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Maryesse: piccola
sorpresa per te ;) Grazie. Grazie. Grazie.
Alice_Evans: La
tua recensione mi ha fatta ammazzare dalle risate XD
Niente fantasmi perň eh.. c’ho giŕ a che fare nella vita normale
con morti viventi :D
Mie care ragazzuole e lettori silenziosi
eccomi giunta al termine. Che faticaccia!!! XD
In realtŕ avrei voluto buttare giů una specie di epilogo ma..
credo di aver detto tutto il necessario e non vorrei annoiare nessuno.
Spero di non avervi deluso e che la storia alla fine vi sia
piaciuta cosě come č venuta fuori.
Semplice. Forse con una trama giŕ vista. Ma spontanea. Dal cuore.
Ciao!
Lunadreamy.
Chap n.vn
Guarda a quello spazzolino divertito, come
se infondo al baratro ci fosse almeno un po’ di speranza.
Il cimelio del loro rapporto č lě,
l’anello di congiunzione tra l’avere una storia e.. “lo lascio qui, non si sa
mai”.
Deve averlo sempre saputo. Ma la testa
sente ragioni che il cuore non puň udire.
Per questo finisce nel cestino, insieme ai
suoi sentimenti.
Si incrociano nel vialetto sotto casa, due
ore dopo passate a fissare quel dannato aggeggio per denti.
E si maledice.
Forse
qualche Dio non ha finito con noi. E’ cosě che risponderebbe Luciano
Ligabue.
Ma l’amore conta, davvero. Conta eccome.
Silvia lo ha capito un po’ prima di lui
che adesso non puň far piů nulla per rimediare ai suoi errori, ma puň lasciarla
e lasciarsi andare, in memore di un passato che per quanto felice possa esser
stato č passato. E non si replica. Questo
viaggio in cui non si ripassa dal via.
Gli viene incontro sorridente, nemmeno
lontanamente la maschera di cera del giorno in cui si erano rivisti dopo
Londra.
Sembra sicura e forse lo č davvero.
Si ferma dinnanzi ai suoi occhi, pochi centimetri
dal suo petto. Sa di buono.
Gli allunga una mano sulla sua e la
incrocia, dita dentro dita.
”Mi
dispiace.”
L’istinto di abbracciarla prevale sul
buonsenso del.. ti farai solo male. “Hai ragione tu, se non me ne fossi andato, forse da
questo vialetto entreremmo insieme. Ma la vita č adesso.. perciň niente scuse.”
Le parla nell’orecchio come quando per
farla divertire le raccontava le favole a modo suo, inventando i finali,
sconvolgendo i personaggi. Tutto questo sembra familiare eppur terribilmente
estraneo. Le mani passano sulle spalle e delicatamente l’allontana un po’. ”Giurami solo che si prenderŕ cura di te.”
Annuisce con il capo. Non ha parole per descrivere
quel momento.
Matteo era stato qualcosa di piů. Sempre.
Un ragazzo speciale. Un amico. Poi un amante.
E aveva giŕ capito tutto.
Forse č vero, alcune anime non sono predestinate.
Fanno un giro nella tua vita, deviano
percorsi, cambiano strade, ma non ti appartengono per l’eternitŕ.
L’eternitŕ, appartiene all’amore.
*
Entra in macchina e le sorride ancora una
volta.
E’ lontana, ma č ferma sui ciottoli lě
dove l’ha lasciata, che lo saluta con la mano.
Accende la radio e da una stazione a caso
rimbombano note che subito lo catturano.
Resta appeso a un filo, poi si volta
ancora verso la sua direzione.
Flash di foto, occhi, sorrisi e baci si
accavallano nella sua testa.
Riesco
a sentirle dire ti amo come se fosse ieri.
Un giorno ho pensato di poterla vedere con il suo papŕ al suo fianco. E i
violini avrebbero suonato arrivando la sposa.
Mette
in moto di fretta. Sente che arriva. Saluta anche egli ma con il viso girato
dall’altra parte.
Sfreccia su via Nomentana e gira al primo
vicolo senza pensare, incanalandosi nello sterrato fuori strada.
Spegne i motori, tira indietro il sedile finchč i suoi occhi non mirano al tettuccio.
Qualcosa di caldo, umido e appiccicoso gli
bacia la guancia.
Qui
arriva l'addio, qui arriva l'ultimo momento. Qui arriva l'inizio di ogni notte
insonne.
La prima di ogni lacrima che verserň.
Rascal Flatts, “Here comes goodbye”.
*
Ci
sono notti che vorresti non finissero mai.
E
ci sono notti invece che piů supplichi Morfeo di abbracciarti, piů ti ritrovi a
contorcerti nei pensieri.
E a
guardare delle pareti che sono sempre le stesse.
A
stringere lenzuola, forse piů fredde.. dato che dormi sola.
Sua
nonna, da piccola, le raccontava delle storie talmente vivide che la sua
fantasia ne usciva stanca e assonnata e adesso- ci pensa bene- vorrebbe
indietro quelle favole, perché la realtŕ ha tutto un altro sapore. E fa schifo.
Una
notte di due settimane prima aveva stilato una lettera di presentazione per la
nuova testata- qualcosa tipo da questo dipende il tuo futuro- e una volta spento
il pc aveva dormito per otto ore filate come un neonato, senza uno scossone,
una domanda, alcun turbamento.
Pensava
a Claudio. E non aveva fatto altro per tutto il giorno.
La notte.. era solo una scusa.
Non
riesco a dormire, scrive in un sms a Paola. Ma la pazza non le risponde; guarda
l’orologio, nel mentre scoccano le due.
Conta
le pecore.
Infila
la testa sotto al cuscino.
Canticchia
una ninna nanna con la speranza di auto addormentarsi.
Niente.
Allora si mette sdraiata di schiena ed apre i cassetti dei ricordi “Claudio”; lentamente, come in un film in
bianco e nero scorrono dagli occhi le immagini della festa a casa di Marta, la
mattinata in Via del Corso, l’improvvisata al suo ufficio dove lo ha baciato
per la seconda volta, Riccione e le cene romantiche, il suo compleanno.. fare
l’amore.
Il suo
cellulare si illumina nel buio.
Ma
Silvia con gli occhi umidi di lacrime.. dorme. A volte la serenitŕ non va
cercata tanto lontano.
*
“Non
avere paura sorella. Ci sono io con te! Anche se a volte mi faccio paura da
sola.. puoi usarmi come salvagente. Di nuovo! Ho deciso, devo farmi un uomo!
Devo portare la nostra relazione ad una situazione di equilibrio, non č giusto
che sia solo tu ad angosciarmi! Ok sulla seconda sono poco seria.. ma sulla
prima seria senza ombra di dubbio. Sono con te. Buonanotte e dormi!”
Sorride
leggendo la risposta di Paola.
Resta
accoccolata fra le lenzuola tergiversando sul da farsi.
Deve
lavarsi, vestirsi ed andare a lavoro.
Dopo
aver lavorato deve passare in tintoria a ritirare delle cose dimenticate lě da
secoli, tornare a casa e prepararsi di nuovo.
Scegliere
un vestito- se necessario accorrerebbe anche in pigiama- truccarsi quanto basta
a cancellare la notte semi-insonne e.. cercare di infilare fra tutto ciň il
coraggio ora misto alla paura e un po’ meno il pensiero acuto di Claudio.
Una
passeggiata… e che ci vuole?!
*
Claudio
ha la giornata libera.
Pensa
a New York e a quella proposta per un lavoro teatrale.
Quattro
mesi nella lontana America e la possibilitŕ di lavorare con artisti emergenti č
un esperienza che comincia a solleticarlo e non poco considerando che per la
prima volta dopo tanto tempo si sente con la coscienza serena, libero da ogni
impedimento e in certo senso risolto come uomo; Niccolň č ormai un uomo
indipendente dai suoi genitori ed Eliana dopo un po’ di autocoscienza- e una
condanna di lui per frode fiscale ai danni dello stato- ha mollato per
direttissima Giorgio l’invertebrato-mica-tanto.
Fra
loro le cose vanno molto meglio, adesso.
Quella
chiacchierata a cuore aperto dopo avergli riconsegnato la lettera, ha fatto di
Eliana una donna nuova ai suoi occhi.
Per
cui diciamo che non ha nulla altro di irrisolto. A.. parte lei.
Ma
lei č lontana col pensiero. Ed appartiene ad un uomo che non č lui.
”Sono
quattromiladuecento euro adesso, piů spese.”
Clara,
sua grande amica non che segretaria delle risorse umane, gli sventola sotto al
naso alcuni preventivi.
Fa
spallucce portandosi la tazzina del caffč alle labbra.
”Passa
tutto alle note/spese e dě che resto a disposizione.”
“Quindi
accetterai?!”
Annuisce
guardando lontano.
“La grande mela.. deve essere proprio eccitante.”
Lei
infila tutto in un faldone grigio sorridendogli. ”Mi chiedevo.. chi prenderŕ il tuo posto mentre sarai
via?!”
“Qualcuno di estroverso. Poi vediamo.. ovviamente geniale,
simpatico spero per voi e..”
“.. nessuno sarŕ come te, Claudio.”
“.. lo so!”
E ridono insieme complici, mettendo da
parte il lavoro per un po’, concedendosi quattro chiacchiere da amici.
Poi si scusa per i mille impegni, la
saluta e se ne va.
In macchina prende il cellulare e compone
il numero di Sandro.
“Tieniti forte.. ma sei solo?!”
”La parte superiore del mio corpo sě.. quella
inferiore…”
“Ok, ok lascia stare, scemo io che te le chiedo ancora
certe cose! Devi essere per mezzogiorno in direzione. Mezzogiorno, hai capito?
Sii puntuale e fammi fare bella figura.”
“Dovrei capire di cosa parli?! Che vogliono da me in
direzione?!”
“Conoscere il nuovo direttore per la fotografia.”
E non gli lascia il tempo per
controbattere, aggancia e sfreccia via verso il futuro. Verso New York.
*
“Ma sei sicura che sia questo il palazzo?!”
Dopo
aver passato tre quarti d’ora imbottigliate nel traffico del lungo Tevere,
parcheggiano la macchina in un viale sterrato poco lontano dall’Olimpico; Paola
lotta con il navigatore e “la voce da stronzo” che gli ha impostato mentre
Silvia si tortura le mani nell’impazienza.
Alla
fine di tutto ha optato per la semplicitŕ.
Non
avrebbe voluto odiare un bel vestito solo perché questo era stato indossato
nella peggior serata della sua vita.
In
caso contrario.. avrebbe riso, ciň che contava era l’amore. Era Claudio.
E i
suoi sentimenti. Ecco č con quelli che andava vestita. E si sentiva benissimo.
“Sei tu che non sei voluta passare per ponte Milvio! Se vi rimettete insieme,
giuro che sparisco!”
“E se non fosse cosě?!”
“Mi suiciderň con te, tranquilla…”
“Ah grazie tante.”
“Di niente. Allora, come sto?! Sto bene vero.. questo vestito mi fa un
sedere da urlo!”
Alza gli occhi al cielo e la trascina
dentro.
Dalle scale proviene della musica, seguono
quella e finiscono ad un quinto piano poco illuminato.
La luce dal soffitto traballa e oltre alla
musica non proviene alcun rumore tipico da chiacchiericcio.
Ansia…
Un uomo alla porta le riceve prendendo i
cappotti, indica loro una sala principale, il tavolo con i cocktail e sparisce.
La sala č piena di gente che vocifera fitto. Gente composta. Troppo…
Cercano subito fra la folla visi familiari
ma a dire il vero fra gli attempati che attendevano di questi non ne
riconoscono nemmeno uno.
“C’č qualcosa che non va...”
“Sono tutti vestiti di scuro…”
Un ragazzo biondo nel passare le urta.
Paola sfoggia un sorriso a trentadue denti e gli si piazza davanti.
Silvia la tira in malo modo. “Ti
prego fa la seria e vedi di trovare Sandro!”
Non se lo fa ripetere due volte, si gira
verso il biondo guardandolo con occhi da cerbiatta.
“Perdonami, cercavamo Sandro. Lo conosci?! Dovrebbe
aver in mano lui l’organizzazione della cosa, io sono Paola.”
Il
ragazzo le sorride. “Un organizzazione imprevista.. a quanto
pare. Comunque č di lŕ, nell’altra sala. Non siete del giro, non č cosě?”
“Ehm non proprio, ci ha imbucate lui.” Da
una gomitata al tipo e prosegue. “Perň se vuoi introdurmi tu.. ti lascio
il mio numero.”
Gli fa l’occhiolino ma Silvia la tira via
in malo modo decisa ad attraversare a grandi passi il salone principale per
andare a controllare l’altra sala, dalla quale arriva la musica udita per le
scale.
Ha il cuore che č un tamburo impazzito.
Una sola parete e lo rivedrŕ…
Restarci stecchite forse sembrerŕ
inopportuno e poco carino.. dinnanzi al feretro aperto che campeggia al centro
esatto della sala.
Sono ad una veglia funebre. E disteso fra
candido tulle bianco a mani giunte se ne sta un certo Alessandro Moreschi.
E non hanno la ben che minima idea di chi
sia.
Si volta lentamente verso l’amica; non sa
dire se ha piů voglia di piangere, mettersi ad urlare, ammazzarla o magari fare
tutte e tre le cose insieme, perciň diciamo che se ne resta impalata come un
ebete.
La loro presenza non passa inosservata e
quella che ha tutta l’aria di essere la vedova Moreschi le avvicina
confortandole.
“Temo di non conoscervi mie care.”
“Siamo.. nuove nel giro.” Paola
si affretta a rispondere mettendo su una maschera di sconforto perfetta. “Una
persona squisita.”
Silvia annuisce energicamente con il capo,
allora la signora le invita ad unirsi al cordoglio e ai canti; quando si volta,
le due si stringono vicine.
“Io lo trovo macabro.. cantano i morti. Ti prego
andiamo via..”
“Le intrattengo, tu trova una via di fuga.”
”C’č un terrazzo, lŕ.” Silvia
indica con il mento una porta finestra. “Ti prego mi viene da vomitare…”
A passi lenti e incerti si avvicinano alla
bara, ma pochi istanti prima del confine Paola scoppia in un chiassosissimo
pianto, accompagnato da pacca sulla spalla della vedova ed energici no con il
capo, tanto che la donna visibilmente dispiaciuta ed in imbarazzo le congeda;
le ragazze sgattaiolano via in tempo record attraversando la porta a vetri per
il terrazzo, gettandosi a capofitto nella notte buia di Roma.
Una volta fuori boccheggiano a pieni
polmoni e riprese le funzioni vitali Silvia si butta sull’amica, fumante di
rabbia.
“Dove cazzo mi hai portato! Ti odio! Ti odio!”
L’altra ancora in debito di ossigeno si
copre la testa dalle smanacciate dell’amica.
Purtroppo perň, trovando del comico in
praticamente tutto ciň che la circonda, scoppia a ridere a crepapelle; Silvia
la guarda seria, poi piano-piano inizia a sciogliersi e si sente male al
pensiero che una scena cosě tragi-comica poteva viverla solo con lei e che era felice
ci fosse nella sua vita, perché era speciale, era la sua migliore amica. E
bisognava ridere per questo.
“Paola sei tu?!”
Una voce familiare le raggiunge dal
terrazzo affianco; si voltano di scatto, Sandro č la che le guarda divertito.
Ancora piů pallide si guardano e si ridono
di nuovo.
Poi degli occhi verdi sbucano dal nulla
della visuale di Silvia.
Gli occhi verdi piů belli e intensi che
avesse mai visto.
Claudio.
Ed č esattamente a poche spanne da Sandro
con una bionda e una rossa che lo tengono avvinghiato; Silvia ringhia, con lo
stomaco in fermento, le gambe improvvisamente molli, ha l’impressione di
sprofondare pur essendo ancora in piedi e rigida. Lui la guarda stupefatto,
quasi sussulta. Slega le mani intorno ai fianchi delle due e abbassa
leggermente lo sguardo, colpito e imbarazzato.
La situazione di per se ha un che di comico,
ma Silvia si sente come un peperoncino nella puttanesca.
E a proposito di puttanesche…
”Chi sarebbero queste?!”
Si porta la mano al fianco e fissa il trio
con aria sardonica.
Paola ringhia alle sue spalle tipo mastino
pre-incontro, Sandro dalla sua sogghigna come un ragazzino che ha rubato le
figurine all’amico.
Le stangone risentite guardano subito
Claudio, che per un attimo ha tutta l’attenzione catturata su di sé.
”Come vi chiamate? Ero preso da altro..
che scortese non ve l’ho neanche chiesto.”
Le due si guardano fra loro lascive, poi
tornano su di lui. “Monica e Ludovica.” Poi
la bionda osa. “Ma questa chi č la tua ragazza?!”
”Sě sono la sua ragazza.”
E accade l’inimmaginabile. Silvia si
arrampica sulla ringhiera per le piante rampicanti che separa le due terrazze
cercando di passare dall’altra parte sui gridolini eccitati di Paola e le
preghiere di Sandro perché non si spezzi le ossa del collo. “Saluta
le due veline amore, prima che la tua ragazza venga a fargli il culo..” Claudio
divertito annuisce alle due che sbuffando lo spingono.
“Si ciao..” E vanno via puntando il prossimo pollo.
”La tua ragazza eh.” La
cinge per i fianchi, aiutandola a ridiscendere; si ritrovano occhi negli occhi
con le mani ancora saldamente su di lei.
”Ti ho salvato da una prestazione
costosa.. se non te ne fossi accorto.”
“Oh no, me ne ero accorto eccome.”
Ride e Silvia gli molla una gomitata nello
stomaco.
Dio quanto č bello. E quanto mi č mancato.
Annusa l’aria intorno e ritrova il suo
odore cosě familiare, sicuro.
Sembrano passati dei secoli dall’ultima
volta che si erano visti.
Poi perň.. ci sono odori che ti ricordi
persino dopo un'altra vita.
E gesti che nemmeno il tempo puň impedire
di essere compiuti, per questo Silvia si abbandona alle sue braccia senza
pensare.
”Mi sei mancato.”
“Anche.. tu.”
Claudio č un vortice di emozioni; gioia,
paura, felicitŕ, paura.. paura, che non sia vero.
L’abbraccia forte saldando le braccia
contro la sua schiena.
E
si rende conto che i mesi passati a scorticare l’anima per mandarla via, sono
valsi a niente.. per un momento come questo.
”Posso
sapere cosa ci fai appesa a una ringhiera?! Ovvio, oltre molestare il
sottoscritto..”
“E dai,
come se non lo sapessi.”
“Ti
giuro che non so nulla.”
Silvia
torna con lo sguardo fisso al suo; non ci crede neanche un po’, ma ammette che gli
ha reso le cose semplici, fornendogli un assist perfetto.
Mentalmente
aveva tutto un discorso preparato, ma avvio, quando suona il campanello chissŕ
com’č la memoria va all’aria.
Cosě
tossicchia per schiarirsi la voce e allaccia le mani nelle sue.
”Io
ti devo chiedere scusa. Ma non scusa una volta sola.. tante. Scusa per non aver
creduto in noi. Scusa per essere scappata via. Scusa per averti spinto al
limite e poi lasciato solo. Scusa se non ti ho piů richiamato. Scusa.. non ti
ho neanche ringraziato come si deve. Scusa se ho capito tardi che stavo
sbagliando e scusa se ti amo e te lo sto dicendo solo adesso. Io ti amo
Claudio.”
My
love, leave yourself behind. Beat inside me.
Amore mio
abbandonati. Batti dentro me.
La
cosa positiva di certi circoli abbienti č.. niente.
Qualche
volta perň c’č un eccezione. La musica. Sempre molto soft, ma di buon gusto.
Come
Siae che in questo momento dalla filodiffusione espande le note di My love e
Claudio non ha altre parole se non quelle.
Sente
il calore pulsare nelle mani, un tremolio, una scossa che lo rende vivo.
Stavolta
ha capito bene.
Lo ama.
”Io ho sempre creduto in te.”
My
love, look what you can do.
You took my hand added
a plan.
Amore mio, guarda
cosa puoi fare. Hai preso la mia mano, avevi un piano.
”Spero solo non sia troppo tardi.”
“Io.. ti aspettavo, sai?! Ma non ti
aspettavo come si aspetta qualcosa di scritto. Guardati Silvia, sei
incredibile, sei la persona piů imprevedibile e incredibilmente incasinata ma..
ero certo che saresti arrivata. Non so come, non so quando. Sapevo. Ma stavolta
ho fatto qualcosa di piů, sono andato avanti e non intendo piů guardarmi
indietro, mi sono abbandonato. Come
mi hai insegnato tu. Ora te lo chiedo io.. vuoi abbandonarti a me, senza ritegno, senza contegno, senza.. piů paura?! ”
”Si!”
“Alle mie condizioni?!”
“Sě!”
“Preparati allora… si va a New York.”
Lo guarda stralunata. Ma come sempre da
quando la conosce gli balza fra le braccia e si fa baciare.
Un bacio appassionato. Voluto. Fremente d’amore.
Un bacio che significa eccomi. Ci sono.
Andiamo.
Andiamo…
L’amore fa paura.
Ed č giusto che sia cosě.
Non bisogna mai accontentarsi del vivere.
Bisogna cercarlo ovunque. Ovunque si trovi.
L’amore non ha barriere impossibili da
superare.
L’etŕ, il colore della pelle, la lingua… l’amore
parla una sola lingua e ha un solo colore, in piů č sempre giovane!
L’amore č qualcosa di prezioso che tutti
noi abbiamo dentro.
A volte ci sembra abbia una combinazione
criptica.. ma a questo mondo esiste chi ha la chiave per noi.
Non si č mai soli quando si ama.
Chi ama si abbandona. Abbandonarsi č
vivere l’uno dentro l’altro.
Tutto muore. Ma l’amore no. E chi ama vive
in eterno.
Fine.