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Autore: KuromiAkira    11/03/2013    3 recensioni
- Non è per il fatto che sembri una donna. È proprio come ti comporti - gli spiegò, mentre cercava di calmare la bambina.
Midorikawa fissò l'uomo, intuendo che, questa volta, non lo stava prendendo in giro. - Come mi comporto? - chiese poi, arrossendo imbarazzato.
- Come una madre, intendo. -
[HiroMido + nuovo personaggio + comparsa di vari personaggi, tra cui Fuyuka Kudou]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Camelia/Fuyuka, Jordan/Ryuuji, Nuovo personaggio, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Venite, venite - mormorava Fuyuka, sorridendo serenamente e facendo strada nel reparto pediatrico dell'ospedale a Midorikawa e Hiroto.
I corridoi erano affollati di parenti e amici di coppie appena diventate genitori, o di famiglie che stavano finalmente tornando a casa con i nuovi nati. Midorikawa non riusciva a fare a meno di guardarli. Per quelle persone, aver avuto un figlio era motivo di gioia e lo si capiva con una sola occhiata.
Vedeva madri e padri guardare quelle piccole creature e sorridere commossi, stringerli a sé come se fossero i più preziosi dei tesori. E lo erano. Avere un figlio era come un piccolo miracolo.
Eppure, c’era chi non la pensava allo stesso modo e abbandonava il sangue del proprio sangue.
Ryuuji era orfano, ma non era stato abbandonato: i suoi genitori erano morti in un incidente in cui lui era riuscito miracolosamente a salvarsi. Era abbastanza grande da ricordarsi il dolore che aveva provato ma, almeno, era stato amato da sua madre e suo padre e mai aveva dubitato di questo, neppure dopo la loro morte.
Ciononostante sapeva bene cosa significava essere rifiutati dalla propria famiglia. Era una cosa che aveva vissuto alla Aliea, in un certo senso.
Per questo lui e i suoi fratelli e sorelle dell’orfanotrofio erano molto sensibili a quell’argomento.
Al Sun Garden arrivavano spesso bambini, anche di qualche anno di età.
Alcune volte erano i genitori stessi a portarli a Hitomiko, per motivi che variavano a seconda delle situazioni: alcuni non potevano permetterselo per questioni economiche, ad esempio.
In quei casi, i genitori stessi ne soffrivano. Se ne andavano con le lacrime agli occhi, stravolti, mormorando scuse e giurando che non avrebbero mai smesso di amarli, ovunque loro sarebbero stati mandati. Ma lo facevano per il bene dei loro figli, sicuri che con una nuova famiglia sarebbero stati più felici.
Il più delle volte, però, si trattava di bambini davvero abbandonati. Trovati per strada, o davanti al Sun Garden, o lasciati soli in qualche altro posto.
E in quei casi i bimbi dovevano affrontare una terribile consapevolezza, la peggiore delle sofferenze; e spesso questo li condizionava per tutta la vita.
Ryuuji abbassò lo sguardo, nel pensarci. Da piccolo continuava a chiedersi perché ‘i grandi’ erano così irresponsabili da aver figli per poi abbandonarli in quel modo. Che cosa passasse loro per la testa. A quei tempi, era anche convintissimo che tutte quelle persone non avevano poi alcun rimorso, che erano solo egoisti a cui non importava dei sentimenti di creature a cui loro avevano dato la vita.
Ora che era cresciuto, seppur comprendendo che gli adulti non erano perfetti, e che c’erano tante situazioni e impedimenti diversi, e che, chissà, magari poi quei genitori si pentivano di aver abbandonato i propri figli, ancora non riusciva a comprendere cosa spingesse una persona a fare un’azione del genere. E, ancor di più, si chiedeva cosa fosse passato per la testa a chiunque avesse lasciato quella bambina dentro quel sacco.
In quel caso non era questione di abbandonare, o di non potersene o volersene prendere cura: era tentare di uccidere una creatura indifesa. Speravano forse morisse e venisse incenerita insieme agli altri rifiuti, così che nessuno potesse scoprire ciò che era accaduto?
Per quanto gli anni potessero essere passati, Ryuuji ancora adesso non riusciva a comprendere i ragionamenti di persone del genere.
Fuyuka, una volta arrivati al nido, attirò nuovamente l’attenzione dei due amici, così l’uomo dai capelli verdi alzò lo sguardo.
Hiroto gli sfiorò la schiena, probabilmente intuendo i pensieri su cui si era perso il fidanzato, e gli sorrise, incoraggiante.
E Midorikawa annuì e ricambiò il sorriso.
Con suo gran sollievo, la bambina stava bene. Era rimasta in osservazione per tutte quelle ore e, infine, si era tranquillizzata e ripresa senza troppi problemi.
Kudou disse loro che, sicuramente, era stata messa da pochissimo dentro quella busta, ed era stata una grande fortuna che fosse stata ritrovata così velocemente.
La neonata, in quel momento, si trovava insieme ad altri bambini e dormiva in una delle tante culle della stanza.
Da oltre il vetro la si poteva perfettamente.
- Eccola lì. Come vedete, è un angioletto ora - disse l'infermiera, puntandola col dito.
Lo guardo di Ryuuji si illuminò. - Ha un bell'aspetto, adesso - constatò, sereno. - Per fortuna sta bene. -
Kudou annuì. - Abbiamo avvertito la polizia per cercare i suoi genitori. Ma, dato quello che è successo, vorremmo anche cercarle una famiglia adottiva - spiegò.
Midorikawa annuì, improvvisamente serio per aver sentito la parola 'genitori'. Tornò a guardare la bambina.
- Per il momento, come potete leggere dalla targhetta, - disse poi Fuyuka, sorridendo, - le abbiamo dato il nome provvisorio 'Midori'. In onore di Midorikawa-kun, che le ha praticamente salvato la vita - informò, sorridendo al ragazzo dai capelli verdi.
Quest'ultimo sorrise, lusingato per quel pensiero, e Hiroto gli scoccò un'occhiata intenerita.
- Io devo andare, ora. Potete rimanere qui quanto volete - li avvertì la donna.
I due annuirono e rimasero per un bel po' ad ammirare il visetto tranquillo della neonata, di cui avevano già a cuore la sorte.

Da quel giorno, Midorikawa e Hiroto andarono a trovare Midori appena il loro lavoro e i loro impegni lo permettevano.
La bambina non aveva avuto alcun problema di salute e le infermiere si prendevano cura di lei, finché Fuyuka chiese ai due amici se, per caso, non volessero tenerla un po' in braccio.
- Possiamo? - domandò, insicuro, Ryuuji, volgendo istintivamente lo sguardo verso la bimba.
- Non vedo cosa ci sia di male. Qui ultimamente siamo impegnati, quindi mi sentirei più tranquilla se, finché state qui, rimanete un po' con lei. Gli altri bambini, naturalmente, hanno i loro genitori, ma lei, poverina, non ha nessuno che le faccia visita, a parte voi - spiegò, mentre già prendeva la bambina dalla culla e la avvicinava a Ryuuji.
Senza opporsi, il ragazzo la prese tra le braccia, con attenzione. Era abituato ai bambini, dato che al Sun Garden ne era pieno, quindi non gli fu difficile cullarla. Gli si illuminò lo sguardo, appena l’ebbe vicino.
Fuyuka rimase a guardarli qualche istante, sorridendo soddisfatta, prima di tornare a lavoro.
- Ciao piccola - sussurrò allora il ragazzo, potendo finalmente osservarla per bene. - Come sei carina... - le disse. - Spero riuscirà a trovare una famiglia - mormorò poi a Kira.
Hiroto annuì e iniziò a giocare un po’ con la bambina, che gli aveva afferrato il dito.
Midorikawa rimase inizialmente in piedi poi, per non intralciare il passaggio, dato che c’erano altre famiglie a visitare i neonati, decise di spostarsi e sedersi su una sedia.
Midori si era addormentata senza alcun problema e Hiroto iniziò lentamente ad allontanarsi da loro senza che il fidanzato lo notasse, troppo impegnato ad ammirare la creaturina che aveva salvato.
L'uomo dai capelli rossi li fissò per un po', sorridendo.
Non era raro che avessero a che fare con dei neonati quindi, in realtà, l’uomo aveva già visto Ryuuji cullare dei bambini.
Eppure, chissà perché, in quel momento gli sembrava diverso.
Forse per la brutta avventura vissuta dalla bambina, forse a causa della preoccupazione che aveva colpito il ragazzo dai capelli verdi, Hiroto aveva la sensazione che si fosse già stabilito un legame, tra loro.
Midorikawa voleva bene a tutti i bambini del Sun Garden. Li considerava i suoi fratellini, come tutti gli altri ex-abitanti dell’orfanotrofio avevano l’istinto di fare.
Ma l’aver trovato lui quella bambina, il sapere il destino a cui sarebbe andata incontro la poveretta se non l’avesse notata lui, aveva fatto sentire il giovane uomo molto più coinvolto e, di conseguenza, si sentiva anche più vicino alla piccola. La guardava con una dolcezza talmente spontanea da far battere il cuore al fidanzato. Non l’aveva mai visto così e, per la prima volta nella sua vita, si ritrovò a immaginarlo con un vero e proprio figlio.
Un’idea a cui entrambi non avevano mai pensato seriamente, prima di quel momento.
Midori, a sua volta, sembrava totalmente a suo agio, tra le braccia di Ryuuji. Si addormentava anche con le infermiere dell'ospedale ma il suo visetto non era mai così rilassato. Forse perché percepiva la disinvoltura con cui l’uomo la teneva in braccio e la cullava.
Senza più resistere alla tentazione, Hiroto prese il cellulare e, dopo essere stato qualche secondo a decidere che angolazione usare, fece loro una foto che poi rimase ad ammirare, quasi con commozione.
Fu proprio per questo che, infine, Midorikawa volse lo sguardo verso di lui.
- Ci hai fatto una foto? - chiese allora, perplesso.
Hiroto alzò gli occhi verso di lui, ridacchiò. - Sì - ammise, avvicinandosi per fargliela vedere. Si sedette accanto a lui. - È un'immagine veramente molto bella – mormorò, quasi compiaciuto.
- Non esagerare - intimò l'altro, poggiando la testa contro la sua spalla.
- Sembri davvero una mamma che tiene in braccio la propria figlia - affermò con dolcezza, senza distogliere lo sguardo dalla foto.
- Ma che dici? - sbottò Ryuuji, sussultando. Il movimento causò il risveglio di Midori, che iniziò a piangere.
- Oh, piccola! Scusami - si affrettò a dire il segretario della Kira Company, tornando a cullarla per farla riaddormentare.
Hiroto rise e, con naturalezza, la prese in braccio.
- Non è per il fatto che sembri una donna. È proprio come ti comporti - gli spiegò, mentre cercava di calmare la bambina.
Midorikawa fissò l'uomo, intuendo che, questa volta, non lo stava prendendo in giro. - Come mi comporto? - chiese poi, arrossendo imbarazzato.
- Come una madre, intendo. Hai un atteggiamento materno anche con Kariya e con gli altri bambini del Sun Garden - affermò, senza distogliere lo sguardo dalla bambina. - Anche sapendo che sei un ragazzo, sei talmente dolce e delicato con i bambini che dai proprio l’impressione di essere una mamma. È una cosa che ho sempre pensato però, poco fa, questa sensazione si è fatta molto più forte - ammise.
Midorikawa arrossì. Normalmente si arrabbiava, quando gli dicevano queste cose. Ma aveva capito che il fidanzato era serissimo. E questa consapevolezza lo rendeva un po’ triste: anche se lo sembrava, lui non era certo una donna quindi non potevano avere figli, anche se l’avessero voluto. E l'idea di poterlo desiderare un po’ lo spaventava: ne avrebbe sofferto e ne avrebbe sofferto anche Hiroto.
Nessuno dei due parlo più anche se, in realtà, Hiroto voleva aggiungere qualcosa. Indugiò per molti minuti; poi, infine, prese coraggio. - Mi piacerebbe poterla adottare - confessò, ed era proprio la frase che Ryuuji temeva.
- Non pensarlo, lo sai che non ci è permesso - replicò immediatamente il fidanzato, nervosamente. - E poi non siamo nemmeno sposati. -
L'uomo dai capelli rossi lanciò un'occhiata all'altro, percependo il tono. Immaginando il motivo della sua ansia, decise di non insistere sull'argomento 'adozione' - Beh, - iniziò allora, tornando a volgere lo sguardo verso Midori, - a quest'ultima cosa, prima o poi, rimedieremo -
Midorikawa avvampò e si voltò dalla parte opposta rispetto a dove di trovava Hiroto, non riuscendo a replicare nulla, troppo imbarazzato per farlo. Kira diceva certe cose con troppa naturalezza, per i suoi gusti.

Ryuuji iniziò a chiedersi se potevano davvero portarsi Midori a spasso per l'ospedale. Quando lui -che fosse da solo o con Hiroto- arrivava, infatti, Fuyuka gli portava la bambina, lo informava delle sue condizioni generali e poi tornava a lavoro senza farsi troppi problemi.
Ormai era parecchio che la piccola si trovava lì. Le indagini avevano dato i loro frutti e i genitori della bambina, di cui aveva preferito non sapere nulla, erano stati arrestati per abbandono e tentato omicidio.
A quel punto si doveva solo attendere una famiglia adottiva e Hiroto aveva già parlato a Hitomiko dell'eventualità di portarla, nel frattempo, al Sun Garden.
Fuyuka, però, li aveva informati che degli amici di una delle infermiere avevano espresso la loro intenzione di adottare la neonata, dato che non potevano avere figli loro, e avevano già avviato le pratiche.
Dato che le cose erano andate per le lunghe, la bambina era sempre rimasta all'ospedale. Ma ormai era solo questione di tempo.
Midorikawa, appoggiato alla culla posta in mezzo a una stanzetta che Fuyuka aveva messo loro a disposizione -e il ragazzo dai capelli verdi ancora si chiedeva se l'amica avesse almeno chiesto l'autorizzazione a qualcuno-, sospirò. Aveva una mano tesa verso la bambina e quest'ultima usava l'arto praticamente come gioco.
- Mi mancherà - borbottò, sconsolato.
Hiroto, lì accanto a osservarli, sorrise. - Era inevitabile affezionarcisi, eh? - mormorò, comprensivo.
Ryuuji sorrise e la prese in braccio. Poi sentirono bussare alla porta. I due uomini pensarono fosse un'infermiera ma, quando la porta si aprì, entrarono Endou, Kidou e Haruna.
- Che ci fate voi qui? - domandò Midorikawa, stranito.
Mamoru rise. - Scusate il disturbo. Oggi ho sentito Kariya dire che ultimamente andate sempre in ospedale a trovare una bambina abbandonata, così abbiamo deciso di ficcanasare un po' - spiegò, sorridendo come al suo solito.
Haruna, nel frattempo, si era già avvicinata a loro - Aaah, che carina! Posso prenderla in braccio? - chiese, quasi saltellando sul posto.
La bambina, disturbata dalla voce squillante della donna, fece una leggera smorfia. Ma non pianse.
Ryuuji ridacchiò, intenerito. - Certo - sussurrò, avvicinandosi all'amica.
Otonashi la afferrò con delicatezza e la cullò, anche se con meno naturalezza di Midorikawa o Hiroto, letteralmente rapita dalla neonata. - È un amore! Oh, è bellissima! - continuava a ripetere.
Anche Endou si avvicinò, mentre Kidou rimase vicino alla porta, appoggiato al muro con le braccia conserte.
Hiroto spiegò la situazione ai tre amici, mentre Haruna continuava a tenersi stretta la bambina, finché poi si mise a ridere.
Midori, infatti, stava cercando di mordicchiare un seno della donna, evidentemente in cerca di cibo.
- Ehi, guarda che non ho latte - ridacchiò Otonashi, divertita.
- Probabilmente ha fame. Hiroto, vai a cercare qualche infermiera. -
L'uomo dai capelli rossi annuì e uscì prontamente dalla stanza.
Endou ridacchiò. - Sembrate due genitori - disse.
Ryuuji sbuffò e arrossì leggermente. - Non cominciare. -
- Tu, Endou, non la vuoi prendere in braccio? - chiese l'unica donna nella stanza. - Dovresti fare un po' di pratica, so che tu e Natsumi state cercando di avere un figlio. -
L'uomo dai capelli castani si grattò una guancia con l'indice della mano. - Eh. Confesso di non essere abituato - disse. - Mi trovo meglio con i ragazzini delle medie. -
- E tu, Kidou? - domandò allora Ryuuji, notando solo in quel momento che l'uomo con i rasta era sempre rimasto in disparte.
Haruna ghignò. - Ah, mio fratello non ci sa proprio fare con i neonati - li informò, scuotendo la testa.
Yuuto piegò leggermente le labbra in una smorfia e i suoi amici risero.
La bimba, intanto, si mise a piangere e tese le braccine verso Midorikawa, probabilmente per puro caso dato che in realtà non lo stava guardando.
- Oh, rivuole la sua 'mamma' - mormorò comunque Haruna, ridando la bambina all'amico dai capelli verdi.
Midorikawa non ribatté, erano giorni che anche Fuyuka lo prendeva in giro in quel modo. O meglio, preferiva pensare che lo stessero solo sfottendo dato che, in realtà, si stava rendendo conto che, se visti da occhi esterni, sembravano davvero madre e figlia.
Cercando di tenerla calma, il ragazzo la cullò, carezzandole una guancia con le dita della mano. Dita che ben presto Midori provò a infilarsi in bocca, in cerca della pappa.
- Eh sì, hai proprio fame, eh? - bisbigliò, sorridendo.
Qualche minuto dopo, Hiroto tornò col biberon già pronto, e la bambina poté finalmente mangiare.
- Veramente, - mormorò dopo un po' Haruna, sorridendo, - anche se ti conosco e so che sei un maschio, non riesco a fare a meno di pensare di star vedendo una giovane mamma. Siete così carini! -
Endou sorrise, assolutamente d'accordo.
Nel sentire quelle parole, lo sguardo di Kira si illuminò. - Allora vi devo assolutamente far vedere una cosa! - esclamò, e Ryuuji roteò gli occhi. Ormai aveva già fatto vedere quella famosa foto a chiunque, sembrava veramente un padre orgoglioso e ansioso di mostrare la propria famiglia a tutti.
Hiroto si avvicinò a Endou, e sia Haruna che Yuuto si spostarono per osservare, curiosi.
- Sono così belli che me la sono messa pure come sfondo - confessò, ridacchiando e lanciando un'occhiata al fidanzato che, ormai rassegnato, continuò a far mangiare la bambina.
Otonashi si lasciò sfuggire un versetto di ammirazione, e anche Kidou sorrise.

Alla fine, Midori rimase in quell'ospedale fino a quando le pratiche dell'adozione non furono completate.
Poco prima di essere portata via, però, Midorikawa e Hiroto vennero a informati da Fuyuka che i due genitori adottivi, dopo aver saputo la storia della bimba, desideravano incontrarli e ringraziarli. Inoltre, dato che abitavano in un’altra città, volevano dar loro l’occasione di incontrare per l’ultima volta la bambina.
L'infermiera, infine, ridacchiò, attirandosi le occhiate perplesse dei due amici.
- Vi ho già detto come si chiamerà la bambina d'ora in poi? - domandò, serena. I due ragazzi si guardarono, un po' tristi alla consapevolezza che la neonata avrebbe avuto un'altro nome da quello che avevano utilizzato loro fino a quel momento. - Ryuuzaki Midori - disse infine la donna. - Hanno voluto lasciarle il nome che avevo deciso per lei. -
- Ryuuzaki? - ripeterono all'unisono.
Kudou annuì. - ‘Midori’ e’ Ryuu’. Sembra proprio destino, non trovate? - fu l'ultima cosa che Fuyuka disse, prima di aprire la porta e far conoscere ai due amici i due coniugi.

Ryuuji ancora guardava la strada dove, qualche secondo prima, era sparita la macchina di Ryuuzaki Akira e Ryuuzaki Sui.
Sospirò e Hiroto gli cinse le spalle con il braccio.
- Triste? -
- Un po'. Per la prima volta nella mia vita ho quasi desiderato essere nato davvero donna - confessò l'altro, causando una risata da parte del fidanzato. E alla risata seguì, naturalmente, una leggera gomitata da parte di Midorikawa.
- Chissà, se lo fossi stato forse quel giorno non ti saresti trovato lì a salvarla - ipotizzò Kira. - E forse non avresti voluto nemmeno adottarla. -
- Intendi che saremmo già sposati con figli nostri e che, probabilmente, avrei già lasciato il lavoro? - sbuffò l’altro, che si stava pentendo di aver iniziato il discorso. Era sempre stato insofferente all’idea di essere considerato una donna e, certamente, non gli piaceva ragionare su ciò a cui non avrebbe rinunciato -e su cosa, invece, avrebbe dovuto rinunciare- in caso fosse nato di sesso femminile.
- Mh. A proposito, - bisbigliò poi Hiroto, abbracciandolo e avvicinando il volto a quello di Midorikawa, in modo che le punte dei loro nasi si toccassero, - come ho già detto, dovremmo rimediare almeno ad una di queste due cose. -
Ryuuji alzò lo sguardo verso di lui. - È una proposta seria? -
- Sì, è una proposta seria - affermò l'uomo dai capelli rossi, accostandosi ancora di più per far sfiorare le loro labbra.
- Ufficiale? – insistette l’altro, sogghignando e allontanandosi appena col viso.
- Ti voglio portare all'altare, Ryuuji - confermò nuovamente, prima di riavvicinarsi e baciarlo. Dopodichè, lo strinse forte a sé. - Allora, vuoi sposarmi? - chiese.
Midorikawa si staccò appena da lui e lo guardò. Non aveva certo bisogno di riflettere a lungo sulla risposta. Sorrise.
- Sì! -









Mh, so che attualmente il Giappone non permette alle coppie omossessuali di sposarsi. Questa fiction, però, è ambientata tra dieci anni, praticamente XD Quindi almeno quel diritto, spero che per allora ce l'avremo tutti.
Ho però deciso di fare in modo che non potessero adottare bambini, più che altro per ragioni di trama XD Mi sembrava troppo scontato far adottare Midori da loro. Però io, personalmente, spero che prima o poi tutti avranno diritto di adottare figli. Ma qui si va su un discorso complicato che non ho voglia di affrontare qui, quindi ringrazio chi ha letto anche questo capitolo.
Ci sentiamo al terzo e ultimo capitolo!
  
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