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Autore: SusanTheGentle    03/03/2013    16 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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19. Ritirata!

 
 
“Uccidermi…” disse Lucy con un filo di voce.
Guardò negli occhi scuri di Emeth, il quale le rimandava un’espressione indecifrabile.
“Non sono mai venuto meno a un ordine del mio signore…” Il soldato si votò e riprese la sua spada da terra.
La ragazza temette davvero che volesse usarla.
“Almeno fino a oggi”  terminò il giovane, scagliando l’arma lontano, la quale produsse un forte clangore quando cadde sul pavimento.
Entrambi fecero un lungo sospiro. Lui con lo sguardo rivolto a terra, lei continuando a fissarlo.
“Maledizione!” proruppe Emeth. “Non so più nemmeno io quello che sto facendo! Da quando sono salito su questa nave mi sono ritrovato, senza rendermene conto, a rimettere in gioco tutta la mia vita, le mie certezze, le mie scelte. Devo obbedire al Principe Rabadash, ma non posso farlo! Non posso farvi del male! Non oserei mai mettervi le mani addosso! Voi siete una Regina! Una Regina di Narnia! E io…”
Lucy lo osservò attentamente. “Credete in Aslan?”
Per Emeth, quella domanda fu davvero inaspettata. Al nome del Leone, un’intensa emozione si dipinse sul suo volto ambrato.
“Non so dirvelo con certezza, perché anche se mi sono state raccontate storie meravigliose sulla vostra terra, signora, e sul Grande Leone, ne ho anche udite di spaventose. Quindi… non lo so”
“E’ così triste non avere nulla in cui credere”
Emeth vide lo sguardo della ragazza era divenuto un poco infelice.
“Non vorrei mai fare qualcosa che vi possa rattristare, Maestà. Tuttavia, davvero non so rispondere concretamente alla vostra domanda”
Lucy fece per aggiungere qualcosa, ma Emeth allungò una mano verso di lei, prendendola gentilmente per un braccio.
“Dovete andarvene di qui”
“Mi liberate?”
Il soldato la guardò allibito. “Voi volete andarvene, no?”
 “Certamente, ma…credevo che dopotutto non mi avreste mai lasciata andare via”
“Forse anche voi avete ascoltato storie sbagliate sul popolo del Deserto”
Lucy lo guardò un momento. “Perché mi aiutate?”
“Perché sento che è giusto così”
Lei gli sorrise grata. “Siete davvero gentile come credevo. Ho incontrato tanti guerrieri del sud, ma nessuno ha mai aiutato un prigioniero a scappare, da che ricordo”
“Non siamo tutti spietati assassini”
“Perdonatemi, non volevo dire questo…”
“Certo, ho capito, non preoccupatevi” Emeth fece un sorriso garbato. “Comunque sia, i nostri regni non troveranno mai un punto d’incontro. Abbiamo troppo pregiudizi l’uno verso l’altro”
“Forse, un giorno, Aslan metterà a posto le cose” insisté lei.
“Avete davvero tanta fede, mia signora, ma per quanto mi riguarda, Aslan non mi si è mai manifestato”
“Forse non vi siete mai guardato bene attorno”
Il ragazzo scosse brevemente il capo.
“Intorno a me ho sempre visto solo guerre e odio. Credetemi, vorrei aver fede in Lui, ma ancora non ci riesco”
Rumore di passi in corsa fuori dalla cabina. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo allarmato.
“Ora venite”
La prese per mano e poi aprì uno spiraglio nella porta. Chiunque fosse passato, se n’era andato.
Il soldato si voltò verso la Regina Valorosa e si tolse la casacca bianca e arancione.
“Indossate questa. Con un po’ di fortuna, nella confusione della lotta passerete inosservata. Potete nascondere i capelli?”
“Mi servirebbe un cappuccio” disse in fretta lei.
Emeth frugò allora nella cabina, trovando tra gli abiti del Principe ciò che faceva al caso loro.
Lucy si avvolse in un mantello nero, che le stava molto largo e le arrivava sino ai piedi (quasi quasi però era meglio che le andasse grande). Calò il cappuccio sul viso, poi guardò il ragazzo annuendo, come a dire che era pronta.
Ancora non sapeva perché quel giovane soldato l’aiutava. Poteva anche essere una trappola. Ma qualcosa in lei le diceva che non era così. Non sapeva cosa le dava questa certezza. Forse erano stati i suoi occhi e i suoi modi cortesi, ma l’importante era che Lucy fosse assolutamente convinta della bontà nascosta nel suo cuore.
“Se fosse diversamente, mi avrebbe uccisa. O se non l’avesse fatto, avrebbe potuto lasciarmi lì. Invece mi sta aiutando a scappare”
Corsero sul ponte, dove la battaglia ancora infuriava. Gli uomini di Calormen e di Narnia si mischiavano, battendosi con tutta la forza che avevano.
Emeth guadò la scena con un sentore di nausea.
Era davvero quella la vita che voleva fare?
No…non era questo che aveva creduto quand’era entrato a far parte delle Guardie Imperiali. Lui voleva operare per la giustizia e la sicurezza del suo regno, non ridursi a fare del suo sostentamento il sangue di gente innocente.
Rafforzò la presa sulla mano della Regina Lucy, desideroso più che mai di portarla lontano da quell’orrore, zigzagando in mezzo ai guerrieri di entrambe le fazioni.
Con gran stupore della ragazza, tra quelli di Narnia c’era anche un gruppo di strane creature mai viste prima, con un grosso piedone sul quale saltellavano, la testa a forma di fungo.
“Gli Invisibili!” pensò immediatamente Lucy.
Ne era più che certa, riconosceva il bum bum dei loro passi sul suolo.
“Oh! Aspettate, aspettate!” gridò all’improvviso, strattonando la mano di Emeth e costringendolo a tornare indietro di qualche passo. “Quello è Nausus! E’ ferito!”
Il Fauno era poco distante da loro, seduto a terra contro il parapetto. Si teneva una gamba caprina sanguinante, un pugnale infilato in essa.
“Maestà!” esclamò Nausus, felice di vedere la Regina ma assai confuso nel vederla con un guerriero nemico. “Siete salva, che gioia!”
A fatica si alzò, strappandosi il pugnale dalla gamba, gemendo di dolore.
“Devi essere curato subito”
“Non è grave, mia signora, state tranquilla” la rassicurò Nausus, comprendendo l’espressione sul viso di lei.
“Portatela via di qui” gli disse Emeth, posando la mano della ragazza dalla sua in quella del Fauno.
Lucy sentì svanire il calore di lui e lo guardò in viso, confusa.
“Voi non venite con noi?”
“Il mio posto è ancora qui, per il momento” rispose il giovane a malincuore.
Senza preavviso, Lucy lo abbracciò.
“Grazie! Non dimenticherò quello che avete fatto per me, oggi”. Si separò da lui e lo fissò preoccupata. “Passerete dei guai, non è vero?”
“Molto probabilmente” annuì il ragazzo.
La guardò a sua volta. Quegli occhi azzurri gli sarebbero mancati…
Il soldato e il Fauno si scambiarono uno sguardo. Nausus gli porse una mano ed Emeth la strinse.
Che strana sensazione…quella creatura non era umana, eppure…eppure lo sembrava molto più di molti uomini che aveva conosciuto.
“Aslan sia con voi, e vi protegga, giovane amico. Vi ringrazio a nome di Re Caspian e dei nobili Pevensie per aver salvato la nostra amata Lucy”
“Era mio dovere…signore”
“Pregherò perché non vi accada niente” affermò la ragazza con intensità.
Lui le sorrise leggermente. “Vi ringrazio. Forse chissà, un giorno il vostro Aslan ci farà rincontrare”
“Lo spero tanto”
E poi, ella sparì dalla sua vista, condotta dal Fauno verso la salvezza.
Emeth tirò un gran sospiro. Incredibilmente ce l’avevano fatta.
Si sentì diverso, si sentì meglio. Per una volta, invece di togliere la vita ne aveva salvata una.
Era così che un soldato doveva agire, si disse. Era in quel modo che un uomo aveva cura del suo paese, della sua gente, facendo atti di misericordia, di onore e gentilezza. Provò finalmente vera soddisfazione.
Non avrebbe ricavato nulla per sé stesso dal salvataggio della Regina Lucy, semmai sarebbe stato punito, e anche molto severamente, quando si fosse scoperto ciò che aveva fatto. Ma non gl’importava. Saperla in salvo era tutto ciò che desiderava.
Purtroppo però, la sensazione di serenità che si era fatta strada in lui svanì come una bolla di sapone.
“Che cosa hai fatto, figlio?” disse una voce dura alle sue spalle.
Emeth trasalì e si voltò rapido.
“Padre!”
Aréf tarkaan era a un passo da lui, affiancato da altri due soldati. Aveva visto tutto.
 
 
Gli Inettopodi erano balzati in aiuto dei Narniani nel momento in cui questi ultimi sembrava fossero in maggior difficoltà. Con lance e giavellotti menavano fendenti poderosi e scalciavano dolorosamente con il loro unico piede. Si salivano in groppa l’un con l’altro, lanciandosi poi dalle spalle del compagno per piombare addosso al nemico.
“Chi l’avrebbe mai detto” commentò Edmund ad alta voce.
Con movimenti secchi come colpi di frusta, il Re Giusto calò la lama su tre soldati in rapida successione.
Nessuno si muoveva con la sua velocità, nessuno aveva la sua tecnica, completamente diversa da quella di chiunque altro.
A Lucy, Edmund aveva insegnato secondo la norma, ma lui non seguiva le regole. Fin da quando era Maestro di Spada nell’Epoca d’Oro, aveva affinato un metodo tutto suo.
In quel momento era completamente nel suo elemento, e sarebbe stato ancora meglio se avesse avuto due spade invece di una. La mano sinistra si sentiva inutile se non poteva aiutare la sua compagna. Edmund era famoso per la sua bravura nell’utilizzare anche due lame contemporaneamente, come se per lui fosse la cosa più semplice al mondo.
Indietreggiò e andò a sbattere con la schiena contro qualcuno.
“Peter!”
“Tutto bene?”
“Me la cavo egregiamente”
Il fratello maggiore gli sorrise. Lui ricambiò. Erano schiena contro schiena.
Due nuovi soldati cercarono di attaccarli. Edmund calò di nuovo la Spada di Bern, rapida e sicura. Peter alzò Rhindon, che si abbatté precisa sui nuovi nemici.
Si abbassarono entrambi per schivare una lama di scimitarra e un masso sibilante che passò in quel momento sopra le loro teste, andando a schiantarsi contro il cassero di prua.
I due fratelli allontanarono di nuovo l’uno dall’altro senza dirsi nulla. Solo un rapido sguardo bastò.
“Ed…”
“Lo so, non ti preoccupare. E’ tutto sotto controllo, no?”
Il Re Supremo annuì e poi si diresse verso il fondo della nave per impedire ad alcuni guerrieri del sud di salire al timone e attaccare Drinian.
Poco dietro di loro, nella cabina del pilota, Eustace e Gael osservavano la battaglia con il cuore in gola. Lei si copriva gli occhi con le mani di tanto in tanto, lui incitava e si sbracciava gridando: “Attenti, attenti! Oh, che colpo di fortuna! Ah no, dietro di voi!”
“Eustace!”
Il ragazzino sentì la voce del cugino chiamarlo.
Il Magnifico spalancò la porta della cabina di comando. “Prendi il cordiale di Lucy! Drinian è stato ferito! Non star lì impalato! Hai sentito quel che ho detto?”
“S-sì, sì, vado! Vieni Gael!”
Eustace prese per mano la bambina e uscirono all’esterno.
Per raggiungere le cabine dovettero scendere dalla plancia e attraversare un breve tratto di nave. In quella confusione fu davvero difficile non essere colpiti dai proiettili di roccia delle catapulte. Eustace spinse Gael sottocoperta. Lei strillò quando una freccia entrò nel boccaporto e le passò vicino al viso, piantandosi nella parete esattamente sopra la testa di Eustace.
Il ragazzo alzò gli occhi e guardò la freccia ancora vibrante. Cadde seduto sul pavimento, ansimante.
I due si guardarono spaventati. Infine, Eustace ebbe il coraggio di risalire la scaletta e allungare un braccio verso l’alto. Con un tonfo, chiuse il boccaporto.
“Stavolta ci siamo andati davvero vicini” boccheggiò, una mano sul cuore che rischiava di balzargli fuori dal petto per la paura.
 
 
Intanto, sul ponte, Peter aveva preso momentaneamente il comando del Veliero dell’Alba.
Drinian, ferito all’addome da una freccia nemica, era steso a terra. Due marinai erano già accorsi dal loro capitano.
Dall’Occhio di Falco, continuavano a piovere attacchi uno dopo l’altro.
“Sono instancabili”pensò il Re Supremo, con una punta di panico. “E noi non eravamo preparati”
Osservò il movimento delle due catapulte sulla nave di fronte a loro. Una era stata incendiata da Susan e i suoi arcieri, ma anche così, Calormen era in netto vantaggio.
Peter aveva già male alle braccia, indolenzite a causa del troppo tempo passato senza allenarsi. D’altra parte, nel suo mondo come avrebbe potuto farlo?
Nonostante la giustificazione più che accettabile, Peter si sentì debole in confronto a Edmund e Caspian, impegnati entrambi in difficili nuovi scontri.
Caspian stava affrontando, non uno, ma ben due calormeniani contemporaneamente.
Il Re di Narnia impugnava Rhasador e il pugnale del padre. Non si risparmiava e non si faceva intimorire dalla superiorità numerica degli avversari.
Caspian colpì il primo con gesti rapidi e precisi, ruotando agilmente su se stesso per essere subito addosso al secondo.
Il terzo purtroppo non poté evitarlo. Arrivò troppo all’improvviso, dall’alto, saltando giù dal drago d’oro e menando un fendente poderoso sulla lama di Rhasador, così che Caspian dovette piegarsi per parare il micidiale colpo.
Quando alzò il volto, vide Rabadash torreggiare su di lui.  
Con un brontolio rabbioso, il principe tolse la sua scimitarra dalla spada del Re di Narnia, in viso una maschera di odio e violenza. Era fortissimo.
Il principe di Calormen non si era reso conto, fino a quel momento, quanto la sconfitta sulle Isole Solitarie gli bruciasse ancora. Una disfatta per mano di un Re di appena diciannove anni, le cui belle parole avevano fatto breccia nel cuore del popolo.
Caspian l’aveva umiliato davanti ai suoi uomini e costretto a riprendere il mare con la coda fra le gambe.
Comunque, non era tanto per questo che era così arrabbiato. Non era nemmeno per l’inganno subito dalla falsa Regina Susan.
Certo, queste cose lo facevano andare su tutte le furie, ma era stato soprattutto il vederli insieme a scatenare in lui la collera.
Caspian e Susan.
Il Liberatore e la Dolce.
Rabadash aveva solo sentito parlare del sentimento che legava i due ragazzi, non aveva mai constatato coi suoi occhi la veridicità di tali voci. Tuttavia, gli era bastato una volta parlare di lei in presenza di Caspian perché egli scattasse subito sull’attenti.
Il solo pensare al Re e alla Regina in quei termini lo mandava fuori dai gangheri. Lei doveva essere sua e di nessun altro.
Si lanciò all’attacco, colpendo e destra e poi a sinistra un susseguirsi di affondi ininterrotti, i quali però Caspian riuscire a parare.
Purtroppo, il Liberatore fu costretto ad indietreggiare sempre più, a mala pena ebbe il tempo di rimettersi in piedi. Il principe di Calormen era in preda a un furore mai visto, tanto che Caspian non riuscì a comprendere da dove gli venisse tanta rabbia nei suoi confronti.
Rabadash colpì Caspian al viso con un forte calcio.
Il Re di Narnia cercò di mantenere la presa sulla sua spada. Se avesse mollato solo per un attimo, di sciuro non sarebbe riuscito a sfuggire ai colpi mortali dell’avversario.
Un altro calcio del Principe lo buttò in ginocchio. Caspian reggeva Rhasador con la mano destra, appoggiando sul ponte la mano sinistra per non vacillare ancor di più sotto i fendenti incessanti.
Quando girò di nuovo la testa verso il principe del sud, quello gli puntò la lama affilata alla gola.
Caspian sentì la punta della scimitarra lacerargli la pelle del collo e un rivolo di sangue colargli lungo la gola.
Rabadash aveva sul volto un’espressione di feroce trionfo.
“Mi deludi, Liberatore. Ti facevo molto più forte”
In quell’istante, gli occhi di Caspian si spostarono dal volto a un punto ben preciso oltre le spalle di Rabadash.
Egli notò il mutamento dell’espressione del Re, che da collerica divenne stupita, e in un certo modo spaventata.
Non gli ci volle molto per comprendere il perché di tale repentino cambiamento.
Udì all’orecchio il lieve stridio di una corda d’arco che veniva tesa e percepì all’altezza della nuca la fredda punta della freccia.
“Lasciatelo immediatamente”
La voce di Susan era bassa e intimidatoria.
Caspian non l’aveva mai vista così.
Rabadash fece un sorriso sghembo e si mosse quel tanto che gli premise di vedere in volto lei ma continuare a tenere sotto tiro il Re. L’estremità della freccia era adesso puntata dritta al suo viso.
Gli occhi della Regina Dolce si specchiarono nei suoi, anche se avevano ben poco di dolce, in quel momento.
“Avete sentito quello che ho detto? Abbassate la spada. Subito” scandì Susan, incredibilmente tranquilla.
Ma c’era il fuoco della rabbia in quello sguardo celeste, che la rendeva forse ancora più attraente.
Era immobile, il braccio destro teso all’indietro, le dita pronte a mollare la corda.
Quando Susan aveva visto Rabadash arrivare sulla nave, si trovava ancora sopra il ponte di combattimento. Si era guardata attorno per un attimo per sapere com’era la situazione e aveva visto Peter, Drinian, Edmund, Rhynce, Tavros…e Caspian. Tutti combattevano.
Solo in seguito aveva notato in mezzo alle armature di Narnia una veste scura, sconosciuta. O forse non proprio…dove poteva averla già vista?
Poi il respiro le si era fermato e aveva sentito un nodo serrarle la gola: Rabadash.
Era sulla loro nave e Caspian, in evidente difficoltà, stava battendosi con lui.
Allora, senza pensare a niente tranne che a correre in suo aiuto, Susan aveva abbandonato la sua postazione ed ora era lì di fronte a loro.
“Non ve lo ripeterò ancora, principe. Allontanatevi, o pianterò questa freccia nella vostra fronte”
“Mia graziosa Maestà, prima che voi troviate il coraggio di farlo,” la schernì Rabadash, “la testa del vostro amato Caspian sarà già per terra”
Premette la lama contro la gola del Re di Narnia e subito Susan alzò l’arco.
“Non osate!”
“Altrimenti?” Rabadash rise. “Voi non uccidereste un insetto, Susan. Lo sappiamo tutti e tre”
“Davvero?”
Susan mollò la corda e la freccia trapassò da parte a parte la mano con cui Rabadash reggeva la scimitarra.
Il principe cacciò un urlo e si afferrò l’arto ferito con l’altra mano.
Caspian si alzò di scatto e con la parte di piatto di Rhasador colpì la mano lesa dell’avversario, il quale fece cadere finalmente la scimitarra. Il Re di Narnia la raccolse immediatamente.
“Siete avvisato. Il prossimo andrà a segno” disse ancora Susan.
Avrebbe colpito. Non stava scherzando e i due uomini lo capirono.
La ragazza preparò un altro colpo, mentre Caspian si metteva al suo fianco. Il Re e la Regina guardarono il loro nemico.
Un’ira violenta esplose dentro Rabadash. Non poteva sopportare quella vista. Non poteva vederli insieme.
“Ordinate immediatamente ai vostri uomini di arrendersi” esordì Caspian, minacciando Rabadash con la sua stessa arma, come egli aveva fatto con lui poco prima.
“Mai!” urlò il principe di Calormen, estraendo un pugnale dallo stivale e gettandosi sul Re di Narnia, ferendolo al braccio.
Susan tirò di nuovo. Sfortunatamente , stavolta il colpo mancò il bersaglio, anche se di poco.
Rabadash si volse svelto verso di lei, ma Caspian gli fu di nuovo addosso.
Il principe di Calormen brandì il pugnale avvicinandoglisi pericolosamente. Il Re di Narnia scartò di lato, così che la lama lo colpì di striscio sul fianco dell’armatura e non lo ferì. Con Rhasador puntata davanti a sé, Caspian sferrò un colpo dritto verso l’avversario. Gli fece volare via il coltello di mano e con la spada trapassò la sua veste nera.
Rabadash boccheggiò, ma ebbe ancora la forza per reagire. Si avventò su Caspian con tutto il suo peso, trascinandolo all’indietro verso il parapetto della nave.
Il ragazzo si piegò all’indietro sulla balaustra. Spinse con forza un piede sul corpo dell’altro e con un calcio lo spinse via, facendolo precipitare in acqua.
In poco tempo, i calormeniani si accorsero dell’accaduto.
Ma se i narniani credevano che questo li facesse retrocedere, si sbagliavano.
Alla vista del loro signore ferito, la furia esplose maggiormente.
Fu allora che la situazione sembrò precipitare per il Veliero dell’Alba. Tuttavia, c’era qualcuno che in tutto quel tempo aveva radunato le forze in attesa del momento cruciale.
Con gran stupore di tutti, al centro del ponte del veliero di Narnia, apparve una figura avvolta in una lunga veste chiara.
“Miriel!” gridò Peter sgomento. “Vieni via!”
“Lasciami fare!” gli urlò lei in risposta.
La Driade fletté le braccia avanti a sé. Dai palmi delle mani cominciò a formarsi una luce dorata, e pian piano prese forma un germoglio che presto si schiuse in un fiore rosso inteso.
Miriel soffiò su di esso e il fiore svanì in tante piccoli luccichii luminosi.
Peter aveva già visto qualcosa di simile ma ciò che avvenne dopo lo lasciò letteralmente senza parole, così come tutti.
Le scintille di luce volarono verso il mare, in direzione dell’Occhio di Falco. Quando si posarono sull’acqua, questa cominciò ad evaporare. Lunghe volute di fumo si formarono nel cielo notturno. Il livello del mare si abbassò, diminuiva sempre più, e presto, l’Occhio di Falco si ritrovò arenata nella baia. Sotto la chiglia non c’era più acqua, ma la sabbia del fondo del mare, le conchiglie e le alghe incollate sulla carena.
Immediatamente, i calormeniani gridarono al maleficio.
Ma era tutt’altro che un maleficio. Era stato un vero prodigio
Peter, dalla sua posizione, non aveva mai staccato gli occhi da Miriel. Nessuno aveva mai visto una Driade fare cose simili. L’aspetto era quello di una ragazza, ma dentro, ella era una creatura di Aslan, una dei suoi figli più puri e per cui più potenti.
In quel momento gli sembrò impossibile che lei gli avesse rivolto quelle parole nella radura. Era venuta per incontrare lui…ma che cos’aveva lui di tanto speciale?
“Come ci sei riuscita?” chiese Caspian avvicinandosi alla Driade, sbalordito.
“I miei poteri sono legati al sole e al fuoco, oltre che alla natura. Dai primi derivano la luce e il calore, che posso usare come meglio credo”
“Come ti è venuta l’idea?” le chiese Susan, sorridente.
“Bè, ho pensato che l’unico sistema per fermarli era usare il calore appunto, concentrandolo solo nel punto in cui si trovava l’Occhio di Falco, e portandolo a un tale livello di intensità in modo da prosciugare quel tratto di oceano. Se fossi stata una ninfa dell’acqua, mi sarebbe bastato aumentare il volume del mare e sommergere la nave. Ma dato che non dispongo di un potere simile…”
“Sei fantastica!” esclamò Edmund, quasi senza parole. “Giuro che non penserò mai più male di te. E’ stato…sei stata…unica!”
Miriel sorrise . “Vi ringrazio, Vostre Maestà”
“Niente più Maestà” disse Susan. “Chiamaci con i nostri nomi, d’ora in poi”
“Ma io…”
In quel momento, il drago d’oro e il rapace di bronzo si staccarono e il Veliero dell’Alba riprese a muoversi.
Lucy… pensò Peter dalla sua postazione. 
E subito dopo la voce di lei gridava il suo nome in mezzo alla confusione.
Il Re Supremo spalancò gli occhi azzurri. “Lu!!!” gridò, in un primo momento incredulo.
Sua sorella correva verso di lui, avvolta in un mantello nero. Il cappuccio le cadde e liberò i lunghi capelli rossi che le ondeggiarono davanti al volto. Era affiancata da Nausus, il quale rimase indietro per via della gamba ferita.
Peter abbandonò il posto di comando per raggiungerla, e quasi cadde a terra per la forza con cui lei gli si gettò al collo, abbracciandolo fortissimo.
Lucy iniziò a piangere in modo irrefrenabile e a nulla valsero i tentativi di lui di calmarla.
“Scusa, mi dispiace, mi dispiace!”
“Tranquilla, Lu, sei salva” disse Peter, stringendola forte a sé. Poi si voltò in direzione del Fauno. “Grazie”
Quello scosse il capo. “Non è merito mio”
Il ragazzo stava per chiedere spiegazioni, ma una nuova ondata di proiettili rocciosi si abbatté su di loro.
“Dannazione, hanno ancora in funzione le catapulte!” esclamò, separandosi da Lucy. “Tu rimani con Nausus”
“Mi serve il mio cordiale, devo curarlo. Devo occuparmi di tutti i feriti”
“La tua pozione la stanno usando Eustace e Gael, in questo momento. Sono di sotto con Drinian”
“Allora vado da loro”.
Lucy si asciugò le lacrime e corse via. Intravide Edmund, Susan e Caspian. Avrebbe parlato più tardi con tutti loro.
Non appena la sorella fu scomparsa sottocoperta, Peter risalì al timone, girò la barra rapidamente e fece virare la nave il più in fretta possibile.
“Che cosa fai?!” urlò Caspian.
“Dobbiamo andarcene, non possiamo contrattaccare! Fai risalire tutti da questa parte, subito! O resteranno sull’Occhio di Falco!”
Caspian esitò un secondo solo.
“Susan! Ed!” gridò poi, facendosi aiutare anche da loro ad avvertire chi era sceso sul ponte della nave nemica e ancora si trovava là.
I soldati di Calormen tuttora sul Veliero dell’Alba, invece, fuggivano atterriti e invocavano Tash di salvarli dal sortilegio della Driade. Alcuni si arrampicarono sulle sculture del drago e del rapace, altri si gettarono in mare.
Aréf tarkaan e il capitano dell’Occhio di Falco diedero ai rispettivi uomini l’ordine di ritirarsi.
“Andiamocene, subito! Via! Via di qui!”
Ma il capitano delle guardie non aveva capito che ormai la nave si era irrimediabilmente bloccata nel mezzo della baia.
Un attimo più tardi, il capo dei pirati gridava qualcosa a proposito del Principe Rabadash. La faccia affilata del corsaro era rossa e sudata. Gesticolava furiosamente con i suoi compagni e gli altri si precipitarono come fulmini a srotolare una scaletta di corda per raggiungere il suolo.
Rabadash era steso sulla sabbia del fondo marino, piegato su se stesso, sputando acqua e tossendo. Perdeva sangue da una ferita sul fianco.
Uno dei pirati allungò una mano verso di lui, ma il principe la scostò bruscamente.
“Non toccarmi! Che nessuno mi tocchi!”
“Vostra Altezza, dovete…”
“Prendeteli!” urlò furente, puntando un dito in direzione della nave di Narnia che si stava allontanando. “Rimettete questo veliero in mare, e inseguiteli!”
Alzò appena il capo, ansante, fissando con occhi ardenti il pirata.
“Purtroppo ci è impossibile al momento. Siamo bloccati qui fino a quando il mare non…non riappare…” balbettò il corsaro, non molto sicuro che il termine usato fosse quello giusto.
Che cosa dovevano aspettarsi desso? Che l’acqua fosse rispuntata così com’era svanita?
Rabadash si alzò a fatica, la mano e le costole trafitte da mille fitte dolorose.
L’urlo di rabbia che scaturì dalla sua gola però, non fu udito a bordo del Veliero dell’Alba.
 
 
 
“Perché hai ordinato la ritirata?” esclamò Caspian, rabbioso, rivolto a Peter.
“Perché era l’unica cosa sensata da fare! Non potevamo attaccarli e loro ci avrebbero distrutto con quei colpi. Guarda la nave! Non è in buone condizioni”
“E pensare che l’avevamo appena riparata…” disse il Capo degli Inettopodi, sconsolato.
“Non li dai tu gli ordini, Peter!”
“Caspian…” fece Susan. Non voleva che litigassero.
“E tu dov’eri?”
“Stavo combattendo contro Rabadash, se non lo sai!”
“Bene. Mi sembrava che avessimo deciso- quando sono salito a bordo di questo veliero- che in un caso qualsiasi di impossibilità da parte tua di dare ordini, il comando l’avrei preso io”
“Lui è il Re Supremo” disse ancora Chief.
“Ben detto, Capo! Ben…ehm…” fecero gli altri Inettopodi, vedendo che lo sguardo di Caspian non era troppo amichevole in quel momento.
 “E Lucy?” intervenne titubante Edmund.
Era rimasto sconvolto quando il Veliero dell’Alba si era allontanato dall’Occhio di Falco, pensando che la sorellina si trovasse ancora làssù.
Peter diede a tutti la buona notizia. Lucy era slava.
 “Scusate, avrei dovto dirvelo subito, ma non ho potuto farlo”.
Lanciò un’occhiata eloquente a Caspian.
Egli distolse lo sguardo e lasciò cadere il discorso.
Sì, era vero, Peter era Re Supremo di Narnia. Ma la spedizione era la sua, il Re adesso era lui, non Peter. Lui stesso gli aveva dato piena autorità su Narnia e tutto ciò che ne concerneva, tirandosi indietro di un passo.
Comunque, non era il momento di rimuginare su certe cose, adesso dovevano pensare a Lucy.
La Valorosa si trovava nella cabina di Drinian.
Quand’era entrata, ancora con indosso il mantello di Rabadash e la camicia da notte, Gael le era corsa subito incontro.
Lucy pensò quanta fortuna aveva nell’essere di nuovo lì con tutti gli amici. Avrebbe anche potuto non rivederli mai più.
Perfino Eustace l’aveva abbracciata.
“Eri preoccupato per me? Possibile?” aveva tentato di scherzare Lucy, sentendo crescere in lei un grande affetto per il cugino.
Eustace aveva mugugnato qualcosa d’incomprensibile.
“Toh!” aveva risposto, cacciandole in mano la sua pozione miracolosa e diventando molto rosso.
Ma se l’emozione con lui e Gael era stata forte, niente poté paragonarsi alla sensazione di quando vide schierati davanti a lei i suoi fratelli e Caspian.
Agitata, eccitata, dispiaciuta, felice, imbarazzata…provava tutti questi sentimenti ed essi quasi rischiavano di soffocarla.
Rimasero lì a fissarsi, tutti e cinque, per un attimo che parve interminabile.
Lucy si alzò ma subito chinò il capo, sentendo ancora le lacrime affiorare.
“Mi dispiace…” disse in un sussurro cominciando a singhiozzare forte, lasciandoli tutti turbati e allibiti. “Scusate, è tutta colpa mia!”
“Lucy, ma che dici?” fece Susan.
“Sì, è colpa mia! Sono io la causa di tutto!”
Voleva raccontare ogni cosa e non le importava se c’erano anche Drinian, Gael, Eustace, Miriel, e Chief. Doveva farlo.
“Perché sei uscita di notte?! Che ti dice la testa?!” sbottò Edmund, che a tutti apparve adirato ma che dentro di sé era sollevato di sapere che non le fosse accaduto niente.
“Adesso calmati, e raccontaci tutto” le disse Caspian gentilmente, avvicinandosi e mettendole le mani sulle spalle.
La ragazzina scosse forte la testa, lo sguardo rivolto verso il basso.
“Non posso. Ho fatto una cosa orribile…mi odiereste, ne sono sicura”
“Cosa puoi aver fatto di così terribile?” chiese dolcemente Susan.
“Ha letto il libro del mago” intervenne Chief. “E ha fatto un incantesimo, vero?”
Tutti si volsero verso di lui.
Lucy vide che il Capo degli Inettopodi aveva un’espressione desolata.
“Come lo sai?”
“E’ la verità?” chiese Susan, più duramente di quanto avrebbe voluto.
“Non è colpa della Regina” la difese Chief, facendo un saltello verso la Dolce. “Purtroppo, anche questo faceva parte del piano dell’Oppressore. Era un modo per farvi perdere tempo, così che lui avesse potuto consegnare la Regina Susan a quell’altro principe”
“Di che incantesimo si tratta?” domandò Peter. Anche lui ora aveva assunto un tono di rimprovero.
Lucy non rispose subito. Aveva riabbassato gli occhi nascondendosi nell’abbraccio di Caspian, l’unico, a quanto sembrava, che in quel momento non aveva un rimprovero da farle.
“Poteva essere un incantesimo qualsiasi” spiegò Chief. “Non aveva importanza quale, purché creasse confusione. Ci dispiace non avervelo detto, ma avevamo paura dell’Oppressore”
“Non è colpa di nessuno quello che è successo” disse Lucy. “Solo mia”
“No, tu non sai che Coriakin ci ha traditi” spiegò Miriel.
“Cosa?!” Lucy trasalì.
“Purtroppo è vero. Per cui sei stata tratta in inganno quanto noi, Maestà”
“Era tutta una scusa, Regina, tutta una scusa!” saltellò Chief arrabbiato. “Il libro era un’esca!”
“Questo però non giustifica quello che ho fatto. Anche Aslan l’ha detto. L’ho voluto io. Potevo evitarlo, eppure…”
“Hai visto Aslan?” chiese un coro di voci. Tutti i presenti tremarono di emozione e timore reverenziale.
“Sì…e mi ha sgridata”
“Dicci quale incantesimo hai pronunciato” ripeté severo Peter.
E finalmente lei dichiarò la verità.
“Mi sono trasformata in Susan. I soldati di Calormen mi hanno vista e mi hanno catturata, credendo fossi lei”
Nessuno parlò. Tutti quanti stavano cercando di capire.
“Che cosa hai fatto?” domandò infine proprio Susan, piano, a bocca aperta.
“Volevo…volevo essere come te” esclamò Lucy, piangendo forte, senza il coraggio di guardare la sorella in volto.
Si separò da Caspian, che ora la guadava attonito.
“Volevo essere grande! Volevo essere coraggiosa e bella! Volevo essere te! Perdonami Susan, ti prego! Non odiarmi!”
“Ma io non ti odio, Lucy! Come potrei?!” esclamò Susan, correndo ad abbracciarla. “Sei mia sorella! Sei la mia migliore amica! Solo…perché hai fatto una cosa simile?”
“Mi dispiace, davvero! Il fatto è che io…ti invidio. E volevo…volevo…”
“Oh, Lu…Piccola stupida…”
“Lo so. Lo so che sono stupida!”
Susan la allontanò da sé e le sorrise, passandole una mano suo viso e baciandola sulla guancia. Anche la Regina Dolce, adesso, aveva gli occhi lucidi.
“Certo che lo sei! Non hai mai capito che sei tu la migliore tra noi due”
Lucy fissò incredula la sorella maggiore. Tutto si era aspettata tranne che quelle parole.
Susan sorrise ancora. “Sì, io sarò anche bella, ma non avrò mai nemmeno la metà del coraggio che hai tu. E poi, io non mi trovo così straordinaria come mi vedi. Non ho nulla da essere invidiata, anzi, sono io che invidio te”
“Cosa? Susan…ma…”
“Tu non hai mai tradito Aslan. Io sì. Tu non hai mai perso la fede, non hai mai abbandonato Narnia e le persone che ti amavano. Io l’ho fatto. Se sono tornata lo devo a te, che mi hai sempre spronata e aiutata a non perdere la speranza, non di certo al mio coraggio né tantomeno alla bellezza. E poi, un giorno non sarò più tanto bella, invecchierò e avrò un sacco di rughe”
Tutti fecero una breve risata. Con quella piccola battuta, Susan era riuscita un poco a distendere l’atmosfera tesa.
“Ma Caspian ti amerà comunque” mormorò Lucy.
Il Re e la Regina Dolce si scambiarono uno sguardo.
“Credi che io ami tua sorella solo per il suo aspetto?” disse lui.
“No, certo. Anche perché ha mille altre qualità”
“Quali?” fece Eustace all’improvviso. “E’ una bisbetica viziata!”
“Ah, grazie…”
“Le tue manifestazioni di affetto sono sempre e migliori, Eustace” fece Edmund scuotendo la testa.
Lucy provò a guardare i suoi fratelli e vide che i volti di tutti si erano addolciti.
 “Tu sei bella come sei, Lu” disse Peter sorridendole.
 “Hai capito?” riprese Susan. “Tu sei la più importante tra di noi. E non lo dico solo perché te la sei vista brutta stanotte, o perché sto cercando di consolarti. Lo penso davvero. Tutti lo pensiamo”
“E’ vero” affermò Caspian, passando un braccio attorno alle spalle di Lucy e l’altro a quelle di Susan. “Se non fosse stato per te, voi non sareste mai venuti a Narnia e io non avrei mai incontrato tua sorella. E la mia vita non sarebbe stata così meravigliosa come lo è oggi”.
La Regina Dolce guardò il Re con commozione.
Lucy fece un gran sospiro. “Mi sono comportata male e ho combinato un disastro. Mi dispiace tantissimo, ragazzi”
Tutti le sorridevano affettuosamente e scossero il capo, come a dire che non importava.
Lucy si sentì immensamente fortunata ad avere accanto persone come quelle, amici veri e sinceri.
Drinian fece una smorfia e si alzò. “Sarà meglio andare a vedere com’è la situazione là fuori”
In realtà voleva che i cinque Sovrani rimanessero da soli per un po’.
“No, non dovete muovervi!” dissero Gael e Eustace in coro.
“Sareste così gentili da aiutarmi, allora?”
“No, voi resterete qui, stanotte” disse Lucy. “Io e Gael ci arrangiamo per dormire”
“Miei Re” intervenne Chief, “i mei fratelli sarebbero dell’idea di ospitarvi ancora sulla nostra isola”
“Non possiamo tornare a terra” disse Peter. “Dobbiamo andarcene subito di qui. Anche se la nave di Calormen non dovesse riuscire a tornare in mare a breve, i soldati e Rabadash stesso potrebbero scendere sulla terraferma e attaccare di nuovo”
Chief brandì la sua lancia. “Non abbiamo paura!”
“Non è di questo che dubito”
“Possiamo addormentarli con un sortilegio dell’Oppressore. A proposito, Sire, lo abbiamo ripescato! E nel vero senso della parola!”
“Coriakin?”
“Esatto!”
Dopo quella rivelazione, di dormire non se ne parlò anche se tutti erano molto stanchi e provati.
I Sovrani di Narnia vollero immediatamente vedere il mago. Prima di questo, venne chiesto a Lucy se fosse disposta a usare di nuovo il libro degli incantesimi (visto che era l’unica a poterlo fare oltre al proprietario, che si era rifiutato). La Valorosa non accettò con un gran entusiasmo, ma pronunciò ugualmente una magia in grado di far scorrere il tempo più lentamente al di fuori dei confini dell’isola.
D’altra parte di tempo ne occorreva eccome. Dovevano di nuovo riparare la nave e per questa operazione sarebbe stato necessario l’intervento di Coriakin in prima persona. Gli Inettopodi, non più così impauriti dall’Oppressore, lo costrinsero punzecchiandolo continuamente con le lance.
“Basta! Basta! Lasciate almeno che mi asciughi, o mi prenderò un malanno!”
“Ti starebbe bene! Vero, Capo?”
Il mago era completamente zuppo, con tutti gli abiti sgualciti. Era stato davvero ripescato da un gruppetto di Inettopodi che erano rimasti sull’isola a badare alla casa. Di natura tontolona, non si erano presi la briga di scoprire come andasse la battaglia. Invece si erano messi a pensare a cosa preparare per colazione quando i narniani fossero tornati. L’idea comune era stata: pece fresco. Allora avevano mollato le armi ed erano corsi a prendere le canne da pesca. E che pesce enorme avevano preso! Peccato che in un secondo momento si erano resi conto che non fosse affatto un pesce, ma Coriakin! Il mago evidentemente aveva avuto qualche difficoltà con la polvere magica utilizzata per fuggire dall’Occhio di Falco. Invece di andare in un luogo lontano e sconosciuto dove nessuno lo avrebbe trovato, era finito di nuovo al punto di partenza.
“Quale fine ingloriosa…” commentò Eustace. “E ora che ne sarà di lui?”
“Dovresti pensarci tu, Caspian” disse Edmund. “A-anche tu, Peter” aggiunse in fretta, memore del litigio avvenuto poco prima tra i due ragazzi.
“Lasciate che ci parli io” disse Miriel seria. “Da sola, se possibile”
“Non credo che dovresti rimanere da sola con quel tipo” disse subito Peter.
 “Non preoccuparti. Non mi farà niente”
Ma Peter insisté ancora per accompagnarla. Sarebbe rimasto a qualche metro di distanza, così da non sentire cosa si dicessero. Miriel acconsentì.
“Grazie che ti preoccupi per me” gli sorrise lei, passandogli una mano sul viso.
“E’ normale” arrossì il ragazzo, provando una strana sensazione alla bocca dello stomaco a quel tocco tiepido e delicato.
Coriakin aveva appena finito il lavoro di riparazione e adesso si trovava nel giardino, legato al tronco di un albero.
La Driade si fece largo tra gli Inettopodi, che si spostarono per lasciarla passare. Quando arrivò di fronte al mago, lo guardò rammaricata, ferita.
“Perché l’hai fatto?”
“Non ci crederai, mia cara, ma sono dispiaciuto della mia scelta. Tuttavia non torno indietro”
“In questo modo hai aggravato ancor più la tua colpa”
“Non sarei mai tornato nel firmamento”
“Dubiti di Lui?” chiese la ragazza sconcertata. “Sei arrivato a questo? Hai perso la tua fede, Coriakin? Eppure lo conosci bene”
Il mago scosse il capo. “Mia cara Miriel, credi sul serio che tutto quello che Aslan ti dice sia vero? Pensi veramente che ti lascerà rimanere quaggiù anche quando il tuo compito di guida sarà finito?”
“Mi ha fatto una promessa. Ha detto che se fossi riuscita a superare una prova, allora avrei potuto…”
“Ma scusa!” rise il mago. “Anche se rimanessi a Narnia, cosa potresti ottenere? Io lo so che sei voluta venire per il Re Peter, ma cerca di essere razionale, mia cara: quel ragazzo neppure ti conosceva fino a ieri. Veramente credi che l’amore che tu provi per lui possa essere ricambiato in così poco tempo?”
“Ancora non sappiamo quanto durerà il viaggio”
“Lo sai bene che alla fine se ne dovranno andare tutti”
Miriel tentò di non ascoltarlo.
“Non sono venuta da te per parlare di Peter o di quello che farà. Nessuno lo sa, nemmeno Aslan. Voglio invece sapere perché lo hai tradito. Perché ti sei ribellato al Grande Re? Non mi hai risposto”.
Coriakin fece uno sbuffo sprezzante, guardando lontano tra gli alberi del giardino.
“Grande…ci sono altri sovrani grandi come lui…Tash ad esempio”
Miriel si portò una mano alla bocca.
“Non puoi…non puoi, Coriakin! Tu sei uno dei figli più antichi di Aslan, hai visto nascere il male quand’eri ancora una giovane stella, così come me. Sai che Tash è l’incarnazione di un demone! E sai anche che nasce per mano di una creatura ancora più potente, più malvagia, più antica, proveniente da un reame maledetto. Se ti sei votato a lui, ti sei votato anche a lei…alla Strega!”
Coriakin tremò e sia lui che Miriel voltarono la testa verso le ombre che la casa proiettava sull’erba. Qualcosa si muoveva dentro di esse, ma subito tutto tornò immobile.
“Non farlo, Coriakin” disse la fanciulla scuotendo il capo, il viso sofferente. “Non puoi…Non passare dalla parte dei malvagi! Sostieni i nostri Sovrani nel riportare la pace nel regno! Credi in loro! Aiutali!”
“Come posso farlo se nemmeno loro sono a conoscenza di tutta la verità? Cosa sanno della vera missione che li aspetta? Me lo dici? Non rispondi, vero? Certo, perché non lo sai nemmeno tu. Nessuno lo sa, solo Aslan. Ma lui non parla, non dice niente, fa fare il lavoro più grosso a noi, ci manda qui a risolvere i guai di altri e ad aiutare un gruppo di ragazzini che non sanno nemmeno a cosa stanno andando incontro!”
Coriakin aveva alzato la voce, ma Miriel era calma.
“Tutto verrà rivelato a suo tempo. Al tempo stabilito da Aslan e dall’Imperatore d’Oltremare”
“Un altro bell’elemento, quello! Neanche aiuta suo figlio!”
“Ti hanno creato loro, non te lo dimenticare! Dovresti mostrare più gratitudine per il dono della vita. Ma ormai è inutile dirti queste cose, vero?”
“Io la mia scelta l’ho fatta e non torno indietro”
“Coriakin…” disse una voce profonda proveniente da fitto del giardino.
Il mago e la Driade si voltarono nello stesso istante in direzione di un albero a cui era stata data la forma di un leone. Solo che quell’albero ora non era più verde e non aveva più le foglie. Un enorme felino si alzò e scrollò la criniera dorata, il pelo fulvo lucente nelle prime luci del mattino.
Peter, a qualche metro da loro, trasalì e non poté non reprimere un grido di stupore. Vide anche un’altra cosa: le espressioni di Miriel e Coriakin erano l’una l’opposto dell’altra. Erano gioia e terrore puro.
La Driade si inchinò, sollevando appena la lunga gonna chiara. Coriakin si dimenò tra le corde che lo imprigionavano, piegandosi su se stesso e piagnucolando ad occhi chiusi.
“Hai rinnegato la tua famiglia, Coriakin. E hai spezzato il mio cuore”
Con gran stupore, Peter vide grandi lacrime lucenti come il cristallo scendere dagli occhi d’ambra del Leone.
“Perdonami! Perdonami!” lo implorò il mago, piangendo a sua volta.
“No, caro figlio, non posso più perdonarti. Hai scelto la tua strada, l’hai detto poco fa”
“P-posso rimediare…”
“La tua parola è questa. Ma i tuoi pensieri sono diversi. Io ho letto nel tuo cuore”.
“E sei.…s-sei venuto a giudicami vero? Oh…oh…. Oh, Aslan, Aslan! Non uccidermi, ti prego!”
Il leone ruggì così forte che Peter, anche così distante, percepì lo spostamento d’aria che quel suono poderoso aveva provocato, spettinandogli un poco i capelli.
“Un giorno comprenderai i tuoi errori, Coriakin, e allora capirai che un padre non può uccidere suo figlio, perché lo ama ed è parte di lui. Lo ama così tanto che a volte quel padre è costretto ad agire più severamente di quanto vorrebbe per il suo bene. Tu non sarai mai più una stella. Ormai pensi come loro, Coriakin, sembri uno di loro e per questo diverrai uno di loro”
“L-l-loro?”
 “Diverrai un uomo, perché come loro vuoi fama e gloria, non pace e giustizia. Pochi sono gli umani che ancora hanno nel cuore questi valori. Tu li avevi come stella, ma come uomo non li hai. Dimenticherai la tua vita di stella. La tua esistenza nel mondo sarà lunga, non troppo gravosa, non troppo facile. Ma alla fine, anche tu morirai”
“Oh no, no…” singhiozzò Coriakin, accorgendosi che le corde che lo legavano erano scomparse. Tuttavia non osò muoversi.
“M-Miriel…” balbettò.
Ma la Driade scosse il capo, come a dire che non poteva aiutarlo. Il suo viso era  immensamente infelice.
Peter osservava la scena con il batticuore. Sentiva che stava per accadere qualcosa.
Poco dopo, l’alba spuntò e il Re Supremo fu costretto a strizzare gli occhi per continuare a vedere cosa succedeva.
“Peter!” esclamarono le voci dei suoi fratelli, Eustace e Caspian.
Avevano udito il ruggito del Leone da lontano e si erano precipitati fuori dalla casa.
Aslan si voltò verso i sei ragazzi e sembrò che sorridesse. Era difficile dirlo, perché in quel momento il sole comparve dietro di lui con un lampo di luce d’oro brillante, mischiandosi all’oro della criniera e del pelo del felino, finché il Leone e la luce furono una cosa sola. E quando infine il grande astro fu alto nel cielo azzurro e limpido, i ragazzi videro che Aslan e Coriakin erano scomparsi. Miriel era sola accanto al tronco al quale era stato legato il mago. L’albero con la forma del leone era tornato immobile.
“Cosa…chi…chi era?” farfugliò Eustace.
Nessuno gli rispose. Erano ancora incantati, frastornati e si sentivano sicuri e pieni di coraggio come non mai.
“Era vero?” disse Edmund, deglutendo. “Voglio dire, lo so che era vero. Quello che intendo è…era davvero qui? Non era un’apparizione o…l’ombra di un sogno…”
“No, era lui” rispose Peter con voce inaspettatamente roca, rotta dall’emozione. Si schiarì la gola. “E’ sempre stato qui, credo”
Lucy respirò a fondo l’aria del mattino con il sorriso sulle labbra. Susan fissava il punto in cui il Felino era scomparso. Caspian lo stesso.
Miriel camminò con passo lento verso i ragazzi. Aveva ancora quello sguardo addolorato.
“Dov’è Coriakin?” chiese Peter.
“Hai sentito la nostra conversazione?”
“Solo da quando è arrivato Aslan. Prima no”
La Driade raccontò brevemente com’erano andate le cose.
“Il suo destino è cambiato, come può cambiare quello di chiunque altro. Era di questo che ti parlavo quando ci siamo incontrati, Peter. Che nulla è certo, nulla è deciso. Anche all’ultimo momento tutto può mutare in qualcosa che non avremmo mai immaginato”
“Ma dov’è andato il mago, adesso?” chiese Eustace. “A Narnia?”
“No. Non a Narnia. Per molto tempo non la vedrà più, come il suo amato cielo. Forse è ad Archen, o a Calormen, o forse in un altro mondo. Sono certa che Aslan avrà scelto il luogo migliore per lui”
“Allora perché sei così triste se sia che sta bene?” chiese ancora Eustace.
“Perché ha perso se stesso. Ha perso quello che avrebbe potuto avere: il perdono e la vita”
Miriel guardò lontano e chiuse un attimo gli occhi. “Un giorno lo rivedremo”
“Quando?”
“In un tempo molto lontano da oggi, Eustace. Ma ci sarai anche tu”
“Io non capisco…” il ragazzo scosse il capo.
“Non pensare troppo, o ti si asciugherà il cervello” disse Edmund.
“Idiota…”
“Imbecille…”
“Piantatela!” fece Peter, dando una gomitata ad entrambi.
Miriel sorrise. “Venite. Il giorno è appena nato e siamo tutti molto stanchi. Sarà bene dormire un poco prima di ripartire”
“Quale colpa aveva commesso il mago, prima di venire su quest’isola?” chiese Caspian.
“Non ora, Vostra Maestà, per favore” rispose stancamente la Driade.
Dopodiché rientrarono tutti in casa.
Tornarono nelle rispettive stanze, cercando di riposare per qualche ora.
Caspian bussò alla stanza di Susan.
“Non dormi?”
Lei era sdraiata sul letto, abbracciata al guanciale. Scosse il capo.
“Posso?”
“Certo” disse lei, mettendosi a sedere.
Il Re richiuse l’uscio e le sedette accanto. Susan si portò le ginocchia al mento e vi si appoggiò.
“A cosa…”
“Cosa stai…”
Esordirono insieme, guardandosi e mettendosi a ridere.
“Ormai siamo arrivati a pensare le stesse cose” le disse lui, accarezzandole una gamba coperta dal lenzuolo. “Cosa volevi dire?”
“A cosa stavi pensando?”
“A un sacco di cose”. Caspian fece un lungo sospiro. “Ad Aslan prima di tutto. A Rabadash e a quello che ha raccontato Chief su di lui. A Coriakin, a quello che ha fatto e a quello che ci ha detto nella biblioteca. Cosa c’è di vero negli avvertimenti che ci ha dato?”
“Non ne ho idea” disse piano Susan. “Ci ho riflettuto anch’ io, ma non sono riuscita a darmi una risposta. Però, può darsi che i suoi consigli siano veritieri. Che dobbiamo davvero guardarci da qualcuno nascosto nella nebbia e stare attenti a ciò che può sviarci dalla missione. In fondo è stato Aslan a incaricarlo di aiutarci. Forse quei consigli non derivavano da Coriakin, ma da Aslan”
“Può essere…ma non ne sono convinto”
La verità era che Caspian stava cercando con tutto se stesso di non pensare all’avvertimento del mago.
‘Non tentare l’impossibile… poiché ciò che è deciso non cambierà, nemmeno per il Re’
Eppure, la Driade non aveva detto appena pochi minuti prima che era possibile cambiare il destino? Il proprio e quello di altri. Allora perché nel suo caso avrebbe dovuto essere diverso? Solo perché era Re?
Solo perché era Re…
Si soffermò su queste parole.
Probabilmente sì…proprio perché aveva sangue blu non poteva mettere davanti i suoi capricci. Il bene del popolo e del regno veniva prima di qualsiasi cosa, di chiunque altro.
Perfino di lei?
Non tentare l’impossibile…
Ma lui avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non lasciarla. L’aveva promesso e non avrebbe infranto quel giuramento.
Ciò che è deciso non cambierà…
Cosa era deciso davvero? Cosa? La sua vita? Tutto il suo futuro? Ma come poteva essere se ancora non esisteva?
E di nuovo pensò alle parole di Miriel. Gli risuonavano in testa, continuamente: non c’era il destino, tutto era una pagina bianca che lui avrebbe scritto secondo i suoi desideri…insieme a Susan.
Non cambierà, nemmeno per il Re.
Già, ma il re ha la facoltà di cambiare la legge e quindi perché non può decidere la sua vita?
“Cosa c’è?” chiese Susan, scuotendolo dai suoi pensieri.
Caspian si voltò a guardarla. “Cosa…? Niente, scusa. Riflettevo ancora”
La ragazza abbassò le gambe e le mise di lato, avvicinandosi a lui e accarezzandogli il viso.
“Vai a coricarti. Hai l’aria stanca”
“Nemmeno io riesco a dormire, in realtà” disse il Re, prendendole la mano e baciandone il palmo.
“Avrei voluto parlare con Aslan, prima”
“Per dirgli cosa?”
“Che ti voglio sposare”
Susan sorrise, continuando ad accarezzargli una guancia, poi i capelli.
“Che facciamo con gli altri?” chiese poi.
Caspian la guardò un attimo interrogativo, ma subito dopo capì.
“Quello che vuoi tu. Per me possiamo anche dirlo a tutti. Anche se ho paura che Peter verrà a uccidermi di notte”
Susan rise.
“Volete smetterla di litigare una buona volta su chi è o non è il migliore?” lo rimproverò dolcemente. “E’ una stupidaggine”
“E’ sempre lui che mi provoca”
“No, stavolta la colpa è tua, Caspian” disse lei, alzando leggermente la voce. “Non dovevi dargli addosso in quel modo solo perché ha preso i comandi per un momento. Stava solo cercando di fare quello che riteneva giusto”
Caspian liberò la mano da quella di Susan, appoggiandole entrambe sul letto, piegandosi leggermente in avanti verso la ragazza.
“La battaglia poteva continuare! Avremmo potuto…”
“Farci ammazzare” tagliò corto lei. “Eravamo in svantaggio, devi ammetterlo. Per quanti soldati abbiamo sconfitto questa sera, la battaglia non l’avremmo mai vinta.”
“Non abbiamo perso, mi pare”
“Ma non abbiamo neanche vinto”
“Dai ragione a Peter o a me?”
“Non do ragione o torto a nessuno! Sto solo cercando di dire che…”
“La verità è che tuo fratello dovrebbe imparare ad abbassare la cresta, ogni tanto!”
Caspian e Susan si fissavano torvi.
Lei lo guadò di sotto in su appoggiando la schiena ai cuscini e incrociando le braccia.
“Anche tu a volte non ti comporti proprio bene, sai?” sbuffò.
Continuarono a lanciarsi occhiate. Caspian fissava il copriletto con le sopracciglia aggrottate. Susan sospirò forte più volte.
“Ma stiamo davvero litigando?” fece lui dopo un po’.
“Mmm…”
“Sue…”
Lei alzò gli occhi su di lui. Le spalle si rilassarono e la sua espressione tornò dolce.
“Io non voglio litigare”
“Nemmeno io”
“Allora non litighiamo”
“Hai cominciato tu”
Susan fece per dire qualcosa, ma ci ripensò.
“Sì…è vero”
Caspian sorrise. “Vieni qua” le disse, allungandosi verso di lei e mettendole le mani dietro la schiena, alzandola dai guanciali.
Susan gli mise le braccia attorno al collo. “Scusa…”
“Scusa tu”
Appoggiarono le fronti l’uno a quella dell’altro, restando così per un poco.
“La prima volta che abbiamo litigato è stato alla Casa di Aslan. Te lo ricordi?” disse lui.
“Sì. Tu facevi gli occhi dolci alla Strega Bianca”
Caspian rise forte alzando il viso. “E tu eri gelosa”
“Vero anche questo” ammise Susan, vergognandosi un pò.
Lo guardò sorridere, e sorrise a sua volta. Era bello vederlo così sereno nonostante tutto quello che stava succedendo.
“Sono perdonato?” fece lui dopo un attimo, dandole un bacio a fior di labbra, poi altri due uno dopo l’altro.
“Non sono arrabbiata. E non sarei nemmeno capace di stare per troppo tempo arrabbiata con te”
“Lo so che non lo sei, era una scusa”
Susan rise e poi lo baciò, posandogli una mano su una guancia. Lo stesso fece Caspian, accarezzandole piano il volto.
Si separarono appena in tempo. In quel momento la porta si aprì e Lucy apparve sulla soglia.
“Scusate, non ho bussato. Pensavo fossi sola, Sue”
Caspian e Susan si scambiarono uno sguardo, poi lui si alzò.
“Non c’è problema, stavo andando via”
“Davvero?”
“Sì, davvero”
Caspian passò accanto a Lucy e le accarezzò affettuosamente i capelli.
“Buonanotte a tutte e due” le salutò, chiudendo la porta.
Le due sorelle rimasero sole a fissarsi. Lucy era un po’ a disagio.
“C’è qualcosa che non va?” chiese la maggiore.
“Senti posso…posso dormire con te?”
La Regina Dolce parve un poco stupita, ma subito dopo annuì e scostò le coperte, così che la sorellina potesse infilarsi sotto accanto a lei.
Anche a casa in Inghilterra, quando era triste o spaventata per qualcosa, Lucy andava ad infilarsi nel letto di Susan.
Lei non diceva mai di no. Le faceva sempre un sorriso, proprio come adesso, mentre la piccola Lucy rimaneva in piedi accanto al letto con il suo orsacchiotto in mano, aspettando.
Susan la coccolava e la rassicurava. Si confidavano, ridevano, parlavano a lungo di tutto e di niente finché non si addormentavano.
Ormai era diventato un piccolo vizio, tant’è che le due dormivano insieme anche senza motivi particolari. Non era inconsueto nemmeno ora che erano più grandi vederle insieme nello stesso letto.
“Stai diventando grande” le disse Susan, posando il capo sul cuscino. “Tra un po’ non ci staremo più”
Lucy la guardò con i grandi occhi azzurri pieni di mortificazione.
“Davvero non sei arrabbiata con me?”
“No”
“Sono sempre la tua migliore amica?”
“Sei sempre la mia migliore amica”
Si sorrisero. Finalmente il viso di Lucy s’illuminava di nuovo di quella luce di ottimismo che l’aveva sempre contraddistinta e che era la sua più bella qualità.
Si strinsero l’una all’altra e pian piano, il sonno prese il sopravvento.
Prima di addormentarsi però, il pensiero di Lucy corse improvvisamente a Emeth tarkaan, il suo salvatore.
Non era certa che lui avesse potuto contare su amici come i suoi, premurosi, affettuosi e disposti a perdonare i suoi sbagli.
Se lei non avesse pronunciato quell’incantesimo non si sarebbe mai trasformata e non sarebbe mai stata rapita. Emeth non avrebbe passato dei guai a causa sua. Lei non avrebbe costretto i suoi compagni a venire a salvarla e quella battaglia si sarebbe potuta evitare.
Però, se tutto questo non fosse accaduto, Lucy Pevensie ed Emeth tarkaan non si sarebbero mai incontrati.
 
 
 
 
 
Cari lettori, tra un pò mi sciolgo sulla tastiera per la sudata che ho fatto nello scrivere questo capitolo. Mi incasino da sola con le idee!!! Meno male che non potete vedere in che stato sono i miei capelli! Stile porcospino XD
Vi aspettavate così il finale della battaglia? Nessun vinto o vincitore, direi che siamo in parità. Però, per quanto riguarda la sfida Caspian VS Rabadash direi che il round uno è: Caspian 1 – Rabadash 0
Stavolta care fan di Suspian ho ritagliato un momentino per i due piccioncini, siete contente? :D

Su su, commentate commentate, che voglio sapere le domande, riflessioni, critiche e quant’altro avete da dire.
 
Ringraziamenti:
Per le seguite: Allegory86, ArianneT, Chanel483, FedeMalik97, FioreDiMeruna, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, Jlullaby, Luna23796, Mari_BubblyGirls, Midsummer night Dream, piccola_cullen,  piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile, yondaime eYukiiiiii
Per le preferite:   ArianneT, Babylady, Charlotte Atherton, FrancyNike93, HikariMoon, KiMiChAmA_EllY_, KingPetertheMagnificent, LittleWitch_, Lules, Midsummer night Dream , piumetta, SerenaVdW e tinny  
Per le ricordate: Angie_V e Miss_Hutcherson
Per le recensioni dello scorso capitolo:   Angie_V, Charlotte Atherton, FioreDiMeruna, FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon, KingPetertheMagnificent, Midsummer night Dream, piumetta, SerenaVdW   e tinny
 

Angolino delle anticipazioni:
La prossima volta sapremo quali sono state le sorti di Emeth dopo che suo padre ha l’ha visto liberare la Regina.
Il Veliero dell’Alba riprenderà il mare e si avvierà verso la seconda isola sconosciuta.
Tornerà una vecchia conoscenza che non ha di certo buone intenzioni…
 
La settimana prossima spero di postare il sabato e non la domenica, esattamente come facevo prima.
Ancora grazie a tutti, che ogni volta siete sempre di più e mi fate gioire, divertire, commuovere con le vostre parole e il vostro affetto.
Susan<3
   
 
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