Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: sonsimo    23/09/2007    3 recensioni
Questa storia è stata scritta per il contest "Fairies and Witches" (link: http://writersarena.forumfree.net/?t=18857034), indetto sul forum Writers Arena.
Svegliato di soprassalto da un incubo, Cristiano decide di mettere per iscritto le sue memorie, in modo che un giorno la figlia possa conoscere la verità sulle proprie origini. Una storia d'amore, ma triste e dolorosa. Spero di riuscire a strapparvi qualche emozione.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap.3+epilogo Figlia della luna

Cap.3: Perderti

I mesi trascorrevano, scanditi dalle fasi lunari, ed io e Leanor diventammo amanti, a tutti gli effetti. Io avevo ormai vent’anni, ero un adulto anche se per mia nonna sarei rimasto sempre e solo un ragazzino, e la mia mente galoppava a briglia sciolta, percorrendo sentieri in realtà impraticabili. Cieco, non mi rendevo conto degli insormontabili ostacoli che avevo dinanzi, credevo di poter rimanere così, tra le braccia di Leanor, sulle rive di un fiume, per sempre. Ma la realtà era ben lontana dai miei sogni infantili. Leanor era una strega, e alle streghe non era concesso di innamorarsi degli esseri umani.

La luna non brillava nel cielo la notte in cui improvvisamente mi trovai davanti Hana. Stavo per tornare a casa, ero stato al villaggio per alcune commissioni, quando dovetti fermare il carro di fronte alla sua figura che si stagliava dinanzi a me, coperta dal mantello nero, col cappuccio calato fin sugli occhi. Pareva emergere dalle tenebre, come un minaccioso presagio di sventura.

“Cristiano, scendi da quel carro”.

Non saprei dire se fosse stato più il tono della sua voce o il fatto che conoscesse il mio nome a spaventarmi. Mi avvicinai a lei cercando in tutti i modi di frenare l’istinto che mi suggeriva di scappare. Hana abbassò il cappuccio e mi fissò con occhi di ghiaccio.

“Stupido piccolo umano” la sua voce era solo un sibilo, un sussurro appena percettibile.

“Cosa… cosa vuoi da me?”.

Mi fissò dritto negli occhi.

“Leanor aspetta un figlio da te”.

Non so come, riuscii a rimanere in piedi, nonostante la sensazione che le ginocchia avessero ceduto sotto al mio peso. La fissai ad occhi sgranati per quella che mi parve un’eternità, incapace di comprendere pienamente il significato delle sue parole o di parlare a mia volta, finché non fu lei a proseguire:

“Le conseguenze saranno terribili”.

“Cons…” 

Hana mi interruppe con voce colma di rabbia: “Una strega non può mischiare il proprio sangue con quello di un essere umano, può unirsi solo ad uno stregone! Leanor verrà sottoposta al Giudizio e con ogni probabilità verrà condannata!”.

Adesso cominciavo a capire qualcosa, ma non ero ancora del tutto lucido. Condannata. Volevano far del male a Leanor, e tutto per causa mia, perché xi amavamo e aspettava un figlio. Mio figlio.

Non l’avrei permesso, per nessun motivo al mondo. Avrei lottato con le unghie e con i denti, se necessario, per proteggerla. Guardai minaccioso Hana.

“Non vi permetterò di farle del male. Verrà a vivere con me, mi prenderò cura di lei e del bambino e…” non riuscii a terminare la frase. Hana alzò una mano, la furia nel suo sguardo, e mi ritrovai scaraventato a terra, a qualche metro di distanza. La strega mi si avvicinò immediatamente.

“Sei uno sciocco se credi che sia così facile. Leanor non può venire con te ed anche se avesse facoltà di decidere non lo farebbe, possibile che tu non te ne renda conto?”.

“Lei mi ama”.

“E’ una strega. Una creatura dell’Oscurità. Il suo posto è tra le sue sorelle, tra la sua gente. Non ha niente a che spartire con te e nemmeno con quella creatura dal sangue misto che porta in grembo”.

Sentii la rabbia prendere il sopravvento nella mia mente. Le mie mani si strinsero in pugni mentre mi rimettevo in piedi senza distogliere lo sguardo da quello freddo di Hana.

“Come osi… come osi parlare in questo modo? Tu non… non hai cuore!”

La sua fredda risata mi ferì ancor più delle sue parole:

“Esattamente come Leanor. Te l’ho detto e te lo ripeto: siamo streghe, sciocco ragazzino! Le nostre scelte non potranno mai avere un senso per te”.

Stavo per avventarmi su di lei con tutte le mie forze, incurante del netto vantaggio che aveva nei miei confronti grazie ai suoi poteri, quando dinanzi ai miei occhi comparve Leanor, esattamente tra me ed Hana. Tutto il suo corpo era rigido e a prima vista sarebbe parsa tranquilla, ma i suoi occhi azzurri avevano assunto le sfumature di colore di un mare in tempesta. Mi fissò solo per un momento, quindi si volse verso la “sorella”.

“Non avresti dovuto venire qui, Hana. Non era compito tuo avvertirlo”.

L’altra strega, per tutta risposta, fece un passo verso Leanor, che rimase ferma al proprio posto.

“Oh, ti sbagli di grosso mia cara. Sei tu che non dovresti trovarti qui. Tu, che hai tradito il tuo popolo, il tuo sangue! Ma ben presto avrai quello che ti meriti. Te l’ho sempre detto che avresti dovuto imparare a mantenere il tuo posto, ma non hai voluto ascoltarmi e adesso dovrai pagarne le conseguenze!”.

Detto questo, Hana uscì di scena, scomparendo improvvisamente dalla mia vista. Leanor abbassò lo sguardo e per un po’ restammo in silenzio, entrambi alla disperata ricerca delle parole giuste da pronunciare, entrambi timorosi, probabilmente, di quello che ci attendeva. Alla fine riuscii, con immenso sforzo, a parlare. La mia voce era forzata, innaturalmente calma, mentre quella di Leanor era appena un sussurro.

“Così… è vero?”.

“Sì”.

Finalmente si voltò a guardarmi. Mi sarei aspettato di vedere qualche lacrima solcare le sue guance, ma i suoi occhi erano asciutti. Eppure io riuscivo a scorgerla chiaramente la sofferenza in fondo a quelle iridi azzurre. Solo questo bastò per far svanire ogni traccia di paura dal mio animo. Mi avvicinai a Leanor e la strinsi forte tra le mie braccia, vincendo facilmente il suo misero tentativo di tirarsi indietro.

“Andrà tutto bene. Si risolverà tutto, vedrai”.

La mia amata appoggiò il capo sulla mia spalla e sospirò. La sua voce, adesso, era leggermente tremante:

“Tu non capisci… non è così semplice…”.

La scostai leggermente da me, tenendola per le spalle, e la guardai dritto negli occhi.

“Non possono farti del male, non ne hanno alcun diritto. Quell’Hana… ma perché ce l’ha così tanto con te, poi?”.

Leanor sorrise debolmente:

“Non mi ha mai potuto soffrire, vediamo le cose in maniera troppo diversa. Io non ho mai usato i miei poteri per fare del male a creature indifese e ho sempre impedito a lei di farlo, ogni volta che ne ho avuto la possibilità. Ma non è soltanto lei… quello che è successo tra noi è molto grave, Cristiano, l’intera comunità è in collera con me, li ho traditi”.

“Ma che cosa dici? Tu non hai tradito proprio nessuno! Hai tutto il diritto di innamorarti e…”

“Io sono una strega, Cristiano”.

Non trovai nulla da dire. Il tono con cui Leanor aveva pronunciato la parola “strega” era totalmente diverso rispetto alla prima volta in cui glielo avevo sentito dire. Nel suo tono non c’era sfida, non c’era orgoglio, solo sconfitta. La strinsi a me un po’ più forte e rimasi in silenzio, incapace di rassicurarla, incapace di fare qualsiasi altra cosa che non fosse abbracciarla. Per la prima volta mi rendevo conto che non avevamo futuro. Hana era stata crudele, priva di qualsiasi delicatezza, ma aveva detto la verità: pur se avesse potuto, Leanor non avrebbe scelto di rimanere con me e abbandonare la sua comunità, l’idea era semplicemente ridicola.

A questo punto mi rendo conto che quando mia figlia leggerà le mie parole potrebbe farsi un’idea sbagliata. Leanor mi amava davvero. Per una mente umana potrebbe risultare difficile da comprendere il fatto che, nonostante mi amasse, lei non avrebbe mai scelto di stare con me. Ma per una mente umana, appunto, e Leanor era una strega. Inutile sforzarsi di trovare altre ragioni, altre spiegazioni al suo comportamento, ed inutile al tempo stesso cercare di afferrare pienamente il senso delle sue azioni. Io stesso ci ho provato, ho rimuginato sugli eventi di quel periodo a lungo, finché mi sono arreso. Finché ho compreso che non sarei mai riuscito a capirla fino in fondo.

Una strega e un essere umano.

Dovevo capirlo fin dall’inizio che non sarebbe stato possibile.

Durante il periodo della gravidanza di Leanor, mia nonna si ammalò e morì, nel giro di qualche settimana, lasciandomi a vivere da solo nel cuore della foresta. Mi sono chiesto spesso se le cose sarebbero potute andare diversamente se fin dall’inizio avessi chiesto il suo consiglio. Alla fine ho smesso di tormentarmi, ho cancellato tutte le congetture e le supposizioni dalla mia mente ed ho imparato ad accettare ciò che la vita mi ha dato.

Che la colpa sia mia, o di Leanor, o del fato…

In fin dei conti, non ha nessuna importanza.  

A Leanor furono tolti gli incarichi da sacerdotessa, cosicché non mi era più concesso di vederla nemmeno durante le notti di luna piena. Imperterrito, mi recavo lo stesso in riva al fiume, per cercare di estorcere qualche informazione a Merenwen, dato che non avevo nessun altro modo per sapere qualcosa su Leanor. Le ripetevo sempre che volevo esserci anch’io, che volevo essere presente, quando Leanor sarebbe stata sottoposta al Giudizio.

Una sera, finalmente, Merenwen decise di rispondermi.

“Devi smetterla di venire qui al plenilunio, Cristiano. Leanor ha dovuto lottare per convincere la comunità a non ucciderti, ma ti assicuro che la loro decisione non è ancora definitiva. Non se lo perdonerebbe mai se dovessero farti del male, non te ne rendi conto?”.

Non me ne importava proprio nulla di quelle sciocchezze. Nonostante l’apparente indifferenza, sapevo che Merenwen era dalla parte di Leanor, la mia amata mi aveva spesso raccontato di quanto fosse saldo il loro rapporto. Le ripetei la mia richiesta.

“Non puoi essere presente. E’ impossibile. Anzi, la tua apparizione non farebbe altro che indispettire ancor più la comunità e questo non giocherebbe certo a vostro favore, non credi?”.

A quel punto decisi di buttare al vento ogni cautela e di parlare chiaro. Volevo conoscere le possibilità. Merenwen mi parlò con una franchezza di cui non la credevo capace.

“Potrebbero decidere di uccidere il bambino e punire Leanor”.

“Uccidere il bambino? Non possono farlo, è mio figlio!”.

Merenwen incrociò il mio sguardo. Ero arrabbiato, disperato. Mi sentivo completamente impotente. Sentii bruciore agli angoli dei miei occhi. Le lacrime premevano per sgorgare, ma tentavo con tutte le mie forze di trattenerle. Lei se ne accorse e si avvicinò.

“Ascoltami attentamente, Cristiano. Io posso provare a salvare tuo figlio, ho molta più influenza di quanta non ne abbiano Leanor o Hana presso la corte di streghe che dovrà giudicare l’accaduto, posso intercedere per voi, ma tu in cambio devi farmi una promessa. Devi promettermi che accetterai qualsiasi decisione presa da Leanor dopo il Giudizio, che non cercherai di rivederla contro la sua volontà, che non la metterai nuovamente in pericolo in alcun modo. Puoi fare questo?”.

“Io…”.

“Puoi farlo?”.

Sospirai e chiusi gli occhi per un istante. Mi stava forse chiedendo di scegliere tra Leanor e la vita di mio figlio? No, non era così. Mi stava semplicemente domandando di rispettare la volontà della donna che amavo, che per causa mia si trovava già ad affrontare un grande pericolo. Glielo dovevo.

“Certo” risposi.

In qualche modo, sapevo che quella promessa avrebbe condizionato il resto della mia vita.

Merenwen mi informò che il Giudizio avrebbe avuto luogo subito dopo la nascita del bambino e mi promise che avrei immediatamente avuto notizie al termine della cerimonia.

Il tempo trascorreva con innaturale lentezza, per me. La paura di perdere Leanor e un bambino che ancora non conoscevo, ma che già era parte di me e che amavo con tutto me stesso, attanagliava il mio cuore. Furono i nove mesi più lunghi della mia vita.

Quando seppi che il tempo del parto era ormai vicino, presi a recarmi ogni notte al fiume, sapendo che al momento opportuno le informazioni mi sarebbero state portate proprio lì. Ogni notte osservavo la luna, pregandola silenziosamente.

Era destino che la luna piena dovesse essere presente nei momenti più importanti della mia vita. Durante una delle mie veglie infatti, alla luce del plenilunio, Leanor e Merenwen si materializzarono dinanzi ai miei occhi. Non ci fu alcun Rito quella notte. Leanor stringeva tra le braccia un fagottino avvolto in una coperta azzurra.

Merenwen rimase in disparte mentre l’unico amore della mia vita mi si avvicinava e tendeva le braccia, invitandomi a prendere dalle sue mani il fagotto.

Un ciuffetto di capelli castani, dello stesso colore dei miei, sulla fronte, e un paio di magnifici occhi azzurri. Mi innamorai all’istante della mia bambina.

“Il Giudizio ha deciso di risparmiarla. Dovrai prenderti cura tu di lei. E’ una strega, ma i suoi poteri sono stati inibiti e sono sotto controllo. Finché non saprà di averli, e non vorrà utilizzarli, non si manifesteranno”.

“Tu che cosa…”.

“Io non vi vedrò mai più. La bambina ha per metà sangue umano, quindi la comunità non può accettarla. Mi è stato ordinato di liberarmene o revocheranno la loro decisione e la uccideranno”.

Strinsi la piccola con un braccio solo e afferrai il braccio di Leanor con una mano.

“La terrò con me, certo, ma tu… puoi stare con noi anche tu, no?”.

Leanor mi guardò tristemente ma non rispose, così proseguii:

“Puoi… puoi rimanere con le altre streghe e venire a trascorrere dei periodi con noi, oppure…”

Il mio balbettio venne zittito da un dito di Leanor posato sulle mie labbra.

“Non posso. Il mio posto non è con te. Inoltre sareste in pericolo, le altre non tollererebbero una situazione del genere, potrebbero cercare di farvi del male. Non posso più vedervi, né te né la bambina. Questo è un addio, Cristiano”.

Osservai intensamente il suo volto, alla luce della luna, e mi sentii in collera con lei. Appariva così fredda, così distaccata e indifferente, come se non le importasse nulla di non vedermi mai più, di non vedere mai più nostra figlia.

Per un istante la odiai, devo ammetterlo. Dopotutto, sono solo un uomo, ho i sentimenti di un uomo. Un cuore di carne batte nel mio petto. La mia mente ragiona in maniera semplice, non c’è niente di oscuro, arcano e misterioso dentro di me.

Durò solo un attimo, poi l’odio lasciò il posto all’accettazione e alla comprensione, seppur incompleta. Guardai negli occhi di Leanor a lungo, quindi spostai lo sguardo in quelli della bambina tra le mie braccia, così identici ai suoi. Era così bella, inconsapevole del fatto che il suo destino veniva deciso proprio lì, in quel momento…

Fu allora, che perdonai. Perché solo perdonando avrei potuto andare avanti con la mia vita, prendermi cura di quella bambina che aveva tutto il diritto di essere amata.

Perdonai il fato, che si era preso gioco di me così crudelmente.

Perdonai le streghe che non mi avrebbero permesso di rivedere la mia amata.

Perdonai Merenwen, per avermi estorto quella promessa di cui in quel momento comprendevo pienamente il significato.

Perdonai Leanor, che mi amava, certo, ma di un amore diverso dal mio, che non riuscivo a comprendere, che rimaneva per me un mistero. Profondo ma doloroso. Oscuro.

E perdonai me stesso, perché la amavo nell’unico modo in cui ero capace di amare, come un comunissimo essere umano.

E ciò mi allontanava inesorabilmente da lei.

Riportai lo sguardo su Leanor. Non ci fu bisogno di risponderle, di dirle che avevo capito. Lei accarezzò brevemente la bambina su una guancia e disse, prima di voltarsi e scomparire per sempre dalle nostre vite:

“Vorrei che facessi un’ultima cosa per me -portò un attimo lo sguardo sulla sua protettrice che lucente splendeva in cielo- vorrei che la chiamassi Luna”.

Mi guardò per un’ultima volta negli occhi e, per un attimo eterno, ricambiai il suo sguardo, quindi svanì, inghiottita dalle tenebre.

Quella fu l’ultima volta che la vidi.

 

Epilogo

Per mezzo di queste pagine, chiedo perdono a mia figlia. Le chiedo perdono per non aver avuto il coraggio di dirle la verità. La chiedo perdono perché è stato necessario un sogno per spingermi finalmente a fare quello che da tempo avrei dovuto fare.

Le chiedo perdono per non averle mai parlato prima di sua madre Leanor e soprattutto le chiedo perdono se le mie parole l’hanno spinta a pensare di non essere stata amata da lei. Sarebbe un grosso errore.

Leanor ha amato sua figlia, e sono certo che, da qualche parte, ai confini tra il mondo degli uomini e quello delle creature magiche, l’eco di quell’amore è ancora presente e protegge la piccola Luna da ogni male. Capisco che per una figlia può essere duro da accettare, sapere di essere stata abbandonata dalla madre ancora in fasce. Posso solo dirle di non soffermarsi troppo a riflettere, di non cercare di trovare spiegazioni per il comportamento di Leanor. Ma chissà, forse le mie preoccupazioni sono superflue. Forse mia figlia, una volta cresciuta, riuscirà a comprendere meglio di me il comportamento di sua madre. Dopotutto, Luna è una strega per metà.

Finalmente, l’uomo dai capelli castani smise di scrivere. Poggiò la penna sulla scrivania e si voltò a guardare la luna piena, splendente nel cielo. Una lacrima scese dai suoi occhi. Un improvviso bagliore proveniente dalla scrivania dalla quale aveva appena distolto l’attenzione attirò il suo sguardo. Il suo scritto era scomparso e al suo posto vi era adesso un foglio nero, su cui erano scritte alcune parole di colore azzurro. Tremante, Cristiano prese tra le mani il foglio e lesse quelle poche parole.

“Il  manoscritto ricomparirà tra le tue mani sul tuo letto di morte, cosicché Luna potrà leggerlo. E conoscere la verità. Leanor”.

Gli occhi dell’uomo si spalancarono. Adesso aveva la conferma di ciò che sempre aveva sospettato: Leanor vegliava su lui e su Luna, giorno dopo giorno seguiva lo svolgersi delle loro vite.

Cristiano ripiegò con cura il foglio, lo ripose in uno dei cassetti della scrivania e se ne tornò a letto, sorridendo.

FINE

Nota dell'autrice: Eccoci alla fine di questo racconto. Ringrazio di cuore coloro che lo hanno seguito, in particolare Matryx per l'affetto che mi mostra sempre nel leggere tutto ciò che pubblico e Bluemary per la sua stupenda e dettagliatissima recensione ai capitoli precedenti, che mi ha fatto un immenso piacere. Spero di essere riuscita nell'intento di trasmettere delle emozioni con questo mio racconto. Come sempre, i commenti sono più che graditi^^ Se dovesse presentarsi la necessità, risponderò ad eventuali domande sul forum, sul mio topic autore.

Grazie ancora a tutti e alla prossima! Sonsimo

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: sonsimo