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Autore: Vals Fanwriter    06/03/2013    8 recensioni
Jeff e Nick erano soliti litigare molto raramente. Erano conosciuti, in tutta l’Accademia, come la coppia più pacifica esistente e, agli occhi di tutti, vi era la certezza che nulla, in assoluto, potesse indurli a lanciarsi dietro insulti di qualsiasi genere, o a tenersi il broncio per più di due minuti. Ed era vero, in parte, ma quello di cui non erano a conoscenza gli studenti della Dalton Academy era il “criterio della moltiplicazione”, denominato così dallo stesso Jeff Sterling.
Niff (Nick & Jeff) | Verde | OS | Commedia, Fluff, Pseudo-Demenziale, Pseudo-Sentimentale
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il criterio della moltiplicazione.

Rating: Verde.

Pairing: Niff.

Prompt: “Jeff, sono con Sebastian”; incubo; “Non ho più speranze”

Genere: Commedia, Fluff, Pseudo-Demenziale, Pseudo-Sentimentale.

Avvertimenti: One Shot.

Note: Oggi è il Niff Day, è il 6/3 e io non credevo di farcela a pubblicare oggi (dato che avevo previsto una giornata intera a sgobbare all’università); però sono qui con questa storia chilometrica e stupida – come tutte le mie – che non voleva vedere una fine. E forse non è poi così tanto fluffosa come avrebbe dovuto essere, ma mi piaceva l’idea che, per una volta, fosse Nick a trovarsi nei casini – di solito è Jeff l’impiastro. E quindi ve la lascio così, sperando che vi piaccia. Mi scuso pubblicamente con la mia metà, che non ha avuto modo di leggere il finale in anteprima. E dedico questa “cosa insensata” a tutta la Niffamily che… Vi adoro.

 



 

NM


 

Il criterio della moltiplicazione.

 

 

Jeff e Nick erano soliti litigare molto raramente. Erano conosciuti, in tutta l’Accademia, come la coppia più pacifica esistente e, agli occhi di tutti, vi era la certezza che nulla, in assoluto, potesse indurli a lanciarsi dietro insulti di qualsiasi genere, o a tenersi il broncio per più di due minuti. Ed era vero, in parte, ma quello di cui non erano a conoscenza gli studenti della Dalton Academy era il “criterio della moltiplicazione”, denominato così dallo stesso Jeff Sterling.

Io, che sono il suo migliore amico, ne so qualcosa. Ma gli altri non immaginavano cosa ci fosse dietro questo nome che, all’apparenza, sembra un argomento da prima elementare.

Non aveva nulla a che vedere con la matematica, quel principio, bensì concerneva qualsiasi possibile motivo di litigio avente Nick e Jeff come protagonisti. Ogni volta che si presentava davanti a loro una qualsiasi occasione in cui loro stessi intuivano di stare per avere una discussione pesante, loro la arginavano, mettevano al primo posto l’amore che provavano l’uno per l’altro e tornavano sereni, dimenticando il motivo per il quale stavano per cedere all’indignazione.

Erano motivi futili per lo più: calzini lasciati nei posti sbagliati; libri chiusi frettolosamente e pagine conseguentemente piegate su se stesse all’interno – Nick odiava che si trattassero male i suoi libri; prodotti per capelli scomparsi dall’armadietto in bagno; scarpe lasciate troppo vicino al letto; penne cadute a terra che rischiavano di farti rompere l’osso del collo, se facevi un passo falso.

Insomma, motivi gestibili. Motivi per cui bastava un “metto in ordine subito” o un “mi dispiace, starò più attento” per sistemare le cose. Momentaneamente.

Si dice “momentaneamente” perché in quell’esatto istante era tutto sistemato. E qui entra in gioco il criterio della moltiplicazione.

A titolo di esempio, vi racconterò un aneddoto in particolare. Ora, non ricordo propriamente quale fu l’argomento che fece scattare la scintilla ma, di sicuro, fu qualcosa di estremamente tragico per l’uno e per l’altro, dato che seguirono urla stizzite che mai, dalla loro camera, erano state udite.

Di solito, eravamo io e Sebastian ad attirare l’attenzione di tutti ma, quel malcapitato giorno, Jeff osò fare qualcosa che provocò un putiferio.

Come appunto vi dicevo, Nick e Jeff accantonavano tutti i loro litigi, ma non li cancellavano mai completamente, bensì li mettevano in un dimenticatoio, fino a quando il criterio della moltiplicazione non li faceva tornare.

Succedeva più o meno così. Iniziavano con la causa primaria che aveva scatenato il battibecco e poi il litigio si moltiplicava. Alle volte, Jeff aveva davvero l’impressione che nella stanza si creassero copie di loro due che litigavano ognuna per un motivo diverso.

Da una parte c’era Nick che strillava:

‹‹E quella volta che hai messo l’asciugacapelli sotto le coperte, perché i riscaldamenti erano rotti e avevi freddo?? Hai rischiato di mandare a fuoco la stanza, Jeff. Sei un irresponsabile!››

E dall’altra c’era Jeff che rispondeva con tono altrettanto elevato:

‹‹Senti chi parla! Non sono io quello che ha usato il gel per capelli perché era finita la schiuma da barba. Sei un casinista, Nick!››

‹‹Casinista io??››

Vi era un crescendo sempre maggiore di voci e ragioni che si scavalcavano a vicenda per averla vinta. Enumeravano qualsiasi discussione passata e messa da parte, fino a che, una volta esaurite, qualcuno dei due cedeva.

Ma quella volta, non fu così e dovetti andarci anch’io di mezzo, ma questa è un’altra storia.

In quell’occasione in particolare, furono così tante le discussioni che riemersero, che Nick, in preda all’esasperazione, cedette – questo è ovvio – ma a modo suo.

‹‹Se è così che la pensi, allora forse è meglio che me ne vado. Così almeno le cuffie del tuo ipod eviteranno di ingarbugliarsi di nuovo!››

Ricordo quest’affermazione esattamente come venne pronunciata perché, in quel momento, ero proprio fuori dalla camera di Jeff. E lo ammetto, mi ero fermato ad ascoltare esterrefatto quello scambio di battute così acceso, ma ero giustificato: non li avevo mai sentiti litigare così. E alla fine, vidi Nick uscire fuori e guardarmi furioso, le narici dilatate e gli occhi fiammeggianti, e mi dissi che Jeff doveva averla fatta davvero grossa per ridurlo così.

‹‹Può scordarselo il creme caramel stasera.›› sbottò rivolto a me, senza una motivazione valida, ‹‹Al momento, sono single.››

Già, perché Jeff adorava il creme caramel e Nick soleva portarlo spesso a mangiarlo al loro bar preferito. Ma questi sono dettagli futili e al momento non mi preme raccontarveli.

‹‹Che diamine è successo? Sembrava esserci in corso una guerra punica.›› provai a chiedergli, ma Nick si stava già avviando lungo il corridoio con passi pesanti, simbolo più evidente della sua rabbia, e stava borbottando frasi che, per mia fortuna, non riuscirono ad arrivarmi complete all’orecchio. Riuscii ad udire solo “cravatta”, “collo” e “nodo”, ma dubitai a priori che Nick si stesse riferendo ad un omicidio da attuare ad insaputa della sua vittima – magari con un cappio, chi lo sa, a fantasticare sono bravo.

E dunque, lo lasciai andare, ragionando sul fatto che forse – in maniera molto remota, quasi impossibile – Jeff mi avrebbe svelato l’arcano. E lo fece, ma dovetti prima calmarlo, asciugargli i lacrimoni. Tutto come da programma, dato che, se Nick si era infuriato, la cosa doveva essere a dir poco grave. O forse era semplicemente troppo tempo che non litigavano come dovevano ed avevano finito per accumulare fin troppe discussioni. Cose che capitavano con loro, in genere.

Ma ve l’ho detto, attualmente non ricordo il motivo che scatenò il tutto. E figuriamoci! Avevo dovuto strappare con le pinze qualche parola a Jeff tra un singhiozzo e l’altro e, alla fine, non avevo capito nulla di più rispetto a poco prima.

‹‹Vedrai che tra poco tornerà, Jeff.›› Ma non tornò.

‹‹Adesso è arrabbiato, ma di sicuro, tra qualche minuto, si renderà conto che tu vali molto di più dell’averla vinta in un litigio.›› Ma non se ne rese conto.

‹‹E quando lo avrà capito, andrete entrambi a mangiare il vostro squisito creme caramel a quel bar che vi piace tanto.›› Ma non ci andarono.

 

Mi duole ammetterlo ma, in tutta quella faccenda, c’era un male ben più grande ad infierire. Tale era quell’imbecille di Sebastian Smythe, mio – ahimè – attuale ragazzo. L’amore è cieco, non è vero?

Beh, non sono sicuro di come andarono le cose realmente, perché è raro che io prenda per veritiere le storielle che lasciano le labbra del mio fidanzato, ma il tutto sembrava abbastanza sensato alle mie orecchie – salvo qualche aggiunta, a mio parere, messa lì per farmi ingelosire – e quindi ve la racconto come è stata raccontata a me.

Io ero in camera di Jeff a continuare a consolarlo, ma con Nick, dall’altro lato, c’era proprio Sebastian. Oddio, non che Nick si fidasse a raccontare i fatti suoi a quel decerebrato – scusa, amore – ma accadde che se lo ritrovò sulla sua strada, come un sassolino consistente che ti fa inciampare e capitolare a terra.

Nick era semplicemente uscito fuori, sulla scala antincendio, a prendere una sana e tranquillizzante boccata d’aria, ma non aveva messo in conto la possibilità di imbattersi in qualcuno. Se poi quel qualcuno rappresentava la via della perdizione per eccellenza, tanto peggio.

‹‹Le vostre urla da marito e moglie sull’orlo del divorzio si sono sentite fin qua fuori, Duval.››

Per l’appunto.

‹‹La domanda che mi preme adesso è: a chi andrà in affidamento il vostro marmocchio?›› Naturalmente si riferiva a me, quello stronzo. Mi domando come faccio a starci insieme.

Nick, le braccia poggiate alla ringhiera che dava sul parco e la testa leggermente china, sbuffò esasperato e gli rispose, con quanta calma riuscì a racimolare:

‹‹Smythe, tu sei sempre al posto sbagliato al momento sbagliato.››

‹‹Secondo me, dipende dai punti di vista.›› ghignò quell’altro, mentre faceva la sua solita sfilata e scendeva quei pochi gradini che lo separavano da Nick, ‹‹Insomma, se devo assistere a certe scenate di certo non…››

‹‹Ti prego, non ho bisogno delle tue fandonie, voglio solo stare un po’ per conto mio e calmarmi.››

Ma dire a Sebastian “Sparisci” equivale a concedergli l’esclusiva di renderti la giornata un inferno, anche se quella ha già raggiunto il suo apice. Il problema era che Nick, a differenza mia, non era abituato ai suoi modi cocciuti e stravaganti, e di conseguenza, era ignaro della zecca che gli si era appena avvinghiata addosso.

‹‹Conosco modi migliori per calmarsi.››

Nick si voltò e lo guardò scettico, prima di rispondergli:

‹‹Ah, sì? Io non credo proprio.››

Parole al vento, visto che Sebastian gli si accostò ancora e gli passò un braccio intorno al collo, con fare stranamente amichevole.

‹‹Sono le otto di sera. Puoi startene qui a pensare alle doppie punte della tua consorte, oppure venire con me a farmi da spalla allo Scandals e ad accalappiare qualche bellimbusto interessato alla tua scarsa statura.››

Odio quando Sebastian fa così. Lo so, dovrei starmene zitto e continuare a raccontare, ma la verità è che lo fa anche con me. Ogni volta mette in mezzo questa cosa dell’altezza. Non lo sopporto!

Dicevo. Nick, come potete immaginare, non avrebbe mai accettato un compromesso del genere. Lui? Andarsi a divertire senza Jeff? Ma scherziamo?

Infatti, sulle prime replicò con un ‹‹Non sono interessato, Smythe. Puoi anche avviarti senza di me›› e volse lo sguardo da un’altra parte, come per ignorare la presenza molesta di Sebastian.

Ma quello non demorse, bensì strinse la presa sulle sue spalle avvicinandolo.

‹‹È a causa del tuo Jeffie›› gli fece il verso, ‹‹che non vuoi venire con me a divertirti un po’?››

Se poi quello poteva essere chiamato “divertimento”, io non lo so.

Nick aggrottò la fronte nel sentir nominare il suo ragazzo – ex-ragazzo per la verità, dato che, a detta sua, per quella sera, lui era single.

‹‹Anche.›› mormorò amareggiato, ‹‹Ma rimane il fatto che non sono il tipo che va a fare conquiste nei pub così, per passare il tempo.››

‹‹Questo, solo perché non ne sei capace.›› insinuò Sebastian.

‹‹Che intendi dire?››

Nick gli rivolse un’occhiata offesa, in seguito a quello scambio di battute. Sapeva benissimo che Sebastian finiva sempre per dire tutto quello che pensava, giusto o sbagliato che fosse, ma quello non lo trattenne dal risentirsi nei suoi confronti.

‹‹Intendo dire che sei stato con lo stesso ragazzo tutta la vita e che non hai la minima idea di come si faccia a conquistarne di nuovi.››

Nick si allontanò da quella sorta di abbraccio, quasi scottato dalle sue parole. Era ancora arrabbiato con Jeff e l’intromissione di Sebastian stava rendendo il suo astio ancora maggiore.

‹‹Questo non è affatto vero!›› esclamò con voce stizzita, ‹‹Prima di stare con Jeff le facevo eccome le conquiste.››

‹‹Ma sei arrivato comunque intatto da Sterling, Harwood me l’ha detto.››

L’ho picchiato a dovere per quella rivelazione indesiderata, tranquilli.

Dalle labbra di Nick uscì fuori un borbottio, qualcosa a che fare con l’intenzione di non rivelarmi più alcun segreto – promessa che ovviamente non ha mantenuto – ma Sebastian non ci fece neanche caso. Sorrise divertito e si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, continuando con la sua epopea piena di stronzate.

‹‹Ti garantisco che, a fine serata, avrai appreso tutto quello che serve per far cadere un uomo ai tuoi piedi – o una donna, sinceramente non ho ancora capito i tuoi gusti, dato il ragazzo con cui ti trovi a stare insieme.››

Non ho idea di cosa stesse passando nella mente di Nick, in quel momento, so solo che la risposta che diede risultò inaspettata, e lo sarebbe stata per qualsiasi essere vivente che fosse stato al corrente della sua personalità. Perfino Sebastian, quando la udì, ne rimase basito, perché già stava organizzandosi in mente tutto uno stratagemma per strascinarlo fuori dalla Dalton di peso. Ma contro ogni sua aspettativa, Nick si imbronciò maggiormente e mai – a detta di Sebastian – era apparso così testardo e cocciuto.

‹‹D’accordo, uscirò con te e imparerò a rimorchiare… così la prossima volta Jeff ci penserà due volte prima di…›› Non ho idea di cosa disse dopo, neanche Sebastian brilla per il suo livello di attenzione alle parole che gli si dice. Il suo cervello, poi, si era fermato alla parola “rimorchiare”.

Insomma, Nick che dice “rimorchiare” al posto di “conquistare un ragazzo comportandosi da vero gentiluomo” è una cosa fuori dal comune.

Ma a Sebastian interessava essere riuscito nel suo intento e quindi non si soffermò più di tanto su quel pensiero.

‹‹Via quel blazer allora, dolcezza. Questa è la tua sera.››

 

~

 

Mentre in camera mia e di Sebastian avveniva la scelta dell’outfit perfetto per Nick – frugando tra i miei vestiti, tra l’altro, dato che quelli di Sebastian gli stavano fin troppo larghi – in camera di Jeff le cose non andavano meglio.

Il suddetto biondo, dopo aver terminato tutte le lacrime a sua disposizione, non aveva smesso un attimo di strascicare i piedi sul parquet, avanti e indietro per la stanza, alternando frasi come ‹‹Stavolta è finita davvero››, o ‹‹Che ne sarà di noi?››, o ancora ‹‹Doveva chiedermi scusa, è colpa sua››, quest’ultima molto più frequentemente delle altre.

E dal canto mio, non potevo fare altro se non suggerirgli di calmarsi e pregare che Nick sfogasse la sua rabbia il più in fretta possibile e tornasse presto a riprenderselo.

Voglio un mondo di bene a Jeff, ma quando fa così solo Nick riesce a capire come prenderlo.

‹‹Non ce la faccio, devo uscire e andare a cercarlo.›› disse a un certo punto, con fare agitato e irrequieto, e si avviò anche alla porta, ma tentai di fermarlo.

Se Nick tornava adesso, senza essersi calmato del tutto, sarebbe stata la loro rovina. E anche la mia rovina dato che, trovandomi in mezzo, uno dei due mi avrebbe colpito sicuramente col primo oggetto contundente sotto mano.

‹‹Fermo dove sei, Jeff.›› Mi alzai dal letto sul quale ero seduto, gli andai incontro e lo costrinsi a forza a sedersi al mio posto. ‹‹Lascialo in pace per qualche oretta. Se lo assilli, sarà peggio.››

‹‹Ma…››

Di nuovo, labbruccio tremolante, occhi da cucciolo, naso arrossato per il troppo pianto. E che diamine!

‹‹Su, Jeff…›› gli mormorai dolcemente, prendendolo tra le braccia, intenerito com’ero da quell’espressione, ‹‹Più tempo gli dai e più…››

‹‹E più tempo avrà per decidere di lasciarmi e trovare qualcun altro!››

Ecco, Jeff era capace di farmi tenerezza come nessun’altro al mondo ma, allo stesso tempo, sapeva come farmi cambiare direzione nel giro di due minuti.

Roteai gli occhi, un po’ annoiato da quelle lamentele, prima di completare la frase lasciata in sospeso poco prima.

‹‹…e più sarà bendisposto nei tuoi confronti quando tornerà. Cioè, ma davvero pensi che Nick sarebbe in grado di sostituirti?››

Le parole che Jeff mi diede in risposta furono una serie di lamenti tremolanti il cui riassunto, in sostanza, consisteva in questo: a detta sua, esistevano ragazzi più affascinanti, più intelligenti e meno disordinati di lui, sia in quella scuola che nei dintorni di Westernville, e Nick ci avrebbe messo un nonnulla ad attirarne qualcuno visto che lui era bello, gentile e aveva un sorriso da favola – complimenti che non mi risultavano per nulla nuovi.

Decisi di dargli una spinta, dunque. Tra pianti, borbottii e lamenti, si erano fatte le nove di sera e così mi dissi che una telefonata non poteva fare un così grande disastro.

‹‹Senti, ma perché non lo chiami? Però non dirgli di tornare, digli solo che ti dispiace e che lo aspetti. Che ne dici?›› gli proposi.

Jeff allora tirò su col naso e mi guardò con i suoi soliti occhioni tristi.

‹‹Pensi che andrà bene? Che Nick non se ne risentirà per essere stato disturbato così presto?››

‹‹Basterà dirgli le parole giuste e non lo farà.››

 

Ora, è utile suddividere la storia in due punti di vista: quello che io e Jeff ritenevamo veritiero, dato che dalla camera dell’Accademia immaginavamo solo ciò che ci veniva servito col cucchiaino, e quello che, invece, lo era davvero.

Incominciando dal primo, Jeff non si fece di certo pregare per convincersi a telefonare a Nick. Furono sufficienti quelle poche parole che gli dissi, perché si sfilasse il cellulare dalla tasca e componesse a memoria il numero del suo ragazzo – era talmente abituato a chiamarlo che, ormai, quelle cifre gli venivano automatiche. E così, si portò il telefono all’orecchio e attese la risposta.

Squillò un casino di tempo, quel telefono. Jeff contava i suoni emessi dal cellulare, mentre aspettava di udire la voce di Nick, e in quel lasso di tempo, dovetti sorbirmi tutti i suoi lamentosi ‹‹Non mi risponde, non risponde››, fino a che il miracolo accadde.

‹‹Jeff.››

‹‹Nick! Oh, Nick, mi dispiace tanto per la tua…›› Vuoto totale, gente. ‹‹Non volevo farti arrabbiare.››

‹‹Non importa, figurati.››

Mi allungai per sentire meglio e la voce di Nick mi pareva fredda come mai l’avevo sentita; il sorriso di Jeff, invece, era tremolante.

‹‹Quando torni? Mi manchi.››

E meno male che gli avevo detto di andarci piano!

Non commentai, continuai ad ascoltare il loro scambio di battute in silenzio.

‹‹Stasera faccio tardi, non mi aspettare.››

Panico. Il respiro di Jeff si fece più veloce e i suoi occhi tornarono a farsi lucidi e, in quel momento, pareva un bambino che, a differenza di ogni sua aspettativa, veniva lasciato all’asilo dalla sua mamma per oltre l’ora di pranzo.

‹‹Che significa che fai tardi? Dove sei?›› domandò con voce spezzata e ferita.

Mi feci più vicino a lui e avvicinai maggiormente l’orecchio al telefono. Da esso, non si sentiva soltanto la voce di Nick, ma anche un vociare di gente e della musica ovattata. Musica da discoteca, o qualcosa del genere. Ragionai sul fatto che dovesse essere uscito dall’Accademia e mi domandai dove avesse sbattuto la testa per andarsene in un locale di quel genere. Non era da lui uscire e non avvisare.

‹‹Allo Scandals.››

Jeff si agitò ancora di più. E come biasimarlo? Nick era andato a farsi qualche ballo in un bar gay. Anche il più fedele dei fidanzati, una volta entrato allo Scandals, diventava preda facile.

‹‹E che diamine ci fai allo Scandals??›› strillò Jeff con voce spaventata e stridula, ed io fui costretto ad allontanarmi un po’, dato che mi aveva quasi perforato un timpano, ‹‹Non puoi rimanere lì da solo, potrebbero…!››

Ma Nick gli impedì di terminare la frase e, con quell’ultima, riuscì a stupirmi ancora di più rispetto a poco prima.

‹‹Jeff, sono con Sebastian, tranquillo.››

Sgranammo gli occhi nello stesso momento, io e Jeff.

Tranquillo? Lui era con Sebastian e noi dovevamo stare tranquilli!?

Potete immaginare benissimo l’ansia e la preoccupazione che presero Jeff. Boccheggiò un paio di volte, respirando pesantemente, con lo sguardo distrutto e angosciato, ma non riuscì a dire nient’altro sulle prime. Fu Nick ad incitarlo, dicendo:

‹‹Ora devo attaccare, Jeff. C’è un ragazzo che… sì, mi sta chiedendo di ballare. Gli avevo promesso che dopo il drink avrei…››

Jeff – la furia negli occhi, i pugni stretti, il respiro pesante da toro che si prepara a correre incontro ad un pezzo di stoffa rosso – si alzò in piedi di scatto e urlò alla cornetta:

‹‹Non ti permettere di alzare il culo da dove sei! Nick, se balli con quello puoi scordarti di me, sono stato chiaro?? Provaci, prova anche solo a fare un passo e…!››

Tu tu~

Aveva attaccato.

I successivi venti minuti evito di descriverveli perché furono la cosa più imbarazzante esistente su questo pianeta. Jeff diede il meglio di sé, tra maledizioni e cose simili; scalciò, si lamentò, sbuffò, tutto in quel piccolo ritaglio di tempo; e poi alla fine, stremato, ricadde nuovamente sul letto, disteso, e osservò il soffitto con sguardo grave.

‹‹Non può essere vero. È un incubo.›› biascicò.

Io non avevo parole. Stavo ancora cercando di comprendere il motivo per cui Nick fosse in compagnia di Sebastian. Sì, anche allora ero interessato a quell’idiota, anche se in maniera quasi involontaria. Mi illustrai in mente qualsiasi scenario possibile, ma alla fine non arrivai a conclusioni utili e dubitavo fortemente del fatto che Nick l’avesse seguito di sua spontanea volontà.

‹‹Non ho più speranze, stavolta è finita davvero.›› mugugnò Jeff, a quel punto.

‹‹Sai che ti dico?›› esclamai, forte del fatto che, se non mi fossi messo in mezzo io, la storia sarebbe finita nel peggiore dei modi, ‹‹Adesso andiamo lì e riportiamo in Accademia quei due.››

Quei due, sì. Mica il mio subconscio poteva permettersi di suggerirmi di lasciare Sebastian nelle mani di migliaia di ragazzi dallo sguardo lascivo?

E così ci mettemmo in ghingheri e ci preparammo per l’assalto allo Scandals e per riportare in un luogo sicuro quei due fuggiaschi.

 

~

 

Ritornando a quello che Sebastian, in seguito, mi ha raccontato di quella serata, posso assicurarvi questo: Nick non imparò a rimorchiare. Per niente. Nemmeno ad offrire un drink ad un ragazzo con disinvoltura. Bensì, ecco come andò la sua serata.

Appena arrivati al pub, Nick e Sebastian si diressero al bancone con nonchalance – Sebastian con nonchalance, Nick nervosamente – e ordinarono due boccali consistenti di birra.

‹‹Come hai fatto a procurarti dei documenti falsi?›› domandò Nick timidamente, mentre si sedeva su uno sgabello imitando il suo accompagnatore.

Sebastian si esibì in uno dei suoi soliti ghigni alla Darkwing Duck e poggiò il gomito sulla superficie di legno, la guancia al palmo, e infine rivolse uno sguardo orgoglioso a Nick.

‹‹Segreti del mestiere.››

‹‹Ecco a te le tue birre, bellezza.›› disse il barista e, successivamente, posò le bevande davanti a loro, ammiccando con complicità – un giorno di questi andrò a farmi confermare da Nick la veridicità di questo racconto, ma per adesso è così che andò.

Nick circondò il boccale con le mani ed osservò la schiuma bianca al suo interno, un po’ intristito dall’andamento degli eventi e appesantito dalla colpevolezza di essersi lasciato convincere da Sebastian. Jeff non lo avrebbe mai perdonato, se avesse saputo che cosa gli era balenato per la testa: fare conquiste insieme a Sebastian, cose dell’altro mondo!

‹‹Stai ancora pensando alla tua mogliettina?›› gli domandò Sebastian, il sopracciglio inarcato e l’aria indifferente e poco interessata davanti a quelle faccende di cui, per una volta, poteva ritenersi inesperto.

‹‹Mmh.›› mugugnò Nick in assenso e poi sospirò, ‹‹Forse avrei dovuto lasciar correre e tornare in camera.››

‹‹Scherzi?›› si mise a sentenziare Sebastian, lo sguardo annoiato di chi ne ha abbastanza, ‹‹Se ho ben capito, è la testa-bionda che ti ha fatto uscire fuori dai gangheri. E tu adesso mi stai dicendo che avresti voluto tornare da lui con la coda tra le gambe?›› e lasciò che una risata simile a uno sbuffo lasciasse le sue labbra.

‹‹Non si tratta di questo, Sebastian.›› ribatté Nick, sollevando appena lo sguardo su di lui ma, allo stesso tempo, pronunciando quelle parole con sicurezza, ‹‹Io e Jeff non ci facciamo mai torti di questo tipo. Io e lui parliamo e chiariamo. E non perché uno è schiavo dell’altro, ma perché è così che funziona se tieni veramente a qualcuno.››

Sebastian sbuffò in risposta e si portò il boccale di birra alle labbra, prendendone un lungo sorso e poi osservando qualcosa di preciso al di là del profilo di Nick.

‹‹Ti prego, risparmiami. Anzi, non risparmiare solo me, risparmia anche quel tipo laggiù che ti sta guardando come se fossi un pezzo di carne e lui avesse voglia di una bistecca ai ferri.›› Accostò il viso a Nick per fargli un cenno vago verso il ragazzo in questione e poi gli mormorò: ‹‹Se eviti di mostrare la fede che porti al dito, magari ti regalerà anche qualche emozione.››

Nick si irrigidì all’istante, nell’afferrare quel cumulo di allusioni messe lì in bella vista, e voltò lentamente il capo alla sua sinistra, esattamente verso il punto che gli aveva indicato il compagno. E Sebastian non mentiva: un ragazzo, che sembrava avere oltre i venticinque anni e il cui aspetto non era neanche tanto male – e su questo si può quasi giurare, visto che quel furfante ha il naso fine per queste cose – stava osservando Nick dal collo in giù con fare interessato.

Il poverino tornò a rivolgersi a Sebastian con sguardo allarmato e le guance più rosse per l’imbarazzo dovuto a quella situazione.

‹‹Cos-? Che devo fare adesso?›› bisbigliò agitato.

Sebastian ghignò di nuovo, si fece più vicino e gli sussurrò all’orecchio:

‹‹Lanciagli uno sguardo da predatore e fallo venire qui.››

Il viso di Nick divenne ancora più rosso. Si ritrovò a guardare Sebastian con la coda dell’occhio, terrorizzato dalla prospettiva che il suo compagno aveva scelto per lui – e chi non lo sarebbe stato? – e replicò in disaccordo, a bassa voce:

‹‹Scordatelo, Sebastian. Quel tipo non mi piace e poi… io ho già il ragazzo.››

‹‹Fai anche lo schizzinoso? Ma l’hai visto?›› sbottò Sebastian tra i denti e tra un’occhiata e l’altra rivolta a quel tipo, ‹‹Sei venuto qui per rimorchiare, ricordi? Quindi adesso vai da lui senza obiettare. Sono stato chiaro?››

Nick, a quel punto, schiuse le labbra, a dir poco infastidito dal tono di voce autorevole che gli era stato rivolto, ma non avrebbe avuto il coraggio di rispondere per le rime a Sebastian e si sarebbe di certo ritrovato a dover gestire una situazione più grande di lui, se non fosse squillato il suo cellulare.

Lo prese, dunque, mentre il suo complice borbottava qualche improperio sommesso, e nel leggere il nome del suo ragazzo sul display, sentì una morsa stringergli lo stomaco e le mani iniziare a tremargli.

Era indeciso su se rispondere oppure no. Se Jeff avesse scoperto dov’era, non l’avrebbe fatta franca. Ma sarebbe stato peggio se non avesse risposto. Così si alzò dallo sgabello e si allontanò dal bancone frettolosamente, per cercare un angolo in cui la musica non risultasse così elevata; e poi, trovatolo, rispose con voce incerta.

‹‹Jeff.››

‹‹Nick! Oh, Nick, mi dispiace tanto per la tua… Non volevo farti arrabbiare.››

Quelle parole sgusciarono velocemente nelle orecchie di Nick, mentre si passava una mano tremante tra i capelli e si guardava febbrilmente intorno, neanche stesse tentando di nascondere un cadavere.

‹‹Non importa, figurati.›› mormorò, cercando di mantenere un tono neutrale, ma continuava ad essere in ansia. Anche da lì la musica si sentiva perfettamente e, di certo, Jeff se n’era già accorto.

‹‹Quando torni? Mi manchi.››

Si sentì stringere il cuore a quella voce flebile e tremula, e avrebbe lasciato ad occhi chiusi quel pub per tornare da lui se non fosse che era giunto lì con l’auto di Sebastian.

‹‹Stasera faccio tardi, non mi aspettare.›› si costrinse a rispondergli.

‹‹Che significa che fai tardi? Dove sei?››

Chiuse gli occhi e disse, senza riuscire in alcun modo ad evitare di mentirgli ulteriormente:

‹‹Allo Scandals.››

‹‹E che diamine ci fai allo Scandals?? Non puoi rimanere lì da solo, potrebbero…!››

Sospirò e il cuore gli si fece ancora più pesante nel sentirlo così preoccupato, ma non gli permise di continuare a parlare. Lo interruppe con l’intenzione di tranquillizzarlo.

‹‹Jeff, sono con Sebastian, tranquillo.››

Se Nick pensava che una frase del genere potesse tranquillizzare Jeff, significava che era veramente a corto di idee. Oltretutto ad infierire in quella situazione, già di per sé complicata, c’era Sebastian. Sebastian che attraversava la sala a grandi passi per raggiungere Nick e per ritrovare in lui una spalla per rimorchiare.

Nick sgranò gli occhi vedendolo arrivare e si affrettò a dire al telefono:

‹‹Ora devo attaccare, Jeff. C’è un ragazzo che… sì, mi sta chiedendo di ballare. Gli avevo promesso che dopo il drink avrei…››

‹‹Non ti permettere di alzare il culo da dove sei!›› Sebastian era quasi vicino a lui. ‹‹Nick, se balli con quello puoi scordarti di me, sono stato chiaro??›› Sbuffò, a pochi passi da Nick, e poi si allungò a strappargli il telefono di mano. ‹‹Provaci, prova anche solo a fare un passo e…!›› E ad attaccare.

‹‹Ti sei bevuto il cervello? Era il mio ragazzo quello con cui stavo parlando!›› sbottò Nick.

‹‹Se ne farà una ragione. Ora tu mi servi.››

Sebastian, quel Sebastian, quel degenerato del mio ragazzo, quel deficiente che combina casini senza rendersene conto, gli avvolse un braccio attorno alle spalle e lo costrinse a tornare nella mischia con lui.

‹‹Ti servo? E a cosa mai-?››

‹‹Zitto, bambino. E preparati a ballare.››

 

~

 

In quel quarto d’ora che ci separava dallo Scandals, presi io il possesso dell’auto. Se l’avessi lasciata nelle mani di Jeff, data la sua agitazione e le sue condizioni, dio solo sa dove saremmo andati a finire. Nel guardrail, per esempio.

Fortunatamente, come ho già detto, il locale non distava molto, quindi non dovetti sopportare oltremodo i deliri del mio migliore amico. E neanche ascoltai quei pochi che ci furono, a dire la verità, dal momento che pensavo a tutt’altro. Pensavo a quali arti rompere a Sebastian e a qual era il modo più semplice per renderlo infermo.

Ma sì, una gamba, decisi.

E poi arrivammo. Jeff scese dalla macchina e disse, per la prima volta in quella serata, con decisione: ‹‹Adesso vado a riprendermelo›› e mi lasciò indietro, avanzando a grandi passi verso l’ingresso del locale.

Lo raggiunsi di corsa, dato che le sue gambe lunghe mi impedivano di stare al suo passo, ed insieme entrammo nello Scandals.

La musica era assordante e la sala era piena zeppa di gente. Pensavamo di riuscire nel nostro intento e andarcene in fretta da quel posto – io lo pensavo, non ero certo che Jeff fosse ancora in grado di pensare – ma così non fu.

Il buttafuori ci fermò all’ingresso. Gli fornimmo i nostri documenti, ma quello ci disse che eravamo dei mocciosi e ci intimò di smammare.

‹‹La prego, ci sono dei nostri amici dentro. Ci stanno aspettando.›› cercai di convincerlo, ma di sicuro quello non era un buon metodo.

‹‹Filate a bere succhi di frutta a casa, marmocchi.›› ci rispose quello, con fare annoiato, e passò a controllare i documenti di un’altra coppia di ragazzi.

Jeff non aveva spiccicato una parola, da quando era sceso dalla macchina, e non mi ero voltato nemmeno un momento a guardare che espressione avesse. Ma neanche in quell’istante ne ebbi bisogno; mi bastò sentire la sua voce furente al mio fianco, per capire che non avrebbe ammesso un’alternativa differente da quella che comprendeva il riuscire ad entrare.

‹‹Mi stia bene a sentire.›› esclamò infuriato, facendo un passo e sovrastando il buttafuori in tutto il suo metro e ottanta, ‹‹C’è il mio ragazzo qua dentro, su questo non ho dubbi. E ha la mia stessa età e lei lo ha fatto entrare. Provi a negarmi l’ingresso un’altra volta e si ritroverà in tribunale. Sì, la denuncio! Mio padre è un avvocato coi fiocchi, quindi… si tolga di mezzo!››

Mi voltai a guardare Jeff e fui quasi spaventato dal suo sguardo intimidatorio. Mi appuntai in mente quella piccola caratteristica di lui: Nick riusciva a farlo diventare un gangster. Fui orgoglioso. Cazzo, avevo un migliore amico del genere!

Il buttafuori si spostò dall’entrata e noi due facemmo il nostro ingresso nella sala dello Scandals. Allungammo il collo per cercare con lo sguardo Nick e Sebastian, ma c’era così tanta folla che proprio non si riusciva a distinguere una figura dall’altra.

Mi aggrappai alla manica della maglietta di Jeff, quando un paio di uomini mi guardarono in modo strano e mi sorrisero con fare sensuale.

Questo intendevo quando ho detto che ci sono andato anch’io di mezzo. Maledetto Sebastian.

‹‹Tu li vedi?›› chiesi a Jeff con voce incerta.

Lui non mi rispose subito. Si concesse un attimo per radiografare l’intera sala e poi fermò lo sguardo su un punto preciso.

‹‹Adesso sì, li vedo.››

E detto ciò, partì come una furia verso il punto in cui li aveva avvistati, trascinando me dietro di lui, neanche fossi fatto di polistirolo. Dal canto mio, però, ancora non li vedevo. Fu solo dopo aver sorpassato una quantità notevole di coppie in pista, che posai anch’io gli occhi su di loro.

Stavano ballando, insieme.

E tra i due, Sebastian sembrava l’unico completamente a suo agio con quella musica spaccatimpani e – ve lo posso confermare – le mani posate con disinvoltura sui fianchi di Nick; quest’ultimo gli stava dietro un po’ imbarazzato e, probabilmente, non vedeva l’ora di tornare a sedersi in un angolo ad attendere che quella serata passasse.

Ma sicuramente entrambi non si aspettavano l’intervento di Jeff.

‹‹Giù le mani dal mio ragazzo, Smythe!››

Nick si voltò in quell’esatto istante, le mani ancora sulle spalle di Sebastian, e il suo sguardo si illuminò.

‹‹Jeffie.››

Sorrise. I suoi occhi dicevano qualcosa tipo “Dio, sei venuto a salvarmi” e, allo stesso tempo, “Mi sei mancato da morire”, e forse da qualche parte c’era anche un “Mi dispiace”.

Smisero di ballare, lui e Sebastian – quest’ultimo mollò subito la presa.

Jeff guardò il suo ragazzo ferocemente per un solo istante, poi tutti quei messaggi che gli stava trasmettendo con lo sguardo arrivarono a destinazione e anche lui si sciolse in un sorriso, sollevato nel vederlo apparentemente in buone mani.

Entrambi presero una rincorsa e si strinsero in un abbraccio tenero.

‹‹Scusa se sono andato via così, ma Sebastian…››

‹‹Non importa.››

 

In tutti gli anni che passarono, Jeff non ha mai voluto sapere com’erano andate veramente le cose. Fui io ad informarmi presso Sebastian. Jeff si fidava di Nick, non aveva bisogno di altro. Erano così loro: amore, fiducia e nient’altro. Qualche battibecco raro che passava come le nuvole scure, soffiate via dal vento. Ma bastava che si guardassero negli occhi così, semplicemente, e passava tutto.

Quella sera, infatti, tutto passò in un lampo. Sebbene fossero state le due ore più dure della mia vita, alla fine, vederli ballare insieme – lentamente nonostante la musica ritmica e assordante, quasi come se il dj avesse messo su un lento – fu una visione dolcissima. Stavano abbracciati come se fossero una cosa sola e, probabilmente, si bisbigliavano frasi tenere all’orecchio. E dal canto mio, mi sentivo felice quanto loro.

‹‹Ti hanno mollato da solo, in mezzo alla pista da ballo, dolcezza?››

La voce strascicata di Sebastian mi arrivò all’orecchio e l’incanto si ruppe.

‹‹Sparisci, Smythe. Hai già combinato abbastanza macelli.››

Non rispose. Si limitò ad affiancarsi a me e ad osservare con un sorrisino soddisfatto la coppietta appena riappacificata.

‹‹Ho fatto un buon lavoro, no?››

‹‹Per niente. Stavi quasi per servire Nick su un piatto d’argento ad uno sconosciuto.››

Lo rimproverai così e poi lo fissai con sguardo truce. Ma mi addolcii all’istante. Dai suoi occhi trapelava davvero la contentezza di aver messo a posto le cose. Boccheggiai senza parole, mentre lui abbassava lo sguardo su di me e ammiccava.

‹‹Dopo questo, non litigheranno più.››

‹‹Lo hai fatto per loro?››

Questa, però, fu l’unica cosa che non seppi da Sebastian. Non ha mai voluto dirmelo – per orgoglio, immagino – e anche quella sera, sviò l’argomento nel domandarmi schietto:

‹‹Balli con me?››

 

~

 

Nick e Jeff erano soliti litigare molto raramente. Ma dopo quello che fu il culmine dei loro litigi, impararono davvero a perdonarsi in fretta e a non lasciare mai che uno dei due scappasse via dall’altro.

I bisticci li affrontarono sempre insieme, da quel momento in poi. E il merito – ahimè – fu solamente di Sebastian.

 

 

Fine.


 

 

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