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Autore: ravenmax    07/03/2013    2 recensioni
Anche questa storia si svolge tra i 73 e i 74 Hunger Games. L’accusa di ribellione armata è grave nel Distretto 12. La giustizia è sbrigativa e spietata per chi non ha i mezzi per difendersi. Una giornata normale si trasforma in un incubo…fino all’epilogo finale.
Grazie a coloro che avranno la pazienza di leggere, eccovi un consiglio per la colonna sonora…meravigliosa! (http://www.youtube.com/watch?v=uKrCE1aYz7o) Grazie ad Angela (Arwen951) per la segnalazione!
Dedico questa storia alle 520 donne giustiziate, spesso solo con l’accusa di stregoneria negli U.S.A. dal 1632 al 1937. La più giovane aveva solo 12 anni, molte avevano più o meno l’età di Katniss quando sono state uccise, in modo molto simile a quanto descritto in questa storia. La dedico anche alle ragazze ebree che innocenti hanno perso la vita in un campo di concentramento in questo modo, a volte impiccate con il filo spinato. Possano riposare in pace per sempre.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Primrose Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esecuzione

Nella lista delle persone che desidero vedere per l’ultima volta ho messo Prim e mia madre, Gale Hawthorne, mio compagno nelle battute di caccia e infine la mia insegnante, Mrs. Perino.

Arriva così l’ora della cena e mi portano un po’ di minestra e un piatto di verdure e carne lessa con un po’ di pane e una mela. Mangio svogliatamente, devo farlo perché ho i crampi allo stomaco e il mio calvario sarà ancora lungo.

Dopo la cena frugale osservo le ombre della sera scendere sul Distretto attraverso la stretta ed alta finestra della cella. Siedo sulla mia brandina raggomitolata con le mani intrecciate intorno alle ginocchia. Ora tutto si fa quieto e mi trovo qui a fare l’ultimo bilancio della mia vita. Penso ai momenti felici, a quando papà era ancora con me, mi sentivo protetta e il futuro doveva ancora aprirsi dinanzi a me come il bocciolo di un fiore in primavera. Penso al peso e all’impegno della mia vita di tutti i giorni, la scuola, la caccia per assicurare a Prim una vita migliore, il freddo, la fame, la paura di finire sbranata da qualche animale selvatico oltre la recinzione, la gioia del ritorno a casa nel nostro salottino con il camino, Prim infreddolita che dorme dolcemente abbracciata a me in una notte d’inverno, l’ansia dei giorni della Mietitura, il sollievo triste di avercela fatta fino a quell’anno perché qualche altra povera ragazza era andata a Capitol City a morire al posto mio, le nuotate d’estate al laghetto nel bosco , il lavoro con Prim nel nostro orticello…Penso ai miei sogni di sedicenne che invece non sbocceranno mai, del primo bacio che non ho mai potuto ricevere, al mio primo amore che ho solo potuto sognare, alla famiglia che non avrò mai….forse meglio così, non vorrei avere dei figli che potrebbero essere condannati a morte solo perché sono usciti a procurarsi qualcosa da mangiare…

Fino a questo momento pensavo che sarei morta nei miei boschi, cacciando, vittima di qualche orso o branco di lupi, o forse che sarei stata estratta nel giorno della Mietitura…almeno avrei potuto lottare fino alla fine. La mia morte sarà invece molto più banale ed inutile, impiccata una domenica mattina come una criminale qualsiasi.

Non ho mai visto di persona le rare esecuzioni capitali, io alla domenica esco a caccia con Gale e torniamo solo nel tardo pomeriggio dopo aver rimesso le trappole, scuoiato la selvaggina cacciata e raccolto la frutta per i primi giorni della settimana. Spero non ci sia nessuno che conosco a vedermi morire…

Questa ridda di immagini e pensieri mi fa arrivare a notte inoltrata, accarezzo ogni immagine ed ogni mio ricordo, almeno quelli più piacevoli con affetto e quasi con un senso di serenità… Hanno spezzato il mio futuro ma il passato lo porterò dentro di me nel mio cuore fino oltre le porte della morte. Cosa ci sarà dopo…non ci ho mai pensato molto…forse incontrerò di nuovo il mio papà…so solo che andrò dall’altra parte con questi occhi limpidi ed innocenti, il resto lo farà la misericordia di Dio.

  Quest’ultima immagine di abbandono fiducioso nelle braccia di Colui che mi ha chiamato in questo mondo mi dona un po’ di pace e mi addormento sulla mia brandina, stremata dalla giornata più lunga della mia vita.

Quando mi sveglio sono da poco passate le 9 del mattino, verso le 10 inizieranno le ultime visite della mia famiglia e dei miei conoscenti. Vado in bagno e mi lavo il viso con l’acqua fredda, mi sveglia e cancella un poco i segni del pianto sui miei occhi arrossati.

Incontrerò per primi Prim e mia madre. Ho bisogno di vederle ma allo stesso tempo vorrei potermene andare senza dover prolungare ancora la loro pena e anche la mia cercando le parole per dire loro addio. Vengo accompagnata dagli agenti in una stanzetta con un tavolo e tre sedie dove vedrò i miei familiari.

Quando l porta si apre Prim arriva come un ciclone ma non fa in tempo ad entrare che di nuovo le lacrime trasformano il suo volto in una maschera di dolore. Mamma è in piedi sulla porta come se non osasse venire dentro ma anche il suo volto e i suoi occhi dicono tutta la pena per la mia sorte. Io accolgo Prim tra le braccia, lei adorava farsi tenere così, sicura e protetta, tra le mie braccia nessuno avrebbe potuto farle del male. Il suo viso e i suoi occhi sono l’immagine della sofferenza e anche io ricomincio a piangere. Restiamo a lungo abbracciate mentre la mamma che si è avvicinata ci accarezza entrambe.

“Prim…perché io possa andarmene via serena ho bisogno che tu cerchi di essere forte…se no non ce la farò neanche io” le dico singhiozzando….

“Katniss, ma cosa hai fatto di sbagliato, tu hai sempre fatto del bene a me e a mamma, non hai mai fatto male a nessuno, eccetto forse a qualche coniglio…, lo voglio dire al giudice…e lui non ti farà morire…” la piccola mi sommerge con un diluvio di parole, è sconvolta e non si rende conto che ormai non c’è più nulla da fare.

“Prim, tesoro, ti ho sempre amato più della mia stessa vita e se devo morire per averti fatto del bene non ho rimpianti…Tu non dimenticarti mai di me e ricordami sempre in ogni giorno della tua vita. Io ti sarò vicina ogni giorno anche se in un modo un po’ diverso da prima…ma sarò insieme a te per proteggerti come ho sempre fatto. Sii coraggiosa nei giorni della Mietitura, io ti aiuterò e tutto andrà sempre bene. Se ti ricordi, ogni tanto, portami uno dei piccoli fiori del tuo giardino…va bene?” La piccola non riesce a rispondermi per la pena che la sconvolge ma il suo abbraccio dolcissimo è l’addio più bello e delicato che io potessi mai ricevere.

Dopo qualche minuto di carezze alla piccola abbraccio mamma.

“Mamma…perdonami per averti dato un dolore così grande, ora ti affido la piccola Prim, quando non ci sarò più avrà solo te, stalle vicino sempre e cerca di essere forte…Non voglio che veniate domenica, porta Prim in campagna e io sarò lì insieme con voi, insieme a voi come siamo sempre state. Anche se starai male cerca di non piangere, ti voglio bene…mamma”

Ora però sono io che piango e per un attimo ritorno una bimba di cinque anni che si rifugia in quell’abbraccio caldo che ha conosciuto da quando è venuta al mondo. Per quanto uno cresca e sia forte ed indipendente in certe occasioni quell’abbraccio non lo dimenticheremo mai.

Poco prima di mezzogiorno Prim e mamma lasciano il posto al mio unico amico, Gale. Appena entra mi abbraccia e i guarda, il suo volto è carico di astio verso chi mi ha ridotto in questo stato.

“Gale, non voglio andarmene odiando e maledicendo tutti, sto cercando di arrivare alla mia ultima ora prima di tutto in pace con me stessa…”

“Katniss, quante volte abbiamo cacciato insieme, dovrei essere qui con te…invece ti ho abbandonato quando avresti avuto più bisogno di me…” mi dice Gale con senso di colpa.

“Gale…saremmo qui in due a morire…invece tu devi restare vivo, per te e per la tua famiglia e magari un po’ anche per la mia…ti prego Gale non lasciarle morire di fame, procura loro un po’ di selvaggina e fai attenzione oltre la recinzione…è sempre più pericoloso…” lo consolo io.

“Katniss, ti giuro che non farò mancare nulla a Prim e a tua madre, la selvaggina e anche del pane…” mi promette lui.

“Gale, ti ricordi del pane che ogni tanto mi donavi e che insieme dividevamo nel bosco dopo la caccia? Quando ci mettevamo seduti nell’erba e facevamo progetti per il nostro futuro…nonostante abitassimo qui al Distretto 12…Mi sono sentita felice in quei momenti, non sapevo che per me il futuro sarebbe finito così presto…ma tu devi andare avanti e avrai una vita che valga la pena di essere vissuta. Ricordati di me ogni tanto…” Quando mi stacco da lui le lacrime rigano di nuovo le mie guance.

“Addio Katnip…ti voglio bene…” risponde lui, mi abbraccia forte e va via in fretta, vedo che anche lui sta piangendo.

Subito dopo un pranzo leggero consumato nella mia cella mi attende l’ultimo incontro della mia vita. Ho scelto di vedere la mia insegnante, Mrs. Perino che mi aveva aiutata in un momento difficile della mia vita. Ora ho nuovamente bisogno di un ultimo aiuto.

Mrs. Perino entra nella stanzetta dei colloqui preoccupata ma appena mi vede viene verso di me.

“Katniss, cara, hai chiesto di vedermi, sono qui per te…”

“Sì Mrs. Perino, questa volta sono davvero nei guai…e la mia punizione sarà anche l’ultima” tento di scherzare io.

“Mrs. Perino, le ho chiesto di venire per questa ragione. Lei è stata buona con me quando ho attraversato un momento difficile della mia vita (N.d.A: vedi Autunno, Cap. 3) ora le chiedo un ultimo gesto di bene nei miei confronti. Io e la mia famiglia siamo poveri e non posso permettermi un funerale dopo la mia esecuzione. Non importa, le chiedo solo di prendersi cura del mio cadaverino quando verrò calata dalla forca. Mi faccia chiudere in un sacco di tela o un lenzuolo e mi faccia seppellire ai piedi dell’olmo che c’è nel giardino dietro la nostra casa. Non vorrei che di queste cose debba occuparsi Prim o mia madre…un semplice tumulo di pietre con una croce di legno  con il mio nome andrà bene…” le dico con tristezza. E’ così innaturale che una sedicenne debba pensare al luogo della sua sepoltura.

L’insegnante mi abbraccia e con affetto mi dice: “Stai tranquilla cara, penserò a tutto io…” e anche lei piange insieme a me.

Le visite mi hanno provato moltissimo, assai più di quanto avessi pensato prima. Tornata nella mia cella siedo sulla brandina e sto male, non mi resta neanche un giorno di vita… Sul tavolino della cella c’è un modulo, posso richiedere il mio ultimo pasto che mi sarà servito stasera. Guardo il foglio bianco ma non riesco a metterlo a fuoco e le lacrime cadono su di esso. Quante volte nella mia vita ho sofferto per la fame…ora posso avere ciò che voglio ma non me ne importa più nulla…sarà solo un’altra tortura per far crescere ancora la mia angoscia. Poco dopo appare oltre le sbarre il Tenente medico Sarah Derbin.

“Ciao Katniss” mi saluta lei.

“Tenente…Sarah…sei venuta a trovarmi…” le dico con voce sommessa. Sarah fa aprire la cella da un agente e siede accanto a me, mi guarda e vede che le mie condizioni sono pessime.

“Katniss, ti faccio portare qualcosa per dormire un po’…” mi consiglia.

“No, per favore, sono le mie ultime ore e vorrei stare sveglia, ho paura di dormire e che domani arrivi troppo rapidamente…” le rispondo. Sarah non mi dice niente ma mi accarezza il viso con gentilezza. Ha il volto molto teso e tirato.

“Ho di nuovo litigato con il Capitano McGregor, quello che sta succedendo qui mi sta logorando…non so più ciò che è giusto o sbagliato, se sto compiendo il mio dovere o se sono io la vera assassina qui dentro…” si confida Sarah.

“Cosa farai dopo la mia morte?” le chiedo. Strana sensazione, mi sembra irreale pensare alla vita che proseguirà per tutti gli altri quando io non ci sarò più.

“Farò l’ultimo rapporto al comando…lunedì mattina presto ripartiremo in volo per Capitol City… e lì al Comando Generale presenterò la mia richiesta di congedo. Ne ho abbastanza di tutto questo, non avrò mai più una missione tremenda come questa, mai più…tornerò ad essere un medico e basta e a salvare vite come la tua, mai più la toglierò…Tu sei innocente e un vero soldato quando riceve un ordine ingiusto dovrebbe rifiutarsi di eseguirlo…se io fossi degna di questa divisa forse dovrei essere qui a morire con te ma non ne ho il coraggio…” La voce di Sarah mi fa percepire il peso enorme sulla sua anima e la vedo piangere mentre pronuncia le ultime parole.

“Sarah, avrei voluto conoscerti in altre circostanze, sei una ragazza buona…sarai un ottimo medico ne sono certa, ora stammi vicino e aiutami perché ho paura…” le dico abbracciandola e restiamo lì così, insieme, mentre lei cerca di calmarmi un po’.

Prima di uscire Sarah mi spiega: “Domattina verso le nove potrai fare una doccia, meglio se non mangi più nulla dopo stasera. Tua madre mi ha portato un bel vestitino azzurro, indosserai quello. Verso le 11 verrò a prenderti io con il Capitano McGregor e gli agenti di scorta e usciremo sulla piazza di fronte al Palazzo di Giustizia. Stanotte però dopo cena preferisco che tu sia sedata, la tua angoscia è troppo grande…”

Non le rispondo nulla, solo ancora una volta mi abbandono tra le sue braccia a cercare l’ultima coccola. Mi accarezza ancora dolcemente, prima di andare via in lacrime. Nonostante non abbia trovato la forza di chiedere nulla Sarah mi ha fatto portare una buona cena, è tutto preparato con cura, c’è riso, pollo e verdura e anche una splendida fetta di crostata di mirtilli. C’è anche del pane bianco, del pane vero, fragrante e dorato, lo riconosco, arriva dalla bottega dei Mellark, l’ho spesso guardato in vetrina ma non me lo sono mai potuto permettere. Lo avrà fatto Peeta, un ragazzo che viene a scuola nella mia classe. Assaggio solo qualcosa, il cibo è buono ma ho la gola e lo stomaco chiusi. Che buoni i mirtilli…quegli stessi che mi piaceva raccogliere con Gale nel bosco, ogni sapore è fonte di ricordi di vita e mi fa male…

Più tardi in serata una guardia mi porta un bicchiere con due pillole gialle e porta via gli avanzi della mia cena. Prendo le pillole e mi corico sulla brandina. Ormai la notte cala sul Distretto 12, la mia ultima notte. Che strano posto il Distretto, povero, duro, spesso spietato ma pur sempre la mia casa…quanto mi manca ora poter correre veloce dalla zona del Giacimento fino al centro della città e poi via verso i boschi e le colline, le povere case di legno vecchie e scrostate… Non me ne sono mai andata da qui, avrei tanto voluto vedere il mare almeno una volta nella mia vita, mi sarebbe piaciuto visitare il Distretto 4, l’ho visto solo alla televisione durante gli Hunger Games… Sto ancora pensando a questo che le pillole fanno il loro effetto e sprofondo in un sonno pesantissimo.

Mi sveglio di soprassalto perché una guardia passa il manganello sulle sbarre della cella facendo un baccano infernale. Guardo l’orologio a muro e sono già le 8:30 Dall’alta finestra vedo il cielo, mi sembra sereno e soleggiato. Vado in bagno e c’è la doccia, non molto calda ma per me è una novità, a casa abbiamo solo la vasca da bagno. Al mio ritorno sulla brandina c’è il vestitino azzurro che indosso di solito il giorno della Mietitura, è semplice, di cotone, lo abbraccio perché ha il profumo buono di casa mia. Questi ricordi li porterò con me, non me li possono togliere come la vita...

Aspetto in stato di trance con il cuore che batte forte, come se mi stessi preparando a combattere e verso le 11 arriva il Capitano MacGregor, il Tenente Sarah Derbin e sei Pacificatori tra cui il Sergente Cray. Mi ammanettano le braccia con le mani dietro la schiena e ci avviamo verso il patibolo. Nel cortile interno del Palazzo di Giustizia vengo per un attimo abbagliata dal sole accecante. E’ finita. Sto per fare il famoso ultimo miglio…certo il cortile non è così grande ma sono gli ultimi metri di una ragazza condannata a morte, ogni passo mi costa una fatica enorme.

Sarah mi è vicina e io cerco i suoi occhi per avere uno sguardo amico nel quale specchiarmi per l’ultima volta. Il pesante portone metallico del Palazzo di Giustizia si Apre e siamo sulla piazza dove avvengono tutti gli anni le Mietiture. Quante volte ho rischiato la vita in quei giorni, mai avrei pensato di morire qui in questo modo. Lì c’è il patibolo, in alto, pronto per me. Mi guardo intorno  e le gambe non mi sorreggono, ho un mancamento, cerco di divincolarmi e fuggire dai Pacificatori che mi sono intorno. Loro sono pronti e mi afferrano subito, Sarah si volta verso di me e mi parla piano:

“No Katniss, ti prego, così sarà solo peggio…non resistere più tesoro…”

La guardo come una cerbiatta terrorizzata e le dico frasi spezzate: “ No…non così, per favore…” Mi fanno salire gli scalini, salgo come un automa, il mio corpo non ha  più energia.

Dall’alto del patibolo vedo la piazza quasi deserta, solo in un angolo proprio ai piedi del palco ci sono alcuni ragazzi e ragazze in classe con me. C’è Madge e anche Peeta Mellark con indosso il grembiule da panettiere, deve essere uscito dal negozio solo pochi minuti fa. Ci sono anche diverse persone che mi conoscono, gente del Mercato nero, dove sono conosciuta e rispettata nel ricordo di mio padre. C’è anche Mrs. Perino venuta a svolgere la sua triste missione .

Mentre le guardie calano il nodo scorsoio io guardo e vedo le loro mani alzarsi nel saluto del nostro Distretto, mi mandano l’ultimo bacio con la mano sinistra alzata e indice medio e anulare uniti. E’ il loro ultimo addio, li ringrazio con un cenno del capo e prima che cominci l’esecuzione si allontanano tutti dalla piazza, non vogliono  vedermi morire. Solo Mrs. Perino resta ai piedi del palco, ha un fazzoletto sulla bocca e non alza mai lo sguardo su di me. I miei occhi azzurri si riempiono di lacrime ma non dico più nulla. L’ultima cosa che vedo è una ghiandaia imitatrice che atterra ad ali spiegate sulla banderuola segnavento a forma di freccia sull’edificio di fronte. Vengo sistemata sulla botola e Sarah mi solleva gentilmente i capelli, mi mette un pesante cappuccio nero in testa e posiziona il nodo scorsoio sotto il mio orecchio sinistro. Mentre il Cap. McGregor legge la motivazione della condanna, sulla piazza non restano che quattro o cinque persone di passaggio, tutte piuttosto lontane dal palco. Comincio a piangere ed agitarmi: “Per favore, così non respiro, non riesco più a respirare…” grido da sotto il cappuccio nero. Tutto questo è fatto perché io muoia ma i miei gemiti sono così strazianti che Sarah fa sospendere un istante l’esecuzione. Allarga di nuovo il nodo scorsoio e mi toglie il pesante cappuccio nero.

“Facciamo così…va bene Katniss?” mi chiede e io annuisco con un cenno del capo. Il nodo viene rimesso al suo posto. Almeno morirò sentendo la brezza tra i capelli, il tepore del sole sulla pelle, sentendo il profumo del polline di primavera mentre il mio piccolo cuore si gelerà per sempre. Tutto è pronto e all’ordine del Capitano McGregor morirò, spero che l’agonia duri poco. Sarah è in un angolo del palco ma la vedo allontanarsi in fretta, con un fazzoletto sulla bocca sotto lo sguardo stupito di McGregor. I miei occhi azzurri alla fine si fissano sulla ghiandaia imitatrice, è venuta a prendere la mia anima per portarla in cielo.

L’ordine è improvviso, mi manca la terra sotto i piedi e sento uno schianto secco…e mi sveglio gridando come una pazza per il terrore. Devo aver gridato più di una volta prima di rendermi conto di essere seduta sul mio letto in casa, nella mia camera. Prim è saltata su dal suo lettino spaventata a morte per un risveglio tanto brusco. Sono lavata, immersa in un bagno di sudore e il sussulto che mi ha svegliato è stato tanto intenso da far letteralmente volare via le coperte dal mio letto. Mi passo le mani sul viso imperlato di sudore ed ho conati di vomito. Sto ancora malissimo… Mi precipito in bagno e mi lavo per bene, ho ancora le gambe che tremano, non avevo mai avuto un incubo così lungo, realistico e dettagliato. Quando torno in camera Prim mi osserva preoccupata.

“Kat, va tutto bene? Stai male?” mi chiede preoccupata.

“No, tesoro, sto bene, ma ho avuto un incubo tremendo…non hai idea di quanto sono contenta di vederti…anzi vieni qui da me…” le rispondo con nel cuore una gioia tra le più grandi che ricordo di aver provato. Mi guardo intorno e non ho mai voluto tanto bene alla mia povera casa, al mio Distretto, alla mia piccola vita di tutti i giorni, alla mia fatica quotidiana…il futuro è di nuovo un libro aperto e non scritto per me…

 Prim è un po’ stupita ma è così dolce ed è felice di ricevere una inaspettata dose di coccole che le fanno incominciare bene la giornata. E’ sabato mattina e oggi non c’è scuola, solo più tardi dovrò uscire a caccia con Gale. Subito dopo una bella colazione con Prim e mamma mia sorella chiede speranzosa:

“Oggi resti qui a casa con me Katniss?”

 Sono tentata di risponderle di sì e di godermi la mia vita ritrovata, ma il mio senso di responsabilità verso di lei me lo vieta.

“No tesoro, lo sai che devo uscire a caccia con Gale…” mentre le dico questo un’ombra scura vela per un istante il mio sguardo limpido.

“Ma ti prometto che tornerò…”

Prima di uscire nella mia tenuta da caccia il gatto mi soffia contro.

“Almeno per oggi non ti farò arrosto…” gli dico sorridendo.

Apro la porta e lo spettacolo della primavera e della vita sulle colline del Distretto 12 riempie di nuovo il mio cuore di felicità e di entusiasmo. Dall’olmo del giardino una ghiandaia imitatrice mi osserva sorniona spiegando le sue splendide ali.
  
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