena davanti.


“Elena, devo parlarti di una cosa importante. Ti prego di ascoltarmi con calma e attenzione prima di commentare.”

Elena annuì e non parlò.

“Come avrai immaginato, ieri è stata una giornata molto particolare per me. Non è da me sparire così, dimenticandomi di tutto e tutti, come ho fatto ieri. Il fatto è che, come ti ho detto, ho rivisto degli amici che pensavo non avrei mai reincontrato, e la cosa per me è stata un pò uno shock. Il motivo per cui ti faccio questo discorso è che fra i miei amici, ho rivisto quello che per anni ho considerato il mio migliore amico, il suo nome è Percival, e posso dire che con lui ho vissuto avventure di tutti i tipi, e ho condiviso una buona fetta della mia gioventù.

L’ho sempre considerato una persona speciale,” qui Gwaine si fermò un secondo, per prendere fiato prima di sganciare la bomba che sarebbe seguita, “ma solo ieri, quando l’ho rivisto, mi sono reso conto di quanto speciale fosse.”


Elena, come le era stato chiesto, non disse una parola, ma impallidì, probabilmente intuendo cosa sarebbe seguito. A Gwaine si strinse il cuore in petto per lei.

“Mi sono reso conto, al rivederlo, di quanto mi fosse mancato negli anni in cui non ci siamo visti. E che per me non è solamente un amico. Elena, io sono innamorato di lui.”

Ecco, l’aveva detto. La verità era uscita, finalmente.


Elena lo fissò per qualche secondo, prima di nascondere il viso fra le mani. Gwaine sperava che non iniziasse ad urlare... non sapeva se sarebbe riuscito a sopportarlo.

Invece lei alzò lo sguardo, e nei suoi occhi c’era una durezza che fino a quel momento non aveva mai visto in lei.

Però non disse niente. Lo fissò e basta, senza lacrime, senza commentare. Stava ancora aspettando una spiegazione.


Gwaine le disse: “Il motivo per cui ti sto dicendo questo stasera, Elena, è che non voglio rovinarti la vita. Non sono gay, non mi sono nemmeno mai considerato bisex, ma per Percival provo qualcosa di talmente trascendentale che non importa in che corpo sia racchiusa la sua persona, il mio sentimento non cambia. So che ti sto ferendo, ora, e so che probabilmente mi odi. Ma purtroppo non posso farci niente, se mi sono ritrovato in questa situazione. E ti confesso che ho dibattuto con me stesso, per arrivare a farti questo discorso: io ti voglio molto bene Elena, e ti rispetto, ed ero davvero pronto a costruire una famiglia con te. Ma per come stanno le cose, ti distruggerei: non potrei mai renderti davvero felice, sapendo che il mio cuore è di un’altra persona.


Ti chiedo solo una cosa: vieni comunque con me al party di domani. A questo party andiamo per un motivo: uno dei miei amici, Arthur, è un agente segreto, e ha bisogno del mio aiuto per una missione. So che ti sembrerà assurdo, visto che sai che lavoro faccio, ma in passato, prima che ci conoscessimo, sono stato anche io in situazioni del genere. Ho combattuto guerre che tu neanche puoi immaginare. E per questo amico farei di tutto... Glie lo devo, perché è la persona più degna di rispetto e onorevole che io conosca.


Ho fatto un giuramento, tanti anni fa, e continuo ad attenermi ad esso anche ora, che ho incontrato di nuovo queste persone che fino a ieri facevano parte del mio passato.

Inoltre, a questo party, ci sarà anche Percival. Spero che tu accetti di conoscerlo, e spero che conoscerlo ti faccia capire il motivo della mia scelta, e te la renda più accettabile.”


A quel punto Gwaine si fermò, fece un sospiro, e attese. Elena non parlava... era come pietrificata e si guardava le mani.


“Elena, so che ti chiedo molto, ma la mia presenza al party è una questione di sicurezza nazionale. Ne va del successo della missione di Arthur, che è più importante di quanto tu possa immaginare. Ti prego... dopo potrai andartene, ignorarmi per il resto della tua vita, se vorrai, anche se io ci soffrirei molto. Ma ti capirei. Ti voglio davvero bene, e sei una delle persone più importanti della mia vita, e lo resterai comunque per sempre. In onore del nostro amore, vieni al party con me.”


La ragazza alzò il viso: aveva un’espressione dura, e parlò con voce ferma nonostante fosse chiaro che stava soffrendo: “Verrò al party. Sono delusa da te, Gwaine... di tutti gli uomini con cui sono stata, tu eri l’ultimo da cui mi aspettavo una cosa simile, nonostante con te fossi sempre gelosa. Ma ti credevo, e credevo in noi. E ora questo... E con un uomo, per giunta. Dio mio... non posso crederci.” Elena abbassò di nuovo lo sguardo, e quando lo rialzò, aveva gli occhi lucidi.


Allora continuò: “Verrò al party solo perché so che sei un uomo che rispetta i propri impegni - ad esclusione del nostro fidanzamento, evidentemente - e se me lo stai chiedendo, e mi dici che è importante, sono sicura che lo è davvero. Però dopo non voglio più vederti. Stanotte dormirai sul divano, e domani prepara le valigie, perché domani sera non tornerai a dormire qui.”


“E la nostra casa in centro?” disse Gwaine.

“Puoi anche tenerla, non ho problemi a darti la mia parte di soldi. Non voglio avere più niente a che fare con te.” Elena si alzò e se ne andò, senza toccare il cibo che aveva davanti, prese la sua borsa e giacca e uscì. Gwaine rimase lì come un pesce lesso, addolorato per la sua reazione, anche se non biasimava Elena minimamente. Prese il suo telefono e scrisse un messaggio a Percival:


Ho appena parlato con Elena. - Gw


Immediata arrivò la risposta:


Com’è andata? - P


Indovina? L’ha presa malissimo. Domani verrà al party, le ho spiegato che è importante, ma mi ha cacciato di casa. Da domani sono per strada. - Gw


Vieni da Arthur, di spazio ce n’è... Tu come stai? Vorrei abbracciarti. - P


Lo vorrei anche io... sto male, Perce. Mi dispiace di vederla soffrire così, mi sento un mostro e un egoista. - Gw


Sono la persona peggiore per dirtelo, perché in fondo sono parte interessata in questa questione, però devi pensare che lo stai facendo anche per lei, oltre che per noi. Magari col tempo capirà ed accetterà. - P


Grazie... vorrei davvero che tu fossi qui. - Gw


Posso raggiungerti se vuoi... - P


Non tentarmi... no a parte gli scherzi, preferisco starmene tranquillo stasera. Domani... domani sera dormiremo sotto lo stesso tetto... - Gw


Interessante... Il mio letto è grande e spazioso... solo per dire eh? :) - P


Ecco, ora si che mi tenti :) Buonanotte Perce... - Gw


Buonanotte a te. Ricorda perché lo hai fatto. E pensa che domani inizia la nostra nuova vita. - P


Gwaine si addormentò, qualche ora dopo, pensando a un certo cavaliere di Camelot, e a spaziosi lettoni.


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Qualche ora prima...


Merlin salutò Gwaine, Lancelot, Gwen e Elyan che stavano andando via. Era davvero tentato di rimanere anche lui da Arthur, come avrebbero fatto Percival e Leon, ma aveva paura di fare o dire qualcosa di sbagliato.

Ma alla fine, quando Arthur gli disse “Che fai, Merlin, ti fermi qui stasera?”, lui fu molto combattuto. Guardò Arthur per un istante, e alla fine gli disse una bugia: “Ho appuntamento con Gaius alle 21 per fare due chiacchiere... so che ci ho passato insieme già molto tempo oggi, ma lui ci tiene molto, e dice che ha voglia di affrontare qualche altro argomento con me. Si sarà sentito molto solo in questi anni, e non voglio negargli un po’ di compagnia.” Sapeva che stava mentendo ad Arthur, ma aveva bisogno di pensare alla loro situazione, e a cosa avrebbe dovuto fare.


Arthur sembrò deluso dal fatto che non si sarebbe fermato a dormire lì, e questo fece piacere a Merlin, perché voleva dire che non aveva frainteso i suoi comportamenti. Nonostante questo, aveva ancora paura a farsi avanti... ma doveva trovare il coraggio.

Arthur allora gli disse: “Merlin, cosa metterai domani sera al party?”

Merlin lo guardò, non capendo esattamente di cosa parlasse... e rispose: “Perché, è importante?”

Arthur lo fissò per un secondo, e poi gli chiese: “Che ne pensi? Interpreterai il mio assistente, e di certo una persona altolocata come me non accetterebbe che il suo assistente andasse ad un evento ufficiale vestito di stracci... Ok, ho capito, domani mattina ti accompagno a comprare un completo decente.”


Rimasero quindi d’accordo di vedersi di nuovo lì a casa di Arthur intorno alle 11, per la loro mattinata di shopping. La sola idea terrorizzava Merlin... aveva sempre odiato andare per negozi, lo trovava noioso e inutile, lui che per anni si era vestito sempre allo stesso modo. I tempi moderni e il loro consumismo, li trovava fastidiosi.

Acconsentì comunque ad andare, pensando che era importante per le loro coperture, e si rassegnò a una noiosissima mattinata. Anche se il fatto di passarla con Arthur la rendeva di certo più interessante.


Quando arrivò a casa, Merlin si trovò a pensare che già gli mancava stare coi suoi amici. Era stato un eremita per così tanto tempo, che ora che li aveva ritrovati, odiava stare solo.

Dopo poco, mentre Merlin era a letto, gli arrivò un messaggio. Pensando fosse Arthur, si fiondò sul telefono all’istante: era invece di Gwaine.


Ho lasciato Elena. Lei è a pezzi, io pure. Spero davvero di aver fatto la cosa giusta. - Gw


A Merlin si spezzò il cuore, a pensare alla situazione contorta in cui si trovava il suo amico, e a quanto dovevano soffrire tutti e due. Rispose a Gwaine:


Io ne sono sicuro. Cerca di riposare stanotte, domani abbiamo una giornata difficile davanti. - M


Grazie, amico mio. A domani - Gw


Nello stesso istante in cui Merlin stava mettendo via il telefono, arrivò un altro SMS. Pensava fosse ancora di Gwaine, ed invece era di Arthur:


Non fare scherzi domani, e non azzardarti a darmi buca. Ho visto la faccia che hai fatto quando ti ho detto che saremmo andati a fare compere. - A


Merlin sorrise, pensando che Arthur era anche in questa vita bravissimo a dare ordini, e rispose:


E se ti dò buca che fai? - M


Vengo a cercarti a casa tua. Non credere che io non sia in grado di scoprire dove vivi. - A


Merlin rise di cuore a quell’affermazione, e si, di certo Arthur sarebbe stato in grado di scoprire dove viveva, calcolando che aveva tutti i servizi segreti del Regno ai suoi ordini.


Non preoccuparti, per questa volta non ti servirà. Farò il bravo “assistente personale” e verrò, ma tu dovrai assistere me nelle scelte, visto che io sono un disastro. - M


Non sono sicuro che sia possibile trovare qualcosa che ti doni, ma ci proveremo. Buonanotte e a domattina. - A


Merlin ridacchiò e non se la prese a male per quello che gli aveva detto Arthur, perché riusciva a cogliere il suo tono ironico anche dal messaggio. Dopo qualche secondo, arrivò un altro SMS:


P.S.: Se arrivi un po’ prima, ho giusto un altro po’ di burro d’arachidi da finire :) - A


Merlin guardò lo schermo e si rese conto che Arthur stava invitandolo a colazione... arrossì leggermente (meno male che il suo amico non poteva vederlo!) e rispose:


Ok, io l’ho giusto finito qui a casa... ‘notte :) - M


L’indomani sarebbe stata una bella giornata, si disse Merlin mentre si addormentava.


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Arthur era estremamente soddisfatto di essere riuscito a scrivere quell’SMS a Merlin. Lo aveva invitato a colazione. Era un primo passo, sebbene piccolo, ma era già qualcosa. Sperava che Merlin avesse colto il motivo per cui lo invitava, ed iniziasse a rendersi conto delle intenzioni di Arthur.


Scrisse allora un SMS a Gwen, che considerava ormai la sua consulente sentimentale:


Ho invitato Merlin a colazione. Dimmi che sono stato bravo? - A


Dopo qualche minuto, arrivò la risposta:


Sei stato bravo. Ottima idea!! Oh, come vorrei essere una mosca e sbirciare quello che vi direte... - G


Preferirei che rimanesse privato ;) Ma ti racconterò, dopo... - A


Ooookk, farò la brava e non vi romperò le scatole. Lance ti saluta e manda un buona fortuna per la colazione! - G


Hai già spiattellato tutto a Lance?!? E meno male che dovevo fidarmi... - A


Fra me e lui non ci sono segreti! Non ne parlerò a nessuno all’infuori di lui però :) - G


Ok ok ti credo :) Notte a tutti e due - A


Era davvero felice di aver reincontrato Guinevere... sentiva che avrebbero avuto una bella amicizia, da allora in poi.


Arthur andò a dormire immaginando la mattinata successiva, e sperò davvero che andasse come voleva lui.


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Perce e Leon si alzarono come sempre all’alba per la loro corsetta mattutina, e trovarono Arthur già in cucina, vestito per uscire, che sistemava tutte le suppellettili delle stanze comuni. Sembrava in preda a una sorta di trance isterica, spostando cuscini e sedie, spianando tappeti e continuando a tornare verso la cucina, dove cambiava di posto a due tovagliette con apparecchiato sopra l’occorrente per la colazione. Per due persone.


A Percival venne da ridere, perché aveva già capito tutto: sicuramente Merlin lo avrebbe raggiunto di lì a poco. Allora diede una leggera gomitata a Leon, che lo guardò, anch’egli con un sorrisetto che lasciava capire che aveva intuito il motivo dell’agitazione del loro amico.

I due si guardarono in silenzio, facendosi dei segnali per chiedersi se dovevano risvegliare il loro Re dalla sua trance, e alla fine fu Leon a schiarirsi la voce, attirando così l’attenzione di Arthur, che li fissò per un istante e arrossì, rendendosi conto che avevano visto cosa stava facendo.


Disse allora: “Beh, siete pronti? Io vi sto aspettando da almeno mezz’ora!!”

Leon e Percival sorrisero ma non dissero niente, e andarono semplicemente verso la porta. Arthur li seguì, ma subito prima di uscire si fermò un attimo e tornò di corsa indietro a rispostare le tazze della colazione. Gli altri due si guardarono e, scuotendo la testa, scoppiarono a ridere.


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Arthur voleva mandare via Leon e Percival, per avere la casa tutta per sé quando sarebbe arrivato Merlin, ma non ce ne fu bisogno.

Dopo il jogging mattutino, i due si fecero una veloce doccia, e subito dopo uscirono, dicendo qualcosa che aveva a che fare con “...colazione... passeggiata...” e roba simile.

Arthur sospettava avessero capito tutto e gli stessero lasciando la sua privacy. Glie ne fu grato, e ancora una volta ringraziò il cielo di avere degli amici così premurosi.


Alle 10 sentì suonare il campanello, e prima di andare ad aprire, si alllisciò la camicia e spettinò leggermente i capelli, giusto per perdere quell’aria iper-curata che sicuramente tradiva la sua pettinatura - aveva, in effetti, passato un quarto d’ora davanti allo specchio, dopo la doccia, a cercare il look che gli donava di più.

Merlin lo stava aspettando dietro la porta, con un sorriso da orecchio a orecchio e due bicchieri di Costa che emanavano un invitante odorino di caffé appena fatto.


Arthur lo fece entrare, trovandolo irresistibile esattamente come la sera prima, e prese il suo bicchiere di fumante caffé dalla mano di Merlin.

I due amici fecero colazione, fra chiacchiere e risate, ed Arthur si rendeva conto di pendere dalle labbra di Merlin mentre lui gli raccontava aneddoti buffi sulle sue mille vite, e sulle persone più strane che aveva mai incontrato.

Alla fine della colazione, si misero insieme a sparecchiare e rassettare la cucina, e Arthur pensò che gli sarebbe piaciuto poter instaurare questa quotidianità con Merlin da allora in poi. Doveva solo fare il primo passo....


Uscirono da casa, e Merlin chiese ad Arthur: “Dove mi stai portando?”

E lui rispose: “Andiamo al negozio di Alexander McQueen... Tu non avrai nemmeno idea di chi sia... ma è uno degli stilisti più famosi del momento. E’ qui vicino, ci possiamo arrivare a piedi se hai voglia di camminare.”

Merlin acconsentì alla passeggiata, e in una ventina di minuti arrivarono al negozio.


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Merlin era un po’ perplesso dalla scelta di Arthur: nella vetrina del negozio campeggiavano dei completi a colori sgargianti e linee inusuali, e si immaginò per un istante vestito come il manichino coi pantaloni bianchi e la giacca bianca e gialla... ma poi entrando vide che c’erano anche dei completi più “seri”, e si rilassò. Arthur probabilmente non voleva portarselo in giro vestito come un buffone.

Al loro ingresso, gli si avvicinò un commesso che non avrà avuto più di 20 anni, alto più di Merlin, moro e con dei bellissimi occhi azzurri. Li salutò con molta gentilezza, e chiese se poteva aiutarli. Merlin si rese conto che, a ben vedere, il commesso non aveva nemmeno notato la sua presenza, ed i suoi occhi erano fissi su Arthur, come se fosse ipnotizzato.


Arthur probabilmente non aveva notato l’espressione rapita con cui il giovane - che aveva appena detto di chiamarsi James - lo guardava, perché rispose: “Sì, dunque. Abbiamo bisogno di un completo formale per il mio amico qui” si girò ed indicò Merlin, e James finalmente guardò anche lui, ma i suoi occhi tornarono subito su Arthur.

Perfetto, si disse Merlin. Ci mancava solo il commesso che si innamora all’istante.

Dopo un momento di troppo, James si risvegliò dal suo torpore e li portò dall’altro lato del negozio per mostrare loro alcuni articoli. Parlava esclusivamente con Arthur, e al biondo parevano far piacere le attenzioni... sorrideva molto, e stava ad ascoltare quanto il giovane gli diceva. O forse era Merlin che, geloso, vedeva cose che non esistevano.


James si girò a guardarlo, evidentemente per prendergli le misure, e gli porse senza nemmeno sorridergli una stampella con una giacca scura e sopra delle stampe... di teschi? Ma che cosa di cattivo gusto... Merlin guardò Arthur e gli indicò la giacca, e il biondo disse: “James, grazie mille per l’idea, ma cercavamo una cosa più... classica.”

A Merlin si girò lo stomaco a sentire Arthur che chiamava per nome il giovincello, ma fece finta di niente, e attese che James si riprendesse dall’evidente shock all’essere chiamato per nome dall’oggetto dei suoi desideri.


Il commesso si mise a cercare fra gli stand, e tirò fuori un completo grigio perla e uno nero, che forse potevano andare bene. Merlin li prese e andò verso i camerini, e si rese conto che i due ragazzi erano rimasti indietro a chiacchierare. Non riusciva a sentire cosa si dicessero, ma vide un movimento della mano di James verso la tasca della giacca di Arthur, e incredulo si rese conto che gli aveva appena rifilato il suo numero. Che sfacciato!!! Non poteva crederci!! Arthur non sembrava essersene accorto, perché continuò a chiacchierare come stava facendo prima, ma Merlin sentì la sua magia reagire con violenza e proiettarsi verso Arthur e James, indipendentemente dalla sua volontà.


Riuscì a frenarla subito prima che colpisse James con non sapeva bene cosa - forse si sarebbe ritrovato coperto di pustole - ma un alito di energia dovette raggiungere Arthur, che si girò all’istante verso Merlin. Lui fece finta di niente, ed entrò nel camerino.

Si ricompose, e prese il primo completo, accostandolo al viso: il grigio chiaro non faceva decisamente per lui, quindi non lo provò nemmeno.

Quello nero, invece, lo convinceva: lo infilò, e a parte sentirsi un pinguino per qualche secondo, dovette ammettere che gli stava bene. Lo tolse, ed uscì.


Arthur fuori dal camerino era da solo, non c’era traccia di James. Guardò Merlin e gli disse: “Allora? Non ti va bene niente?” Merlin sollevò il braccio su cui teneva il completo nero e disse: “Questo va bene.”

“Non mi fai vedere come ti sta?”

“Lo vedrai stasera, non preoccuparti. Fidati di me...”

“Quello sempre...”

A Merlin mancò il respiro per un attimo, e pensò che era incredibile come Arthur riuscisse a mandarlo in tilt con due parole... Poi ricordò che il commesso/cagnolino da compagnia non era lì intorno, e chiese al suo amico dove fosse.

"Gli ho chiesto di allontanarsi. Le sue attenzioni si stavano facendo... Eccessive."


Merlin sorrise e si chiese cosa mai avesse fatto James perché Arthur si rendesse conto del suo interesse, e pensò che forse un paio di pustole in posti mirati gli sarebbero state comunque bene. Però il fatto che Arthur lo avesse di fatto respinto, gli fece molto piacere. Andarono a pagare, e Arthur afferrò una camicia bianca, dopodiché si fermò un attimo per guardare le cravatte. Ne scelse una scura che aveva però degli accenti di colore azzurro, e la diede a Merlin. Merlin odiava le cravatte, ma la prese per far felice il suo amico.

James li aspettava alla cassa, e la sua espressione tradiva quanto gli avesse dato fastidio venir respinto. Arthur però gli sorrise, porgendogli la sua carta di credito, e prendendola James si premurò di sfiorare le dita di Arthur in una sensuale carezza.


Pustole, decisamente. La magia di Merlin agì per lui. Stasera James avrebbe trovato una bella sorpresa, che gli avrebbe interdetto qualsiasi attività sessuale per un po’ di tempo.


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Arthur era molto divertito dalla situazione, con il commesso - James, si chiamava - che stava evidentemente provandoci con lui. Fisicamente gli ricordava molto Merlin, aveva gli stessi colori, e i suoi occhi erano molto belli. Niente a che vedere con quelli del suo Merlin, però...


Arthur si stava divertendo a giocarci sopra, anche perché aveva la netta sensazione che Merlin fosse geloso di lui, e la cosa lo eccitava molto. Ad ogni modo, si rese conto ad un certo punto che la cosa gli stava sfuggendo di mano. Il ragazzo gli aveva messo in tasca un foglietto, probabilmente il suo numero di telefono. In quel momento aveva sentito di nuovo quella voce nella sua testa, che gli diceva “Sei mio...” e pensò che forse la cosa stava andando un po’ oltre.

Merlin era andato nel camerino, e James approfittò del fatto di essere rimasto solo con Arthur: con la scusa di prendergli le misure per proporgli l’acquisto di un abito, aveva iniziato a allungare le mani in luoghi non consoni.

Arthur si era irrigidito all’istante e gli aveva detto di smetterla, e di allontanarsi.


Merlin non aveva visto questo scambio, e forse era meglio così, o il caro James si sarebbe probabilmente ritrovato in men che non si dica trasformato in un viscido rospo.

Ciononostante, quando uscirono dal negozio, Merlin aveva una faccia soddisfatta che non indicava niente di buono.

Arthur voleva testare la gelosia di Merlin, quindi fece il finto tonto e tirò fuori dalla tasca il foglietto che aveva messò lì James, fingendo di non averlo ancora notato, e disse: “Oh. Quel ragazzo mi ha dato il suo numero. Potrei sempre tenerlo, non si sa mai dovessi annoiarmi in futuro...”

Si sentì un po’ crudele, in fondo sapeva benissimo che non lo avrebbe mai chiamato, visto che non era interessato minimamente a lui, però voleva testare la sua teoria che Merlin fosse geloso.

Dalla faccia che il suo amico fece, ci aveva assolutamente azzeccato.


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Merlin era furioso. Arthur voleva tenere il numero di James. Doveva fare sicuramente qualcosa, e il prima possibile. In quel momento decise: “Fanculo alla paura, alla timidezza e alla mia inesperienza: stasera mi butterò”. Era deciso. Non sopportava l’idea di vedere Arthur con un altro uomo... un’altra donna poteva sopportarla, l’aveva sopportata tanti anni prima.

Ma un altro uomo no. Arthur era suo, e lui aveva finalmente deciso che se lo sarebbe preso.


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Gwaine era pronto, e stava aspettando Elena. Non si erano più rivolti la parola dalla sera prima, tranne quando Elena gli aveva chiesto: “A che ora dobbiamo uscire?” e Gwaine le disse che dovevano essere da Arthur per le 18.

Alle 17.30, Elena emerse dalla camera da letto, e a Gwaine si strinse il cuore: si era davvero impegnata per non farlo sfigurare. Era bellissima, in un abito chiaro decorato con degli strass, lungo fino a terra, e che metteva in risalto la sua figura invidiabile. I capelli biondi erano raccolti dietro la testa, e la frangia lunga le accompagnava la linea del viso, evidenziando i suoi occhi blu e le sue labbra carnose.

Lui le sorrise e le porse il braccio, ma lei lo rifiutò. Uscirono di casa e salirono sull’auto che li stava aspettando, e rimasero in silenzio fino al loro arrivo a casa di Arthur.


Quando scesero dalla macchina, Gwaine le porse la mano, ma di nuovo lei la rifiutò. Ormai Gwaine si era rassegnato al fatto che aveva perso la sua amicizia, oltre al suo rispetto, e la seguì senza fiatare.

Uscirono dall’ascensore all’8° piano, ed Elena attese davanti alla porta mentre Gwaine suonava il campanello.

La porta si aprì, era Arthur che sorrise ai due nuovi arrivati, ed Elena fece una strana faccia. Le si disegnò sul volto un interrogativo, e dopo qualche secondo disse: “ARTHUR!?” al che Arthur disse: “ELENA? Sei tu, quell’Elena?!?”


Gwaine era perplesso, e fece per chiedere cosa stesse succedendo, quando vide arrivare dietro di Arthur Merlin e Gwen, che esclamarono a loro volta: “ELENA?” e a tutto ciò seguì una serie di abbracci e sorrisi... Gwaine era esterrefatto.

Disse: “Scusate, qualcuno vorrebbe spiegarmi cosa sta succedendo qui?”


Elena si girò e gli disse: “Era lui Arthur, il tuo amico?? Non ci posso credere! Ora ricordo tutto!”

“Scusa, tesoro, cosa ricordi?”

“Ho conosciuto Arthur, Merlin e Gwen ai tempi di Camelot - in verità ero stata promessa in sposa ad Arthur da mio padre... ma non l’ho ricordato fino ad ora che ho visto il volto di Arthur!! Ma quindi vuoi dirmi...”

“...che io ero un Cavaliere di Camelot. Probabilmente non ci siamo mai conosciuti nell’altra vita...”

Elena entrò in casa, dicendo “O mio dio.... che storia incredibile!”


A tutto ciò, seguirono le presentazioni, rese ancora più assurde dal fatto che gli altri si presentavano come Cavalieri di Camelot. Gwaine era frastornato, ed era effettivamente incredibile che loro due, che nella loro vita precedente non avevano mai condiviso nulla, si fossero comunque trovati in questa. Un gioco del destino...

Al momento in cui Percival si presentò ad Elena, lei ascoltò il suo nome e sorrise, poi guardò Gwaine, guardò di nuovo Percival e lo abbracciò. Gwaine rimase lì a guardarli a bocca aperta... quella era l’ultima reazione che si sarebbe aspettato al loro primo incontro.

Elena si girò verso Gwaine e disse: “Tesoro, ora capisco. Il vostro legame è più antico di questa vita, e non c’è niente di male nel fatto che essendovi ritrovati, ve ne siate resi conto. Non ce l’ho con te, né con lui... Al destino non ci si può opporre. Grazie per essere stato sincero con me.”


Gwaine si commosse a quelle parole... Elena era davvero una persona meravigliosa, ed era felice di poterla considerare ancora sua amica.


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Percival era frastornato ma felice per quanto era accaduto con Elena. Scoprire che anche lei era stata, sebbene per poco, una parte del passato di Arthur, dimostrava che il destino stava rimettendo a posto molti tasselli. Probabilmente anche la presenza di Elena con loro quella sera, avrebbe avuto la sua funzione, o magari avrebbero scoperto in futuro perché era lì, anche lei parte del ritorno di tutti loro.


Guardò Gwaine, e il suo amico era commosso e stava sorridendo a Elena con negli occhi un grande affetto. Era sicuramente sollevato che la donna capisse quale fosse la profondità dei loro sentimenti, e alla fine avesse accettato la situazione.


Uno ad uno, i loro amici uscirono da casa per recarsi alla mansione, pronti alla missione di quella sera. Ognuno sapeva cosa doveva fare, quindi sarebbero andati al party separatamente, per poi riunirsi una volta arrivati, mantenendo le loro rispettive coperture. Gli ultimi rimasti erano Arthur, Merlin e Leon. Arthur era già pronto, ma Merlin stava facendosi aspettare. Leon e Percival decisero di scendere, intanto, per controllare le armi che erano state lasciate nella loro automobile,  da usare in caso di necessità quella sera.

Si scambiarono uno sguardo, sapendo che stavano lasciando soli i loro due amici, ma Percival pensò che, siccome erano due tontoloni, anche quella sera non sarebbe successo nulla.


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Merlin era nervosissimo. Si era vestito e si guardava e riguardava allo specchio, sperando di essere almeno decente, visto che il suo senso estetico lasciava un po’ a desiderare. Guardò la cravatta, che era l’ultima cosa che doveva mettere, e provò ad indossarla, ma proprio non gli piaceva. Allora fece un incantesimo, e la trasformò in un papillon nero, e provò a metterlo: ecco, ora si che andava bene. Si spettinò i capelli, si guardò un’ultima volta allo specchio, mordendosi le labbra, ed uscì dal bagno, deciso ad agire.


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Arthur era in salone, già pronto per la partenza. Percival e Leon erano già scesi, e li stavano aspettando in macchina. Mancava solo Merlin. Come sempre in ritardo. Se non fosse stato sicuro che in casa sua non c‘erano taverne, avrebbe pensato che sapeva dove trovarlo.


Si alzò dallo sgabello della cucina dove era stato seduto negli ultimi 10 minuti, e sistemò il suo completo blu notte, abbinato ad una camicia bianca e una cravatta blu. I suoi capelli biondi risaltavano sui colori scuri scelti per quella sera, mentre i suoi occhi azzurri erano perfettamente intonati.


Si girò giusto in tempo per vedere Merlin apparire alla fine del corridoio, e il suo cuore mancò un paio di battiti. Era di una bellezza surreale. Completo nero che sembrava tagliato su misura, camicia bianca e un papillon invece della cravatta. I suoi capelli, spettinati ad arte, erano disordinatamente armonici. Quella leggera barbetta che Arthur aveva scoperto di adorare, lo rendeva ancora più affascinante. I suoi occhi risaltavano sul suo volto come due gioielli luminosi, e mai come in quel momento Arthur si rese conto di quanto gli fossero mancati nei suoi anni di solitudine.


Merlin aveva un’espressione esterrefatta, ed era leggermente arrossito, forse si era reso conto che Arthur lo stava fissando - probabilmente con un’espressione da pesce lesso. Finalmente Merlin si mosse ed avanzò verso di lui, fino ad arrivargli di fronte. Arthur si appoggiò con la schiena al bancone della cucina, visto che gli cedevano le gambe ad avere Merlin così vicino. Non aveva parole da usare in quel momento, riuscì solo a seguire la figura di Merlin da piedi a testa studiandone ogni dettaglio. La sua esplorazione visiva del suo amico si concluse tornando ai suoi occhi, in cui per un istante si perse.


Merlin lo fissava altrettanto silenzioso, ed anche lui sembrava apprezzare ogni dettaglio del suo Re.

Alla fine fu Merlin a rompere il silenzio: “Arthur, non so cosa dirti. Finora pensavo che la cotta di maglia e il mantello di Camelot fossero ciò che ti donava di più, ma mi sbagliavo di grosso. Vederti così elegante batte qualsiasi idea mi fossi fatto finora.”

Arthur notò che la sua voce tremava leggermente, come se fosse insicuro di quello che diceva e soppesasse ogni parola. Questa cosa lo esaltava e terrorizzava allo stesso momento.


Dopo qualche secondo in cui Arthur si riprese dallo shock, rispose: “Beh, Merlin, anche io sono senza parole. Non ti avevo mai visto così elegante, e devo ammettere che ti preferisco di gran lunga così che con la tua divisa da servitore. Stai benissimo.”

Nel dire queste parole, la mano destra di Arthur si mosse come se fosse dotata di mente propria, e salì fino a sfiorare il papillon di Merlin, e scendendo indugiò brevemente sul suo petto. Arthur la allontanò con riluttanza dal suo amico per evitare di mettersi in imbarazzo con lui. Nonostante quello che aveva sentito in quei giorni, quell’attrazione incontrollabile verso Merlin, e i sussurri nella sua testa, continuava ad avere paura di aver frainteso, o immaginato, tutto.


Merlin seguì il percorso della mano di Arthur con gli occhi, come un serpente davanti all’incantatore, e poi alzò lo sguardo fissando di nuovo il biondo negli occhi. Arthur notò che qualcosa era cambiato in Merlin: non era più timoroso, il rossore che gli aveva colorato fino a quel momento il viso era sparito, e nei suoi occhi c’era determinazione, quasi rabbia, disperazione.

Arthur non si rese conto subito che Merlin si stava avvicinando a lui. Era ipnotizzato dagli occhi dell’amico - chi era in realtà il serpente e chi l’incantatore? - e non riusciva a smettere di fissarli. Si chiese se Merlin gli avesse fatto qualche incantesimo per immobilizzarlo, o se fosse lui stesso che era pietrificato.


Merlin si avvicinò lentamente, un piccolo passo alla volta, come una leonessa che punta la preda. Alla fine arrivò a pochi centimetri di distanza da Arthur, e si fermò. Il biondo, perso nella sua ebbrezza, era talmente confuso che non capiva cosa significasse quella vicinanza. Capiva solo che la distanza fra di loro era troppa per i suoi sensi, che bramavano di più, di più. Eppure Arthur non riusciva a muoversi, il coraggio per fare quel passo gli mancava. Ironia della sorte, proprio a lui che non aveva mai avuto paura di nulla.


In ultimo, fu Merlin a colmare la distanza: allungò una mano che timidamente sfiorò il lato del collo di Arthur. Il biondo non potè fare a meno di socchiudere gli occhi e tirare un respiro breve e improvviso, un sussulto quasi, perché già solo quel tocco lo stava privando della ragione. Mentre Arthur era ad occhi chiusi, la mano di Merlin che gli accarezzava il collo sparì per un secondo, solo per riapparire dietro la sua testa un attimo dopo, e allora successe tutto di colpo: Merlin lo attirò a sé afferrandogli la nuca, Arthur spalancò gli occhi dalla sorpresa, e vide gli occhi di Merlin vicini, vicini, e poi.... Oh. Oh....


Sentì le sue labbra sulle sue.


Lo sfiorarono, prima, incerte, come a dargli un’ultima via d’uscita se non fosse stato d’accordo. Ma quando vide che Arthur non aveva intenzione di scappare, Merlin premette le sue labbra con più forza su quelle del biondo, e lasciò uscire un respiro che evidentemente aveva trattenuto a lungo. Arthur reagì al suo shock, e si rese conto di quello che stava succedendo. Merlin lo stava baciando. Finalmente.


E allora il suo corpo decise per lui: le sue mani salirono fino al volto di Merlin, e una si fermò sulla sua guancia, mentre l’altra continuò fino dietro la sua testa, affondando fra i suoi capelli. E Arthur ricambiò il bacio. Non aveva mai baciato un uomo prima d’ora, ed era convinto che mai ne avrebbe baciato un altro. Le labbra di Merlin erano soffici, carnose, e finalmente poterle assaggiare era come esperire il paradiso in terra. Arthur diede un delicato morso al labbro inferiore di Merlin, che aveva sempre ammirato come un’opera d’arte, e Merlin sospirò e socchiuse le labbra. La lingua di Arthur si affacciò timida, e sfiorò le labbra di Merlin, assaggiandole, gustandole come se fossero il frutto proibito dell’Eden, e Merlin a questo punto perse il controllo. Spinse Arthur all’indietro fino a che la sua schiena non toccò il bordo del bancone, e affondò la sua lingua nella bocca dell’altro, vorace, affamato di Arthur, che a sua volta ricambiò il bacio con altrettanto entusiasmo.


I loro corpi erano incollati uno all’altro, le loro mani non sapevano più dove accarezzare, toccare, esplorare, e tutti quei vestiti erano diventati davvero troppi. Arthur armeggiò con i bottoni della giacca di Merlin mentre cercava di non staccare le sue labbra da quelle del moro, e Merlin, in un goffo intreccio di mani, cercava di fare lo stesso con Arthur.

La loro eccitazione era ormai evidente, ed erano ubriachi uno dell’altro, al punto che nessuno dei due sentì il citofono che suonò una, due volte. Arthur era riuscito a togliere la giacca, e a sfilare dai pantaloni la camicia di Merlin. La pelle nuda della sua pancia era bianca come l’alabastro, e Arthur non vedeva e sentiva altro che Merlin, Merlin, Merlin.


Arthur invertì le posizioni, afferrando i polsi di Merlin e girando lui con la schiena poggiata al bordo del bancone, e lo intrappolò poggiando le mani sulla superficie fredda davanti a sè. Gli morse il collo all’attaccatura con la spalla, ottenendo da Merlin un rumoroso, e delizioso, gemito in risposta. Era talmente ubriaco di lui, che nemmeno si rese conto che aveva lasciato un grosso segno rosso dove aveva morso un attimo prima.


Merlin sbottonò la camicia del biondo, e poi indugiò sulla cintura dei suoi pantaloni, ma solo per un istante. La sua mano scese a sfiorare attraverso il tessuto l’erezione di Arthur che si era fatta prepotente, rinchiusa nei confini dei pantaloni, ed Arthur a quel contatto quasi urlò dal piacere.


Fu allora che successe: la porta di casa si aprì, ed entrarono Percival e Leon.

Merlin e Arthur si immobilizzarono. Percival e Leon si bloccarono sul posto, quando videro quello che avevano davanti.


Arthur, senza mai staccare lo sguardo da Merlin, urlò: “FUORI!”, nella sua migliore voce imperiosa, e i due uscirono trafelati chiudendosi dietro la porta.

I due amici si fissarono per un istante in più, dopo di che scoppiarono a ridere fragorosamente, con le lacrime agli occhi, tutta l’eccitazione sparita, un po’ per lo spavento di essere stati colti sul fatto, un po’ per l’imbarazzo, e un po’ per l’assurdità della loro sfortuna: di tanti momenti in cui quei due potevano decidere di entrare, avevano scelto proprio quello.

Dalle risate scivolarono a sedere a terra, le schiene appoggiate al bancone su cui erano stati a un passo dal consumare il loro primo amplesso.


Quando le loro risa si calmarono, i due si sorrisero dolcemente, e si abbracciarono, mezzi nudi com’erano, sigillando le loro labbra in un bacio che di appassionato non aveva nulla. Era di una dolcezza estrema, e Arthur si stupì di come fosse facile pensare che amava Merlin più della sua vita stessa.

Merlin diede voce al suo pensiero: “Arthur, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre. Ti ho aspettato per tutti questi secoli, ma se tornassi indietro rifarei lo stesso, sapendo che alla fine ci ritroveremmo. So che è un po’ prematuro fare dichiarazioni d’amore, ma...”

“Capisco perfettamente, Merlin. Tu sei l’altra metà di me, mi completi perfettamente, e io ti amo più della mia vita. Avrei voluto dirtelo quel giorno ad Avalon, perché lo avevo capito già allora. Ed ho vissuto finora con la sola speranza di poterti avere con me un giorno o l’altro.”


Merlin guardò Arthur e lo baciò, di nuovo, dolcemente, tenendo il suo volto fra le mani come se lui fosse il tesoro più prezioso che esistesse al mondo.


Rimasero così per qualche altro secondo, poi Arthur disse, con il sorriso sulle labbra: “E’ meglio che ci ricomponiamo adesso. Non vorrei che i due impiccioni tornassero a chiamarci.”

Merlin sorrise a sua volta, e rispose: “Abbiamo tutta la notte, al nostro ritorno dal party. E tutte le notti dopo quella. Dopo 1.500 anni d’attesa, cosa vuoi che siano poche ore?”


Arthur rise, e aiutò Merlin ad alzarsi.


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