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Autore: _TheDarkLadyV_    03/03/2013    3 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tell me something

Tra le molte cose che odiavo al mondo, le urla da fangirl occupavano il primo posto. Quindi per due minuti e anche di più odiai profondamente il comportamento alquanto infantile di Elisabeth, la quale continuava ad abbracciarmi raggiante e in preda ad attacchi di saltelli che mi stavano per dare alla nausea.
" Non ci posso credere! Era lui! Era lui!"- continuava ad urlarmi in un orecchio. Se fosse stata un'altra persona a quest'ora le avrei staccato la testa a morsi, ma si trattava della mia migliore amica, quindi dovetti controllarmi dal non farla a pezzi e l'unico modo che trovai per non scagliarmi contro come una furia, fu quello di contare all'infinito, o meglio, fino a quando non si sarebbe calmata e io non avrei esaurito tutti i numeri esistenti.
" Okay, credo che possiamo finirla qui, ti pare?"- chiesi esasperata vedendo che la situazione non cambiava. Sentendo il tono di voce completamente opposto a quello suo da fangirl, Elisabeth si ricompose e guardando la mia faccia non molto felice si schiarì la voce e disse: " ehm sì..ehm..scusami.."
" Scuse accettate."- dissi una volta che mi liberai della sciarpa e del cappotto alla Cappuccetto Rosso. Elisabeth prese dunque a marcarmi stretta facendo ogni passo che facevo io. Quella ragazza era incredibile quando si metteva in testa di sapere tutto quello che c'era da raccontare! Ma cosa le dovevo raccontare poi? Non era successo nulla.
Certo!
Anche se il mio subconscio era di tutt'altro parere e voleva indurmi a dire che invece qualcosa dentro di me era cambiata durante quel pomeriggio,  io testarda, ammettevo tutto il contrario. Ed era quello che avrei affermato da lì a due minuti apertamente alla mia amica, ovvero, che non era successo nulla.
Appena Ville scomparve dalla mia vista, come per magia, il mio cervello si ricollegò al computer centrale ed ebbi modo di pensare di nuovo e muovermi liberamente e quando entrai in casa la prima cosa che vidi fu Elisabeth saltarmi letteralmente addosso. Era chiaro che avesse assistito alla scena come la portinaia assisteva a tutto ciò che accadeva in un condominio. A volte sapeva essere davvero un'impicciona di prima categoria!
Mi fermai per l'ennesima volta vedendola dietro di me con l'aria supplichevole di chi voleva sapere che cosa fosse successo e sbuffando dissi: " posso andare in bagno o devi venire anche lì per caso?"
" No vai sola."- mi disse.- " però quando esci mi racconti che cosa è successo?"
Come potevo dire di no ad un volto così coccoloso e angelico come il suo? Quindi mio malgrado sorrisi e dissi: " certo, ma non ti aspettare qualcosa di eccezionale."
Lei si rallegrò e allontanandosi in corridoio esclamò: " vado a preparare del thé!"
Sorrisi e quando mi chiusi alle spalle la porta del bagno sospirai ad uno specchio che rifletteva l'immagine di una giovane alta, un pò pallida, con un paio di occhiali da vista neri, forse un pò troppo grandi per il suo viso magro, e con una luce strana negli occhi. Era proprio quel brillio sinistro a preoccuparmi.
Quando tornai in salotto avvolta nel mio morbido pigiamone vidi Elisabeth seduta accanto alla finestra su un cuscino e mi fece cenno di imitarla. La raggiunsi sedendomi di fronte e prendendo dalle sue mani la tazza caldissima contenente il suo speciale thé al limone. Quello era il posto che solitamente utilizzavamo per chiacchierare e parlare all'infinito delle nostre questioni sentimentali, l'unico in cui Jonathan non metteva piede perché allergico a quel tipo di discorso, anche se ogni tanto si divertiva a prenderci in giro.
" Sono tutta orecchi!"- esclamò attendendo il mio discorso. Dopo aver fatto un sorso di thé che mi bruciò lo stomaco mi lanciai nella descrizione della bizzarra storia che per protagonisti aveva me e Ville Valo. Quando finii mi accorsi che il thé era diventato tiepido. Avevo parlato davvero così tanto?
" Quanto sei stata fortunata!"- sospirò con aria sognante Elisabeth.
" E' qui che ti sbagli!"- la corressi.-" sono la preda di uno stalker!"
" Ma non dire fesserie!"
Scoppiammo a ridere e quando ci calmammo Elisabeth disse: " posso dirti una cosa?"
" Certo."
" Secondo me questi incontri bizzarri come li chiami tu ti fanno bene.."
" E per quale ragione?"- chiesi appoggiando la tazza ormai vuota accanto a me sul davanzale.
" Hai una luce diversa negli occhi. È come se ti sorridessero. Non ti ho mai vista così per nessuno."
" Ma cosa dici?"- scoppiai a ridere.-" se proprio dobbiamo dirla tutta l'artefice di questo rarissimo evento è Lady V!"
" Sì certo! Lo sai meglio di me che questa volta Lady V non centra niente. Centra qualcun altro di cui naturalmente non faremo il nome."- rispose cocciuta Elisabeth.
"Hai deciso di rubarmi il posto di scrittrice per caso? Perché la tua è solamente fantasia!"- continuai ridendo. In realtà quelle parole aprirono una porta che non pensavo ci fosse nel mio cervello.
"Sicuramente allo specchio lo avrai notato anche tu questo particolare e in fondo al tuo cervello, visto che non hai cuore, sai perfettamente che non è per opera di Lady V."- insistette lei. Smisi di sorridere cercando di mantenere comunque un' espressione neutra.
" E' assurdo.."- sussurrai guardando fuori dalla finestra.
" Assurdo il fatto che un uomo possa averti incuriosita e affascinata?"- mi suggerì lei. La guardai e sorrisi.
" Assurdo che possa avermi fatto questo effetto in soli due giorni. Insomma queste cose possono succedere solo nei film! Questa è la realtà e sinceramente non capisco perché possa succedere una cosa del genere, a me poi."
Elisabeth rise, ma io non trovai nulla di divertente in quello che avevo detto.
" Non c'è nulla da ridere."- sbottai.
" Scusami. È che sei così buffa e dolce quando sei pensierosa."- rispose.- " e poi non devi preoccuparti. Hai molto tempo avanti a te e avrai modo di sapere se il darkman mio prediletto continuerà ad avere l'intenzione di stalkerizzarti ancora. Se lo fa però non devi scappare, non tutti gli uomini sono uguali e tu stessa ti sei accorta che lui sembra essere proprio quell'eccezione che stranamente esiste."
Respirai e sussurrai: " non sono del tutto convinta però okay."
Tornai a guardare fuori dalla finestra e come una sciocca sperai che dall'unica finestra della torre illuminata spuntasse Ville con la mano alzata per salutarmi.
Stavo diventando troppo sensibile, era meglio se quella sensibilità fosse stata per il freddo invece che per la curiosità nei confronti di un uomo. Un uomo! Stavo decisamente deludendo me stessa per quei pensieri.



Perché avevo avuto la brillante idea di passare un pò di tempo in palestra con quel pazzoide di Jonathan? E io ero altrettanto pazza per essermi fatta convincere a seguire i suoi passi. L'unica cosa positiva che trovai fu l'assenza di altre persone nella stanza, almeno non mi sarei sentita in imbarazzo e una stupida.
" Ti prego basta!"- esclamai sconvolta.- " è tutto così complicato!"
" Sappi che questo per Beyoncé è una passeggiata fra le acque cristalline delle Barbados."- rispose Jonathan con semplicità.
" Io sono Jade Watson e non ci trovo nulla di divertente in un ballo del genere per questo io ti lascio solo."- dissi fermandomi e cercando di ridare aria ai miei polmoni.
Dopo la chiacchierata con Elisabeth, Lady V si era messa al lavoro e non volle essere disturbata. Restai dunque per un tempo imprecisato lontano dal mondo e da tutti, chiusa a chiave nella mia stanza e persa nel mio universo finalmente ritrovato. Scrissi senza sosta fino a notte fonda dormendo giusto poche ore nella mattinata. Ero giunta alla chiusura di quello che poteva essere considerato il nucleo principale di tutta la storia e il primo capitolo. Quando mi stiracchiai e guardai l'orologio sulla mensola vidi che erano le tre del pomeriggio. Staccando gli occhi dal foglio all'improvviso sentii la necessità di tornare fra gli essere umani, poiché avevo la strana sensazione che sarei scoppiata. Così decisi di accettare l'invito di Jonathan e andare in palestra con lui. Era un modo per spezzare quella monotonia che ero riuscita a crearmi anche lì ad Helsinki.
Nel frattempo Jonathan prendendo l'asciugamano si asciugò il sudore dalla fronte e sorrise divertito vedendo la mia faccia contrariata.
" Che ti ridi?"- chiesi arrabbiata. Odiavo fare esercizi fisici.
" Vuoi sapere cosa ne penso?"- mi chiese appoggiando la mano alla parete e guardandomi con aria complice. Sapevo perfettamente a cosa si riferiva con quella domanda. Inutile dire che questa prima donna era venuta a conoscenza della mia avventura per opera di Elisabeth e naturalmente mi prese in giro come era solito fare sapendo che quelle situazioni mi davano fastidio.
" Ma anche no.."- risposi guardando lo stereo.
" Lo so che sei curiosa di sapere la mia sul nuovo evento."
" Hai ragione, fremo dalla voglia di sapere il tuo parere."- esclamai come una ragazzina al suo primo concerto. Il prezzo che dovetti pagare fu una tirata di capelli che naturalmente fu vendicata con uno dei miei famosissimi pugni. Finimmo a terra continuando quella danza contorta, fino a quando, arrendendoci entrambi, ci sdraiammo sfiniti fissando il soffitto.
" Vai a fanculo.."- dissi tornando nuovamente a respirare come si doveva.
" Si va in due, quindi tu verrai con me."- rispose affannato.
" Fidati."- dissi dandogli un ultimo colpo sulla pancia. Dopo aver imprecato parole senza senso in preda alle convulsioni si calmò e tornò al suo posto accanto a me. Scoppiai a ridere appena mi guardò. Era un ragazzo incredibilmente scemo e gli volevo bene per questo.
" Parliamoci chiaro."- disse tornando nuovamente serio.-" quel Ville è davvero un gran bel pezzo di uomo quindi scopatelo e basta."
" Sei assurdo e pessimo e anche un pò gay."- mi misi a sedere a gambe incrociate e lo osservai mentre fissava il soffitto sorridendo, ma non poté ribattere poiché la porta si aprì e nella stanza entrarono Kally e Michelle allegre come sempre. Erano molto simpatiche e pian piano stavo cominciando ad apprezzare la loro compagnia. Ma erano ancora lontani i tempi in cui mi sarei aperta con loro.
" Ragazzi cosa ne dite se stasera andiamo al nostro pub di fiducia per trascorrere una delle nostre serate divertenti?"- propose Kally fingendo di prendere a calci Jonathan il quale si alzò all'istante con finta aria minacciosa.
" E' da tanto che non ne organizziamo una."- aggiunse Michelle sorridendomi.
" Sì!"- esclamò eccitato Jonathan e io scoppiai a ridere insieme alle altre ragazze.
" Elisabeth lo sa?"- chiese il soggetto non identificato noncurante dell'ilarità che si era creata per via del suo modo di essere.- " e tutti gli altri?"
" Sanno tutto."
" Bene."- disse Jonathan sfregandosi le mani come una sorta di maniaco in procinto di attaccare con inevitabile successo.
" Tu verrai non è vero?"- mi chiese Michelle. Mi alzai anche io e sorridendo a mia volta risposi: " sono presa dalla stesura della mia storia, quindi per stasera me ne starò in camera mia a scrivere e.."
" Ehi tu! Non credere di scampartela."- Jonathan mi interruppe avvicinandosi a me e puntandomi un dito contro.- " anche tu verrai con noi."
" John.."
" Niente bi bo bu, dolcezza. Le scuse non attaccano."- il suo tono di voce era autoritario e non ammetteva repliche. Era chiaro che non potevo far altro che seguirlo perché sapevo bene che non ne sarei uscita viva. Era un pidocchio in quei casi. Alzai le mani in segno di arresa e dissi: " te la do vinta solo perché ho scritto una scaletta per ricordarmi il contenuto da scrivere nel secondo capitolo e alcuni appunti per l'avvenire della storia."
Jonathan sorrise soddisfatto di aver vinto e rivolgendosi alle ragazze disse: " bene credo che stasera sarà una super seraaaa!"
L'aria di Helsinki lo aveva impazzito più di quanto non lo fosse già di suo a Londra.
 

Dovevo essere sincera?
Non avevo voglia di uscire, ma ormai era vincolata dalla risposta positiva tirata fuori dalla mia bocca con la forza da parte di quel deficiente di Jonathan. Non sapevo cosa mettere, né tanto meno cosa inventarmi per non pensare al mio quaderno che tristemente dovevo lasciare in camera da letto. Quando si facevano le cose controvoglia il risultato non era dei migliori, per non dire che era da schifo e questo valeva anche nel caso in cui si dovesse uscire per passare una serata diversa. Elisabeth mi disse di vestirmi carina, visto che mi avrebbe presentato qualche suo amico, ma io me ne infischiai alla grande e mi presentai con il mio solito abbigliamento semplice, con tanto di occhiali da vista dalla montatura nera e un bel cappellino sul capo. Ai tacchi preferii un paio di stivaletti chiari e bassi perché odiavo stare sui trampoli. Li usavo controvoglia solo per le presentazioni dei miei libri che e per inviti mondani a cui non potevo proprio dire di no. Ma quando ci presentava l'occasione ne approfittavo per indossare abiti comodi e più vicini alla mia personalità.
" Sei sempre la solita."- mi disse Elisabeth appena mi vide entrare in soggiorno.
" Cosa c'è?"- chiesi guardandomi.
" Un pò più elegante no?"- mi chiese osservando il mio maglione lungo e i fuseaux pesanti sotto oltre ai miei occhiali e l'assenza di trucco ad eccezione del lucido sulle labbra. Non amavo truccarmi quando non mettevo le lenti a contatto.
" Abbiamo un appuntamento con la regina di Inghilterra?"- chiesi seria.
" No ma.."
" Siamo state invitate alla corte di Luigi IV per un ricevimento importante?"- continuai senza farla parlare.
" No è che.."
" E allora direi che il mio abbigliamento è consono alla situazione."- conclusi con un sorriso e avvicinandomi a lei le stampai un bacio sulla guancia.
" Non cambierai mai."- disse Elisabeth scuotendo la testa. Ero un caso impossibile da studiare, lo sapevo bene e mi divertivo molto a rendermi ancora più impossibile da decifrare.
" Nessuno può farlo."
" Non esserne così convinta."- rispose sorridendo. Alzai gli occhi al cielo e quando Jonathan ci raggiunse smettemmo con quell'argomento che non avrebbe portato a nulla di buono e uscimmo, nonostante fui sempre dell'idea di restare a casa a rilassarmi e soprattutto scrivere, scrivere e scrivere.
Ma avevo sottovalutato la compagnia di cui disponevano Elisabeth e Jonathan lì ad Helsinki. Mi ero fatta un'idea sbagliata, una sorta di pregiudizio, dovuto forse al fatto che non era andata lì per stringere amicizia a destra e sinistra, ma per liberarmi dai miei demoni. Non avevo fatto i conti con il tempo e il caso che sembravano volermi spingere verso un'altra corrente di pensiero. Non pensavo quindi che sarei riuscita a sbloccarmi come feci quella sera. Trovai quei ragazzi molto spassosi, in particolare trovai Kally e Michelle adorabili e la cosa a quanto pareva divenne reciproca. Riuscirono addirittura a tenermi lontana dal pensare al mio quaderno riposto nell'ultimo cassetto chiuso a chiave in camera. Conobbi anche Roger e Ted, colleghi americani di Jonathan altrettanto divertenti e decisamente l'opposto di Niko che continuava a provarci sfacciatamente. Elisabeth moriva dalle risate ogni volta che mi guardava perché sapeva bene quanto mi desse fastidio quell'atteggiamento, soprattutto quando non ero in vena di prendere in giro. La musica pian piano divenne più assordante del dovuto e mentre gli altri si dirigevano tutti in pista, io decisi di fare come sempre l'asociale e restare al mio posto a scrutare la gente.
" E tu non vai a ballare?"
Avevo dimenticato la palla al piede e così irrigidendomi di poco guardai Niko che nel frattempo si era avvicinato a me e dissi: " non mi piace ballare."
" Neanche a me. Meglio così almeno ci facciamo compagnia."- rispose facendomi l'occhiolino. Certi tipi dovrebbero solo guardarsi allo specchio quando si comportano in quel modo. Sono davvero ridicoli! Non capiscono che quei modi di fare sono decisamente sciocchi e che ormai alle donne non fanno un grandissimo effetto come loro possono pensare.
" Ti va di andare a fare due passi?"
" No, preferisco stare qui, grazie comunque dell'invito."- risposi abbozzando un finto sorriso. Continuava a guardarmi, a perforarmi con quello sguardo che non mi diceva nulla di particolare, nulla che potesse incuriosirmi.
" Sai, sei davvero bella. Mi chiedevo perché mai una donna come te non avesse un ragazzo. Sei così intelligente, molto colta e assolutamente diversa dalle altre."
Potevi anche farti i fatti tuoi, che pensare a me e al motivo per cui non stavo con nessuno. Mi limitai a rispondere con un semplice: " sei molto gentile."
Impercettibilmente lo sentivo avvicinarsi sempre di più e la cosa mi irritava moltissimo. Così mi alzai e dissi: " scusami, vado in bagno."
In realtà mi diressi verso il bancone del bar completamente nascosto agli occhi di quel Casanova improvvisato e mi sedetti sullo sgabello chiedendo una coca-cola alla quale avrei dato tutto la mia attenzione. 
" Ciao.."- quella voce mi fece sobbalzare e quando mi voltai accanto a me vidi Ville Valo sedersi e sfoggiare un bellissimo sorriso. Aveva capito che mi aveva fatto spaventare per questo mi guardava divertito, ma io feci finta di nulla e schiarendomi la voce risposi: " buonasera! Qual buon vento ti porta qui?"
" Un paio di rompiscatole che avevano voglia di divertirsi e di non lasciarmi in pace."- disse guardandomi dritta negli occhi. Un punto a suo favore, almeno non era il tizio che guardava costantemente altre parti del mio corpo come aveva fatto Niko.
" Benvenuto nel club."- risposi facendo un sorso della mia coca- cola. Anche lui ne ordinò una e notai che la barista lo guardava come se fosse stata sotto l'effetto di un incantesimo.
" E' confortante allora sapere che non sono l'unico che è venuto controvoglia."- disse senza prestare attenzione a quegli sguardi.- " sai, i tuoi modi di fare da gentil donna mi sono mancati oggi."
Lo stava dicendo veramente? Era pazzo, decisamente. A stento riuscii a trattenere una risata.
" Ne sono lusingata, beh diciamo che ho speso il tempo scrivendo."
" Immaginavo."- fece un altro sorso e poi si accese una sigaretta.
" E tu cosa hai fatto oltre a crogiolarti nella disperazione per via della mia assenza?"- chiesi osservandolo in ogni suo minimo movimento.
" Sono stato occupato con la band."
" Novità in vista?"
" Chi lo sa.."- con quel mezzo sorriso sulle labbra tutte sarebbero morte, anche la barista. Io invece fui impassibile.
" Sappi che io non ascolto la vostra musica. Il metal e il rock in generale non mi piacciono molto, quindi è inutile che fai il misterioso."- risposi sorridendo.
" Male, molto male!"- esclamò facendo un altro tiro. Quegli occhi e quell'espressione sul viso all'improvviso mi misero in imbarazzo, una cosa del tutto innaturale per me che avevo una faccia di cazzo esagerata. Cercando di fare l'indifferente mi guardai in giro e mi soffermai su una coppia vicino alla pista. Il ragazzo aveva l'aria del conquistatore alla riscossa mentre la ragazza aveva l'espressione del tipo " chi doveva capitarmi a questo giro!" e stava cercando un modo per licenziarlo. Un sorriso mi comparve sul viso senza volerlo e si allargò maggiormente quando vidi che il ragazzo aveva perso la sua battaglia. Quel sorriso non passò inosservato al caro Valo.
" Stai sorridendo. Che ti prende?"
" Nulla, ho solamente notato che un ragazzo si è appena beccato un due di picche."
" E l'hai trovato divertente?"- mi chiese fissandomi sorpreso.
" Molto. Questo prova che non tutto il mondo gira intorno a voi."
" Perché dici questo?"
Lo fissai e mi accorsi di come stesse studiando tutti i miei movimenti. Non seppi se essere lusingata di avere quegli occhi su di me o aver paura di quello sguardo. Alzai gli occhi e dissi: " semplicemente perché ci sono molti uomini davvero convinti di saper conquistare una donna in due secondi. Credono di riuscirla ad ingannare in poco tempo. Vi sbagliate."
" Non farne di tutta l'erba un fascio."- disse spegnendo il mozzicone di sigaretta nel posacenere. Era assurdo come avesse finito quella sigaretta in un minuto.
" Perché non dovrei?"
" Mai sentito parlare di eccezioni?"
" Questa è bella! Gli uomini vedono il sesso ovunque. I loro occhi poi non vanno al di là di questa sezione del corpo."- dissi indicando il mio busto. Lui scoppiò a ridere posando per la prima volta gli occhi sulla parte che avevo indicato.
" Hai sempre la risposta pronta, mia dolce Lady V.."- rispose con un tono di voce più basso quando smise di ridere.
" Dolce non direi."- risposi deglutendo.
" Per me lo sei."
" Hai una concezione di dolce davvero stramba."- dissi confusa. Lui per tutta risposta sorrise.
" Se non ho capito male, tu osservando la gente ti fai un'idea generale di come è.."
" Sì, ma posso anche sbagliare. Anche se, pensandoci bene, nella maggior parte dei casi ci ho azzeccato sempre."
"Analizza anche me."- disse ad un tratto spiazzandomi.
"Come scusa?"- chiesi ripetendomi se avessi sentito bene. Lui rise e avvicinandosi di più al mio orecchio disse: "avanti dimmi quello che pensi su di me a primo impatto."
Ehm..la cosa non mi piaceva, non tanto il fatto che dovessi analizzarlo quanto piuttosto il fatto di trovarmelo a due centimetri dal mio orecchio. Sentii per la prima volta il mio cuore intorpidito battere in  modo inusuale.
"Che c'è? Non ne sei più capace?"- mi punzecchiò con aria divertita allontanandosi. Odiavo quando assumeva quell'espressione.
"Certo che lo sono! Semplicemente mi hai colto di sorpresa."- risposi acidamente.
"Beh cosa aspetti?"- mi chiese continuando a guardarmi in quel modo. Lo fissai a lungo giungendo alla conclusione che era finalmente giunto il momento per me di dire la mia su quello zombie insopportabile, ma allo stesso tempo affascinante.
" Ho due idee su di te a dire il vero."
Lui mi guardò sorpreso. Stranamente la musica si era affievolita e questo mi permise di parlare senza urlare.
" Ah sì?"
" Quale vuoi sapere per prima? Quella futile e internazionale o la mia?"- chiesi sorridendo.
" Sono curioso di ascoltare quella futile e internazionale per prima."
" Okay. Ville Valo è il darkman tutto fascino degli HIM. Tutte le donne che lo conoscono pensano che sia bello da morire, sexy come pochi e che probabilmente è il ragazzo più romantico di questi giorni, un poeta degno erede di Shakespeare e l'essere con la voce più sensuale del mondo."- dissi pensando alle parole di Elisabeth. - " più o meno è questa l'idea che mi sono fatta sentendo la gente che stravede per te."
" Tutto molto interessante. Ormai so a memoria ogni singola parola di quello che hai detto. E' un copione che passa da bocca a bocca creandone una leggenda. Sapevi anche che qualcuno mi crede un vampiro solo perché la mia residenza non è una casa normale ma una torre?"
" Sì, mi ero dimenticata di dirlo."
" Già..ma adesso solo molto curioso di sapere la tua. Per quel poco che ti conosco credo che sarà qualcosa di molto originale."
Sorrisi diabolica e finalmente potei dire al diretto interessato ciò che pensavo io di lui.
" Io credo che tu sia un romantico, nel senso letterale del termine. Sei uno di quelli che si lascia distruggere da una passione, perché riesce a viverla fino in fondo. Sai di poterci mettere il cuore in quello che fai anche se potrai ricevere del male come contro. Sei una persona che ama isolarsi perché sei più sensibile e nel tuo isolamento riesci a vedere quello che gli altri non vedono. In questo modo potresti sembrare asociale ma a te poco interessa di ciò che dice e pensa la gente. Nonostante tu possa sembrare una persona negativa, in realtà sei leale e generoso. Penso che tu abbia un carattere impulsivo, ma cerchi sempre di autocontrollarti. È strano che sia io a dire una cosa del genere, ma sei anche molto sincero in quello che dici e per dirlo io ce ne vuole."
Quando conclusi il mio discorso tutto quello che ricevetti in cambio fu uno sguardo disarmato e completamente scioccato. Sentii che le mie guance erano accalorate e non capii se era per via del caldo che c'era in quella stanza o per il mio discorso. Ville non parlava, continuava a guardarmi e così fui io a farlo.
"Questo è quello che al momento penso di te. Non so se ho azzeccato, ma è quello che ho immaginato vedendo i tuoi occhi e le tue espressioni. Beh non parli? Ho detto qualcosa di male? Beh di danni ne faccio parecchi, quindi devo immaginare che ne ho fatti anche adesso."
" No! È che.."- si fermò un attimo e poi schiarendosi la voce riprese.- " non avevo mai pensato che al mondo potesse esistere qualcuno che riuscisse a dire tutto questo conoscendomi da solo due giorni. Per giunta una ragazza. Come fai?"
" Chiamalo intuito femminile. O forse è meglio dire che questa analisi è dovuta al fatto che mi sono esercitata a lungo nell'osservare la gente. Mi piace farlo."
" Quindi capisci molto della gente osservandola..un pò come me."
" A detta degli altri sembra che io abbia un talento innato nel capire capire i sentimenti altrui. Invece è piuttosto difficile capire i miei. Nessuno ci riesce, forse ad eccezione dei miei due migliori amici."
" Non è detto. Nonostante tu pensi di saper nascondere bene i tuoi sentimenti, c'è sempre qualcuno che riesce a capirti. Anche se è un estraneo."
Abbasso il bicchiere e sorriso a quell'ultima frase.
" Vorresti dirmi che qui in questa stanza, c'è qualcuno che ha capito perfettamente come sono?"
" Forse."- rispose vago facendo un sorso della sua coca. Restai a guardarlo per un tempo quasi indefinito e poi dissi: " ho dimenticato di dirti che sei anche di buona compagnia."
Scoppiò a ridere.
" Sono piacevolmente sorpreso da quest'affermazione."
" Non montarti la testa."
" D'accordo."- rispose alzando le mani in segno di arresa.- " e tu invece sei.."
" Ehi Jade vieni a casa?"
In quel momento l'urlo di Jonathan quasi mi fece sussultare. Mi voltai e vidi lui ed Elisabeth avvicinarsi. Ma quando si accorsero della presenza di Ville, si bloccarono pietrificati. Jonathan fu il primo a cambiare immediatamente espressione e salutò Ville come fosse un vecchio amico. Elisabeth si limitò ad una stretta di mano evidentemente imbarazzata.
" Credo che sia il caso di andare, vero John?"
A quelle parole Jonathan annuì e rivolgendosi a me disse: " voi continuate a divertirvi. Quando vuoi chiamami e io vengo a prenderti."
" Tranquillo la riaccompagno io a casa."- rispose Ville lasciandomi completamente senza parole. E la cosa a quanto pareva si estese anche ai miei due amici che si lanciarono occhiate sorprese.
" Ehm bene, noi andiamo. A dopo."- disse Elisabeth spingendo Johnathan verso l'uscita. Scossi la testa sorridendo.
"Stavi dicendo?"- chiesi riponendo poi l'attenzione sul finnico.
"Non ricordo. Evidentemente non era poi così importante."- rispose sorridendo. Ma qualcosa mi diceva che stava mentendo. Feci finta di niente e restammo ancora un pò a chiacchierare e poi quando divenne notte fonda decidemmo di tornare insieme a casa. Per la seconda volta, Ville mi accompagnò davanti alla porta di casa, ma a farci compagnia questa volta c'era l'imbarazzo. Lui se ne accorse e sorridendo disse: " non penserai mica che ti bacerò o cose del genere."
" Cosa? Che genere di film mentali ti fai a quest'ora, Valo? Vai a dormire forza!"- risposi cercando di non arrossire. Lui continuò a sorridere divertito e sulla scia di quello strani gioco disse: " sai, sono solo a casa se vuoi.. "
Era evidente che il suo intento fosse quello di provocarmi imbarazzo. Purtroppo per lui non ci riuscì, anche se almeno a me stessa non potei nascondere in quel momento l'incapacità di intendere e volere. Almeno non riuscivo a farlo se continuavo a guardarlo negli occhi. Mi bastò distogliere lo sguardo da lui per tornare la stronza di sempre.
" Bene, allora chiudi bene la porta. Chissà magari passano i ladri."- dissi sorridendo e altrettanto a voce bassa. Per la seconda volta lo spiazzai e così notando la sua espressione disarmata scoppiai a ridere.
" Sei incredibile."- disse a bassa voce. Io abbassai lo sguardo perché non fui in grado di sostenere quegli occhi così.maledettamente.sexy!
" Bene, allora io vado. Buonanotte."- disse sorridendo.
" Notte a te."- sorrisi e misi la chiave nella serratura per poter entrare in casa mentre lui si allontanava.
Era tutto così poco realistico! E quello che mi domandavo era se dovevo preoccuparmi di questo oppure non prestare minimamente attenzione a tutta la negatività che quei gesti mi facevo pensare. Di sicuro era tutto così strano!
   
 
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