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Autore: Sghisa    10/03/2013    1 recensioni
A qualche anno di distanza dalla fine del college, a Neptune si incrociano nuovamente i sentieri di vecchi amici. Un mistero sembra celarsi dietro alle loro ordinarie e serene vite. Un mistero che li riunirà.
Genere: Romantico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il ballo



E così era giunto il momento. Era lì, in piedi di fronte alla porta d'ingresso della sua vecchia scuola. Macchine arrivavano da tutte le parti, voci che si avvicinavano, la superavano e si perdevano nella musica. Lei era lì, ferma, mentre il mondo andava avanti, le persone le ronzavano attorno, la sfioravano senza quasi accorgersi di lei. Qualcuno si era fermato, forse per salutarla, ma era andato oltre. Veronica Mars in fondo non era cambiata tanto: aveva sempre avuto l'abitudine di bloccarsi in un punto, e perdersi nei suoi pensieri, osservando il mondo che scorreva tutto intorno. In quel momento il suo sguardo era fisso sulle luci che provenivano dalla palestra. Voci note, la cui memoria affiorava appena, per poi sfuggire nuovamente in qualche angolo sepolto della sua mente.
Poi qualcuno finalmente la risvegliò dal torpore in cui era piombata. Una sagoma si era frapposta tra lei e la porta, controluce, impedendole quindi di distinguere i tratti dal volto, la sua espressione. Le spalle larghe si stagliavano sullo sfondo luminoso, la postura rilassata, le mani in tasca. Quando aprì bocca, il suono della sua voce era dolce e piccante allo stesso tempo. L'avrebbe riconosciuto comunque, l'aveva riconosciuto fin dal primo istante, come la volta che era andato a casa sua dopo quella terribile e interminabile notte tra il Coronado Bridge, l'ospedale e casa Kane. Ma solo quando lui aveva parlato era divenuto tutto vero. Era vero che erano lì, loro, Logan e Veronica, e che lo sarebbero sempre stati.
“Veronica, sei meravigliosa!” disse lui, e lei ripiombò sulla terra, ma senza farsi male: la caduta era stata rallentata dal tono dolce della sua voce. Veronica sorrise “Dici? Eppure è solo una cosetta... nemmeno il tuo profilo è così male!” rispose lei, spostandosi di lato. Voleva vederlo, guardarlo, assaporare la luce che illuminava il taglio perfetto dei suoi occhi, perdersi sulle sue labbra morbide che si increspavano finalmente nel suo classico sorriso ironico, accarezzare con lo sguardo la sua guancia ben rasata e illuminata dalla luce calda che proveniva dai corridoi della scuola.
“Non siamo mai andati al ballo assieme io e te, Logan, ci hai mai pensato? Siamo stati assieme per così tanto tempo eppure non abbiamo mai condiviso un momento così importante come quello del ballo scolastico. Importante per ogni adolescente americano medio, non mi fraintendere... la cosa non vale certo per me e per te! Noi abbiamo sempre preferito rituali a base di rapimenti, ricatti e armi da fuoco, no? Non era una festa se mancava lo sceriffo!” Si stava difendendo con l'ironia e il sarcasmo, ma era chiaro il fatto che lei fosse preoccupata e tesa. Non sapeva bene cosa aspettarsi da quella serata.

“In realtà una festa non era una festa finché tu non mi accusavi di qualcosa, a scelta: tradimento, rapina, omicidio... cosa manca alla lista? Ah si, penso di aver vinto un paio di volte il premio come peggior fidanzato della storia!” Rise fragorosamente, avvicinandosi a lei e prendendole la mano. “Per fortuna che ora non hai più accuse da formalizzare a mio carico!” Poi avvicinandosi a lei le sussurrò “Che ne dici, V, vogliamo affrontare assieme questo mostro sacro della nostra adolescenza? Entriamo, dai!” e la guidò verso l'entrata.
Lei inspirò profondamente e lo seguì lentamente verso quell'edificio, sede di tanti ricordi, dolci e amari.


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Era ovvio che sarebbe andata così. Non poteva che andare così: la prima persona in cui si sarebbe imbattuta varcata quella soglia non poteva essere qualcuno che era stato solo un'incontro occasionale nella sua vita scolastica. Oppure qualcuno che le era stato simpatico, almeno una volta, qualcuno che non l'avesse solo guardata dall'alto in basso. No, lei era entrata a scuola, e come catapultata indietro nel tempo, nei panni di una ragazza arrabbiata e infelice, si era scontrata con Madison Sinclaire.
La sua nemesi, la sua rovina, la sua peggior nemica. Ogni volta che i loro sentieri si erano incrociati si erano viste le scintille e qualcuno si era fatto del male. Il più delle volte  si trattava di Dick o di Logan, ma spesso le scornate se le erano scambiate a vicenda. Alle volte era stata Veronica a leccarsi le ferite, altre volte Madison aveva subito le conseguenze del loro incontro.
Seppur colta alla sprovvista, Veronica decise che non avrebbe permesso a Madison di rovinarle la serata: non le avrebbe dato nessuna soddisfazione. E così, si distanziò dalla bionda e la osservò brevemente prima di aprire bocca. I capelli di Madison erano biondissimi, platinati e raccolti in un'arzigigolata acconciatura. Il trucco, pesante e estremamente ricercato, la invecchiava. E parecchio. Il corpo, perfetto dotato di curve decisamente più abbondanti e ufficialmente troppo sode, era fasciato da un mini abito rosa ricoperto si strass. Le scarpe, dorate, alte la facevano muovere goffamente. Non era a suo agio e sgranò gli occhi quando riconobbe Veronica.
Perché si concia così? Sembra una quarant'enne frustrata. Sii carina Veronica, sii carina.
“Madison! Come sei... in forma. Tutto bene?”
“Veronica” rispose Madison con tono irritato, quasi schifato. “io sto bene. Mi sto riprendendo dall'organizzazione di questa festa... è stato quasi delirante. Ho passato così tanto tempo qui dentro che a momenti prendevo il domicilio. L'avrei preso se i bagni non fossero così... squallidi!” e taque, attendendo che Veronica le ponesse un'altra domanda.
“Che lavoro! Hai preso alcuni giorni liberi dal lavoro? Che generoso da parte tua!”
“Lavoro? Tesoro, ho fatto di tutto per non dover lavorare... quando tuo marito è proprietario di una fabbrica di Yatch, non ho bisogno di lavorare!” e mostrò l'anello di matrimonio. Un solitario grande come una noce.
Veronica sgranò gli occhi. “Beh, congratulazioni! Incontreremo tuo marito più tardi, immagino...” “Oh, si, forse. Lavorava...” e la tristezza le velò gli occhi. Fu un breve, brevissimo secondo, durante il quale Veronica provò quasi pena per quella ragazza infelice che si comportava come una donna soddisfatta. Poi quell'aria affranta svanì, e la vecchia Madison riemerse. “A proposito di cambiamenti... vedo che voi due siete ancora fermi al liceo. Ma non vi siete ancora stufati di tenervi per mano tra i corridoi della scuola? Oh che sbadata sono: no, Veronica, tu e Logan non vi siete mai fatti vedere in giro molto. Se non sbaglio la tua mano era stretta per lo più a quella di Duncan a quei tempi” e sorrise, ma in maniera cattiva.
Poi, rivolta a Logan “A proposito, l'ho visto poco fa nella sala da ballo. Avete intenzione di fare a botte per questa scialba biondina? No perché se mi rovinate la festa giuro che vi faccio a fettine...” lo minacciò. E poi se ne andò, senza nemmeno degnarli di un saluto.

Nessuno dei due l'aveva amata, anche se qualcuno aveva condiviso con lei momenti piacevoli o supposti tali, quindi che finalmente se ne fosse andata fu un sollievo per entrambi. Eppure Veronica provò quasi pena per lei, per quella donna che le aveva rovinato la vita, quella donna che l'aveva inconsapevolmente drogata e gettata tra le braccia di uno stupratore, quella donna che l'aveva portata a lasciare Logan...
Logan la osservò, e la costrinse a incrociare il suo sguardo. “Veronica, tutto ok... io... Madison...” lei lo interruppe con la mano. “Logan, passato. Possiamo chiudere questa porta una volta per tutte. Non ha più importanza e non doveva avere così tanta importanza allora. Basta distribuirci le colpe. Questa sera non pensiamo al passato. Divertiamoci!” e lo trascinò dentro la sala da ballo, dove un gruppo rock intratteneva già molti dei loro ex compagni di classe.


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Non era ancora completamente a suo agio al fianco di Logan, non c'aveva ancora fatto l'abitudine... insomma, lui era la super star, lei era abituata a vivere nell'ombra, a non farsi notare, a rimanere un po' defilata. Facevano due mestieri così diversi... non che la cosa la stupisse: erano sempre stati profondamente diversi. Lei amava l'arte e la lettura, lui il surf e le feste. Lei non sopportava la carne cruda e le meringhe, lui le verdure cotte e il cioccolato piccante. Lei adorava la musica introspettiva, lui era più un tipo da discoteca. Insomma, erano sempre stati agli antipodi sotto molti, moltissimi punti di vista.
Eppure esisteva un filo esile che li aveva sempre legati, tenuti vicini anche quando si erano profondamente odiati. A volte Veronica aveva pensato che fosse il filo di chi ha subito lo stesso destino di sofferenze, tristezze e tradimenti. Di chi aveva visto morire o scappare alcune delle persone a loro più care. Di chi non aveva mai sentito di avere un posto nell'universo. Poi un giorno aveva capito. Il loro non era il destino di chi è stato spezzato, rovinato, distrutto. Il loro filo comune era senza ombra di dubbio l'essere ancora in piedi, l'essere forti e resistenti, delle rocce. Di chi non ha bisogno dell'aiuto degli altri per andare avanti, ma che in fondo in fondo non disprezza il sorriso di un amico,  un aiuto da parte di chi ti vuole bene. Perché la cosa che li aveva sempre accomunati era il fatto di non essersi mai arresi, di aver sempre lottato, di aver resistito.
Erano appena entrati nella palestra adibita a sala da ballo. Un lungo tavolo, ricoperto di fiori e statue di ghiaccio, vassoi elaborati e bicchieri di cristallo, seguiva la parete di destra. Sul fondo, dove una spesso Veronica aveva visto Wallace saltare verso il canestro, avevano organizzato un palco sul quale una band si stava esibendo. Tra la porta e il palco, illuminata da luci intermittenti e colorate, una folla danzante festeggiava. Non erano tantissimi, eppure a Veronica sembrò che, appena lei e Logan furono entrati nella sala, tutti si fossero voltati a guardarli. E tutti si stavano domandando perché, uno famoso ricco e bello come Logan Echolls fosse venuto al ballo della scuola con l'altrettanto famosa ma non altrettanto amata Veronica Mars.
In quel momento, quando tutti gli occhi si erano posati su di loro, si era sentita come quella sera in cui la loro storia d'amore, ancora agli inizi, era stata sorprendentemente rivelata da un ignaro Aaron Echolls. E quella sensazione non la faceva sentire a proprio agio: non sapeva se essere la donna al braccio del bell'attore di Hollywood le pesasse o meno. Ma in realtà non aveva importanza. Non aveva nemmeno importanza che loro non avessero ancora risolto i loro problemi, o che non avessero preso una decisione definitiva su quale sarebbe stato il loro futuro. Voleva solo passare una bella serata con lui, fare come se nulla fosse mai accaduto. Poteva permetterselo, no? E così, incurante degli sguardi che la trafiggevano, entrò nella sala assieme a quello che forse avrebbe potuto considerare l'amore della sua vita.


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La sala era gremita, la musica forte, la gente ballava. Veronica era quasi frastornata: facce che non vedeva da secoli le si paravano davanti, la intrattenevano per alcuni secondi chiedendo al suo cervello di fare uno sforzo notevole nel cercare di dare un nome a quel volto. Persone che erano cambiate moltissimo. Casey l'aveva visto solo qualche giorno prima, ma c'erano alcuni compagni di classe di cui a malapena si ricordava. Ad esempio l'allora bellissima e superficiale Caitlin Ford ora, dopo cinque gravidanze, aveva perso le sue forme spigolose e lasciato spazio a rotondità fino ad allora inimmaginabili su una quasi modella come lei. Non vestiva elegantemente, e i suoi capelli erano raccolti in una semplice coda di cavallo. La sua scelta di allora aveva avuto ricadute non da poco sulla sua vita sociale, e soprattutto aveva avuto ricadute a lungo termine. Veronica aveva scoperto che si era sposata con un impiegato di Pasadina e che faceva la mamma a tempo pieno nella loro modesta casetta, munita comunque di giardino e barbeque. Sembrava felice e serena.
Ed ecco Sean, con la sua faccia antipatica. Si avvicina, scambia qualche convenevole con Logan e poi si rivolge a lei. Le lancia un paio di frecciatine, cui Veronica risponde a tono. Non ha mai avuto paura di personaggi di questo genere. Sean ora si destreggia tra un lavoretto e l'altro, cercando di conquistare quel prestigio negato a suo padre. È e rimarrà un infelice, pensò Veronica, allontanandosi da lui e stringendo più forte la mano di Logan.
Stavano andando verso il tavolo, per servirsi qualcosa da bere quando si fece loro incontro una coppia alquanto sui generis: una bionda abbracciata a un messicano. Eli e Parker si avvicinarono e non appena li vide, la ragazza di Denver lanciò un urlo che fece convergere gli occhi di moltissimi su di loro. “Veronicaaaaaaaaaa! Logaaaaaaaaaan! Ommioddio che bello vedervi!” e si lanciò letteralmente addosso alla minuta biondina, travolgendola. Insomma, anche senza tacchi Parker superava Veronica di buoni quindici centimetri. Tra zeppe e tacchi la distanziava di testa e collo. “Parker” esclamò Veronica, un po' a disagio “devo dire la verità, ma non ho la più pallida idea di quanto tempo sia passato ma... sembra davvero una vita. Quasi due! Ma come stai, cosa combini e... cos'è quel luccichio che vedo alla tua mano sinistra?” con fare malizioso rivolse uno sguardo complice a Weevil che intanto si era avvicinato e stava ponderando il da farsi con Logan.
Perché, diciamocelo, non è che loro due fossero mai stati grandi amici, per intendersi. Anzi, il più delle volte i loro incontri si erano trasformati in scontri, e anche abbastanza violenti. Bagni, parcheggi, spiagge... nessun posto era al sicuro se la serata era quella giusta. E così, ora, i due uomini stavano fermi, uno di fronte all'altro, entrambi in attesa che fosse l'altro a fare la prima mossa. Eli rimase quasi stupito quando il ghigno sarcastico e divertito che segnava il volto di Logan Echolls si trasformò in un sorriso sincero. E ancora di più quando le parole che pronunciò furono “Weevil, vecchio mio! Sono contento che tu sia venuto questa sera: una riunione al Neptune High senza di te non avrebbe avuto lo stesso piacevole sapore!!” e lo abbracciò, stringendogli la mano. “Hey hey hey, vacci piano” esclamò il messicano “mi sgualcisci il vestito!” e scoppiarono a ridere. “Vedo che alla fine te lo sei aggiudicato tu il premio Parker Lee...” esclamò Logan, indicando con la testa la bionda spilungona “non ti sei stufato dei miei avanzi?” “Oh, Logan, potrà suonare strano per te, ma sei tu lo scarto, non lei. Lei è meravigliosa, stupenda, unica. E sono contento che tu sia stato un idiota di proporzioni epiche: ti ha scaricato e poi sono arrivato io, a curarle le ferite!” e i due si diedero di gomito.

Veronica nel frattempo aveva preso la mano di Parker e con gesti vistosi stava esaltando le dimensioni e la brillantezza del diamante che portava al dito “E così il buon Eli ha deciso che sarebbe stato veramente stupido a lasciarti andare?” “Eh già” rispose divertita Parker “ma sai, non gliel'avrei permesso! Veronica non sai quanto sono felice” in quel momento Mac e Dick li raggiunsero. Mac e Parker si abbracciarono mentre Dick raggiungeva “i ragazzi”. “Signorine, cosa vi portiamo?” domandò Logan, contento di allontanarsi per un po' da anelli, fidanzamenti e storie d'amore.
Ricevute le ordinazioni i tre uomini si avviarono al tavolo dove, ordinati elegantemente, stavano i bicchieri e le bottiglie di Champagne nei vasi intagliati nel ghiaccio. Versarono due bicchieri a testa, ma decisero di fermarsi a parlare un po' di sport e politica, lasciando le tre donne alle loro chiacchiere. Nemmeno a farlo apposta in quel momento si presentò al tavolo delle bevande il signor Clemmons, che li squadrò dalla testa ai piedi prima di aprire bocca. “Signori” disse infine, con un cenno del capo “che piacere vedervi qui questa sera. Spero non abbiate intenzione di rovinare tutto con una delle vostre solite bravate!” e, senza attendere risposta li lasciò. I tre rimasero interdetti per un lungo momento, prima di scoppiare a ridere. Brindarono ai bei tempi andati e riempirono nuovamente i loro bicchieri.

Quando tornarono al terzetto si era aggiunto Duncan, elegantissimo in doppiopetto e cravattino giallo. Logan era già al quarto bicchiere di champagne e porse a Veronica il suo. Poi salutò Duncan con un fragoroso colpo sulla spalla. “DK, bentornato! Sei venuto a prenderti il diploma?” e gli passò l'ultimo bicchiere rimastogli. “Vado a fare il pieno e torno!” Veronica gli sorrise, ma c'era qualcosa di strano in lei. Non l'aveva lasciata così tesa. Si, insomma, non era nemmeno rilassata, però era come se la presenza di Duncan la mettesse a disagio. Appena avrò un minuto cercherò di capire cosa le passa per la testa. Saranno anni che non ci vediamo, non lo nego, ma la conosco ancora come le mie tasche. E so quando qualcosa non quadra.
Ma non fece in tempo a portare a termine la sua piccola indagine privata: mentre stava tornando verso i suoi amici, la musica sfumò e sul palco apparvero Madison, scintillante nel suo vestitino di strass, Gia, elegante in un vestito nero di pizzo, e un ancor più elegante Wallace. Smoking, cilindro e bastone. Madison prese il microfono in mano “Diplomati del 2006, benvenuti! Grazie per essere accorsi così numerosi a questo evento mondano. Sono sicura che tutti vi ricordate chi sono e spero di riuscire a salutarvi a uno a uno. Ma se così non fosse, benvenuti e buon divertimento!” e passò il microfono a Gia, che la guardava con aria annoiata.
“Cosa posso aggiungere che la mia meravigliosa ex-compagna nonché collaboratrice nell'organizzare questa festa non abbia già detto? Ah... forse che la vostra quota di partecipazione, oltre a coprire le spese, andrà a formare una borsa di studio promossa dal nostro sensibilissimo compagno, Wallace Fennell. Questa borsa permetterà a un ragazzo o a una ragazza proveniente da un paese africano devastato dalla guerra di venire a studiare in America, qui al Neptune High. Un applauso al nostro unico e insostituibile Wallace Fennell!”
La sala proruppe in un fragoroso applauso. Wallace arrossì e si tolse il cappello.
Poi chiese il permesso di parlare. Gia si fece da parte e gli passò il microfono.
“Grazie, grazie a tutti voi, per essere qui. Grazie al nostro preside, Wan Clemmons, che si è offerto di ospitare noi e la nostra iniziativa. Perché, grazie alle vostre sempre e comunque gradite donazioni, anche se più generose sono più saremo contenti, potremo offrire a un giovane ragazzo africano non solo un'adolescenza libera da sofferenze e ingiustizie, ma anche una formazione tale da permettergli di tornare poi nel suo paese e cambiarlo. Costruire qualcosa. Il nostro obbiettivo, per il momento, è quello di trovare una famiglia disponibile ad ospitare il fortunato e pagare per lui e le sue spese. L'iscrizione al liceo di Neptune, grazie al preside Clemmons, sarà ridotta. E poi, se le donazioni saranno sufficienti, possiamo pensare di iscriverlo al college.
Per ora è un tentativo, un'esperimento, ma con il vostro aiuto vorrei provarci. Vorremmo provare ad offrire ad un giovane o ad una giovane un futuro che forse non si era nemmeno immaginato. Diventare medico, economo, infermiere, maestro, ingegnere e tornare nel suo paese per fondare un'azienda, costruire una scuola, privatizzare un ospedale. Quindi, detto questo, invito i signori qui presenti a posare la mano sul vostro cuore... poi infilatela sotto la giacca ed estraete il portafogli o il libretto degli assegni dal taschino interno e fate del bene! Voi signore, aprite la pochette! Grazie!” Tutti risero e un fragoroso applauso riempì la sala.
Ma Wallace non aveva intenzione di scendere dal palco e lasciare il microfono al cantante. Era lì, tentennava, e Veronica e Mac si scambiarono uno sguardo complice nel momento in cui Dick domandò a gran voce “Perché Wallace non scende?”. Veronica si guardò attorno, finché non individuò una chioma riccia poco distante. Veloce come un fulmine la raggiunse seguita a ruota da Mac. Con tutta la delicatezza possibile le prese il braccio “Ciao Jackie, bentornata!” la mora rimase interdetta. Veronica non era mai stata troppo gentile con lei, e quel gesto era decisamente fuori luogo. Poi vide, dietro di lei una sorridente Mac. Non capiva, non sapeva cosa dire. Quel momento di silenzio le costò il tempismo, perché dal palco Wallace si schiarì la voce e riprese a parlare.
“Tutto quello che vi ho detto è importante pur una lunga, lunghissima serie di ragioni, che non starò qui a elencarvi. Ma c'è un motivo per cui è cruciale offrire un futuro a qualcuno... perché possa costruirselo. Essere nati in un determinato ambiente non può limitare il nostro destino, mai. Questo non vale solo per i bambini nati in africa: vale per tutti noi.
Pendete me, essere nato nel mondo occidentale con le capacità per diventare un giocatore di basket professionista non significa che io sia solo questo. Io voglio essere anche molto altro: voglio essere qualcuno che fa del bene, voglio essere qualcuno di cui mia madre possa dirsi fiera, le cui orme mio fratello voglia seguire. Voglio anche poter essere padre di mio figlio, voglio questo onore e diritto, voglio seguirlo mentre fa i compiti, voglio insegnargli a giocare a basket ma anche a baseball se preferisce, voglio sgridarlo quando si comporta male, voglio esserci quando andrà alle medie, quando avrà la sua prima ragazza, quando appena presa la patente mi righerà la macchina. Voglio esserci e voglio esserci assieme a te, Jackie Cook...” e lasciata la frase in sospeso si infilò la mano nel taschino interno e si inginocchiò.
Nel frattempo attorno a Jackie si era fatto il vuoto. Solo Veronica e Mac le stringevano ancora il braccio, delicatamente. Jackie si portò la mano libera alla bocca.
“Jackie Cook, vuoi sposarmi?” domandò la voce calma e rassicurante di Wallace che usciva dagli altoparlanti, mentre lui non le toglieva gli occhi di dosso.
Veronica in quel momento sussurrò piano alla donna impietrita “Jackie, non lo fa perché deve, lo fa perché vuole...”. Solo allora la giovane donna si staccò dalle due ex compagne di classe e, piangendo per l'emozione si avvicinò al palco. Prima impercettibile, poi sempre più visibilmente annuì ripetutamente con la testa, incapace di parlare. “Sarebbe un si?” domandò Wallace. “Si...” rispose lei con un filo di voce. Solo allora il giovane uomo lasciò il microfono sul palco, saltò giù e corse da lei, baciandola.
E, come in un film, tutti applaudirono e urlarono.
Veronica non pianse, e nemmeno Mac, ma erano entrambe molto felici per il loro amico. Poco dopo il resto del gruppo le raggiunse. “Cavoli, ragazzi, chi l'avrebbe mai detto!” esclamò Dick. Logan scoppiò a ridere e indicò le due ragazze. “A quanto pare loro!”
Poi la musica riprese, con Wallace e Jackie che ballavano al centro della sala.
Logan porse la mano a Veronica e le chiese “Balli con me?” “Volentieri!”  e le mani di lui le cinsero i fianchi. Furono seguiti a ruota dalle due coppie di amici, e infine da Duncan che chiese a Gia di fargli compagnia. Lei fu ben lieta di accontentarlo.
Poi la canzone cambiò all'improvviso. Chitarra, batteria e piano si destreggiavano in un giro che alle orecchie di Veronica e Logan suonò improvvisamente familiare. Sway. Come la prima volta che avevano condiviso la pista da ballo. “Questa canzone...” parlò finalmente lui “... non ti facevo così romantico signor Echolls!” esclamò lei, con fare canzonatorio. “Non hai mai voluto vedere questo mio lato!” e lei posò il capo sul petto ampio e forte di lui fino alla fine della canzone.


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Furono interrotti da Duncan che chiese il cambio. “Hey amico, posso rubartela per un giro?” “Cero... Gia? Beviamo qualcosa e mi racconti cosa hai combinato nel corso degli ultimi dieci anni?” propose Logan allontanandosi e facendo l'occhiolino a Veronica.
“Allora... che serata!” disse infine Duncan non appena furono soli. “Eh già...” rispose fredda lei.
“Veronica... che succede... non potresti essere più fredda e distante di così con me. Ti conosco, qualcosa non va. Hai voglia di parlarmene?” lei si staccò e gli propose di bere qualcosa. Duncan accettò, evidentemente era qualcosa di importante e delicato. Recuperarono due bicchieri di champagne e uscirono dalla sala, diretti al cortile interno. Si sedettero ad uno dei tavoli da pranzo. Era buio da un po' e il metallo freddo fece rabbrividire Veronica quando si sedette: la gonna era piuttosto corta e la pelle toccava la seduta della panchina.
“Duncan io... hai presente mia madre... tuo padre... insomma. Non ho avuto gran modelli materni. Mio padre è sempre stato un genitore favoloso: non mi ha mai fatto mancare nulla, soprattutto l'affetto. Peccato che altrettanto non si possa dire per mia madre.” Duncan la interruppe “Veronica se vogliamo parlare dei nostri genitori ben venga, ma non capisco proprio dove tu voglia andare a parare...” “Oh, Duncan, fammi finire. Stavo dicendo... ah si mia madre. Beh, l'alcolismo è una malattia di cui mia madre ha sofferto e, per quanto ne so, soffre ancora. Questo genere di dipendenza è... deleterio. Non solo per l'individuo ma anche per chi vive assieme a quella persona. Mia madre mi ha rubato il futuro due volte: avevo speso tutti i miei soldi del college per pagarle una  clinica di riabilitazione e lei nemmeno c'è andata. Poi, non contenta, la notte in cui l'ho cacciata si è portata via l'assegno di tua madre. Chissà come sarebbe la mia vita a questo punto... comunque sto divagando.” e bevve un lungo sorso di champagne. Poi sollevò il bicchiere e lo indicò a Duncan.
“Vedi Duncan questo genere di dipendenza è... recidivo e ereditario. Non geneticamente ma psicologicamente. Io ho il 50% di probabilità di diventare un'alcolista come mia madre, di essere dunque una donna pessima sotto molti, troppi punti di vista. E visto quanto ho bevuto negli ultimi giorni... beh sto iniziando a dubitare di essere nel 50% vincente.” posò il bicchiere sul tavolo e lo fissò lungamente.
“Io... se non posso essere una donna decente, come pensi che possa essere buona madre? A maggior ragione, se c'è questa possibilità non posso... non me la sento di mettere in pericolo la vita e l'esistenza di una creatura che non è mia? Una creatura per la quale tutti noi hanno rinunciato a molto, forse troppo? Come posso dirti serenamente che mi prenderò cura di tua figlia quando a stento sono in grado di prendermi cura di me?” finalmente alzò lo sguardo e Duncan vide che stava piangendo.
“Veronica tu sei solo spaventata...” cercò di rassicurarla, ottenendo però l'effetto contrario.
“Certo che sono spaventata!” urlò lei “Sono terrorizzata! Io... potrei essere una bomba a orologeria. Che ne sappiamo che tra sei mesi non sarò in qualche centro di disintossicazione? E se accade tra due anni, tra tre, tra dieci? Come posso assicurare a una bambina che ne ha già vissute tante, troppe, un'infanzia serena? Quello che diceva Wallace prima... che futuro posso offrire a tua figlia nel momento in cui tu... e poi tu non morirai. No. Non esiste! Non hai bisogno di me, non ci sarà nessun tutore... Duncan...”
“Veronica” provò a calmarla lui “è solo una forma preventiva... un'assicurazione. Mia figlia...”
“Tua figlia sarà più sicura con tua madre che con me. Io ho un passato che non mi permette di costruire serenamente il futuro, mio o degli altri. Io fuggo dalle responsabilità Duncan, soprattutto se sono responsabilità che non posso affrontare...” piangeva e gridava.
Duncan non ce la fece più e sbottò “Sei solo un'egoista. Una maledetta egoista! Ma vuoi capirlo che non mi posso fidare di nessuno a parte di te e Logan e Clarence. Ma Clarence non può tradire i miei e io penso che mia figlia abbia bisogno di una maledetta figura femminile, che la aiuti le insegni...”
“Hai detto bene, una figura femminile ma sana, non corrotta come la mia. Io... Lilly è morta, Meg è morta, mia madre è fuggita, tu sei scappato, Logan mi ha sempre destabilizzata...”
“Lilly è morta per tutti noi, non solo per te. Tutti noi le volevamo bene e abbiamo sofferto, io forse più di tutti. Era mia sorella, Veronica, ma io ho deciso di andare avanti di combattere contro questo fantasma. E tu cosa fai? Ti crogioli ancora in questo dolore dopo più di dieci anni? Non credo che tu stia facendo questo... penso che tu sia così egoista da usare mia sorella e la sua morte come una scusa!” si alzò, arrabbiato. “Me ne vado, prima di arrabbiarmi davvero e perdere la pazienza. Da te non me l'aspettavo. Non pensavo che mi avresti abbandonato... forse... forse si, sei cambiata. E non mi piace questa nuova Veronica! Penso però che tu abbia ragione: mia figlia non dovrebbe crescere con una persona orribile come te...” e scagliando il bicchiere mezzo pieno a terra la lasciò sola ai suoi pensieri e alle sue torture interiori.


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Mac e Dick stavano ballando, avvinghiati come due fidanzatini al loro primo appuntamento. “Sai che mi sento un po' in colpa...” disse lui ad un certo punto. “Perché?” domandò incuriosita sua moglie.
“Perché la mia proposta di matrimonio non è stata nemmeno lontanamente paragonabile a quella di Wallace...” Mac scoppiò a ridere “Sei incorreggibile! La tua proposta in volo appeso ad un paracadute è stata favolosa!” e lo baciò appassionatamente.
Un risolino isterico li interruppe. Davanti a loro Madison sembrava molto divertita dalla scena.
“Oh, scusate, non volevo interrompere. Vi prego, andate avanti! È solo che mi piacciono le scene grottesche!” Mac digrignò i denti. Poi, esibendo il sorriso più posticcio possibile “Ciao Madison, come stai? E tuo marito? I reumatismo gli hanno impedito di venire al ballo oppure è impegnato con l'amante?”
Madison incassò senza una piega il colpo basso. “Beh, se non altro io non rubo dall'immondizia degli altri” e indicò Dick “sei stata carina a rimettere assieme i pezzi che io avevo rotto! Solo... un po' patetica!”
Mac fece per andarsene, quando la voce di Dick la fermò. Quel tono l'aveva sentito solo quando parlava con i suoi genitori, pessimi esempi di amore genitoriale. Lui era fuggito con i soldi, lei li aveva abbandonati per il lavoro. “Tu, invidiosa e acida megera. Devi portare rispetto per Mac, non perché sia mia moglie, ma semplicemente perché è una persona decisamente migliore di te. Siete inconfrontabili, tu non hai idea di quanto per me sia stato fortunato il giorno in cui mi hai scaricato. Lei... se tu sapessi quello che sa lei l'avresti già trascinata nelle fogne con te. Non hai idea di quanto le costi tenere questo segreto, di quanto dolore le provochi il vederti, il sentirti parlare, il solo pensare che tu esista” “Dick, ti prego, lascia perdere... questi sono affari privati... non qui, non ora... avevamo detto... mai. Ti prego!” Esclamò Mac, prendendolo per la manica della giacca.
Ma lui parve non averla udita. “Madison tu sie una persona così fortunata e nemmeno te ne rendi conto. Ti comporti come la regina del mondo e invece dovresti essere solo la figlia di un impiegato e di una segretaria, non la figlia di due dei più illustri cittadini di Neptune. Quel posto spetterebbe a mia moglie!”
Lo aveva urlato così forte che le persone più vicine a loro avevano udito tutto, e ora fissavano a turno lo sguardo su Madison Sinclaire e su Cindy Mackenzie in attesa della loro reazione.


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La scena era stata a dir poco imprevista e quasi esilarante. O per lo meno lo era stato il mutamento dell'espressione di Madison: da soddisfatta a stupita a scioccata. Infine disperata. Le due donne, accompagnate dalla signora James, allora consulente scolastica, erano uscite dalla sala. Mac era impietrita, Madison in lacrime.
Logan stava osservando la scena a poca distanza, assieme a Eli. “Tu ne sapevi qualcosa?” domandò l'ispanico. “No di certo, ma conosco qualcuno che di sicuro è informato sui fatti... a proposito dove è finta Veronica?” “L'ho vista uscire in giardino con Duncan” rispose Wallace, mentre lasciava la pista da ballo abbracciato alla sua fidanzata. “Ragazzi, vi presento la futura signora Fennell” “Congratulazioni ragazzi!” esclamò Parker, che stava tornando con due piattini carichi di stuzzichini. “Vado a recuperare una bottiglia e dei bicchieri così appena tornano Mac, Duncan e Veronica facciamo un bel brindisi!” esclamò Dick, di ritorno. In realtà sapeva di averla combinata grossa, e aveva bisogno di tenersi occupato. Poi, rivolgendosi a Logan gli chiese di accompagnarlo.
“Sei proprio nei guai, amico” esclamò Logan, battendo un colpo secco sulla schiena dell'amico. “Eh già... beh almeno potrò dire di aver vissuto pienamente la mia vita. Ricordami biondo, ubiraco e felice nel discorso commemorativo, ti prego. E niente statue, solo la foto di me e Mac in viaggio di nozze, quella in cui le slaccio il costume...!” Beh, se non altro l'ha presa bene, pensò Logan.
Con la cosa dell'occhio Logan vide Duncan entrare dalla porta. “Scusa Dick, ti raggiungo subito...” e corse in contro all'erede Kane, che aveva l'aria tutt'altro che felice. Cosa diamine era succeso? E dove era Veronica?
“Hey, DK” Duncan si voltò “Tu lo sapevi?” Lo attaccò Duncan. “Cosa?” domandò Logan, colto alla sprovvista da quella reazione. Duncan era agitato, e Logan non voleva certo peggiorare la situazione. “Che la tua ragazza ha deciso di piantarmi in asso, di abbandonarmi proprio ora che ho bisogno di lei. Pensavo che avreste accettato. Sei d'accordo con lei? Ti vuoi tirare indietro? No perché se è così io non so proprio cosa fare...” la rabbia si era tramutata in lacrime. Duncan era disperato. “Mi vuoi spiegare di cosa stai parlando?” domandò Logan posando una mano sulla spalla dell'amico.
“Veronica non vuole accettare di essere la tutrice di Lilly. Ha paura di non essere una brava madre...” disse infine Duncan fissando il suo più caro amico negli occhi.
“Dove è lei?” chiese Logan, mentre terrore e rabbia si facevano spazio dentro di lui.


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Era a pezzi. Doveva essere una bella serata, doveva divertirsi, stare con gli amici, non rintanata in giardino, al freddo, a tormentarsi. Perché doveva andare sempre tutto storto? Perché la sua vita non poteva essere... normale? Perché non poteva tornare tutto come prima...
Ma prima quando? Prima che Lilly morisse, prima che sia madre la abbandonasse, prima che suo padre perdesse il lavoro... o prima che Duncan mettesse in cinta Meg, prima che Cassidy facesse saltare in aria lo scuola bus... o ancora prima, prima che Woody Goodman approfittasse dei ragazzini più deboli. Ma forse la rottura era avvenuta dopo, e quindi bastava tornare a quella volta che non ha risposto alla chiamata di Logan, oppure a quella volta che aveva incontrato Maidson, o al momento in cui aveva deciso di intrufolarsi a casa di Jake Kane, facendo perdere le elezioni a suo padre. Tornare alla normalità. Quando era stata l'ultima volta che tutto era stato normale?
Un brivido freddo le corse lungo la schiena, come se qualcuno la stesse osservando. Poi la canna della pistola si era appoggiata alla sua nuca, rovinandole l'acconciatura.
“Veronica, che piacere vederti. Se non sbaglio è qui che ci siamo conosciuti... che tutto è cominciato!” Quella voce... “Nick... che ci fai qui? Se non sbaglio tu non ti sei mai diplomato al Neptune High, devo aver sbagliato a mandarti l'invito!” Lui premette la pistola più forte, e Veronica iniziò a tremare.
“Scherza poco, ragazzina. Qui è cominciato tutto, il declino della mia carriera. Per colpa tua mi hanno revocato il distintivo e la pistola d'ordinanza. Per colpa tua sono fuori dall'FBI... ma ora salderai il conto. Che ne dici di farci un bel giretto?”
Veronica si rese conto che non poteva che ubbidire, e lo seguì verso il parcheggio.


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Non c'era. Strano, che fosse rientrata senza che lui se ne accorgesse? Rientrando incrociò Corny. “Hey, hai visto Veronica?” “Sempre a seguire le sue gonne, eh, Echolls? Come darti torto! Beh, no, almeno non nell'ultima mezz'ora. Ci becchiamo!” e lasciò Logan alla sua ricerca.
Tornando dagli amici chiese un po' in giro, ma sembrava che nessuno l'avesse vista dopo che era uscita con Duncan.
Quando arrivò da Eli e dagli altri non aveva ancora avuto sue notizie. Decise di andare a controllare il parcheggio. Proprio in quel momento andò a sbattere contro una sua vecchia conoscenza. Leo. Cosa ci faceva lì? E chi era quella bella donna... ah Angela, l'agente dell'FBI. “Leo... che sorpresa!” “Logan cercavamo proprio te:" lo interruppe il bell'investigatore.” Poi Angela prese la parola “Logan, Logan Echolls... dove è Veronica?”
“Non lo so. La stavo giusto cercando. È successo qualcosa?” rispose allarmato Logan.
“Dominick Patterson... l'abbiamo arrestato per abuso di potere. Abbiamo trovato dei diari perquisendo la sua stanza d'albergo. É ossessionato da Veronica. E c'è sfuggito!”



Spazio autice: non pensavo di riuscirci e invece ecco a voi il capitolo 23! Per il 24 temo che dovrete davvero aspettare, il prossimo WE sono a Roma a vedere l'Italia che gioca contro l'Irlanda! Mi raccomando fate il tifo! :P
Enjoy!




  
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