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Autore: Norgor    09/03/2013    9 recensioni
"Il silenzio regna sovrano nella mia mente, ma il respiro mozzo e irregolare mi costringe a soffrire lentamente il dolore che attraversa il mio corpo. Avverto qualcosa premere fortemente sulla mia testa, i colori attorno a me risultano sempre più offuscati e indistinti. Vorrei parlare, ma dalla mia bocca fuoriesce solamente un lamento strozzato. Non percepisco più le braccia, le gambe non rispondono più ai comandi. Sono esausto, sono solo, e sto morendo. Lo capisco dalla stanchezza opprimente, dalla sofferenza lancinante che mi attraversa. Sto morendo, o forse sono già morto. Oramai il dolore è talmente forte che non lo avverto più, riesco a sentire solamente un leggero fastidio poco insistente. Ho paura di chiudere gli occhi, perché temo che non li riaprirò più".
[Raccolta di One-Shots dedicata a personaggi morti nella saga, degni di essere ricordati]
*Finnick: Hybrids and roses smell.
*Clove: It was only a stone.
*Foxface: Nightlock in the dark.
*Rue: My life in a four-notes song.
*Primrose: They aren't parachutes.
*Cato: Born to kill, dead breaking lives.
*Marvel: Death caught me unprepared.
*Glimmer: Shine like a broken diamond.
*Cinna: The chains of my soul.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Clove: It was only a stone.

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Sollevo da terra lo sguardo freddo giusto in tempo per vedere un lieve chiarore diffondersi nell’aria, invadendo lo spiazzo di terra dove io e Cato siamo nascosti. Lentamente ripongo i coltelli nel mantello e mi volto verso il mio alleato, che con sguardo vigile e attento scruta l’orizzonte. Riesco a vedere l’eccitazione nei suoi occhi, e questo non fa che accrescere la mia impazienza. Dove sono gli zainetti di cui parlava Claudius Templesmith? Quando inizia il festino? Cerco di sembrare indifferente, ma l’idea di un massacro di prima mattina mi riempie di sadica felicità.
Sussulto quando avverto la presa salda di Cato, che da dietro mi cinge i fianchi con una stretta ferrea. In quel semplice e veloce gesto sono presenti tutti i sentimenti, tutte le emozioni che provo per lui, ma che al contempo vorrei non provare. Perché io sono un’assassina, legarmi a qualcuno non fa parte dei miei piani. Io sono sempre stata bene da sola, ma in questo momento il suo profumo non mi rende molto chiare le idee. Non so cos’è lui per me, né so cosa sono io per lui. E non mi importa. In questo punto del Giochi non mi deve importare. Continuo la mia sceneggiata dell’indifferenza, unica maschera che mi permette di andare avanti, e fremo impaziente. Ma per quanto aguzzi la vista, non scorgo nemmeno l’ombra di un Tributo nelle vicinanze.
Sospiro con violenza, preparandomi all’inizio del bagno di sangue, quando il mio pensiero ricade improvvisamente sulla ragazza in fiamme. Mi immagino mentre le stringo il collo e le spezzo la trachea in mille piccoli pezzi, oppure mentre le prendo gli occhi e glieli estraggo come fossero biglie. Finora ha causato fin troppo problemi, deve essere eliminata. E la soddisfazione di mettere fine alla sua vita deve essere solo mia, guai se Cato prova solo a torcerle un capello. Lei sarà la mia prossima vittima, solo mia. Ha ucciso Glimmer, quell’ochetta sbruffona che comunque era mia alleata, ma ha ucciso anche Marvel, e questo è il motivo principale per cui entro pochi istanti il mio coltello incontrerà la sua faccia.
Il mio istinto animalesco fiuta qualcosa di nuovo, e prima che gli zainetti si sollevino da terra il mio sguardo è già puntato verso la Cornucopia. Una scia dorata illumina la tavolata che mi si presenta davanti. I numeri 2, 5, 11 e 12 scintillano sopra gli zaini scuri, accrescendo il mio desiderio di iniziare a correre. L’aria sembra essersi fermata, ogni minimo suono è scomparso. Solamente il mio respiro si è fatto più rumoroso, segno che la predatrice che abita in me si sta risvegliando. Ma prima che riesca a prendere qualsiasi decisione, un’ombra di bagliori rossastri cattura la mia attenzione, e riesco a scorgere Faccia di Volpe solamente quando ormai ha raggiunto il suo obbiettivo ed è fuggita attraverso il bosco. Rimango paralizzata, sorpresa, ed è inutile nascondere che non me l’aspettavo. Non lo vedo, ma riesco a capire che anche il mio alleato non ha reagito diversamente. Per qualche secondo la mia vista si offusca e la mia mente si svuota, ma appena scorgo la treccia inconfondibile della ragazza di fuoco saettare verso la piana, non esito a gettarmi all’inseguimento. Siamo parecchio distanti, ma sono sicura di essere molto più veloce di lei e in condizioni fisiche migliori. Infatti non fatico molto a tenerle testa.
Sospiro rumorosamente, non vedendo l’ora di fare di lei un cadavere. Improvvisamente, un rumore secco mi avvisa che la mia preda non è molto lontana, e presa dall’euforia non esito a correre verso di lei con tutto il fiato che ho in corpo. Ora il vento mi sferza violentemente contro la faccia, come cercando di impedire quello che ho intenzione di fare, ma ormai la mia vittima è talmente vicina che anche ad occhi chiusi non mancherei il bersaglio. Afferro il coltello più affilato che trovo e lo lancio con tutta la forza e la precisione di cui dispongo, ma la mia avversaria ha i riflessi pronti e riesce ad evitare gran parte del colpo, rimediandosi solamente un lieve taglio sulla fronte. Fremo di agitazione, mi getto pesantemente verso di lei e Katniss si ritrova a terra prima che possa capire cosa stia succedendo. Sorrido sadica, assaporando la momentanea sensazione di vittoria che si è impossessata di me. Lentamente la faccio voltare, perché voglio vedere la paura nei suoi occhi prima di ucciderla. Ma non vi trovo paura. Trovo solo rabbia e disgusto. E questo mi da fastidio. Decido, allora, di indebolirla con le parole, voglio che muoia nel peggiore dei modi possibili. La schernisco e mi prendo gioco di lei, di quel Ragazzo Innamorato, e della sua alleata appiccicosa dell’undici. La minaccio con l’arma a portata di mano e faccio il tutto molto lentamente, perché voglio concederle una morte lunga e dolorosa. So che Cato mi copre le spalle, quindi mi sento libera di finire il mio lavoro una volta per tutte. Ci strattoniamo, lei tenta di liberarsi ma io sono molto più robusta e non mi muovo di un centimetro. Ormai è spacciata, sembra averlo capito anche lei. La mia presa intorno alla sua gola si fa più stretta e rigida, mentre avverto il suo respiro farsi più debole e annaspante.
Ma proprio mentre sono assolutamente convinta della mia vittoria, noto uno sguardo di speranza riflesso negli occhi della mia vittima, e prima che possa rendermi conto di quello che succede, avverto una presa salda avvolgermi a sé. Improvvisamente mi sento più vulnerabile di un sacco di patate, fra le braccia enormi di quello che riconosco come il Tributo maschio del Distretto Undici, ma che dalle dimensioni potrebbe apparire anche come un muro massiccio. La botta alla testa mi manda in confusione, ma appena sento il freddo metallo scontrarsi con la mia guancia, comprendo che Thresh mi ha appena gettato addosso al corno dorato della Cornucopia. Sento qualcosa spezzarsi all’interno del mio corpo, ma tutto è accaduto ad una velocità troppo elevata per esserne sicura. Mi sforzo di parlare, ma anche solamente i sussurri richiedono uno sforzo oltre l’immaginabile. Tuttavia, sono abbastanza cosciente per capire che la mia preda è ormai lontana e al sicuro, e l’unica cosa che in questo momento mi viene in mente di fare, è chiamare il nome di Cato con tutta la forza che mi è rimasta.
Troppo tardi capisco che questo è stato l’errore più grave, lo sbaglio che ha decretato la fine dei miei giorni. Solamente quando ricevo un altro colpo ben assestato, capisco che sto gridando con tutto il fiato che ho ancora. Sento la mia mente svuotarsi, e i miei sensi abbandonarmi per sempre. Non posso muovermi, quindi non mi resta altra scelta che soffrire in silenzio. Ma dove sei, Cato? Perché non sei qui a proteggermi come hai sempre fatto? Cosa te lo sta impedendo?
Ad un tratto, una pietra appuntita va a sbattere contro il mio cranio, mi infligge il colpo di grazia. Io sono immobile e avverto la testa spezzarsi letteralmente in due. Sento il sapore del sangue che mi cola dalla ferita e mi finisce in bocca, ma qualcosa dentro di me mi avverte che il peggio deve ancora venire. Mi accascio a terra, mentre un altro colpo mi arriva al cervello, e ora so che tutto è perduto, perché non sento definitivamente più nulla. Ed è in questo momento, ad un passo dalla morte, che ripenso agli errori che ho commesso in vita. Vorrei scusarmi con i miei genitori, per non essere stata la figlia che hanno sempre desiderato, e vorrei scusarmi con Cato, perché sarei dovuta rimanere con lui fino alla fine, ma l’unica cosa che mi riesce in questo momento è piangere.  
Non so se ho mai pianto in vita mia, e se l’ho fatto è stato tanto tempo fa che non ne ho memoria. Ma ora piango perché è l’unico modo che mi è rimasto per esprimere le mie emozioni e per dire a Cato ciò che la bocca non è più in grado di fare. Sento la vita scivolarmi via come un soffio di vento, e io resto definitivamente immobile, ad occhi sbarrati, rimpiangendo ciò che in vita non ho avuto l’opportunità di fare.
Lacrime amare mi cadono sul naso, e dopo qualche secondo capisco che non sono mie. Cato è arrivato, ma io non riesco a vederlo, perché il buio mi ha intrappolata. Se mi sta abbracciando, non lo capisco. Se mi sta parlando, non lo percepisco. Solo di una cosa sono sicura. In ogni caso, lui sarebbe rimasto con me fino alla fine. E allora, io me ne vado da questo mondo con il sorriso sulle labbra. 

Angolo autore: 
Rieccomi con la seconda one-shot dedicata a Clove ** Spero sia di vostro gradimento xD Grazie infinite ai lettori silenziosi, ai recensori e a chi ha messo la storia fra le seguite/ricordate/preferite <3 Vorrei fare un appello a coloro a cui solitamente recensisco le storie. Scusate se in questo periodo sono stato assente, ma vi prometto che farò il possibile per riattivarmi come recensore il prima possibile ;) Voglio tante recensioni xD Ok, detto questo, alla prossima!! u.u
   
 
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