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Autore: carly_0805    09/03/2013    0 recensioni
E' giusto combattere per la propria patria... ma quando questo porta a lasciare la propria famiglia?!
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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gueera 2

5East 83rd street, New York, U.S.A.

Ore 07.00 a.m. Friday

Piccola mia,

mi manchi tanto. Questo paese è pieno di cattiveria, ma sono nato qui e un tempo forse sarebbe piaciuto anche a te. Ci lasciavano liberi di uscire sempre, di giocare quasi tutto il giorno; ovviamente c’era anche un pochino di tempo per studiare! Quindi non lamentarti con la mamma se non ti va di fare i compiti, studia perché è fondamentale la cultura nella vita. La cultura ti rende libera.

La mamma come sta? Le sue cenette ti piacciono o ti manca la mia arte culinaria?

Io non mangio molto qui, per fortuna ho fatto un buon rifornimento prima di salire sull’aereo! Il viaggio è andato bene anche se con qualche turbolenza. Accanto a me c’era una signora anziana che ha tenuto la sua testa poggiata sulla mia spalla e ha dormito per circa due ore! Russando si soffiava il ciuffetto di capelli grigi che teneva sugli occhi. Mi veniva da ridere ma sono riuscito a trattenermi!

Ti ho pensato molto perché sull’aereo c’era un bambino della tua età che viaggiava con il papà. Era così carino, stava buono e tranquillo al suo posto e leggeva un libricino della Disney. Quando mi sono avvicinato a lui abbiamo parlato un pochino e mi ha detto che stava andando a trovare i nonni e dei suoi amici. Gli ho chiesto se quando tornano in America, visto che sono della nostra stessa zona, ci vediamo così avrai un nuovo amico! Gli ho anche dato il mio numero di telefono e quello di casa.

Fai progressi con la chitarrina? Ricorda di non far sporgere il pollice della mano sinistra, è un errore che fai sempre!

Raccontami di te e della mamma.

Tanti baci.

Papà


Jomhouri, Theren, Iran

Ore 04.00 p.m. Friday

Caro papà,

mi manchi tanto. Quando mamma mi ha detto che mi avevi scritto sono corsa da lei per prendere la lettera; non credevo che ti fossi ricordato, lì tu hai molto da fare e non voglio portarti via tempo. Ho controllato il fuso orario, e tu stai otto ore più avanti di me! Hai conosciuto già qualcuno li? Che fai?

Io in questi due giorni ho continuato ad andare a scuola e a fare TUTTI i compiti, visto che ci tieni tanto!

Oggi in classe abbiamo fatto le tabelline! Mi piacciono tanto! Studio ancora anche chitarra e quell’errore pian piano lo sto eliminando! La mamma sta bene e sta migliorando nella cucina, ma i suoi piatti non sono buoni quanto i tuoi! Mi manca la tua pasta allo chef!

Sono contenta che hai conosciuto quella famigliola, così quando torni organizziamo una cena insieme, non vedo l’ora! Nella tua lettera però hai dimenticato di salutare il nostro nuovo arrivato! Jack, il mio cagnolino! Sta bene anche lui ma l’unica cosa che fa è mangiare e dormire! Spero sia normale.

Tanti baci

Tua piccola

guerra 3

5East 83rd Street, New York, U.S.A.

Ore 00.00 Saturday

 

Piccola mia,

mi manchi tanto.

Vorrei scriverti in ogni momento, perché scriverti e pensarti è l’unica cosa che non mi porta mai via il tempo.

Ho ritrovato un vecchio amico e ci stiamo aiutando a vicenda per combattere per la nostra patria! Oggi è stato il mio primo giorno di guerra. Appena svegli, abbiamo preso le armature e abbiamo raggiunto altri nostri alleati. Siamo andati nel luogo di attacco e abbiamo cominciato a lottare.

Per oggi è andato tutto bene.

Sono contento che studi con piacere, e che la mamma sta imparando a cucinare!

Dalle il mio libro di ricette che tengo nella credenza in cucina, quello la aiuterà.

Dai un bacio al cagnolino Jack; tranquilla è normale che mangia e dorme soltanto... L’hai abituato bene!

Tanti baci

                                                                                      Papà

 

 

 Jomhouri 34, Teheran, Iran

Ore 09.00 a.m. Saturday

 

Caro papà,

mi manchi tanto.

Ti scrivo questa lettera dal banco della mia classe. La mia compagna Marty mi chiede in continuazione a chi scrivo ma io non voglio risponderle perché non ho detto a nessuno che mio padre è partito per la guerra. Però vorrei sapere di più. Raccontami cosa fai quando sei in guerra. Come ti senti?

L’insegnante mi ha appena rimproverato perché mi ha visto distratta! Tutta la classe si è girata verso di me e ho avuto paura che la maestra leggesse la mia lettera davanti a tutti. Ma fortunatamente non l’ha fatto. Fatto un grandissimo sospiro di sollievo, ti ricomincio a scrivere della mamma. Mi preoccupa ultimamente. Sta migliorando nel cucinare, ma peggiora nel lavorare!

La sento che parla al telefono con la sorella e le racconta che il suo capo la riprende spesso; ho paura di aver sentito che vuole licenziarsi. Cosa devo fare papà? Aiutami per favore.

Tanti baci

                                                                         Tua piccola


 

5East 83rd Street, New York, U.S.A.

Ore 10.00 p.m. Saturday

 

Piccola mia,

mi manchi tanto.

Non è bello andare in guerra, soprattutto una guerra fatta in modo così crudele, senza ritegno, fatta ad un solo scopo: uccidere. Perché questa guerra non ha altri fini.

Se riesci a salvarti la sera, ringrazi il cielo di essere salvo e la mattina dopo continui a correre gli stessi rischi di morte. Se arrivi vivo al campo di battaglia, senti solo spari, botti, urla. Per le strade corrono i bambini e le donne in cerca di ripari. Nelle case incombe solo paura. Gli uomini scendono per le strade per cercare di uccidere i nemici, alcune donne rimangono a casa con i figli e pregano affinchè vada tutto bene. Ognuno pensa a salvare sé stesso e a distruggere l’altro. Questa non è la guerra che credevo di trovare. Questa guerra è inutile, non ha scopi se non la gioia di uccidere.

Quando io e il mio amico ci avviamo per le strade incappucciati e ben armati, riesco a vedere il disprezzo negli occhi dei bambini lacrimanti. Mi sento un verme. Non voglio uccidere, cosa che fin’ora ancora non ho avuto il coraggio di fare.

Perciò piccola mia, credo che tornerò indietro.

Non preoccuparti per la mamma, so tutto, me ne aveva parlato prima che partissi. Tranquilla, lei non si licenzierà! Andrà tutto bene. Tu non devi fare niente.

Tanti baci

                                                                                           Papà


 

Jomhouri 34, Teheran, Iran

Ore 07.00 a.m. Sunday

 

Caro papà,

mi manchi tanto.

Torni indietro? Qui a casa? Ma volevi combattere per la patria. Non volevi più fuggire. Ma così fuggi di nuovo. Te ne pentirai?

Se torni a casa ora mi farai la bambina più felice del mondo, ma voglio che tu sia felice.

P.S. Sento la mamma singhiozzare ogni notte e quando mi affaccio in silenzio nella sua camera da letto la vedo seduta sul letto con una tua foto in mano.

Se torni, la farai la donna più felice del mondo. Ti ama.

Tanti baci

                                                                                     Tua piccola


 


5East 83rd Street, New York, U.S.A.

Ore 06.00 p.m. Sunday

 

Piccola mia,

mi manchi tanto.

Ho deciso: domani sarà l’ultimo mio giorno di guerra.

Quando l’ho detto al mio amico, lui non poteva crederci e mi ha risposto con le stesse tue parole. Sto scappando ancora.

Non è vero. Ho una famiglia e il mio compito è quella di mantenerla e renderla felice. Se scappo da qui è solo per vostro rispetto. Non posso lasciarvi per uccidere qualcuno.

Qui sembra che tutti provino gioia e soddisfazione a premere il grilletto e vedere il corpo dell’avversario cadere a terra. Magari quell’avversario era il marito di una delle donne che pregava per lui, era padre di un bambino che piangeva e cercava vie di scampo. Qui non ci sono vie di scampo. Devi sparare a chiunque vedi per salvarti. Non voglio che la mia bambina si vergogni del suo papà o che lo accusi di omicidi.

Non farò del male a nessuno. Il mio amico è abituato a sparare e a combattere. Io no, mi sono sempre nascosto dietro di lui e andare avanti così non ha senso.

Tornerò presto. PROMESSO.

P.S. Amo Laura e mi manca tanto.

Tanti baci 

                                                                               Papà



 

Jomhouri 34, Teheran, Iran

Ore 03.00 p.m. Monday

 

Caro papà,

ci manchi tanto.

Sono felice che non farai del male a nessuno.

Ho già detto alla mamma che tornerai qui e siamo entrambe felicissime.

Quando gliel’ho detto, ho visto i suoi occhi blu spenti, colorirsi di celesti, come se avessero una luce, subito dopo si è messa a piangere mantenendo il suo largo sorriso. Ti aspettiamo con ansia. Ti aspetta anche Jack che ha cominciato ad abbaiare e a correre per tutta casa. Almeno adesso fa anche qualcos’altro oltre a mangiare e dormire!

Ma ti sei scordato una cosa: non voglio promesse che non puoi mantenere.

Ti vogliamo bene, qualsiasi cosa succeda, sarai nel nostro cuore.

Tanti baci anche dalla mamma.

                                                                      Tua piccola





5East 83rd Street, New York, U.S.A.

Ore 00.00

 

Piccola mia,

mi manchi tanto.

Ho lasciato nel cassetto della scrivania del mio amico una copia delle lettere che ti ho scritto: la brutta copia.
Ogni volta che leggo le tue lettere mi diventano lucidi gli occhi e ripenso alla nostra casetta. Penso a te che vai a scuola, che giochi con i tuoi amichetti; penso alla mamma che fatica tanto per darti tutto quello che desideri, immagino la mamma che di notte piange per me. Penso a voi ogni secondo della mia vita e ringrazio il cielo per avervi.

Oggi ti avevo detto che sarebbe stato il mio ultimo giorno di guerra.

Lo è stato.

Stavo nel campo di battaglia accanto al mio amico.

Lui sparava e sparava continuamente. Quando l’ho guardato negli occhi ho visto solo voglia di vendetta. Ha avuto una vita piena di dolori e crede che uccidendo chi gli ha fatto del male possa provare qualche soddisfazione. Non credo sia così. Credo piuttosto che le armi siano l’unica cosa che gli è rimasta e deve sfruttarle in qualche modo.

Io invece gli ho salvato la vita.

Ero seduto dietro un enorme pietra e pensavo a voi, l’unica cosa che ho saputo fare in questi giorni. All’improvviso vedo alle sue spalle un uomo che spara uno, poi due e poi tre proiettili. Ho smesso di pensare a voi e ho pensato a lui. Mi sono sentito quei maledetti pezzi di metallo penetrare dritti nel petto.

Il mio amico si è subito voltato e mi ha trascinato correndo il più velocemente possibile nel nostro rifugio. Mi ha medicato fin quando ricordo l’ultima cosa che ho visto: il suo viso; così pieno di vecchiaia, di saggezza, esperienza. Era preoccupato per me, perché ero il suo ultimo “figlio” rimasto.

Piccola mia, questa terra è terra di morte. Non venire mai qui. Nemmeno per vendicarmi. Se ti dicono che stai scappando continua a farlo, perché quando avrai una famiglia, non dovrai pensare al passato, ma al presente. Allora non starai scappando dal passato, ma starai affrontando il futuro.

Ora immagino i tuoi occhi dello stesso colore del cielo, grandi e infiniti come l’universo. So che ti sarà difficile, ma se puoi, non chiudere quegli occhietti, non socchiudere la bocca, non arricciare le sopracciglia. Non bagnarti il viso di lacrime. Non farlo fare nemmeno alla mamma. Siete la mia felicità. Io per voi sarò sempre felice e dovete esserlo anche voi.

P.S. Piccola mia avevi ragione, non farò più promesse che non potrò mantenere d’ora in poi.

Tanti infiniti baci.

                                                            IL VECCHIO AMICO KAMHAL

  
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