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Autore: TheNowhereGirlOfYesterday    08/03/2013    1 recensioni
La storia di un amore fatto di delusioni, illusioni, sorrisi falsi e sorrisi veri, che fanno dimenticare per un momento i problemi e le lacrime piante per nessuno.
Ma nessuno ascolterà ciò che quelle lacrime vogliono in realtà dire. L’amore è muto. La mente è vuota ma allo stesso tempo piena. Piena delle parole che dovrebbero essere dette. Il cuore è messo a tacere dalla mente, forse l’unico ostacolo che impedisce la dichiarazione.
L’amore trionferà. Forse sarà troppo tardi, o forse no. Ma a parere di Paul non è mai troppo tardi per fare qualcosa, vuole provarci, vuole essere lui a mettere a tacere la mente per una volta.
Ma alla fine, tutto può essere superato, tutto finisce, le cose si trasformano.
" [...]È come se non provassi più sentimenti, come se qualcosa in me si fosse spento.. il mondo perde tutto il colore che aveva, diventa in bianco e nero. Come la TV, come un film.
Magari fosse un film, potrei avere un lieto fine, potrei cambiare regista, cambiare la trama, avrei tutto in pugno. Cosa più importante, saprei che è tutta una finzione.
Invece, questa non è finzione, è realtà. È la tanto odiata realtà, quella che ti sbattono in faccia senza pietà [...]"
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Will you be there?
 
When weary 
Tell me will you hold me 
When wrong, will you scold me? 
When lost will you find me? 

But they told me 
A man should be faithful 
And walk when not able 
And fight til the end 
But I'm only human 

-Michael Jackson

 
 
Qualcuno mi scuote lievemente e sussurra il mio nome.
Comincio ad aprire gli occhi e distinguo la voce.. mi è familiare ma non riesco a collegare nulla!
Un attimo.. è la voce di George! Apro velocemente gli occhi è giorno.. mi alzo di scatto e questo contribuisce a farmi venire un dolore lancinante alla testa. “G-Geo.. Ma ch’è successo? Perché sono su questa panchina?”
“Non so.. ti ho trovato steso qui davanti qualche minuto fa.. dovresti ricordare tu cos’è successo.”
“Ho un vuoto di memoria.. e mi gira terribilmente la testa..”
“Mmh.. ti sei ubriacato eh?”
Lo guardo confuso e assente allo stesso tempo.. Ho un caos in testa.. ci sono flash, solo flash!
“Probabile.. un attimo ricordo qualcosa..  ero in un locale stile anni 30 ed una ventenne mi bacia. Poi andai via e mi ubriaco al bancone dove parlai con il barista.. poi ricordo buio, nient’altro..”
“Ti sei ubriacato perché non riuscivi a sopportare che loro stessero insieme o per il gusto di farlo?”
Oh no.. no.. perché dev’essere così evidente? Fingendomi ancora confuso dico “Loro chi?”
“Paul, sai di chi parlo..”
“Va bene, lo ammetto. L’ho fatto per dimenticare tutto.. è lecito no? “
“Si, ma ti rovini e basta..”
“Ma sai quanto importa? Sai a chi importa? Tre anni non sono pochi.. poi so cosa succederà. M’ignorerà… lo so.”
“Non credo, siete migliori amici non t’ignorerebbe mai..”
Scuoto la testa ridendo in un modo strano, lo faccio quando sono troppo disperato o confuso.. sono strano lo so..
“Paul, conosco quella risata.. non t’ignorerà, non ti lascerà sul lastrico ad ubriacarti..”
“Ah George! Se solo sapessi come mi sento arriveresti anche tu a fare certe cretinate e penseresti nel mio stesso modo… vabbè, che ora è?”
Stava per vedere l’orario quando dico “Che cretino che sono.. ho l’orologio al polso!” guardo l’orario “Ah.. ma sono le sette del mattino, che ci fai in giro?”
“Volevo farmi una camminata alle prime luci, l’ho sempre desiderato.. da un lato ho fatto un’opera di bene!”
“Sarebbe..?”
“Ti ho aiutato! Non hai idea di quanta gente ti fissava in modo strano.. ringraziami, dai!”
“Grazie ma.. meglio se mi fosse successo qualcosa. Di grave intendo.”
“Ma va Paul! Non essere pessimista, non è da te. Dov’è quel mio amico ottimista pronto per una risata?”
“Se n’è andato, molto lontano..” comincio a stropicciarmi gli occhi per il sonno e lo stordimento che si fanno ancora sentire.
“Dai Paul, ti riaccompagno a casa.. per fortuna casa tua è vicina. Ce la fai a camminare?”
“Si.. grazie Geo ma torno da solo a casa.. non preoccuparti.”
“No, non voglio venire a sapere che sei svenuto ancora, almeno ci sono io e male che vada ti porto in braccio. Tranquillo.”
“Da quando sei così dolce?”
“Da quando ti ho visto ridotto in questo stato.. non credevo tu fossi così..”
“Così debole? Lo sono, ho tante debolezze come tutti.. sono solo un essere umano..” detto ciò mi alzo a fatica ed iniziamo ad incamminarci verso casa mia.
Lì Geo mi saluta ed io entro in casa. Appena mio padre mi vede dice “Ma dove sei stato? Sei fuori da un giorno intero!”
“E dimmi, da quando t’importa di me?”
“Mi importa di te! Sei mio figlio!”
“Certo il figlio nato per sbaglio. Hai ragione.”
Fino a qualche istante fa sembrava arrabbiato, anche il suo tono lo era.. poi si calma.. “Paul.. non è vero.”
“L’hai detto tu.. adesso scusami ma sono stanco, stordito.. voglio dormire.”
“Che t’è successo?”
“Niente! Non mi è successo niente! Ora posso andare a letto?”
“Certo.. vai pure.”
Comincio a salire le scale continuando a stropicciarmi gli occhi.
Prima di aprire la porta della mia stanza mi blocco, poi chiudo gli occhi e apro la porta. Entro restando ad occhi chiusi, chiudo la porta sbattendola.. non so cose cavolo mi stia prendendo.
M’appoggio di peso contro la porta e sospiro. Mi lascio scivolare fino a sedermi a terra.
“Paul..”
Apro di scatto gli occhi, non m’ero accorto di mio fratello.. che cretino “M-mike… scusami, non volevo svegliarti.”
“Nah, tranquillo.. sono sveglio da un paio d’ore..”
“Come mai?”  dico restando immobile con uno sguardo completamente aflitto.
“Ero preoccupato per te. Sei stato fuori un giorno intero..”
A quelle parole sul mio volto appare un’espressione tranquilla, quasi felice.. “Non dovevi preoccuparti..”
“Nonostante certe volte arrivi quasi ad odiarti sei sempre mio fratello, è normale che mi preoccupi per te.”
Ridacchio. Potrebbe sembrare strano ma non avrei mai immaginato si sentire una cosa simile da mio fratello..Non è da lui essere così con me. Vabbè..
Mi alzo e gli scompiglio i capelli, mi ferma subito dicendo “Hey! Sai che mi da fastidio!”
“Secondo te perché lo faccio?” dico con tono di sfida.
“Non farlo più, altrimenti..”
“Altrimenti?” dico per sfidarlo.
Prende il suo cuscino e me lo lancia facendomi cadere sul mio letto “Ma non vale così…!”
“Certo che vale! Vabbè, sono le otto e un quarto.. tra dieci minuti devo andare alla fermata dell’autobus, uffa..”
“Dai vai..”
Lui scende dal letto e si prepara per andare a scuola, entra nuovamente in camera “Ciao Paul!”
“Ciao, buona giornata!” chiude la porta alle sue spalle ed io rimango solo con i miei pensieri.
Che faccio? Insomma.. ora che è definitivamente impegnata non avrà tempo per me, non saremo più gli amici di una volta.
Possono chiamarmi anche egoista, ebbene sì. Lo sono! Sono egoista!
Non voglio perderla, voglio averla accanto a me… ho bisogno di qualcuno, qualcuno che mi aiuti a sentirmi un po’ meno solo. Le giornate sono diventate vuote.. stranamente c’è il sole ed io sono rintanato in casa.
Mi sento come se fossi stato bastonato, uno schifo. Riesco appena a reggermi in piedi..
Abbraccio il cuscino e pian piano le mie palpebre iniziano a chiudersi finché non m’addormento.
 
*UN PO’ DI ORE DOPO*
 
Ah ma che ora è? Cosa? Le quattro e mezza?!
Wow ho dormito tipo sette ore.. Ho fame, ho voglia di cioccolata, ho voglia di dolci.. eh? Manco fossi appena stato mollato! Non voglio deprimermi!
Ma sì, preparerò qualcosa di dolce..
Scendo in soggiorno. Non c’è nessuno.. mi precipito in cucina, preparo una cioccolata ed apro un pacco di biscotti.
Tanti ricordi mi ritornano alla mente.. tutto mi ricorda qualcosa. Nulla si salva.
 
*FLASHBACK*
Erano passati circa due mesi da quel giorno, preferivo contare i giorni non partendo dal giorno che avrei preferito non vivere bensì da quello che mi ha cambiò: quando incontrai Mary.
Ma, nonostante avessi trovato un’amica come lei, ero triste perché avevo un rapporto speciale con mia madre.. le volevo davvero bene.
I miei atteggiamenti, però, si contrapponevano al mio stato interiore, sorridevo ma con indifferenza a tutto e tutti.
Mary se ne accorgeva spesso così mi prendeva in disparte e parlavamo, mi faceva sfogare.. mi dava tutta la dolcezza che riusciva ad esprimere. Volevo piangere, ma non ci riuscivo. Non piangevo da quel giorno..
24 dicembre 1956, la vigilia di Natale, non avevo programmi per i giorni a venire.. anzi. Li avevo eccome : stare a letto o sul divano.
Casa spoglia, senza alcun cambiamento dagli altri giorni, l’atmosfera gioiosa era fuori dalla porta di casa, dentro era tutto cupo, senza emozione né sorrisi. Volevo rivivere quell’atmosfera natalizia che amavo, desideravo che qualcuno la vivesse con me. Ma non c’era nessuno, tutti impegnati a preparare la cena.
Ad interrompere la mia solitudine ci pensa qualcuno che bussa alla porta. Corsi verso la porta e la aprii: vidi Mary con delle buste piene di regali.
Le lasciò a terra e m’abbracciò “Buon Natale Paulie!” rimasi stupefatto, questo giorno cominciava ad avere un senso.. quel mondo in bianco e nero cominciò a tingersi di colori straordinari che non vedevo da tantissimo tempo.
Sciolsi l’abbraccio e le dissi “C-che ci fai qui?”
“Prima di dirtelo, perché mi tieni la mano?” disse ridendo.
Abbassai lo sguardo, non mi accorsi per niente di tenerle la mano.. che imbranato. Lo ero, lo sono e lo sarò sempre!
Diventai completamente rosso e lasciai subito la presa “S-scusami..”
“Hey, non ti ho mica detto di lasciarmela!” le sorrisi e lei continuò “Bene, hai programmi per questa sera?”
“N-no.. anzi, ho in programma di vivere inutilmente questa giornata come se nulla fosse..”
Mi prese il viso e toccava delicatamente le mie guance “Non va bene così Paul, dai passa il Natale con me.. pur di non vederti triste farei di tutto.. Vieni a casa mia?”
“N-no.. rimani da me, per favore.. sai, volevo ..”
“Qualcuno che t’aiutasse a rendere la casa natalizia? Ci sono io!”
“Mi leggi anche nel pensiero?”
Mi sorrise dolcemente e passammo tutto il giorno insieme.. concludemmo con una degna cioccolata calda.
 
Stavo bene, riusciva a farmi dimenticare anche le cose peggiori.. non mi sentivo solo, sapevo che ci sarebbe stata sempre lei per tutto se ne avessi avuto bisogno.. era la mia certezza, un punto di riferimento.
Un rifugio dal dolore, mi bastava essere avvolto da quel dolce abbraccio per dimenticare tutto.
Preparata la cioccolata, mi siedo.. guardo alla mia destra: non vedo nessuno.
Mi prende un colpo al cuore, qualcosa che mi rende difficile respirare.. ma, nonostante tutto, prendo il respiro più profondo che riesco a fare, deglutisco e torno alla mia cioccolata..
E pensare che sto così male per una ragazza, per la solita ragazza.
Mi tormenta un dubbio: come andrò a finire? Cosa diventerò nel giro di un mese? Ma che dico.. in una settimana!
Non voglio finire ubriaco steso a terra come la notte scorsa.. Anche se il mondo dell’alcol è l’unico che mi permette di fuggire, di essere qualcun altro, di dimenticare ancora una volta.
Forse è proprio questa la mia pecca: voler dimenticare.
Ma non posso farci nulla.. sono debole, sono un essere umano.
Dicono di avere fede, di andare avanti anche quando si è stremati. Ma io sono solo un essere umano!
Non sono immortale, né invincibile! Sono tutto il contrario: mi abbatto, mi sento impotente.
Sono una marionetta nella mani del destino, della Moira.. come credevano gli antichi greci.
Dovrei pensarla come loro: nessuno sfugge alla Moira, anche un’entità superiore. Il bene ed il male sono ‘mischiati’ certe volte capita troppo male a qualcuno.. ma alla fine tornerà il bene. E’ sempre così nella vita.
Credo si possa definire un battito cardiaco. Alto, basso, alto, basso e così via.. ne non ci fossero ci sarebbe la morte.
Si, quelle poche lezioni di epica che ho seguito mi sono state utili.
A parte tutto, dovrei pensarla così.. mi piace essere ottimista.
Probabilmente tutti questi pensieri svaniranno come il sole durante un temporale, saranno sommersi da altri pensieri.. pensieri tristi. So bene come finirò: Ubriaco.
Sarò ubriaco un’altra volta, per sentire quel po’ d’amore che vorrei sentire.
 
*CIRCA UN MESE DOPO*
*RACCONTA MARY*
 
Non mi sembra vero di essere fidanzata con Robert, è un ragazzo fantastico! E’ bello, simpatico, dolce, sensibile.. non è egoista.
Mi ricorda tanto Paul.. oddio, è un mese che non ci vediamo, che non usciamo insieme, che non gli parlo.. chissà come sta.
A dire il vero lo vedo ogni tanto in giro, ma sembra assente dal mondo.. ha uno sguardo spento, triste, non lo riconosco. Ha un viso completamente distrutto, quelle poche volte che mi riconosce forza un sorriso senza nemmeno fermarsi, anzi.. accelera.
Sembra come se voglia evitarmi, non capisco cosa gli succeda. Che stupida, non mi sono nemmeno preoccupata di andare da lui e parlargli..
Mi manca andare in giro con lui a fare scherzi idioti, ridere come due pazzi per stupidaggini,fare gare di corsa sotto la pioggia –In cui vinceva sempre lui- e perché no? Ubriacarci insieme.
“Mary? Pianeta Terra chiama la signorina McGill! Houston, abbiamo un problema!” Dice Rob ridendo.. è un ragazzo adorabile.
“Haha Scusami Rob.. ero pensierosa..”
“A che pensavi? Posso saperlo?” dice sorridendomi.
“A-a Paul.. non lo vedo da tanto, e quelle poche volte che riesco a salutarlo sorride appena.. sono preoccupata sono..” mi blocco di scatto, sbarro gli occhi fissi nella mia stessa direzione.
Robert mi guarda per poi seguire il mio sguardo e capire cosa mi sia successo: Paul, seduto su di una panchina con due o tre bottiglie di birra, credo, accanto a se.
Più che seduto sembra essere buttato lì perché non ci sono posti migliori.
Non ci penso due volte e mi precipito accanto a lui, prendo quelle bottiglie vuote al suo fianco e le butto in un bidone non molto lontano.
“No, ma che fai!?” urla lui con un tono di voce strano, tipico dei brilli.
“Ti aiuto.” Rispondo sedendomi accanto a lui.
“Non mi aiuti, anzi.. mi aiuti a morire! L’alcol mi aiuta!”
“Paul, credo tu abbia invertito i ruoli.. perché cavolo sei ubriaco?”
“Per te! Per colpa tua, dannazione!” dice passandosi la mano sul viso.
“Per me? Cos’ho fatto?”
Mi guarda stordito per poi tornare a guardare il vuoto.
“Allora? Aspetto una risposta, James Paul McCartney.”
“Non chiamarmi così.”
“E’ il tuo nome!”
“No, no, no! Io sono Paul, Paul! PAUL!” dice alzando il tono della voce.
“Paul, sei ubriaco.. ti porto a casa.”
“So bene d’essere ubriaco.. a casa ci andrò.. d-da solo..”detto ciò si alza ma non si regge quasi in piedi, barcolla.. si porta la mano allo stomaco e la stringe in un pugno.
Mi alzo e l’abbraccio. Non oppone resistenza alcuna, si lascia avvolgere dall’abbraccio.. ancora una volta l’ho in pugno. Sento il suo respiro affannato sul collo, un respiro seguito da singhiozzi.. non capisco cosa gli stia prendendo.
Lo tengo più stretto a me, gli accarezzo la schiena per farlo tranquillizzare ma credo che stavolta sarà più difficile.
“N-noi due abbiamo ricordi che durano di più della strada che si perde all’orizzonte.. p-perché devo abbandonarli? Perché non posso riviverli.. a meno che non stia sognando?” in un primo momento non avevo capito a cosa si stesse riferendo ma adesso capisco tutto: l’ho ignorato, l’ho quasi dimenticato.. e non mi sono curata del fatto che lui è stata la persona sempre al mio fianco per una risata, per un abbraccio.. è stata la spalla su cui piangere, il mio conforto.
“Paul, non devi abbandonarli.. non sono finiti..”
“Ma.. ma non siamo più come prima. Chiamami pure egoista ma io ti rivoglio accanto..!”
“Perdonami Paul..” sciolgo l’abbraccio, gli tengo il viso accarezzandolo “Rivivremo tutto.. non è troppo tardi. Questa è una promessa.” Per un attimo il viso di Paul viene illuminato da un sorriso, pur se quasi impercettibile.. “Ti porto a casa mia, così potrò starti accanto nel caso tu ne abbia bisogno.”
“Grazie..” dice con tono più tranquillo.
Arriva subito Robert che mi aiuta a portare Paul a casa mia.
Una volta arrivati, entriamo nella mia stanza e faccio stendere Paul sul letto di mio fratello “Torno subito..” in risposta mi annuisce semplicemente.
Vado in soggiorno con Robert  “Dai Mary, meglio che vada.. stai con Paul, potrebbe aver bisogno di te.” Mi dice con tono rassicurante.
“Oh Rob.. sei un ragazzo d’oro, mi dispiace..” mi blocca “E di cosa? Non c’è nulla di cui scusarsi.. non è neppure colpa sua. Sta male, se fossi stato nelle sue condizioni avrei fatto di peggio..”
Gli sorrido e ci avviamo verso la porta “Buonanotte Mary.” Mi bacia ed apre la porta “’Notte Rob, A domani..”
Chiudo la porta non appena svolta l’angolo e torno in camera mia, convinta di trovarlo già avvolto in un sonno.. convinta che Morfeo abbia fatto il suo dovere ma non è così: è abbracciato al cuscino mentre si guarda intorno.
Mi siedo sul letto su cui sta Paul “Stai meglio?”
“S-si.. perché sei così con me?”
“Così come..?”
“Dolce.. “
“Sei il mio migliore amico.. sei speciale per me..”
“Sono solo u-un amico, quindi..”
Annuisco e lui continua “Per me non sei un’amica, una semplice amica.. s-sei..”
“Sono..?” dico facendogli segno di continuare, c’è un crescendo di tensione nell’aria.. come la spannung!.
Ci mette qualche secondo in più per rispondere finché non si decide a dirmelo “Sei qualcosa in più.. i-io..” si blocca ancora una volta. Prende un respiro profondo e continua “io ti amo! Si, ti amo da ben tre anni..”
 
[To be continued…]
 
 
*Spazio dell’autrice:  Salve a tutti, lettori! Scusate per l’attesa, ho avuto come al solito tanto da fare tra compiti in classe e studio..
Spero vi sia piaciuto, anche se non credo di aver dato il meglio.. spero di non avervi delusi. C:
Qual è stata la vostra parte preferita?
Vi ricordo che sono ben accette le critiche costruttive, tutti abbiamo bisogno di consigli e nessuno è perfetto, la perfezione è relativa e soggettiva.
Riflessioni a parte, Ringrazio tutti coloro che leggono in silenzio, recensiscono e seguono la mia storia.
Finisco d’annoiarvi :’)
Al prossimo capitolo!
xxx
-TheNowhereGirlOfYesterday
   
 
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