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Autore: Cuup    08/03/2013    2 recensioni
una storia magica che viene rovinata da un brutto episodio, eppure c'è ancora un piccolo lanternino che risplende. riusciranno i nostri protagonisti a far si che questa luce flebile diventi piena e corposa?
[...] sentì che il mio cuore aveva perso un battito, che poi divennero due [...]
[...] mi sentì subito del calore su tutto il corpo e sentì gli occhi pizzicare, come il naso e le guance rossissime. Il mio stomaco si contorceva, sentivo un bisogno immenso di piangere. Così mi alzai di scatto e corsi su per le scale, verso quella, che fino a poco prima era la stanza in cui condividevamo tutto, ma che ora era solo un posto in cui potevo piangere da sola. [...]
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - il tradimento 

Eri tornato tardi ieri sera, poco male, io ero già a letto, dopo una serata di lavoro al pc per l’azienda. Un lavoro necessario per permettermi di diventare socio. Tu eri uscito, solita vita mondana da star. Una serata in discoteca, eri tornato poco prima dell’alba, ti eri svestito e ti eri infilato nel letto dopo esserti dato una sciacquata in bagno. Erano le 8:30 e io ero già in piedi, qualche pulizia, avevo cucinato qualcosa ed ero tornata alla scrivania, per terminare il lavoro che avrei dovuto consegnare l’indomani.
Tu dormivi ancora – notte brava eh – pensai, ma non mi importava, non ero gelosa che andasse nei locali senza di me, piuttosto ero gelosa del fatto che lui poteva andarci e divertirsi, mentre io sgobbavo in mezzo a quel cumulo di file, fogli e tabelle. Poco prima venni a svegliarti, dormivi come un angioletto, quasi mi dispiaceva, ma sapevo che avresti avuto la testa in fiamme e ti ci sarebbe voluto un po’ per riprenderti, dato che nel pomeriggio avresti avuto un incontro con Josh sapevo che dovevi essere in forma.
Ti svegliai con un dolce bacio e bel bicchierone d’acqua e aspirina. Mi ringraziasti e mi ricambiasti il bacio. Dopo aver bevuto tutto il contenuto del bicchiere ti eri alzato svogliatamente ed eri andato a farti una doccia, successivamente andasti a svegliare Bill, che fece le tue stesse cose.
Siete scesi al piano di sotto e vi siete diretti verso la cucina, dove mi avevate trovato intenta a terminare di cucinare. Avevamo mangiato e io avevo sistemato – mai che i signorini si degnassero di fare qualcosa, voglio una domestica – pensai, ne avevamo parlato da tanto tempo, ma la domestica non era mai arrivata, il fatto era uno: io fuori e lei dentro o viceversa, anche perché con una donna per casa che ci vedeva fare quello che facevamo, il nostro segreto non era al sicuro, almeno finché Tom non avesse detto tutto della nostra relazione ai media, e quindi finalmente, potevamo vivere normalmente, ma era ancora presto.
Dopo pranzo ci eravamo diretti verso il salotto per vedere un po’ di Tv prima che i gemelli dovessero uscire per andare in studio. Bill era sulla poltrona, io e Tom sul divano accoccolati,  intenti a guardare un documentario e a sorseggiare del the freddo data l’elevata temperatura primaverile di L.A. Bill ad un certo punto ci rubò il telecomando per cambiare e mettere su un canale di gossip.
Io e Tom lo guardammo truce, ma ci fece gli occhietti dolci e non potemmo contraddirlo. Gossip news: Britney Spears di nuovo incinta, questa volta di due gemelli. Breaking news: il famoso chitarrista Tom della band Tokio Hotel, pizzicato in locale con la sua vecchia fiamma Ria Sommerfeld. Bill nell’udire quelle parole d’impulso sputò il contenuto che aveva in bocca e sgranò gli occhi. Io sentì che il mio cuore aveva perso un battito, che poi divennero due, quando la giornalista continuò il racconto e fece sentire le dichiarazioni della “troiona” che raccontava i particolari della notte di fuoco.
Nel giro di mezzo secondo mi allontanai da Tom che si era paralizzato nell’udire quella notizia. Poi mi sentì subito del calore su tutto il corpo e sentì gli occhi pizzicare, come il naso e le guance rossissime. Il mio stomaco si contorceva, sentivo un bisogno immenso di piangere. Così mi alzai di scatto e corsi su per le scale, verso quella, che fino a poco prima era la stanza in cui condividevamo tutto, ma che ora era solo un posto in cui potevo piangere da sola. Caddi a terra sfinita, non per la corsa su per le scale, ma per ciò che stavo provando. E cominciai a piangere disperata. Come aveva potuto tradirmi, e tradirmi , così, con lei poi, la persona che aveva provato a dividerci dal principio, e che forse questa volta ci era riuscita.
Non mi importava del tradimento, oddio forse si, ma la cosa più grave era che non mi aveva detto nulla, aveva nascosto tutto, si era comportato come nulla fosse per tutta la mattina.
Lo sentì salire le scale e avvicinarsi alla porta che io avevo chiuso sbattendola quando ero entrata nella stanza. “Elena, Lena, ti prego parliamo” non gli diedi risposta, ma lui continuò a chiamarmi. Non avevo voglia di parlare con nessuno, e neppure di sentire nessuno, men che meno proprio lui, certo io la stavo facendo melodrammatica, ma ero fatta così quando mi succedeva qualcosa del genere, anche solo un litigio o altro mi chiudevo in me stessa e non volevo ne vedere ne parlare con la persona interessata, l’unica cosa che volevo fare era scappare da quella situazione, si perché io scappavo sempre dalle situazioni che mi stavano scomode, forse era infantile, ma io ero fatta così non potevo farci nulla.
Dopo dieci minuti di tue lamentele per il fatto che non ti rispondessi, presi un lungo respiro per fermare le lacrime che mi scorrevano lungo il mio viso e mi rigavano le guance. “ non voglio ne vederti, ne parlarti, voglio solo andare via da questa casa!” dopo quelle parole, mi ero convinta, me ne sarei andata, mi alzai, mi pulì gli occhi che mi annebbiavano la vista dato che erano colmi di lacrime e mi recai verso il mio lato del tuo armadio.
Presi una grande borsa e ci misi dentro tutto ciò di cui avevo bisogno per andarmene il più in fretta possibile. Poi presi la borsa, le chiavi della macchina e il giubbino di jeans che indossai. Aprì la porta e lo feci saltare dato che ci era appoggiato. Lo trapassai senza neppure guardarlo in faccia e mi diressi verso le scale, poi sentì una mano trattenermi il braccio “ non andare ti prego parliamone, scusa” io neppure mi girai “non toccarmi e lasciami andare, piuttosto che parlare con me faresti meglio a riflettere su te stesso, magari capisci quanto sei immaturo” quelle parole dure mi facevano stare male, non ci eravamo mai detti cose brutti in due anni, certo di litigi ne avevamo sempre fatti ma finivano sempre con due risate e due coccole. Lui rimase impietrito e mi rispose con voce fredda e arrabbiata “ io dovrei crescere, sei tu che stai scappando!” appena finì la frase non lo degnai di risposta e scesi le scale.
Salutai Bill che aveva un’espressione triste in viso e lo informai che da lì a poco sarei tornata per prendere il resto delle mie cose, anche perché non sapevo quanto tempo avremmo trascorso separati.
Uscì di casa e mi diressi verso la macchina, non avevo una meta specifica, avevo solo voglia di andare via e di guidare, cosa che mi calmava molto durante queste situazioni: guidare con la musica ad alto volume e sfogarmi piangendo e cantando canzoni tristi, ovviamente italiane, così che lui non ci avrebbe mai avuto nulla a che fare. Non mi interessava dovrei avrei dormito, mi interessava solo un posto pulito dovrei sarei potuta stare sola, e un posto vicino al lavoro.
  
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