Cap.3:
Perderti
I mesi trascorrevano, scanditi dalle fasi lunari, ed
io e Leanor diventammo amanti, a tutti gli effetti. Io avevo ormai vent’anni,
ero un adulto anche se per mia nonna sarei rimasto sempre e solo un ragazzino,
e la mia mente galoppava a briglia sciolta, percorrendo sentieri in realtà
impraticabili. Cieco, non mi rendevo conto degli insormontabili ostacoli che
avevo dinanzi, credevo di poter rimanere così, tra le braccia di Leanor, sulle
rive di un fiume, per sempre. Ma la realtà era ben lontana dai miei sogni
infantili. Leanor era una strega, e alle streghe non era concesso di
innamorarsi degli esseri umani.
La luna non brillava nel cielo la notte in cui
improvvisamente mi trovai davanti Hana. Stavo per tornare a casa, ero stato al
villaggio per alcune commissioni, quando dovetti fermare il carro di fronte
alla sua figura che si stagliava dinanzi a me, coperta dal mantello nero, col
cappuccio calato fin sugli occhi. Pareva emergere dalle tenebre, come un
minaccioso presagio di sventura.
“Cristiano, scendi da quel carro”.
Non saprei dire se fosse stato più il tono della sua
voce o il fatto che conoscesse il mio nome a spaventarmi. Mi avvicinai a lei
cercando in tutti i modi di frenare l’istinto che mi suggeriva di scappare.
Hana abbassò il cappuccio e mi fissò con occhi di ghiaccio.
“Stupido piccolo umano” la sua voce era solo un
sibilo, un sussurro appena percettibile.
“Cosa… cosa vuoi da me?”.
Mi fissò dritto negli occhi.
“Leanor aspetta un figlio da te”.
Non so come, riuscii a rimanere in piedi, nonostante
la sensazione che le ginocchia avessero ceduto sotto al mio peso. La fissai ad
occhi sgranati per quella che mi parve un’eternità, incapace di comprendere
pienamente il significato delle sue parole o di parlare a mia volta, finché non
fu lei a proseguire:
“Le conseguenze saranno terribili”.
“Cons…”
Hana mi interruppe con voce colma di rabbia: “Una
strega non può mischiare il proprio sangue con quello di un essere umano, può
unirsi solo ad uno stregone! Leanor verrà sottoposta al Giudizio e con ogni
probabilità verrà condannata!”.
Adesso cominciavo a capire qualcosa, ma non ero
ancora del tutto lucido. Condannata.
Volevano far del male a Leanor, e tutto per causa mia, perché xi amavamo e
aspettava un figlio. Mio figlio.
Non l’avrei permesso, per nessun motivo al mondo.
Avrei lottato con le unghie e con i denti, se necessario, per proteggerla.
Guardai minaccioso Hana.
“Non vi permetterò di farle del male. Verrà a vivere
con me, mi prenderò cura di lei e del bambino e…” non riuscii a terminare la
frase. Hana alzò una mano, la furia nel suo sguardo, e mi ritrovai scaraventato
a terra, a qualche metro di distanza. La strega mi si avvicinò immediatamente.
“Sei uno sciocco se credi che sia così facile.
Leanor non può venire con te ed anche se avesse facoltà di decidere non lo
farebbe, possibile che tu non te ne renda conto?”.
“Lei mi ama”.
“E’ una strega. Una creatura dell’Oscurità. Il suo
posto è tra le sue sorelle, tra la sua gente. Non ha niente a che spartire con
te e nemmeno con quella creatura dal sangue misto che porta in grembo”.
Sentii la rabbia prendere il sopravvento nella mia
mente. Le mie mani si strinsero in pugni mentre mi rimettevo in piedi senza
distogliere lo sguardo da quello freddo di Hana.
“Come osi… come osi parlare in questo modo? Tu non…
non hai cuore!”
La sua fredda risata mi ferì ancor più delle sue
parole:
“Esattamente come Leanor. Te l’ho detto e te lo
ripeto: siamo streghe, sciocco ragazzino! Le nostre scelte non potranno mai
avere un senso per te”.
Stavo per avventarmi su di lei con tutte le mie
forze, incurante del netto vantaggio che aveva nei miei confronti grazie ai
suoi poteri, quando dinanzi ai miei occhi comparve Leanor, esattamente tra me
ed Hana. Tutto il suo corpo era rigido e a prima vista sarebbe parsa tranquilla,
ma i suoi occhi azzurri avevano assunto le sfumature di colore di un mare in
tempesta. Mi fissò solo per un momento, quindi si volse verso la “sorella”.
“Non avresti dovuto venire qui, Hana. Non era
compito tuo avvertirlo”.
L’altra strega, per tutta risposta, fece un passo
verso Leanor, che rimase ferma al proprio posto.
“Oh, ti sbagli di grosso mia cara. Sei tu che non
dovresti trovarti qui. Tu, che hai tradito il tuo popolo, il tuo sangue! Ma ben
presto avrai quello che ti meriti. Te l’ho sempre detto che avresti dovuto
imparare a mantenere il tuo posto, ma non hai voluto ascoltarmi e adesso dovrai
pagarne le conseguenze!”.
Detto questo, Hana uscì di scena, scomparendo
improvvisamente dalla mia vista. Leanor abbassò lo sguardo e per un po’
restammo in silenzio, entrambi alla disperata ricerca delle parole giuste da
pronunciare, entrambi timorosi, probabilmente, di quello che ci attendeva. Alla
fine riuscii, con immenso sforzo, a parlare. La mia voce era forzata,
innaturalmente calma, mentre quella di Leanor era appena un sussurro.
“Così… è vero?”.
“Sì”.
Finalmente si voltò a guardarmi. Mi sarei aspettato
di vedere qualche lacrima solcare le sue guance, ma i suoi occhi erano
asciutti. Eppure io riuscivo a scorgerla chiaramente la sofferenza in fondo a
quelle iridi azzurre. Solo questo bastò per far svanire ogni traccia di paura
dal mio animo. Mi avvicinai a Leanor e la strinsi forte tra le mie braccia,
vincendo facilmente il suo misero tentativo di tirarsi indietro.
“Andrà tutto bene. Si risolverà tutto, vedrai”.
La mia amata appoggiò il capo sulla mia spalla e
sospirò. La sua voce, adesso, era leggermente tremante:
“Tu non capisci… non è così semplice…”.
La scostai leggermente da me, tenendola per le
spalle, e la guardai dritto negli occhi.
“Non possono farti del male, non ne hanno alcun
diritto. Quell’Hana… ma perché ce l’ha così tanto con te, poi?”.
Leanor sorrise debolmente:
“Non mi ha mai potuto soffrire, vediamo le cose in
maniera troppo diversa. Io non ho mai usato i miei poteri per fare del male a
creature indifese e ho sempre impedito a lei di farlo, ogni volta che ne ho
avuto la possibilità. Ma non è soltanto lei… quello che è successo tra noi è
molto grave, Cristiano, l’intera comunità è in collera con me, li ho traditi”.
“Ma che cosa dici? Tu non hai tradito proprio
nessuno! Hai tutto il diritto di innamorarti e…”
“Io sono una strega, Cristiano”.
Non trovai nulla da dire. Il tono con cui Leanor
aveva pronunciato la parola “strega” era totalmente diverso rispetto alla prima
volta in cui glielo avevo sentito dire. Nel suo tono non c’era sfida, non c’era
orgoglio, solo sconfitta. La strinsi a me un po’ più forte e rimasi in
silenzio, incapace di rassicurarla, incapace di fare qualsiasi altra cosa che
non fosse abbracciarla. Per la prima volta mi rendevo conto che non avevamo
futuro. Hana era stata crudele, priva di qualsiasi delicatezza, ma aveva detto
la verità: pur se avesse potuto, Leanor non avrebbe scelto di rimanere con me e
abbandonare la sua comunità, l’idea era semplicemente ridicola.
A questo punto mi rendo conto che quando mia figlia
leggerà le mie parole potrebbe farsi un’idea sbagliata. Leanor mi amava
davvero. Per una mente umana potrebbe risultare difficile da comprendere il
fatto che, nonostante mi amasse, lei non avrebbe mai scelto di stare con me. Ma
per una mente umana, appunto, e Leanor era una strega. Inutile sforzarsi di
trovare altre ragioni, altre spiegazioni al suo comportamento, ed inutile al
tempo stesso cercare di afferrare pienamente il senso delle sue azioni. Io
stesso ci ho provato, ho rimuginato sugli eventi di quel periodo a lungo,
finché mi sono arreso. Finché ho compreso che non sarei mai riuscito a capirla
fino in fondo.
Una strega e un essere umano.
Dovevo capirlo fin dall’inizio che non sarebbe stato
possibile.
Durante il periodo della gravidanza di Leanor, mia
nonna si ammalò e morì, nel giro di qualche settimana, lasciandomi a vivere da
solo nel cuore della foresta. Mi sono chiesto spesso se le cose sarebbero
potute andare diversamente se fin dall’inizio avessi chiesto il suo consiglio.
Alla fine ho smesso di tormentarmi, ho cancellato tutte le congetture e le
supposizioni dalla mia mente ed ho imparato ad accettare ciò che la vita mi ha
dato.
Che la colpa sia mia, o di Leanor, o del fato…
In fin dei conti, non ha nessuna importanza.
A Leanor furono tolti gli incarichi da sacerdotessa,
cosicché non mi era più concesso di vederla nemmeno durante le notti di luna
piena. Imperterrito, mi recavo lo stesso in riva al fiume, per cercare di
estorcere qualche informazione a Merenwen, dato che non avevo nessun altro modo
per sapere qualcosa su Leanor. Le ripetevo sempre che volevo esserci anch’io,
che volevo essere presente, quando Leanor sarebbe stata sottoposta al Giudizio.
Una sera, finalmente, Merenwen decise di rispondermi.
“Devi smetterla di venire qui al plenilunio,
Cristiano. Leanor ha dovuto lottare per convincere la comunità a non ucciderti,
ma ti assicuro che la loro decisione non è ancora definitiva. Non se lo
perdonerebbe mai se dovessero farti del male, non te ne rendi conto?”.
Non me ne importava proprio nulla di quelle
sciocchezze. Nonostante l’apparente indifferenza, sapevo che Merenwen era dalla
parte di Leanor, la mia amata mi aveva spesso raccontato di quanto fosse saldo
il loro rapporto. Le ripetei la mia richiesta.
“Non puoi essere presente. E’ impossibile. Anzi, la
tua apparizione non farebbe altro che indispettire ancor più la comunità e
questo non giocherebbe certo a vostro favore, non credi?”.
A quel punto decisi di buttare al vento ogni cautela
e di parlare chiaro. Volevo conoscere le possibilità. Merenwen mi parlò con una
franchezza di cui non la credevo capace.
“Potrebbero decidere di uccidere il bambino e punire
Leanor”.
“Uccidere il bambino? Non possono farlo, è mio
figlio!”.
Merenwen incrociò il mio sguardo. Ero arrabbiato,
disperato. Mi sentivo completamente impotente. Sentii bruciore agli angoli dei
miei occhi. Le lacrime premevano per sgorgare, ma tentavo con tutte le mie
forze di trattenerle. Lei se ne accorse e si avvicinò.
“Ascoltami attentamente, Cristiano. Io posso provare
a salvare tuo figlio, ho molta più influenza di quanta non ne abbiano Leanor o
Hana presso la corte di streghe che dovrà giudicare l’accaduto, posso
intercedere per voi, ma tu in cambio devi farmi una promessa. Devi promettermi
che accetterai qualsiasi decisione presa da Leanor dopo il Giudizio, che non
cercherai di rivederla contro la sua volontà, che non la metterai nuovamente in
pericolo in alcun modo. Puoi fare questo?”.
“Io…”.
“Puoi farlo?”.
Sospirai e chiusi gli occhi per un istante. Mi stava
forse chiedendo di scegliere tra Leanor e la vita di mio figlio? No, non era
così. Mi stava semplicemente domandando di rispettare la volontà della donna
che amavo, che per causa mia si trovava già ad affrontare un grande pericolo.
Glielo dovevo.
“Certo” risposi.
In qualche modo, sapevo che quella promessa avrebbe
condizionato il resto della mia vita.
Merenwen mi informò che il Giudizio avrebbe avuto
luogo subito dopo la nascita del bambino e mi promise che avrei immediatamente
avuto notizie al termine della cerimonia.
Il tempo trascorreva con innaturale lentezza, per
me. La paura di perdere Leanor e un bambino che ancora non conoscevo, ma che
già era parte di me e che amavo con tutto me stesso, attanagliava il mio cuore.
Furono i nove mesi più lunghi della mia vita.
Quando seppi che il tempo del parto era ormai
vicino, presi a recarmi ogni notte al fiume, sapendo che al momento opportuno
le informazioni mi sarebbero state portate proprio lì. Ogni notte osservavo la
luna, pregandola silenziosamente.
Era destino che la luna piena dovesse essere
presente nei momenti più importanti della mia vita. Durante una delle mie
veglie infatti, alla luce del plenilunio, Leanor e Merenwen si materializzarono
dinanzi ai miei occhi. Non ci fu alcun Rito quella notte. Leanor stringeva tra
le braccia un fagottino avvolto in una coperta azzurra.
Merenwen rimase in disparte mentre l’unico amore
della mia vita mi si avvicinava e tendeva le braccia, invitandomi a prendere
dalle sue mani il fagotto.
Un ciuffetto di capelli castani, dello stesso colore
dei miei, sulla fronte, e un paio di magnifici occhi azzurri. Mi innamorai
all’istante della mia bambina.
“Il Giudizio ha deciso di risparmiarla. Dovrai
prenderti cura tu di lei. E’ una strega, ma i suoi poteri sono stati inibiti e
sono sotto controllo. Finché non saprà di averli, e non vorrà utilizzarli, non
si manifesteranno”.
“Tu che cosa…”.
“Io non vi vedrò mai più. La bambina ha per metà
sangue umano, quindi la comunità non può accettarla. Mi è stato ordinato di
liberarmene o revocheranno la loro decisione e la uccideranno”.
Strinsi la piccola con un braccio solo e afferrai il
braccio di Leanor con una mano.
“La terrò con me, certo, ma tu… puoi stare con noi
anche tu, no?”.
Leanor mi guardò tristemente ma non rispose, così
proseguii:
“Puoi… puoi rimanere con le altre streghe e venire a trascorrere dei periodi con noi, oppure…”
Il mio balbettio venne zittito da un dito di Leanor
posato sulle mie labbra.
“Non posso. Il mio posto non è con te. Inoltre
sareste in pericolo, le altre non tollererebbero una situazione del genere,
potrebbero cercare di farvi del male. Non posso più vedervi, né te né la
bambina. Questo è un addio, Cristiano”.
Osservai intensamente il suo volto, alla luce della
luna, e mi sentii in collera con lei. Appariva così fredda, così distaccata e
indifferente, come se non le importasse nulla di non vedermi mai più, di non
vedere mai più nostra figlia.
Per un istante la odiai, devo ammetterlo. Dopotutto,
sono solo un uomo, ho i sentimenti di un uomo. Un cuore di carne batte nel mio
petto. La mia mente ragiona in maniera semplice, non c’è niente di oscuro,
arcano e misterioso dentro di me.
Durò solo un attimo, poi l’odio lasciò il posto
all’accettazione e alla comprensione, seppur incompleta. Guardai negli occhi di
Leanor a lungo, quindi spostai lo sguardo in quelli della bambina tra le mie
braccia, così identici ai suoi. Era così bella, inconsapevole del fatto che il
suo destino veniva deciso proprio lì, in quel momento…
Fu allora, che perdonai. Perché solo perdonando
avrei potuto andare avanti con la mia vita, prendermi cura di quella bambina
che aveva tutto il diritto di essere amata.
Perdonai il fato, che si era preso gioco di me così
crudelmente.
Perdonai le streghe che non mi avrebbero permesso di
rivedere la mia amata.
Perdonai Merenwen, per avermi estorto quella
promessa di cui in quel momento comprendevo pienamente il significato.
Perdonai Leanor, che mi amava, certo, ma di un amore
diverso dal mio, che non riuscivo a comprendere, che rimaneva per me un
mistero. Profondo ma doloroso. Oscuro.
E perdonai me stesso, perché la amavo nell’unico
modo in cui ero capace di amare, come un comunissimo essere umano.
E ciò mi allontanava inesorabilmente da lei.
Riportai lo sguardo su Leanor. Non ci fu bisogno di
risponderle, di dirle che avevo capito. Lei accarezzò brevemente la bambina su
una guancia e disse, prima di voltarsi e scomparire per sempre dalle nostre
vite:
“Vorrei che facessi un’ultima cosa per me -portò un
attimo lo sguardo sulla sua protettrice che lucente splendeva in cielo- vorrei
che la chiamassi Luna”.
Mi guardò per un’ultima volta negli occhi e, per un
attimo eterno, ricambiai il suo sguardo, quindi svanì, inghiottita dalle
tenebre.
Quella fu l’ultima volta che la vidi.
Epilogo
Per mezzo di queste pagine, chiedo perdono a mia
figlia. Le chiedo perdono per non aver avuto il coraggio di dirle la verità. La
chiedo perdono perché è stato necessario un sogno per spingermi finalmente a
fare quello che da tempo avrei dovuto fare.
Le chiedo perdono per non averle mai parlato prima
di sua madre Leanor e soprattutto le chiedo perdono se le mie parole l’hanno
spinta a pensare di non essere stata amata da lei. Sarebbe un grosso errore.
Leanor ha amato sua figlia, e sono certo che, da
qualche parte, ai confini tra il mondo degli uomini e quello delle creature
magiche, l’eco di quell’amore è ancora presente e protegge la piccola Luna da
ogni male. Capisco che per una figlia può essere duro da accettare, sapere di
essere stata abbandonata dalla madre ancora in fasce. Posso solo dirle di non
soffermarsi troppo a riflettere, di non cercare di trovare spiegazioni per il
comportamento di Leanor. Ma chissà, forse le mie preoccupazioni sono superflue.
Forse mia figlia, una volta cresciuta, riuscirà a comprendere meglio di me il
comportamento di sua madre. Dopotutto, Luna è una strega per metà.
…
Finalmente,
l’uomo dai capelli castani smise di scrivere. Poggiò la penna sulla scrivania e
si voltò a guardare la luna piena, splendente nel cielo. Una lacrima scese dai
suoi occhi. Un improvviso bagliore proveniente dalla scrivania dalla quale
aveva appena distolto l’attenzione attirò il suo sguardo. Il suo scritto era
scomparso e al suo posto vi era adesso un foglio nero, su cui erano scritte
alcune parole di colore azzurro. Tremante, Cristiano prese tra le mani il
foglio e lesse quelle poche parole.
“Il manoscritto ricomparirà tra le tue mani sul
tuo letto di morte, cosicché Luna potrà leggerlo. E conoscere la verità.
Leanor”.
Gli
occhi dell’uomo si spalancarono. Adesso aveva la conferma di ciò che sempre
aveva sospettato: Leanor vegliava su lui e su Luna, giorno dopo giorno seguiva
lo svolgersi delle loro vite.
Cristiano
ripiegò con cura il foglio, lo ripose in uno dei cassetti della scrivania e se
ne tornò a letto, sorridendo.
FINE
Nota dell'autrice: Eccoci alla fine di questo racconto. Ringrazio di cuore coloro che lo hanno seguito, in particolare Matryx per l'affetto che mi mostra sempre nel leggere tutto ciò che pubblico e Bluemary per la sua stupenda e dettagliatissima recensione ai capitoli precedenti, che mi ha fatto un immenso piacere. Spero di essere riuscita nell'intento di trasmettere delle emozioni con questo mio racconto. Come sempre, i commenti sono più che graditi^^ Se dovesse presentarsi la necessità, risponderò ad eventuali domande sul forum, sul mio topic autore.
Grazie ancora a tutti e alla prossima! Sonsimo