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Autore: hangover    10/03/2013    3 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niall:
“E’ meglio che tu vada. Potrebbe iniziare a piovere da un momento all’altro” dissi secco al ragazzo ancora completamente nudo e steso al mio fianco nel letto del fratello di Liam. L’avevo rimorchiato ieri in quella discoteca e me l’ero portato a casa. Come al solito, ci avevo scopato e adesso lo stavo scaricando, fingendomi davvero interessato se si fosse bagnato o meno.
“Hai ragione Neill!” disse lui scattando fuori dalle lenzuola e iniziando a recuperare i vestiti che la sera prima gli avevo strappato di dosso.
“Niall. Mi chiamo Niall” lo corressi passandomi una mano sulla fronte e mettendomi a sedere con le spalle sul cuscino. Razza di idiota. Gli avevo dato la migliore scopata della sua vita e sbagliava anche il mio nome?
“Oh, scusami amico” rispose mentre indossava un paio di jeans. A dire il vero, neppure io mi ricordavo come si chiamasse. Ma non aveva molta importanza: tanto non lo avrei rivisto più. Lo osservai finire di rivestirsi. Poi indugiò un attimo con lo sguardo fuori dalla finestra. “Che tempo di merda!” commentò mentre con gli occhi passava in rassegna le nuvole farsi sempre più fitte in cielo.
“Già, davvero brutto” sostenni laconico, aspettando che quello lì se ne andasse dalle palle e mi avesse lasciato solo con i miei pensieri. Finalmente, prese il suo cappotto ed annunciò: “Sto andando via” come se sperasse che io lo avrei accompagnato fino al piano di sotto. Si vedeva proprio che non mi conosceva.
“Si, l’ho capito. Scendi le scale e ti troverai la porta proprio di fronte, non puoi sbagliare” dissi inespressivo, mentre non mossi un muscolo dalla posizione stesa nella quale mi trovavo. Lo vidi ridacchiare ed avvicinarsi verso di me.
“Non vuoi nemmeno darmi un bacio?” sogghignò mentre cercava pateticamente un contatto tra le nostre labbra. Distolsi subito il viso e spinsi il suo il più lontano possibile da me. “Non credo proprio, bello. Sai dov’è la porta. Stammi bene.” Lo liquidai con queste poche e semplici parole, talmente semplici che persino uno come lui avrebbe capito. E infatti, rise amaramente e poi aggiunse aprendo l’uscio della stanza: “Più un tipo è carino e più è stronzo”. Povero illuso, voleva farmi sentire in colpa. “E’ la dura legge del rimorchio: abituatici, perché ce ne saranno altri mille come me là fuori” gli spiegai alzando un po’ la voce per farmi udire. Si richiuse la porta alle spalle, lasciando con sé un religioso silenzio. Grazie a Dio, adesso ero solo io e la sigaretta che avevo lasciato sul comodino pronta per essere fumata. Ancora da sotto le lenzuola, tastai la superficie fredda del piccolo mobile vicino il letto per trovare l’accendilo. Lo presi e accesi la sigaretta, iniziando a fare dei tiri profondi. Il fumo creava delle spirali confuse e dense che si spargevano per tutta la stanza. Dovevo spalancare tutte le finestre per evitare che le pareti si impregnassero di puzza di tabacco, pensai.
Iniziai a viaggiare con la mente, seguendo il flusso sconnesso del fumo. Ripensai immediatamente a ieri sera e subito una sensazione che ricordava vagamente il senso di colpa mi attanagliò il petto.
Quell’Andy non aveva fatto che guardarmi tutta la fottutissima sera ed i suoi occhi acquosi mi facevano un effetto orribile. Mi sentivo come se lui fosse una specie di arbitro, che giudicava tutto ciò che facevo. Teneva lo sguardo fisso su di me, qualsiasi azione compiessi: mi guardava quando fumavo, quando bevevo, quando parlavo, quando permettevo agli altri ragazzi di toccarmi, quando ero uscito da quella discoteca tenendo per la mano il tipo che aveva appena lasciato la stanza. Mi guardava e scuoteva il capo, quasi con rassegnazione passiva, consapevole che non poteva fare nulla. Non sapevo se i suoi sguardi così difficili da interpretare fossero dovuti al fatto che io gli interessavo, oppure se semplicemente era ripugnato da come mi comportavo. In ogni caso, le sue occhiate mi facevano sentire una morsa allo stomaco, come se un pugnale ghiacciato lo trafiggesse. Cazzo, sembrava senso di colpa. Per quanto i suoi atteggiamenti mi urtassero il sistema nervoso, provavo verso di lui compassione, quasi come se quella specie di bacio fosse stata un’arma che io avevo usato contro di lui.
-Niall, non ha senso- mi diceva una metà della mia testa. Si, infatti. Per me era la norma infischiarmene della gente, di quello che poteva dire o pensare di me: lo avevo appena fatto con quel tipo, dopotutto. Lo avevo usato come mi piaceva e poi lo avevo letteralmente cacciato dalla mia vita.
- La gente nemmeno si è mai fatta così tanti problemi quando non la volevi più- disse invece l’altra metà del mio cervello. E fino a quel momento era così. Flirt, bacio, sesso, arrivederci. Niente sguardi, niente parole, nulla. E invece lui no. Quel maledetto ragazzo dallo sguardo così supplichevole ogni volta che, anche per errore, gli rivolgevo la parola mi faceva apparire tutto quello che avevo fatto nella mia vita sbagliato. Non c’era nemmeno stato sesso tra di noi. Solo un dannato bacio, dato da uno sballato ad un altro.
-Così impari a moderarti con l’erba- esclamò di nuovo la mia testa. Giurai a me stesso per l’ennesima di non fare più una cazzata del genere, non tanto per l’umiliazione del momento, ma per quello che sarebbe successo dopo. Sono sempre stato uno che delle conseguenze non se ne è mai fregato più di tanto; ma mi stavo rendendo conto che non era una cosa così buona in fondo.
Dannato Styles. Aveva portato solo casini nella mia vita. Lo maledissi con quanto più disprezzo avessi in corpo. Se solo non lo avesse portato al festino dell’altra sera, tutto ciò non sarebbe accaduto. Se non avessi avuto la malsana idea di andargli a parlare, tutto ciò non sarebbe accaduto. Se non avessi voluto la malata voglia di accettare erba da lui, tutto ciò non sarebbe successo. Stupido, idiota, Styles.
Mentre continuavo a rimuginare e a far fluire i miei pensieri omicidi su Harry Styles, mi accorsi che della sigaretta era rimasto solo il filtro. Sentivo che la mia pelle era orribilmente appiccicosa. Rabbrividii: non volevo nemmeno sapere come fosse possibile una cosa del genere.
Mi levai le coperte di dosso e mi diressi verso il bagno. Chissà che l’acqua fredda mi avesse per un attimo dato tregua dal continuare ad immaginare gli occhi inquisitori di Andy.
 
Zayn:
Mi meravigliai nel vedere quanta gente si affollasse al mercato di Camden Town nonostante ci fosse un tempo pessimo. Era nuvoloso ed ogni tanto c’era vento, ma comunque non pioveva. Ero seduto sul muretto che da sulla strada, dal quale si vedeva tutto il via vai, mentre il fumo della mia sigaretta pervadeva i miei polmoni.
Stavo solo. Liam era ancora nel letto a dormire e supposi che anche Lou, Harry e Niall stavano facendo lo stesso. Osservai il pessimo gusto che alcuni inglesi avevano nell’abbigliamento: ma dico, come si fa ad abbinare il viola ed il blu? Assurdo!
Le urla dei proprietari delle bancarelle mi distrassero dai miei pensieri ipercritici: chi vendeva magliette, chi panini, chi scarpe… insomma, un vero casino.
Pensai subito alla calma e alla tranquillità che la voce di Liam mi infondeva. Aveva un tono di voce basso e rassicurante, come quello dei padri che leggono le storie ai figli prima di andare a dormire. In mezzo a quei venditori ambulanti che sembravano avere delle corde vocali di acciaio, pensare alla voce del mio Lee era un toccasana per le mie orecchie.
Continuai a fumare e chiusi le palpebre solo qualche istante, per potermi concentrare meglio sul silenzio mentale che mi stavo creando e sull’odore di umido.
A risvegliarmi da quel brevissimo momento di totale alienazione furono due braccia, che mi strinsero il collo. Sobbalzai, non aspettandomi la presenza di una seconda persona, e mi vidi le labbra di Liam baciarmi il collo.
“Oops, ti ho spaventato?” disse con un sorriso notando la mia reazione. Come poteva spaventarmi una creatura così meravigliosa?
“No, figurati” gli risposi entusiasta. Era ancora appiccicato al mio collo e non la smetteva di sbaciucchiarmelo. Notai gli sguardi delle persone che passeggiavano davanti a noi: chi ci indicava ridendo, chi disgustato, pochissimi passavano diritti indifferenti.
“Lee, forse è meglio se ti allontani un po’…” gli intimai, anche se adoravo sentire le sue labbra sulla pelle.
“Perché? Ti da fastidio?” fece lui guardandomi dritto negli occhi. Dio, quanto erano belli. Persino quando inarcava le sopracciglia e le sue iridi color nocciola si dipingevano di perplessità quel ragazzo riassumeva in sé tutta la perfezione di questo mondo.
“No, anzi, è solo che c’è tutta questa gente…” gli spiegai indicandogli con il capo la folla che vagava per le strade.
Rise amaramente e si staccò definitivamente dal contatto con me. Poi si venne a sedere anche lui, cercando di rimanermi abbastanza lontano per non destare sospetti.
“Ah, già… dimenticavo in che società di merda viviamo” esclamò mettendo le braccia conserte.
Arricciai le labbra e feci spallucce. “Purtroppo non abbiamo scelta” gli feci io guardando il fitto via vai. “Così va il mondo e non possiamo farci proprio nulla” aggiunsi, con la consapevolezza che non erano mai uscite parole più vere dalla mia bocca. Mi incazzai terribilmente con il mondo intero e con la mentalità chiusa delle persone che lo abitavano: se solo quegli stronzi che ci avevano guardati male non fossero mai esistiti, avrei potuto stringere e baciare Liam come volevo.
“Creiamocelo noi, Zay!” disse lui entusiasta, come se la lampadina delle idee gli si fosse appena accesa nel cervello.
“Cosa?” domandai guardandolo.
“Un mondo ideale, dove siamo liberi di fare tutto quello che vogliamo, senza la continua paura del giudizio degli altri” mi spiegò, con lo sguardo perso nel vuoto. Quell’aria sognante mi faceva convincere sempre di più di quanto fosse meravigliosamente dolce Liam Payne.
Gli sorrisi, d’accordo con quello che aveva appena detto.
“Non c’è bisogno di crearcelo, Lee” gli dissi senza smettere di guardarlo. “Ogni volta che siamo insieme io e te formiamo un altro mondo, solo nostro, dove nessuno può interferire.”
Ridacchiò e aggiunse: “Non è vero. Non saremo mai io e te soli. C’è sempre il parere delle persone in mezzo a noi. E non possiamo ignorarlo.”
Di nuovo, stava dicendo la dannata e orribile verità. Se fosse stato come dicevo io, me ne sarei strainfischiato dei passanti che ci guardavano e sogghignavano disgustati e lo avrei preso tra le mie braccia per fargli sentire che io ero lì, per lui, per noi. Alzai le spalle, senza trovare nessuna migliore tesi per contraddirlo.
“Ah, sai la novità?” fece lui all’improvviso per cambiare il discorso. Scrollai la testa e lo guardai accigliato.
Saltellò sul posto, come un ragazzino eccitato ed il suo volto si aprì un sorriso infantile e contentissimo.
“A quanto pare io e te abbiamo dato il buon esempio…” disse con tono vago, cercando di farmi arrivare ad intuito a ciò che aveva da riferirmi. Non riuscivo a capire. Continuai a rivolgergli uno sguardo confuso, fin quando non sbuffò, fingendosi spazientito.
“Dai, Zay! Possibile che ieri non ti sei accorto di nulla?!”. Ormai non nascondeva più l’eccitazione nel suo tono di voce. Pensai un attimo a cosa avevo visto di strano la sera prima. Niall aveva pomiciato forse con cinque ragazzi diversi: ma quello era normale. Andy, l’amico di Harry, squadrava Niall da capo a piedi: ma anche quello non mi sembrava molto strano. Forse Lou ed Harry si guardavano e si abbandonavano ad effusioni da dodicenni innamorati più spesso del solito. Per un attimo pensai che la novità alla quale si riferiva Liam fossero proprio loro due, ma poi mi dissi che anche i loro atteggiamenti fossero del tutto nella norma.
“No, Lee. Giuro che non ho notato niente” ammisi, sperando che non mi avrebbe giudicato un ritardato. Rise rumorosamente e poi mi disse: “Sei pronto?” con gli occhi illuminati dall’euforia. Annuii, impaziente di sapere il perché di tanta felicità.
“Harry e Lou…si sono messi insieme, finalmente!” sputò tutto d’un fiato, come se non potesse più fare a meno di trattenere quelle parole in bocca.
Rimasi con gli occhi sbarrati, ripetendomi mentalmente quello che Liam aveva appena detto. Ero felice, senza dubbio. Ma anche preoccupato. Forse mi stavo lasciando condizionare anche io dalla nomea di Styles e non volevo vedere Lou soffrire per un qualsiasi stronzo. Non dovevo ascoltare quello che Niall mi diceva di lui ogni volta che eravamo soli: “E’ un bastardo” “Userà Lou per sfogare le sue voglie represse” “Lou non dovrebbe fidarsi così di lui”. Ripeteva queste frasi come una preghiera, in continuazione. Ed io mi facevo convincere che forse Niall non avesse tutti i torti riguardo a quel tipo, anche se non lo davo a vedere a Louis. Sembrava così preso da questa storia che mi dispiaceva troppo dirgli che anche io avevo il sospetto che Harry fosse uno stronzo. Anche se, a dire il vero, non mi era mai sembrato così male come persona: era carino, simpatico, amava conversare, appariva davvero interessato a Lou. “Lo sta solo prendendo per il culo, possibile che non ve ne accorgete?” sbraitava Niall ogni volta che io o Liam cercavamo di spiegargli che Harry in fondo era un bravo ragazzo.
Le paure di Niall, però, non erano del tutto senza fondamento. Ecco, da una parte io ed Harry avevamo un carattere simile: sapevo che entrambi ci saremmo inventati chissà quali assurdità pur di finire al letto con qualcuno. Dio, avevo usato tutte le frasi fatte di questo mondo pur di convincere l’idiota di turno a scopare con me. Non sapevo cosa si dicessero Harry e Louis quando erano soli, ma se avevo indovinato che tipo fosse, di sicuro inventava complimenti illusori e parole sdolcinate pur di avere il sesso in cambio.
A smentire le mie teorie erano sempre i racconti di Louis: mi diceva di quanto Harry fosse dolce, di quanto fosse bravo a baciare, di quanto non fosse superficiale. E, sistematicamente, credevo anche lui.
Nonostante tutte le riflessioni che mi si accalcavano in testa, dissi: “Quando è successo?”
“Ieri sera! Non è fantastico?!”. Lee non stava più nella pelle per l’emozione. Ma, comunque, perché a me Louis non aveva detto nulla?
-Sarà stato troppo preso dalla novità!- mi disse la mia testa. Da una parte le diedi ragione, ma poi ci ripensai un attimo: perché a Liam l’aveva detto e a me no?.
“No, non sapevo niente. E tu come fai a saperlo, scusa?” gli chiesi meccanicamente senza dire di essere felice o stronzate di circostanze. Prima volevo capire come fosse possibile che Tommo, con cui avevo condiviso davvero di tutto, avesse tralasciato di raccontarmi un fatto così importante.
Liam iniziò a fare uno sguardo vago e ad arrossire violentemente. “Ehm…cioè,in verità non è che me l’ha proprio detto…” balbettò in evidente difficoltà.
“E allora come fai a saperlo?” gli ripetei guardandolo mangiarsi nervosamente le unghie. Non rispose e continuò a torturarsi le dita affusolate. Sbuffai, infastidito dal fatto di non ottenere risposte. Gli spostai le mani dalla bocca e poi gli imposi: “Lee, parla! Ormai me lo hai praticamente spifferato!”.
“E va bene!” esclamò esasperato “li ho sentiti parlare in camera dei miei genitori ieri notte… Louis gli ripeteva “sei il mio ragazzo adesso  e bla bla bla…” ed Harry ridacchiava come un idiota. Poi sentivo schiocchi di baci e rumori di lenzuola che  venivano spostate ed ho tratto le mie conclusioni!” finì di spiegare.
“Mi vuoi dire che hai origliato, Lee?”
“Si, in pratica è così” ammise infine. Ovviamente, non ci voleva un genio per capire ciò che stava succedendo tra Lou ed Harry: se Liam aveva sentito bene, allora quei due stavano per davvero insieme. Dunque Louis non aveva detto nulla a Liam: era stato quest'ultimo a fare congetture e a confermarle origliando.
Mi sentii sollevato e stupido allo stesso tempo. Come potevo pensare che il mio migliore amico non mi raccontasse una cosa del genere?
“Non ti hanno mai detto che è da maleducati ascoltare di nascosto le conversazioni altrui, Payne?” dissi con tono scherzoso “adesso meriterai una punizione…” continuai ammiccando maliziosamente. Non sapevo perché, ma l’idea di Liam poggiato ad una porta che coglieva i dettagli dei discorsi tra Hazza e Tommo mi eccitava tantissimo: lo faceva sembrare un ragazzaccio, e la cosa mi piaceva.
Colse immediatamente l’ambiguità delle mie parole e ricambiò lo sguardo con un sorriso. “Hai ragione, Zayn. Forse potresti farmi un corso accelerato di buone maniere, che ne dici?” chiese lui con altrettanta allusività.
“Buona idea” dissi mentre scendevo dal muretto basso “andiamo in casa, signor Payne e le darò la prima lezione su come evitare di impicciarsi nelle faccende private dei propri amici”. Prima di avviarmi verso l’interno gli rivolsi uno degli sguardi più indecenti che potevo: cercai di racchiudere quanta più voglia avessi delle sue labbra e del suo corpo in quel momento. Sentii i suoi passi dietro di me e compresi che il mio invito era stato accettato. Dimenticai per un attimo che anche Lou, il mio piccolo Lou, aveva un ragazzo: l’idea che di lì a poco avrei baciato Liam mi annebbiò il cervello completamente. Entrammo tutti e due in casa e ci chiudemmo la porta alle spalle. Avvertii che il respiro di Lee era diventato più veloce del normale. Era eccitato quanto me e me lo fece capire quando mi si gettò praticamente al collo e mi baciò. Appena si staccò, gli dissi con un sorriso: “Bel modo di presentarsi alla sua prima lezione, signor Payne”. Ridacchiò sommessamente e mi trascinò per mano nel salotto, dove i candidi divani sembravano attendere la presenza dei nostri corpi. Mi sedetti su uno di essi e Liam fece lo stesso, iniziandomi a baciare il collo e le labbra. Cristo, quanto mi erano mancate quelle labbra rosse e morbide, così innocenti e nello stesso tempo così maledettamente eccitanti.
“Avanti, professore. Mi faccia vedere cosa ha da insegnarmi” mi provocò lui, guardandomi con i suoi occhi marroni e profondi. Meravigliosi. Sogghignai e presi a baciargli gli zigomi ed il mento, facendolo stendere sul divano. Mi misi sopra di lui, con la fronte appoggiata alla sua. Volevo approfittare di quei pochi momenti di lucidità che l’eccitazione mi concedeva per fissare il suo sguardo così dannatamente bello. Gli baciai le palpebre, come se volessi che la dolcezza mista ad un tantino di imbarazzo diventassero un qualcosa di materiale, tangibile, da poter baciare.
Se da un lato avevo la voglia più perversa di farlo mio, di possederlo, da un altro avevo paura che un qualcosa di superficiale come il sesso avesse compromesso la sua purezza. Mi dissi che per entrare in intimità con lui bastava semplicemente interpretare i suoi sguardi ed i suoi sorrisi. Dopo tutto, cosa c’era di più profondo del conoscere ogni singola sfumatura del carattere del proprio ragazzo?
 
 
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Ma ciao gioie mie belle <3
Eccomi con un altro capitoletto, questa volta un po’ più Ziam. Bene, il nostro Nialler sembra che sta iniziando anche lui con le seghe mentali: chissà che anche lui diventerà un fissato peggio di Louis?
E gli Ziam, che conversano amabilmente e giocherellano a fare il prof e l’alunno? (non so come possa essermi venuta un’idea del genere, perdonatemi!). Non so a voi, ma a me questo capitolo da l’impressione di essere un po’ un flusso di coscienza o.O”
Cioè, non lo so! Ditemi un pochino voi cosa ne pensate :D
Bacini bacetti e alla prossima!  __hangover
  
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