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Autore: Son Kla    24/09/2007    1 recensioni
Sottile è il confine tra amore e egoismo. Spesso qualunque scelta è sbagliata, ma il loro cammino sembra non doversi dividere. GokuxOC
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Kogaiji, Sha Gojio, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi… mi scuso perché ho messo due volte la recensione di risposta

Eccomi… mi scuso perché ho messo due volte la recensione di risposta! Ho il cervello in pappa! Ogni modo, non trovo altro modo per comunicare con chiyo e quindi mi sono trovata costretta a mettere il mio sproloquio, e per di più due volte perché sono distratta! Vabbè… finalmente qui ritroviamo i nostri quattro amici… e per stavolta ci vediamo loro soltanto! Ovviamente la narrazione passa in terza persona! Un saluto a temmuz e chiyo!

Capitolo 3

Avevano già attraversato un paio di villaggi, ma non di più. Il loro viaggio proseguiva lentamente, adesso che Goku non dava grandi segni di reazione, adesso che era spento e triste tutto il giorno. E mangiava a malapena, cosa che preoccupava non poco i suoi compagni di viaggio. Lottava con ferocia, quando arrivava qualche demone ad attaccarli come al solito. Li combatteva con rabbia mai vista prima dagli altri, e sembrava massacrarli come se avesse sotto le mani quei maledetti sicari che avevano ucciso lei poco tempo prima. Qualche volta, pareva che smembrandoli piangesse… ma dopo aver compiuto la sua ennesima vendetta, subito si allontanava, e non c’era verso di rivederlo se non quando lui stesso decideva di tornare. E nel momento in cui faceva ritorno, nel suo volto era tornata l’apatia che da giorni ormai regnava sul suo viso. Né tristezza, né rabbia… solo apatia. Non sembrava nemmeno più lui. Come se i giorni passassero con il solo scopo di portarlo alla morte. E gli altri ragazzi non riuscivano a farlo sorridere, non riuscivano a farlo parlare, a malapena riuscivano a farlo mangiare. Chissà se dormiva. Ma il suo viso era sempre più sciupato, le sue guance più incavate, e il suo sguardo più spento: quell’ oro che brillava nei suoi occhi, non sembrava affatto sgargiante. Perché nei suoi occhi non si rifletteva più tutta la gioia che provava, perché nessuno più riusciva a far brillare i suoi occhi quando faceva uno dei suoi soliti sorrisi. Si stava ammalando, sembrava stesse lentamente spegnendosi, e nessuno dei tre riusciva a far niente per impedirlo. Non provarono nemmeno a parlargli. Qualche volta, quando lui spariva per andare chissà dove a invocare perdono a quella ragazza che gli era stata strappata con forza, gli altri tre si chiesero cosa mai avrebbero dovuto fare.

“Gli passerà…”

“Ma… ma come puoi dire questo??? Lo sai anche tu che non gli passerà un bel niente! Si sta ammazzando quella stupida scimmia!!!

“Gojyo calmati…” Hakkai cercò di impedire che scattasse la scintilla tra il monaco e il mezzo demone “ … dovremmo parlare con lui… tuttavia… ho la spiacevole impressione che sarebbe perfettamente inutile…”

“Non risponderà mai…” il monaco soffiò fuori un po' di fumo aspirato poco prima dalla sigaretta.

Tsk! Siamo qui a lamentarci che la scimmia non parla! Chi l’avrebbe mai detto!”

Gojyo andò alla finestra e si accese una sigaretta, Sanzo aprì il giornale e Hakkai si alzò per andare a prendere del tè. Non riuscivano nemmeno loro ad affrontare l’argomento, e questa fu la conversazione più lunga che riuscirono a fare sulla questione. Forse non riuscivano nemmeno loro a parlarne perché sapevano di essere la causa di tutto ciò. Cosa avrebbero mai potuto dire al loro giovane amico? Non era la morte, né il destino infame ad avergli strappato quella ragazza dalle braccia. Erano stati loro, chi architettando la scena, chi tacendo la verità, e macchiandosi della terribile colpa di complicità. Se mai avesse scoperto la verità, li avrebbe maledetti tutti quanti. E poi loro sapevano, sapevano bene ciò che si provava in quella situazione, loro che avevano avuto la vita rovinata da una situazione del genere, e l’avevano direttamente o indirettamente inflitta al più giovane del gruppo, con la sola scusa che così non avrebbe sofferto se mai fosse capitato davvero. Era un discorso terribilmente stupido e insensato, se ne rendevano conto. Per questo, non sapevano proprio cosa dirgli, e non sapevano nemmeno spiegarsi come diamine gli fosse balenata per la mente un’idea tanto idiota. Gojyo si chiedeva perché diamine non avesse impedito che lei venisse allontanata; Hakkai si tormentava perché quella notte invece di dirle di aspettare Goku, non le aveva detto di tornare ad abbracciarlo forte; Sanzo impassibile al suo stesso orgoglio, non si domandava più se quella fosse stata la scelta giusta, perché sapeva bene che la risposta era totalmente e impietosamente negativa. Era vero, che Goku avrebbe sofferto terribilmente la sua mancanza, se mai le fosse accaduto qualcosa… era vero perché lo vedevano perfettamente adesso. Ma c’era bisogno di vederlo per saperlo? E portarlo ugualmente a quel dolore anche se poteva non averlo mai provato, che razza di utilità poteva mai avere? Era difficile ammetterlo… era difficile per tutti e tre ammettere che quella piccola e stupida scimmia era cresciuta, e che adesso aveva qualcuno a cui appartenere, qualcuno da difendere. Gli amici di cui si fidava ciecamente l’avevano già avuta una persona così, e l’avevano già persa. Forse volevano proteggerlo. Ma proteggerlo… a un prezzo troppo alto. Proteggerlo, quasi con un pizzico di egoismo. Proteggerlo, con la follia del dolore che li aveva completamente accecati. Tutti e tre. Ma se ne erano accorti tardi, e adesso non sapevano proprio cosa fare. Potevano anche raccontargli tutto, e riportarlo indietro. Ma tacendosi l’un l’altro questi pensieri comuni, continuavano a vivere giorno dopo giorno senza che nessuno osasse provare anche solo ad accennare all’idea di dirgli tutta la verità. E poi, sia Hakkai che Gojyo sapevano bene che se Sanzo aveva preso quella decisione, niente e nessuno avrebbe potuto farlo tornare sui suoi passi. E Sanzo, non aveva la minima intenzione di ammettere la sua colpa. Ancora non si erano resi conto di come quella fiamma potesse davvero spengersi del tutto, e nell’omertà di una vergogna senza precedenti, proseguivano in quella pietosa recita sperando che il giorno dopo ricomparisse un sorriso su quel viso dai lineamenti delicati. Speranze che si perdevano nel vuoto ogni minuto che passava. Erano arrivati ad un altro villaggio, poco lontano dal precedente sul quale erano stati costretti a fermarsi un po' di più visto che i primi giorni erano stati devastanti, e il giovane Goku si rifiutava perfino di alzarsi dal letto. Trovata una locanda, avevano deciso di riposarsi quella notte.

“Bisogna che vada a cercare qualcosa da mangiare… Goku vieni con me?” almeno, Hakkai continuava a provarci. Non ottenne risposta.

“Ti è stata fatta una domanda stupido!!!” e urlando Sanzo si alzò di scatto facendo cadere la sedia. Ma gli unici a sobbalzare appena per il fragore furono solo Hakkai e Gojyo. Goku non spostò lo sguardo dal punto indefinito del soffitto che stava continuando a fissare, sdraiato sul letto dove si era gettato appena salito in camera.

“Fa niente Sanzo…”

E smettila una buona volta! Vedi di farla finita con questo atteggiamento!!! Sembra che sia successo solo a te!!! E nemmeno fosse chissà chi! Mi viene voglia di ammazzarti!!!

Goku mosse lentamente il viso fino a incrociare col suo sguardo apatico gli occhi viola di chi lo stava attaccando “Non sto aspettando altro”

Il biondo monaco estrasse di scatto la pistola dalla manica, sempre più agitato si avvicinò con passo spedito al ragazzino puntandogli l’arma alla testa. Goku non si mosse, e non mosse il suo sguardo freddo che più di tutto, più delle parole, pungeva l’animo di Sanzo. Gojyo e Hakkai si intromisero subito, il primo bloccandolo, il secondo parandoglisi davanti e cercando di farlo ragionare. Ma fu Goku, che come non faceva più da settimane si mosse con uno scatto, e spingendo quasi con forza eccessiva i due demoni che cercavano di difenderlo, si parò davanti a Sanzo, gli prese il polso della mano che stringeva l’arma e la portò alla fronte, facendo aderire il freddo metallo alla sua pelle rosea.

“Spara!!!” urlò disperato.

“Adesso mi stai facendo davvero…”

“Non parlare!!!!!! Stai zitto!!! Stai zitto e sparami!!!!” un urlo sempre più forte, che sicuramente attirò l’attenzione di chiunque passasse davanti alla finestra di quella stanza. Sanzo mise la mano libera su quella di Goku cercando di liberare il polso che il giovane gli bloccava, ma la stretta si fece per risposta sempre più forte. Iniziò allora a dimenarsi, mentre Goku non voleva mollarlo. Alla fine, con una spinta riuscì a liberarsi e Goku sbalzò qualche passo più indietro.

“Sarà bene tu la faccia finita…e alla svelta!!!!” poi senza nemmeno aspettare un istante, si voltò e uscì sbattendo la porta.

“Ci sto provando… a farla finita… ma tu… tu non vuoi sparare…” adesso il tono della sua voce era un bisbiglio rotto dal pianto. Cadde sulle ginocchia, e con il fianco destro si appoggiò ad un letto. E anche quando Hakkai e Gojyo provarono ad avvicinarsi per parlargli, non aprì più bocca. Era tornato a rinchiudersi nel suo silenzio autodistruttivo.

Volevano ripartire, il giorno dopo, ma non ci fu modo di farlo. Goku era sparito, e non si vide per tutto il giorno, finché a sera non tornò alla locanda in silenzio, come se nulla fosse. Si prese la sfuriata di Sanzo, che era più uno sfogo per la preoccupazione che un rimprovero per averli costretti ad aspettarlo, e se la prese senza fiatare; poi a stomaco vuoto si buttò sul letto. Ovviamente, dormì pochissimo. L’essenziale per dare la forza necessaria alle gambe di tirarlo su il giorno seguente. Era però sempre più debole, e la sosta in quel villaggio si prolungò ancora più del previsto nella vana speranza che il giovane compagno si riprendesse un po' e avesse più forza per affrontare i nemici che si sarebbero presentati come sempre nel loro cammino.

Una sera mentre gli altri cenavano lui era uscito, come faceva spesso. Senza nemmeno finire di mangiare, Gojyo andò a cercarlo, e lo trovò nascosto tra alcuni alberi alle porte della una foresta che circondava il villaggio. Accendendosi una sigaretta lo raggiunse e gli si sedette al fianco.

“Vieni a mangiare…”

Ma non ottenne risposta, e non se ne stupì affatto.

Quanto ancora pensi di poter sopravvivere in questo modo, Goku?”

Lo sguardo dorato si mosse lentamente cercando gli occhi vermigli del demone che gli stava accanto.

“Da quando sai il mio nome?”

“Da quando mi sto preoccupando di cosa scrivere sulla tua lapide”

Il volto tornò a posarsi sulle braccia conserte appoggiate alle ginocchia.

“Non ce ne sarà bisogno. Non voglio certo darvi la soddisfazione di sotterrarmi.

“Sei solo una dannata stupida scimmia…” e accompagnò le parole con una nuvola di fumo che fece fuoriuscire con forza dalla bocca. “… quando morirai, io non digiunerò nemmeno una volta per te. Almeno, non lo farò finché non vedrò con i miei occhi il tuo cadavere” attirò di nuovo l’attenzione del ragazzino “…non sia mai che mi salto un buon pasto e poi dopo un po' mi riappari d’improvviso…”

Gli occhi di un giallo prezioso continuavano a guardarlo, e su quel volto da giorni apatico apparve un espressione diversa, un espressione che lo fece per qualche attimo sembrare meno sulla via della morte. Gojyo tirò fuori dalla tasca un fagotto, si era portato dietro del pane e del formaggio, che porse con lo sguardo distratto a Goku. Sentì il peso nella sua mano scivolare via, poi il rumore della carta che si schiudeva per mostrare il contenuto. Ma già lo sapeva, Goku, cosa gli era stato offerto, e se lo aveva preso c’era solo un motivo. Era ancora rannicchiato. Ma mangiava, piccoli morsi svogliati, lo sguardo più basso possibile, come a vergognarsi di concedersi del cibo, lui che non meritava più niente. E esplorando altrove con lo sguardo, di modo che la sua espressione non fosse visibile, il bel mezzo demone sorrise appena, finendo di fumare la sua sigaretta. Poi si alzò con un respiro profondo.

“Certo, se finora non ho fatto figli è proprio perché non ho voglia di imboccare un moccioso che fa i capricci…non ho voglia di fare il papà anche domani…mettitelo bene in quella zucca vuota!”

E se ne andò, mentre Goku finiva gli ultimi bocconi. Che strano, il sapore del cibo… che strano che non avesse più molto senso, ora che non c’era più con chi dividerlo. Eppure, mangiare gli era sempre piaciuto sopra ogni cosa… ma forse, quello era solo un piacere che risultava da una luce ben più al di sopra del semplice cibo. Gli tornò in mente, che in effetti anche quando era solo e intrappolato nella prigione sulla montagna, prima che arrivasse Sanzo, anche lì lui non mangiava. La prima volta che lui riuscisse a ricordare il suo stomaco brontolare, era proprio poco dopo che Sanzo l’aveva liberato. E anche lottare non aveva più molto senso, non più, ora che non c’era niente da difendere, e niente da dimostrare, nemmeno tutta quella forza di cui andava tanto fiero, perché tutta quella forza non era stata sufficiente a difendere la cosa che aveva di più importante in quel momento.

Aveva finito i bocconi, e non era cambiato niente. Non stava né meglio né peggio… tanto lo stomaco, nemmeno brontolava più… però sapeva che doveva mangiare, se voleva sopravvivere. In realtà, non era nemmeno sicuro di volerlo… però… in quelle parole che poco prima gli aveva rivolto Gojyo, c’era qualcosa che aveva recepito… qualcosa, che lo aveva fatto mangiare. Non riusciva a capire cosa fosse, non ricordava la frase precisa che lo avesse colpito a tal punto da convincerlo ad accettare il fagotto che l’amico gli aveva dato. Ma aveva mangiato. E adesso, quando guardava quel bosco, era come se sentisse una presenza, e un’immagine che poteva spuntare da quelle frasche da un momento all’altro. Eppure, lei certo non poteva più tornare… allora perché aveva quella strana sensazione? Pensò che forse, era solo la pancia piena… non volle torturarsi oltre con speranze aleatorie, e tornò alla locanda.

Il giorno dopo, era festa in paese…quelle solite sagre popolari che spesso incontravano nelle loro soste nei villaggi, e che a lui piacevano tanto. Trotterellava tra i banchetti sorridendo e mugolando per convincere Sanzo a comprargli qualcosa di, a sentire lui, straordinariamente appetitoso. Lo aveva sempre fatto… ma da quando lo faceva con una mano stretta nella sua, con qualcuno che al suo fianco rideva con lui e che con lui condivideva ogni cosa lo stupisse, tutto sembrava diverso, migliore… troppo migliore, tanto che adesso senza quella mano da stringere, tutto ciò non aveva più molto senso. Tuttavia Hakkai riuscì a convincerlo ad andare con loro… e forse, gli fu facile farlo cedere anche grazie a quelle parole di Gojyo della sera prima che ormai anche se non gli rimbombavano più nei pensieri, erano una scia indelebile che aveva dato una piccola inconscia forza al giovane demone.

  
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