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Autore: Fourever Alone    01/03/2013    5 recensioni
“Ora siamo solo io e te. Allora mi vuoi dare queste cazzo di barrette!? Non ho tempo.” Continuai a imprecare. Una mano si appoggiò alla macchinetta e gli diede una botta, e le mie barrette caddero sane e salve dal distributore. Le afferrai, felice, come una bambina con il suo primo cioccolatino.
Mi girai per vedere di chi era quella mano. Era un ragazzo. Alto, capelli scurissimi neri, occhi azzurri , fisico scolpito. Cazzo. Era uno di quelli che usava la nostra palestra.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio. Era senza maglietta con tanto di bei pettorali e tartaruga.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo.
Mi schiarì la voce e me ne uscì: “Dipende cosa pensi che io veda”
Sorrise divertito. “Uu. Psicologia inversa. Mi piace.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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 “Basta così ragazze, gli allenamenti sono finiti.”
 Dopo 4 ore di allenamenti le ragazze andarono a cambiarsi negli spogliatoi. Salutai il custode, e mi avviai anch’io dalle altre, spalancai la porta, e scoppia a ridere. Lei. La mia migliore amica. Dalia. Alta, robusta ma non tanto, mora, occhi marroni, piena di vita. Stava cantando e ballando a squarciagola le canzoni del Mondo di Patty, non che lo amasse ma era per divertirsi, senza aspettare mi aggiunsi a lei. E poi il resto della squadra. Eravamo una squadra davvero unita, ci vogliamo un bene enorme, dov’è l’una c’è l’altra. Non per questo andiamo nella stessa scuola, ma purtroppo non insieme in classe. Ho iniziato a giocare, solo per far compagnia Dalia, visto che era una ragazza timida, aveva problemi a socializzare, iniziai con lei,  ma ogni giorno che passava, ogni allenamento, ogni goccia di sudore che cadeva dal mio corpo mi ha fatto apprezzare questo sport che è diventato la mia ragione di vita. Ogni sconfitta mi buttava giù ma ero subito pronta a rialzarmi nuovamente e combattere per una nuova vittoria, sostenuta da ogni  ragazza della squadra che con grinta e determinazione mette in campo tutte le emozioni che questo sport ti può dare. Dopo essere richiamate dall’allenatore, per  la troppa confusione, andai a farmi una doccia.
“Ragazze sapevate che la Ashley si sta frequentando con un tipo, ultimamente?” Esclamò, d'un tratto, Dalia ricevendo da Ashley una sguardo truce e  raccogliendo tutta l'attenzione del gruppo. E allora, scattarono le domande.
“Oddio, sono così felice!”; “Devi raccontarmi tutto!”; “Vi siete già baciati?”; “L'hai portato a letto?”; “Come vi siete conosciuti?!”...
Sembravano tutte euforiche ed io mi trovai sotto la doccia a ridere. Povera Ashley, lei così timida e innocente doveva subirsi un interrogatori da quelle pervertite.
“E' bello? C'è lo farai conoscere?” Come al solito Carlotta era quella più curiosa.
“Via ragazze. Lo conoscete di già” Facendo un risolino.  
“Cosa?? E chi sarebbe?!” Chiese Sarah curiosissima.
“Oh mio dio. Dalia tu sei morta.” La minaccio Ashley.
L’altra si portò una mano sul petto, come per esserne spaventata, per poi scoppiare a ridere.
“Dai allora?” continuarono le ragazze.
“Ashley mi passi l’asciugamano?!” Le chiesi per cambiare argomento.
“Arrivo” urlò felice.
“Scappa pure donzella. Ma dovrai dirci tutto” urlò Micaela ridendo.
“Certo ragazze.” Facendo un risolino. “Io intanto vado a salvare la mia dolce donzella senza asciugamano.” Urlò Ashley dalle docce, facendo scoppiare a ridere tutte le ragazze e me. “Tieni Lily” Porgendomi l’asciugamano sorridendo.
“Grazie Ash” sorrisi per poi avvolgermi nell’asciugamano.
“Grazie a te. Mi hai saltavo da quel branco di assatanate dell’altro sesso”
Scoppia a ridere. Ash non era una ragazza molto chiacchierona ma quando voleva sapeva farti ridere fino a farti venire il mal di pancia.
“Ti ho sentita in difficoltà. Dovere di amica.” Le feci un occhiolino. E inizia ad asciugarmi.
Sorrise. E si sedette su una panchina, fissandomi.
“Ehi, Ash. Tutto bene?!” Chiesi preoccupata. Mentre finivo di asciugarmi.
“Lui è Matteo” Sussurrò, abbassando la testa.
Matteo.
Quel nome, era molto comune nei nostri spogliatoi. Sorrisi per quella rivelazione, che aveva dato solo a me. E lei ricambiò, con un sorriso triste. E sbarrai gli occhi.
Matteo.
Matteo.
Matteo. 
“Mi stai dicendo, che tu Ashley More ti vedi con Matteo Brocchi?!” Chiesi sorpresa. Lei annuì.
“Oh mio dio. Ash. Sono felicissima per te.” Corsi ad abbracciarla, ma lei non ricambiò.
“No Lily” Staccandomi da lei.
“Cosa stai dicendo Ash!? Ti piace dalle medie, non sei felice che ora si sia accorta di una ragazza come te?!”
“Lily” disse abbassando la testa. “Ci sono andata a letto” Sbottò tutto d’un fiato.
A LETTO. Sbarrai gli occhi. O porca puttana.
“Cosa?!” Chiesi sorpresa e incredula. Ma lei non mi rispose. “Va bene. Ti capisco, non né vuoi parlare”
“Non qui.” Disse sorridendomi.
“Allora facciamo così. Ti fai una doccia io in tanto finisco di vestirmi e poi andiamo dritti a casa mia. D’accordo?!” Sorrise, è mi abbracciò.
“Grazie. Davvero” mi sussurrò.
Ci alzammo, lei si avvio a farsi una doccia e io tornai dalle ragazze, che si vestivano.
“Su, Micaela, non essere così crudele con lui! Ricorda che state insieme già da un anno. Lo farai morire così.” Spiegò Carlotta, ridendo.
“Tu non capisci, Carlotta. Lui è davvero fantastico!” Disse sorridendo.
“E' che cazzo aspetti? Che gli asini volano?” Sbottò Dalia, facendo scoppiare a ridere il gruppo e me.
“Lily aiutami per favore.” Mi chiese supplichevole Micaela, gli sorrisi e feci spallucce.
“La nostra piccola Miss, non vuole dargliela” urlò ma non tanto Carlotta.
“Piccola Miss” dissi sorridendo a malapena.
Quel giorno non avevo molto voglia di scherzare. Avevo in testa ancora il discorso con Ash. E mi preoccupava.

“Ehi Lilian”
A quel nome sbarrai gli occhi. Non amo essere chiamata con il mio nome intero. Mi girai di scatto è sbottai: “Lily” dissi con tono duro.
“Che pallosa che sei. Hai un nome stupendo e non vuoi usarlo. Ingrata. Lo avessi io.” Disse sorridendo Carlotta.
“Beh, anche Carlotta non è  brutto” dissi sorridendole.
“Mi prendi per il culo?! Ti piacerebbe essere chiamata Carlo o Carlina?!” Disse con tono esasperato.
“Ok. Non è molto sexy, quindi d’ora in poi ti chiamerò Lottie” Ricevendo un occhiata da lei.
“Certo. Meglio mi sento. Lottie.” disse esasperata. “Lottie, mi sa tanto di VENITE DA LOTTIE E POTRESTE VINCERE ALLA LOTTERIA” Sbottò facendo scoppiare a ridere l’intero gruppo.
“Beh, non immagino cosa vinceranno i ragazzi allora” Risposi sarcastica.
“Cazzo. Lily sei un genio. ” Chiese lei illuminata.
“Sì. Me lo dicono in molti.” Dissi, modesta.
Iniziammo a ridere. Questa è la mia seconda famiglia. Carlotta mi abbracciò e contemporaneamente, bussarono alla porta.
“Ehi ragazze, dovreste muovervi, la palestra serve ai ragazzi” ci avvisò Davide, il nostro allenatore.
“Quei venti fusti non cambieranno mai palestra vero!?” Chiesi ironicamente.
Bene. Sì. E’ vero. La palestra non è nostra. Ma non è possibile che la devono usare ogni volta che ci siamo noi. Sembra una presa per il deretano.
“Lily amore!” mi richiamo Davide ridendo.
“Si amore?!” chiesi facendo un risolino.
Ci chiamavamo sempre così, mi conosceva da quando avevo otto anni, ed era anche il migliore amico di mio padre.
“Muoviti” disse duro, ma con simpatia, facendomi ridere. Sempre ridendo è scherzando, ci vestimmo e si unì con noi anche Ash che era uscita dalla doccia. Sempre a testa bassa. Misi la divisa nel borsone, e continuai a chiedermi perché Ash si vergognasse tanto di essere andata a letto con Matteo. Cosa c’è di strano!? Stanno insieme, no?! Svuotai la testa dai miei pensieri, mi misi il giubbotto, cercavo di attirare l’attenzione di Ash con tosse  finta. Quella ragazza era testarda.
“Ah. Ash dopo vieni a casa mia!? Ieri hai dimenticato i libro di Biologia a casa mia.” Inventai una scusa. Lei mi sorrise.
“Certo. Aspettami fuori, andiamo insieme.” Sorrisi e mi avvia fuori dagli spogliatoi.
Appena svoltai l’angolo mi avvicinai alle macchinette dell’acqua e delle schifezze varie. Presi i soldi, è inizia a far vagare lo sguardo fra tutte quelle prelibatezze. Ok. Davide, voleva che non mangiassimo quelle schifezze. Ma che posso farci senza quelle non vivo. Così dopo una scelta, decisi di prendere due barrette di KINDER BUEN. Misi i soldi, ma stupida che sono non avevo letto il foglio grande come una casa GUASTO. Iniziai a imprecare.
“Ma porca puttana. Oggi proprio non è giornata” Diedi un calcio alla macchinetta.
“Ehi amore” Mi senti chiamare da Davide, mi girai guardandolo male. “A parte che la macchinetta e guasta, spero per te, che tu non abbia scelto quelle schifezze”
Iniziai a ridere istericamente. “Davide, grazie per avermi detto in anticipo che la macchinetta e guasta, non ti preoccupare avevo proprio scelto una bottiglia d’acqua. Contento!?” chiesi con un sorriso più falso della morte.
“Così ti voglio. Io vado, ci vediamo Giovedì.” Disse per poi uscire definitivamente dalla palestra.
Fissai la porta per pochi secondi, per poi concentrarmi sulla macchinetta.
“Ora siamo solo io e te. Allora mi vuoi dare queste cazzo di barrette!? Non ho tempo.”  Continuai a imprecare. Una mano si appoggiò alla macchinetta e gli diede una botta, le mie barrette caddero sane e salve dal distributore. Le afferrai, felice, come una bambina con il suo primo cioccolatino.
Mi girai per vedere di chi era quella mano. Era un ragazzo. Alto, capelli scurissimi neri, occhi azzurri , fisico scolpito. Cazzo. Era uno di quelli che usava la nostra palestra.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio. Era senza maglietta con tanto di bei pettorali e tartaruga.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo.
Mi schiarì la voce e me ne uscì: “Dipende cosa pensi che io veda”
Sorrise divertito. “Uu. Psicologia inversa. Mi piace.”
“Contento te.” Lo guardai l’ultima volta e mi avviai verso l’uscita della palestra.
“Non dovresti dirmi nulla!?” Chiese malizioso.
“Oh. Cos’è potrei offendere il tuo alto ego?!” Chiesi sarcastica.
“E chiamasi educazione.” Continuo sorridente.
“Lo sono.” Ricevendo un’occhiataccia. “Con chi voglio”
“E non sono nella tua lista.” Sempre con quel sorriso. Ma che cazzo si ride questo!? “Beh, è stato un piacere Kinder Buen” Mi sorrise, e si girò per andarsene, ma lo bloccai.
“Ehi.” Si girò malizioso. “Grazie.” Sorrise ancora di più. “Ma ti conviene toglierti quel sorriso che hai, mi da su i nervi. Ragazzo delle macchinette.” Sorrise e si avvicinò. “Beh io vado eh, ciao” Dissi è uscì definitivamente dalla palestra.
Ero davanti al mio scooter aspettando che arrivasse Ash, che come al solito si era fermata a parlare con qualcuno. Stavo mettendo lo zaino nel bauletto, odiavo tenerlo tra i piedi mentre guidavo, quando qualcuno parlò. 
 “Ehi”  
 Una strana, spiacevole scarica elettrica mi attraversò la colonna vertebrale, fino a raggiungere le gambe e le piante dei piedi. Non poteva essere: mi voltai molto lentamente e tutte le mie paure trovarono conferma, il ragazzo della macchinetta era davanti ai miei occhi con quel suo solito sorriso da coma diabetico. 
 “Cosa vuoi?” dissi in un modo così freddo che l’Iceberg del Titanic sarebbe sembrato un nonnulla in confronto.
 “Mentre uscivi, ti e caduta la divisa dal borsone” disse sorridente. ANCORA?!
“Oh. Beh, grazie allora” afferrai la divisa e la misi nel borsone.
“Mi hai ringraziato due volte in meno di 5 minuti. Dovrebbe essere un record per te.”
“Dovresti esserne lusingato” Risposi sarcastica salendo sullo scooter e mettendo in moto. Ash aveva 15 secondi, se non fosse arrivata l’avrei lasciata a piedi senza tanti complimenti. Non volevo stare a sentire a quello neanche un minuto di più. 
“Oh lo sono. Kinder Buen”
 Mi infilai il casco e stavo per partire, quando lo guardai ancora una volta. 
 “Un’ultima cosa prima di terminare qui il nostro unico discorso”  dissi con sguardo severo. “Se c’è una cosa che mi fa imbestialire è questo sopranome che mi hai assegnato, quindi evita di farlo.” 
 “Credo di poterlo fare solo quando conoscerò il tuo nome” rispose lui sorridendo e incrociando le braccia fingendosi scocciato. 
 “Per me va benissimo che tu non mi chiami affatto!”
La porta della palestra si aprì, è uscirono le mie compagne di squadra tutte che ridevano e scherzavano, appena mi videro spalancarono la bocca. Avevano visto il ragazzo della macchinetta.
“Ehi bellezza, Davide ha detto che ha anticipato gli allenamenti quindi ci vediamo Giovedì” disse Carlotta sorridente, mentre si avvicinava al suo motorino.
“Mi ha già avvisata tranquilla Lottie” dissi per poi far scoppiare a ridere il gruppo, e avevo un sguardo curioso dal ragazzo.
“Vaffanculo Lilian” sbottò Carlotta, e senti il ragazzo fare un risolino. Porca troia. Aveva sicuramente sentito il mio nome, per intero in aggiunta.
“Siete le peggio. Caso chiuso.” Ci schernì Micaela, prima di mettere in moto il suo motorino “Ci vediamo a scuola belle” per poi allontanarsi. Le altre mi salutarono, e diedero gas. Ma porca troia, dov’è cazzo è finita Ash!?
“Ehi Lilian” disse malizioso il ragazzo “So che sono di buona compagnia, ma dovresti andare”
Feci un risolino “Credi che io stia qui per te!?” Lui annui. “Illuso. Aspetto un amica.”
Ash stava correndo verso di me indossando il casco farfugliando “Scusa”
“Dai Sali, ritardataria.” Le dissi.
“ Mi avresti lasciarmi qui?!” chiese lei indignata mentre si sistemava dietro di me. “ E lui? Chi è?” 
 “Credimi, pur di non subire la sua presenza, ti avrei lasciata qui, si” disse sarcastica, per poi dare gas e sentire la SUA risata.


 
Non è un granché. Ma spero che vi piaccia ;)
Vostra Alone e #Menteperversa!!!
  
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