“Bentornati
amici
radioascoltatori.
Per
chi
si
fosse
messo
in
ascolto
solo
ora
fornisco
un
breve
riassunto:
siamo
al
PalaBellissimo
di Soliera e
stiamo
seguendo
Castroni Salmo Terme - Unix Selva,
finale
valida
per
la
coppa
Interprovinciale di Pallavolo
‘Bellissimo
cup’.
Io
sono
Francesco
Tigli
e
al
commento
tecnico
Valerio
Sciacchi.
Buonasera
Valerio.”
“Buonasera
Francesco”
“Il
parziale
dei
set
è
2-2
e
nel
quinto
set il
risultato
è
fermo
sul
14-11
per
Selva.
La
partita
sembra
essere conclusa
ma
non è
così, vero
Valerio?”
“
La
partita
è
stata
e
sarà
ancora
emozionante,
posso assicurarvelo.
Dopo
i
due
set
iniziali
a
favore
di
Selva
c'è
stato
il
ribaltone
di
Salmo
Terme
che
ha
recuperato
sotto
la
guida
di
un
eccezionale
capitan
Savori,
inizialmente non schierato per un leggero infortunio.
Il
ripresentarsi di questo lo ha costretto alla panchina a inizio quinto. Salmo
Terme è andato sotto per 13-4 quando mister Guerra ha scelto di rischiarlo nel
finale.
Il
suo
ritorno
è
stato
eccezionale:
sette
punti,
di
cui
due
ace.
Se
mantiene
questi
standard
per
Selva
è
finita.”
“L'allenatore
di
Selva
chiama
il secondo e ultimo timeout
nella
speranza
di
trovare
una
soluzione.”
“I
ragazzi
devono
superare
questa
loro
paura
per
Savori,
altrimenti
quel
che
gli
resta
dell'iniziale
vantaggio
terminerà
presto.”
Gianni
Guerra,
allenatore
del
Salmo,
era
comodamente
seduto
circondato
dai
giocatori.
Rimaneva
in
silenzio,
gli
occhi
chiusi
dietro
le
spesse lenti.
Sorrise
con soddisfazione.
“Non
ho
niente
da
dire.
Continuate
così.”
I
giocatori
si
avvicinarono
al
campo.
Aprì
gli
occhi.
Si
soffermò
sulle
spalle
di
Savori.
Un
giocatore
eccezionale,
un
talento
da
serie
B.
Una
risata
gli
fece
tremolare
l’ampio
ventre. Quello era
un
idiota
senza
paragoni:
quasi
due
ore
per
allacciarsi
una
scarpa
e
diciassette
punti
per
stringere
i
pantaloncini.
Per l’imbarazzo avevano finto un infortunio.
Sospirò.
L'importante
era
la
vittoria finale.
Si
alzò
con
fatica
e
osservò
gli
avversari
ancora
in
conclave.
Maurizio
Marri
era
disperato.
Dalla
panchina
si
era
lacerato la
gola
dalle
urla
e
le
braccia
gli
dolevano
per
i
continui
gesti.
Ad ogni occasione cercava
di
rincuorare
i
ragazzi
secondo
il
carattere
di
ognuno.
Eppure,
dopo gli ultimi punti,
un
velo
di
disperazione
rimaneva
nello
sguardo
dei
giocatori.
Qualcosa
di
simile
turbava
anche
lui:
un
braccio
steso,
un
petto
che
spuntava
periodicamente
oltre
la
rete
.
In
una
parola:
Savori.
Lo
realizzò
e interruppe il discorso.
“Possiamo
fermare
Savori?”
le
teste
vennero
scosse.
Tornò
il
silenzio.
Alzò
lo sguardo sulle tribune. Il pubblico rumoreggiava tra cori di parte e un fondo
di commenti neutri: amici, genitori, sconosciuti e qualche volto noto della
pallavolo stavano per assistere alla
loro disfatta.
Una
spia
prese a
lampeggiare
nel
cervello
a
quel
pensiero.
Un
numero
sorgeva
dalla
nebbia
dei
ricordi:
trentuno.
Qualche secondo dopo trovò il giusto riferimento e la speranza si riaccese in
lui.
Il
fischio
dell'arbitro
richiamò
le
squadre
al
campo.
“Dovete
solo
ricevere
la battuta,
bene
o
male
che
sia.
Dario
– indicò
il
palleggiatore,
un ragazzo magro e allampanato
– quando
ti
arriverà
la
palla
dalla
altissima
in
mezzo
al
campo.
E
urla
trentuno.
Capito?”
“si.”Il
palleggiatore non era molto convinto. Marri lo scosse
per farlo concentrare.
“è
importante.
Ricordalo bene.
Ora
andate”.
I
sei
giocatori
di Selva
si
schierarono
in
campo,
in
attesa
del
pallone.
L'imponente
figura
di
Savori
li
osservava
uno
ad
uno.
L'arbitrò
fischiò
e
Savori
smise
di
palleggiare,
lanciò
la
palla
e
la
colpi
con
il
destro.
Lo
schianto
risuonò
nel
palazzetto.
La
sfera
tracciò
una
elegante
parabola. Come un lampo cadde sulla linea dei tre metri a pochi
centimetri dalle mani del libero. I tifosi applaudirono rompendo il
silenzio.
“Un
altro ace! Che giocatore Savori. Siamo 14-12. La sua
presenza è l'ultimo ostacolo che divide Selva dalla vittoria, un ostacolo
insormontabile. Pare ci sia un cambio per Unix. Aspettiamo di conoscere il
sostituto...”
Giovanni De Lambert, centrale numero 28, si
era avvicinato all'allenatore.
“Dobbiamo
solo ricevere la palla?”
Marri
guardò il giocatore sconvolto. Non era il tipo da fare domande retoriche senza
secondi fini. Annui e rimase in attesa.
“Ho
un'idea. Posso riceverla io quella palla. Mi servono due battute ma posso
farlo.” si fece più vicino “Si fidi di me.”
L’allenatore
trattenne una risata. Come poteva fidarsi di chi contava solo sette presenze in
panchina e oggi vedeva la finale da così vicino solo a causa di dodici
infortuni. Quegli occhi lo guardavano avvolti dalle fiamme di una speranza
incrollabile. Quella ormai estinta nei compagni in campo.
“Va
bene. La palla ci serve alta in mezzo al campo. Chiaro?”
Il
giocatore annuì.
Marri
chiese il cambio. Con la mano chiamò in
panchina Santi, una banda dai capelli fulvi. Tutta la procedura fu seguita in
silenzio. Gli sguardi dei giocatori erano stupefatti o indifferenti. Prima del
nuovo fischio Marri osservò ancora De Lambert. “La mia
carriera è nelle mani di un incapace.”
Savori
palleggiava a bordo campo mentre osservava il nuovo arrivato. Gli era stato
insegnato che le speranze andavano distrutte subito: De Lambert sarebbe stato il
suo prossimo bersaglio. Al fischio lanciò più in alto la palla e la colpì in
salto con la mano aperta. La battuta centrò con violenza il busto di
Giovanni e la palla schizzò
lontano.
“Un
altro ace! 14-13! Questo giocatore è immenso! Cosa ne pensi
Valerio?”
“Penso
il meglio per questo giocatore. Se ci sono degli osservatori in questo
palazzetto, hanno occhi solo per lui. È ...”
“Scusa
se ti interrompo ma sta succedendo qualcosa in campo. Stiamo a
sentire.”
Giovanni
era a un metro dalla rete, il dito puntato verso Savori. Lo stava sfidando apertamente.
“Vediamo
se sei in grado di prendermi in faccia. Per il migliore in campo non ci
dovrebbero essere problemi.” Si dipinse sul volto un'espressione sarcastica. “Ti
rendo anche la vita più facile. Difendo solo io.”
Fece
cenno ai suoi compagni di liberare il campo. Loro cercarono una risposta
nell'allenatore. Lui annui e li invitò a mettersi ai lati del
campo.
Il
capitano e l'allenatore di Salmo Terme protestavano: uno direttamente e l'altro
con gesti carichi di stupore. Chiedevano ammonizioni o altri provvedimenti ma
l'arbitro fu irremovibile e fece riprendere la partita. Il brusio si spense in
tutto il palazzettò.
Savori sorrise e
colpì in salto. La palla roteò in aria qualche secondo e si abbatté sul volto di
Giovanni.
Giovanni
De Lambert non era un giocatore di talento. Per la pallavolo al definizione più
giusta era inetto. Non aveva riflessi pronti, mancava di intuito e possedeva
scarsa tecnica. Il carattere non era nemmeno il suo forte: le poche occasioni
erano bruciate dall'emozione e dalla paura. l'idea che lo aveva portato a
esordire nella finale era nata mentre la finale diventava una lenta agonia.
Aveva pensato che non c'era più nulla da perdere e aveva scelto di tentare,
annegando le altre emozioni in una pozza di rassegnazione. E ora la seconda palla si avvicinava . Non
poteva credere ancora alla fiducia che gli era stata accordata. Tutto si sarebbe
risolto in pochi secondi. Ripassò il piano per calmarsi. Era riuscito a
provocare Savori, un tipo a prima vista superbo e
propenso alle scommesse. Lo aveva sfidato a mettere la palla nell'unico punto in
cui riceveva con certezza: il suo volto. Un talento sviluppato in tutti gli anni
di pratica della pallavolo. Così, quando ricevette il colpo, sorrise.
“
Il resto è nelle vostre mani.” pensò
Cadde
all'indietro battendo la testa contro il pavimento mentre la palla si sollevava
in un alto campanile al centro del campo.
“Incredibile!
De Lambert riceve fortunosamente di faccia. Ecco Racchi che Palleggia alto in
mezzo al campo. Chiama lo schema 31. Di cosa si tratta valerio?”
“è
una lunga storia. Ve lo spiego appena il gioco si
interrompe.”
“TRENTUNO!!!!”
La
voce risuonò in tutto il palazzetto.
Una
figura imponente si alzò dal seggiolino di plastica. Si fece strada fino alla
ringhiera e divideva l'ultimo anello dal resto delle tribune. Alcuni spettatori
lo indicavano con curiosità e stupore. Non ci badava. Si arrampicò e si mise in
equilibrio sulla sbarra di metallo. Poi spiccò un balzo nel vuoto. Raggiunse la
palla e la colpì in caduta libera. La sfera si schiantò a pochi centimetri da un
Savori attonito. L'imponente figura atterrò rotolando
a lato del campo. La luce rivelò Matej Kazljnskl a tutto il pubblico. L'arbitro fischio assegnando
il punto a Selva e la squadra esplose in esultanze troppo a lungo
trattenute.
“Questa
è uno degli schemi previsti dal regolamento, utilizzabili solo nelle
categorie inferiori.”precisò Sciacchi. ” Nel 1971 Ugo Bala,
durante una delle partite di serie C, sfidò un noto giocatore di serie A1 a fare
punto per la sua squadra dalle tribune. Questi acconsentì, riuscendo
nell'impresa e l'arbitro assegnò il punto alla squadra di Bala. Scoppiò una polemica enorme ma Bonfetti, allora presidente del Comitato internazionale,
personaggio molto bizzarro, inserì questa norma fra le regole. Da allora è stata
usata solo un paio di volte.”
“Cari
ascoltatori, è un peccato che non possiate vedere tutto questo. Selva vince
ricorrendo allo, correggimi se sbaglio Valerio, Schema del Miracolo e ribalta un
risultato che sembrava oramai scontato. Al mister Marri va buona parte del merito, soprattutto per le scelte
tattiche nelle battute finali.”
“Un
complimento anche a De Lambert che ha reso possibile tutto questo. Quando la
speranza è un naso che si rompe. I compagni gli porteranno sicuramente la coppa
in ospedale.”
“Ora
la linea alla pubblicità per poi tornare qui al PalaBellissimo. A tra poco.”