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Autore: Knitting    10/03/2013    1 recensioni
Lidia, un'invasata di 24 anni, ha due ragioni di vita: i dolci e l'amore eterno.
Quando quest'ultimo la delude per l'ennesima volta decide di voltare pagina definitivamente, ormai le principesse sono in grado di salvarsi da sole e lei non sarà da meno.
Potranno un imprevisto, uno psicologo apocalittico e quello che sembrerebbe un principe farla ricadere nel capitolo della sua vita che aveva chiuso per sempre?
Una storia romantica immersa nell'umorismo,, meno superficiale di quello che sembra se si ha voglia di scavare.
Dal cpitolo 9:"Gli alberi divenivano viola, il cielo verde, gli occhi di un personaggio un arcobaleno empio di sfumature, di ricordi e immagini in cui poter sognare, in cui poter andare lontano."
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le dinamiche del primo appuntamento

ovvero

la magia delle tazze blu a pois

<< Lei è un completo idiota?!? >> Lidia aveva sbattuto le mani sulla scrivania dopo essere piombata come una furia nello studio di Batman, l'innata grazia di un elefante in una sala di specchi.
<< Buon giorno anche a lei... >>
Impassibile, come sempre.
<< E io che pensavo che avesse capito! Evidentemente le dinamiche del primo appuntamento non le sono ancora del tutto chiare dopo decenni d'esperienza, certo! Quando la sua signora si sporge per baciarla lei la deve ricambiare, non deve ritrarsi come se fosse affetta da peste, pensavo le fosse chiaro! >> La ragazza gesticolò animatamente per poi rispostare il peso delle mani sulla superficie.
L'uomo dall'altra parte si tolse gli occhiali e si lasciò sfuggire un sospiro prima di parlare. << Era giovane, baciarla al primo appuntamento sarebbe stata una viltà da parte mia. >>
Lidia lo guardò come allo stesso modo avrebbe osservato un alieno, lo faceva ogni volta che partiva con quel genere di discorsi. Sul suo animo nobile, sulle virtù di un uomo e poi continuava con una serie di parole che la ragazza non si dava la pena di ascoltare.
<< Ma quale viltà?!? Si chiama ordine naturale delle cose. Per colpa sua ho passato una notte insonne! >>
Lidia gli puntò addosso il dito con fare melodrammatico e con lo sguardo che fiammeggiava . Nella sua goffaggine faceva una discreta paura.
<< Per colpa mia? >> Batman inarcò un sopracciglio confuso. Perché doveva essere sempre colpa sua?
La ragazza sospirò, come se fosse logico o pretendesse che l'uomo leggesse nella sua mente. << Si, per colpa sua. In questo modo lei ha rifiutato una dolce e sensibile a cui lei piace. Chi doveva consolarla se non la fautrice del suo dolore? >> Terminò auto indicando se stessa.
L'uomo non si espresse immediatamente si limitò a incrociare le mani sulla scrivania e a lasciarsi andare sullo schienale della poltrona.
<< Non era mia intenzione demoralizzarla, mi creda, ma era così...piccola. >>
<< Ha 24 anni! >>
<< E io 30! >> La voce appena alterata come se 6 anni fossero un abisso di tempo.
Lidia lo fissò confusa. << E con ciò? Per essere una ragazza giovane è matura... >>
<< Non ho dubbi, ma io...mi sembrava di farle un torto, ecco. Lo dica ad Anna. >>
La faceva facile lui.
La ragazza roteò gli occhi. << Non può fare così Batman! Ha invaghito e sedotto una giovane fanciulla, ne approfitti e ricominci da capo. >>
<< Concordo. >> La voce della donna parlò calma, i due si erano quasi scordati di lei.
Quando Lidia era entrata di fatto Lorence non era solo ma non si era trattenuta, riversandogli addosso le sue parole ignorando il nuovo pubblico.
Entrambi si girarono a fissarla perplessi, cadendo nel silenzio più totale.
A riprendere la parola fu l'uomo. << Continuiamo più tardi. >>
<< Ma... >>
<< Dopo. >>
<< Va bene Batman, ma tornerò. >> Detto ciò la ragazza scomparve con un sordo suono della porta dietro di se.
La signora Pool sorrise sorniona a Lorence. << Quindi te la cavi ancora in campo sentimentale. E io che pensavo che fossi gay... >>
<< Sai, voi due parlate allo stesso modo... >>
In tutta risposta lei rise.

Mark era seduto imperturbabile su una delle numerose tazze azzurre della giostra con la stessa espressione di un genitore che accompagnava il proprio figlio.
In questo caso lui stava accompagnando Lidia, elettrizzata come se non avesse mai messo piede su un ordigno simile.
Per quanto finisse per rimettere ogni volta quando riportati i piedi a terra da bambina si era sempre ostinata a salirci,, tra le proteste e i bronci di sua madre.
Quella donna organizzava il suo matrimonio da quando era venuta al mondo trovando irrilevante la sfortuna amorosa di sua figlia. Chissà cos'avrebbe detto nel vedere Mark.
Lidia fu costretta ad abbandonare il suo flusso di pensieri, la giostra cominciava a muoversi e lei doveva stare ben attenta a conservare la sua dignità, che si possedeva.
Le bollicine vennero sparate in aria, alla ragazza cominciò a girare la testa e Mark diveniva sempre una macchia più indistinta.
Quando finalmente tutto quel delirio cessò Lidia ignorò completamente l'uomo che gli domandava se voleva fare un altro giro e si fiondò fuori.
Non diede spettacolo in alcun modo, la ragazza si sentì orgogliosa di se stessa.
Dopo essersi accasciata su una panchina sentì lontane le parole di Mark, il suo principe.
Ebbe una strana visione mentre lo attendeva e aveva ancora gli occhi chiusi.
Lei era in cima alla torre, come era di norma e aspettava il suo salvatore che intravedeva all'orizzonte.
Tutto era perfetto e la Lidia del sogno non faceva minimamente caso al fatto che il suo principe non stesse venendo a prenderla, non con un cavallo bianco o una moto, bensì con una tazza a pois da giostra, magicamente semi volante.
La ragazza rise rumorosamente facendo uno sgradevole rumore col naso.

Fa che non sia qui.”
Ma Mark sembrava avere un tesserino apposito dove venivano timbrate le sue figure peggiori, al completamento avrebbe ricevuto una sua cazzata catastrofica gratis.
<< Tutto ok? >>
Oh, aveva ancora il coraggio di parlarle, che dolce, un vero galantuomo.
<< Ahah! Si, non preoccuparti. >> La voce di Lidia in quel momento sembrava qualcosa di inascoltabile ma Mark era Mark, sembrò non farci caso.
La ragazza si alzò di scatto e con decisione contando inutilmente sulle proprie gambe. Ricrollò su se stessa senza nessun contegno.
Due mani forti l'afferrarono prima che combinasse altri disastri. << Forse è meglio portarti a casa. >>
Lidia era appena voltata verso di lui, il naso quasi gli sfiorava la mascella, se lui avesse abbassato di poco il volto si sarebbero baciati. Avrebbe avuto il suo bacio e si sarebbe trasformata in una bellissima principessa e poi...
Tad dan, tad dan!
Il cellulare vibrò nella tasca dell'uomo a mandò in fumo tutte le sue speranze come uno specchio che va in frantumi. Lidia sentì quel fastidioso rumore nella propria testa.
Lo sentì premere il tasto verde e rispondere, stava troppo male per prestare attenzione, viveva in un'altra dimensione in quel momento.
<< Si, si...ho capito. Adesso? Sicuro?Si... >>
Tasto rosso, fine chiamata e fine appuntamento, lo avrebbe rivisto?
Mark si voltò verso di lei ma invece dell'espressione “ Sei simpatica ma no” stampata in faccia ne aveva una più simile a “ Sono un povero cucciolo bisognoso di aiuto”. Sembrava davvero mortificato.
<< Perdonami, ho un emergenza. Vieni... >>
<< Nono, è tutto ok. Vai pure senza di me. >> Sembrava che stesse per morire.
<< Ma non puoi! >> “ Davvero mio principe? Tira fuori la tazza blu e andiamo! "
<< Ti giuro! Mi prendo ancora un po' d'aria... >>
<< Sicura? >>
<< Si. >> Niente tazza...
<< Va bene, allora... ci vediamo al corso. >> L'uomo allungò la mano timidamente.
Lei l'afferrò mai i petali che aveva immaginato non scesero e tutto finì in pochi secondi.
Lo vide allontanarsi, illuminato dalla luce dei lampioni come in una scena di Midnight in Paris in cui il protagonista si avvia per le strade incantate di una magica città.
<< Che sta facendo? >>
Era rimasta un attimo immobile, troppo assorbita da quella figura non si era accorta dell'ombra scura che si era posizionata al suo fianco.
<< Vedo svanire il mio sogno. Ma lei è un incubo! Spunta ovunque! Comunque, come l'è andata? >>
Lorence gli sedette vicino prima di rispondere. << Ho adempiuto ai miei doveri. Sembrava...contenta. >>
<< Lo sarà sicuramente, altrimenti non gli sarebbe parso. Bè, però dobbiamo contare il suo egocentrismo. >>
<< Ancora con questa storia? >>
<< La rivedrà? >>
<< Non lo so. >> Ammise incolore l'uomo.
Lidia si voltò incredula ma rimase bloccata. Era strano vederlo vestito in maniera “normale”, non in giacca e cravatta. Nessuna scrivania a nasconderlo.
<< E perché? >>
Batman sorrise un attimo. << Mi sento confuso e provo..bè...sentimenti contrastanti e... >>
Ma non si seppe mai cosa il lord volesse dire siccome Lidia rimise in quell'esatto momento.

  
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