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Autore: O0oSuNsHiNeo0O    22/09/2007    6 recensioni
Vi è mai capitato di pensare: "Ma se Dio fosse qui, ora, cosa gli chiederei? Di che cosa potremmo parlare?". Se volete sapere molti retroscena sul nostro padreterno, beh, buona lettura. P.S: Non indicato per persona molto religiose con scarso senso dell'umorismo.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Già, tu ci hai dato l’opportunità di scegliere e noi abbiamo scelto il male”, dico io.
“Esattamente”, risponde lui.
Rimaniamo per un po’ ad osservarci.
“Perché non ci hai fatto scegliere il bene? Perché non hai guidato i nostri passi?”, chiedo io.
L’onnipotente mi osserva un attimo.
“Vi piacerebbe essere guidati in tutto come burattini?”
Ci penso un po’ su.
“In effetti no”
“Appunto”, dice palesemente soddisfatto.
“Ma un aiutino piccolo?”, insisto io.
L’Altissimo mi osserva.
“Un aiutino piccolo?”
“Ecco, a me pare che tu creata la terra, gli uomini e tutti il resto ti sia un po’…rilassato, ecco.”
Dio sgrana gli occhi.
“Come quando prendi un dieci e smetti di studiare”, aggiungo io.
L’Onniscente mi osserva con aria truce.
“Cioè, hai fatto cose fantastiche”, inizio io, “l’uomo è una macchina così assurda e complicata, io non avrei mai saputo progettare una cosa simile”, concludo con enfasi.
Dio tossicchia soddisfatto, “Beh, modestamente ci è voluto un po’ per mettere tutto a punto”.
Restiamo in silenzio, con lui i discorsi si esauriscono in fretta.
O forse, come dicono tutti, sono io che salto da un discorso all’altro a velocità allucinante.
“Perché i preti devono vivere casti per tutta la vita?”
L’onnipotente arrossisce violentemente.
“Suvvia Boss, non ti puoi vergognare di parlare di certe cose”, sbuffo io.
Dio si riprende subito, “Di certo non mi imbarazza parlare di sessualità”, inizia imperioso, “è la faccenda legata alla sua invenzione che mi imbarazza un pò”
“Ah, sì? E perché”, chiedo interessata.
“Beh”, inizia lui, “quel giorno ero un po’, ecco, diciamo…”
Si schiarisce la voce
“Eravamo sbronzi”, conclude.
Rimango interdetta per un attimo.
“Sbronzi?”
“Sbronzi”
Lo osservo in silenzio.
Sbronzi è decisamente un plurale.
“E chi erano gli altri?”
“Mah, i miei amici sai, ora non ricordo neanche bene chi fossimo, si stava insieme, si cazzeggiava”.
Si cazzeggiava.
Dio, in doppiopetto gessato mi dice che lui cazzeggiava.
Sbronzo.
Con amici.
Tutto ciò è fantastico.
“Eravamo, io, Allah, Yaveh e poi chi altro c’era, vediamo…” Si massaggia il mento, è una cosa che fa spesso. “Buddha, Kalì e poi non so, mi pare ci fossero anche altri, ma i ricordi sono assai confusi. Forse Visnù, Apollo, magari anche Bacco e l’imperatore di Giada”, ridacchia, “quello sa un sacco di barzellette sporche”.
Deve aver notato il mio sguardo attonito perché si ricompone subito.
Cala il silenzio.
“Insomma come è andata?”
“Beh, stavamo un po’ insieme e, ecco, non sapevamo cosa fare, te l’ho detto eravamo un po’ sbronzi”, fa una pausa, “un po’ tanto. E ci siamo messi a parlare agli uomini…”
“Ovvero?”
“Ecco”, arrossisce violentemente, “non è stata un’idea mia. Ad un certo punto Yaveh si affaccia da una nuvola e urla: Vi dovete tagliare un pezzo di pene”, cerca di sembrare sinceramente afflitto ma reprime a fatica un risolino, “e, insomma, l’hanno preso in parola.Conosci la circoncisione, no? Poi si è affacciata Kalì e ha urlato: ho sei braccia!”, adesso sta ridendo. “Insomma, chi mai potrebbe credere ad una cavolata del genere? Ma l’hanno presa tutti in parola e via a scolpire statuette di Kalì con sei braccia, insomma, lì per lì sembrava divertente.”
Ora ridacchio anche io.
“Beh, poi è stata la volta di Allah che si è messo ad urlare: pregate a pecora. E beh…”, l’Onnipotente scoppia in una sonora risata.
Lo seguo a ruota.
“E’ andata davvero così?”
“Sì, te lo giuro sul mio onore. E li dovevi vedere, tutti ginocchioni a fare quelle preghiere incomprensibili.”
Scoppia a ridere di nuovo.
“Beh, e poi è stato il mio turno”, aggiunge un po’ tetro, “insomma ero ubriaco e devo aver gridato qualcosa come: chi sta con me non tromba per tutta la vita. Mi sembrava una frase carina.”
“Ma ti hanno preso sul serio”, concludo io.
“Già”, ora Dio si è ricomposto e intreccia le lunghe dita sotto il mento.
Si schiarisce la voce.
E poi inizia ad osservare interessato in quadro alle mie spalle.
“Sai”, mi dice senza guardarmi negli occhi, “sei la prima persona con la quale parlo così apertamente”.
Poi sorride.
Questo Dio mi inizia a stare simpatico.
  
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