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Autore: hangover    07/03/2013    2 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harry:
“No, Hazza. Non devi per forza inginocchiarti” disse la sua voce acuta, quasi femminile. Era emozionato, non stava più nella pelle. Ed io non ero da meno.
Solo allora, in quell’orripilante strettoia, mi resi conto che dovevo chiudere gli occhi e gettarmi tra le braccia del destino. Nulla si poteva per ostacolare la sua volontà; e non ero certo così presuntuoso da volerlo fare.
Quella era la prima volta che facevo una cosa del genere; e sarebbe stata speciale.
“Siamo vicini Regent’s Park, vero?” domandai ad un Louis in trepidante attesa. Stava aspettando la grande affermazione, quella che avrebbe cambiato la sua e, soprattutto, la mia vita. Non mi ero mai e poi mai chiesto come sarei stato con un ragazzo, se tutti quegli stereotipi sulle coppie fossero reali, se era vero che quando ti fidanzi devi per sempre dire addio alle cazzate con gli amici. Per me quello era un mondo del tutto nuovo e inesplorato. Dovevo solo scegliere la persona giusta per accompagnarmi in questa nuova dimensione, e quella sicuramente era Louis.
Oramai avevo anche fatto pratica a non ascoltare più quel boato proveniente dal cervello che mi incitava ad essere più stronzo, a non cedere agli sguardi dolci e completamente persi nei miei di Louis Tomlinson. Ascoltavo solamente il ritmo dei miei battiti cardiaci quando lo vedevo: non sono mai stato un tipo romantico, ma sapevo che quando il cuore ti batte incessantemente voleva dire che qualcosa in te stava accadendo e niente poteva evitarlo. Davvero, proprio niente. Neppure tutti gli sforzi che facevo per mantenere quel poco di orgoglio che Louis non aveva disintegrato si erano rivelati utili in qualche modo; di me stesso non era rimasto nulla. Mi vennero in mente le svariate volte in cui mi ero arrabbiato con me stesso perché mi stavo lasciando trascinare troppo in quella follia. Ma poi, chi aveva detto che era una follia? Era del tutto nella norma avere un forte interesse per qualcuno. Anche se io non mi sono mai considerato uno normale: o per presunzione, o perché semplicemente ne ero davvero convinto, mi sentivo un essere speciale. Avevo grandi ambizioni nella vita. Volevo diventare famoso e invidiato dal mondo intero. Ma si sa, un grande uomo deve avere al suo fianco una persona altrettanto speciale. E guardando Louis Tomlinson nelle sue pozze azzurre mi resi conto che quella persona era proprio lui. Saremmo andati lontani, insieme. E la parola “insieme” non mi era mai sembrata più bella. Perché i componenti di quell’insieme perfetto eravamo io e lui.
Persino rinnegare la propria immagine sembrava estremamente facile in quel momento. Era arrivato il momento di togliersi le maschere e di rivelare a me stesso chi era Harry Styles e cosa voleva davvero.
Louis annuì alla domanda su Regent’s Park e poi aggiunse, quasi disperato: “Ma adesso cosa devi andare a fare a Regent’s Park?”
“Dobbiamo andare lì.” Sostenni deciso, prendendolo per mano e trascinandolo fuori da quel locale incasinato e puzzolente. Mi avviai verso la strada, senza nemmeno ragionare su dove fosse precisamente il posto e, soprattutto, come arrivarci. Louis, se prima era entusiasta e fuori di sé dalla gioia, in quel momento sembrava seriamente preoccupato dal mio comportamento. Iniziai a camminare alla cieca, in mezzo alla strada fredda ed umida. Appena avrei visto un’insegna, un cartello, qualsiasi cosa che avesse indicato la vicinanza di quel benedetto parco, mi sarei fermato. Sentivo Louis trotterellarmi dietro con il fiatone. “Harry, sicuro di sapere la strada?” fece deglutendo apprensivo.
“Certo!” mentii prontamente io. In realtà non sapevo proprio come orientarmi al buio. Camminammo per dieci minuti buoni, finchè degli alti alberi mi indicarono che con ottime probabilità eravamo arrivati a Regent’s Park. Infatti, la mappa del parco mi diede conferma. Tirai un respiro di sollievo, non potendo pensare a quanta fortuna avevo avuto. È inutile: il destino voleva che fosse così.
“Visto Lou? Siamo arrivati!” dissi con un cipiglio soddisfatto.
“Grazie al cielo! Adesso vuoi spiegarmi perché tutta questa camminata?”
“Ora vedrai. Chiudi gli occhi.”
“Che bisogno c’è? Non si vede già nulla!” protestò cercando di scacciare le mie mani che cercavano di coprirgli gli occhi.
“Fidati di me.”
Fece una smorfia rassegnata e si lasciò guidare senza riuscire a vedere dove stavamo andando. Lo portai nel mio posto segreto. Bè,  tanto segreto non lo era più ormai. Sapevo che di notte lo specchio d’acqua che circondava la distesa d’erba rifletteva le flebili luci dei lampioni presenti sulla strada: sembrava che il cielo stellato fosse caduto per terra. Rimasi sorpreso persino io per la bellezza di quello spazio. Forse a renderlo così speciale era il fatto stesso che Louis fosse con me.
Gli tolsi le mani dagli occhi. Guardò attorno a sé e poi sembrò comprendere dove ci trovavamo. Sorrise e mi guardò con lo sguardo sorpreso, tipico di chi non si aspettava qualcosa.
“Qui è dove vieni quando sei solo” esclamò senza togliere gli occhi dal paesaggio. Lo presi per mano. Il vento notturno accarezzava i miei capelli e mi faceva svolazzare la giacca leggera che, inutilmente, tenevo sopra la t-shirt.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio a contemplare quei meravigliosi giochi di luce che creava l’acqua. Girai il capo per osservarlo e non seppi dire con esattezza se fosse più bello lui o il parco di notte. Aveva i lineamenti illuminati solo dai raggi biancastri della luna; i capelli che solitamente gli ricadevano sulla fronte quella sera erano pettinati in un ciuffo alto; sugli zigomi talmente delicati da sembrare quasi da bambino stava crescendo un accenno di barba. Bellissimo.
Presi un forte respiro, per farmi coraggio. Bene, era arrivato il momento. Ero nervoso, anche se non ne compresi il motivo. Bastava dire quello che pensavo ed il gioco era fatto. Se non fosse che sentirmi i suoi occhi azzurri addosso mi faceva dimenticare tutto, persino il mio nome.
“E’ splendido.” commentò Louis continuando ad osservare il panorama circostante.
“Non lo sarà mai quanto te” risposi dandogli un bacio sulla guancia.
Mi voltai completamente verso di lui e presi ad accarezzare piano il suo volto; le mie dita scivolavano sulla sua pelle come se fossero fatte solo per quello. Iniziai ad adagiare le mie labbra sulle sue, indugiando per poter sentire la morbidezza della sua bocca.  Vi lasciai dei bacetti a stampo che divennero insistenti, come delle richieste ossessive di un contatto più profondo. Nonostante i miei occhi fossero chiusi, riuscivo ad immaginare il viso di Louis vicinissimo al mio; vedevo con nitidezza sorprendente ogni cambiamento della sua espressione.
Socchiusi un poco le labbra, con la speranza che le nostre lingue potessero toccarsi. Introdusse la sua e delicatamente sfiorò la mia. Avvertivo le sue mani stringere le mie, come se non volesse che quel contatto finisse all’improvviso.
Fu un bacio lungo, lento, come il primo che ci eravamo dati. Lo baciavo con un misto di leggerezza e passione, come se potessi intrappolare in me la sua essenza e la sua anima per renderle parte della mia: volevo che io e Louis diventassimo una cosa sola e lo saremmo diventati ben presto.
Interruppi quel magnifico gioco di lingue e lo guardai dritto negli occhi, senza dire nulla. Notai nel suo sguardo una nota di impazienza, tant’è che esclamò: “Ma non dovevi dirmi qualcosa, tu?”
Si, dovevo dirgliene tantissime di cose a dire il vero. Dovevo dirgli di quanto fosse bello stare con lui in quel posto, che desideravo di fermare il tempo pur di rimanere a fissare i suoi meravigliosi lineamenti, che ogni suo battito di ciglia mi donava un secondo in più di vita, che gli avrei promesso tutto me stesso, nel bene e nel male, che stavo diventando una persona nuova ed era solo grazie a lui e a nessun altro.
Dovevo solo trovare le parole più giuste che riassumessero quell’ondata di emozioni che mi pervase appena aprì la bocca in un ghigno e parlò.
“Diventa mio, Louis Tomlinson. Diventa il mio motivo per cui ogni stramaledetta mattina mi alzo dal letto. Diventa la ragione dei miei battiti cardiaci incontrollati, della mia mancanza di parole quando ti vedo e vorrei parlarti, del mio tremore alle gambe, dell’innata e immotivata timidezza che sento quando ti bacio. Dovrai essere solo mio e di nessun altro. Se per te queste condizioni sono accettabili, allora ho il piacere di annunciarti che io e te da questo momento in poi siamo un noi.”
Non seppi mai davvero con precisione quale livello di ricercatezza avesse il mio discorso improvvisato, ma dal modo in cui Louis mi era saltato al collo sembrava proprio che avesse fatto effetto.
 
 
Louis:
Si. La sola cosa che volevo urlargli era solo un si. Non sapevo se accettare la sua proposta fosse giusto o sbagliato. Ma non m’importava più di tanto. Lo abbracciai così forte che probabilmente gli tolsi l’aria per qualche istante. Bè, lui a me l’aveva tolta per delle ore!
Ce l’avevo fatta: Harry Styles era il mio ragazzo. Lo avevo portato a dichiararsi, a farmi dire quelle parole. Mi sentivo egoista da una parte. Mai poi mi resi conto che volevo condividere con lui ogni cosa: tutto ciò che era mio sarebbe diventato anche suo. Con lui sarei stato lungi dall’essere egoista.
Lo baciai con quanta più passione avessi dentro di me, come se volessi trasmettergli quello che provavo senza usare le parole. Mi venne da sorridere pensando alla prima volta che uscimmo insieme; mi facevo tante di quelle seghe mentali e paranoie! Mi preoccupavo che mi avrebbe scaricato da un momento all’altro, che non lo avrei più rivisto. E in quel momento era proprio davanti a me, con un sorriso teneramente romantico che aspettava una mia affermazione sotto il tocco delle nostre labbra.
Appena mi staccai per guardarlo, mi sfiorò il viso e mi disse: “Allora? Che ne dici?”
“Cosa vuoi che ne dica Harry?” gli chiesi con un altro sorriso che esprimeva tutta l’euforia accumulata in quella manciata di minuti.
“Qualsiasi cosa mi faccia capire cosa pensi in questo momento”
Ridacchiai. Poi gli lasciai un bacio delicato sulla fronte.
“La cosa brutta è che quando sono con te non riesco a pensare. Tu mi distrai dal mondo terreno. È come se guardando i tuoi occhi io mi trasferisca su un altro pianeta. Mi distrai dalla realtà, da tutto ciò che è razionale e concreto. E non sai quanto possa essertene grato.”
Il suo volto si illuminò con un sorriso entusiasta: “Quindi per te…ehm…è un si?”
Annuii con un ghigno. Ad un certo punto, Hazza si staccò dal nostro abbraccio e si mise a correre e ad urlare per una porzione del parco. Sembrava un ragazzino che aveva appena vinto una partita di pallone con gli amichetti. Lo guardai divertito e intenerito allo stesso momento. Lo sentivo gridare: “Louis Tomlinson è il mio ragazzo!! Londra, ascolta! Harry Styles ha un ragazzo!!”. Risi di gusto e poi gli intimai di non correre più, di fermarsi e di venire a sedersi sull’erba con me. Lui mi ascoltò ed insieme ci mettemmo a sedere sul prato, a guardare le stelle. Sembravano tanti occhi che ci osservavano, come se fossero a conoscenza della meravigliosa novità. Notai l’aria assorta di Harry, che con il naso per aria passava in rassegna il cielo. Gli baciai la guancia e gli misi un braccio intorno al collo.
“A che stai pensando?” gli feci a bassa voce, quasi sussurrandogliela.
“Sto cercando di trovare due punti del cielo abbastanza lontani l’uno dall’altro che possano testimoniare quanto io sia felice in questo momento.” Rispose prendendomi la mano.
Sorrisi e poi presi anche io ad indugiare sul suo viso meravigliosamente rilassato in un’espressione di gioia. Si accorse che non staccavo gli occhi da lui e a sua volta mi chiese: “E tu non le guardi le stelle, Lou?”
Gli diedi una carezza sugli zigomi e risposi con serietà: “A che mi serve guardare in cielo quando una stella è qui, proprio al mio fianco?”
Rise e poi mi baciò. Appena si fu staccato, mi sussurrò nell’orecchio: “Rakastan Sinua, Louis”
Sbuffai, fingendomi contrariato. Anche se in parte lo ero davvero: che cosa voleva dire quella stramaledetta frase? Odiavo non capire ciò che mi si diceva.
“Hazza, vuoi dirmi cosa vuol dire questa cosa?”. Già quando me la disse per la prima volta rimasi spiazzato dal non sapere cosa rispondere e sentirla una seconda non fece che incuriosirmi ancora di più.
Scosse il capo e aggiunse: “Un giorno te lo dirò, promesso.”
“Bè, spera per te che sia presto!” esclamai io.
“Altrimenti cosa fai?”
“Altrimenti ti lascio!”. Adoravo poterlo dire, mi faceva sentire dannatamente potente.
“Ehi, solo perché stiamo insieme non puoi fare queste minacce da quattro soldi!” mi rimproverò puntandomi il dito contro. Solo quando lo disse dopo un bacio realizzai che era tutto vero, che io e lui eravamo una coppia.
“Questo è tutto da vedere, bello.” Sostenni io prima di abbandonarmi con la schiena sull’erba in un contatto fisico  che probabilmente durò un’eternità.
 
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Ma ciao mie gioie bellissime (non vi arrabbiate se vi chiamo gioie, vero?)
Ecco, non credo di avere molto da dire a riguardo di questo capitolo (a parte che fa schifo xD). Mentre lo scrivevo ascoltavo delle canzoni di Up All Night –nostalgia portami via ù.ù- e poi boh, non so se ascoltare i nostri 5 signorini per tutto il tempo mi abbia distratto o mi abbia dato un’ispirazione positiva, ditemelo voi ^_^
Grazie ancora a tutti quelli che seguono e recensiscono! Vi amo alla follia <3
Baci ___hangover
  
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