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Autore: eian    07/03/2013    3 recensioni
Un virus che colpisce i telepati, mortale per i vulcaniani, si sta diffondendo sul pianeta Cetacea e rischia di propagarsi per l'intero quadrante, con effetti devastanti. L'Enterprise del capitano Kirk deve indagare sulla possibile origine sintetica del virus e il suo legame con una sperduta località su Vulcano.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Primo post dall'Australia...  aspetto i vostri commenti a conforto della lontananza!
 

14. Pazzia

Christine Chapel si fiondò fuori dalla camera di quarantena non appena la procedura di decontaminazione fu completata.
Da quando aveva conseguito la laurea in medicina al termine della missione quinquennale, in assenza del dottor McCoy era lei l'ufficiale medico di grado più alto; in questo caso anche l'unico.
In realtà era specializzata in esobiologia, ma nel tempo aveva completato la sua formazione con l'anatomia umanoide e il dottor McCoy era stato un ottimo maestro.
Durante le lunghe ore della procedura di decontaminazione era venuta a sapere della situazione sulla nave con sempre maggior preoccupazione.
Il capitano non c'era, il dottor McCoy pareva scomparso in circostanze sconosciute e inquietanti e ora anche il tenente Layris stava male.
Rimanere ferma nella camera azzurrognola con quel senso di urgenza era stato quasi impossibile, per poco non aveva fatto ricorso al suo codice medico di sicurezza per annullare il blocco della portina e correre fuori.
Al suo arrivo in infermeria trovò T'Mar su un lettino diagnostico e il signor Spock inginocchiato accanto, evidentemente prostrato.
Il cuore le mancò un battito, come sempre quando vedeva il vulcaniano in quelle condizioni.
Gli corse accanto e lo aiutò a raggiungere il lettino adiacente e a sdraiarcisi su, attivando automaticamente il pannello diagnostico.
Le funzioni vitali erano buone, a parte la pressione sanguigna un po' bassa e il battito ancor più veloce del suo solito.
 - Resti sdraiato - intimò, volgendosi poi verso l'altro lettino.
In quella sentì una mano ferma e forte bloccarle il polso, facendole accelerare improvvisamente le pulsazioni.
Si girò nuovamente verso il vulcaniano.
- Dottoressa, devo parlare con il tenente Layris - la voce di Spock uscì sottile e leggermente roca mentre la guardava intensamente negli occhi.
Oh Dio, pensò, sarebbe mai riuscita a negargli qualcosa quando la guardava così? Avrebbe mai smesso di sentire le gambe molli quando le rivolgeva la parola? Perché, che il Signore la aiutasse, non aveva mai smesso di amarlo da quando lui aveva messo piede sull'Enterprise all'inizio della missione quinquennale, secoli prima.
Tuttavia, era un medico ora e non gli avrebbe fatto un favore ad assecondarlo.
- Per favore, Christine, è importante - aggiunse lui, utilizzando l'arma letale del suo nome di battesimo; come previsto lei si sentì sciogliere e quasi cedette, ma si riprese.
- Resti sdraiato ancora un istante mentre verifico le condizioni del tenente - disse con più dolcezza, trattenendo la mano sul suo braccio quasi per un istante di troppo prima di rivolgere la sua attenzione alla donna sul lettino adiacente.
Spock impiegò quei minuti per stabilizzare le proprie condizioni, il contatto mentale era stato piuttosto difficile. E faticoso, non si sentiva così stanco da... Beh, forse dalla licenza di "riposo" su Risa, con tutto quello che era successo.
I ricordi lo turbavano ancora.
Per due-punto-tre microsecondi prese in considerazione l'ipotesi che tale stanchezza fosse dovuta al progressivo invecchiamento, ma la scartò: non avvertiva un effettivo calo delle sue prestazioni abituali, era la sua routine che era stata alterata dal legame con il capitano, creando una richiesta aggiuntiva di energie fisiche e mentali al di fuori delle sue mansioni di lavoro.
Vide la Chapel somministrare qualcosa a T'Mar, che quasi subito aprì gli occhi.
Si alzò e si avvicinò al lettino.
- Tenente, come si sente? - chiese.
- Ho un mal di testa terribile, per il resto... - scrollò le spalle - non sono io il problema. È Leonard -
Spock annuì.
- L'ho percepito, lo stiamo cercando sul pianeta. Cosa sa dirmi? - chiese, mantenendo un tono controllato nonostante l'ansia per il suo amico.
- Gli è successo qualcosa, posso sentire le sue emozioni totalmente fuori  controllo, lo stanno annientando. Potrebbe fare qualcosa di estremo, dovete trovarlo! - esclamò turbata.
- Stiamo facendo il possibile. Tenente... Pensa che sia stato contagiato dal virus? - chiese con la maschera più impassibile del suo repertorio.
Lei lo guardò con occhi angosciati.
- Non vorrei dirlo, ma ... Sì, ritengo di sì -
Lui annuì, sentendo la Chapel trattenere bruscamente il respiro.
- Come sospettavo. Lo porteremo a bordo comunque, le misure di quarantena dovrebbero essere sufficienti. Tuttavia... Tenga i suoi schermi mentali continuamente alzati, non possiamo permetterci che lei abbia altri tracolli mentali come prima -
- Ma così Leonard rimarrà completamente solo! Non posso farlo...- esclamò lei.
- Deve, assolutamente. Altrimenti dovrà spezzare il legame. Non ci sono alternative -
Lei lo guardò spaventata.
- Spezzare il legame... No, non di nuovo! Si rende conto di cosa mi chiede? -
Lui annuì.
- So di sembrare insensibile, ma mi creda, non è così. Nessuno più di me sa cosa vuol dire. Ma deve proteggersi. Inoltre non sappiamo ancora bene come si propaga il virus, lei potrebbe essere contagiata; dovrei metterla in quarantena, ma ho bisogno di lei. Posso fidarmi? -
Lei trasse un profondo respiro e annuì.
- Bene, ora riposi. Dottoressa - disse rivolgendosi alla Chapel - la prego, verifichi che il tenente riposi adeguatamente prima di tornare in servizio -
- Sì signor Spock - rispose Christine.
In quella l'intercom trillò.
- Qui Spock - rispose il vulcaniano, attivando l'audio.
- Signore, il tenente Chekov ci ha contattato dalla superficie: hanno trovato il dottor McCoy, le sue condizioni mentali sono preoccupanti. Chiedono il permesso di teletrasportarlo a bordo - comunicò Uhura.
- Permesso accordato, teletrasportatelo nella quarantena medica. Sto arrivando. Chiudo -
Si volse verso T'Mar, che stava già tentando di alzarsi.
- Tenente, faccia come le ho detto: è un ordine - esclamò piuttosto duramente, poi uscì dall'infermeria a lunghe falcate.

Il capitano Kirk aveva un ottimo fiuto per gli enigmi e una malaugurata attitudine a mettersi in situazioni incresciose, come l'avrebbe definito il suo primo ufficiale vulcaniano.
Dopo aver salutato e ringraziato Delia si era allontanato con il suo subpod, ma non era tornato al centro medico.
Si era nascosto dietro una formazione rocciosa vicina, attendendo la fine del turno di lavoro per dare un'occhiata al contenuto di quei laboratori.
Approfittò del tempo di attesa per fare rapporto all'Enterprise.
- Qui Kirk - disse quando apparve la plancia e Sulu sulla poltrona di comando - Ho finito la mia visita, è stata molto istruttiva. Stasera ho deciso di vedere gli amici dell'altro giorno, quelli che abbiamo incontrato nel complesso di ricerca -
- Capisco, capitano - aveva risposto Sulu, sentendo un brivido nella schiena - ha bisogno di qualcosa?-
- No grazie, ho già tutto quello che mi serve  - rispose sorridendo - il dottor McCoy è tornato a bordo? -
- Non ancora, signore. Tarantino, Snarll e Chekov lo stanno accompagnando, aveva bisogno di aiuto-
Il sorriso di Kirk si spense, sostituito da un'espressione concentrata.
- Capisco - disse però in tono neutro - il comandante Spock? - chiese, sperando di poterlo rivedere e chiedere maggiori spiegazioni; sapeva che sarebbero riusciti a comunicare la reale situazione dissimulata con parole ordinarie e non sospette.
- Mi spiace, non è disponibile, una piccola emergenza in infermeria con il tenente Layris. Credo sia impegnato ma se vuole glielo rintraccio -
Kirk sentì suonare tutti i suoi campanelli d'allarme.
McCoy e T'Mar? Che diamine stava succedendo sulla sua nave? Combatté l'impulso di farsi teletrasportare immediatamente a bordo.
- No, non è necessario. Sono sicura che il signor Spock è perfettamente in grado di gestire la situazione - rispose tranquillo - Vi contatterò io più tardi. Chiudo -
Spense il comunicatore, accigliandosi.
Aveva la più completa fiducia in Spock, era sempre stato il suo alter ego nel comando e anche se a volte le loro decisioni erano differenti il primo ufficiale  era estremamente capace.
Solo, gli dispiaceva che si trovasse in questa difficoltà. E gli mancava tantissimo.
"Se tutto va bene fra meno di tre ore rientrerò a bordo" si consolò.
Guardò il cronometro: ancora mezz'ora, per essere sicuri che tutti fossero andati via dalla piantagione.
Troppo tempo per impedirsi di pensare e preoccuparsi per i suoi amici.
Ricontrollò minuziosamente l'attrezzatura da immersione per la terza volta, cercando di tenere occupata la mente.


Spock era in piedi di fronte al vetro che separava la camera di decontaminazione tre, dove era stato teletrasportato direttamente il dottor McCoy.
Le mani serrate dietro la schiena, il volto composto in una rigida maschera inespressiva lo rendevano più alieno che mai.
Pochi sapevano quanto gli costasse in quel momento sostenere il suo retaggio vulcaniano, mentre guardava impotente la dottoressa Chapel in tuta anti-contaminazione di massima sicurezza prelevare dei campioni di sangue dal dottore e contemporaneamente somministrargli dei farmaci stabilizzanti.
Era uno spettacolo pietoso.
Quel brillante medico si contorceva e mugolava, alternando scatti di rabbia furiosa a scoppi di pianto straziante, che spezzavano il cuore e mettevano in difficoltà anche il vulcaniano.
- Leonard... - sospirò in un sussurro impercettibile, mentre una mano sfuggiva dalla stretta dietro la schiena e si appoggiava lievemente al vetro.
Il dottore gemeva e si dondolava avanti e indietro sulla branda, le braccia  allacciate attorno alle ginocchia, le mani fasciate da una bendatura leggera per evitare che danneggiasse involontariamente la pelle appena rigenerata sui tagli.
La Chapel diede un'ultima occhiata al mediscan, poi si voltò verso il primo ufficiale e fece un cenno affermativo.
Spock sentì una dolorosa stretta al torace alla conferma delle sue paure.
In quella le portine dell'anticamera si aprirono e entrò T'Mar.
Il vulcaniano impiegò un istante di troppo a recuperare il controllo e lei gli lesse in volto la cruda verità.
Si guardarono negli occhi per qualche tempo, condividendo il dolore, confortandosi lievemente, poi lei si volse verso la camera.
- Voglio entrare - disse dopo qualche istante.
- No- rispose seccamente il primo ufficiale.
- Devo, non posso lasciarlo solo. Non ha nemmeno il conforto del legame. Userò tutte le precauzioni possibili -
- Mi spiace, è troppo pericoloso. Non posso permetterglielo -
Lei lo guardò con gli occhi socchiusi, poi si voltò e prese una tuta anticontaminazione dall'armadietto.
- Tenente...- la chiamò in tono autoritario il vulcaniano, ma lei continuò ad infilarsi la tuta.
- T'Mar -
Non l'aveva mai chiamata per nome e questo la fermò a metà mentre si chiudeva il collare; si voltò verso di lui.
Spock allungò una mano e le riabbassò delicatamente le sue.
- Credi che non capisca? Lui è mio amico. Credi che non vorrei essere lì dentro per cercare di alleviare il suo dolore? Ma non possiamo permetterci di correre questo rischio! - disse con una certa asprezza nella voce.
Si confrontarono per qualche istante, poi lei riabbassò le braccia.
In quel momento Christine Chapel uscì dal passaggio filtrato, dove la sua tuta era stata sottoposta ad ogni genere di trattamento anticontaminazione compresa la depressurizzazione, e si sfilò il casco.
La sua espressione era grave ma controllata.
- Mi spiace, comandante, devo confermare la diagnosi: il dottor McCoy è stato contagiato. Non so come, dal momento che è l'unico non telepate a cui sia successo -
Spock assunse un'espressione concentrata, poi esclamò:
- Computer, attivare un campo di energia di livello tre attorno alla camera di quarantena -
- Campo energetico di terzo livello attivato - rispose la voce melodiosa del computer.
T'Mar lo guardò interrogativamente.
- Le onde theta di basso livello - spiegò - una piccola parte della comunicazione telepatica avviene tramite loro, e date le caratteristiche elettromagnetiche anomale del prione esiste la possibilità che si comporti in maniera ambigua tra materia e energia, come un fotone -
- Ma il dottor McCoy è umano e gli esseri umani non sono telepati! - esclamò la Chapel.
- E’ colpa mia - sussurrò T'Mar.
Gli altri due si voltarono a guardarla: il suo volto era pallido come un cielo invernale.
- È colpa mia. Ho permesso che il legame si stringesse e questo ha aperto i recettori theta di Leonard. Gli umani non possono attivare volontariamente questi campi, ma il contatto mentale con altri telepati e in particolare la creazione di un Legame li apre, rendendoli recettivi. Non avevamo ancora lasciato libero il legame di formarsi, ma prima che Leonard scendesse sul pianeta io... Avevo paura che gli succedesse qualcosa e ho abbassato i miei schermi mentali -
Guardò Spock, gli occhi di cobalto pieni di senso di colpa.
- Tenente, colpevolizzarsi è inutile, oltreché illogico. È ovvio che se fosse stata consapevole del pericolo non avrebbe corso tale rischio. Dobbiamo prima di tutto confermare questa ipotesi, ma non abbiamo più molto tempo, le onde theta non possono essere controllate durante il sonno. Quanto tempo può restare sveglia? -
- Grazie all'addestramento nelle Forze Speciali posso arrivare a novanta ore, tuttavia sono in piedi da più di diciotto e tenere gli schermi mentali alzati assorbe molta energia. Direi poco meno di tre giorni. Altrimenti... Dovrò spezzare il Legame - disse monotòna.
- Cercheremo di fare il possibile, glielo prometto. Le lascio la conduzione delle ricerche, ma voglio che non si stanchi eccessivamente, cerchi di guadagnare tempo. Io devo tornare in plancia, nel caso avessimo ragione c'è un altro rischio da prevenire immediatamente – disse gravemente.
- Quale, signore? - chiese Christine.
- Il capitano, dottoressa. Anche lui può essere contagiato. A causa mia –

  
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