NOTA: devo scusarmi tanto con voi, ho avuto di nuovo problemi con il computer, mi dispiace moltissimo, spero davvero che questa sia l'ultima volta. Vi lascio con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia!! Adoro chiunque recensisca questa FF perchè amo i vostri commenti!! Mi farebbe tanto piacere riceverne altri, anche critiche!! :D
CHAPTER 31
– CONSTANCE
Passarono i
giorni, eravamo in piena
estate e di Jared ancora nessuna notizia. Dovevo togliermelo dalla
testa, ma
non ce la facevo in nessun modo. Roxy e Marco erano ripartiti e mi
sentivo
piuttosto sola, decisi allora di invitare a casa Shannon, Tomo e Vicki
per
stare tutti insieme e cercare di distrarmi. In realtà stare
vicino a loro mi
faceva pensare al fatto che Jared non fosse lì con noi, ma
loro erano i miei
unici veri amici lì a Los Angeles e poi volevo loro un gran
bene.
Durante la cena, il cellulare di
Shannon squillò e lui disse: - Scusate, chiudo
sub… - si interruppe di colpo
quando vide il display, si alzò di scatto, si
scusò di nuovo e andò in un’altra
stanza. Quando si chiuse la porta alle spalle, mi alzai anche io e mi
misi ad
origliare, con il consenso degli altri presenti.
-Ehi Jay, finalmente!! Perché non
rispondi mai quando ti chiamo? – sentii dire a Shan
dall’altra parte, la sua
voce era preoccupata e tesa.
Silenzio.
-Cosa?! Perché? -
Silenzio.
-Jared…così all’improvviso.. –
Ancora silenzio.
-Sì, certo, gli Echelon ne sarebbero
felicissimi, però… -
Pausa.
-Ok…Ne parlerò con Tomo, va bene? –
Attese la risposta del fratello.
-Comunque secondo me non servirà a
dimenticarla… -
Non riuscii più a sentirlo, forse si
era allontanato di più dalla porta.
Mi spostai da lì e dal mio viso
improvvisamente pallido gli altri a tavola capirono di chi si trattava.
Shannon finì la chiamata e tornò da
noi, il viso apparentemente sorridente che però nascondeva
qualcosa.
-Allora, continuiamo la cena? – disse
tranquillo, come se non fosse successo niente.
Lo guardammo tutti seriamente.
-Sappiamo chi era al telefono…- disse
Tomo, parlando a nome di tutti – Cosa ti ha detto? –
La sua espressione cambiò immediatamente,
si sedette vicino a noi, deglutì forte e
annunciò: - Jared vuole ricominciare
il tour in anticipo, tra un paio di settimane circa… -
-Ma che gli salta in mente?? Dobbiamo
ancora finire tante cose…Perché tutta questa
fretta? – ribatté Tomo.
Shannon aprì la bocca per rispondere,
ma la richiuse, lanciò uno sguardo verso di me e poi a terra.
-…Ok, vedremo cosa possiamo fare per
accontentarlo…Quando Jared si mette in testa una cosa
è quasi impossibile
fargli cambiare idea – concluse il chitarrista.
Dopo cena
andammo a guardare un film
al cinema, poi ci separammo e io e Sophie tornammo a casa. Lei si
sedette sul
divano, appoggiò il mento sulle mani chiuse a pugno, i
gomiti sulle ginocchia,
e mi sembrò triste e pensierosa. Mi misi in ginocchio di
fronte a lei e mimai
con le labbra “Cosa c’è?”
Lei sospirò mestamente. – I Mars
riprenderanno il tour…Dovrei essere felice per loro,
però non riesco a smettere
di pensare che questo vuol dire che non ci vedremo per tanto tempo o
comunque
non così spesso come facciamo adesso… -
Presi il mio cellulare e le scrissi
in un messaggio vuoto “Non è sicuro che
ricominceranno…Tomo ha detto che hanno
ancora tante cose da fare!!”
-Però ha detto anche che non
riusciranno a far cambiare idea a Jay –
Aveva ragione. Mi sentivo in colpa.
Ero il motivo della decisione di Jared…
Quella notte andai a letto con un
grande vuoto dentro di me e un peso sullo stomaco che mi impedirono di
dormire
sonni tranquilli.
La mattina dopo qualcuno bussò alla
porta. Mi alzai del letto, mi misi a posto i capelli, mi guardai di
sfuggita
allo specchio del bagno per evitare di sembrare uno zombie e poi andai
ad
aprire. Mi trovai davanti una donna di mezza età, con i
capelli ormai quasi
bianchi, con gli occhi chiari, un sorriso meraviglioso.
-Buongiorno! – disse lei.
Come avrei potuto risponderle? Non
potevo parlare!
Mimai con le labbra un “Buongiorno”,
anche se purtroppo non ne uscì alcun suono.
-Tranquilla, cara, so cosa ti è
accaduto, non ti sforzare. So anche che non mi conosci, ma per questo
rimedieremo
subito! Piacere, sono Constance Leto -
Mi strinse la mano mentre io
spalancavo gli occhi per lo stupore sentendo quel cognome.
Feci un ampio gesto con la mano per
invitarla ad entrare.
-Oh, grazie! Avevano ragione i mei
figli, sei molto gentile -
Entrò e le feci cenno di aspettare un
attimo. Andai a svegliare Sophie e le scrissi velocemente sul cellulare
“C’è di
là Constance, la mamma di Jared e Shannon, devi aiutarmi a
parlare con lei, non
posso scriverle solo messaggi!”
In seguito corsi a cambiarmi (ero in
pigiama!) mentre mia sorella faceva lo stesso e poi andammo in salotto
dove
Constance stava attendendo sorridente su una sedia nel salotto.
-Scusaci il ritardo – esordì mia
sorella.
-Non vi preoccupate. Tu devi essere
Sophie –
Lei annuì.
-Jared e Shannon mi hanno parlato
molto di voi – continuò la donna.
Io guardai mia sorella e le feci un
cenno col capo per incitarla a cominciare le domande che le avevo
scritto in fretta
e furia prima sul cellulare
-Ehm…Ecco…Annie voleva sapere cosa
aveva detto Jared su di lei… -
Constance mi guardò negli occhi. Mi
ricordava così tanto suo figlio…
-Annie, quando tu e Jared vi siete
fidanzati, quella stessa sera lui è venuto da me. Era
felicissimo, fuori di sé,
i suoi occhi splendevano, non l’avevo mai visto
così. Mi ha detto che sei una
persona fantastica, dolce, gentile, che non desiderava altro che stare
con te.
Poi mi ha chiamato dopo la notte del tuo incidente e mi ha raccontato
tutto
quello che era successo, piangeva, mi disse che si era ubriacato e non
era
riuscito più a pensare lucidamente. Aveva deciso di andare a
New York per non
farti soffrire con la sua presenza ed è stato malissimo per
così tanti
giorni…Ho deciso di venire qui di mia spontanea
volontà, ho chiesto a Shannon
dove abitassi e lui mi ha dato tutte le indicazioni, e questo per dirti
che
vorrei che tu capissi che Jared ti ama ancora, moltissimo. E
poi…Tutti hanno
diritto ad una seconda possibilità, no? –
Finì il suo discorso e io rimasi in
silenzio, anche perché non avrei potuto fare altrimenti,
purtroppo. Constance
aveva gli occhi lucidi, si capiva che teneva moltissimo a suo figlio e
che
soffriva se lui stava male. Mi guardò ansiosa, attendendo la
mia risposta.
Mi alzai e feci un gesto indicando la
cucina; sarei andata lì per riflettere un attimo. Non sapevo
cosa pensare di
Jared, mi mancava tantissimo, ma per quanto io cercassi di ricordare
solo i
momenti meravigliosi passati insieme, non riuscivo a dimenticare quella
donna,
Cameron, e quella maledetta scena di lei e Jared mezzi svestiti. Se non
fossi
entrata io, cosa sarebbe successo?! Beh, era ovvio. Ma io
l’avrei mai scoperto?
Avrebbe mai avuto il coraggio di dirmelo? Questo pensiero mi fece
rabbrividire.
No, non dovevo pensare a questo. Mi venne in mente il nostro primo
incontro,
quando ci scontrammo in montagna, era stato il destino a farci
incontrare,
avevamo litigato ma io ero rimasta affascinata da quegli occhi glaciali
fin dal
primo istante; il secondo incontro, quando io dovevo sostenere il
provino ed
ero arrivata in ritardo anche per colpa sua; la sera del ballo e della
pace; la
notte del nostro primo bacio…Quante emozioni…E
poi il giro in barca e
infine…Beh, la nostra prima volta. C’era qualcosa
di magico in tutti quei
momenti ed ebbi un enorme impulso di volerlo tra le mie braccia,
proprio in
quell’istante.
Basta. Dovevo rivederlo. E
soprattutto, perdonarlo. Aveva ragione Constance, tutti avevano diritto
ad una
seconda possibilità.
Tornai in salotto e indicai a mia
sorella una domanda che le avevo scritto sul foglio quando era arrivata
la
donna. Sophie le domandò timorosa: -
…Dov’è adesso Jared? -
Il labbro della
donna prese a tremare. Era
chiaro che fosse combattuta tra il dirmelo e rimanere in silenzio. Alla
fine
fece un forte respiro, chiuse gli occhi e quando li riaprì
mormorò: - New York -
Quel pomeriggio,
dopo che Constance
se ne fu andata e dopo che le promisi che avrei riflettuto su quello
che mi
aveva detto, accompagnai a Sophie da una sua amica, dove avrebbe
passato la
notte. Tornata a casa decisi di continuare un po’ un libro
che avevo iniziato
da qualche settimana, dato che avevo preso una settimana di ferie dal
lavoro al
pub. Mentre leggevo stesa sul mio letto, alla luce soffusa della
lampada del
comodino, pensavo a quanto fossi felice del fatto che mia sorella si
fosse
integrata così nel nuovo ambiente e in così poco
tempo. Parlava un inglese
ottimo, a scuola aveva buoni voti e veniva spesso invitata da alcune
ragazze
della sua classe, soprattutto dalla Echelon che avevamo incontrato
anche al
concerto.
All’improvviso il campanello della
porta squillò e io sussultai per lo spavento. Chi poteva
essere a quell’ora?!