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Autore: Fourever Alone    03/03/2013    3 recensioni
“Ora siamo solo io e te. Allora mi vuoi dare queste cazzo di barrette!? Non ho tempo.” Continuai a imprecare. Una mano si appoggiò alla macchinetta e gli diede una botta, e le mie barrette caddero sane e salve dal distributore. Le afferrai, felice, come una bambina con il suo primo cioccolatino.
Mi girai per vedere di chi era quella mano. Era un ragazzo. Alto, capelli scurissimi neri, occhi azzurri , fisico scolpito. Cazzo. Era uno di quelli che usava la nostra palestra.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio. Era senza maglietta con tanto di bei pettorali e tartaruga.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo.
Mi schiarì la voce e me ne uscì: “Dipende cosa pensi che io veda”
Sorrise divertito. “Uu. Psicologia inversa. Mi piace.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Una volta arrivate a casa, parcheggiai lo scooter nel nostro enorme giardino, facendo sempre attenzione a non strisciarlo contro le piante altrimenti mio padre mi avrebbe UCCISA. E’ non sto scherzando sia chiaro. Ash era già fiondata in casa mia, io recuperai il mio borsone; salii i due scalini davanti la porta di casa. Spalancai la porta lasciai il borsone a terra è trovai Ash distesa comodamente sul divano a scompisciarsi dalla risate a guardare Italia’s Got Talent, con e la mia piccola Pulce che appena mi vide mi corse incontro cominciando a saltare da una parte all’altra e a scodinzolare dalla gioia.
"Ciao piccola" dissi accarezzandola e dandole una lunga grattatina dietro l’orecchio, sapevo quanto le avrebbe fatto piacere, è ricevendo in cambio una bella leccatina sulla guancia.
Pulce, un Golden Retrive color panna, era l’unica creatura della mia famiglia con cui stavo di più, l’unica che dopo un allenamento, un ritorno da scuola, dopo un uscita con gli amici, era sempre lì ad aspettarmi.
“Ehi bellezza” mi chiamò riprendendosi dalle risate, mettendosi seduta.
“Dica madame” la presi in giro. “Mi dica” Continuai a prenderla in giro abbandonandomi disperatamente tra i cuscini bianchi.
“Guarda che figo Lily” sbottò Ash, indicandomi di guardare Italia’s Got Talent.
Spalancai gli occhi, è fissai sorpresa dall’affermazione di Ash , non era una ragazza molto facile di gusti, a sentirle quel apprezzamento spontaneo che mi sorprese, è dire poco. Continua a fissarla, capelli biondi mossi, occhi verdi, fisico mozzafiato, ma che conoscevamo solo noi della squadra di pallavolo, ma sempre con la divisa non è il tipo di ragazza che mostra il suo fisico, di solito mette jeans stretti e felpe extra-large, con i suoi bellissimi capelli biondi mossi racchiusi in una crocchia o in una solita coda i suoi occhi verdi coperti da un paio di occhiali alla Patty e con le sue Nike, che non butterebbe nemmeno se le pagassi quattro mesi di pallavolo.
“Perché mi fissi!?” Mi chiese fissandomi divertita.
Scossi la testa è farfugliai un “Pensavo”
“Posso sapere a cosa di preciso?” Mi chiese curiosa.
“Il perché ti nascondi dietro una felpa extra-large è dietro una coda” abbasso la testa abbozzandomi un sorriso
“Che di ordinato non ha nulla, è perché devi coprire quei bellissimi occhi??” Ci fu dei minuti di silenzio, Ash si sedette comodamente sul divano di fronte a me fissandosi le caviglie. La seguii e incrociai le gambe, dopo pochi minuti rialzò il viso è mi fissò con uno sguardo triste e sofferente.
“Devo” sussurrò, continuando a tenere gli occhi su i miei.
“Devi!? Che significa!?” Chiesi non capendo la sua affermazione.
“Devo” sussurrò “Se non voglio far vedere le mie cicatrici e i miei lividi” sospirò, è abbassò lo guardo.
“Ash, si può sapere che stai dicendo?” Uno scatto della serratura ci fece sobbalzare, mio padre, si tolse la giacca e la solita valigetta da lavoro di pelle nera e li posò sulla poltrona accanto al divano, per poi sorriderci.
“Buona sera fanciulle” Chiese in torno divertito. Ash che era sul divano, fissava sempre un punto bianco della parente, è aveva gli occhi pieni di lacrime è cercava di non singhiozzare.
“Ciao Pà” Risposi sorridendogli. Ash gli rispose con uno sguardo è un mezzo sorriso.
“Buonasera Signor Marco” lo salutò. Mio padre di tutta risposta portò gli occhi al cielo e alzo le braccio.
“Oh Ash, quante volte ti ho detto che puoi chiamarmi Marco, con quel signore mi fai sentire vecchio” rispose divertito, mentre rovistava nei cassetti di una delle sue scrivanie.
“Scusa. Lo terrò presente” rispose Ash sorridente. Mio padre abbozzo un sorriso, poi continuò la sua ricerca nei cassetti per poi urlare “TROVATO” Mi girai per capire cosa stesse facendo.
“Cosa cercavi Pà!?” Chiesi curiosa.
“Il libro che ho scritto bella” Mi confessò con gli occhi illuminati. A quelle parole spalancai gli occhi.
“Eh?! Viaaa, non lasciarmi sulle spine. Confessa” Fece un risolino.
“Lo vogliono leggere, e quindi io andrei prima di perdere questa opportunità” Mi diede una pacca sulla spalla e fece lo stesso con Ash
ma più piano, -non essendo sua figlia-, ma lei con nostra stupore, si ritirò il più lontano possibile quasi da cadere dal divano.
La mano di papà, che aveva tentato di avvicinare, rimase sospesa in aria, inorridita, vidi Ash coprirsi la testa con le braccia in uno scatto, quando mio padre alzò lo sguardo da me, agli occhi non più verdi, ma di un grigio spento.
Lentamente, mio padre si girò verso la porta, afferrando la giacca, le chiavi della macchia e il suo amato libro, aprì la porta di casa.
Prima di uscire, si girò per poi farmi capire in uno sguardo che dovevo aiutarla, e poi sparì, chiudendo delicatamente la porta.
Un silenzio irreale scese sul grande salotto, mentre il rumore soffocato dell’auto che abbandonava il vialetto di casa lo riempiva.
Spostai lo sguardo su Ash,ancora immobile, che fissava la porta con occhi sgranati e impauriti, le braccia ancora sollevati vicino alla testa. La chiamai piano, per paura di spaventarla ulteriormente.
Lei mi sguardo come se mi vergognasse per quello che era successo, poi, come se non resistesse più si accasciò sul divano è scoppiò a piangere. Mi avvicinai subito a lei, per capire cose le stesse succedendo, e piano riuscì ad avvicinarmi alla sua guancia per poi asciugargli le lacrime.
“Ashley” la pregai dopo un po’ che era rimasta in silenzio.
“Dimmi cosa ti succede, o qualcosa, basa che mi spieghi cosa ti succede perché non mi piace vederti così” Con gli occhi spiritati, mi guardò, senza che nessuna parole ne fuoriuscisse.
“Okay, sei sotto shock e posso capirlo, credimi. Che ne dici se andiamo in camera mia e ti stendi un po’ sul letto?” le chiesi. Ash annuì e, mano nella mano, arrivammo in camera. Invece di stendersi a letto, si sedette sul puffo verde sotto la finestra e appoggiò la testa alla parete, chiudendo gli occhi. Il suo respiro si era calmato. Io, mi sedetti sul letto a gambe incrociate, aspettando che cominciasse a parlare di sua spontanea volontà.
“Sai Lily” incominciò Ash. “Non ho mai chiesto niente per me stessa. Ora che ci penso non credo di aver mai chiesto qualcosa per me stessa a nessuno. In tutta la mia vita, tutto quello che ho avuto è stato solo un continuo farmi notare dai miei genitori. Non un incoraggiamento, non un complimento, solo continui rimproveri per quello che cercavo di ottenere .. o meglio che già avevo ottenuto.. sai l’altro giorno quando il Prof Bianchi ci consegnò quel progetto di fotografia?” disse tirando su il naso è mostrandomi un sorriso “Ricordi chi dovevano essere i soggetti?!” Mi chiese fissandomi.
“I nostri genitori” sussurrai fissandola. “Le hai anche consegnate, erano davvero belle, ma non capisco dove vuoi arrivare” Fece un risolino isterico.
“Non era la mia famiglia” Sbarrai gli occhi incredula. “Quando tornai a casa, spiegando il progetto ai miei, sai cosa mi disse mio padre? “A che diavolo ti serve fare foto nella vita?” Deglutì. “Ma questo non è niente rispetto al colloquio che c’è stato tempo fa. Mia madre si è presentata completamente ubriaca, biascicando cose come: “Tanto tutto questo non le servirà a niente, quando si ritroverà con un tizio tra le gambe e un mostriciattolo che le farà passare notti insonni.” Lacrime e piene di dolore le scorrevano sulle guance pallide, mentre cercava inutilmente di fermarle premendo le mani contro gli occhi “Non credo di essermi sentita più inutile … nella mia vita.” Incapace di vederla piangere così disperatamente, la andai ad abbracciare, uno di quegli abbracci da orso che mio padre dava a me quando ero triste, che trasmetteva calore, amore.
“È quello che è succede ma due anni non è altro che un altro pezzo del mosaico” singhiozzò sulla mia spalla. Si spostò per poi continuando a piangere, si tolse la felpa. Trattenetti il fiato bruscamente. Un segno grande quando la mia mano le copriva la spalla, violaceo, e tanti altri lividi la ricoprivano.
Bastardo! Come poteva un genitore fare una cosa del genere alla propria carne e al proprio sangue!? Incapace di restare ferma, camminai avanti e indietro nella stanza. Ash continuava a guardarmi, dopo essersi rimessa la felpa apposto, per poi abbassare lo sguardo.
“Non ti azzardare a vergognarti” ordinai, quando mi accorsi delle guance rosse proprio per la vergogna. “Non devi sentirti umiliata. Non permetterti neanche di pensare ad un qualche pensiero di esserti umiliata a causato dall’idea dei tuoi genitori. Non permettergli di avere controllo su di te, più di quanto né hanno già.” Lei di tutta risposta, alzò il viso e mi sorrise, un sorriso vero. Il mento le tremò, mentre una lacrima solitaria cadeva dalla delicata curva del mento.
“Sei una vera amica, Lily.” disse. “Sei leale fino al midollo.” Non sapevo cosa dire.
Forse aveva ragione, non mi ero mai soffermata a pensare a quest’aspetto di me. Ripensai a quando Ash mi aveva detto che era andata a letto con Matteo e quello che le era successo e di come avevo reagito, dei pensieri che mi avevano attraversato la mente. Pensai a come mi ero sentita quando all’asilo vidi due genitori, il loro babbo, che avevo anch’io, ma anche una figura femminile, che chiamavano mamma. La quale, in quel momento, era seduta alle mie spalle sul letto e delicatamente aveva preso una fotografia che rappresentava mia madre presa dal comodino. Sembrava un gesto così naturale, che mi rilassai quasi subito. In poco tempo, erano tornati luminosi e lisci, prima di essere intrecciati dalle sue abili mani.
“E’ davvero bella” annunciò dopo poco. Posai la fotografia sotto il cuscino, come per nasconderla.
“In tutta questa storia, cosa centra Matteo?” le chiesi cambiando argomento. La vidi irrigidire un pochino, ma dopo un attimo annuì. Mi fissò per alcuni secondi, per poi sdraiarsi sul letto, e feci lo stesso, entrambe a guardare il soffitto.
“Lily”
“Sì?”
“Ti sei mai innamorata?” Mi si alzai su un gomito per guardarla in viso.
“Perché questa domanda?”
“Rispondi”
Scossi la testa, prima di riposarla sul cuscino. “No. C’è stata qualche cotta, ma niente di serio.” Una pausa. “Di chi sei innamorata, Ash?” “Non credo sia amore. Anche se, a dirla tutta, non so proprio cosa significhi. Eppure .. quello per provo per Matteo, si avvicina a essa.” “Quindi? Credi o no di amarlo? Amarlo davvero?" Respirò profondamente.
“Non lo so. Non so nemmeno se si ricorda che sono io la ragazza con cui ha fatto sesso l’altra volta”
“Cosa??” chiesi allarmata, alzandomi di scatto dal letto.
“Appunto. Sapevo che sarebbe stata questa la reazione delle ragazze se glielo avrei detto” Sospirò per poi chiudere gli occhi.
“Non capisco. Si hai fatto sesso, ma non state insieme, è per di più non sa che eri tu!?”
“Era ubriaco” cercando inutilmente di fermare le lacrime premendo le mani contro gli occhi.
“Ti ha violentata” costatai.
“No”sbottò “Non mi ha violentata. A iniziato a baciarmi con foga, è io, non so” sospirò esasperata. “Volevo di più, volevo sentirmi amata” scoppiò nuovamente a piangere, comprendoni la faccia.
“Ehi” le scansai le mani. “Tu hai noi, le tue amiche” sorrisi “Amiche da anni, che non ti giudicheranno mai. Non ti giudicherò mai” L' abbracciai, lasciando che si sfogasse, pensando che per nessun motivo al mondo avrei permesso che succedesse di nuovo che suo padre alzasse le mani su di lei, e che si sentisse giudicata per essersi lasciata andare con Matteo.


Secondo capitolo.  
Spero che non faccia schifo senno #Sciaquoneeeeee# ahaha :D
Vostra Alone ♥ ♥
  
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