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Autore: Britin_Kinney    09/03/2013    1 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 6


Qualche veglia più tardi, Merlin, inginocchiato per terra lavava con esagerata concentrazione il pavimento delle stanze di Artù.
Poi, pulì i due tavoli, il legno del baldacchino, gli armadi, sistemò gli abiti del principe, rifece il letto cambiando le lenzuola e ogni tanto, l'odore del biondo si faceva largo, sgomitando, nei suoi polmoni. Scacciando un enorme senso di malinconia anch'essa, secondo lui, immotivata, Merlin continuò a pulire le stanze dell'erede, ignorando con tutte le forze l'odore di Artù che lo circondava come un aura invisibile ma prepotente.
Nel pomeriggio, un urlo straziante, interruppe il lavoro di Merlin: era stata Morgana ad urlare il nome del fratello. Il panno di lino scivolò dalle sue mani, finendo per terra.
-Artù- gli uscì dalle labbra, come un riflesso incondizionato. Lasciò le stanze del biondo e a metà strada incontrò delle guardie, occupate e trasportare il principe nelle sue stanze.
Merlin, si sistemò in un lato, lasciando libero il passaggio, Gaius, dietro di loro, si affiancò a lui.
-Che cosa gli è successo?- domandò Merlin con il cuore in gola, cercando di nascondere il nervosismo.
-Temo sia caduto da cavallo- ripeté le stesse parole che aveva riferito al re.
-Capisco, ma lady Morgana...-
-Lady Morgana, tende ad ingigantire le cose...- cominciò, ma poi distanziandosi dagli altri, lo afferrò delicatamente da un braccio e gli disse a voce bassa -... Morgana aveva già visto tutto questo. Pensava fosse morto, come d'altronde suggeriva il suo incubo-
-Quindi, Artù...?-
-No, non morirà. Ho curato diverse volte il principe da cose di questo genere. Anche quando era bambino accadeva spesso che cadesse da cavallo- rispose il medico.
-Dunque è fuori pericolo...-
-Sì, Merlin. Non preoccuparti-
-Ho l'impressione che ce l'abbiate con me per qualcosa che non riesco a capire- riflettè il mago, il medico si fermò e lo guardò in viso.
-Se tu fossi andato con lui, tutto questo non sarebbe successo- confessò il motivo per cui era adirato con il protetto -vorrei proprio sapere quale sia stato il problema, poi- disse all'indirizzo di Merlin.
-Nulla, Gaius. Una semplice incomprensione tra padrone e servo- Certo, incomprensione: si chiama così adesso?
-Spero davvero che tu non mi stia mentendo, Merlin-
-No. Certo che no- rispose il figlioccio, chinando il capo.
-Bene. Adesso andiamo a curare il principe-
-Se non vi dispiace, preferirei che ad assistervi sia un altro- a quelle parole, il medico sgranò gli occhi, incredulo.
-Merlin, ma che cosa dici?!- lo riprese l'anziano, afferrandolo per un braccio e scuotendolo.
-Mi dispiace, Gaius- Merlin si congedò, liberandosi dalla sua presa, la mano del medico restò a mezz'aria, mentre il suo proprietario guardava con un certo scetticismo il moro che si allontanava.
Avrebbe giurato tutto il contrario ma: era una lacrima, quella sul volto di Merlin?
Merlin, si lasciò andare contro il muro di una delle rientranze dei corridoi, vicino alla porta degli appartamenti di Artù.
Gaius, aveva trovato un rametto, di diametro leggermente spesso, conficcato per metà nel fianco del principe.
-Dannazione...- imprecò -Jasper: mi occorrono delle bende, del miele, ago e filo di seta- elencò.
Il ragazzo annuì e prese quanto gli era stato ordinato di prendere.
Il mago, a capo chino, lasciava cadere lentamente le lacrime che non aveva potuto trattenere; desiderava con tanto ardore essere lì, con lui, tenergli la mano, infondergli affetto... ma qualcosa, lo trascinava giù. Non gli permetteva di entrare in quella stanza.
Gaius, prese le pinze e si preparò ad estrarre il corpo estraneo dal fianco del principe.
Le lacrime di Merlin continuavano a scendere, Gaius continuava a sudare freddo per il timore di danneggiare l'erede al trono e Artù, incurante di quanto dolore avrebbe sentito da lì a qualche istante, se ne stava con gli occhi chiusi. Tra il sogno e la realtà.
Gaius, afferrò tra le pinze l'estremità del rametto e, dopo un istante di esitazione, tirò.
-Aaahh! Merlin!-
Il servo sollevò il capo di scatto al grido del principe e scappò via da lì, lasciandosi alle spalle le urla del principe che invocava disperato e dolorante il suo nome.
Merlin, si fiondò nella sua stanza e affondò il viso nel cuscino, il suo urlo e le sue lacrime così come i suoi singhiozzi furono assorbiti dal cuscino, unico testimone della sua sofferenza.
A tarda sera, il medico entrò nella sua stanza, quando già l'apprendista si era ricomposto.
-Dovresti andare da lui- consigliò e di fronte all'espressione impassibile di Merlin, aggiunse: -continua a chiedere di te-
Merlin sollevò il capo e guardò negli occhi il medico.
-Va'- suggerì infine Gaius, con fare paterno.
Merlin, si alzò in piedi e, senza dire una parola, uscì dalla sua stanza per recarsi in quella di Artù.
Arrivato a destinazione, Merlin, afferrò saldamente la maniglia tra le dita, spinse e prendendo un enorme, profondo respiro, entrò.
Il principe era sdraiato sulla schiena, sotto le coperte. Gli occhi chiusi, l'espressione non proprio tranquilla, le sopracciglia leggermente aggrottate. Il petto si sollevava e abbassava al ritmo del suo respiro, lentamente. Merlin gli si fece vicino senza far rumore. Si sedette sul bordo del letto, cercando di non guardarlo: non ne aveva il coraggio.
Una mano si mosse con lentezza struggente e si posò su quella del mago, abbandonata sulla coperta.
Merlin sobbalzò e si volse a guardare il principe, aveva gli occhi aperti.
-Devo cercare di uccidermi, per avere un tuo sguardo?- domandò, abbassando gli occhi nel punto in cui le loro mani si toccavano.
-Non vi ho chiesto io di cadere da cavallo- ribatté laconico il servo.
-Sono avvezzo ad attirare l'attenzione su di me...- si giustificò -...soprattutto la tua- concluse.
-Non è mettendo in pericolo la vostra vita che avrete il mio interesse-
-Davvero la mia vita non ti interessa, Merlin?- domandò il biondo, sollevando lo sguardo per puntarlo in quello di Merlin.
-Non nel modo in cui voi pensate. Sono un cittadino di Camelot e, come tale, se il principe si ferisce o rischia la vita, mi preoccupo- spiegò, volendo dire tutt'altro.
-Ma io non ti sto parlando del principe, ti sto parlando di Artù- mormorò il principe.
-State parlando, esattamente, della stessa cosa- gli fece presente il servo.
-Errore- lo riprese il biondo -il principe è quello che deve mantere una facciata per guidare il suo popolo e compiacere suo padre, Artù invece è la persona che desidera essere libera, da ogni impegno, da ogni obbligo. Libera di amare qualcuno senza rimpianti, né tanto meno timore-
-Perché mi dite tutte queste cose?- sbottò Merlin, ritraendo la mano da quel contatto.
-Per farti comprendere che...-
-No, no...- lo interrupe il servo, alzandosi in piedi -siete voi che dovete comprendere una differenza più importante di quella che mi avete appena fatta presente: amare qualcuno è molto diverso dal voler desiderare il suo corpo. Quando la gente si ama, si sposa, vive il proprio amore alla luce del sole. E anche se io ricambiassi il vostro sentimento, non ci sarà mai felicità per noi. Mai. Né per me, né per voi. Ci attenderebbero solo dolore e sofferenza. Non arriverà mai il giorno in cui, un servo sposerà il suo re. Mai- buttò fuori Merlin, sfogandosi.
-Non nasconderti dietro queste congetture, Merlin. Tu non mi ami, è questo il problema-
-Il vostro non è amore: è solo desiderio-
-Il mio è amore, diversamente dalla tua indifferenza-
-Come potete dire questo?- domandò Merlin, con le lacrime agli occhi -non vi ho mai abbandonato, sono sempre rimasto qui e vi stimo e...-
-E non mi ami- concluse il principe, guardandolo negli occhi.
-Oh, per l'amor del cielo. Perché non volete capire?- alzò la voce il mago.
-Merlin, la questione è semplice: mi ami oppure no?- domandò a bruciapelo Artù.
Merlin esitò, sentendo gli occhi del principe addosso -...No- rispose, voltandosi.
-Non ti credo- lo smentì il principe.
-E invece è proprio così: non vi amo. Ora, se volete scusarmi, ho altro da fare- non aspettò nemmeno che Artù rispondesse, scappò via, congedandosi da lui.
Una parte di lui era decisa a rassegnarsi con il suo servo, mentre l'altra gridava: Mente, ti ama più di qualsiasi altra cosa al mondo, come tu ami lui.
Che servisse la gelosia? Sì, doveva essere così, di certo!
Ah, caro principe, non vi arrendete mai!
  
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