Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: milla_m    08/03/2013    1 recensioni
Mi stavano stretti. I pantaloni, i corridoi. Non potevo tenere le mani in tasca senza che mi si arrossassero ed incominciassero a pulsare dolorosamente.
Non riuscivo a camminare, senza costringere il mio viso a voltarsi verso le pareti, lasciandomi soffocare dal poco ossigeno.
Non riuscivo a vedere la fine, non riuscivo a fermarmi dall'andarci incontro.
Era buio, buio pesto. All'improvviso si aprì una finestra, spalancandosi e investendomi d'aria e luce.
Capii che il buio aveva i suoi buoni motivi per essere lì.
La luce mi accarezzò il viso come dita calde che non mi avevano mai toccata.
Accettai il buio, amai la luce.
Genere: Fantasy, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Carlisle Cullen, Quileute, Seth Clearwater | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non nasconderti, ragno, lascia la luce del giorno

penetrar nella tua tana, non nasconderti, ragno.

In quelle chiarezze entrerà l'allegria,

le cose sono allegre quando la luce le bagna.

Ragno, non nasconderti. L'oblio ed il dubbio

aleggiano nell'ambiente del tuo angolo oscuro,

le cose amaramente sono ostili e mute,

con la tinta oscura della desolazione.

Guarda, ragno, la vita; perché tutta la vita

alla luce piace con la sua palpitazione.

Non nasconderti, ragno, quella luce benedetta

porterà l'allegria al tuo angolo oscuro!

(Pablo Neruda)

 

Alla fievole luce della lampada da comodino stavo leggendo, seduta sul pavimento. Tra tutte le pagine che avevo sfogliato, l'ultima aveva un'orecchietta in alto a destra; alzai lo sguardo sull'orologio: erano le quattro del mattino. Dalla finestra ancora aperta riuscivo a notare che il buio era ancora fitto; le cose sono allegre quando la luce le bagna. Mi sembrò che non ci fosse bisogno della luce perché il cielo sembrasse perfetto.

 

Si sentiva ancora un dolorosa tanfo di bruciato, come se i muri, l'erba, l'asfalto, l'aria ne fossero impregnati. Il libro sul petto si muoveva su e giù, seguendo il mio respiro. Avevo intenzione di restituirlo a Carlisle e ringraziarlo. Sarebbe stata la terza volta in cui avrei detto grazie a quell'uomo di nuovo.

«Ecco dov'era quel libro!», spalancai gli occhi: la donna che aveva appena parlato mi stava osservando da destra, mentre camminava verso di me. Prima ancora di guardarla notai Carlisle alle sue spalle: stava sghignazzando. La figura minuta e leggermente paffuta che si avvicinava, mi donava fiducia; la donna aveva gli stessi tratti perfetti di quello che immaginavo fosse il marito, ma il viso a cuore, ed i capelli color caramello che lo circondavano, rendeva, la sua, un altro tipo di bellezza: dava delicatezza a tutto ciò che c'era intorno.

Mi misi a sedere lentamente, cercando di imitare un sorriso sghembo.

«Ciao, Hollie. Esme, questa è Hollie.», si fermarono entrambi, così mi alzai in piedi; cercai di sorridere di nuovo. Mi avvicinai tendendo il libro ad Esme.

«Mi è piaciuto tanto, grazie mille.», la donna lo afferrò, sporgendosi verso di me. Sembrava che il mio piacere la rallegrasse più di qualsiasi altra cosa.

«Te ne ho portato un altro...», Carlisle si fermò per un attimo, poi si batté la mano sulla fronte; il gesto teatrale provocò ilarità alla moglie e fece luccicare i suoi occhi , così mi ritrovai anche io a ridacchiare.

«...l'ho dimenticato in auto.», sembrò scusarsi; era una cosa così insignificante dimenticare un libro. Ero però curiosa di sapere che libro fosse, e provocare la mia curiosità non rientrava nelle cose che perdonavo facilmente.

Mi ritrovai a fissare Esme senza nemmeno rendermene conto; era come se in quella famiglia ogni individuo, volendo o meno, trovasse un modo per attirare a sé il resto del mondo. Lo notavo in ogni sguardo che si posasse su di loro, compreso quello di Olivie che non aveva mai avuto tanto rispetto per un essere umano.

Distolsi lo sguardo su Rosalie ed Emmett che arrivavano ridendo e fu un pessimo errore: il suono delle loro risate assomigliava a delle campane scintillanti, con toni più bassi ed alti. Fu come se all'improvviso mi sentissi in dovere di fare la 'padrona di casa' o almeno di essere educata, quindi li scortai fino all'ingresso. Osservare l'espressione di Trevor nel vedere la perfezione che era anche Esme, la quale stava al mio fianco, mi consolò. Non ci mise molto ad accorgersi di me ed a rivolgermi un saluto con la mano ed un sorriso.

L'attenzione dell'intera stanza si spostò su Rosalie ed Emmett, quando questi entrarono; il ragazzone posò un libro tra le mani di Carlisle, proprio quello destinato a me. Quando l'uomo me lo porse mi sentii riluttante a prenderlo, ma l'amore per la lettura in ogni sua forma lasciava da parte l'orgoglio dell'accettare un aiuto.

“La storia della medicina.”, non fermai il sorriso spontaneo che mi si allargò sul viso.

 

«Così...siete diventati amici?», la voce di Trevor si incrinò leggermente. Misi una porzione di patate nel piatto di una bambina che mi stava davanti al bancone, e Trevor seguì a metterle una coscia di pollo rivolgendole un sorriso. Presi un respiro profondo, spazientita.

«Di chi parli?», avevo una piccola idea sulla risposta, ma volevo solo che quell'ennesima conversazione/tortura finisse. Mi guardò per un attimo, come per accertassi che non fossi troppo nervosa.

«Della famiglia perfetta. Non pensavo permettessi a te stessa di avere degli amici.», rimarcò con acidità l'ultima frase; pensai di istinto di andarmene, lasciandolo da solo a fare tutto il lavoro.

«Non siamo amici. Sono solo gentili con me.», feci spallucce e servii un'altra porzione. Era vero: era la famiglia perfetta anche per comportamento; riuscivano a non fare nulla di sbagliato.

«Anche io ero gentile con te.», mi immobilizzai. Aveva ragione. Posai il cucchiaio che avevo in mano e lo guardai: aveva capito di aver fatto centro, ma non sembrava arrabbiato, solo intristito. Abbassai lo sguardo;

«Mi dispiace.», il mio tono stridulo non aiutò a far sembrare quelle parole naturali. Cosa mi stava succedendo? Erano anni che non chiedevo scusa, che non dicevo di essere dispiaciuta. Trevor non si aspettava molto, ma notò quanto quelle dieci lettere mi fossero costate.

«Non importa. Cercavo di capire.», si accompagnò con una voce rassegnata.
La fila davanti a noi era finita. 





Mi ritrovai ad essere gentile per tutta la settimana, anche con Trevor. Carlisle ed Esme accompagnavo i figli ogni giorno ed avevo come l'impressione che stessero in qualche modo cercando di conoscermi meglio. Ogni due giorni avevo un libro da leggere e sentii che in qualche modo il sole stava sorgendo.

Olivie aveva comprato tramite i fondi dei libri di testo, compreso uno per me che mi sembrava alquanto banale; ero seduta in un angolo nell'aula dei bambini, mentre Trevor ed un altro volontario adulto cercavano di farli stare tranquilli. Era un libro di test di letteratura, nulla di più semplice: l'anno prima avevo studiato il doppio del programma, convinta che avrei sostenuto l'esame in anticipo mentre avrei dovuto farlo entro la fine di giugno.

Trevor mi si sedette vicino;

«Come va oggi?» i suoi occhi luccicavano di una strana emozione; posai la matita in grembo e lo osservai.

«Come sempre.», feci spallucce e tornai a scrivere. Dopo mezzo minuto prese il libro che avevo sulle gambe e lo chiuse; protestai silenziosamente mentre rideva. Non lo trovavo divertente.

«Ho una proposta.», alzai gli occhi al cielo; sarebbe stata sicuramente una cosa stupida, «Ti ascolto.», sussurrai, cercando di riprendermi il libro che lui scostò.

«Ho preso un pomeriggio libero.», quindi? «...per entrambi.»

Non capii subito cosa volesse, ma quando ci arrivai, sorrise della mia espressione sbalordita. Scossi la testa.

«Non mi faranno uscire, Trevor.», era più che ovvio. La dirigente dell'edificio non c'era mai, l'avevo vista massimo due volte, ma ero sicura che l'unica cosa che potessi fare era andare a fare la spesa dietro l'angolo, eppure sperai che Trevor intendesse andare da qualsiasi altra parte. Olivie non mi avrebbe mai permesso nulla.

«Hai il permesso. Andiamo a fare un giro in città.», rimasi sbalordita, tanto che dovette costringere la mia bocca a restare chiusa.

Una bambina arrivò in quell'istante ad annunciare che il pranzo era pronto, così Trevor dovette alzarsi per fermare dei demoni affamati che già si dirigevano verso le scale.

Io anticipai tutti per mangiare, avviandomi in mensa; notai che i Cullen erano ancora in quel corridoio. Esme mi salutò con la mano, così feci lo stesso.

Quando mi sedetti, Trevor si avvicinò solo per un attimo.

«Dopo pranzo, okay?», annuii senza nemmeno pensarci. Non ero mai andata al centro di Vancouver: in realtà non avevo mai visto nulla di quella città. Mi ritrovai ad essere eccitata per quel pomeriggio.

Mangiai tanto in fretta che quasi mi ingozzai, poi salii velocemente in camera mia. Cambiai la maglietta, preparai l'unica giacca pesante che avevo e mi concessi 10 minuti in bagno per lavarmi e pettinarmi. Le guance erano stranamente gonfie ed accese di un rosso tenue; quando scesi le scale fino all'ingresso, Trevor mi aspettava vicino alla porta; Esme e Carlisle parlavano con Olivie, ma quando mi videro si girarono a guardarmi, interrompendosi; mi rivolsero un sorriso caldo, per poi continuare ad osservarmi anche mentre mi dirigevo da Trevor, che si era scostato dal muro.

Anche lui mi rivolse un grande sorriso, poi mi aprì la porta e salutò Olivie con la mano. La donna lo guardò acidamente.

 

Raggiungemmo una grande piazza all'esatto centro della città con i mezzi; Trevor aveva scelto bene il giorno: il sole illuminava tutto. L'unico fastidio era il vento, che era tanto forte da continuare a sballottarmi un po'.

Costrinsi Trevor ad andare in un museo: era chiaro come fosse l'ultima cosa che aveva in programma; lui aveva optato per lo zoo, così come una bambina gli dissi di fare strada.

Ci tenne per offrirmi una cioccolata calda e camminammo tanto che i miei piedi incominciarono presto ad implorare pietà. Riuscì a parlare tutto il tempo, per nulla scoraggiato dai miei periodici silenzi. Quando parlavo stava in silenzio ad ascoltarmi, o faceva domande per farmi parlare ancora; arrivarono le sette di sera e noi eravamo ancora seduti allo stesso tavolino a parlare.

«Sei sicura di voler fare tutto da sola?», avevo capito cosa intendeva. Mi sporsi in avanti e posai la tazza. I suoi occhi mi fecero dubitare per un lungo attimo, ma alla fine annuii.

«Lo sono. È quello che ho voluto fin'ora.», sussurrai. Non avrei mai potuto cambiare idea.

«Ma guardati intorno. Non puoi odiare il mondo. Il mondo non è quell'edificio.», accompagnò le sue parole con un gesto delle braccia. All'improvviso quello che dicevano e facevano le persone intorno a noi divenne poco importante.

«Non odio il mondo. Sono sicura di non potermi però inserire al meglio. Lo sto scoprendo solo ora.», mi sembrava complicato perfino prendere un pullman, o camminare in una piazza senza osservare tutto quello che avevo intorno.

«Hai bisogno di aiuto.», se anche così fosse stato, non l'avrei accettato e speravo lo capisse in fretta. Scossi la testa.

Cacciò dalla tasca il cellulare e guardò lo schermo: la sua espressione divenne sorpresa, forse perché aveva scoperto l'orario, poi si alzò per andare a pagare.

Quando uscimmo mi strinsi nelle mie stesse braccia, attaccata dal vento gelido. Trevor si tolse piano la sciarpa e me la annodò al collo senza che avessi il tempo di rifiutare, poi mi circondò le spalle con un braccio e mi strinse a sé. Avrei voluto scostarmi, dirgli che riuscivo a riscaldarmi da sola...ma ero sicura che non mi avrebbe lasciata andare.

------------------
Buonsalve! (?) 
Ecco il quinto capitolo! Ammetto che non sono molto contenta di questa ff, perché nella mia testa è migliore. Anche Hollie lo è, e poi vorrei che scorresse più veloce, invece mi ritrovo con dei paginoni enormi. La trama nella mia testa è...wow, ma non so se riesco a renderla. Spero per voi di sì <3 AHAHAHAH 
Ciao, belli .u. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: milla_m