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Autore: Fourever Alone    07/03/2013    4 recensioni
“Ora siamo solo io e te. Allora mi vuoi dare queste cazzo di barrette!? Non ho tempo.” Continuai a imprecare. Una mano si appoggiò alla macchinetta e gli diede una botta, e le mie barrette caddero sane e salve dal distributore. Le afferrai, felice, come una bambina con il suo primo cioccolatino.
Mi girai per vedere di chi era quella mano. Era un ragazzo. Alto, capelli scurissimi neri, occhi azzurri , fisico scolpito. Cazzo. Era uno di quelli che usava la nostra palestra.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio. Era senza maglietta con tanto di bei pettorali e tartaruga.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo.
Mi schiarì la voce e me ne uscì: “Dipende cosa pensi che io veda”
Sorrise divertito. “Uu. Psicologia inversa. Mi piace.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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Il cuore si fermò. Semi sdraiato alla luce del sole, intravidi il  Ragazzo della macchinetta. Mi girai.
Gli occhi azzurri s’incastrarono nei miei, verdi, squadrandomi dalla testa hai piedi.
“Perché mi fissarmi”proruppe sorridendomi.
Sobbalzai per quel tono di voce di superiorità che mi fece irritare.
“Non ti stavo fissando” dissi allora.
“E così la piccola Lilian, viene nella mia stessa scuola.” Sorrise. “Buono a sapersi”
“Non immagini quanto sia felice, guarda” dissi sarcastica. “E non chiamarmi Lilian” dissi dura.
“Oh.” Mi fissò. “Allora Kinder Buen? Va meglio?”
“Sei irritante”
“Sei antipatica”
“Quelli che mi conosco non dicono così”
“Che cosa fai qui fuori?” chiese all’improvviso, cambiando discorso.
“Perché vuoi saperlo?”
“Possibile che tu risponda sempre con una domanda?”
“Possibile che tu non risponda?”
“Un’ora buca” risposi, tanto per riempire il silenzio sceso tra noi. 
Si alzò dalla panchina e aveva sul volto un’espressione molto seria.
“Non ci siamo ancora presentati” mi allungò la mano. “Io sono Kevin” disse sorridendo.
“Ma quando?!” chiesi divertita.
“Da quando?!” chiese confuso, io sorrisi è lui continuò. “Da quando mia madre mi ha partorito, è insieme a mio padre mi hanno affibbiato questo nome” disse.
“No. Ma quando te lo chiesto” lo fissai è rimase interdetto, io scoppiai in una fragorosa risata, per poi girarmi è tornare nei corridoi della scuola.

Per l’ora di pranzo, io mio cervello era andato. In quel momento ero appena uscita dall’ultima aula in cui ero stata e mi stavo dirigendo verso l’armadietto, quando fui ancorata da Dalia e Lottie, prendendomi a braccetto una a destra e una sinistra.
“Scusa, se non ti abbiamo aspettato stamattina, ma avevamo compito d’inglese” iniziò Dalia, per poi indicare Lottie. “E sai Lily, lei è negata con l’inglese, così l’ho aiutata a ripassare.”
“No ragazze non vi scuso” dissi mettendo il finto broncio.
“Eh dai” cantilenò Lottie.
“So io come farci perdonare” sbottò Dalia. Mi girai a guardarla divertita. “Ti pagheremo il pranzo, via” disse sorridendomi.
“Tu” disse Lottie indicando Dalia. “Tu le pagherai il pranzo, io ho soldi è mi servono per pagarmi a stento un panino e fare benzina” continuò ridendo.
“La nostra piccola indifesa e povera Lottie, senza uno spicciolo di euro.” La presi in giro io. “Comunque, andiamo a mangiare? Oggi ci sono le lasagne”  ci informò Dalia
“Veramente c’è qualcuno che mi sta aspettando. Puoi unirti a noi?” Annuirono vigorosamente per poi farfugliare un “Certo baby”
Volsi lo sguardo intorno fino a individuare Kayla sul lato sinistro dell’entrata alla mensa. Accanto a lei c’era anche una ragazza. I suoi capelli biondi spiccavano come la luce di una stella la notte.
Mi diressi verso di loro e a mano a mano che mi avvicinavo, vedevo il viso di Kayla diventare sempre più sorridente. Lancia un’occhiata a Dalia e a Lottie. Scherzavano fra loro, per poi regalarsi delle gomitate e degli scappellotti.  Arrivata al tavolo, Dalia e Lottie si girarono a guardare sorridenti Kayla e il ragazzo biondo seduto con lei.
“Kayla, eccomi”
Lei la salutò con un cenno del capo e sorridendomi. “Ciao Lily”
“Ho portato delle amiche, spero non ti dispiaccia” dissi sedendomi di fronte a lei, seguita dalle ragazze. “Te le presento, loro sono Dalia Kayla, Kayla Dalia” si strinsero la mano sorridendo. “Lei e Carlotta chiamata da me Lottie” mi guardò in cagnesco, ed io le sorrisi divertita. “Lottie lei e Kayla”
“Piacere” si strinsero la mano,e sorrisero.
“Lei invece e Sasha, una mia compagna del corso di Francese” disse Karen, presentando l’amica.
“Piacere Lily” mi presentai. “Loro sono Dalia e Lottie.” Si strinsero la mano.
“Chi ha fame?”
Quattro paia d’occhi si fissarono di scatto su di me. “Non pensa ad altro, tranquille” spiegò Dalia alle altre, scatenando una risata al gruppo.
“Oh, tu hai avuto un muffin”dissi con il broncio guardando il suo vassoio. E altre risate si scatenarono.
“Sei impossibile Lily” mi disse Lottie.
Una ragazza con minigonna, maglietta a V rossa fuoco, una criniera di capelli rossi, e degli occhi verdi, passò davanti al nostro tavolo agitando il culo e mostrando il suo seno. Lei stronza. Lei arrogante. Lei attraente. Lei Caterina Macchioni, desiderata da ogni ragazzo.
“Quella chi è?” intervenne Karen.
“Caterina la ragazza che al posto della patata ha la riproduzione casearia di ricotta e formaggi.”dissi con serietà mentre continuavo a fissarla, scossi la testa per scacciare i pensieri su quella, è tornai a mangiare, ma vidi le mie amiche che si ridevano senza ritegno. Li guardai confusa: “Ragazza che al posto della patata ha la riproduzione casearia di ricotta e formaggi?! Davvero?!” mi chiese Karen.
Risi anch’io “Davvero. Ha un gruppo di amiche e amici e di sicuro” nego con la testa. “Anzi, scommetto tutto quello che vuoi, che si sia passata tutti i suoi amici”. 
Karen sbatté le palpebre. “Spero che mio fratello non se la sia fatta” chiese con quel suo buffo accento.
“Hai un fratello?” “Di che anno è?!” Le domande curiose di Dalia e Lottie.
“Non ci spererei molto” sbuffai rispondendo al pensiero di Karen.
“Non è il tipo, ne sono sicura” continuò.
“Oh. Caterina è il tipo di tutti” confermai, per ricevere un suo sbuffo divertito.
“Ed io ti dico di no”
“Vedremo baby” dissi divertita da quel battibecco.
Mentre gli altri continuavano a mangiare e a chiacchierare, mi accorsi con la coda dell’occhio che qualcuno ci stava osservando. A due tavoli davanti a noi, vidi Marco Ventri circondato da altri cinque ragazzi, tra il quanto e quinto anno. Riconobbi Claudio un suo amico, più alto della media e con capelli tagliati alla militare di uno strano castano multicolore. Poi un paio di ragazze entrambe con i capelli castani e corpo statuario, probabilmente dell’ultimo anno. Un altro ragazzo con capelli biondi scuri e dall’aspetto molto timido. Marco continuava a fissarmi, ogni anno m’invita a uscire insieme, è io ogni anno rifiuto. Tenemmo gli occhi fissi l’un l’altro, fu lui a distogliere lo sguardo per essere stato chiamato da Claudio. Sembravano indaffarati ma Marco continuava a lanciare occhiate nella nostra direzione ed ebbi l’impressione che fossi proprio io il soggetto di quelle occhiate.
“Marco ha una cotta per la nostra irresistibile Lily, ma lei rifiuta” sentii dire da Dalia.
“Come mai rifiuti?!” mi chiese seria Karen.
“Non è il mio tipo” spiegai.
“Nessuno è il tuo tipo se è per questo”
Risi. Era vero. Non mi piaceva mai nessuno, ero una di gusti difficili, è se qualcosa non mi piaceva in lui, non lo illudevo, così rifiutavo. Marco era troppo arrogante, è io gli arroganti non li sopporto. Diedi un morso al panino. Sorrisi. Vidi Karen, con fare pensieroso.
“Bella, a che pensi?” mi domandò Lottie, al mio posto.
“No, niente. Stavo solo pensando a quanto sarà difficile quest’anno”
In quel momento suonò la campana. Prendemmo i nostri vassoi è buttammo tutta la carta ormai vuota nella spazzatura e ci avviamo all’uscita della scuola.
“Che materia avete?” chiesi.
“Matematica” sorrise Karen. “È la mia materia preferita.”
“Io ho Grafico” disse Lottie
“Io ho Spagnolo” sbuffo sonoramente Dalia. Essendo una materia di cui capiva tutto, è niente.
 “Anch’io” disse sorridente Sasha.
“Sei brava?” chiese felice Dalia.
“Ho la media del nove. Ti basta?!” disse divertita Sasha.
“Se mi basta? Mi avanza anche” rispose felice. “Tu Lily?”
Sorrisi soddisfatta, feci un lungo respiro e poi: “Le mie ore sono finite baby. La Chiavacci manca e usciamo un ora prima” facendo la linguaccia guardando mente rosicavano.
“Stronza” borbottò Lottie.
“Lei libera da questo carcere, io rinchiusa per un’altre due dannate ore con quella vecchia zitella è oltretutto barbuta a seguire una miserabile ora di Spagnolo” disse seria Dalia, facendoci scoppiare a ridere.
“Sapete, dove posso trovare la classe di Matematica?” chiese Karen, riprendendosi dalle risate.
“Ti ci accompagno io, tanto è di strada” si offrì Lottie.
“Ti ringrazio. Questa scuola è un labirinto”
“All’inizio è così, poi ti ci abitui.”
Feci mezzo corridoio con Lottie e Karen, ricordando a Lottie che oggi avevamo gli allenamenti di Pallavolo. Dopo averle salii in motorino accesi l’Ipod e mi misi le cuffie e poi partii.

Entrai in casa, poggia lo zaino sulla poltrona, le chiavi del motorino e quelle di casa sul mobiletto all’entrata è tolsi il giubbotto e lo posai nell’appendi abiti. Di mio padre non c'era traccia.
“Papà” lo chiamai
Niente.
“Papà..” insistetti.
Ancora niente.
Un uomo, alto, con i capelli biondo scuro spettinati e i vestiti stropicciati, mi regalò uno splendido sorriso a trentadue denti.
“Bellezza, ben tornata. Com’è andata a scuola?”
“Bene.” gli dissi, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “Io ho ancora fame, tu hai mangiato?”
Mi sorrise a mo' di scusa. “Beh, io avrei già mangiato, ma non rifiuto mai i tuoi piatti”.
“Vuoi farmi d'aiuto chef?” chiesi divertita
“Perché? Ti sembro il tipo?”
Marco Rinaldi si eresse in tutto il suo metro e novantacinque, mettendo in mostra un fisico invidiabile anche da un palestrato. 
“Che cosa vuoi da mangiare?” chiesi, girandomi.
“Ah, lascio tutto nelle tue mani. Se una la mia cuoca”
“D'accordo e... papà.” lo chiamai mentre si voltava per tornare nello studio. “Vai a farti una doccia e a raderti la barba”.
Si strofinò il mento valutando se era il caso.
"Se non ci fossi io" mi vantai.
La sua risata riempì la casa e mi fece sorridere ancora di più.
Mi schiocco un bacio sulla guancia e, dopo aver chiuso la porta del laboratorio, si diresse al bagno.
Il mio era il padre migliore del mondo. 


Volevo brevemente ringraziare Pozzione Polisucco per avere inserito la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate, è per la sua recensione. Grazieee:)
Vi lascio al quarto Capitolo. Non mi piace molto ma INCROCIAMO LE DITA. 
Vostra Alone è con l'aiuta della sua fedele amica che non vuole essere nominata;) 
  
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