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Autore: Nyssa    24/09/2007    13 recensioni
I guai non arrivano mai da soli... Draco Malfoy se ne accorge la mattina in cui si ritrova con Pansy innamorata (e non di lui stranamente!), Goyle pescato a mettere petardi incendiari e un imminente coloquio con la McGranitt sul suo calo scolastico
Ovviamente niente potrebbe essere peggio, ma deve presto ricredersi, il collegio decide di assegnargli un tutor per recuperare nelle materie e chi meglio di Hermione Granger, la migliore studentessa di Hogwarts? Va bene, questo può anche andare a suo vantaggio, ma cosa succederebbe se oltre ai suoi voti Hermione cambiasse anche lui? E cosa ci fa un bambino in giro per la scuola?
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Premessa: allora… finalmente la storia comincia a smuoversi un po’

Premessa: allora… finalmente la storia comincia a smuoversi un po’. Nel cap precedente ho fatto succedere qualcosa, anche se so che la metà della gente che ha letto mi vuole trucidare perché avrei dovuto far accadere qualcosa di un po’ più significativo, ma il mio povero Draco era già finito sufficientemente OC e non volevo aggravare la situazione sennò poi non avrei saputo come ripescarlo dal vortice della disperazione dove si sarebbe cacciato… 

Questo capitolo è un po’ un cap di passaggio, non voglio svelarvi niente, spero che vi piaccia come i precedenti.

Ciao!

Nyssa

 

*          *          *

 

-          Mezzosangue, che cazzo stai facendo con quella maledetta foglia di plutonia?

Hermione si destò dal suo lavoro

-          Perché? La stavo aggiungendo alla pozione… - si giustificò lei osservando prima il biondo che fumava come un camino nel bagno di Mirtilla e poi la foglia che teneva in mano

-          Se continui ad essere così imprecisa nelle dosi, Piton non ti darà mai E! – lei sbuffò

-          Credevo che ce ne andassero messi 5 mg

-          Infatti, 5, non 5.10

-          La mia bilancia segnava 5 preciso

-          Bene, quelli lo vedo a occhio che sono 5.10

-          E tu aggiungi sempre gli ingredienti a occhio? – domandò sarcastica lei

-          Evidentemente vale più della tua cazzo di bilancia… - ghignò lui portandosi la sigaretta alle labbra e inspirando tranquillo

Hermione allontanò il foglietto dove aveva macinato i 5 (o 5.10) grammi di plutonia, una foglia che serviva per preparare una pozione che Piton aveva assegnato come compito per quel venerdì e veniva utilizzata nelle pozioni acide.

-          Forza, prof, fammi vedere quanto sono 5 milligrammi precisi di plutonia

Draco la guardò male, soprattutto perché quella richiesta implicava che si spostasse di qualche metro dalla sua attuale sistemazione, comodamente appoggiato al muro e alle borse.

 

Erano nel bagno di Mirtilla e la proprietaria se ne stava beata seduta sopra un lavandino ad osservare i due occupanti, sorridendo.

Tutto da quando Malfoy e la Granger avevano cominciato a frequentare quel luogo per preparare le loro pozioni perché avevano bisogno di un posto dove dare libero sfogo alla loro frustrazione, ovvero, tradotto in linguaggio comune, di insultarsi a piacimento senza doversi curare di gente che stava lavorando, orecchie troppo sensibili e sguardi seccati.

Per non parlare del loro accordo, che prevedeva che lui l’aiutasse con le pozioni e lei con Trasfigurazione. Anche se Hermione trovava di essere decisamente meno rompiscatole di quanto era Malfoy con le sue piccolezze di Pozioni, come, ad esempio, quei 5 (o 5.10) mg.

Il patto che avevano stipulato procedeva bene.

Il lunedì e il mercoledì si vedevano per studiare Trasfigurazione e Babbanologia, mentre il venerdì avevano Pozioni.

Grazie al cielo Piton, nella sua infinita magnanimità, assegnava tonnellate di compiti da consegnare da una lezione all’altra, ma le pozioni erano rigorosamente da preparare nel week-end.

Qualcuno sospettava che lo facesse appositamente per costringere i suoi studenti a lavorare anche quando avrebbero voluto riposare perché la domenica mattina alle otto c’erano occasioni in cui si vedevano studenti di grifonoro (e, anche se più raramente) di serpeverde, che si aggiravano per i sotterranei o nelle sale comuni alla ricerca di un posto dove riuscire a preparare la loro detestata pozione.

Mirtilla era molto contenta che i due studenti venissero nel suo rifugio privato, più che altro perché, con Malfoy tra i piedi poteva ampliare costantemente il suo repertorio di pettegolezzi e, cosa ancora più grave, peggiorare il suo linguaggio, per il quale Harry aveva già dato il suo valido contributo.

Ogni volta che Hermione la incontrava pensava che fosse il caso che si facesse dare qualche lezione da un buon insegnante di dizione, c’erano parole che non sarebbero dovute appartenere al linguaggio di una signorina, soprattutto se la signorina veniva dagli anni ’40.

-          Mezzosangue, stammi a sentire! – sbraitò Malfoy prendendole di mano il foglietto e poi anche un pennellino, spolverò parte della plutonia nella pozione, lasciandone indietro un piccolo quantitativo – questi sono 5 mg precisi – spiegò perentorio – tutto il resto è merda

Hermione sollevò gli occhi al cielo, non ce la faceva proprio a formulare una frase senza infilarci dentro almeno una o due parolacce. Grazie al cielo non bestemmiava…

-          Va bene Malfoy, farò finta che fossero 5 mg

-          Fai finta un cazzo – disse lui agitando le braccia – vedi un po’ di fare quello che ti dico così non ci scassiamo le balle né io né tu.

-          Ma tesoro, cosa dici… - disse cattiva – io mi diverto un mondo a passare i miei pomeriggi assieme a te al posto che ripassare Rune Antiche per i M.A.G.O.

-          Spiritosa, non è il caso che tu me la faccia cadere da così in alto – s’indispettì lui – guarda che ottieni qualcosa anche tu!

-          Sì, i tuoi insulti e un bel mal di testa – berciò lei rischiando di mandare a gambe all’aria il piccolo paiolo dove stavano facendo bollire il loro compito

-          E vedi anche di fare attenzione con quella pozione, non ho voglia di passare un altro pomeriggio assieme a te in questo scantinato

-          Saranno belli quelli di serpeverde di scantinati

-          Ehi, sotterranei – disse lui arrabbiato – sotterranei, non scantinati

-          Oh scusa… - fece tutta gentile lei provando la forte tentazione di fracassagli la testa con la sua amata pozione. E pensare che doveva anche sopportarlo perché era l’unica strada che aveva per prendere E di Pozioni… se almeno Harry, al posto di essere bravo a quidditch lo fosse stato in Pozioni non sarebbe stata una cattiva idea. Ron invece non aveva assolutamente nessuna abilità, né a quidditch (sempre sarà ricordata la storia di quando è entrato in squadra e la gente gridava che era il loro re) né in Pozioni, e per di più sembrava negato per ogni materia scolastica che era studiata a Hogwarts, da Storia della Magia a Cura delle creature magiche (e dire che Hagrid lo aiutava pure), per non parlare di Incantesimi, dove faceva un disastro dietro l’altro e ovviamente anche Trasfigurazione era nella lista, anche bella in alto, la McGranitt era disperata. Grazie al cielo, con tutti i casini che Harry e Ron facevano e poi risolvevano facendoli passare per grandi salvataggi, i prof erano costretti ad assegnare loro qualche punto extra. Insomma: erano delle amebe inutili. Senza contare il brillante Neville, l’eccelso Finnigan e l’immenso Thomas, una sfilza di Desolante e Troll dietro l’altra.

 

Mirtilla, dall’alto della sua postazione, se la rideva della scena, aveva una vera venerazione per Malfoy, ma parteggiava inevitabilmente per Hermione

-          Tu stai zitta, befana! – l’aggredì Malfoy che si accese un’altra sigaretta in attesa che fosse il momento di aggiungere un altro ingrediente.

All’inizio se la prendeva per quegli insulti, ma dopo aver scoperto che quello era il modo comune con cui Malfoy si rivolgeva al resto del Creato, per quanto avesse voglia di andarsene, rimaneva, il dopo era sempre divertente, anche perché la serpe bionda e l’orgogliosa grifondoro non facevano altro che litigare.

E ovviamente tutti e due non avevano più fatto accenni a quanto accaduto quella notte nelle cucine.

Draco Malfoy, per esempio, non aveva alcuna intenzione di rinvangare per primo quella storia e stava cercando di seppellirla sotto montagne di formule magiche e altre cose un po’ meno importanti, anche se il costante sorrisetto di Blaise quando lo vedeva insultarsi con la Granger gli ricordava sempre che cosa era successo e quel ricordo quasi umiliante, per uno come lui, tornava prepotente alla superficie come una talpa.

Hermione, dal canto suo, non sapeva assolutamente che pensare della cosa, che Malfoy fosse strano, quella non era una novità, ma strano fino a quel punto era davvero STRANO. Nonostante questo, aveva un bel ricordo di quello che era successo, di una nottata trascorsa in tranquillità al biondo Principe Slytherin senza tirare fuori i peggiori insulti che conoscessero e le cattiverie peggiori da dirsi, tranquilli e rilassati a bere cioccolata calda e a far finta di chiacchierare. E non voleva rovinarlo parlandone perché, ne era sicura, Malfoy avrebbe sicuramente detto qualcosa che avrebbe distrutto quel piccolo attimo di pace tra loro, ad esempio avrebbe detto che aveva finto, che era stata tutta una stupidaggine, per passare poi a cose peggiori, così, finché lui non ne avesse parlato, lei non vi avrebbe fatto cenno.

E così avevano ripreso la solita routine, tra compiti e lezioni, mezzi insulti e mezzi sguardi.

 

*          *          *

 

Erano le tre e mezza del pomeriggio.

Il tempo era stato assai strano, fino a mezz’ora prima splendeva un bel sole, mentre ora il cielo era grigio e coperto di nuvoloni che scaricavano altra pioggia sulla scuola di magia di Hogwarts.

Il campionato era stato rimandato svariate volte, un po’ perché c’erano giorni in cui il vento soffiava a 100 km/h e la cosa non aiutava certo a volare, un po’ perché per due domeniche aveva diluviato, un po’ che per una domenica Grifondoro e Serpeverde erano stati costretti ad una punizione di classe dopo che Madama Bumb aveva trovato le palle truccate.

Insomma, mancava poco a novembre e le uniche partite giocate erano state una Corvonero-Tassorosso amichevole terminata con un 200 a 0 per i Corvi.

 

Draco Malfoy se ne stava seduto nel bagno di Mirtilla mentre l’occhialuto fantasma lo fissava curiosa mentre fumava.

Hermione era in ritardo.

Era strano.

La Granger non era mai in ritardo.

Nessuno dei due occupanti della stanza, comunque, sembrava eccessivamente preoccupato della cosa.

Ora che ci pensava, si disse il biondo allungando le gambe di fronte a sé, non aveva mai visto la mezzosangue su una scopa. Vagò nella sua mente alla ricerca di qualche episodio, ma non ne trovò.

 

Hermione entrò trafelata dalla porta e si diresse rapidamente verso uno dei bagni con separé di fronte al lavandino dove stava Mirtilla senza guardarsi attorno.

-          Granger – desse con tono un po’ arrabbiato Malfoy alzandosi in piedi – ti sembra questa l’ora di arrivare? – da quando Hermione gli aveva fatto quello scherzetto alla prima lezione era diventato molto fiscale sugli orari.

Hermione non lo degnò di uno sguardo e fece per chiudere la porta alle sue spalle, a Malfoy parve che tremasse.

Però essere ignorato a quel modo era frustrante, così fermò la porta appena in tempo prima che lei la sigillasse con un incantesimo.

La Granger dava la schiena alla porta e aveva le spalle leggermente scosse da un tremito.

Che le era successo? Hermione Granger non piange mai!  E lei stava sicuramente piangendo, non si era sbagliato…

Era riuscito a farla piangere solo al secondo anno, quando l’aveva chiamata “mezzosangue” per la prima volta.

E la seconda che aveva provato a dirle qualcosa di altrettanto cattivo si era beccato un pugno sul naso.

Non aveva più mostrato segni di debolezza, quantomeno, non davanti a lui e sicuramente neppure di fronte alla Donnola e a Potter, altrimenti quei due sarebbero corsi a chiedere vendetta lancia in resta.

-          Che cazzo succede? – disse poco gentilmente aspettando che lei si girasse e lo insultasse come faceva di solito, oppure cominciasse a giustificarsi.

Lei rimase voltata singhiozzando.

Afferrandola di malagrazia per un polso la voltò a forza verso di sé.

L’immagine che si presentò ai suoi occhi lo atterrì.

Non aveva mai visto piangere una ragazza a quel modo, così triste e sola…

… e veder piangere proprio LEI a quel modo era una cosa che lasciava senza parole.

Che le era successo per conciarla in quello stato?

I capelli erano tutti arruffati e aggrovigliati, gli occhi rossi, le guance accaldate e rigate di lacrime che correvano veloci andando ad infrangersi sul nero della divisa e chiazzandola di piccole macchie più scure.

Lei singhiozzò, e, sebbene non fosse da Malfoy, Draco si sentì stringere il cuore per lei, domandandosi se fosse il caso di dire qualcosa.

Ma dalla sua bocca non uscì parola, mentre la sua mente continuava a pensare chi poteva essere quello stronzo che aveva osato farla piangere a quel modo.

Un barlume di quello che aveva sentito una sera lontana di quasi un mese prima e che aveva continuato a voler cancellare, tornò a farsi vivo nella sua mente mentre si voltava sconcertato.

Si era sempre vantato del suo coraggio, ma in una situazione come quella non riusciva neppure a trovare quello necessario a guardarla in faccia; una faccia così diversa da quella con cui di solito gli si presentava, con cui litigava e con cui si accapigliava.

Che fosse maledetto chiunque gli aveva provocato quello.

A lei.

E a lui. Che non riusciva neppure ad avvicinare tanto la mano da stringerle le spalle, che non riusciva a proferir verbo per placare quella tristezza che dal cuore arrivava agli occhi, occhi lucidi e lontani, diversi da quelli vivi e fiammeggianti che lo fronteggiavano senza codardia nei loro innumerevoli diverbi.

Maledetto.

 

Hermione si premette le mani sugli occhi, senza riuscire ad arrestare il fiume di lacrime che minacciava di sgorgare, si bagnò i polsi e la camicia bianca, mentre il pianto andava a frantumarsi persino sul suo prezioso volume di Incantesimi.

Che stava succedendo?

Lui non capiva. Non la capiva e non capiva se stesso.

-          Ti prego – disse lei cercando di non singhiozzare – ti prego, se arrivano Harry o Ron dì loro che non sono qui.

Sorpreso da quella richiesta, Malfoy mollò un secondo la porta, lei ne approfittò subito e la chiuse con uno scatto, pronunciando un incantesimo al di là del legno.

E mentre lui guardava interrogativamente la lastra scura ferma davanti ai suoi occhi, sentì dei passi avvicinarsi quasi correndo.

Pensa, Draco, pensa. Questi sono sicuramente Sfregiato e la Donnola.

Ormai, con l’esperienza di anni, avrebbe saputo riconoscere i loro passi per tutta la scuola.

Si sedette sul pavimento e accese un’altra sigaretta (se continuava così sarebbe morto di cancro ai polmoni prima dei trent’anni, ma la Granger sembrava talmente scioccata… che cosa poteva essere il sacrificio della sua giovane vita in confronto?).

Harry Potter in persona si affacciò alla porta osservando dentro.

Un paiolo bolliva su un bunsen mentre il Principe delle Serpi se ne stava stravaccato a terra a gambe larghe fumando beatamente.

Era difficile credere che Hermione fosse entrata proprio lì, ma, anche se portava gli occhiali, avrebbe potuto giurare che aveva voltato quell’angolo poco prima.

Ronald Weasley si affacciò a sua volta alla porta. Indossava solo i jeans e niente maglietta, i capelli spettinati e gli occhi colmi di panico.

-          Malfoy – disse Harry acquisendo istantaneamente la sua aria da scazzato con la quale in genere si rivolgeva al biondo

-          Sfregiato… - disse il Caposcuola di Serpeverde chinando leggermente il capo in segno di saluto e continuando a fumare ghignando sadicamente – Weasley – disse inarcando le sopracciglia e facendo atto di aver preso nota della sua tenuta – ma che bel completino – frecciò sarcastico

Ron arrossì tanto da confondere il colorito della faccia con quello dei capelli.

-          Cos’è, ti hanno trovato con una puttana alle tre del pomeriggio?

Harry fece segno di trattenere l’amico mentre avanzava di qualche passo e si avvicinava alla serpe bionda che sembrava completamente  rilassata.

-          Hermione è qui? – chiese il grifondoro perentorio sollevando il mento, Malfoy sorrise, dopodiché si alzò in piedi a sua volta e gli soffiò il fumo in faccia, il bambino sopravvissuto sventolò la mano davanti agli occhi e attese che il biondo rispondesse mentre il rosso lo raggiungeva.

-          No – disse con noncuranza Malfoy e si domandò perché stesse coprendo la mezzosangue. Che cazzo aveva combinato per avere alle costole Potty e Weasel in quello stato? Che cazzo stava facendo lui? Che cazzo volevano quei due?

-          Non contare balle – rispose arrabbiato Potter facendosi più vicino e fronteggiando il suo avversario di sempre – l’ho vista entrare qui dentro pochi minuti fa

-          Beh, non a caso porti gli occhiali – sibilò Draco Malfoy sempre sorridendo con il suo ghigno made-in-malfoy – anche se temo che i tuoi problemi più grandi stiano nella testa… - concluse arricciando il naso aristocratico

-          Malfoy, non so perché la copri, ma l’ho sentita singhiozzare poco fa, DEVE per forza essere qui. – questo era il rosso che si faceva largo nel bagno e guardava attorno alla ricerca di un indizio della presenza della sua compagna

-          Bella gente avete al grinfondoro, un cieco, un sordo, che menomazione può avere a questo punto la mezzosangue?

-          Non chiamarla mezzosangue! – scandì Ron digrignando i denti

-          L’abbiamo sentita singhiozzare poco fa, dicci dov’è – ribadì alterato Harry.

Hermione trattenne il respiro, se l’avessero trovata solo perché stava piangendo come una bambina non se lo sarebbe mai perdonato. MAI. Soprattutto dato che Draco Malfoy in persona la stava aiutando.

Il Principe delle Serpi rimase un instante in silenzio, poi riprese la sua consueta aria strafottente e parlò

-          E ovviamente voi due messi assieme siete troppo intelligenti per pensare che a piangere fosse Mirtilla Malcontenta

I due ragazzi si guardarono spaesati attorno, riconoscendo da muri e piastrelle il bagno di Mirtilla.

Come a dare credito alla cosa, il fantasma sbucò da uno dei lavandini, mostrando una perfetta imitazione della faccia sconsolata che aveva ai tempi che Harry, Ron ed Hermione l’avevano conosciuta.

Era un vero peccato che lo Sfregiato e Pel di Carota non l’avessero frequentata in quegli ultimi tempi, perché, da quando Hermione aveva cominciato a farle visita, e da quando aveva cominciato a portare con sé anche il biondo principe degli Slytherin, l’umore della vittima della Camera era decisamente migliorato.

-          Harry! – disse Mirtilla sembrando quasi offesa – è una vita che non vieni più a trovarmi, perché ti sei più fatto vedere?

E gli si lanciò contro passandolo da parte a parte e facendo quasi gridare il rosso per lo spavento. Ragni e fantasmi non erano mai stati il suo forte.

-          Mi… mi dispiace – balbettò il bambino sopravvissuto sistemandosi nervosamente gli occhiali – dimmi, Mirtilla, eri tu prima a piangere?

Mirtilla sorrise.

-          Ma certo! Chi vuoi che venga a trovare la povera Mirtilla Malcontenta? – domandò lei mentendo spudoratamente visto che ogni studentessa con crisi depressiva aveva fatto almeno una visitina al bagno maledetto – una volta venivi spesso… - continuò lei facendo segno di tormentargli un inesistente bottone della casacca scura – ma da quando avete aperto quella stupida Camera non viene più nessuno… ogni tanto viene questa serpe… ma nessuno è come te, Harry! – annuì con enfasi trapassandolo ancora una volta.

-          Gra… grazie – disse il moro arrossendo – vedrai che da adesso ti farò visita più spesso… - Malfoy rise del suo imbarazzo

-          Guarda che ci conto – disse lei

Ron, nel frattempo, sembrava piuttosto a disagio dal fatto di trovarsi nella stanza di accesso alla fantomatica Camera dei Segreti. A ricordare quell’esperienza non stava per niente bene, senza contare che avevano quasi ammazzato Ginny in quell’occasione.

-          Harry andiamo, tanto qui Hermione non c’è… - spiegò all’altro allontanandosi verso la porta.

Harry Potter si avvicinò ancora a Malfoy fino a mettergli una mano sulla spalla e guardandolo fisso negli occhi. Ron gli faceva segno di andare.

Il biondo osservò interrogativamente la mano posata sulla sua spalla e fece un altro tiro alla sigaretta.

-          So che Hermione è qui – sussurrò al biondo – forse sarò cieco, ma non del tutto stupido, tuttavia per il momento è meglio che io, e soprattutto Ron, non la troviamo, farò in modo di non averla vista. Ti ringrazio per quello che stai facendo per lei, anche se non ne comprendo le motivazioni – aggiunse il ragazzo dagli occhi verdi scrutando in quelli color del cielo della serpe – ma ricorda, se le farai del male ti ucciderò!

-          Che paura, Potty – lo canzonò Malfoy, Harry rise e strinse gli occhi, poi si allontanò all’inseguimento di Ron.

 

Al grifondoro erano tutti pazzi, decise guardando Mirtilla e facendole un cenno che, nel linguaggio di Malfoy poteva essere inteso come “ben fatto”.

Il fantasma volò via e ridiscese all’interno del lavandino.

E adesso veniva la terza matta di quella combriccola.

Weasley e Potter erano fuori come dei poggioli, ma anche la Granger che, in generale, sembrava abbastanza sana di mente, se si escludeva il suo incondizionato amore per lo studio, era il colmo…!

-          Alohomora! – pronunciò all’indirizzo del pomello della porta e quella si aprì all’istante. Era curioso che la mezzosangue non avesse utilizzato un incantesimo più potente.

 

Lei se ne stava lì, rannicchiata sul gabinetto, con le ginocchia strette al mento e le guance ancora bagnate di lacrime, la sua roba abbandonata per terra in un disordine che non era da lei.

Prese i suoi libri e li impilò ordinatamente, poi, prendendola di peso, la portò di fronte al paiolo dove prima stava seduto lui, la depose sul pavimento e si sedette accanto a lei. Trasportarla da sveglia era stato decisamente meno faticoso di quando la McGranitt l’aveva costretto a metterla seduta. Almeno questa volta un po’ aveva collaborato.

Accendendo quella che, decise, doveva essere l’ultima sigaretta per quella giornata, si mise a fumare senza fare domande.

Voleva una spiegazione, ma non se la sentiva di forzarla in quel momento.

Un conto era essere la causa del suo pianto e averlo cercato deliberatamente, un’altra era proteggerla e nasconderla quando l’aveva vista in quello stato. Sembrava davvero piccola e fragile, mentre sapeva bene che non lo era.

Se ne stava con le braccia appoggiate sulle ginocchia e la testa nascosta sotto di esse, coperta da una cascata di capelli bruni con riflessi ambrati.

Chi l’avrebbe mai detto, sospirò Malfoy, che dopo aver desiderato di vederla piangere così tante volte durante i loro scontri, adesso sentisse il bisogno di confortarla.

No.

Non doveva succedere di nuovo come quella notte, quando lui aveva avuto quella gigantesca crisi di personalità.

Però, allo stesso tempo, avrebbe voluto essere un altro per rincuorarla senza farsi tanti problemi.

Si domandò se anche quella volta, al secondo anno, avesse pianto come adesso e un po’ si pentì, le ragazze non si fermavano mai davanti a lui quando erano in quello stato, fuggivano via, capelli al vento e mai agli occhi, decise a non farsi vedere in quella che consideravano la loro espressione peggiore, ma soprattutto, fuggivano da lui perché era la causa del loro dolore.

Anche la mezzosangue era fuggita da qualcuno, decisa a non mostrare quanto l’aveva ferita qualcosa, fino a poco tempo prima ne avrebbe riso, adesso però la conosceva meglio e se conoscerla meglio significava stare male per lei, allora non avrebbe voluto conoscerla così tanto, eppure non poteva evitarlo. E neppure di stare male per lei e di rimanere lì a domandarsi cosa le fosse successo.

Voleva vederla di nuovo sorridere orgogliosa.

Da fiera grifondoro.

Da Hermione Granger.

Ma Hermione Granger non era solo un sorriso e un’espressione fiera e cocciuta, era molto di più.

 

Passò qualche istante mentre lui continuava a fumare e a guardare il vano della porta.

Alla loro destra si apriva una grande finestra a sesto acuto formata da tanti riquadri di vetro, la pioggia scendeva in piccoli rivoli sulla superficie trasparente producendo un insistente ticchettio. Sembrava che il cielo fosse dello stesso umore di Hermione e piangesse insieme a lei.

 

Alla fine la ragazza sollevò la testa dalla posizione in cui era rimasta da quando lui l’aveva posata a terra, tirando la manica scura del maglioncino, se lo passò sugli occhi per asciugare le lacrime, bagnandolo tutto.

Malfoy scosse la testa, un po’ seccato, e mormorò qualcosa che poteva essere uno “stupida”, poi infilò la mano nella tasca dei pantaloni e le porse un fazzoletto facendo attenzione a mantenere lo sguardo dritto davanti a se e a non incrociare quello della ragazza, se l’avesse fatto probabilmente le avrebbe letto nelle iridi dorate una domanda silenziosa che gli chiedeva il motivo di una tale gentilezza così rara da parte sua e lui non avrebbe saputo dirle il perché e non avrebbe avuto neppure il coraggio di dire qualcosa come “fatti i cazzi tuoi”.

 

Hermione si sorprese di veder comparire davanti a lei quell’oggetto e ancora di più la meravigliò il fatto che glielo stesse porgendo lui.

Non ebbe la forza per fargli un sorriso, ma sperò che lui riuscisse a percepire la sua gratitudine, così afferrò il pezzo di stoffa e ci si asciugò le ultime lacrime decidendo di non fare domande.

Rimase qualche istante a fissare il bianco della tela, tessuta finemente e bordata di verde e di argento, simboli della casa di Salazar e anche emblema dell’antica famiglia Malfoy. Su un angolo c’era un ricamo con un serpente, sempre degli stessi colori che ornavano il fazzoletto, che si arrotolava a formare una artistica D.

Strinse il fazzoletto, grata che qualcuno avesse deciso di aiutarla in quel momento. E tuttavia, il bisogno di parlarne con qualcuno era impellente e Malfoy se ne stava lì vicino a lei senza fare niente, osservando distratto nel corridoio solitario…

Sapeva che lui voleva una spiegazione e sapeva di dovergliela per quello che aveva fatto, ormai si conoscevano a sufficienza per dirlo con sicurezza, ma come spiegarli tutto?

Prese un bel respiro profondo, raccontare di sè non era facile ed era una cosa che lei faceva raramente, molto più abituata a tenersi tutto dentro e a struggersi in solitudine senza dover rovinare la vita agli altri, diceva a se stessa, oppure semplicemente per non mostrarsi vulnerabile, come invece rispondeva la sua coscienza.

Quel giorno si era mostrata vulnerabile all’unica persona a cui non avrebbe dovuto, raccontargli tutta la storia non poteva aggravare la cosa.

-          Ero andata alla Torre a prendere i libri per oggi pomeriggio – esordì senza guardarlo negli occhi, lui si voltò stupito verso di lei a udire quelle parole, chissà perché ma non si sarebbe aspettato che si esponesse così tanto… era una ragazza chiusa e riservata che difficilmente mostrava quel che provava davvero e quel giorno aveva commesso un errore tattico andando a rifugiarsi nel bagno dove c’era anche lui. Ma non se la sentiva di biasimarla, né di deriderla per quello sfogo. Avrebbe tenuto il segreto, se questo fosse stato ciò che lei desiderava.

-          Era pomeriggio e di solito non c’è nessuno nelle stanze a quell’ora… Harry era in Sala Grande con Ginny e Thomas e poi era arrivata anche Luna, Ron non c’era – tombola. Era stata colpa della donnola, non c’erano dubbi. Il suo tono non lasciava pensare a niente di diverso. Sarebbe morto per quello che le aveva fatto passare. – ho lasciato giù gli altri e sono salita in camera, ho preso i libri e sono uscita, se non che la porta della stanza di Ron era aperta…

Draco non seppe dire perché, ma mentre lei raccontava trattenne il respiro.

-          Sentii delle risate dall’interno e pensai che fosse entrato qualcuno per fargli uno scherzo, ne fanno spesso a Ron… - Malfoy ghignò nella sua mente, come si poteva non sfruttare la stupidità congenita di quell’essere?

-          Mi sono avvicinata alla porta e ho riconosciuto la voce di Ron, così ho guardato dalla porta senza farmi vedere… - il biondo smise momentaneamente di fumare, lasciando che la sigaretta si consumasse lentamente tra le sue dita

Hermione tirò su col naso e si asciugò un’altra lacrima che le stava scendendo lungo il viso, tenendo Draco decisamente sulle spine

-          Ron era seduto sul letto senza la maglietta – arrossì – e assieme a lui c’era una ragazza: Lavanda.

Draco, che nel frattempo aveva ripreso a fumare, agitato com’era, si bloccò di scatto e la guardò sorpreso

-          Ron… Ron la stava toccando e lei anche e poi… - era arrossita ancora e adesso aveva un colorito molto più che imbarazzato, torceva tra le mani la stoffa del fazzoletto e guardava da una parte all’altra a disagio.

-          Ero così in imbarazzo… - mormorò a testa china formando qualche piega alla stoffa bianca della camicetta – che sono scappata via correndo e, non so perché, mi sono messa a piangere…

Se fosse stata un’altra occasione, probabilmente Draco avrebbe riso di lei fino a sganasciarsi, ma in quel momento si sentì terribilmente protettivo, ecco perché Weasel aveva avuto quella reazione quando gli aveva chiesto se era stato a letto con una puttana, era la pura e semplice verità. E Lavanda era una puttana.

La Granger si rimise a piangere e si tamponò gli occhi con il fazzoletto che Draco le aveva prestato e lui si sentì veramente un verme per aver desiderato veramente vederla soffrire negli anni passati.

Non aveva idea di quanto fosse piccola e indifesa l’orgogliosa grifondoro quando era sola con se stessa e si lasciava veramente andare. Sembrava fragile e triste, in preda a cose più grandi di lei che non sapeva e non poteva gestire con la stessa facilità con cui gestiva la scuola, gli amici e anche lui.

No, i sentimenti sono qualcosa che va oltre il proprio volere, la propria volontà, perché è il cuore a governarli e non il cervello, perché vanno e vengono senza che tu possa fare niente.

E quelli di Hermione, come grifondoro, erano5 grandi sentimenti, intrisi di lealtà e affidabilità, improvvisamente crollati come un castello di sabbia lambito da un’onda, distrutti miseramente in pochi attimi in cui aveva visto il suo amato Ron a letto con un’altra.

Lui lo sapeva che era così e lo sapeva anche lei, ma se avesse detto anche quello, probabilmente gli orologi avrebbero cominciato a girare a rovescio…

Maledetto Ronald Weasley, maledetta Brown. Loro non avevano il diritto di far soffrire a quel modo la mezzosangue, solo lui aveva quella suprema concessione.

In realtà… ormai neppure più lui…

La vide ancora scossa dai singhiozzi mentre cercava di trattenere quello che il suo cuore cercava di buttare fuori.

Lui allungò un braccio nella sua direzione, un silenzioso comando o forse un invito, qualcosa a cui non si poteva non cedere, qualcosa che non era dettato solo dalla mente, anche se Draco Malfoy non aveva cuore.

Hermione non ci pensò più di qualche istante, la sua bocca si storse in qualcosa che poteva essere un sorriso o una smorfia, poi spostò tutto il peso da una parte e si rannicchiò accanto a Draco, che le cinse delicatamente le spalle, cercando di ignorare il leggero incresparsi della camicia, le pieghe della gonna e l’ondeggiare dei suoi capelli.

Ecco. Era arrossito. E non avrebbe voluto.

Grazie al cielo la mezzosangue non l’aveva visto e se ne stava rincantucciata vicino a lui, piangendo silenziosamente sul fazzoletto che le aveva dato.

Se avesse continuato così probabilmente quello da deridere sarebbe stato lui, non lei…

-          Probabilmente non dovrei essere io… - disse serio lui, come a giustificarsi della sua mancanza di esperienza a curare cuori infranti e pene d’amore. Lui era stato quello che non si era mai curato dei sentimenti che aveva frantumato e malamente calpestato e adesso era lì, a cercare di far smettere di piangere la mezzosangue per un bastardo con la testa piena di pinoli che si era comportato esattamente come lui.

-          Mi accontenterò – disse lei accoccolandosi sotto la sua spalla e rischiando di dare al biondo Principe delle Serpi il colpo di grazia.

-          Eri innamorata della donnola? – chiese lui dopo qualche minuto mentre lei non dava segni di vita, Hermione scosse il capo

-          Una volta credevo di esserlo, adesso non so più cosa credere…

-          E allora perché te ne sei andata fuggendo? – era lecito chiederlo, la mezzosangue non fuggiva mai, dopotutto faceva parte del Trio e nel trio l’unico che se la dava a gambe era sempre Weasel

-          Forse credevo di contare qualcosa di più per Ron – si giustificò, - oppure sono solo una ragazzina ottusa che non capisce quando una cosa è fuori dalla propria portata. – ecco cosa c’era di diverso tra lei e un’altra: chiunque avrebbe dato la colpa semplicemente all’altro, lei lo giustificava, sobbarcandosi di una negligenza non sua.

-          Ragazzina… - mormorò Draco, per niente d’accordo con quel nome con cui si era etichettata, lei aveva detto che Ron era fuori della sua portata, doveva essere del tutto suonata, lei poteva avere il mondo ai suoi piedi se avesse voluto… beh, più o meno, ma ovviamente questo evitò accuratamente di dirglielo

-          Eppoi mi ha fatto senso vedere Ron e Lavanda in atteggiamento così intimo…

Hermione lo sentì ridere sommessamente e si accigliò qualche istante, osservandolo stupita

-          Non è il caso che tu te la rida a quel modo… - berciò ritrovando un poco del suo spirito – non tutti sono come te che vai a letto con una ragazza tre volte al giorno!

Vedendola gradatamente ritornare se stessa, Draco si sentì sollevato, a consolare una ragazza col cuore spezzato era davvero scarso, doveva farsi dare qualche suggerimento da Blaise, era lui quello dolce e sensibile, magari sarebbe tornato utile, eppoi non era il caso di fare sul serio… semplicemente quella era stata la prima volta e quindi si era trovato fuori posto.

-          Così mi offendi, mezzosangue – disse guardandola dritto negli occhi – sminuisci le mie statistiche!

Se non si fosse arrabbiata probabilmente avrebbe riso, decise Hermione

-          Non indagherò oltre Malfoy – disse disinteressandosi alla cosa e tornando a guardare il pavimento, lui alzò le spalle e tornò a rilassarsi con la schiena poggiata alla parete.

Dal suo nascondiglio sotto il suo braccio, lei lo guardò, il torace, le gambe lunghe fasciate dai pantaloni scuri della divisa, le scarpe lucide, rise, Harry e Ron non si erano mai sognati di lucidarsi le scarpe in sette anni, anche se, probabilmente, non era lo stesso Malfoy a passare il lucido, ma uno dei poveri elfi domestici che lei cercava invano di proteggere.

Sospirò soddisfatta della sua sistemazione, chi avrebbe detto, fino a due mesi prima, che avrebbe visto Ron mentre si dava da fare con la Brown e poi sarebbe corsa a piangere da Malfoy, arrivando perfino a dirgli certe cose…

-          Sinceramente, mezzosangue, mi sembri decisamente un po’ troppo ingenua per impressionarti a vedere Weasel a letto con una donna…

Lei lo guardò stralunata domandandosi cosa stesse dicendo, visto che non riusciva a cogliere il senso della frase, era stata troppo distratta da un tic che il biondo aveva alla mano.

-          Non capisco – disse candidamente e lui alzò le sopracciglia mentre lei giocherellava con un filo che si stava scucendo dal maglione

-          Ok la parte emotiva, ma vedi uno in mutande e scappi – brutalmente sincero e diretto, come sempre.

-          Ma mi fa senso! – si difese lei decidendo che quella discussione non l’avrebbe fatta neanche con Harry, figuriamoci con Draco Malfoy!

-          Oddio, non credo che la donnola sia un bello spettacolo, però esageri sempre in tutto…

-          Ma mi fa senso, mi fa senso! – gridò lei strattonando il filo che sfilacciò un pezzo di manica

-          Ah sì? – domandò lui con aria beffarda, già che lei aveva ritrovato la sua pace, perché non prendersi una piccola vendetta per avergli fatto tornare quell’orribile crisi di personalità e tutti quei pensieri malsani per niente da “Draco Malfoy”, Blaise aveva ragione, quando era sano di mente doveva scrivere un libro sul modo corretto di comportamento da Draco Malfoy, così avrebbe potuto consultarlo in quei momenti di sbando.

Lentamente si alzò in piedi, ghignò e sfilò il primo bottone dall’asola, lei lo guardò in faccia e non capì, anche il secondo bottone venne slacciato e quando finalmente le dita affusolate di Malfoy giunsero al terzo, la terribile verità colpì il cervello di Hermione che, sconvolta, cacciò un grido e si piantò i palmi delle mani in faccia.

Maledetto, maledetto Malfoy!!!!

Gli aveva detto che le faceva senso, che le dava fastidio e quello cosa faceva? Si levava la camicia!

Beh, avrebbe dovuto aspettarselo…

-          Mezzosangue, che stai facendo? Guarda che è un onore!

-          Rimettiti subito la camicia! – sbraitò lei arrossendo sotto le mani e serrando gli occhi ermeticamente fino a farsi male

-          Sennò che fai?

-          Rimettitela e basta! – maledetto…

-          Guarda che non mi sono ancora levato i pantaloni – la schernì lui avvicinandosi e chinandosi di fronte a lei

-          Non ci provare, Malferret! – lui rise e le prese i polsi, tirando le mani lontane dal volto arrossato della grifondoro che, comunque, aveva gli occhi chiusi e la testa girata dall’altra parte, tanto per precauzione.

Se gliel’avessero detto, probabilmente Malfoy non avrebbe mai creduto che ci fosse qualcuno pudico fino a quel punto, sbuffò e prese a giocherellare con le dita della ragazza, se nel suo piano originale formulato con Blaise doveva portarsela a letto, adesso l’obiettivo era tirarla fuori dal monastero di clausura…

-          Sei un po’ rigida… - commentò ghignando lui e guidando la sua mano fece scorrere un dito lungo il torace bianco e levigato, lei strinse maggiormente gli occhi

-          Lasciami stare – mugugnò, no, decisamente la Granger aveva qualche rotella fuori posto

-          Apri gli occhi e ti lascerò in pace – la ricattò lui, lei sospirò mesta, am che le era successo quel pomeriggio? Era stata vittima di una delle catastrofi a lungo preannunciate dalla Cooman? Oppure non aveva letto con sufficiente attenzione l’oroscopo di quella giornata che di sicuro avrebbe detto “State lontani da volgari animali da pollaio (donnole e furetti), perché la tormentava così?

Alla fine, disperata, decise che lui non l’avrebbe mai smessa di tormentarla se non avesse mostrato quanto valeva, aprì cauta un occhio, controllando l’indice di pericolo.

Malfoy se ne stava in piedi in mezzo al bagno, le mani appoggiate dietro di lui, la carnagione pallida che faceva uno strano contrasto con il nero della divisa della scuola

-          Perché non ti sei rimesso la camicia? – chiese circospetta vedendolo appoggiata ad uno dei lavandini e arrossendo ancora

-          Non ho mai detto che l’avrei fatto

-          Ma hai detto che mi avresti lasciata in pace… - le parole le morirono sulle labbra capendo esattamente che lui non le aveva promesso di rimettersi la camicia. Male, molto male.

-          Non ti sembra di essere un tantino troppo “trattenuta”? - disse il biondo appoggiandosi alla ceramica bianca, lei si premurò di tenere gli occhi bassi e di non incrociare il suo sguardo, né di posarsi sulla sua pelle. Se non altro non le faceva così senso come quando aveva visto Ron. Doveva essere che si stava abitando a gente che girava senza maglia, ma non doveva prenderci troppo la mano

-          Per piacere – chiese quasi implorando – rimettiti la camicia

-          No – secco e deciso, si stava divertendo troppo a vederla così in difficoltà, era una cosa che accadeva di rado

-          E quando intendi finirla con questa pagliacciata? – chiese lei, seccata dal suo rifiuto

-          Guardare in faccia una persona senza camicia non mi sembra un ostacolo insormontabile – disse lui sogghignando – fa parte della buona educazione, devi guardarlo negli occhi non più in basso

-          Fa parte della buona educazione anche presentarsi decorosamente! – chiarì lei e lui rise di nuovo

D’accordo, si disse Hermione, ce la poteva fare, doveva solo alzare gli occhi, non soffermarsi su quel che separava le scarpe dai capelli e piantarglieli in faccia annullando il mondo intero, compreso quel ghignò soddisfatto che lui aveva stampato sulle labbra.

Ad essere onesti, disse a se stessa, si stava imbarazzando da morire in quella situazione e probabilmente il suo colorito sarebbe passato dal rosso pomodoro al vermiglio puro se si fosse decisa a fare quel che le aveva chiesto, ma se non l’avesse fatto lui l’avrebbe tormentata ancora e non ne aveva proprio voglia, perché non poteva restare tutto come quando stava piangendo e lui la consolava? Chi gliel’aveva fatto fare di riprendersi così rapidamente?

Girando la testa lentamente lei gli posò gli occhi ambrati in faccia, prendendo comunque nota di tutto l’insieme che non faceva per niente schifo! Beh, dopotutto era Draco Malfoy, si era sbattuto mezza Hogwarts, non ci sarebbe riuscito se Madre Natura non l’avesse aiutato un pochino…

D’accordo, ammise a se stessa continuando quell’immaginario discorso con l’altra metà che, probabilmente, non aveva per niente voglia di stare a sentire i problemi esistenziali che le causava Malfoy, era un bel ragazzo, ma doveva concentrarsi sui suoi occhi, più che su quella sottile linea di peli chiari che scendeva oltre la cintura di pelle scura e il bordo dei pantaloni.

Come era possibile che avesse guardato una cosa simile? Gli aveva tenuto gli occhi fissi in faccia! Beh, non proprio, però…

-          Levati pure quell’aria da suora di clausura che hai sulla faccia – le disse ridacchiando Malfoy accennando a prendere in mano l’indumento candido – ma ce n’è di strada da fare…

-          Cosa stai dicendo?! – chiese lei preoccupata mentre i suoi sensi captavano segnali di pericolo

-          Che ho trovato il modo per ripagarti di quei maledetti compiti di Trasfigurazione… ti leverò quell’aria da santarellina dalla faccia

-          Non stabilire tutto da solo – berciò lei – dopotutto sono io che decido!

-          Se non altro mi guarderai in faccia e non dentro i pantaloni come se fosse la prima volta in vita tua…

Lei avvampò. Maledetto, l’avrebbe ammazzato, ammazzato violentemente. Sì, l’avrebbe schiantato. E poi un bel Crucio non ci sarebbe stato niente male… bastardo…

-          Non è vero! – gridò indignata

-          Ah no? – chiese lui avvicinandosi con la camicia ancora sbottonata, e questo non la aiutava di certo

-          Avevi promesso di lasciarmi in pace! – gli sputò in faccia lei e lui rise, sapendo di aver ottenuto una vittoria, sapendo di avere ragione, anche se lei non l’avrebbe mai ammesso.

-          D’accordo – continuò il biondo cominciando ad abbottonarsi di nuovo la camicia – comincia pure con la pozione di Piton

Ingoiando un insulto lei continuò a fissarlo, poi si mise a trafficare arrabbiata con provette e calderoni, rischiando di rompere a metà quella che teneva in mano, e di combinare un pasticcio con i 13 ingredienti che avrebbe dovuto mescolare con “estrema cautela”, come riportava la sua scrittura affrettata a fondo pagina del libro di Pozioni.

 

Spazio Autrice: bene, ho fatto succedere qualcosa, magari non propriamente quello che tutti aspettano (e in genere che anche io aspetto quando leggo le fanfic), però ho dato una mossa alla storia nella speranza che vi sia piaciuta (speriamo speriamo speriamo speriamo).

Grazie mille a tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia alle preferite, sono davvero lusingata che in così tanti la considerino bella, davvero!

E grazie anche a quelli che hanno recensito e mi hanno lasciato qualche commento, siete meravigliosi!

Adesso passo a ringraziarvi uno per uno, dopotutto lo meritate appieno per la grande gioia che mi avete dato!

Un bacio

Nyssa

 

Shavanna: Zabini è un personaggio che è sempre piaciuto moltissimo anche a me, quindi sono molto contenta che la versione che ne ho dato ti piaccia, ho cercato di renderlo un po’ svagato, dopotutto, con uno serio come Draco mica posso appioppargli uno psicologo stile Freud, lo ammazzerebbe! Sì sì, Draco comincia a soffrire (non voglio sapere quel che mi farebbe dopo questo cap) e Herm a perdere un po’ di lucidità (finalmente!). Spero che anche il nuovo cappy ti piaccia, ciao!

 

Giorgia_Malfoy: Sono molto contenta che la fanfic ti sia piaciuta e anche le battute che ci ho messo (rischio sempre di cadere in qualche modo di dire decisamente troppo babbano e ogni tanto mi succede anche di mettercelo…), spero che il nuovo cap ti piaccia, a presto!

 

8x4: sono andata a leggere la storia del tuo nick, davvero curiosa e molto originale ^^ Mi fa immensamente piacere che la mia fanfic ti piaccia al punto da includerla nell’elite che segui, spero che continuerai a leggerla! Ciao!

 

Luana1985: a quanto pare Draco dà il meglio di se quando litiga con se stesso (e finora non è ancora successo niente…), spero che la fanfic ti piaccia e che continuerai a seguirla! Grazie del commento!

 

8marta8: io avevo avvertito che sarebbe successo qualcosa… di inimmaginabile ! Mi fa piacere che abbia apprezzato il riferimento a Eva, effettivamente se c’è un anime che segue questa minestra di pensieri che faccio fare ai miei personaggi, quello è sicuramente Evangelion. Grazie mille dell’encomio e anche del commento! Spero che il nuovo cap ti piaccia!

 

marygenoana: ti ringrazio moltissimo del commento e del complimento! Ho visto che sei di Genova… anche io ^^ spero che anche il nuovo cap ti piaccia, ciao!

 

potterina88: figurati, anche a me capita spesso di perdere qualche aggiornamento di fanfic, però mi fa molto piacere che la storia continui a piacerti ^_^ e anche che il capitolo ti sia sembrato tenero (sigh, non sono un’esperta con le scene romantiche) Come vedi ho aggiornato in fretta! Spero che continuerai a seguirla la storia, ciao!

 

Lisanna Baston: premetto che il tuo nick mi piace moltissimo (adoro il nome Lisanna e anche il personaggio di Baston *_*) Sono estremamente lusingata di tutti i complimenti che mi hai fatto e non so da dove iniziare per ringraziarti… oddio, addirittura scrittrice? Mi mandi dritta al settimo cielo! Sono anche molto contenta che i personaggi ti siano piaciuti, non sono mai convinta del carattere che gli metto ad ogni cap…  e mi fa molto piacere che tu abbia trovato la fanfic divertente, come ho già detto, fare dell’ironia non è proprio il mio cavallo di battaglia :P Spero che continuerai a seguire e che mi lascerai qualche altro commento, ciao!

 

piccola_lenne: lo confesso, all’inizio volevo farli baciare per davvero, ma poi mi sono detta che era decisamente troppo presto per entrambi, così li farò penare per qualche altro cap ancora… spero che anche questo cappy ti piaccia, baciotti!

 

MartyViper: o Cielo, come hai fatto a leggerli tutti assieme senza addormentarti? Beh, grazie mille di tutti i complimenti, sono molto felice che la storia ti piaccia (pensa che la mia prof delle medie diceva sempre che i dialoghi non erano il mio forte… :P, sono contenta di poterla smentire!), mi auguro che anche il 5° cappy ti piaccia, ciao e a presto!

 

LaTerrestreCrazyForVegeta: anche io finisco per fare tardi quando mi fermo a leggere qualche fanfic che mi interessa particolarmente, quindi sono molto lusingata del fatto che tu abbia fatto questo per la mia! Mi fa piacere che la sit ti piaccia e anche l’ambientazione, spero che continuerai a recensire, ciao!

 

   
 
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