Nothing like us
Sentì uno strano rumore vicino l’orecchio, come quello delle macchinette dell’ospedale . Mentre lentamente svegliavo sentì una forte pressione sulle gambe. Ci ho messo un po' a capire che ero in un ospedale. Che cosa ci facevo in un qui? La mia frequenza cardiaca prese velocità. I miei occhi si posarono sulla figura di un ragazzo appoggiato sulle mie gambe, mio fratello gemello Tristan. Era di fronte a me con la sua guancia schiacciata contro la mia gamba. Avevo molte domande da porgli, a partire da 'come sono finita in un ospedale?' . Lentamente anche lui cominciò ad aprire le palpebre che rivelarono subito due occhi di un azzurro intenso. Aprì la bocca ed emise uno sbadiglio. "Era ora, Soph." Cercai di parlare ma mi resi conto ci avere la gola secca. Presi un bicchiere d'acqua e lo bevvi tutto bagnando le mie labbra. "Q-Quanto tempo è passato?" dissi ignorando il dolore proveniente dalla mia testa. "2 giorni". Disse con un lieve sorriso. "Devi aver battuto fortemente la testa “ sentì dolore dietro la nuca ed allungai la mano. Feci una smorfia toccano quello che sembrava uno squarcio sul lato destro della mia fronte fino alla metà della mia testa. " torno subito “ trascinò la sedia rivolgendomi un sorriso rassicurante prima di uscire dalla stanza. Mi misi a sedere, sbattendo gli occhi più volte. Qualcuno doveva raccontarmi nei minimi dettagli tutto ciò che era successo. "Ciao Sophi." Un medico entrò, insieme a mio fratello, sorridendomi e cominciando a camminare avanti e indietro. Ho ricambiato con un debole sorriso, gli occhi si posarono sulla sua targhetta. Dr Steven. "Ho intenzione di farti un paio di domande, se non ti dispiace." annui col capo. «Sta bene ? "Tristan chiese preoccupato. Mi afferrò la mano e la strinse leggermente. "Vedremo." Il dottore rispose. "Va bene, iniziamo con la domanda più facile. Qual è il tuo nome? " mi venne quasi da ridere. Pensava che avessi avuto un’amnesia ? "Sophia Ann Evans." Scrisse qualcosa negli appunti che aveva in mano. "E quanti anni hai?" "19." Il Dr Steven annuì con la testa. "Sai dove ti trovi in questo momento?" Giuro che stava diventando stupido. "Londra." guardai Tristan con le sopracciglia accigliate.” Guardi dottor Steven, penso si star bene. Sono Soph, ho 19 anni, mi trovo a Londra, ed è aprile. "dissi senza esitare un secondo di più. "Ho solo bisogno di sapere come sono finita qui." continuai. Guardò i suoi appunti prima di rivolgere lo sguardo su di me. "È stata quasi investita da una macchina , un signore l’ha salvata ma è caduta sbattendo forte la testa ed è svenuta per due giorni." Un signore mi ha salvata? "Mi può dire…." Mi interruppi rendendomi conto di non aver idea su quale fosse il suo nome. «lui è..?" Non volevo dire la parola morto così ho lasciato la questione in sospeso. "Sta bene, è ancora incosciente ma sta bene." Mi disse con un sorriso rassicurante. "E 'proprio nella stanza accanto se vuoi fargli visita." Prima che potessi scivolare fuori dal letto, Tristan mi fermò. "Ti sei appena svegliata lo possiamo visitare un'altra volta." Dr Steven annuì. "Credo che andrò a trovarlo quando sarò sveglio." Mi sistemai meglio sul lettino sentendomi a mio agio. "Ottimo, se ti serve qualcosa, le infermiere sono qui per te." il Dr Steven sorrise ancora una volta prima di lasciare la stanza. "Come ti senti?" mi chiese mio fratello tirando la sedia più vicino al mio letto. Era da un po 'che non vedevo questo suo lato premuroso. Stava cominciando a piacermi. "Non credere che ti perdono per avermi lasciato a ripulire il casino” addrizzai la schiena. "Davvero, Tris, davvero? Ad ogni modo, sto bene. Sono giusto un po’ stordita ed affamata. "Proprio in quel momento il mio stomaco brontolò. "Vado a prendere un po’ di cibo, rimani qui." Si alzò dalla sedia, ed uscì lasciando la porta aperta . Ho bisogno di vedere chi mi ha salvata. Scivolai fuori dal letto portando i miei piedi nudi o contro la piastrella del pavimento dell'ospedale. Mi fermai fuori dalla stanza accanto alla mia. Girai la maniglia ed entrai in silenzio. Eccolo lì, le palpebre chiuse contro la luce fioca dell'alba e il suo respiro era profondo e rilassato, tutti i muscoli del suo viso e il corpo erano completamente in pace. Non una contrazione, non uno spasmo, tranne per il movimento del suo petto che si alzava e abbassava con ogni aspirazione di aria. C'era a malapena alcun suono, tranne il segnale acustico costante. I miei occhi andarono verso il suo volto, qualche graffio qua e là, ma sotto tutto questo, ho potuto vedere la faccia da bambino che potrebbe afferrare le attenzioni di tutti. I miei occhi viaggiarono fino alle sue labbra carnose ben chiuse. I suoi riccioli erano avvolti da una garza bianca intorno la testa. "E’ carino." Una voce mi fece trasalire. "Sei una ragazza fortunata." "Che?" inarcai il mio sopracciglio, confusa. L'infermiera mi strizzò l'occhio. "Il tuo ragazzo." "Oh, si sbaglia. Non lo conosco nemmeno. "Mi allontanai dal letto dirigendomi verso l’infermiera. Lanciai uno sguardo sui suoi appunti. Harry Styles. "Starà bene?" chiesi con la voce leggermente incrinata. "Alla fine si." L'infermiera mi sorrise. Mi riavvicinai al letto , afferrai la sua gigante mano e la misi sulla mia. Era morbida. "E 'colpa mia". "Non fartene una colpa, cara. Sarà bene prima o poi. “ scrisse qualcosa sul suo blocchetto. "Hai intenzione di rimanere?" guardai Harry e mi venne una fitta di senso di colpa alla bocca dello stomaco. Volevo restare, ma il pensiero di Tristan me lo impediva. "Non posso. Mio fratello è qui con me. " Proprio quando stavo per andare via, ho sentito una presa sulla mia mano che teneva quella di Harry . Era sveglio.