Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Femme Fatale    07/03/2013    6 recensioni
Dal prologo: ''Non avevo mai pensato alla mia morte, ma soprattutto non avevo mai pensato ad un ritorno dopo la morte. Sono tornata dopo cinque mesi. Tutti credevano di avermi detto addio alla sepoltura, peccato che il mio corpo non ci fosse in quella bara.
Mi sono risvegliata. In un bosco. Sola. E molto cambiata.''
Dal quarto cap.: ''Appena presi la sua mano tutti i pensieri si dileguarono in un angolo remoto della mia mente, e non furono gli unici, anche la stanchezza che aveva preso posto nel mio corpo si affievolì.
Hai presente quando ti stendi al sole, e il calore ti rilassa tanto da non pensare più a nulla, eppure sai che non puoi rimanere a lungo così perché tutto quel calore è pericoloso? Ecco come mi sentivo, in quel momento.''
''Risorgerò dalle mie ceneri, come una fenice.''
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 16.
Vita nella morte.






-Ah no?- ghignai tenendo gli occhi fissi nei suoi, non volevo fargli notare quanto fossi spaventata- sai, tutti i libri sul tuo conto ripetono sempre la stessa frase: ‘Ade non fa niente se non per piacere personale’ e sai non ci vuole molto ad arrivare a capire quale sia il volere del Dio della Morte.- per un attimo rimase spiazzato, dalla mia improvvisa –finta– sicurezza.
-Proprio non capisco..- improvvisamente spostò lo sguardo sul bambino della landa, che si teneva alla mia maglia come se fosse la sua ancora di salvezza.
-Chi è lui?- sul suo viso si aprì un sorriso tirato, poi i suoi occhi si posarono sul mio pugnale.
-Non fare domande di cui non vuoi sapere la risposta.- Mi rispose calmo, mentre fece un passo verso di noi. –piuttosto dimmi, quella è l’arma che hai scelto durante il primo allenamento o sei stata capace di possederne altre?-
-Non fare domande a cui non voglio rispondere.- non so da dove tirai quell’improvvisa sfrontatezza o quella strana capacità di autocontrollo. Deve essere questo luogo, mi dissi.
Mi sorrise compiaciuto, poi mi diede le spalle e dopo poco scomparì dietro un angolo, mormorando un ‘aspetta qui’ appena udibile.

 
-Perché sono qui?- sussultai. Era la prima volta che sentivo la sua voce, era infantile e persino dolce; come poteva avermi fatto così paura? Mi voltai verso di lui: gli abiti logori gli davano ancora un aspetto terrificante insieme al sangue rappreso e alla polvere, ma i suoi occhi da vitrei avevano assunto un azzurro incerto. Era come se quel luogo gli stesse dando vita, il che è una cosa strana, tenendo conto che eravamo tra morti.
-Non lo so, mi hai portato tu qui..- gli risposi, tentando di fare un sorriso che lo potesse rassicurare.
-Lo.. lo so. Ma ci saresti dovuta arrivare solo tu!- la sua voce si spezzò e poco dopo il suo pianto echeggiava in  tutta la struttura. Mi chinai verso di lui, tentando di non fargli notare quanto potesse essere fastidioso il suo odore di morte, per consolarlo.
-Oh, lascialo stare. Non perdere tempo, con cose che non hanno avuto la possibilità di vivere, ne di morire. E credimi persino stare nel Prato degli Asfodeli è più allettante del suo Fato.- mi disse, con aria noncurante, invitandomi con un gesto della mano a raggiungerlo vicino al camino.
Avrei voluto dirgli che tutto può essere cambiato, persino il nostro Fato (come lo chiama lui), ma che senso battersi quando si sa di aver già perso? Non si può cambiare un’idea che si radicata per troppo tempo.
Mi avvicinai a lui con passo spedito, tenendo sempre la mano del bambino chiusa nella mia e il pugnale nell’altra. Suscitai in Ade un sorriso, alquanto maligno.
-Cosa vuoi sapere figlia di Poseidone? Voglio che tu faccia le domande giuste, perché come sai non si..-
-Fanno domanda di cui non si vuole sapere la risposta. Si, afferrato. Ora..- mi morsi il labbro pensando a ciò che avrei dovuto dire. A cosa avrei potuto sapere. –Ade non fa niente se non per piacere personale.- recitai a denti stretti. – Hai detto che non vuoi farmi del male, allora perché mi hai perseguitato con.. Lui- indicai il bambino vicino, che chinò la testa, come se fosse dispiaciuto.
-Avevo bisogno che tu mi raggiungessi, ma come avrai ben letto: si può morire sentendo solo la sua voce o il suo urlo. Bisogna essere potenti per poter sopravvivere ad un mio sogno e soprattutto puri. Beh, di potere ne hai a quantità, ma mia cara eri molto lontana dalla purezza necessaria.- i suoi occhi brillarono di uno strano luccichio, poi proseguì: -Ho dovuto, quindi, occultarti l’anima.-
-Perché per un anno quei sogni non mi hanno più tormentata?- la stretta del bambino si fece un po’ più stretta.
-Oh, semplice, sapevo che avresti indagato e che mi avresti raggiunto. Semplice!- congiunse le mani ed ebbi l’impressione che se avesse potuto sarebbe saltato dalla gioia, per aver portato a termine con successo il suo piano. O almeno la parte di cui ero a conoscenza.
Decisi di rimanere in silenzio, sì avevo milioni di domande che mi frullavano per la testa, ma dovevo rimanere lucida e trovare una possibile via di fuga, in caso succedesse qualcosa che non avevo previsto.
-Le tue domande sono già finite? Un anno di ricerche per questo?- Raddrizzai le spalle, indirizzandogli uno sguardo di sfida.
-Mi faccia una domanda lei, ardeva così tanto il mio arrivo. Beh eccomi qui..- lo incalzai.
-Hai già scoperto il potenziale di quel pugnale?- a quella domanda strabuzzai gli occhi. Era un pugnale, che altro poteva fare se non uccidere. – a quanto pare no.- concluse, traendo le conclusioni dalla mia espressione.
-Perché?- lasciai la mia domanda vaga, per avere delle risposte varie. Per l’ennesima volta mi sorrise compiaciuto.
-Perché volevo trovare la risposta prima dei miei fratelli. Avevo bisogno del tuo potere, prima che tuo padre potesse contattarti e secondo le mie fonti non hai ancora fatto nessun viaggio ai piani alti.- Strinsi d’istinto l’elsa del pugnale e sembrò accorgersene. –oh ma tranquilla, ti farò tornare a casa. Come vedi non sono così cattivo e ora posa quel pugnale suvvia!-allungò la mano verso l’arma, ma nei suoi occhi potei persino leggere un guizzo di paura. –Che ne dice se, invece mi spiega a cosa vuole trovare risposta.- gli sorrisi maligna, rigirandomi il pugnale tra le dita. Non avevo ancora capito la causa di ciò che avevo intravisto nel suo sguardo, ma ero sicura che centrasse il mio pugnale. Aveva reagito in modo strano quando lo aveva visto nella mia mano, all’inizio però non ci avevo fatto caso.
-Aah..- sospirò il dio. – voi semidei, siete sempre così impulsivi e maleducati.- la sua voce era tagliente. – non capite che se c’è un ‘semi’ prima di dei, non è per caso. Ma in fin dei conti mi servi, che senso ha ucciderti..- un brivido mi percorse la schiena. – eh si, fai bene ad avere paura di me. – parlava con una lentezza estenuante, che mi mise addosso più ansia di quanta già non ne avessi. – Si tratta di una profezia. Oh ma questo tu già lo sai!- scoppiò a ridere, mentre il bimbo si stringeva sempre di più al mio corpo, come se volesse scomparire dentro di esso.
 
Improvvisamente ebbi una strana sensazione allo stomaco, la stessa che avevo avuto poco prima mentre ci spostavamo dalla landa a quella specie di reggia. Alzai lo sguardo verso Ade, non ho mai avuto paura come in quel momento, nei suoi occhi si poteva leggere vittoria, voglia di morte, ira. Non volevo essere la causa di nessuna di esse. Forse capii che stavo per scomparire, il mio tempo agli inferi era concluso, perché cominciò a cantilenare la profezia, l’avevo sentita pronunciare una sola volta da Aaron:
 
-Verrà una donna capace di distruggere un’intera famiglia con l’amore, con il potere, con la saggezza e l’odio. Sai inizialmente non capivo chi fosse, sapevo solo che la famiglia del figlio di Efesto, centrava qualcosa. Ah, ma non credere anche tuo padre e Zeus lo sanno, solo che forse non sono ancora giunti alla ragazzina nuova, insicura e inesperta.- una nuova risata echeggiò nella mia testa, mentre la sua voce si faceva sempre più lontana. - Verrà una donna capace di cambiare un’intera famiglia con l’amore. Verrà una donna capace di togliere ciò che era stato preso in precedenza con il potere. Verrà una donna capace di governare con la saggezza. L’odio tra due fratelli li renderà cechi alla verità. – Ormai sentivo le lenzuola del mio letto sotto il mio corpo, ma riuscii a sentire nettamente: - Daniel come sta?- in quel momento ebbi la certezza che non ero io a controllare le mie azioni, durante il mio primo allenamento e non potei trattenere un respiro di sollievo.
 
Aprii gli occhi ritrovandomi accerchiata da tutta la mia famiglia: avevano tutti una faccia preoccupata, persino Blodey. Non appena aprii gli occhi sentii una mano stringere per un secondo la mia e senza nemmeno spostare lo sguardo capii che Curt era orgoglioso di me.
Sapevo già che non appena fossimo stati da soli, mi avrebbe bombardato di domande.
-Chi è lui?- una voce mi arrivò attonita, mentre mi voltavo scoprendo, che il bambino era ancora li con me. Delle piccole lacrime gli solcavano il viso ed io accorsi ad asciugargliele, con l’indice, ad una ad una. Mi stavo affezionando a lui e ne ero fin troppo consapevole.
-Un nuovo arrivato!- esclamai, guardando ognuno in viso, per cogliere segni di disapprovazione. La reazione che più mi stupì fu quella di Louise, che gli corse vicino, dandogli il benvenuto per poi trascinarlo in bagno per una ripulita.
 
-Jane, tra poco arriveremo a quando ti hanno rapita vero?- la voce di Dafne è triste, mi viene quasi da ridere: è a un passo dalla morte –siamo a un passo dalla morte e ci mettiamo a raccontarci delle storie come vecchie amiche.
-Si e spero di arrivarci, prima che ci vengano a chiamare.- mi lascio scappare un risolino angosciato, poi ricomincio a raccontare.






 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Femme Fatale