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Autore: Zandramas    10/03/2013    0 recensioni
Una finale di un torneo di pallavolo. Manca solo un passo alla vittoria quando un ostacolo insormontabile si presenta come ultima fatica. Restano poche cose da fare: aspettare un miracolo oppure applicare lo schema 31.
Genere: Comico, Demenziale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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schema 31

Bentornati amici radioascoltatori. Per chi si fosse messo in ascolto solo ora fornisco un breve riassunto: siamo al PalaBellissimo di Soliera e stiamo seguendo Castroni  Salmo Terme - Unix Selva, finale valida per la coppa Interprovinciale di PallavoloBellissimo cup’. Io sono Francesco Tigli e al commento tecnico Valerio Sciacchi. Buonasera Valerio.

Buonasera Francesco

Il parziale dei set è 2-2 e nel quinto set il risultato è fermo sul 14-11 per Selva. La partita sembra essere conclusa ma non è così, vero Valerio?

La partita è stata e sarà ancora emozionante, posso assicurarvelo. Dopo i due set iniziali a favore di Selva c'è stato il ribaltone di Salmo Terme che ha recuperato sotto la guida di un eccezionale capitan Savori, inizialmente non schierato per un leggero infortunio. Il ripresentarsi di questo lo ha costretto alla panchina a inizio quinto. Salmo Terme è andato sotto per 13-4 quando mister Guerra ha scelto di rischiarlo nel finale. Il suo ritorno è stato eccezionale: sette punti, di cui due ace. Se mantiene questi standard per Selva è finita.

L'allenatore di Selva chiama il secondo e ultimo timeout nella speranza di trovare una soluzione.

I ragazzi devono superare questa loro paura per Savori, altrimenti quel che gli resta dell'iniziale vantaggio terminerà presto.

 

Gianni Guerra, allenatore del Salmo, era comodamente seduto circondato dai giocatori. Rimaneva in silenzio, gli occhi chiusi dietro le spesse lenti. Sorrise con soddisfazione.

Non ho niente da dire. Continuate così.

 I giocatori si avvicinarono al campo.

Aprì gli occhi. Si soffermò sulle spalle di Savori. Un giocatore eccezionale, un talento da serie B. Una risata gli fece tremolare l’ampio ventre. Quello era un idiota senza paragoni: quasi due ore per allacciarsi una scarpa e diciassette punti per stringere i pantaloncini. Per l’imbarazzo avevano finto un infortunio. Sospirò. L'importante era la vittoria finale. Si alzò con fatica e osservò gli avversari ancora in conclave.

 

Maurizio Marri era disperato. Dalla panchina si era lacerato la gola dalle urla e le braccia gli dolevano per i continui gesti.  Ad ogni occasione cercava di rincuorare i ragazzi secondo il carattere di ognuno. Eppure, dopo gli ultimi punti, un velo di disperazione rimaneva nello sguardo dei giocatori. Qualcosa di simile turbava anche lui: un braccio steso, un petto che spuntava periodicamente oltre la rete . In una parola: Savori.

Lo realizzò e interruppe il discorso.Possiamo fermare Savori?le teste vennero scosse. Tornò il silenzio.

Alzò lo sguardo sulle tribune. Il pubblico rumoreggiava tra cori di parte e un fondo di commenti neutri: amici, genitori, sconosciuti e qualche volto noto della pallavolo  stavano per assistere alla loro disfatta.

Una spia prese a lampeggiare nel cervello a quel pensiero. Un numero sorgeva dalla nebbia dei ricordi: trentuno. Qualche secondo dopo trovò il giusto riferimento e la speranza si riaccese in lui.

Il fischio dell'arbitro richiamò le squadre al campo.

Dovete solo ricevere la battuta, bene o male che sia. Darioindicò il palleggiatore, un ragazzo magro e allampanatoquando ti arriverà la palla dalla altissima in mezzo al campo. E urla trentuno. Capito?

si.”Il palleggiatore non era molto convinto. Marri lo scosse per farlo concentrare.

è importante. Ricordalo bene. Ora andate”.

 

I sei giocatori di Selva si schierarono in campo, in attesa del pallone. L'imponente figura di Savori li osservava uno ad uno. L'arbitrò fischiò e Savori smise di palleggiare, lanciò la palla e la colpi con il destro. Lo schianto risuonò nel palazzetto. La sfera tracciò una elegante parabola. Come un lampo  cadde sulla linea dei tre metri a pochi centimetri dalle mani del libero. I tifosi applaudirono rompendo il silenzio.

 

“Un altro ace! Che giocatore Savori. Siamo 14-12. La sua presenza è l'ultimo ostacolo che divide Selva dalla vittoria, un ostacolo insormontabile. Pare ci sia un cambio per Unix. Aspettiamo di conoscere il sostituto...”

 

 Giovanni De Lambert, centrale numero 28, si era avvicinato all'allenatore.

“Dobbiamo solo ricevere la palla?”

Marri guardò il giocatore sconvolto. Non era il tipo da fare domande retoriche senza secondi fini. Annui e rimase in attesa.

“Ho un'idea. Posso riceverla io quella palla. Mi servono due battute ma posso farlo.” si fece più vicino “Si fidi di me.”

L’allenatore trattenne una risata. Come poteva fidarsi di chi contava solo sette presenze in panchina e oggi vedeva la finale da così vicino solo a causa di dodici infortuni. Quegli occhi lo guardavano avvolti dalle fiamme di una speranza incrollabile. Quella ormai estinta nei compagni in campo.

“Va bene. La palla ci serve alta in mezzo al campo. Chiaro?”

Il giocatore annuì.

Marri chiese il cambio. Con la mano chiamò  in panchina Santi, una banda dai capelli fulvi. Tutta la procedura fu seguita in silenzio. Gli sguardi dei giocatori erano stupefatti o indifferenti. Prima del nuovo fischio Marri osservò ancora De Lambert. “La mia carriera è nelle mani di un incapace.”

 

Savori palleggiava a bordo campo mentre osservava il nuovo arrivato. Gli era stato insegnato che le speranze andavano distrutte subito: De Lambert sarebbe stato il suo prossimo bersaglio. Al fischio lanciò più in alto la palla e la colpì in salto con la mano aperta. La battuta centrò con violenza il busto di Giovanni  e la palla schizzò lontano.

 

“Un altro ace! 14-13! Questo giocatore è immenso! Cosa ne pensi Valerio?”

“Penso il meglio per questo giocatore. Se ci sono degli osservatori in questo palazzetto, hanno occhi solo per lui. È ...”

“Scusa se ti interrompo ma sta succedendo qualcosa in campo. Stiamo a sentire.”

 

Giovanni era a un metro dalla rete, il dito puntato verso Savori. Lo stava sfidando apertamente.

“Vediamo se sei in grado di prendermi in faccia. Per il migliore in campo non ci dovrebbero essere problemi.” Si dipinse sul volto un'espressione sarcastica. “Ti rendo anche la vita più facile. Difendo solo io.”

Fece cenno ai suoi compagni di liberare il campo. Loro cercarono una risposta nell'allenatore. Lui annui e li invitò a mettersi ai lati del campo.

Il capitano e l'allenatore di Salmo Terme protestavano: uno direttamente e l'altro con gesti carichi di stupore. Chiedevano ammonizioni o altri provvedimenti ma l'arbitro fu irremovibile e fece riprendere la partita. Il brusio si spense in tutto il palazzettò.

 Savori sorrise e colpì in salto. La palla roteò in aria qualche secondo e si abbatté sul volto di Giovanni.

 

Giovanni De Lambert non era un giocatore di talento. Per la pallavolo al definizione più giusta era inetto. Non aveva riflessi pronti, mancava di intuito e possedeva scarsa tecnica. Il carattere non era nemmeno il suo forte: le poche occasioni erano bruciate dall'emozione e dalla paura. l'idea che lo aveva portato a esordire nella finale era nata mentre la finale diventava una lenta agonia. Aveva pensato che non c'era più nulla da perdere e aveva scelto di tentare, annegando le altre emozioni in una pozza di rassegnazione.  E ora la seconda palla si avvicinava . Non poteva credere ancora alla fiducia che gli era stata accordata. Tutto si sarebbe risolto in pochi secondi. Ripassò il piano per calmarsi. Era riuscito a provocare Savori, un tipo a prima vista superbo e propenso alle scommesse. Lo aveva sfidato a mettere la palla nell'unico punto in cui riceveva con certezza: il suo volto. Un talento sviluppato in tutti gli anni di pratica della pallavolo. Così, quando ricevette il colpo, sorrise.

“ Il resto è nelle vostre mani.” pensò

Cadde all'indietro battendo la testa contro il pavimento mentre la palla si sollevava in un alto campanile al centro del campo.

 

“Incredibile! De Lambert riceve fortunosamente di faccia. Ecco Racchi che Palleggia alto in mezzo al campo. Chiama lo schema 31. Di cosa si tratta valerio?”

“è una lunga storia. Ve lo spiego appena il gioco si interrompe.”

 

“TRENTUNO!!!!”

La voce risuonò in tutto il palazzetto.

Una figura imponente si alzò dal seggiolino di plastica. Si fece strada fino alla ringhiera e divideva l'ultimo anello dal resto delle tribune. Alcuni spettatori lo indicavano con curiosità e stupore. Non ci badava. Si arrampicò e si mise in equilibrio sulla sbarra di metallo. Poi spiccò un balzo nel vuoto. Raggiunse la palla e la colpì in caduta libera. La sfera si schiantò a pochi centimetri da un Savori attonito. L'imponente figura atterrò rotolando a lato del campo. La luce rivelò Matej Kazljnskl a tutto il pubblico. L'arbitro fischio assegnando il punto a Selva e la squadra esplose in esultanze troppo a lungo trattenute.

 

“Questa è uno degli schemi previsti dal regolamento, utilizzabili solo nelle categorie  inferiori.”precisò Sciacchi. ” Nel 1971 Ugo Bala, durante una delle partite di serie C, sfidò un noto giocatore di serie A1 a fare punto per la sua squadra dalle tribune. Questi acconsentì, riuscendo nell'impresa e l'arbitro assegnò il punto alla squadra di Bala. Scoppiò una polemica enorme ma Bonfetti, allora presidente del Comitato internazionale, personaggio molto bizzarro, inserì questa norma fra le regole. Da allora è stata usata solo un paio di volte.”

“Cari ascoltatori, è un peccato che non possiate vedere tutto questo. Selva vince ricorrendo allo, correggimi se sbaglio Valerio, Schema del Miracolo e ribalta un risultato che sembrava oramai scontato. Al mister Marri va buona parte del merito, soprattutto per le scelte tattiche nelle battute finali.”

“Un complimento anche a De Lambert che ha reso possibile tutto questo. Quando la speranza è un naso che si rompe. I compagni gli porteranno sicuramente la coppa in ospedale.”

“Ora la linea alla pubblicità per poi tornare qui al PalaBellissimo. A tra poco.”

 

 

  
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