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Autore: Reina    20/09/2007    3 recensioni
Quando bene e male hanno un significato ben diverso da quello che gli viene generalmente attribuito. Quando a distanza di 12000 anni la tragedia rischia di ripetersi ancora una volta e due anime devono lottare per proteggere il loro amore... un amore che per alcuni, invece, è sinonimo di peccato. Attenzione: Il penultimo capitolo è stato modificato. Per coprendere al meglio alcuni avvenimenti ne è consigliata la lettura.
Genere: Triste, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In quel momento sente che potrebbe uccidere qualcuno

Non c’era proprio niente da fare.

In momenti in cui le uniche scelte sono fuggire e sopravvivere o buttarsi nella mischia equivalente ad un suicidio, la scelta ricadeva inevitabilmente sulla seconda opzione.

Kisame e Deidara erano dei codardi, lo sapevano ma in quel momento ne andavano fieri.

Tobi stava schiacciando un pisolino mentre i due da un promontorio seguivano la scia di esplosioni ad una distanza di sicurezza.

Moto probabilmente il combattimento doveva essersi trasformato in fuga (anche Itachi ha un minimo di istinto di sopravvivenza), considerato che la ragazza stava letteralmente cambiando il paesaggio locale.

- Non sarebbe il caso di andarlo a prendere?

- Oh. Onorevole principe(pesce) azzurro senza macchia e senza paura. Vai. E già che ci sei fatti arrostire che le scorte scarseggiano.

Pausa.

- Forse è meglio aspettare ancora un po’.

E per quel loro desiderio di vedere il sole sorgere il giorno seguente non si resero conto che il loro compagno era caduto vittima di una trappola.

La miko negli ultimi minuti aveva continuato a provocare esplosioni per tenere gli altri mukenin alla larga.

Durante il combattimento con Itachi, Nara Shikaku era intervenuto prendendolo di sorpresa e bloccandolo concatenando le loro ombre.

- Sbrigati, tra non molto la tecnica si esaurirà e dubito che sia così stupido da ricadere nello stesso giochetto.

- Cerca di resistere. Qui ho quasi finito.

Mameha stava mettendo l’ultimo lucchetto alla catena.

In principio lo aveva bendato per evitare che qualcuno di loro cadesse sotto l’effetto del Mangekyou Sharingan per poi poterlo legare come un insaccato con fili d’acciaio.

Il bavaglio e la catena in titanio erano solo maggiori precauzioni.

In fondo era sempre di Itachi Uchiha che si parlava e un po’ di circospezione in più non avrebbero di certo guastato.

- Sei sicuro di riuscire a portarlo?

- Dopo aver portato quel baule di un Akimichi sulle spalle questo in confronto è un fuscello.

- Se lo dici tu…

- Fidati, ora andiamo. Sari, quando saremo a distanza di sicurezza dovrai far brillare le cartebombe che abbiamo piazzato prima del combattimento. Questo ci farà guadagnare un po’ di tempo prima che si accorgano dell’inganno. 

Durante il viaggio di ritorno Shikaku si assicurò più e più volte che nessuno li stesse seguendo considerando che...

Se gli dovesse succedere qualcosa provvederò personalmente a spezzarti tutte le ossa. (Pausa) Due volte.”

… o almeno era quello che aveva detto la Godaime.

 

Stridio di due lame che cozzano, boati e tonfi.

Mayls e TenTen stavano combattendo.

Tutti quelli che avevano già dato avevano messo le mani su barrette e bevande energetiche per rimettersi in forze.

Neji stava seguendo l’incontro della sua ragazza comodamente sedere sotto l’engawa del rifugio a sorseggiare una bevanda ricostituente seguendo da lontano

Accanto a lui Shikamaru fresco come un bocciolo di rosa se ne stava svaccato sul lucido parquet della passerella a sonnecchiare.

Tutti e due più pochi altri furbi avevano preso l’iniziativa di combattere nei primi turni se l’erano cavata con molte abrasioni, sfortunatamente.

Neria e Ken avevano già concluso con i loro gruppi che stavano stramazzati al suolo esausti e Sky stava cominciando il penultimo combattimento del suo.

Poveretti.

Con gli ultimi i draghi ci stavano andando con la mano pesante per la fretta di concludere in fretta.

Studiando i loro “Sensei” erano giunti alla conclusione che dovessero per forza dotata di una copertura cutanea di una consistenza diversa dalla loro, grazie alla quale assorbivano la maggior parte dei danni senza risentirne in modo significativo.

- Tutto a  posto. Ragazzo ombra?

- Direi di sì.

A giudicare dal numero di merendine che Ken e Choji avevano con loro i due dovevano aver razziato la cucina del rifugio.

L’Akimichi si sedette accanto all’amico cominciando a scartare le merendine.

- Il solito ingordo. Attento a non farti venire un’indigestione.

- Ma lascialo fare. E se fossi in voi farei lo stesso. Appena avrete finito di riposarvi comincerete subito e non avrete più tempo di mangiare.

Alla fine il giovane Nara cedette.

Si mise a sbocconcellarne una ripiena ma presto si interruppe catalizzando la sua attenzione sulla crema giallognola che la guarniva.

Il drago ridacchiava sotto i baffi a vedere il ninja alle prese con della crema pasticcera.

Dopo vari indugi immerse il dito e portarlo alla bocca per poi ritrarlo subito dopo.

Troppo dolce.

Tentò con il ripieno alla crema di nocciola e una al cioccolato fondente.

Nisba.

Alla fine si era dedicato ad una liscia che lo soddisfò più delle altre.

Ken si stiracchiò.

- Sbrigatevi che hanno quasi finito.

Aveva visto giusto.

TenTen aveva esaurito tutte le sue innumerevoli armi e Mayls non solo le impedì di recuperarle, ma dimostrava di essere una guerriera fuori dal comune parando molti dei suoi colpi e uscendo indenne dagli tutti gli altri.

- Basta così. Direi che può bastare. Ora va a raggiungere gli altri.

TenTen si accasciò a terra esausta.

Era da tempo che non affrontava un avversario così tenace.

- Va bene.

- Abbiamo disposto al rifugio bevande e bibite energetiche. Non appena Sky avrà finito vi faremo sapere.

Neji afferrò una bottiglietta di ricostituenti e alcune merendine e le portò alla ragazza che senza farselo ripetere due volte li afferrò e prese a saziarsi.

Shikamaru si riguardò di nuovo in giro prima di parlare al drago.

- Posso farti una domanda?

- Dimmi pure.

- Sorvolando sul fatto che state trattenendo la vostra vera forza, il che mi pare ovvio…

- In effetti ragazzino… dobbiamo addestrarvi, non mandarvi all’ospedale…

- …comprensibile. Mi chiedevo come fosse possibile ricreare un simile ambiente sottoterra.

- Magia.

- Magia?

- Esatto. I demoni hanno manipolato lo spazio tramite l’utilizzo della magia. In fondo tra i nostri incantesimi e le vostre Genjutsu la differenza è minima. Si tratta sempre di catalizzazione e manipolazione della propria energia, l’unica differenza è che mentre voi per poterlo fare usate le posizioni delle mani, noi usiamo oggetti come bacchette o aste.

- Capisco.

- Alla fine che la si chiami Chakra, Prana, Ki, magia personale, aura o non cambia. Sempre di energia si tratta. Auch. BEL COLPO FRATELLO!! CHE AVEVI DETTO A RIGUARDO DI NON UCCIDERE NESSUNO?!

- NON TI RISPONDO NEANCHE!!!.

Dopo un quarto d’ora, quando tutti si furono ripresi Sky cominciò ad esporre il programma e l’allenamento ebbe inizio.

Ognuno degli shinobi avrebbe dovuto  portare agli arti polsiere da cinque chili l’uno al fine di potenziare resistenza e forza fisica.

Da quel momento i novelli martiri dovettero sputare polvere sudore e sangue.

Non necessariamente in questo ordine.

*   *   *

 

Quella mattina di due settimane più tardi Gaara si svegliò con un certo non so che.

Si era recato a Konoha perché in mancanza di Shukkaku il suo potere aveva subito un taglio.

Era rimasto taciturno, ma con tante ore di sonno alle spalle era sempre più rilassato e gentile, senza contare che aveva preso l’abitudine di ripassarsi gli occhi con una matita là dove c’erano state per anni le sue occhiaie perché a sentire i fratelli gli donavano parecchio.

Nel campo d’addestramento sotterraneo aveva visto in giro numerosi ammassi di ferraglia che somigliavano ad una via di mezzo tra una videocamera, un carro armato e un elicottero.

Per un po’ ne aveva seguito osservato uno che svolazzava qua e là, finché l’obbiettivo della telecamera non aveva zoomato ed era scomparso dietro ad un cespuglio.

Tempo due secondi ed era stata dato il via ad una caccia al bersaglio mobile (nota: i bersagli erano gli shinobi), e il robot si era messo a sparare proiettili dal potenziale di un petardo.

in più punti ninja di konoha distesi per terra ridotti ad uno stato pietoso.

- Ehilà sfigati!!!

Disse il fesso.

L’unica ragione per cui non gli avevano risposto era perché erano tutti troppo stanchi per rispondere.

Ma la vendetta è un piatto da mangiare freddo.

- Gioite fanciulli. Per i nuovi arrivati ho realizzato una nuova invenzione per supportare i loro allenamenti.

Ma ciò fu veramente un bene per i ninja di Suna?

Ovviamente no.

Perchè in momenti come questi in cui ci si chiede cosa abbia commesso di tanto orribile il genere umano perché a quell’elfo psicopatico non sia stato regalato un normalissimo libro di favole al posto del piccolo chimico.

Un normale elfo per addestrare qualcuno tenderebbe a cercare di ridurre l’apprendista ad un puntaspilli con arco e frecce magiche, oppure gli sguinzaglierebbe contro un orco di cinque metri di altezza per tre di larghezza tenuto rigorosamente a dieta per due settimane.

Doc che invece ha più stile, si è limitato e costruire una sorta di modellino eliocentrico, con una pedana per il pronto soccorso al posto del sole, tubi chiusi ad anello per le orbite e al posto dei pianeti tante di quei lancia-petardi (nome inventato dai superstiti di Konoha delle prime settimana) che sorge spontaneo chiedersi come quel COSO faccia a stare in piedi senza accartocciarsi su se stesso e allo stesso tempo a girare.

Perché non è che si tratti di scultura moderna messa lì per bellezza.

Quell’affare si muove veramente girando a random

In fondo in fondo Gaara aveva sempre sospettato che dietro la proposta di alleanza di quella Zelas ci fosse dietro una qualche fregatura.

Quando le acque si furono calmate si decise per una divisione in sei sottogruppi avrebbero che  “maestri” si sarebbero scambiati ogni un tot ore.

I primi due avrebbero eseguito esercizi di resistenza con i robottini, il terzo e il quarto avrebbe duellato duella con demoni minori e i draghi, il quinto e il sesto si sarebbero dedicati alle Genjutsu.

Oltre alla divisione i draghi avevano deciso che iniziare certi ninja all’uso di armi che non fossero quelle coltellini da cucina che si portavano sempre dietro.

 

Quello era il lunedì della quarta settimana e molti i ragazzi arrivarono piuttosto intirizziti.

Era una mattinata di metà ottobre, le giornate si erano fatte più corte e il tepore prolungato aveva dato di punto in bianco il cambio ad uno più freddo.

Di Miori ancora nessuna traccia, così Mameha aveva temporaneamente preso il suo posto.

Un uomo che apparentemente dimostrava una trentina d’anni sedeva sui gradini della grande scalinata a nord-est della cupola.

Era alto, non molto muscolo e un paio di piccoli occhiali che portava sul naso non facevano altro che accentuare quel suo aspetto più da intellettuale che da guerriero.

Corti capelli scarmigliati di un biondo spento ben lontano dalle tonalità albine, il naso né troppo piccolo né troppo pronunciato tempestato da una pioggerellina di lentiggini e una barbetta incolta.

Abbigliamento di un professore universitario in fascia d’età avanzata sovrastato da un camice bianco un po’ logoro.

Il tipico uomo dalla bellezza anonima e piuttosto trascurata ma nel complesso abbastanza gradevole.

In quel momento stava maneggiava un thermos e una tazza di porcellana.

Dolphin gli si era avvicinato mantenendo una postura rigida mentre l’uomo versava pigramente del caffé nella tazza.

- Come stanno andando, Christian?

- Procede tutto secondo programma. Niente intromissioni per il momento. Dimenticavo. Quelle piaghe dei dorati si sono alleati con quella viscida serpe di Orochimaru.

Christian frugò nella tasca destra del camice e ne estrasse un taccuino.

Con un dito fece scorrere l’elenco.

- I Chunin vanno piuttosto a rilento, ma era prevedibile. Se va tutto come da programma per il mese prossimo avranno raggiunto il livello minimo per superare da vivi la battaglia. Jounin e Ambu sono nettamente migliorati, ma credo che possano fare di meglio.

Christian mandò giù una grossa sorsata di caffè e rimase in silenzio per molti minuti tenendo la tazza a mezz’aria.

- Ormai la metà demoniaca avrà che concluso la sua parte di addestramento. Come se la cava?

- Quella ragazza è piuttosto sveglia. Ha appreso velocemente i principali rudimenti della magia e ora riesce a fare uso della maggior parte dei suoi poteri. È ancora lenta nell’evocazione degli oggetti dal piano astrale e manca ancora di controllo, ma un po’ di pratica su campo aggiusterà le mancanza.  

- Dici che gli dirà tutto?    

- Credo sia inevitabile. Presto o tardi lo verrà comunque a sapere. Intanto stiamo prendendo le contromisure. I gingilli dell’elfo sono quasi pronti e presto anche le cerchia angeliche si muoveranno per aggiudicarsi la metà restante.

 

Negli ultimi tempi si respirava una forte tensione e aveva preso forma con piccoli episodi.

Ino non riusciva a rivolgere la parola dopo la mattina successiva alla festa, quando aveva seguito Naruto e Miori fino all’uscita del villaggio.

La demone era stanca di farsi troppe seghe mentali e cadere periodicamente in risisi.

Aveva detto tutto, a partire da quanto successo quasi tre anni prima, tralasciando la faccenda delle reincarnazioni.

Come prevedibile non prese bene la notizia.

 

***FLASHBACK***

- È uno scherzo. 

Ino cercava di abbozzare un sorriso.

Stava tentando in ogni modo di illudersi.

Che quanti le era stato detto era una burla e che presto i tre sarebbero scoppiati a ridere ammettendo il misfatto.

Ma non avvenne.

- Tu… tu… perché non me l’hai mai detto.

Occhi lucidi e la voce roca di chi è sul punto di piangere.

- Ino.

Miori tese la mano verso l’amica ma questa arretrò.

- NON MI TOCCARE!!! Io… io credevo di essere la tua migliore amica. Perché non mi ha detto nulla. PERCHÈ A LORO SÌ E A ME NO!!!

- Se non lo avessi scoperto per caso avrebbe tenuto all’oscuro di tutto anche noi.

Tutti si voltarono verso Hinata, poi ritornarono a fissare Miori quando la loro attenzione venne attirata dal tintinnio negli orecchini.

Senza di essi aveva ben presto ripreso le sue sembianze.

Ino si sentì intimorita da quelle gocce d’ambra tagliate da una lama di ossidiana quale era la sua pupilla ferina che ora la fissavano nel profondo degli occhi celesti.

Sentendosi intimorita Ino abbassò lo sguardo ma miori gli risollevò il volto tenendolo stretto tre le sue dita artigliate.

- Guardatemi.

Mani ai fianchi e una sfida a ribattere nello sguardo.

- Credi davvero che volessi diventare un demone. Avanti, parla, ti ascolto. In fondo siamo qui solo per questo.

Esibiva un tono quasi canzonatorio.

Non aveva il coraggio di parlare e percepiva chiaramente sua inquietudine riempirle le narici come una forte essenza di spezie.

- Se non mi fossi trovata alle strette avrei preferito morire veramente piuttosto che fare una cosa del genere. Stai dando per scontato che sia stato tutto facile. Che non abbia avuto paura.

Lentamente si allontanò.

Prima di oltrepassare il portone si girò un’ultima volta.

- Ti prego di non odiarlo, in fondo non lo sapeva neanche lui cosa avrebbe provocato. O almeno non credo che sa stato così stupido da combinare qualcosa che avrebbe ammazzato anche lui.

***FINE FLASHBACK***

 

E con il suo consenso aveva comunicato l’accaduto a tutti quelli della vecchia guardia che in comune accordo avevano mantenuto il segreto.

La bionda spesso guardava Sasuke di sfuggita.

Il ragazzo era arrivato già da tempo al villaggio.

(Santa) Tsunade (di Calcutta) era intenzionata a riconoscerlo come spia ai suoi ordini, che per anni aveva seguito da vicino le mosse del nemico, corrotto Kabuto e Tayuya convincendoli a tradire Orochimaru e cedere il maggior numero di informazioni a disposizione sui piani del Sannin in cambio di immunità diplomatica.

La Godaime avrebbe dichiarato di avergli fornito una copertura con una finta spedizione di recupero.

Il destino fu contro di loro e solo grazie a svariati intervanti di attività criminale Sasuke fu salvato ad un passo dal patibolo.

Per decisione del consiglio il giovane avrebbe avuto l’opportunità di ripulire la sua fedina penale attraverso un lungo periodo di servizio civile, una volta che conclusa la missione.

La bionda proprio non riusciva ad odiarlo, perché sapeva bene che Miori aveva ragione in fondo.

In molti come lei provano per il moro pietà e tristezza, a differenza di pochi altri (Naruto e Rock Lee) che si trattenevano a stento dal rivoltarlo come un calzino.

E fu quella tensioni delle due parti che portò all’inevitabile scontro tra Naruto e Sasuke.

Non era tanto l’essere evitato di per sé, o il fatto che il biondo guardasse il moro con lo stesso disprezzo con cui una casalinga fissa uno scarafaggio.

Il moro si era stancato di quel comportamento ma nonostante le sue buone intenzioni di riappacificazione rimediò un pugno poderoso e da lì alla rissa non ci volle molto.

Erano tutti lì a incerti sull’intervenire o facendogli risolvere i propri problemi guardarli prendersi a pugni come ai vecchi tempi.

Ma avevano si erano trattenuto troppo a lungo e a distanza di quasi tre anni si trovarono nuovamente a puntarsi Rasengan e Chidori uno contro l’altro.

Il primo che intervenne fu Lee

- KONOHA SEMPUU!!! (trad: Vento della Foglia)

Li scagliò uno lontano dall’altro, senza sapere di aver appena dato via ad una reazione a catena.

Naruto, che ancora una volta sembrava essere protetto dalla sua buona stella, non incontrò nessun ostacolo, ma la sfera gli sfuggi di mano conficcandosi nel suolo in cui scomparve, per sbucare in superficie pochi metri più avanti frantumando delle rocce.

Le schegge vennero proiettate a random per un raggio di dieci metri e intercettate da Shikamaru che esercitando il suo dominio sull’ombra si creò uno scudo.

La consistenza dell’ombra non era tanto solida come un muro quanto gommosa come la fibra plastica di un palloncino, ma fu comunque abbastanza per respingere i frammenti.  

Per Sasuke non fu così semplice: in un primo momento rischiò di trafiggere la povera Hinata

- Hakkeshou Kaiten (Trad: Rotazione Suprema)

La giovane Hyuga si aspettò di respingere semplicemente l’attacco, ma contro ogni sua previsione il suo Chakra si fuse con quello di tipo elettrico dell’Uchiha con risultati inaspettati, quali la parziale perdita di controllo della tecnica e la completa liquefazione della spada di Sky che l’aveva protesa davanti a sé per proteggersi dal colpo. 

Fortunatamente un attimo prima di ritrovarsi fritto Sasuke venne salvato in extremis da Mayls che teletrasportò entrambi a distanza di sicurezza lasciando nel punto dove prima c’era il ragazzo delle increspature nell’aria.

Hinata era corsa quasi subito da Naruto e si rassicurò e vedere che Kyuubi lo stava già guarendo e che alla fine gli era solo rimasto lo zigomo destro un po’ arrossato per via del colpo di Lee.

Sul momento solo il biondo si era reso conto che da un avvenimento apparentemente casuale erano appena nate tre nuove arti.

 

Kiba si era allontanato dalla marmaglia che stava soccorrendo i due imbecilli seguito dal suo fedele Akamaru.

Di colpo il cane si bloccò di colpo.

Aveva sollevato il naso verso l’altro per annusare, poi girò la testa alla destra del padrone e si mise a ringhiare.

Poco più a vanti, appollaiata su un albero, c’era Midna, la gatta siamese di Chiharu, una Chunin di Suna che del Clan Nekoi e seduta contro il tronco della stessa pianta.

Dai capelli lunghi fin poco sopra alle spalle di un castano chiarissimo che quasi sfociava nel bianco, in netto contrasto con le iridi ramate, era uno scricciolo, più bassa di lui di una buona spanna e mezza e con la corporatura di una bambina appena uscita dall’accademia.

Con quei pinocchietti grigi e con il chimono corto viola legato da un obi purpureo sembrava una bambina che cerca di apparire adulta indossando si nascosto i vestiti della mamma.

Tra i due era stato odio a prima vista, come cane e gatta ed ogni occasione era buona per litigare.

Ma quella mattina non aveva voleva saperne delle schermaglie del ragazzo e lo aveva snobbato nel modo più assoluto.

Quando lo sentì avvicinarsi a malapena inarcò a malapena le sopracciglia, si abbassò sugli occhi il cappellino di pelo bianco in cui fatto cucire una piastra metallica con lo stemma di Suna e tornò a dormicchiare. 

Quella, per l’Inuzuka, era un’occasione d’oro per rifarsi.

Tornò indietro al rifugio più vicino dove riuscì a trovare un dei secchi usati per le pulizie, lo riempì d’acqua e si avvicinò alla preda quatto quatto.

Stava per svuotare l’intero contenitore quando Midna si mise a miagolare come una scimmia urlatrice svegliando la padrona, la quale vedendosi puntata contro tutta quall’acqua reagì tirando un calcio al secchio ritrovandosi zuppa tanto quanto il ragazzo.

Per un attimo nessuno dei due si era mosso.

Oltre al danno la beffa: il colpo infatti aveva sbalzato in aria il secchio che aveva dopo una cortissima parabolica era andato a conficcarsi in testa al ragazzo.

Kiba era furioso: oltre allo scherzo rivoltato contro, ci aveva anche guadagnato un bel bernoccolo.

Perse il suo ghigno diabolico quando Chiharu gli tolse gentilmente il secchio dalla testa.

Il ragazzo pensò che la botta dovesse aver sconquassato udito, vista, olfatto e tatto.

Non era possibile che ora la ragazza stesse facendo le fusa come i gatti, né che lui si sentisse inebriato da uno profumo dolcissimo che sembrava provenire dalla ragazza.

Né che lo sguardo della Nekoi fosse tanto languido e libidinoso.  

Né che si fosse chinata su di lui lo stesse baciando.

Doveva essere così, perché non si sarebbe mai lasciato abbracciare da una ragazza (una Nekoi poi!).

Non avrebbe mai lasciato che lo costringesse a sedersi mettendosi a cavalcioni sulle sue ginocchia mascoline e men che meno avrebbe mai lasciato che fosse lei ad insinuare la sua piccola lingua rugosa nella sua bocca.

Dannati ormoni.

 

Era notte fonda.

Soffiava un vento gelido e il tepore della propria abitazione era come un dolce invito a restare a casa.

Nell’ala nord del vecchio ospedale riecheggiava l’eco di passi.

L’edificio era caduto in disuso diversi decenni prima, in seguito ad un incendio.

Quella, era una forse l’unica parte rimasta in piedi dopo il disastro, ma se anche non fosse, buona parte era stata comunque demolita.

Simile destino sarebbe stato il suo se non fosse che il luogo era abbastanza pittoresco per usare i sotterranei, all’epoca rimasti intaccati dalle fiamme, come uffici per gli interrogatori.

Morino ne era rimasto deliziato, ma ciò lo si poteva vedere benissimo dalla ricca collezione di strumenti di tortura appesi alle pareti del suo ufficio.

Essendo tutti uomini i dipendenti era assai intuibile non solo la mancanza di un qualunque tocco femminile, su cui si poteva sorvolare tranquillamente.

Quello che realmente mancava, e questo lo dimostravano due dita di polvere per terra e la vernice scrostata delle pareti, era il concetto dell’igiene.

Lì, cadere e sbucciarsi una qualunque parte del corpo equivaleva a beccarsi una qualunque patologia andante dal tetano alla lebbra, dalla peste al colera.

Come quel posto non fosse stato chiuso da quelli dell’ufficio igiene e raso al suolo era ancora un mistero insoluto, un po’ come i ratti grossi come gatti che bazzicavano da quelle parti. 

In una di quelle stanze era stata occultata la presenza di Itachi, il quale era stato di tutta fretta reso innocuo per chiunque e tenuto sotto sorveglianza di pochi eletti, in preparazione alla cerimonia che in base alla riuscita sarebbe significato per l’Uchiha salvezza o morte.

Itachi era stato incatenato ad un palo, con diverse protezioni in metallo a bloccare ogni suo movimento, una benda sugli occhi e un morso in bocca.

L’unico nutrimento era dato da delle soluzioni nutritive iniettate direttamente in endovena tramite una flebo, mentre una seconda conteneva un concentrato micidiale di sedativi.

Completamente immobilizzato e circondato da cerchi magici, il diavolo parassita non poteva fare nulla di fatto per liberarsi e scappare, figurarsi anche solo tentare la fuga, e se anche fosse riuscito a scappare sarebbe crollato a terra rintronato come un astemio che si fa a goccia tre dita di vodka.

Eppure pallido e nel degrado della denutrizione degli ultimi tempi, il ragazzo manteneva il suo fascino di bello e dannato.

Un bel bocconcino.

Cioè quello che aveva pensato il vampiro che si era infiltrato nell’edificio per potersi gustare in santa pace le sacche di sangue che doveva aver trafugato dall’ospedale.

Per quanto potesse sembrare sospetto ai cittadini un tizio pallido come un cadavere, zannuto e che se ne andava in giro fischiettando con un cestello della spesa sottobraccio pieno zeppo di sacche per le trasfusioni (cioè molto), il non-morto aveva deciso di rifugiarsi da quelle parti per evitare eventuali scocciature.  

Gli si era avvicinato una volta scoperto che i sigilli non erano calibrati su creature come lui.

Con due dita aveva delicatamente sollevato il volto al suo “spuntino di mezzanotte” per mettere ben in vista la giugulare prima di spalancare le fauci per affondare i canini nella carne.

Il destino per una notte era dalla parte di Itachi quando decise che spettava a Mameha fargli da guardia e che questa non fosse dell’umore adatto per andarci con mezze misure.

Poggiato il palmo sul petto del vampiro scaricò un colpo di un potenziale equivalente ad un Rasengan caricato ad energia positiva che disintegrò buona parte della metà inferiore del corpo del non-morto.

Mameha afferrò il capelli vampiro per i capelli e lo sollevò (o almeno sollevò quanto ne restava)

- PUTTANA!!!

Ringhiò il vampiro tossendo sangue.

- VAFFANCULO GREY!! Dimmi che cazzo ti passava per la testa quando hai tentato di morderlo.

- mmm… nutrirmi?

- FOTTITI!

- Da solo o in compagnia!?

- Preferisci che ti risponda o che ti ammazzi del tutto?

- Scherzavo, scherzavo. Ma lo sai almeno quanto fa male un colpo del genere?

- No, e non me ne frega un’emerita mazza.

Il vampiro Grey si ricompose (nel senso che si rigenerò le parti mancanti del corpo) e ricostruì i suoi vestiti inevitabilmente inceneriti dal colpo.

- Quanto sei acida. Non è che per caso hai le tue cose?

- Non sono cazzi tuoi.

- Va bene. Ora, racconta a zio Grey cosa angoscia la tua innocente indole.

Mameha decise di sorvolare sullo sfottò.

- Davvero lo vuoi sapere? BENE!!! La truppa si è divisa in fazioni, non so come dire al mio ragazzo (che è anche quello della mia metà, ma sorvoliamo) che ci ha quasi accoppate e per finire in bellezza…

Fece con tono teatrale.

- ABBIAMO UN INUZUKA IN CRISI MISTICA! TI BASTA O VUOI ALTRO, NEH ZIO GREY?!

Grey inarcò il sopracciglio.

- Mannaggia che sfiga. E come pensi di risolvere il problema.

- Tre parole…

 

- FESTA. DI. HALLOWEEN

Grida gaudio da una parte e pallidume improvviso dall’altra.

Il kazekage continuava a sorseggiare il suo tè caldo, nascondendo la sua espressione con la tazza.

Gaara non amava Halloween.

Lui adorava quella festa.

Viveva funzione di quella festività.

Contava i giorno che lo separavano da quella notte, Kankuro e Temari sparivano esattamente ventiquattrore prima, giusto perché Halloween sottintende anche scherzi piuttosto pesanti. 

Attendeva quel giorno solo per indossare il suo costume e andare in giro a spaventare bambini, genitori, vecchiette senza che potessero dirgli niente e magari guadagnarsi qualche dolcetto.

Niente era più bello di sollevare il mantello e spaventare la vecchietta di turno.

Beh, a parte quella volta in cui aveva “accidentalmente” fatto venire un infarto alla vicina di casa.

 

  
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