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Autore: Moonage Daydreamer    06/03/2013    4 recensioni
Ero l'emarginata più emarginata dell'intera Liverpool: fin da quando era bambina, infatti, le altre persone mi tenevano alla larga, i miei coetanei mi escludevano dai loro giochi e persino i professori sembravano preferire avere a che fare con me il meno possibile, come se potessi, in uno scatto di follia, replicare ciò che aveva fatto mia madre.
(PRECEDENTE VERSIONE DELLA STORIA ERA Lucy in the Sky with Diamonds, ALLA QUALE SONO STATE APPORTATE ALCUNE MODIFICHE.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Anna (go to him).
 




Erano passati tre giorni dal funerale di Julia, ma di John non si era vista nemmeno l'ombra.
Per quanto ne sapevamo noi, da allora non era uscito di casa né permetteva a chi cercava di andarlo a trovare di entrare in casa. Sia Paul, sia Cyn, sia Stu ci avevano provato, ma il loro insistere era stato vano.
Ero così preoccupata per lui; giravo per la casa, senza riuscire a fermarmi nello stesso porto per più di cinque minuti. Ero tormentata dalle parole che John aveva pronunciato nel giardino il giorno del funerale e non potevo trovare pace.
"Perché ti comporti così, stupido?" pensavo nel frattempo.
Mi appoggiai contro il vetro della finestra del salotto, guardando fuori. Era calato il buio e la luce dei lampioni illuminava la notte uggiosa.
E perché diavolo Mimi lo lasciava comportarsi così?!
Scossi la testa, affranta. Di certo ero l'ultima persona ad avere il diritto di criticare il comportamento di John.
- Tesoro - mi chiamò Elisabeth alle mie spalle. - Che cosa c'è?-
Mi voltai e la guardai negli occhi.
- C'è che non si fa più vedere né sentire da giorni ormai.- risposi.
- Chi, John?- mi chiese ed io annuii abbassando lo sguardo. - Cara, ha appena perduto la mamma, dagli tempo. Ognuno ha il suo modo di reagire al dolore e forse questo è il suo.-
- Non è il tipo da chiudersi in casa, Elisabeth. E' il tipo che quando soffre si ubriaca e va a fare il cazzone in giro. - dissi con franchezza; non c'erano altre parole per descrivere il comportamento di John quando beveva troppo.
La mia mente si affollò di pensieri. Rialzai gli occhi, rivolgendo a Elisabeth  uno sguardo pieno di terrore :-E se gli fosse capitato qualcosa? Se stesse pensando di...-
Rabbrividii e mi portai una mano a coprirmi le labbra. La mia madre adottiva mi abbracciò.
- Sono sicura che sta bene. Da quello che mi racconti non è il tipo da fare certi pensieri. Ma se sei così preoccupata per lui, perché non vai da lui? -
Io scossi la testa: -Ha rifiutato di vedere Paul! Paul, capisci? Non accetterà mai di vedermi.-
-Tesoro, io non posso decidere né per te né posso prevedere quello che farà lui, ma cos'hai tu da perdere? -
Mi sorrise, poi si allontanò. Tornai a guardare fuori dalla finestra.
"E se mi scacciasse?" pensai. Mi morsi un labbro "Cristo! Ma da quand'è che ti fai tutti questi problemi quando si tratta di aiutare un amico, me lo dici?!"
Guardai l'orologio appeso in cucina. Era troppo tardi perché ci fosse ancora un autobus che potesse portarmi fino a Mendips.
- Fanculo! -imprecai sottovoce, poi alzai il tono, in modo che Elisabeth e James mi sentissero - Io esco!-
Senza prendere neanche il cappotto, uscii e nella foga del momento sbattei la porta di casa alle mie spalle. Cominciai a correre.
Non ero brava nella corsa, non lo ero mai stata: mi stancavo dopo un minuto e non ero nemmeno veloce, tuttavia quella sera, sebbene fossi sfinita e mi bruciassero i polmoni ancora prima di arrivare a metà strada, continuai a correre più veloce che potevo.
Quando vidi Mendips rallentai, ma non mi fermai finché fui davanti alla porta della casa di John.
Mi appoggiai allo stipite della porta e mi piegai leggermente per respirare meglio.Stavo ancora ansimando parecchio quando Mimi venne ad aprirmi. La donna mi guardò di sbieco, aggrottando le sopracciglia, ma io non le diedi il tempo di parlare.
- Scusi per l'ora. - dissi - Ma la prego, Mimi, mi permetta di vedere John. -
Stavo per piangere e di certo non perché ero sfinita. La zia di John se ne accorse e annuì lentamente, scostandosi dall'uscio e facendomi cenno di entrare.
- E' in camera sua.- mi informò indicandomi le scale.
Sebbene fosse la prima volta che mettevo piede in quella casa, non fu difficile ritrovare la camera di John.
Bussai lentamente.
-Vattene, Mimi. Voglio stare solo.- mi rispose la voce del ragazzo.
Non potei impedire al mio cuore di tirare un enorme sospiro di sollievo: John stava bene, almeno fisicamente.
 Appoggiai la mano sulla maniglia e lentamente aprii la porta quel minimo indispensabile per sgattaiolare dentro la stanza, poi la richiusi alle mie spalle. John era rannicchiato in un angolo della stanza, con la sua amata chitarra appoggiata davanti a sé. La fissava in un modo strano.
-Ti ho detto che voglio rimanere solo!- esclamò alzando lo sguardo.
Quando mi vide sgranò gli occhi nocciola e rimase per un secondo con la bocca semi-aperta. Ma fu solo per un momento.
- Che cazzo ci fai tu qui?-
- Ciao, John. Anche io sono contenta di rivederti.- risposi e lui mi guardò furente.
Ignorai il suo sguardo e mi avvicinai, sedendomi di fronte a lui.
-Vattene, Anna. -
Presi la sua chitarra e sfiorai le corde.
- Fino alla settimana scorsa saresti inorridito al solo pensiero di vedere la tua chitarra trattata in questo modo. E' completamente scordata.-
- Sei sorda? Ti ho detto di andartene! - John cominciava ad alzare la voce, ma almeno, dal momento che non era uscito di casa, ero sicura che non fosse ubriaco.
-Non posso, John. - replicai tranquillamente mentre riaccordavo la chitarra.
- Perché? Dimmi quel cazzo di motivo che ti impedisce di lasciarmi in pace. Non so se l'hai capito, ma io non ti voglio qui!- mi urlò contro.
- Voglio assicurarmi che tu stia bene. Siamo tutti così preoccupati per te. - dissi.
Mi alzai per appoggiare la chitarra dall'altra parte della stanza, poi mi riavvicinai a John, pur rimanendo in piedi.
- Perché non potete lasciarmi in pace per una volta nella mia vita!- si alzò a sua volta.
Stava cominciando a irritarmi.
- Perché con il tuo comportamento ci stai facendo dannare tutti quanti, stronzo egocentrico che non sei altro!- replicai, alzando il tono. - Ti sembra questo il modo di reagire?!-
- Oh, ma da che pulpito! - gridò John.
Fece per allontanarsi, ma io gli bloccai il passaggio. Lo vidi furente e mi accorsi che stava alzando un braccio, pronto a colpirmi, ma io fui più veloce, gli afferrai le spalle e lo spinsi leggermente. Colto alla sprovvista, indietreggiò fino a toccare la parete. Prima che potesse reagire gli misi entrambe le mani sulle guance e lo guardai negli occhi.
- Guardami! - gli ordinai. - E' proprio per questo che sono io a dirti queste cose, non lo capisci?  Dio, John! Sono terrorizzata dall'idea che tu possa reagire nel modo più sbagliato, come ho fatto io! Il mondo è un bel posto;  so che a volte non lo sembra, ma lo è. E sei stato tu a farmelo capire, quindi è ora che ti ficchi questo concetto in quel cervello sottosviluppato! -
Stavo piangendo e facevo fatica a respirare; anche se John sembrava essersi calmato, ero disperata. Sentimenti troppo contrastanti si combattevano nel mio cuore. Mi allontanai da lui e gli diedi le spalle.
- Vuoi che me ne vada? - mormorai asciugandomi le lacrime.- Me ne vado. -
Mi voltai di nuovo e lo guardai.
- Ma tornerò. Domani, e il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, finché non ti deciderai a riscuoterti da questa autocommiserazione che ti sei imposto con la forza. Te l'ho detto e te lo ripeto: non starò a guardare.-
John mi guardava, con gli occhi spalancati e il labbro inferiore che tremava. Stavo per girarmi, ma all'ultimo lui mi prese per il polso.
- Anna - mormorò senza staccare gli occhi dai miei. Lo sguardo che mi rivolse mi sciolse il cuore. In quel momento mi stava permettendo di guardare la sua anima.
Mi avvicinai e lo abbracciai.
In quel momento aveva accettato di togliersi l'armatura dietro la quale celava il suo vero se stesso. Ripeté ancora il mio nome, poi ricambiò la stretta.
In quel momento non era che un ragazzo che aveva un disperato bisogno d'amore.
- Non abbandonarmi anche tu, Anna...- sussurrò John al mio orecchio. Io lo guardai negli occhi, lasciando che la mia anima affiorasse in quello sguardo in modo che lui potesse vederla.
- Non lo farò, John. Non ti abbandonerò mai, te lo prometto. -
Mi accarezzò lentamente la guancia , poi si chinò leggermente su di me, sfiorando il mio naso con il suo. Mi strinse appena il volto fra le mani, poi posò le sue labbra sulle mie.
Intrecciai le mie dita nei suoi capelli, mentre le sue mani scendevano dal volto alla schiena e mi stringevano a lui. Fu un bacio disperato e bagnato dalle lacrime, le mie e le sue, che si mescolavano laddove le nostre bocche si univano. Ci separammo solo  per riprendere fiato e lui mi asciugò le lacrime.
- Questo ti basta per convincerti che voglio riscuotermi "da quest'autocommiserazione che mi sono imposto con la forza"?- chiese facendomi il verso e riprendendo il suo solito atteggiamento strafottente e dannatamente sexy, che mi faceva impazzire.
- Stupido.- sussurrai tirandogli una pacca sulla spalla.
- Allora, mi rispondi?- insistette lui.
- Sta' zitto.- gli ordinai e per farlo tacere gli presi il volto tra le mani e lo baciai. Lui ricambiò con trasporto e quel bacio si fece via via sempre più appassionato. Sentii la lingua di John insinuarsi fra i miei denti e iniziare con la mia una danza sensuale che non faceva altro che accrescere il mio desiderio di stringere John a me.
Sorrisi involontariamente.
- Che c'è?- chiese lui guardandomi ridere.
-Niente, stavo solo paragonando questo al nostro "primo" bacio.- mormorai; stranamente, mi era tornata in mente quella festa alla quale ci eravamo conosciuti, che ora sembrava lontana anni luce.
Sorrise a sua volta :- All'epoca ero un coglione. -
-Perché, adesso non lo sei più?- lo stuzzicai appoggiando le mani sulle sue spalle.
Lui mi guardò per un secondo, con un'espressione divertita. Trattenni il fiato: era di una bellezza sconvolgente.
Cingendomi per i fianchi mi spinse dolcemente contro la parete. Le nostre labbra si unirono in un terzo bacio, molto più sensuale rispetto ai precedenti. Non mi ero mai sentita in quel modo in vita mia.
John cominciò a darmi dei piccoli baci sul viso, poi scese sul collo, sfiorando la mia pelle con i denti. Le sue mani scivolarono sotto la maglietta e cominciarono ad accarezzarmi il ventre provocandomi dei brividi di piacere; iniziava a mancarmi il respiro.
- John...- mormorai socchiudendo gli occhi mentre lui stava per sfilarmi la t-shirt. Il ragazzo si allontanò subito da me.
-Merda! Scusa, Anna. Io non volevo... cioè sì ... non so perché l'ho fatto.-  tentò di scusarsi.
Io lo guardai, senza riuscire a reprimere un sorriso. Era la prima volta che lo vedevo così impacciato ed era una visione davvero spettacolare.
Mi avvicinai a lui, ma non dissi niente. Gli accarezzai la guancia con il dorso della mano, poi presi le sue mani nelle mie, le avvicinai al mio corpo e feci loro stringere la maglietta. Lo guardai negli occhi, mentre lo guidavo per farmi sfilare la t-shirt.
- Anna, cosa stai facendo?- chiese lasciando cadere la maglietta sul pavimento.
Io abbassai lo sguardo. Ora che ero in reggiseno davanti a John toccava a me essere in imbarazzo.
- Io... io so che non sono vergine... insomma, non fisiologicamente. - mormorai mentre il mio volto assumeva una colorazione della tonalità più accesa del porpora - Ma... è come se lo fossi no? Io voglio che sia tu a... Al diavolo: sono una scrittrice e per una volta che mi servono , non riesco a trovare delle parole che...-
Lui mi tappò la bocca con un dito e mi accarezzò le labbra. Poi scese con la bocca a baciarmi il collo, mentre una mano scorreva ad accarezzarmi la nuca e l'altra mi accarezzava il seno. Io mi strinsi a lui più che potevo. Mi accarezzò la schiena, poi slacciò i gancetti del reggiseno. Lo prese e me lo sfilò delicatamente, poi si fermò a guardarmi, ma pur essendo mezza nuda sotto il suo sguardo, mi sentivo perfettamente a mio agio. Decisi di prendere l'iniziativa e gli sfilai a mia volta la maglietta, poi gli diedi dei piccoli baci sul petto nudo, provocandogli dei brividi. Mi baciò di nuovo e le sue mani cominciarono a esplorare il mio corpo. Indietreggiai di qualche passo e lui, senza smettere di baciarmi, mi condusse verso il letto, facendomi sdraiare sotto di lui. Ci spogliammo degli ultimi vestiti che separavano i nostri corpi e lui si fermò ad osservarmi. Sfiorò una ad una le mie cicatrici e le baciò: prima quella piccola sopra l'occhio, quella sul collo, sui seni, sul ventre e infine quelle sulle cosce e sulle gambe.
- Sei bellissima, Anna. -
Io sorrisi, accarezzando il suo volto . Era splendido.
Gli passai una mano tra i capelli, poi gli feci abbassare la testa e lo strinsi a me.
Mentre John mi mordicchiava con dolcezza i seni sentii la sua mano scendere lungo le cosce e insinuarsi fra le mie gambe. Cominciai a sospirare e inarcai leggermente la schiena. In quel momento, tra le sue braccia, mi sentivo davvero felice.
Tuttavia, quando sentii il desiderio del ragazzo avvicinarsi al mio corpo, chiusi gli occhi e strinsi i pugni, sopraffatta per un attimo dai ricordi, che si stavano sovrapponendo alla realtà.
- Anna... non sei obbligata a farlo.- sussurrò John al mio orecchio, vedendomi in quell'attimo di paura. Io riaprii gli occhi.Mi sentivo una stupida: non volevo rovinare quel momento, non per colpa di quell'uomo.
Incrociare il suo sguardo pieno di dolcezza, di amore,  bastò a calmarmi.
- Tu ti sei già preso il mio cuore, John. Ora voglio donarti la mia anima.-
- Ti farà male.-
Io risi in un modo malinconico :- Non più male di quanto mi facesse lui.-
Scacciai in fretta quei pensieri e per evitare che John replicasse ancora  lo baciai.Mi accarezzò ancora per qualche minuto, come per assicurarsi che io mi fossi calmata, poi, finalmente, ci unimmo.

Quella notte mi addormentai fra le sue braccia.
Mi svegliai soltanto quando sentii la sua mano accarezzarmi la schiena e scoppiai a ridere. Lui rimase sorpreso e mi guardò per un attimo, senza sapere che stessi facendo.
-Soffro il solletico!- esclamai contorcendomi, cercando di allontanarmi dalla mano di lui. A quel punto John rise a sua volta, e cominciò a farmi il solletico ovunque.
- Basta, John, per favore!- lo implorai. Lui si fermò e sorridendo mi fece sdraiare al suo fianco. Mi accarezzò il volto. Io gli baciai gli angoli della bocca.
-Te ne sei accorta?- mi chiese sottovoce - Niente incubi 'sta notte.-
Io annuii :- Tutto merito tuo.-
Appoggiai la testa sul suo petto e mi lasciai cullare dal suo respiro regolare, accarezzandogli il petto.
- John, io lo so che non lascerai mai Cyn per me. - mormorai.
Mi guardò sorpreso che volessi affrontare quell'argomento in quel momento.
- Ma non mi importa, a me basta che tu mi lasci rimanere al tuo fianco. - continuai.
Lui alzò il busto e si chinò su di me ma io mi scostai un poco. I nostri volti erano vicini, ma non permisi che le labbra si incontrassero.
-L'unica cosa che ti chiedo, John è... per favore, non andare con nessun'altra oltre a Cyn e a me. -
Lui sorrise per un momento, poi si fece di nuovo serio :- E tu accetteresti di diventare la mia amante? Vuoi troppo bene a Cyn e sei troppo orgogliosa per farlo.-
Mi morsi il labbro. - Io non so come andranno le cose, però ieri sera ti ho fatto una promessa, e voglio almeno provare a mantenerla. -
Richiusi gli occhi, ma un attimo prima di riaddormentarmi mi resi conto che svegliarmi nuda, tra le braccia di John, infilata nel suo letto non era esattamente la normalità.
Mi misi a sedere, badando bene di coprirmi con la trapunta.
- Ma che ore sono? E... oh, cazzo... Mimi! - esclamai.
John si tirò su a sua volta e mi accarezzò le spalle:- Rilassati, è domenica. A Mimi ci penso io, anche se credo che d'ora in poi sarai bandita da questa casa. Pensi di riuscire a sopravvivere? -
Mi strinse a sé e mi baciò il collo.
- Ti lascio rivestire, poi ti riaccompagno a casa. - disse in seguito.
Fece per alzarsi, ma lo fermai e lo costrinsi di nuovo sul letto. Gli salii sulle ginocchia e lo baciai con passione. Un secondo dopo ci ritrovammo di nuovo avvinghiati l'uno all'altra.                                              Ci ero ricascata.
Ero una folle, ma non potevo farne a meno. Ero tornata in quel vortice di amore e segretezza, passione e sotterfugi, sapendo che ora non sarei più riuscita ad uscirne. Ero una peccatrice drogata del suo peccato, e non avevo alcuna intenzione di redimermi.

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Salve. Eccomi tornata solo per voi!
Come già anticipato, questo capitolo conclude la prima parte della storia, e nel prossimo vi dico già che ci sarà un grande salto temporale...
(Scusatemi, vado di corsa, e non ho il tempo materiale per soffermarmi sul commento)


SlowDownLiz: Non ho nient'altro da dirti se non che sono davvero onorata e commossa dalle tue parole. Senz'altro uno dei più bei complimenti che mi siano mai stati rivolti, anche se io per prima ammetto che ho tantissime cose ancora da imparare. Sappi che mi hai resa felice J

Cherry Blues : Be', in realtà, mi sono sempre immaginata uno scoppio d'ira di John in questo frangente, poiché nella mia testa questo è il modo in cui lui reagisce ai dolori intensi. In ogni caso, questo capitolo è davvero vecchio, tanto che l'avevo già scritto alla fine di giugno ( ho il brutto vizio di scrivere scene che sono distanti anni luce l'una dall'altra) e all'epoca non avevo ancora visto Nowhere Boy J

Quella che ama i Beatles: Sì, è la prima volta che Anna glielo dice, perché quello è il momento in cui lei si accorge che il sentimento che prova per John va ben al di là del semplice piacersi. Infatti, nelle mie storie cerco sempre di distinguere tra l'amore e una semplice cotta da adolescenti, poiché confesso che mi dà un po' fastidio quando si esagera con i "ti amo". (Comunque, neanche John le ha ancora detto esplicitamente che la ama)

ImNialler: Grazie mille per le tue recensioni e i tuoi complimenti, e sono contenta che i miei scritti abbiano sugli altri lo stesso effetto che hanno su di me! Alla prossima!


Peace n Love.
 
  
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