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Autore: giuliasca    07/03/2013    2 recensioni
Erano appena le cinque del mattino e il campanello l'aveva svegliata. Strano, non era di certo un suono familiare.
Ginevra decise di alzarsi, un po’ assonnata un po’ incuriosita e sapeva già, d'altronde, che una volta che si fosse alzata nessuno gli avrebbe restituito il tepore del letto e non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Un risveglio insolito



Erano appena le cinque del mattino e il campanello l'aveva svegliata.
Strano, non era di certo un suono familiare. Ginevra decise di alzarsi, un po’ assonnata un po’ incuriosita e sapeva già, d'altronde, che una volta che si fosse alzata nessuno gli avrebbe restituito il tepore del letto e non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi.
A passi lenti e pacati, tipici delle prime ore del giorno, si diresse verso le urla provenienti dal bagno.
Cristina, sua madre e Beatrice, sua sorella, combattevano nella vasca.
La scena poteva anche sembrare naturale visto che spesso litigavano, anche per questioni di poca importanza; si dava il caso però che fossero le cinque del mattino e la situazione era quindi abbastanza atipica.
Probabilmente non aveva ben valutate le circostanze, infatti Beatrice era nuda nella doccia e Cristina cercava di sostenerla con un braccio mentre l'altro era poggiato sul bordo della vasca nel tentativo di reggere entrambe, mentre guizzavano urla e grida di soccorso indirizzate al marito, che era ancora beatamente avvolta tra le lenzuola.

"Cosa succede qui dentro?"

"Sta zitta tu e, piuttosto, dammi una mano, tua sorella è peggio di un elefante!"

Cristina era spazientita, forse aveva voglia di gridare al mondo di lasciarla in pace, oppure di chiedergli semplicemente cosa avesse fatto di male per meritare una vita così.

"Ok, ti aiuto, ma dimmi cosa è successo almeno!"

"Cos'è, non ce li hai gli occhi? Non vedi che si sente male? Forse è il caso di portarla in ospedale... ALBERTO, Alberto, ti muovi a venire!"

Beatrice era sdraiata nella vasca e non riusciva a stare in piedi, aveva un forte dolore alla pancia e pensava che fosse l'ennesimo attacco di appendice infiammata, una reazione allergica o chissà cos'altro!
Alberto, appena sveglio, si era alzato stropicciandosi gli occhi ancora addormentati, si era avvicinato alle figlie e alla moglie urlando di non agitarsi che si sarebbe tutto risolto.
Cristina accompagnò Beatrice al Pronto Soccorso e con l'autoambulanza venne trasferita all’ospedale della provincia per accertamenti.
Ginevra quella mattina era stanca, le si chiudevano gli occhi ma allo stesso tempo agitata per le condizioni della sorella.
Con l’ansia che la torturava, come poteva affrontare il compito di greco che la attendeva alla seconda ora? E come lasciare Silvia, la sorella più piccola, sola in casa? La giornata si era messa male sin dall’inizio.
Ginevra cercò di far passare le strane ore di quella mattina in modo da impegnare i suoi pensieri e distoglierli dalla disperazione ma non ci riuscì... il compito di greco andò malissimo e anche il resto della giornata non fu migliore.
Quando la sera tornò a casa la trovò deserta, tutti erano andati in ospedale a trovare Beatrice.
Ginevra alzò la cornetta e fece il numero di Federico, era l’unico che potesse farle compagnia.
Scese in cortile, girò la chiave di Pegasus, il suo 125 e mise in moto, con la speranza che almeno il suo ragazzo distogliesse la sua mente dai brutti pensieri che la tormentavano.
Le piaceva particolarmente guidare di notte, dove nessuno ti riconosce, il vento ti passa tra i capelli e la brezza della sera ti arriva dritta in bocca, la lingua si appesantisce, carica di vento, gli occhi si fanno piccoli come fessure e dalla schiena salgono, ogni tanto, piccoli brividi.
La notte puoi guidare con calma e goderti la vista, restare a pensare senza doverti giustificare con le persone dietro di te perché non sei stata scattante al semaforo, puoi lasciarti andare e godere delle luci della vallata, di una stella o della luna che sta sopra di te e sembra che ti segua.
La notte il mondo sembra più bello, l’atmosfera si fa delicata, romantica.
A Ginevra sembra di volare e vorrebbe lasciare questo posto per recarsi chissà dove.
Ogni tanto con la mente lo fa, sogna.






Primo capitolo di una storia già tutta scritta. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Un bacio

Giulia

  
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