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Autore: AndreaMesso45    08/03/2013    0 recensioni
Siamo in Italia, in un futuro apocalittico, in cui il Regime ha proibito musica e arte e schiavizzato la popolazione dell'intero mondo, la Musica salverà il mondo.
E con lei, l'inizio della Rivoluzione!
I personaggi prinicipali sono inventati e saranno loro i protagonisti di tutta la storia mentre in ogni capitolo ci sarà una "guest star" famosa (artista, musicista, cantante, una band, un attore ecc) che combatterà al loro fianco per la Rivoluzione!
Genere: Avventura, Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E chi la ferma più questa ... Rivoluzione ?!


Parte II


Capitolo 08 - Un gran bel film (Prima parte)



Italia
Resistance of the II Italy


Inizio marzo 2030

 

Io lo so che le cose poi non sono mai come … come te le aspettavi te …

Io sono triste però … io sono triste un po’ … ”

 

L’espressione del generale Mattei in viso era alquanto inquieta e preoccupata, quel messaggio era qualcosa di criptico e incuteva molta paura.
E se il Regime fosse venuto a conoscenza del loro quartier generale e fossero pronti ad un attacco?
Era questo il primo pensiero di Mattei, un assalto della Milizia con la Resistenza in quelle condizioni avrebbe provocato danni inimmaginabili, dovevano scoprire cosa c’era sotto.
Chiamò a rapporto il fedele dottor Bunni a cui chiese se lui aveva anche solo una minima idea di quello che sarebbe potuto accadere.
Il dottore confermò il brutto presentimento del generale e intimò per il momento di non dire niente, anzi, suggerì di cominciare a studiare un piano per abbandonare il quartier generale e trasferirsi da un’altra parte.
“Questa è una idea e sarà sicuramente quello che dovremo fare … però ci abbiamo messo circa dieci anni a fare di questa base una casa accogliente ed un posto praticamente invisibile al mondo.
Sarei curioso di sapere come è possibile che ci abbiamo scoperto” affermò Mattei scrutando nel vuoto; poi si mise una mano sulla testa e cominciò a grattarsi la nuca in modo pensoso “Fammi riflettere … fammi riflettere” diceva.
“Generale, lei può benissimo riflettere quanto a lungo vuole ma le consiglio vivamente di non far uscire questa notizia da qui.
La gente è già abbastanza bassa di morale dopo le ultime morti, questa voce potrebbe portare alla rottura definitiva, allo sconforto e alla confusione generale.
Ci pensi bene … potrebbe anche non essere quello che pensiamo sia” propose il dottor Bunni che invitò un’altra volta al silenzio.
Mattei sembrò assecondarlo ma in realtà lo ascoltò bene, anzi, a malincuore sapeva che il dottore aveva ragione.
Il generale conosceva l’ambiente degli antichi ma erano anni che non ne sentiva parlare, pensò che fossero tutti ormai morti, l’ultimo esempio con cui ebbe a che fare recentemente era quello di Ciano.
Era una situazione da prendere con le molle, assolutamente, bisognava decidere in modo ponderato con la mente fredda.
Mattei riprese in mano quel foglietto contenente il messaggio, era scritto a mano e notò che in un angolini vi era un numero con la lettera M davanti.
Quasi senza pensarci andò subito a prendere il Manifesto e ad aprirlo alla pagina con il numero scritto nel foglietto.
Trovò una frase decisamente forte che descriveva il potere del Regime e il governo dei potenti, prese un foglio di carta e trascrisse tutto il testo di quella pagina con una penna e poi, dopo aver finito, lo piegò e se lo mise nel taschino.
Tornò a fissare il messaggio, “Chi sta arrivando?” si domandò tra sé e sé.
 
 

“Generale!! Abbiamo un segnale radio! Deve venire a vedere!” urlò Valentina; la ragazza era ormai in pianta stabile al reparto comunicazioni e notò un segnale radio molto particolare quindi chiamò Mattei che arrivò immediatamente.
“Mi dica tutto signorina” disse Mattei e venne subito ragguagliato dalla ragazza “Abbiamo un debole segnale radio trasmesso in tutta Italia indirizzato a noi. È un codice che, se trasformato in lettere, ci chiede di salvare un uomo”
Il messaggio che veniva fuori era “Vi prego, venitemi a prendere … M”
Mattei spalancò subito gli occhi e pensò a Molini, forse era lui che chiedeva soccorso … forse era lui che chiedeva di essere salvato.
Era certamente una tesi probabile, così il generale chiamò a se la squadra Einaudi (quel che ne rimaneva) per un briefing assolutamente top secret.
Si trovarono tutti nel suo ufficio, il team, Mattei e nessun altro (fatta eccezione per il dottor Bunni); il soldato Singh, nel frattempo promosso a capitano temporaneo, chiese il motivo di tale riunione ed il generale partì a spiegare tutto il presupposto che quello era un briefing totalmente segreto e che le informazioni di cui avrebbero parlato sarebbero rimaste lì dentro con loro.
Tutti accettarono di mantenere il massimo riserbo, dopo di che Mattei iniziò a parlare : “Abbiamo ricevuto un messaggio da parte di un uomo che si fa chiamare M che ci chiede di andarlo a salvare. Abbiamo localizzato il punto preciso da cui viene il segnale e siamo abbastanza convinti che non si tratti di una trappola ma non possiamo averne la certezza.
La mia sensazione è che si tratti del nostro capitano Molini che ci chiede un aiuto, se così fosse io sarei ben propenso ad offrirglielo”.
“Noi ci stiamo” affermò il soldato Singh interrompendo il generale che riprese subito il suo discorso “Mi fa piacere sentirlo, soldato Singh, ma la questione qui è più importante.
Spero che sia come vi ho appena spiegato ma potrebbe trattarsi anche di una trappola, dovremo stare molto attenti e scaltri.
Per questo questa missione sarà etichettata come ‘rifornimento alimentari’, deve avere il riserbo più totale, non potrete rivelare niente nemmeno ai vostri cari. Ci siamo intesi?”
Tutti rimasero un po’ attoniti, era una missione che sembrava decisamente pericolosa perché, a differenza della altre, era incentrata totalmente su un dubbio, non vi erano certezze.
“Vi potete fidare di me” affermò il generale vedendo il timore negli occhi dei suoi uomini.
“Okay, generale, per Molini questo ed altro” rispose il soldato Singh seguito da tutti gli altri.
“Bene, ottimo. Preparatevi per questa missione, partiremo appena sorgerà il sole, preferisco combattere alla luce che al buio visto che i nostri visori notturni sono praticamente tutti distrutti”.
Quando la conferenza segreta fu sciolta, si avvicinò Simon al generale e chiese “Poi, dovremo parlare dei nostri veicoli e del mio povero camion. Così non si va, generale, io ho bisogno di loro”
 

 

Dimmi pure, dimmi subito che fortuna che ho … io che mi sento un po’ comico …

Proverò a ridere un po’ … proverò a ridere un po’ …

 

“La belà la và al fosso … ravanei, remulass, barbabietole e spinass, daghelà al terùn”
Si avvicinavano chilometro dopo chilometro al punto di ritrovo previsto … “La belà la và al fosso, al fosso a resentar … uè! Al fosso a resentar”.
Il team capitanato da Mattei cantava una vecchia canzone popolare del nord volando ad alta quota con un vecchio velivolo, ovviamente alla guida c’era Simon.
L’elicottero era stato una nobile concessione della Resistenza del Sud Italia, era l’ultimo che avevano eppure, per questa missione così dubbiosa, lo avevano sacrificato; questo dimostrava senza ombra di dubbio che si fidavano del Generale Mattei.
“Terùn … dag a doss” cantava Max con il resto della squadra nella stiva, il pilota era Simon e al suo fianco c’era ovviamente Mattei che faceva da co-pilota; non per questo Simon fu meno esigente, anzi, continuava a dire a Mattei di non toccare quello, di non fare quell’altro, di stare più attento … “No, generale, non si schiaccia così quel pulsante. Lo faccia come se stesse pestando un fiore” allorché Mattei rimase perfettamente immobile e perplesso.
“Ecco, soldato Simon, lo vedi quel punto laggiù, ci siamo. Inizia ad abbassarti lentamente, usa bene quel pulsante lì” affermò Mattei con un sorrisino e aspettando una risposta del pilota che non si fece attendere “Lei pensi a salvare il mondo, che io penso ad atterrare”.
Il generale lasciò il posto del co-pilota per andare nella stiva a informare il team che erano finalmente arrivati “Siamo pronti, generale. Agli ordini” confermò il soldato Singh indossando la sua tuta bianca mimetica … ovviamente indossata da lui era estremamente poco mimetica, lo osservò anche Alex e tutti ci fecero una risata.
La classica risata per non pensare a quello che sarebbe successo dopo.
Mattei vedeva la speranza nell’animo della sua squadra, sperava veramente di trovare Molini e di riuscire a salvarlo, sperava di trovare anche Grotti e Perruti con lui, sarebbe stato idilliaco, una vittoria per tutti.
Atterrarono non molto bruscamente me neanche leggermente, fu un atterraggio abbastanza normale … si fa per dire!
“Non fatemi l’applauso” si sentì provenire dalla cabina di pilotaggio.
“Vogliamo andare?” chiese Mattei e, quando sentì un ‘sì’ all’ unisono di tutti, spalancò la portiera dell’elicottero e fece scendere tutti.
Il posto era un vecchio villaggio abbandonato di una piccola campagna vicino la Toscana, loro si trovavano esattamente in mezzo ai campi arati, lì vicino vi era una rimessa per cavalli e una vecchia stalla.
“Dalle stelle alle stalle” osservò Singh.
La neve si era un po’ sciolta e si cominciava a vedere la terra delle coltivazioni; la squadra cominciò a muoversi verso la rimessa, “Muoviamoci a lisca di pesce” affermò Mattei mettendo tutti un po’ a disagio, “Generale, come ci si muove a lisca di pesce?” chiese Max ottenendo un secco e inorridito sospiro come risposta.
Arrivarono alla stalla che era chiusa dall’interno, Mattei si avvicino alla porta dal davanti di legno di un marrone scuro e bussò leggermente e poi con un fil di voce domandò “Ehilà? Molini? Sono il generale Mattei. C’è qualcuno?”, non ne conseguì risposta, il silenzio regnava.
Tutti si guardavano in faccia, che senso aveva allora quel messaggio se non c’era nessuno?
Forse erano arrivati tardi? Forse Molini se ne era andato? Forse era chiuso dentro e non riusciva a parlare?
“Dobbiamo in qualche modo entrare” opinò il generale, poi si guardò intorno ed enunciò “Ci serve un piede di porco per far leva su questa porta … o qualcosa per esso”.
Tutti gli uomini cominciarono a guardarsi intorno; vi era un piccolo capanno degli attrezzi lì vicino, Max ed Alex allora si precipitarono a curiosare; quando vi entrarono poterono ben scorgere un piede di porco completamente arrugginito ma ancora funzionante, quindi lo presero.
In quel momento si sentivano nell’aria solo i loro passi, il rumore del vento che muoveva quel poco di fieno che era rimasto in giro dall’estate scorsa, le gocce d’acqua che una per una scendevano dalla grondaia della stalla.
“C’è troppa quiete” osservò Mattei scrutando il cielo “Bene, usate il piede di porco ed aprite questa porta … però fate con molta calma e delicatezza, mi raccomando” ordinò a Max ed Alex.
I due amici riuscirono dopo quasi tre tentativi, anche abbastanza goffi, ad aprire e liberare quell’entrata; come si poteva notare dall’esterno le finestre di quella stalla erano tutte sbarrate e quindi quando Mattei entrò dentro quel buco notò che non vi era alcuna luce, sentì bene l’odore di fieno e chiuso che c’era all’interno; guardò nel buio di quel locale e si rigirò verso i suoi uomini che erano ancora fuori e disse “Qua non c’è niente”.
A quel punto esplose una luce accecante dal centro della stalla, sembrava uno di quei lampioni da stadio ma molto più potente che ipnotizzò Mattei ed i suoi uomini e poi ci fu una esplosione dietro di loro.
“Una trappola! Ritirata!!” urlò Mattei coprendosi gli occhi e cercando di riacquistare la vista … ma al momento vedeva tutto così sfocato che andò a sbattere contro il muro della stalla cadendo per terra.
 

Io che credevo alle favole … e non capivo le logiche … è una fortuna che sono …

Oh oh oh … oh oh oh … ancora vivo!

 


Vedeva tutto rosso, probabilmente perché stava perdendo sangue da un sopraciglio; si alzò da terra barcollando, sentiva dei rumori molto acuti … Mattei si stava riprendendo dalla botta che aveva appena preso quando si sentì toccare da dietro, qualcuno gli aveva bloccato le braccia.
Si voltò per capire chi fosse e ricevette un altro colpo sulla testa che gli fece perdere momentaneamente i sensi.
Si risvegliò in mezzo ad una battaglia.
Era stato portato al riparo da Alex che continuava ancora a trascinarlo di qua e di là, notò che la sua squadra si era nascosta per proteggersi dagli attacchi del Regime dietro una vecchia staccionata.
“Venite fuori, assassini!” gridava una voce proveniente dalla stalla.
“Cazzo, era …” cercò di parlare Mattei “Era una trappola e non ci siamo cascati in pieno” finì; si rialzò a fatica e sbuffando si mise ad osservare e calcolare la situazione.
Erano messi veramente male, sicuramente lo squadrone del Regime era più numeroso e meglio attrezzato per uno scontro a fuoco, nonostante tutte le missioni svolte fin’ora … Mattei non aveva la minima idea di come saltarne fuori.
“Dobbiamo prendere tempo … dobbiamo prendere tempo” cominciò a ripetersi, poi si voltò verso la stalla ed urlò “Chi siete?”.
“Non ti dovresti preoccupare di questo, amico. C’è una bella taglia sulla vostra testa, diciamo solo che siamo degli spazzini noi” rispose una voce roca.
“Merda, siamo cascati nella trappola di alcuni mercenari” sussurrò Mattei.
I mercenari erano di sicuro la peggior categoria di soldati nel mondo d’oggi, combattevano per gli interessi di chi li pagava e ovviamente erano stati assoldati per catturare ed uccidere il capo della Resistenza.
“Dai, venite fuori … e magari potremo trovare una soluzione” tornò a parlare quell’uomo da lontano, aveva proprio una voce sarcastica e priva di animo gentile.
“Accidenti, forse gli antichi suggerivano di questo” bisbigliò Mattei quando si accorse di aver svelato un segreto che non doveva assolutamente dire, infatti si accorse che Alex e Max si erano accorti della sua frase e che ora lo stavano guardando con occhi storti e stupiti.
“Antichi?” chiese Max e Mattei rispose farfugliando qualcosa, Alex invece aveva già capito e cercò di estorcere l’intera informazione al generale che, data ormai la situazione tragica, spifferò tutto.
“Io mi fidavo di lei, generale. Ero pronto a dare la vita per lei, forse. Ma ora … come ha potuto tenerci all’oscuro di questa notizia?” affermò sonoramente il soldato Singh con una espressione disgustata.
“Signori, adesso calmiamoci. Mi scuso con voi per non avervi detto tutto dall’inizio ma dovevo mantenere un assoluto riserbo. Adesso, però, non è il momento per discuterne. Dobbiamo saltare fuori da questa situazione” osservò il generale.
“Va bene, generale. Ma dopo dovremo seriamente parlare di questo suo comportamento” considerò Alex.
Tutti cominciarono a spremersi le meningi per trovare una soluzione alla situazione in cui si erano cacciati, sentivano i passi di quei mercenari avvicinarsi sempre di più, ormai c’era poco da fare, bisognava solo contrattaccare con tutta la forza che avevano.
“L’unica è cercare di scappare sfruttando un diversivo, ma non abbiamo né il tempo, né lo spazio. Dobbiamo cercare di resistere ai loro attacchi e colpirli mano a mano finché non li abbiamo a tiro” suggerì Mattei ma si accorse sin da subito che quegli uomini ormai gli avevano circondati.
“Generale Mattei … venga fuori, non si preoccupi; lei sarà l’ultimo” affermò il capo dei mercenari … ad un certo punto i rumori dei passi svanirono e tornò un silenzio infernale.
Mattei cercò ci capire la posizione di quegli uomini e appena si mosse si trovò davanti l’uomo che stava parlando prima che gli puntava una pistola sulla fronte.
“Tana libera tutti” disse e  …. BOOM!
 

 

In questo mondo … in questo mondo di fenomeni!! Di gente pronta ad uccidersi …

Io un fucile ce l’ho … lo tengo sotto il letto!

 
 

Il terreno vibrò.
Sembrò un piccolo terremoto con un rumore assordante.
Il capo dei mercenari cadde rovinosamente per terra sparando per aria, Mattei fece un balzo all’indietro per togliersi dalla portata di quell’uomo che si rialzò tutto stralunato e cercò di riprendere in mano la pistola che gli era leggermente scivolata via.
In quell’istante arrivò correndo Alex che diede un calcio alla sua arma e gliela fece volare via, l’uomo si arrabbiò ferocemente e colpì con un calcio lo stomaco del ragazzo che cadde per terra.
Vedendo Alex subire quel colpo, Mattei si alzò rabbiosamente e saltò addosso a quella persona creando una vera e propria rissa corpo a corpo.
Ci fu un’altra esplosione ed il terreno si mosse di nuovo ma a nessuno sembrò importare; tutti cominciarono una lotta tra di loro tra spari e salti da tutte le parti con le esplosioni di sottofondo.
Quando sembrò che i mercenari fossero di nuovo nel controllo della situazione, cominciarono a piovere raffiche di proiettili da ovunque.
Erano i rinforzi … ma di chi? E da dove?
“Eccoci qua, italiani!” urlò un ragazzo dall’accento italo-americano, arrivò da Mattei e gli porse la mano, egli lo guardò a dir poco sorpreso e fece segno come per dire ‘cosa’ e il ragazzo rispose “Sky … il cielo, guarda into the cielo”, così il generale alzò lo sguardo in alto e … basito disse a bocca spalancata “Oh porca miseria”.
Nel cielo vi era un enorme zeppelin che si stava avvicinando, sulla pelle laterale vi era un gigantesco stemma.
Dal dietro dello Zeppelin uscirono tre mongolfiere piccolissime che scesero molto velocemente verso il team Einaudi.
Mattei riuscì a vederle bene mentre atterravano, erano tre piccolissimi palloni aerostatici tutti colorati di rosso; contenevano due persone ciascuno tranne le terzo in cui vi era solo un uomo.
In tutto erano cinque persone, sembravano americane; uno di loro, un uomo sulla sessantina di anni con i capelli lunghi e folti e la barba incolta cominciò a salutare con il braccio sin da subito.
Mattei rimase sconvolto, così come Alex e Max, videro queste mongolfiere appoggiarsi per terra pian piano e questi cinque personaggi scendere.
Erano tutti con l’età molto avanzata, il generale notò qualcosa di familiare; non erano di certo italiani e parlavano solo un americano stretto ma erano molto carichi e sorridenti.
Quello che prima aveva salutato con la mano urlò da lontano “Ehi, amici! Avete visto che cazzo di entrata in scena?”
 

Quando arrivano i conti, sai … ognuno paga comunque i suoi … e sta tranquillo che io …

Io i soldi celi ho!!

 

Stupefatti.
Gli uomini della Resistenza erano stupefatti; guardavano arrivare verso di loro quei cinque anziani signori tutti carichi e incredibilmente in forma.
Uno di loro aveva una benda su un occhio e portava una balestra in mano, un altro aveva un sombrero messicano in testa e teneva in braccio un fucile a pompa scintillante, un altro addirittura girava con una frusta!
“Ma che cazzo ti sei portato dietro?” disse l’uomo che era davanti a tutti vedendo la frusta, ottenne subito un risposta veloce “La frusta; come frusto io … nessuno! Nemmeno Indiana Jones!”
L’uomo che teneva quell’arnese in mano aveva anche lui la barba e i capelli lunghi però biondi (e un po’ bianchetti) ed era il più smilzo di tutti; mentre quello che sembrava messicano aveva un bel pancione che quando camminava sembrava dondolare a destra e a sinistra.
Il capo di quel gruppo si ritrovò, finalmente, davanti a Mattei e gli porse la mano salutandolo, masticava nervosamente un chewing-gum e, dopo aver stretto la mano al Generale, affermò “Ehi amico, io sono …”
Ci fu uno sparo grossissimo che bloccò la frase dell’uomo, era il Regime che era tornato all’attacco; così il personaggio simil - messicano cominciò a sparare una raffica di pallettoni dal suo mega fucile facendo buchi ovunque e spaventando non poco il Regime ed i suoi uomini che dovettero ripararsi nella stalla … dentro la loro stessa trappola; appena tornò un attimo di pace, l’uomo riprese il suo discorso a Mattei “Ehi, amico, io sono … “ Spam!! “E adesso che cazzo c’è?”
Era di nuovo stato interrotto da un’altra piccola esplosione di un granata che fece saltare in aria tutti.
Mattei riaprì gli occhi pieni di fuliggine e vide quell’uomo che ordinava ai suoi di respingere la minaccia, vide il personaggio con la benda sull’occhio andare verso la stalla con la sua balestra e cominciare a sferrare frecce all’impazzata.
Si sentivano gemiti di dolore da parte dei soldati del Regime, con quell’uomo ci andarono anche Alex e Max su ordine dello stesso Mattei e diedero una mano liberando la stalla.
Poi videro in lontananza altri soldati in arrivo e subito informarono il generale che si dimostrò estremamente preoccupato e un po’ agitato.
Doveva ancora capire bene la situazione ma qualcosa già aveva intuito, aspettava solo di averne la conferma, d’altronde non era passato molto tempo dal 7 febbraio e aveva ancora quel ricordo molto vivido nella memoria.
“Guardate là dietro, ce ne sono ancora!” urlò Alex e fece segno ad un posto vicino una rimessa per attrezzi e macchinari agricoli; così l’uomo messicano partì di fretta e furia verso la sua mongolfiera faticando un po’ a correre sulla neve e terra bagnata.
Quando vi arrivò, con estrema fatica e prendendo fiato prese un lanciamissili da una borsa da viaggio, allorché Mattei spalancò gli occhi e urlò a tutti di stare giù; anche il capo di quei strani personaggi gridò qualcosa ma nella confusione si sentì poco … pareva avesse gridato un incitamento ad “ammazzarli tutti”.
Il messicano puntò la rimessa e sparò un missile fortissimo con grande potenza tanto che, dopo aver premuto il grilletto, rotolò per terra dal rinculo di quell’arma.
Il razzo arrivò dritto sulla rimessa e la fece sparire dalla faccia della terra.
“Uno a zero per me!” urlò felice ed orgoglioso di sé.
A quel punto, con la calma ritornata per almeno qualche secondo, l’uomo dai capelli lunghi e brizzolati tornò da Mattei e finalmente riuscì a presentarsi; fece un sorrisino malizioso ed enunciò : “Ehi, amico! Io sono Dave e noi siamo i Foo Fighters
 


 
To be continued ….

   
 
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