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Autore: shesafeandsound    04/03/2013    2 recensioni
"Continuai la mia corsa ed una volta che fui fuori dallo stabilimento mi precipitai in macchina. La schiavai, lanciai la borsa blu nel sedile del passeggero e trattenni un grido quando mi misi seduta e una volta lasciato passare il dolore, uscii dal parcheggio senza curarmi troppo delle macchine che avrebbero potuto venirmi contro. Non vedo molta differenza fra essere morta e condurre la vita che facevo io."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Ero lì immobile con il petto che si alzava e si abbassava alla ricerca di un respiro profondo. rimasi lì finchè non si prosciugarono anche le ultime lacrime, finchè i miei occhi non cominciarono a bruciare. mi feci forza sulle gambe che tremavano e mi alzai, spostai la sedia e la misi vicino alla finestra. cominciai a scrutare il cielo: una distesa infinita di stelle messe lì per illuminare la vita di qualcuno- forse non la mia- dipinte su quella tela nera come l'ultima speranza prima del buio totale. 
 
"scappiamo e non torniamo più, non mi importa ciò che sei o ciò che fai, voglio solo andarmene via con te, acquistare di nuovo fiducia negli uomini e ritornare a vivere."
 
sorrisi al riflesso sulla finestra di una ragazza con gli occhi stanchi; avevo veramente pensato quelle cose mentre ero con lui? continuai a scrutare il mio riflesso: lunghi capelli castani che scendevano fino al seno e finivano con dei boccoli ribelli, occhi marroni, sì, certo, ma forse il colore ormai passava inosservato, se non erano sommersi di lacrime erano stanchi o nascosti dietro alle lenti degli occhiali da sole. non mi ero mai reputata una ragazza brutta, mia mamma mi aveva insegnato l'eleganza e la femminilità e avevo imparato a prendermi cura di me stessa e a piacermi ma ora ero solo un mostro messo al mondo per capire quanto la pazzia di un matto possa far male sulla propria pelle. non tolsi mai lo sguardo dalla finestra, ogni tanto smorzavo un sorriso e scuotevo la testa come per ricordarmi che tutto ciò che facevo non andava bene, come per non dimenticare che anche stare lì a non fare nulla era sbagliato. 
 
  Chissà perchè la cieca speranza di scappare via con Nathan avesse attraversato il mio cervello? non sono mai stata il tipo di ragazza che ha bisogno di un uomo per essere salvata o di un principe azzurro che la conduca al castello, ho sempre avuto un modo molto menefreghista di affrontare l'amore e forse ho concesso il mio corpo anche a dei ragazzi che non volevano altro che la mia carne. ho sempre comandato io in questo gioco, sì, perchè l'amore è un gioco che devi saper giocare e di cui devi conoscere le regole e se cominci a giocare solo perchè qualcuno ti ha incitato a provare a tirare i dadi, sperando in un numero fortunato, ti ritroverai sull'uscio della tua porta di casa a guardare il vuoto, con nulla nelle mani, ridendo di te stessa, perdente inesperta. credo che, se l'amore è una battaglia sanguinosa che non risparmia nessuno, tutte quelle donne che all'età di 40 anni vivono con i loro gatti abbiano capito come sopravvivere. ed io in tutto questo cosa sono? in questo campo di battaglia la mia pedina che ruolo ha? sono solo una cavia per testare gli amori alternativi fra genitori e figli? 
 
  Aprii la finestra, allungai le mie gambe ed appoggiai i piedi sul davanzale della finestra, spostai il peso indietro sulla sedia e lasciai che le gambe anteriori si alzassero. inspirai la brezza fresca che cominciava ad entrare. quando sentii le mani diventare fredde decisi di chiuderla e di rifugiarmi nel letto. mi spogliai e mi lasciai addosso solo il reggiseno e gli slip, mi guardai allo specchio. quel corpo marchiato da segni indelebili non si riprenderà mai più ed io vedrò questa debolezza tutte le volte, questo sarà il mio riflesso ogni volta, anche quando i lividi saranno scomparsi, anche quando le ferite si saranno guarite, il ricordo rimarrà e quello sarà il dolore peggiore che non riuscirò a lasciare andare. 
chiusi gli occhi e in un attimo il mio fisico era perfetto, forse anche un po' troppo bianco ma sempre meglio pallido che nero per le contusioni e la violenza.li riaprii e quel riflesso fece più male di prima, quella era una figura troppo esile per riuscire a rimanere in piedi senza forza di volontà: non era un corpo, era una carcassa. mi voltai e mi infilai nel letto cercando di essere più delicata e più cauta che potessi. 
 
  La notte arrivò in fretta prima ancora che la mia mente potesse liberarsi dei ricordi, prima che io potessi trovare la mia pace interiore e forse aspettai le prime luci dell'alba per chiudere gli occhi ed addormentarmi, ma che importa? alla fine la pace era arrivata, strisciando lentamente, ma era arrivata. 
quando i miei occhi si aprirono dalla finestra cominciò ad entrare della luce premurosa. mi portai le mani agli occhi, li sfregai incurante di quanto potessero essere delicati e mi stirai le gambe affogando in uno sbadiglio. tirai via le coperte e rimasi sul letto in quel modo nuda, con solo due pezzi di cotone addosso, a guardare un gelido soffitto bianco che faceva a pugni con il blu dei miei lividi. mi alzai, presi il primo vestito che trovai e me lo infilai, misi le infradito e, dopo uno sbuffo, scesi di sotto. venni avvolta dal silenzio più totale, il silenzio più spaventoso e rilassante che avessi mai sentito. mi diressi in cucina. vuota. mi guardai intorno, non c'era nemmeno l'odore del mostro, in casa. salii di nuovo al piano superiore, aprii tutte le porte delle stanze. nessuno. niente. silenzio. vuoto assoluto. 
 
ti prego fa che si sia ucciso o qualcosa del genere.







*buonasera. scusate l'assenza, sì, lo so dall'ultima volta che ho aggiornato sono passati secoli ma la scuola mi sta uccidendo.
comunque questo, da come avrete visto, è un capitolo molto, molto breve e molto strutturato, nel senso: frasi molto corte e ben precise, senza troppe cose inutili, solo le riflessioni e le descrizioni di ciò che sta provando la protagonista. spero che vi piaccia, grazie mille a tutti :) 
  
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