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Autore: Malandrina95    08/03/2013    1 recensioni
Vi siete mai chiesti come è iniziata la storia dei Malandrini? Come sono diventati quello che sono, come Sirius Black è riuscito ad uscire con metà della popolazione femminile di Hogwarts, come Remus ha confessato di essere un Lupo Mannaro, come quell'idiota di Peter si è aggiunto al gruppo, come James si è beccato una cotta stratosferica per Lily?
-James Potter,undici anni, si voltò dall'altra parte, bofonchiando qualcosa di incomprensibile, ignorando la donna che cercava di svegliarlo-
- Walburga Black, trentacinque anni, i capelli neri stretti in un alto chignon, che in quel momento lo fissava torva, non si poteva certo definire materna. Se qualcuno lo avesse fatto, Sirius lo avrebbe volentieri preso a calci senza pensarci due volte-
- Guadò i vestiti, i libri, il calderone, gli ingredienti per le pozioni ammucchiati malamente, come se a fare la valigia fosse stato un ragno ubriaco e non lui, Remus Lupin, il maniaco dell'ordine.-
- La casa dei mollaccioni. Dei perdenti. Delle schiappe. Forse sarebbe stato persino l'unico studente a essere in quella casa; nessuno poteva fare schifo come lui.-
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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King's Cross

King's Cross 

 

- Dai mamma, non parto mica per l'Australia!- scherzò James scostandosi dalle braccia della madre, ridendo felice. Ancora poche ore e sarebbe andato a Hogwarts. 
Saltellò su un piede, agitato, mentre sua madre cercava di riafferrarlo per abbracciarlo ancora.
-Vieni qui piccola peste, o ti lego al palo della luce. Questo è l'ultimo abbraccio per parecchio tempo - Dorea Potter si stava trattenendo dal piangere.
Il figlioletto James le sarebbe mancato tanto.
-Dai Dorea, ha ragione. Lo rivediamo a Natale, no?- la consolò Charlus Potter sorridendo e scompigliando i capelli ribelli del figlio.-Fai il bravo, James -
-Certo- sorrise James -Mi potrei offendere per la tua poca fiducia nella mia totale innocenza, papà-
Charlus rise divertito e anche Dorea accennò un sorriso lacrimoso. James caricò la sua valigia nera sul treno, affacciandosi poi al finestrino e iniziò a guardare con grande interesse gli studenti che salutavano ancora i loro genitori. Uno di loro conquistò la sua piena attenzione.
Un ragazzo dai capelli corvini che gli sfioravano le spalle stava discutendo con una donna altera che James pensò che fosse sua madre. 
Un piccoletto, anche lui con i capelli neri, saltellava attorno al fratello maggiore. James non sapeva perchè lo stesse fissando; forse perchè era l'unico che non abbracciava la madre. Forse perchè sembrava in qualche modo malinconico.
Gli occhi dello strano ragazzo per una frazione di secondo incontrarono i suoi. Erano di ghiaccio. Grigi come nubi temporalesche. E mesti come il mare in burrasca.
Il ragazzo tornò a concentrarsi sulla madre alzando gli occhi al cielo e sbuffando leggermente.
James rise tra sè, guardando Dorea che si asciugava le lacrime che aveva preso a bagnarle il viso.
-Mamma, non fare così-
-è che il mio James è grande adesso..Oh, sono fiera di te, piccolo mio-
-Per così poco?- rise il ragazzo- Sta' tranquilla, non farò esplodere qualche tubo di scarico....-
-Bravo, James.-
-Ma tutto l'impianto idraulico! Devi lasciarmi finire la frase papà!-si lamentò James guardando in tralice il padre che scosse la testa.
-Non voglio  ricevere gufi al tuo primo anno, sono stato chiaro?- lo ammonì puntandogli contro un dito ammonitore -O scoprire che in qualche modo qualche ragazzino è stato appeso alla torre della scuola, come è successo l'anno scorso a quella scuola Babbana..come si chiamava..Larry..No, Lawrence -
-Si chiamava Leonard, papà-sospirò  James ghignando al ricordo.- Ed era un brutto pallone gonfiato, gli stava bene-
-Comunque non voglio ricevere gufi- disse Charlus interrompendolo- Intesi?-
-Sissignore!- esclamò il bambino scattando sull'attenti. Per il primo giorno avrebbe fatto il bravo...Ma per un intero anno non se ne parlava neanche. E non aveva intenzione di combinare guai da solo, ma voleva trovare un amico che li facesse con lui.
 E James aveva una vaga idea con chi avrebbe cercato di socializzare per primo.

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-E mi raccomando Sirius, non finire in una Casa che non sia Serpeverde. Vedi di non disonorare il nome della famiglia più di quanto tu abbia già fatto.-
-Si, madre- sbuffò Sirius distratto, guardandosi intorno. La stazione era davvero affollata. 
Tanti ragazzi, tante famiglie che salutavano allegramente...Sicuramente non come stava accadendo a lui.
Walburga Black non l'avrebbe mai abbracciato, non che lui lo desiderasse.
Se solo ci avesse provato, sarebbe caduto in crisi esistenziale. E dopo l'avrebbe presa a calci
Aveva un po' troppa voglia di farlo, ultimamente. 
-E se finisci in una Casa diversa...Aspettati una dura punizione, oltre che essere considerato un disonore e una vergogna-
-Si, madre-
-E non usare quel tono ingrato con me. -
Lo riprese minacciandolo, scrutando il figlio maggiore che assomigliava tanto al padre fatta eccezione per il colore dei capelli. 
Ma Sirius non poteva essere più diverso da Orion Black. E di questo ne andava fiero.
-Va bene, madre- disse ancora, incapace di non usare un tono volutamente sarcastico.
Il ragazzo notò con piacere che le mani della madre tremavano leggermente; si stava trattenendo dal prenderlo a schiaffi?
Sirius ghignò; doveva solo provarci.
- Sirius - lo chiamò Regulus che aveva insistito tutta la mattina per accompagnarlo anche lui alla stazione. 
Il fratello maggiore abbassò lo sguardo sul bambino coi capelli neri che gli tirava una manica.
-Che c'è? Non ti rimetterai a piangere, vero?- domandò con un sorrisetto. Regulus scosse la testa con vigore, anche se delle lacrime erano comparse ai suoi occhi e luccicavano, minacciose di cadere.
- No- mormorò il piccolo, lasciando il braccio del fratello e fissando le punte delle scarpe. Sirius, sentendosi addosso gli occhi dello strano ragazzo occhialuto, che era affacciato al finestrino davanti ai genitori, scompigliò i capelli del fratellino.
-Non ti preoccupare. Ci sentiamo presto- mormorò Sirius a voce bassa, mentre il treno fischiava, pronto a partire- Te l'ho promesso-
Regulus alzò lo sguardo su di lui, gli occhi colmi di lacrime che riusciva a trattenere a stento.
A quella vista, il cuore di Sirius ebbe un balzo.
Come poteva abbandonare Regulus in mano a quei pazzi?
Lo avrebbero massacrato, influenzato, insomma non poteva lasciarlo da solo. Ma non poteva neppure portarlo con sè, o non andare a scuola per rimanere con lui.
Sospirò frustrato, fugandosi nella tasca dei pantaloni. Ne estrasse un pacchettino blu e lo porse al fratello.
-Tieni. Lo so che le hai già finite- sorrise mentre Regulus afferrava con mano tremanti il pacchetto di Gomme Bolle Bollenti come se fosse un sacchetto pieno di galeoni.
Il treno fischiò di nuovo, per richiamare gli studenti che ancora si attardavano sulla piattaforma.
Sirius afferrò la valigia e,con un ultimo indifferente cenno di saluto alla madre, salì sul treno per poi affacciarsi al  finestrino. 
Un leggero movimento lo avvisò che il treno era partito.
Era libero, libero dopo tanto tempo.
Sorrise beato e salutò Regulus con la mano che rincorreva il treno urlando qualcosa che somigliava a un -Portami con te- ma il rumore delle rotaie, gli sbuffi e i fischi gli impedirono di sentire bene.
-Ti manderò un gabinetto di Hogwarts per Natale, Reg! - gli urlò di rimando.
Regulus rise, fermandosi e salutandolo con la mano, una scia di lacrime sul viso.

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Remus seduto nel suo scompartimento si mordicchiava nervosamente le labbra. Accanto a lui c'era solo un ragazzino grassoccio con gli occhi acquosi che gli lanciava di tanto in tanto occhiate impaurite, come se fosse un Infero. In realtà era molto peggio.
Se solo sapesse quello che sono in realtà pensò mestamente guardando fuori dal finestrino, smettendo di torturarsi le labbra che lanciavano gridi di pietà. 
Il suo aspetto non era uno dei migliori per socializzare: pallidissimo, lo sguardo spento e preoccupato, il volto solcato da vecchi tagli, segni delle notti di luna piena e le labbra torturate a sangue. Perfetto.
Remus lanciò un'occhiata al ragazzino che si fissava il pavimento come se sperasse che potesse trovare una buca per nascondersi.
Remus si schiarì la voce. Il ragazzino lo guardò spaventato, gli occhi acquosi pieni di un inspiegabile timore.
-Sono Remus -si presentò cordiale, tenendogli la mano.
- P-P- Peter - mormorò afferrandola, tutto tremante. Remus si domandò se soffriva di balbuzie.
-è il tuo primo anno?-chiese, sentendosi in dovere di fare conversazione, dato che aveva rotto il silenzio imbarazzante.
Peter annuì, evitando di guardarlo. Sembrava molto concentrato sui suoi piedi.

In effetti ha delle belle scarpe pensò Remus, trattenendo un piccolo sbuffo.
-In che casa vorresti finire?-
-G- Grifondoro, ma non mi metterebbero mai. I-Io non sono certo coraggioso.-rise nervosamente guardandolo di sfuggita. 
Remus sorrise rassicurante, anche se condivideva la sua stessa paura.
-Beh, io non mi opporrei alla scelta del Cappello Parlante. Sono grato al Preside per avermi...accettato-
-Anche io- rispose in fretta -Tutti pensavano che fossi un Magonò -

Si, ma tu non sei pericoloso, no? pensò ancora Remus, sforzandosi di non alzare gli occhi al cielo. Si limitò a sorridere comprensivo, mentre dentro di se avrebbe voluto dire a quel ragazzo quanto fosse fortunato a non avere un grosso problema come invece aveva lui.

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Sirius sospirò, trascinandosi dietro la valigia nera. Non avrebbe trovato uno scompartimento vuoto neanche a pagarlo.
Perchè deve pesare così tanto, accidenti! si lamentò guardando in tralice il baule. In realtà sapeva benissimo quale scompartimento voleva trovare: quello del ragazzino che aveva visto prima, quello affacciato al finestrino. Non si spiegava il perchè, ma sentiva che loro avevano qualcosa in comune. 
Ma che poteva fare, dopotutto?
Andare in quello scompartimento,dove il ragazzino era circondato sicuramente da altri amici e dire "Ehy, ti ricordi di me? Sono quello che hai guardato prima". 
Magari non stava guardando neanche lui. Avrebbe fatto la figura dell'idiota. E Sirius Black non faceva mai la figura dell'idiota.
Così scelse uno scompartimento occupato soltanto da un ragazzina dai capelli rosso scuro, rannicchiata al finestrino. Aveva la sua età, ma era talmente minuscola che poteva sembrare più piccola.
-Posso?-chiese educato, indicando il sedile. La bambina alzò lo sguardo. Gli occhi di quella ragazzina erano verde prato ed erano l'unica cosa che rivelavano davvero la sua età; avevano un misto di saggezza( per quanta ne possa avere una bambina di undici anni), fierezza e gentilezza. Ed erano anche umidi, fra l'altro. Come se avesse appena pianto.
La ragazzina annuì, tornando nuovamente a guardare fuori dal finestrino. Sirius, senza staccarle gli occhi di dosso, mise il baule sul portapacchi e sprofondò sul sedile di fronte al suo, lo sguardo ancora su di lei. D'un tratto la bambina singhiozzò e le lacrime presero a scorrere lungo le guance.
-Oh avanti, non può essere davvero così tanto brutto- la consolò Sirius estraendo un fazzoletto dalla tasca e porgendoglielo.
-E tu che ne sai?- esclamò la ragazzina in tono duro, afferrandolo e nascondendoci il viso.
-Scusa- mormorò piano Sirius - Mi stavo solo chiedendo cosa spingesse una bambina a piangere a dirotto in un giorno in cui dovrebbe essere felice-
La ragazzina alzò lo sguardo-Non sto piangendo a dirotto-
Sirius alzò un sopracciglio e fece una smorfia. Lei sospirò- D'accordo. Ma non sono affari tuoi.-
-Si, capisco. -annuì Sirius stringendosi nelle spalle.- Volevo solo essere gentile. E in fondo hai ragione, sono uno sconosciuto per te. - 
Il ragazzo guardò fuori dal finestrino, dove i campi passavano veloci e quasi non faceva in tempo a vederli. L'aria fresca entrava dal finestrino,abbassato per metà.
-Sono Lily Evans - disse d'un tratto la bambina, rompendo il silenzio guardando il ragazzino davanti a lei, che tornò a guardarla a sua volta -Scusami-
-Non importa- disse Sirius agitando una mano - Sono Sirius -
- Sirius?-chiese lei, aspettando che lui dicesse anche il  cognome. Il ragazzo fece una smorfia.
- Black -
-Non ti piace il tuo cognome?-domandò incuriosita Lily, giocherellando con una ciocca di capelli rosso scuro.
-Tu hai i tuoi segreti. Io ho i miei. è giusto, no?- chiese Sirius strizzandole l'occhio con aria complice. Lily annuì un po' contrariata.
-Suppongo di si. Tieni- gli disse, porgendogli il fazzoletto.
Lui scosse la testa, divertito- No,tienilo. E' tuo. Così ti ricorderai di come mi hai conosciuto.-
La ragazzina rise, il viso ancora bagnato dalle lacrime che avevano smesso di cadere.-Grazie-
Sirius si aprì in un sorriso, mostrando i denti bianchi, quello stesso sorriso che avrebbe fatto impazzire migliaia di ragazze a Hogwarts.
Lily gli era simpatica; sembrava così sincera e i suoi occhi verdi avrebbero fatto impazzire chiunque...La porta s'aprì all'improvviso e una voce maschile risuonò nello scompartimento.
- Sono James Potter!-
Sirius si voltò verso il nuovo arrivato e il suo cuore ebbe un tuffo:era il ragazzino di prima, quello con gli occhiali rotondi. Indossava già la divisa della scuola, a differenza loro, e trasportava un grosso baule. Gli angoli della bocca di Sirius s'incurvarono in un sorrisetto.
- Wow, che entrata plateale -ridacchiò e James si unì a lui.
-Vero, eh? Mi sono impegnato per prepararla- disse accasciandosi sul sedile accanto a Lily.
 - Comunque voi come vi chiamate?-
- Sirius Black - rispose Sirius, passandosi una mano tra i capelli corvini. Ora che era seduto di fronte a lui, poteva vederlo meglio. 
Aveva gli occhi color nocciola, nascosti dietro un paio d'occhiali rotondi. I capelli erano neri come i suoi, solo che a differenza sua, che li aveva ben pettinati in un taglio che secondo lui gli davano un'aria sfuggente, lasciando che ogni tanto gli coprissero gli occhi, James Potter aveva dei capelli incredibili.
Incredibili nel vero senso della parola: sparavano in tutte le direzioni, spettinati, come se avesse appena preso la scossa; Sirius s'immaginò la madre del ragazzino che tentava inutilmente di spianare quel disordine. Guardandolo, ora Sirius capiva perchè lo avesse tanto attirato; negli occhi di quel ragazzo, che sembrava così amato e curato e pieno di tutte quelle attenzioni che lui non aveva mai avuto, c'era una luce malandrina, sconosciuta e al contempo stesso famigliare. Anche lui aveva una luce simile nei suoi occhi. 
Una luce che era offuscata dalla malinconia che gli velava le iridi, ma che c'era. Sperava che veramente quel ragazzo gli assomigliasse in qualche modo, perchè quel James Potter gli ispirava inspeigabilmente simpatia e fiducia, senza neppure conoscerlo.
- E tu invece, Rossa? Come ti chiami?- stava chiedendo James a Lily che gli rivolse un'occhiataccia.
-Mi chiamo Lily, non Rossa- disse imbronciandosi e incrociando le braccia al petto, rifiutandosi di guardarlo anche solo di striscio. Gli occhi verdi della ragazza vagarono sul volto di Sirius, come in cerca di un appiglio che però non ottenne: Sirius era troppo immerso nei suoi pensieri per prestarle attenzione, o anche solo per accorgersi che lo stava fissando.
James ridacchiò- Sei di malumore? Lo terrò a mente, comunque-

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James, seduto con quei ragazzi del tutto sconosciuti di cui sapeva solo i nomi, non poteva fare a meno di sentirsi a suo agio, a differenza della ragazzina dai capelli rossi al suo fianco che stava seduta rigida come una scopa. Invece il ragazzo di fronte a lui era stravaccato sul sedile e lo stava guardando come se lo stesse studiando, gli occhi appena socchiusi. James si schiarì la gola.
-Allora...è il primo anno anche per voi?-
Sirius Black annuì, guardando poi fuori dal finestrino, un'espressione assorta sul volto, immerso nei suoi pensieri. Lily invece non rispose, ma sembrava rassicurata da qualcosa dietro le spalle di James. Il ragazzo si voltò e alzò un sopracciglio: un ragazzo dai capelli unti, neri e con una lunga appendice nasale, stava avanzando verso di loro, con un sorriso timido sul volto che era rivolto unicamente alla ragazzina.
-Vieni qui, Sev - disse lei, spostandosi contro il finestrino per far spazio tra lei e James.
James si allontanò più del dovuto con un'espressione disgustata; non aveva nessuna intenzione di sfiorare con un solo dito quel "Sev". Con la coda dell'occhio, vide che gli angoli della bocca di Sirius si erano leggermente incurvati verso l'alto in una risata silenziosa, una strana luce famigliare negli occhi grigi. 
Rimase per un po' ad osservarlo, così come Sirius aveva osservato lui poco prima.
Era più alto di lui e aveva una certa aria nobile, come se derivasse da qualche antica Casata, anche se sembrava che al ragazzo non importasse: il maglione che indossava calava mollemente sui jeans, abbigliamento che non si addiceva ad uno snob altezzoso. I capelli del ragazzo, neri come la notte, gli calavano sugli occhi dandogli un'aria distratta e sfuggente, rendendolo attraente anche se già il viso di per sè era molto bello: pallido, con appena del rosa sulle gote e gli occhi grigi vi spiccavano, malinconici. 
E avevano quella luce malandrina che a lungo tempo James aveva cercato negli occhi di qualcun altro. Ma quella luce era offuscata, offuscata dalla malinconia. 
Come mai quel ragazzino aveva uno sguardo simile?
D'un tratto, le parole che quel Sev stava dicendo, gli giunsero alle orecchie.
 -Speriamo che tu sia una Serpeverde...-
James scattò di colpo dal sedile, nel quale era sprofondato senza neanche accorgersene.
- Serpeverde? E chi vuole finire a Serpeverde? Io penso che me ne andrei, tu?-chiese a Sirius che fece una smorfia.
-Tutta la mia famiglia è stata a Serpeverde - disse in tono mesto.

Idiota, è un Black,no? I Black sono Serpeverde da sempre! pensò James, mentre la delusione cominciava a colpirlo; pensava di aver trovato un amico che sarebbe finito nella sua Casa.
-Cavolo! E dire che ti credevo uno a posto!-
Sirius incredibilmente ghignò e gli occhi si accesero per una frazione di secondo - Forse io romperò la tradizione- disse portandosi le mani dietro la testa sorridendo a James, in un tono che sapeva di sfida. -Tu dove vorresti andare se potessi scegliere?-
James alzò un braccio, come se brandisse una spada- Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore come mio padre-
Quel Sev fece uno strano verso, come se stesse ridendo sprezzante e soffocando. James si girò verso di lui, trattenendo la voglia di prenderlo a pugni su quella brutta faccia; non gli ispirava per niente simpatia.
-C'è qualche problema?-chiese perplesso James, inarcando un sopracciglio.
-Beh, se preferisci i muscoli al cervello..-disse con voce velenosa. Acida. James la odiò subito.
- E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?-chiese Sirius sorridendo angelicamente.
James scoppiò a ridere, mentre la ragazzina, Lily, si alzava disgustata, guardando in cagnesco sia Sirius che James. 
-Oh, andiamo via Severus - disse scavalcando le gambe di James che arrivavano a toccare il sedile di fronte, seguita dal ragazzo dai capelli unti.
- Ooooooooh - la scimmiottò James con voce acuta, in una perfetta imitazione di una bambina di cinque anni.
-Ci si vede, Mocciosus! - gridò Sirius prima che Severus scivolasse fuori dallo scompartimento, ma il ragazzo dai capelli unti non ribattè, anche se chiuse la porta con un po' troppa violenza, tanto che i pannelli di vetro caddero fragorosamente a terra. James li guardò stralunato, prima di scoppiare a ridere ed estrarre la bacchetta, cercando di imitare il movimento che aveva visto compiere da suo padre ogni volta che in casa Potter si rompeva qualcosa. - Reparo -
Alcuni frammenti tornarono al loro posto mentre altri rimasero sospesi per una frazione di secondo prima di cadare a terra e rompersi in pezzi più piccoli. 

James si schiarì la voce, imbarazzato. -Ehm... una volta mi veniva  bene.- tentò debolmente. Sirius scoppiò in una risata simile ad un latrato.
-Raccontala a qualcun altro, Potter.-
-Prova a fare di meglio, Black- scherzò James, riponendo la bacchetta nella tasca della divisa, ma corrugò la fronte quando Sirius s'incupì. -Che c'è? Ho detto qualcosa di sbagliato?-
-No...solo che...Preferirei che mi chiamassi Sirius, ecco tutto - disse alzando le spalle e rilassandosi. -Non vai d'accordo con i tuoi genitori?- insistette James.
Sirius lo guardò e il ragazzo si sentì arrossire.
 - Scusa, è solo che ti ho visto in stazione...-
-Non vado d'accordo con loro praticamente su niente- rispose Sirius abbassando lo sguardo e prendendo a giocherellare con un filo del maglione. - Ma non importa-
James annuì conciliante, per poi sorridere- Beh, in che Casa vorresti finire? Non me lo hai detto-
Sirius parve sollevato che avesse cambiato discorso.
 - Grifondoro. Sarebbe il massimo, farebbe strillare quella vecchia megera per settimane...E poi, Serpeverde non fa per me-
James capì che con vecchia megera intendeva sua madre e si meravigliò del poco rispetto che Sirius sembrava mostrarle, anche se si chiese che cosa avesse potuto combinare Walburga Black per farsi odiare così da suo figlio.
-Ti stai chiedendo perchè mia madre strillerebbe o perchè l'ho appena chiamata vecchia megera?- domandò Sirius con un sorriso, come se gli avesse letto nel pensiero.
-Entrambi - rispose James stringendosi nelle spalle- Ma se non vuoi dirmelo capisco, ci conosciamo da qualche minuto-
Sirius annuì e rimase per un attimo in silenzio, come per rifletterci su.
Poi cominciò a parlare così velocemente che James si dovette concentrare per capire. -Mia madre vuole che finisca in Serpeverde perchè sono un Black e in quanto tale dovrei avere come hobby la caccia ai Babbani e lo sterminio dei Mezzosangue- Il tono di disgusto con cui lo disse fece irrigidire James.
-Ma non me ne frega un accidente. E' proprio per questo che non andiamo d'accordo. Se finissi in un'altra Casa e in particolar modo a Grifondoro, darebbe di matto. Peccato che mi perderò la scena.- Sirius ridacchiò.
James lo guardò ad occhi sgranati mentre la sua mente lavorava freneticamente -Tu non odi i Babbani?-
-Giocare con loro mi procurava una miriade di punizioni -rispose Sirius, incrociando le braccia al petto assumendo un'aria noncurante.
-E non trovi differenza tra Mezzosangue e Purosangue?-
-No- disse lui, guardandolo.-Ma tutta la mia famiglia si. -
 Ora sembrava incerto, come se avesse paura che James non gli rivolgesse più la parola solo perchè aveva una famiglia di squilibrati.
-Non importa, chiunque ha il fegato per affrontare tutta la famiglia da solo, è a posto per me- sorrise James rassicurante.

Non aveva più dubbi: Sirius Black sarebbe stato il suo migliore amico.




Angolo dell' Autrice sclerata che ha appena avuto un principio di infarto-depressione-pazzia-euforia-istinto omicida- fluffuoseria(?) e non continua più e vi lascia in pace- per Glee.

Allors, miei Minions!(si sente Misha Collins) No, sbagliato fandom. Pardon. Rigiriamo.

Hola, Potterheads u.u Alloooooora ve l'ho detto che il capitolo sarebbe diventato più lungo,no ? Ecco qui u.u Non era mia intenzione pubblicare stasera, ma una recensione (Si parlo della tua, Nene Malandrina) mi ha fatto venir voglia di pubblicare u.u Così eccolo qui.
Allora.. per Sirius e James... diciamo che ho voluto farli incontrare subito e instaurare già una fiducia strana dato che si sono appena conosciuti, ma ehi! sono i migliori amici migliori(?) di tutti i tempi, è ovvio che ci sia da subito un'intesa u.u  Quindi don't worry, Sirius non sarà così aperto con tutti. James è l'esclusiva u.u Perchè è James.
Vabbè non mi perdo in commenti e lascio commentare voi :D
Io me ne torno al mio angolino ad avere crisi strane sulla 4x15 di Glee- altra- mia- fissa. D:
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito o messo questa storia tra le prefeite/seguite:D Siete i Benvenuti u.u
Free kiss( Dementer )... o.O
Malandrina 95
   
 
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