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Autore: arimika    07/03/2013    4 recensioni
Una terribile epidemia sta mietendo vittime su vittime falciando vite.
Dopo un anno di sperimentazioni e cure la malattia è stata debellata, ma il Pokéworld deve contare le sue perdite: all’apparenza solo i Ditto, tra tutti i Pokémon, sono sopravvissuti.
Dieci anni dopo i Ditto si proclamano i padroni del mondo, solo sette ragazzi potranno salvare il Pokéworld.
Il futuro è nelle loro mani, ma l’ombra del tradimento serpeggia anche tra chi ha la volontà per fermare quelle creature che sanno essere identiche a noi e ci reputano esseri inferiori.
Un’antica leggenda sta per essere riportata alla luce, il passato si ripeterà?
Chi avrà il potere di fermare l’avanzare della fine?
Vittoria e sconfitta non sono più decisi dall’ago della bilancia.
Paring: Ikarishipping, Contestshipping, Almiashipping e Pokéshipping; accenni Egoshipping.
Protagonisti: Lucie, Devi (nuovi personaggi), Alex, Hitomi, Glenda (Pokémon Ranger Ombre su Almia), Ash, Misty, Barry, Belle, Dawn, Paul, Haruka e Shu (anime).
Antagonisti: Cyrus, Giovanni, Max, Ivan, Spighetto, Saturn, Martes e Giovia (anime), Frido e Keino (PKMN Ranger Ombre su Almia).
Se volete, aprite e recensite, questa è la mia prima fic in questo fandom e ne vado decisamente orgogliosa. ^_^
Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry, Drew, Lucinda, N, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Angolo autrice.
Ho deciso che per questa storia il mio affezionato angolino sarà prima. Yeah!!!!!
Non mi dilungherò molto. * qualcuno grida: e muoviti allora!*
Bene, questo è il primo vero e proprio capitolo di questa storia * si sente orgogliosa*
Spero vi piaccia.
Per chiarimenti e opinioni, recensite ^_^
Ah, se per caso trovate la parola Maya s'intende Dawn, l'errore è relativo ad una precedente stesura, quindi Dawn e Maya sono la stessa ragazza.
Bye bye
arimika
 Ps * voce : ancora???* buona lettura!

 CAPITOLO UNO
 
Una ragazza scrisse il suo nome sul foglio che il giorno dopo avrebbe consegnato alla professoressa Aralia, la sua docente di storia.

‘’Il primo Pokémon a comparire fu Palkia’’

La ragazza segnò l’affermazione come falsa, ripensando alle leggende che le erano state raccontate, il primo Pokémon fu Arceus.

‘’ Il comandante dell’esercito barbaro che invase la regione di Almia ed il cui Impero vi governò per sei secoli era Lucas’’

La giovane segnò il vero, tante volte le era stato intimato da bambina che se non fosse stata una brava bimba sarebbe arrivato il re Lucas e se la sarebbe mangiata viva.

La regione di Almia era stata scoperta da non molto tempo, circa da un millennio, Lucas aveva conquistato la regione appena sette secoli prima, quando le armate di Fiore e Hoenn decisero di attaccare unendosi nell’Armata Bianca, il re regnante Lucas VII combatté contro queste.
Ci furono lunghi periodi di battaglie intense, pochi Pokemon rimasero ad Almia in quel periodo, pochi uomini al termine della guerra tornarono a casa dalle proprie famiglie. Lucas VII cadde e con lui l’Armata della Spada Nera ai suoi ordini.
I tre principi suoi figli vennero uccisi, i loro pargoli vennero abbandonati da soli nelle foreste, le loro mogli annegarono nel mare. La popolazione aveva appoggiato l’Armata Bianca ed essa ne uscì vincitrice dallo scontro trucidando la famiglia reale per vendetta.

‘’ Desiderando il potere assoluto, il comandante Black dell’Armata Bianca assunse il titolo di re della regione’’

Un’altra affermazione vera.

La creazione dell’Armata Bianca si rivelò ben presto essere un’arma a doppio taglio, la brama di potere corruppe il comandante capo della legione che assunse il controllo centrale della regione e partì alla conquista delle altre.
Pose sotto il suo dominio Hoenn e Unima, oltre ad Almia.
Venti anni fa morì di vecchiaia; le tre regioni ora sono stati federati dello stato di Pokè World.

L’era buia di Almia si era conclusa, ed ora regnava la pace intervallata da piccoli gruppi ribelli che periodicamente tentavano di prendere il potere, non riuscendo nel loro intento perché intervenivano le Armate Viola Anti-sovversione del nuovo impero, le Acies Purpurae. O almeno era quello che credeva la ragazza ritenendoli i nuovi dominatori del mondo senza soluzione: i Ditto erano riusciti a copiare l’umanità ottenendo caratteristiche antropomorfe lontane anni luce dagli altri Pokémon e in pratica identiche a quelle umane, senza contare che erano gli unici Pokémon sopravvissuti all’epidemia di tifo scatenatasi dieci anni prima.

Questi Pokémon, essendo scambiabili per umani avevano deciso di loro spontanea volontà di contrassegnarsi, anche se in un punto nascosto, per distinguersi da questa razza da loro considerata inferiore: tatuavano il loro uovo con un timbro, all’incirca questo J, che penetrava il guscio e si imprimeva vitalmente sull’embrione. Il timbro era trovabile, con l’aspetto di un neo, sul retro del collo.

La ragazza terminò di contrassegnare le restanti affermazioni una con il vero e l’altra con il falso ed uscì da quello che era un Centro Ranger, ora casa sua e dell’ex responsabile del Centro, Brando, che era, tra l’altro, il suo tutore.
Prese una piccola borsa a tracolla e v’infilò al suo interno il portafoglio arancione con delle scritte in Inglese, il cellulare e un piccolo pugnale dalla lama di ossidiana nera e dall’elsa di acciaio inserito in un apposito fodero, un’arma indispensabile in situazioni storiche travagliate come quella.

La ragazza uscì dalla casa e si diresse verso il mare ad est, si sdraiò sulle sponde rigogliose.

Aveva i piedi nudi liberi sull’acqua, i capelli color platino sparsi sull’erba che carezzava il viso della giovane e lo sguardo rivolto verso il cielo. Certamente si stava beando della pace che quel posto trapelava da ogni essere vivente lì vicino.

Cadde addormentata e sognò…

‘’Era caduta in mare. Non sapeva nuotare, stava affogando.

L’acqua era sempre più scura segno che il suo corpo stava affondando sempre più, nonostante cercasse di rimanere a galla muovendosi.

L’aria scarseggiava nei polmoni e quel poco di ossigeno che le rimaneva scorreva ad una velocità inimmaginabile man mano che andava giù trascinata dalle onde del mare.

Poi, vide una creatura. La fissava con gli occhi spalancati e la vista penetrante, aveva un contorno indefinito e quasi lo stesso colore delle onde. ‘’


Si svegliò di botto iniziando subito a chiedersi il perché di quel sogno. In realtà era un ricordo d’infanzia e lei lo sapeva bene, si era trovata ad un passo dalla morte e quella creatura l’aveva salvata, ne era certa. Solo non Poteva darle un nome, non aveva idea di cosa fosse.

Un urlo la svegliò dai suoi pensieri, sul ponte che collegava l’isola della ormai ex Federazione Ranger stava correndo disperata una ragazza dai capelli e gli occhi blu inseguita da un ragazzo sui ventiquattro anni avente su una maglietta azzurra la lettera ‘’B’’.

La ragazza afferrò il suo pugnale dalla borsa a tracolla e balzò all’attacco. Raggiunse il tizio e gli si avventò contro, mentre la ragazza dai capelli blu scappava via in direzione della città di Vien. La ragazza menò un fendente a destra, spostò il suo baricentro a sinistra e colpì l’avversario alla nuca con il pomo della sua arma, quello barcollò resistendo all’assalto. Poi lanciò degli shuriken in direzione della ragazza che li evitò abbassandosi calando anche la sua guardia, subito l’uomo ne approfittò tirandole un destro che venne abilmente schivato mentre la bionda girava su se stessa compiendo una capriola in aria e centrandolo in piena faccia con un piede.

Ansimante il ragazzo notò che la preda gli era sfuggita e la sua avversaria troppo forte e riposata mentre lui era stanco e affannato.

Andò verso il bordo del ponte e, con un gesto fulmineo, si gettò in acqua.
La ragazza, vista la fuga del suo avversario, rimise il suo pugnale al suo posto e tornò alla città. Lungo la strada, seduta sul ceppo di un tronco di quel che un tempo era stata un quercia, la bionda vide la tizia inseguita da quel ragazzo che stava cercando di calmarsi.

- Ehi tutto bene?- chiese lei.
- Sì.
- Che cosa hai combinato a quel tipo per farti inseguire?
- Io? Niente! Non gli ho fatto niente. Ah… giusto… grazie.
- E di che?
- Hai rischiato la tua vita per un’estranea
- Non sottovalutarmi ragazzina, sono più forte di quanto pensi.
- Ah…- pausa- comunque io sono Dawn, piacere di conoscerti.- disse la ragazza dai capelli blu porgendo la mano alla bionda.
- Il piacere è mio, - disse la salvatrice stringendo la mano dell'altra giovane-  io sono Lucie, ho quindici anni e vengo da Cuoripoli, anche se sono sempre vissuta ad Almia.
- Allora veniamo dalla stessa regione! Io vengo da Duefoglie ed ho sedici anni… quindi non credo che tu mi possa dare della ragazzina.
- Sei comunque una principiante in battaglia. - disse quella con nonchalance alzando le spalle ed incamminandosi verso Vien- Ora seguimi se non vuoi avere altri brutti incontri.
- Ah. Sì.- la raggiunse.

Lucie condusse Dawn fino alla sua abitazione, poi si ricordò dei Ditto e delle loro capacità di trasformazione.

- Cosa mi garantisce che non sei un Ditto? Fammi vedere il tuo collo- le ordinò.
 
Dawn spostò i capelli a lato e lo mostrò a Lucie che, visto che la ragazza era un’umana, a sua volta le fece vedere il proprio.
Assicuratasi che la ragazza salvata non fosse un Ditto, Lucie la fece entrare nel Centro Ranger, ivi trovarono Brando che stava operando dei collegamenti elettrici fra quella che doveva essere una macchina ricarica Styler ancora satura di energia e un computer dismesso.

Non appena le vide si stupì della presenza della ragazza dai capelli blu e terminò il suo ufficio il più velocemente possibile.

- È una tua amica? È la prima volta che ne porti una a casa che emozione! Volete qualcosa da bere?
- No Brando, non è una mia amica, è una ragazza che ho appena salvato da uno di quei tipi strani che stanno gironzolando sempre più nei paraggi.
- Hai usato il pugnale?
- Sì, ma non gli ho fatto del male, non l’ho voluto ferire.
- Capisco. Oggi Alex, Ilario e Luana sono andati alla Grotta Marina a dare un’occhiata, sembra che da quelle parti il numero di quegli individui sospetti sia in aumento.

In quel momento entrò una ragazza bionda, magra e bassina dalla porta, sembrava portare delle notizie importanti, tant’è vero che aveva il fiatone e sembrava trafelata.

- Brando, ho appena ricevuto un messaggio da Alex!
- Calmati Glenda, il segno di riconoscimento Anti-Ditto?- disse Brando
- Uhm… ah si… già già. ‘’Grandinano fiori nel Deserto Haruba’’
- Din din, risposta corretta, cosa dovevi dirmi?
- Alex e gli altri si trovano in pericolo, pare che quei tizi siano troppo forti per loro ed a Luana si sia rotta la katana contro un martello e non riescano a resistere per tentare di difendere anche lei.
- Li raggiungerò subito.- l’omone afferrò una mazza chiodata e la pose dietro la schiena ed una katana che portò in mano ed uscì di corsa.

Glenda, la ragazza che prima era arrivata, uscì anche lei dalla casa e nella stanza rimasero soltanto Dawn e Lucie, quest’ultima iniziò a frugare in uno scatolo di metallo da cui il tutore aveva preso la katana.

- Sei esperta in qualche arma?
- Sono arrivata seconda nel Torneo per Arcieri della mia città. Avevo anche un arco quando sono arrivata in questa regione, ma quel tipo è riuscito a disarmarmi.
- Bene, questo dovrebbe fare per te.

Disse Lucie porgendole un arco ed una faretra contenente delle frecce.

Dawn le prese ringraziando ed uscì seguita subito dall’altra, incoccò una freccia, mirò ad uno pneumatico abbandonato lì vicino e liberò il colpo, la freccia trapassò da parte a parte la ruota.

Le due concordarono subito di andare a vedere come stessero Brando e gli altri ed andarono velocemente in direzione della Spiaggia Zefira.

Era calata la sera, le ombre scure avevano preso il sopravvento sugli ultimi raggi del sole e solo da qualche lieve bagliore color arancio s’intuiva che il tramonto era appena passato portandosi più ad Ovest.

I passi rimbombavano tra l’erba alta del sentiero che portava alla spiaggia, poi sulla sabbia che alzandosi, sporcava i piedi nudi delle ragazze che si erano tolte le scarpe quando arrivarono alla Spiaggia Zefira.

Si guardarono intorno, in riva al mare non c’era nessuno come non sembrava esserci anima viva anche sulla strada che portava alla Collina Ventosa.

Da dietro, l’alta scogliera dominava il mare, solo qualche piccolo cespuglio provava a elevarsi su di essa senza aver percorso nemmeno la
metà della sua altezza.
In cielo qualche piccola stella baluginava e le prime, la Stella polare e Kochab, già brillavano alte nel cielo, mentre le altre della stessa costellazione iniziavano a comparire formando la Costellazione del Teddiursa addormentato.

Dawn e Lucie corsero sulla spiaggia e si avvicinarono alla Grotta Marina che in quel periodo dell’anno era parzialmente sommersa, per cui era necessario usare il mini polmone acquatico in dotazione con l’equipaggiamento da Ranger, persino Brando, che aveva paura dell’acqua l’aveva usato per andarci e Lucie avendone presi due dall’ex Centro Ranger ne diede uno a Dawn e l’altro lo tenette per sé. Ormai pronte per l’immersione, un forte rumore le fece voltare.

Cinque-sei metri più in là si ergevano delle persone aventi tuti la ‘’B’’ sul petto.

Una aveva i capelli lisci e rossi, a caschetto e con le punte sollevate ed un ciuffetto dietro e gli occhi dello stesso colore dei capelli. Era di media statura e decisamente molto magra. Indossava una divisa formata da un vestito platino lungo pressoché fino a metà coscia con una ‘’B’’ sul petto, una cintura a fasce nere, degli stivaletti con tacco neri e dei guanti con il medesimo colore ed una frusta in mano. Ad occhio e croce sembra avere ventotto anni.
Un’altra era più alta della precedente e leggermente più in carne, aveva i capelli viola come gli occhi raccolti in due chignon uno pareva un fungo che le spuntava dalla testa, l’altro era in una posizione decisamente più normale. Indossava un completo formato da una maglia lunga grigia smanicata con la ‘’B’’ sul petto, dei leggins neri e delle ballerine, inoltre aveva dei polsini alle mani e dei pendenti alle orecchie. Pareva avere trent’anni. Aveva degli shuriken in mano.
Poi c’era un ragazzo, aveva i capelli lisci rossi non troppo lunghi, più o meno fino all’altezza del collo, gli occhi blu ghiaccio, profondi e penetranti da fare paura, era più alto delle due, ma sembrava essere molto giovane, all’incirca sui diciassette anni. Indossava dei pantaloni lunghi, delle scarpe da ginnastica ed una maglia su cui era stampata una ‘’B’’ sul petto. Pendente sulla schiena aveva uno spadone da una mano e mezza.

Lo stesso tizio che prima stava inseguendo Dawn era dietro di loro.

- È lei - disse il tizio indicando la giovane dai capelli platinati.
- Ragazzina, vieni con noi senza fare storie- disse la donna dagli occhi viola rivolta a Lucie.
- Chi siete? Perché dovrei venire con voi?- chiese Lucie.
- Noi siamo alcuni dei capi del Team Blackness, io sono Giovia- le rispose la donna dai capelli viola.- lei è Martes- continuò indicando la donna dai capelli rossi- e lui è Devi- disse indicando il ragazzo.
- E se decidessi di non venire?
- Temo saresti costretta.- rispose Giovia.
- Vediamo cosa sapete fare.- le provocò Lucie.
 - Non sottovalutarci ragazzina- disse Martes senza scomporsi.

La donna partì all’attacco con la sua frusta, colpiva mirando ai piedi, Lucie saltellava qua e là, incapace di usare la sua arma, cercando di evitare i colpi della rossa.
In questo modo finì in acqua, i suoi movimenti si fecero più lenti perché impediti dalle onde del mare che era anche agitato.

Cercava di evitare, ma veniva inevitabilmente colpita dalla frusta cha aveva alzato il suo obiettivo.

Decise di immergersi e, in apnea raggiunse l’altro lato della spiaggia ove riemerse sugli scogli colmi di buche, ma ad aspettarla c’era Devi che le puntò la spada al collo guardandola con occhi glaciali.
Lucie venne percorsa da un brivido non solo dovuto dal freddo della sera e dall’acqua, ma anche alla freddezza tagliente di quello sguardo che non traspariva emozioni.

Intanto anche Dawn stava lottando contro Giovia. Pareva che le due fossero in parità.
Due armi a lungo raggio.
Finalmente dopo l’ennesimo tentativo Dawn riuscì a colpirla di striscio infierendole una ferita poco profonda e superficiale, Giovia si lasciò sfuggire un gemito. Dawn le si avvicinò cercando di aiutarla.

La donna sorrise, le afferrò una mano e la scaraventò a terra.
Uno shuriken finì sul cappello bianco di Dawn ormai imbrattato di sabbia.

- Direi che le possiamo portare alla base, immobilizzatele!- disse Giovia lasciando la presa su Maya e lasciando il suo posto a Martes.

Fortunatamente Brando e Alex uscirono dalla caverna.

- Ecco che sta succedendo!- disse il ragazzo dai capelli rossi spiegandosi il chiasso che proveniva dall'esterno della caverna.- lasciatele immediatamente!

Dalla grotta uscirono anche una ragazza dai capelli ed occhi neri ed un ragazzo con un cespuglio di capelli marroni in testa e gli occhi verdi.

- Capo, credo che siano troppi.- disse Martes riferendosi a Giovia.
- E va bene, per stavolta vi lasciamo andare, ma la prossima non saremo così clementi.

Devi rifoderò la spada ed afferrò una scala che pendeva da un elicottero, la stessa cosa la fecero anche Martes e Giovia abbandonando il campo di battaglia.
Alex corse da Lucie e la aiutò a rimettersi dall’incontro portandola fino alla casa. Dawn venne, invece, aiutata da Ilario. Il gruppo tornò velocemente all’ex Centro ranger.
Alex e Ilario appoggiarono sui due letti presenti le due ragazze che fortunatamente non erano state ferite gravemente, al massimo avevano riportato un paio di taglietti superficiali.
Le due si addormentarono di colpo.

- Sto iniziando a considerare l’ipotesi che questi nuovi nemici vogliano quelle due.- iniziò Luana.
- Uhm, anch’io lo temo, ma ho promesso a Camilla che avrei sempre difeso sua sorella, non posso abbandonarla, devo proteggerla- disse Brando appoggiando la testa sulle mani con fare sconsolato.

Camilla era la sorella di Lucie, da quando i loro genitori erano morti si era sempre presa cura della sorella proteggendola, per far ciò la portò al Villaggio Cicole di Almia che era un luogo sperduto, quasi isolato dal mondo, ove la affidò alla signora Della, madre anche di un altro bambino, un certo Ben. Quando poi lei compì cinque anni la portò alla Città di Vien, convinta che affidandola ad un ex Ranger la sua formazione sarebbe stata più completa. Poi era sparita, di tanto in tanto tornava per il compleanno della sorellina.

- Ma non puoi vietarle di uscire.- disse Ilario.
- Già, non posso, non è una ragazza calma e facile da gestire, è dannatamente ribelle. Si sentirebbe un uccellino in gabbia se la rinchiudessi nella Base.

Tutti abbassarono uno sguardo cercando una soluzione per il grandissimo problema.

- Già, è come Hitomi.- disse Glenda sorridendo tristemente ricordando un'amica.
- Non ricordarmela- chiese Brando guardando fuori- quella ragazza è stata la figlia migliore che abbia mai potuto avere.

Di là, intanto, le ragazze continuavano a dormire. 

- Forse è meglio svegliarle.- disse Luana.
- Vado io- affermò un già in piedi Alex.

Il ragazzo rosso andò nella camera attigua, e smosse dolcemente le spalle delle ragazze.

- Sveglia- sussurrò sottovoce e dolcemente alle orecchie delle ragazze.

Quelle iniziarono a svegliarsi.

- Mamma, oggi non voglio andare a scuola- disse Dawn girandosi dall’altro lato del letto.
- Brando, fai le uova strapazzate?- disse Lucie ancora sonnacchiosa aprendo gli occhi.
- Ben svegliata!
- Alex che ci fai in camera mia?- chiese un’allarmata Lucie.
- Veramente siete in camera mia.

Lucie riconobbe il poster del Quartetto rock poco sopra il letto su cui aveva dormito, una cassapanca con dei vestiti, una sedia ed un tavolino.

- Che ci faccio qui?- chiese Lucie.
- Almeno un grazie per chi ti ha strappato dalle grinfie di quel tipo.
- Argh… quello me la pagherà cara, nessuno mi può umiliare in quel modo.- disse stringendo i pugni in segno di frustrazione la ragazza, che era già carica di rabbia e voglia di riscattarsi.
- Vedo che ti sei già ripresa- le sorrise.
- ‘giorno – salutò una sorridente Dawn finalmente sveglia grazie al vociare dei due.
- Ben svegliata. Ora che siete pronte entrambe che ne direste di seguirmi di là?

Le ragazze annuirono e lo seguirono nell’altra stanza dove era in corso una riunione.

- Lucie, d’oggi in poi sarai sempre con Ilario e tu Dawn con Alex. A proposito, non ti sei ancora presentata ufficialmente.
- Giusto. Salve a tutti! Io sono Maya, vengo da Duefoglie una cittadina di Sinnoh, ho sedici anni, prima di venire ad Almia ho viaggiato per tutta la mia regione con alcuni amici, nella speranza di migliorare nel tiro con l’arco, pensate che ne avevo anche uno ma la persona che mi aveva aggredito e dalla quale Lucie mi ha salvata mi aveva depredato del mio amatissimo arco e non faccio altro che ringraziare Lucie per avermi prestato il suo. Grazie a voi per avermi salvato di nuovo… bla bla bla- iniziò a pronunciare un delizioso quanto cortissimo monologo.
- Cavolo che parlantina che hai Dawn, parli anche velocissimamente.- si complimentò Luana.
- Brando, posso andare al fiume? Devo sbollire la rabbia- domandò Lucie speranzosa.
- Però Ilario ti deve seguire- annuì l'uomo.
- Per favore… ho bisogno di solitudine – lo supplicò facendogli gli occhi dolci.
- E va bene – si lasciò convincere – hai il pugnale?- si assicurò.
- Si. Tempo dieci minuti e sarò di ritorno.- disse ed uscì di corsa.

Per lei era normale andare di fretta, era generalmente sempre in ritardo.
La strada era completamente deserta, persino la ragazza che stava sempre vicino ad una curva cercando dei fiori, non c’era.
Lucie guardò il cellulare, erano quasi le undici.

Il cielo era stellato; erano migliaia le stelle che si vedevano. L’acqua gorgogliava tra i sassi, incanalata nel solco che lei stessa aveva creato. Strati di denso buio avvolgevano la foresta. Qualche funghetto spuntava qua e là.
Ogni tanto si intravedeva qualche impronta di Pokémon che un tempo passeggiavano lì, dove si abbeveravano.
Qualche piccolo cranietto era abbandonato seminascosto dal muschio. Il ricordo dell’era appena finita era vividissimo.

Lucie si appoggiò alla ringhiera del ponte e prese a guardare la luna che placidamente si stagliava all’orizzonte e si rifletteva ammirandosi sullo specchio d’acqua.
Qualcuno le si appoggiò a fianco, ma guardando in direzione opposta alla sua, stava guardando al buio della notte, nell’unica parte del cielo scura e priva di stelle.

- Non so se mi hai riconosciuto…- pausa -  a giudicare dell’espressione d’odio con cui mi hai guardato oggi pomeriggio direi di no. Ti sei completamente dimenticata di me per non ricollegarmi a quel bambino di quello sbiadito ricordo. Da bambini stavamo sempre insieme.
Lucie lo guardò e vide che è Devi, lo stesso ragazzo che le aveva puntato con noncuranza la sua spada alla gola, lo stesso che l’aveva umiliata quello stesso pomeriggio. Come osava parlarle, si chiese.
- Perché non sei venuta? Perché non hai mantenuto la tua promessa e non mi hai raggiunto?- continuò lui.
- Per caso, tu…, tu non sei … non puoi essere. NO! Non puoi essere tu, lui era diverso- lui non poteva essere quel bambino che era con lei durante i primi anni della sua vita, Lucie non poteva credere che lui fosse il suo migliore amico, che l’immagine di un bambino dolce fosse stata coperta da un quella di un ragazzo freddissimo.
- Io sono così, sono quel che sono per colpa tua. Tua sorella ti portò via, ma io non ti ho mai dimenticata. Non hai idea di come mi sono sentito solo, e peggio ancora quando non sei venuta al nostro appuntamento- già, si erano messi d’accordo per rincontrarsi, ma quel giorno Lucie non andò.
- Scusami.
- È tutto quello che hai da dirmi?
- …
- Bene, direi che quello che dovevo fare l’ho fatto. Ciao Lucie, ti saluta il tuo migliore amico- disse marcando le ultime parole.

Come era venuto, Devi sparì. Lucie si girò a guardarlo, ma lui già non c’era più.

Poi controllò l’orologio, erano le undici e mezza. Era in super ritardo! Come se già non fosse ovvio.

Corse il più velocemente possibile verso la città di Vien ripercorrendo la strada fatta all’andata. Ad un tratto si sentì toccata alla spalla, si voltò ma la strada era deserta. Qualcosa la colpì alla nuca e tutto divenne nero.
La persona che l’aveva attaccata la prese e la portò verso la Spiaggia Zefira passando per una stradina secondaria.

Intanto alla base si erano accorti che non era ancora tornata ed avevano organizzato dei gruppi per andare a cercarla.
Alex e Dawn andarono nella foresta di Vien, Ilario e Luana verso la Spiaggia Zefira, Brando e Glenda verso l’isola dell’ex Accademia Ranger.
Un forte rumore fece girare tutti mentre il cielo si tingeva di rosa, segno che la lunga notte era finalmente finita, un elicottero, alzandosi dalla Spiaggia Zefira, attraversò la foresta volando in direzione di  Portena.

Tutti tornarono all’ex Centro Ranger e discussero a lungo sul da farsi con la speranza che qualcuno avesse trovato tracce di Lucie.

- Allora siamo d’accordo- concluse Brando- Glenda, Alex, Dawn andate verso Portena ed indagate su quell’elicottero. Noi resteremo qui. Ricordatevi una cosa. I nemici in questa regione si sono moltiplicati: abbiamo le Acies Purpurae dei Ditto che, considerandoci schiavi, vi ostacoleranno in ogni modo. E il Team Blackness, scoprite i loro scopi. Dobbiamo liberare questa regione prima di non poter fare più niente. Avete capito? Bene, e proviamo anche a salvare Lucie altrimenti sua sorella mi uccide.

- Però ci serve un nome.- commentò Dawn.
- Giusto, ragazzina, che ne direste di ‘’i riccioli di Ilario e i suoi baldi compagni’’?- propose il riccioluto.
- Ma che razza di nomi ti vengono in mente, Ilario!- lo rimproverò la ragazza dai capelli neri.
- Eddai Luana, è stupendo! - poi con fare accondiscendente- Ok ok, non fare quella faccia, che ne dite di ‘’la squadra che vincerà i Ditto e il team Blackness’’?
- Puah! Ilario, come fanno a venirti certe idee malsane?
- Vediamo te, Alex. Trovane tu uno carino.
- Certamente… uhm… ‘’Alex e i suoi baldi compagni’’ è stupendo!
- Copione, l’avevo detto prima io!- iniziarono a litigare.
- No io. - urlò uno
- Io- gridò l'altro.
- Basta!!!!!- urlò Dawn spazientita- saremo il Team Defense.
- Stupendo come nome!! - esclamarono in coro tutti i presenti.
- Bene team Defense, abbiamo una missione!- echeggiò tonante Brando.

Glenda, Alex e Dawn salutarono gli altri e si avviarono verso Portena, mentre gli altri rimasero a Vien.

- Avremo fatto bene a lasciarli andare da soli?- si chiese Luana.
- Si, o almeno lo spero - rispose titubante Brando rendendosi ormai conto che anche quei ragazzi stavano crescendo. 








  
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