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Autore: Blackmoody    11/03/2013    1 recensioni
Nel frattempo l’agente Hill si era spostata in un angolo, la fronte corrugata e due dita premute sul proprio auricolare come se stesse ascoltando qualcosa con estrema attenzione:
«Signori, devo interrompervi. Ho appena appreso novità importanti da Boston.» annunciò infatti, e i suoi occhi grigi saettarono nervosamente da Fury a Thor.
[...] «Diversi invasori sono stati uccisi prima che la nostra squadra di ricognizione giungesse in città, e non a opera dell’esercito o dei civili. Molti testimoni hanno confermato di aver visto un’auto decappottabile di marca italiana color verde oliva sfrecciare per le strade con a bordo due persone armate che hanno attaccato i nemici in almeno due differenti occasioni per poi scomparire verso le campagne. Una di esse portava in testa un elmo cornuto.»

Erin Anwar è una midgardiana giovane, brillante e arrogante. Non ha poteri o strani segreti, solo una mente particolare – e non brama l'asservimento. Non per se stessa, sicuramente. Il giorno in cui la sua strada incrocia quella di un certo dio asgardiano sarà un giorno che almeno due mondi ricorderanno a lungo.
Post-Avengers, diciassette capitoli, EPIC BADASSERY.
microcorrezioni 2O14
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Majestic Tale of the Mischief Maker and the Flute Maiden'
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8.

When they finally come to destroy the Earth

they’ll have to go through you first

 

 

 

 

 

 

Uno dopo l’altro gli eccezionali individui membri del Progetto Avengers fecero la loro comparsa nella base dello S.H.I.E.L.D.: i primi furono Thor e Tony Stark, il cui jet privato con a bordo Pepper Potts e un paio di suoi stretti collaboratori cozzò contro il Dio del Tuono che calava dal cielo proprio sulla pista d’atterraggio della struttura. Giunsero quindi Natasha Romanoff e Clint Barton, insieme, e un’ora più tardi da un elicottero scese Bruce Banner. L’ultimo ad arrivare fu Steve Rogers, in sella alla sua moto.

Jane Foster volò letteralmente tra le braccia di Thor non appena lo vide, e i due si abbracciarono e baciarono davanti a tutti finché Nick Fury non segnalò la propria presenza con un secco colpo di tosse e pregò i Vendicatori di seguirlo in sala riunioni, dove li attendevano Erik Selvig e Maria Hill. La tensione era palpabile, e una volta che i sei si furono accomodati attorno al tavolo il direttore prese la parola:

«Vi ringrazio per aver risposto al nostro appello celermente e senza troppe rimostranze.» esordì in tono asciutto e pratico, gettando un’occhiata significativa a Stark; «Quest’oggi un cospicuo numero di esseri provenienti da altri mondi ha lanciato un attacco combinato contro le maggiori città statunitensi, e ci stanno pervenendo notizie di fatti simili dal Canada. Sembra si tratti di avamposti di un esercito ben più grande, a giudicare dalle loro azioni, e a differenza del precedente scenario in cui ci siamo trovati ad agire stanno conducendo un’invasione su scala più vasta. Per ora essa è tuttavia limitata all’America del Nord.»

«Che generi di alieni sono, signore?» interloquì il Capitano.

«Forse gli stessi in cui ci siamo già imbattuti, più altri tizi simili a loro e ugualmente brutti.» gli rispose Iron Man: «Ne ho incrociati un paio venendo qui.»

Fury annuì: «Sì, la razza potrebbe essere la medesima. Eppure non si sono aperti varchi dimensionali nel cielo, questa volta, e qualunque sia il modo in cui hanno raggiunto la Terra ci risulta ancora sconosciuto. In breve, niente Tesseract.»

«Il che dovrebbe essere un bene o un male?» domandò la spia russa.

«Un male, più probabilmente.» mormorò Selvig: «Come dicevo al direttore Fury, il fatto che non abbiamo rilevato portali del genere implica che chi o cosa ha organizzato l’invasione sia potente abbastanza da utilizzare altre vie per arrivare a noi. Molto potente.»

Nel frattempo l’agente Hill si era spostata in un angolo, la fronte corrugata e due dita premute sul proprio auricolare come se stesse ascoltando qualcosa con estrema attenzione:

«Signori, devo interrompervi. Ho appena appreso novità importanti da Boston.» annunciò infatti, e i suoi occhi grigi saettarono nervosamente da Fury a Thor.

«Si sbrighi a riferircele, agente Hill. Il tempo stringe.» la sollecitò il primo.

Maria esitò un istante: «Diversi invasori sono stati uccisi prima che la nostra squadra di ricognizione giungesse in città, e non a opera dell’esercito o dei civili. Molti testimoni hanno confermato di aver visto un’auto decappottabile di marca italiana color verde oliva sfrecciare per le strade con a bordo due persone armate che hanno attaccato i nemici in almeno due differenti occasioni per poi scomparire verso le campagne. Una di esse portava in testa un elmo cornuto.»

Il Dio del Tuono balzò in piedi senza riuscire a trattenere un sorriso di sollievo e il resto dei presenti s’irrigidì sul posto; il direttore serrò pugni e mascella:

«Loki è qui?» disse in un ringhio sordo.

«Nessuno ha parlato esplicitamente di lui, signore.» nicchiò l’agente Hill.

«Questo però spiegherebbe la nuova ondata di invasori alieni.» intervenne Barton.

«Ma perché ucciderli, se fosse ancora in combutta con loro?» fece notare Banner.

«Se ben ricordo le azioni del nostro comune amico non sempre sono sensate.» fu il leggiadro e veritiero commento del genio miliardario playboy filantropo.

«Silenzio!» gridò Fury battendo una mano sul tavolo per ristabilire l’ordine, quindi si rivolse al guerriero biondo con rabbia malcelata: «Tuo fratello non dovrebbe trovarsi ad Asgard, dove tu stesso lo hai ricondotto più di due mesi fa? Oppure c’è qualcosa che dovremmo sapere e che ci hai taciuto, figlio di Odino?»

Thor rimase alzato e sostenne lo sguardo dell’uomo: «Come avrei potuto dirvi alcunché, dal momento che sono appena tornato su Midgard? Loki è stato bandito dal nostro regno e privato dei suoi poteri divini, poiché così nostro padre ha comandato per punirlo per le sue malefatte. Lo ha esiliato tra gli umani, come già aveva fatto con me, e per trenta giorni terreni mio fratello ha vissuto da mortale nella città che avete appena nominato.»

«Questo giustificherebbe il lieve picco di valori elettromagnetici che avevate registrato nei pressi di Boston il mese scorso.» s’intromise Jane.

«Eppure ce lo siamo fatti sfuggire.» constatò aspramente il direttore: «Poteri divini o meno, avremmo dovuto indagare più a fondo e tenerlo d’occhio.»

La Vedova Nera si sporse verso il semidio: «Come li ha recuperati?»

«Quando ci è giunta voce dell’attacco ai danni di Midgard ho pregato mio padre di fare due cose. La prima era permettermi nuovamente di raggiungervi, la seconda era restituire i poteri a Loki.» disse Thor. «Era circondato da nemici e rischiava di soccombere. Non potevo lasciarlo morire, anche se immagino che non condividerete la decisione.»

Sei paia di sopracciglia si sollevarono all’unisono e i due scienziati e Maria si schiarirono vistosamente la gola, confermando il dubbio sollevato da Dio del Tuono.

«Dunque tuo padre ha acconsentito, tuo fratello è rientrato nei suoi cenci e adesso scorrazza per Boston a bordo di una spider italiana verde uccidendo i propri ex alleati.» riassunse Stark, sarcastico; «Forse dovremmo ringraziarti.»

«Non potevo lasciarlo morire.» ripetè Thor con maggior durezza.

L’agente Hill richiamò l’attenzione degli astanti: «Non è detto che Loki si trovi ancora a Boston. Potrebbe aver lasciato la città, come i testimoni ci hanno raccontato.»

«Allora metta un paio di nostre squadre sulle tracce di quell’autovettura, agente. Per ora ci limiteremo a monitorare le sue azioni per capire cos’ha in mente.» comandò Fury.

«Ammesso e non concesso che ci sia possibile capire cos’ha davvero in mente.» disse cupo Hawkeye, e il dottor Banner concordò con lui.

Rogers si agitò sulla propria sedia, forse a disagio e forse ansioso di passare all’azione:

«Ci dica come dobbiamo muoverci, signore.»

Nick Fury li guardò uno a uno. Sui loro volti lesse un misto d’insofferenza e determinazione, e intuì che nonostante la sorpresa e il ristretto lasso di tempo trascorso dalla precedente e prima missione tutti loro erano pronti ad agire, senza riserve e senza paura.

Non sarebbero mai stati un gruppo semplice da gestire e avrebbero sempre presentato dei punti deboli per carattere e legami, ma erano e rimanevano una straordinaria mezza dozzina.

«Dovremo spostarci di città in città per arginare ogni singolo attacco, Capitano. Avremo aiuti e coperture dal Governo e dall’Esercito, e per quanto io li ritenga degli inetti in questa situazione non potranno che farci comodo. Inizieremo stanotte, da Washington.»

Natasha Romanoff si alzò e scosse i capelli rossi: «Andiamo a prepararci.» disse.

Gli altri la imitarono e abbandonarono la stanza a passi decisi; solo Thor si attardò una manciata di attimi per scambiare un’ultima occhiata col direttore. Infine baciò Jane in fronte e seguì i colleghi midgardiani verso la battaglia imminente.

 

 

Erin e Loki non si allontanarono da Boston alla chetichella.

L’irlandese fece rombare il motore del Duetto e s’immise sgommando in strada, evitando cassonetti infuocati e passanti in fuga, e attraversarono la città in piena vista per sgominare il più alto numero di skrull e compagni che fosse loro consentito. Il Dio degli Inganni lanciò magie ferali e lame create dal nulla ed Erin mise in mostra le proprie incredibili capacità di pilota. Non ebbe il coraggio di servirsi del flauto reso arma, avendo ancora qualche remora al riguardo, ma non ce ne fu bisogno: l’asgardiano era inarrestabile e la sua mira infallibile, e godeva enormemente dei propri rinnovati poteri.

Quando ebbero superato la periferia occidentale della metropoli e si furono inoltrati a sufficienza nella zona rurale, la ragazza di Galway fermò la macchina nei pressi di una stazione di servizio e prese a trafficare con alcuni oggetti che teneva nel cruscotto. L’elmo, l’armatura e il manto di Loki si dissolsero nell’aria, lasciandolo con indosso il resto degli abiti da guerra.

«Potresti parlarmi di Thanos mentre sistemo l’autoradio?» lo pregò lei.

Lui la accontentò. La mise al corrente, senza perdersi in dettagli, del patto che aveva stretto col titano a proposito del Cubo Cosmico e del dominio della Terra e di come questi gli avesse garantito grandi sofferenze qualora non avesse rispettato l’accordo. I piani di entrambi erano falliti, quelli di Thanos per colpa della sconfitta di Loki, e i nuovi attacchi erano l’inevitabile conseguenza di tutto ciò: il titano voleva punirlo e riuscire laddove lui non aveva avuto successo per dimostrare la propria forza, disse con astio il Dio degli Inganni.

Erin sollevò lo sguardo dall’apparecchio: «E il Cubo? Non gli interessa più?»

«Gli interessano entrambe le cose, ed entrambe vorrà prendersi.» rispose Loki: «Manderà qui i suoi soldati e nel frattempo penserà a come impossessarsi del Tesseract.»

«E il Tesseract dove si trova, adesso?» chiese l’irlandese cercando di avere un quadro generale della situazione. Con un clic inserì la radio nel vano apposito.

L’asgardiano fissò il vuoto: «Ad Asgard. Odino lo ha in custodia da quando io e Thor siamo tornati con esso. Ma Asgard non è facilmente espugnabile né assediabile, e immagino che Thanos studierà con cura una strategia vincente.»

«E intanto i suoi conquisteranno la Terra per lui.» concluse Erin.

«Dal tuo tono si evince che forse agiresti nel medesimo modo.» ghignò Loki, soddisfatto che la donna d’Irlanda si confermasse sì affine al suo animo e pensiero.

Lei fece spallucce: «Perché no? È un buon piano. Peccato che ci si ritorca contro, cazzo!» esclamò, e in quella girò la manopola d’accensione della Kenwood che aveva fatto installare a caro prezzo sull’impianto originario del Duetto. Le note di una canzone dei Rolling Stones riempirono l’abitacolo, ed Erin battè le mani a tempo sul volante; il Dio degli Inganni emise un suono di leggero disprezzo e poggiò il capo contro lo schienale del sedile.

«Questo aggeggio dovrebbe tornarci utile?» s’informò.

«Per contrastare l’invasione dovremo sapere quali città sono sotto attacco e come si evolvono le cose, e la radio è un ottimo mezzo per ottenere informazioni in tempo reale.» spiegò la flautista. «Inoltre abbiamo il mio computer, il mio iPhone e le tue cazzutissime capacità divine. Dovrebbero bastarci.»

L’asgardiano rise compiaciuto e lei abbassò il volume della musica, facendosi seria.

«Loki.» lo chiamò poi, e nella sua voce vi fu un tremito appena accennato che indusse l’interpellato a voltarsi nella sua direzione: «Perché vuoi restare qui? Perché non tornare subito ad Asgard e bloccare Thanos? Potresti avere il Cubo per te soltanto, se lo volessi.»

Si guardarono negli occhi, e il Dio degli Inganni ebbe la netta impressione che nella mente di Erin Anwar – e finanche nel suo cuore – si agitassero due idee differenti, una che le suggeriva di proporgli scenari allettanti e l’altra che la turbava con l’ipotesi di perderlo.

Optò allora per la risposta più semplice e vicina alla verità:

«Midgard doveva essere mia e mia sarà, e non lascerò che Thanos si prenda gioco di me. Asgard e il Cubo possono attendere.»

Ma non le disse che probabilmente non avrebbe potuto farvi ritorno neppure volendo, poiché niente lasciava intendere che Odino avesse revocato la sua messa al bando, nonostante gli avesse restituito i poteri. Per sfuggire all’esilio avrebbe dovuto compiere qualcosa che fosse grandioso e degno del Padre degli Dei, qualcosa che lo facesse apparire cambiato in meglio.

«Se la conquisterai col mio aiuto mi concederai di governarla assieme a te?» lo provocò Erin con uno dei suoi sorrisi arroganti dipinto sul bel viso.

Loki le catturò le labbra con le proprie in un bacio veloce e sogghignò di nuovo:

«Non lo escludo.»

L’irlandese scoppiò a ridere e afferrandolo per il risvolto del pastrano lo tirò a sé per baciarlo a sua volta, intensamente. Quindi riaccese i motori e rientrò in carreggiata.

 

 

Nella settimana che seguì tanto i Vendicatori quanto il duo diedero del filo da torcere agli avamposti di Thanos, da una parte all’altra dell’America del Nord, e se lo S.H.I.E.L.D. seguì a distanza gli spostamenti di Loki ed Erin senza intervenire, dato che non intralciavano le azioni degli Avengers, i due prestarono orecchio alle notizie diffuse dai media per conoscere i movimenti degli altri. Stettero bene attenti a non incrociarsi, o magari fu soltanto una coincidenza se in quei sette giorni scelsero sempre città diverse in cui combattere gli invasori.

Nick Fury avrebbe voluto scoprire perché diavolo il fratello del Dio del Tuono pareva stare dalla loro parte, se realmente ci stava e chi era la persona che gli si accompagnava, ma in quel frangente mettere in sicurezza i civili era la priorità assoluta. Thor invece avrebbe voluto raggiungere Loki direttamente per parlargli, e com’era ovvio non gli fu permesso.

Intanto gli attacchi proliferavano, e presto il raggio d’azione dei soldati alieni si estese all’intero continente americano, dall’Alaska all’Argentina, e il numero di nemici che giungeva sulla Terra aumentò: erano skrull, chitauri e kree, tre razze appartenenti allo stesso ceppo genetico, e Tony Stark definì i secondi “gli avanzi dell’altra volta”, riferendosi al magistrale colpo di testata nucleare che aveva personalmente lanciato contro la loro nave madre.

Sembrava che lo scopo di quegli assedi mirati fosse fiaccare le difese terrestri in vista di un attacco più vasto e definitivo, e sia lo S.H.I.E.L.D. che la N.A.S.A. controllarono il cosmo attorno al pianeta con satelliti e sonde spaziali per capire quale fosse il punto d’origine dell’invasione e se vi fossero flotte in attesa oltre l’atmosfera: non trovarono niente, e d’altronde il temuto attacco definitivo non aveva ancora avuto luogo. Il punto d’origine e le sedicenti flotte, se ve n’erano, rimanevano ben celati anche alle sofisticate apparecchiature S.H.I.E.L.D.

Nel frattempo Erin e Loki macinavano miglia di strada a bordo del Duetto verde e badavano di non incappare in interviste o telecamere che avrebbero attratto troppo l’attenzione dei ridicoli combattenti midgardiani, come il Dio degli Inganni soleva chiamare i Vendicatori. L’irlandese era di opposto avviso e fece presente al compagno che farsi un po’ di pubblicità era un ottimo metodo per conquistare le folle che avrebbero seguito con passione le loro gesta. Lui però non volle sentir ragioni ed Erin lasciò correre.

In fondo l’adrenalina della lotta e del viaggiare sulle highways americane col vento tra i capelli insieme a un ingannatore divino di cui era l’amante e la complice era sufficiente, pensava sempre mentre guidava, occhiali da sole inforcati sul naso, finestrini e capote abbassati e cursore della Kenwood puntato su Virgin Radio nonostante le sprezzanti proteste di Loki. Ed era fantastico non doversi crucciare circa i soldi per carburante, cibo e pernottamenti, poiché le arti magiche dell’asgardiano permettevano la moltiplicazione di banconote di qualunque taglio.

Lui si affidava alle capacità diplomatiche della donna d’Irlanda e alla sua natura umana che tanto tornava utile nell’interazione con altri mortali, specialmente adesso che erano spaventati e all’erta per colpa degli stolti invasori.

Come Fury, anche Loki si domandava quando Thanos si sarebbe mostrato, scatenando un attacco degno di questo nome, e di notte si spingeva sovente nei meandri degli universi con la mente per cercarlo e raccogliere indizi sui suoi oscuri disegni. Ma come per lo S.H.I.E.L.D. e la N.A.S.A. egli restava celato alla sua vista, per quanto questa fosse acuta.

 

 

Attrversando il paese più o meno da costa a costa, l’asgardiano e l’irlandese giunsero alle porte di San Francisco. La metropoli californiana non era ancora stata liberata, e alte colonne di fumo s’innalzavano nel cielo abbacinante sotto il caldo sole di mezzogiorno; la maggior parte degli abitanti doveva essere già fuggita nelle campagne, a giudicare dall’assenza di auto in uscita dalla città, e le sirene e gli spari che si udivano in lontananza indicavano che v’erano scontri in atto. Erin e Loki ne seguirono il suono, spingendosi fino alla zona più elevata di San Francisco per avere una visuale completa, e qui scesero di macchina per osservare la distesa di palazzi e strade che si stendeva ai loro piedi sino all’oceano. La guerriglia pareva concentrarsi nei pressi della costa, nel centro della città.

L’elmo, il manto e l’armatura fecero la loro comparsa sulla figura eretta del Dio degli Inganni, e la ragazza di Galway tirò fuori dalla custodia il flauto magico.

«Mezzogiorno di fuoco.» citò lei. «Andiamo in auto?»

«Almeno fino al campo di battaglia. Pare che arrivare a bordo di un veicolo ordinario sortisca sempre un vantaggioso effetto sorpresa.» rispose lui: «Metti in moto, donna d’Irlanda.»

Saltarono di nuovo a bordo del Duetto ed Erin lo mandò a rotta di collo giù per le ripide discese di San Francisco, passando accanto a case distrutte e sbaragliando postazioni di guardia nemiche atte a sorvegliare i civili rimasti bloccati nella metropoli – civili che allora uscirono allo scoperto e seguirono correndo la vettura verde, gridando frasi d’incoraggiamento all’indirizzo dei due. Erin ammiccò e Loki scrollò le spalle.

In un baleno furono nella zona dello scontro e arrivarono proprio dietro alle linee che i soldati di Thanos avevano schierato per fronteggiare poliziotti e marines. Uscirono di nuovo dall’auto e l’irlandese diede un paio di secchi colpi di clacson che riecheggiarono tra i grattacieli come squilli di tromba. Skrull e chitauri presenti si voltarono e nel vedere i due indietreggiarono d’istinto, più per lo stupore che per lo spavento, e il Dio degli Inganni lanciò il primo incantesimo sogghignando. Mentre questo esplodeva tra le file nemiche, uccidendo una decina di invasori, Erin scattò in avanti e col flauto disegnò un arco argenteo nell’aria, colpendo con violenza gli alieni più vicini; poi incrociò una delle loro lunghe lance e prese a combattere corpo a corpo col proprietario di essa, e Loki avanzò, possente e temibile, seguitando a lanciare magie ferali.

Nell’accorgersi della venuta di alleati insperati i militari midgardiani riacquistarono convinzione e caricarono gli avversari a fucili spianati, facendo sì che questi si trovassero stretti in una morsa cui non poterono sottrarsi: da una parte avevano le pallottole degli umani, dall’altra l’arma indistruttibile dell’irlandese e l’incantatore asgardiano.

Lo scontro si risolse in fretta e i soldati di Thanos ne uscirono sconfitti, e i loro superstiti fuggirono verso il mare. Loki afferrò per un braccio il comandante dei poliziotti:

«Altri dei vostri stanno ancora combattendo, mortale?» lo interpellò imperiosamente.

«Sissignore, abbiamo squadre impegnate sul Golden Gate.» rispose l’uomo fissando con occhi sgranati le lucenti corna ricurve dell’elmo del Dio degli Inganni.

«E immagino che il Golden Gate di cui parli si trovi nella direzione in cui sono scappati gli skrull sopravvissuti.»

L’altro annuì, desideroso di scappare a sua volta: «È il ponte sull’oceano. Avete ancora bisogno di noi, signore?» balbettò scioccamente.

Loki lo guardò con condiscendenza e lo lasciò andare: «Non abbiamo mai avuto bisogno di voi, ma i tuoi colleghi avranno sicuramente bisogno di noi.» sentenziò.

Quindi tornò da Erin, che si era messa a chiacchierare amichevolmente con un drappello di marines, e platealmente le cinse i fianchi per tirarla via di lì; gli uomini li guardarono andare verso il Duetto con una punta di delusione, e lei volle sapere cosa aveva detto il poliziotto. L’asgardiano la mise al corrente sulla battaglia in corso al Golden Gate e subito la ragazza di Galway fece sgommare gli pneumatici sui detriti che ricoprivano l’asfalto per raggiungere il ponte. Durante il tragitto notò che nel cielo sopra la città erano comparsi un paio di grossi velivoli dall’aspetto governativo, e pensò che fossero arrivati dei rinforzi.

La gigantesca struttura metallica del viadotto era presidiata da ambo i lati d’accesso da due nutriti squadroni di kree, impegnati a respingere i corpi speciali dell’esercito, e i rumori della lotta aleggiavano sullo scintillìo delle acque sottostanti.

Di nuovo, la comparsa di Loki ed Erin ebbe il potere di distrarre i soldati di Thanos e di procurare un leggero vantaggio d’azione ai militari americani. Quando i due si lanciarono nella mischia lo scontro si fece infuocato, e molti tra invasori e difensori caddero morti o finirono in mare. Tuttavia con l’aiuto del Dio degli Inganni e dell’irlandese gli umani riuscirono a conquistare metà del ponte, ed esultando volarono a dare manforte ai compagni che ancora combattevano per la metà rimanente. L’aria era satura di grida e fumo.

Ma mentre Erin seguiva i midgardiani, Loki si bloccò: aveva udito suoni e voci familiari, e nella foschia creata dagli spari e dalle esplosioni riconobbe, oltre le linee nemiche, la forma di un grande martello e una corpulenta sagoma verdastra. Stringendo i pugni con malcelato fastidio attese che la battaglia si placasse, sebbene già sapesse cosa avrebbe visto, e per non perdere prematuramente la pazienza si concentrò sulla figura sinuosa della donna d’Irlanda che come una furia maldestra colpiva gli avversari, dipingendo scie lucenti intorno a sé.

Infine gli umani ebbero la meglio ed Erin corse da Loki ammaccata e sorridente, e soldati e poliziotti si prodigarono in lodi e ringraziamenti diretti tanto ai due quanto all’altro gruppo di persone presente sul Golden Gate, quello che aveva liberato l’altra metà.

E come il fumo si diradò il Dio degli Inganni si ritrovò a fissare l’inconfondibile e colorita mezza dozzina dei Vendicatori, e Iron Man, l’Hulk, Capitan America, Hawkeye e la Vedova Nera fissarono lui a bocca aperta. Thor lasciò cadere a terra Mjölnir e gli si fece incontro sorridente tuonando: «Finalmente, fratello!», e Loki non mosse un muscolo.

Erin scoppiò in una risata incredula: «Non è possibile.» esclamò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

> Note a piè di pagina

Se c’è una cosa che ho sempre trovato improbabile nei film d’azione/fantascienza sono gli attacchi nemici concentrati in una sola città americana a scelta tra NY, Los Angeles e al massimo Washington: così mi son voluta togliere lo sfizio di dipingere uno scenario post-apocalittico con attacchi ben distribuiti in tutti gli Stati Uniti e con resistenze civili e militari asserragliate tra case e bidoni come nei migliori film del genere. Erin e Loki intanto sono on the road come due novelli Bonnie & Clyde, e com’era inevitabile che fosse si sono imbattuti nei sei casi umani (?) più straordinari dei Nove Regni…

Il luuuuunghissimo titolo del capitolo è nuovamente tratto da Invincible degli Ok Go, che se non si fosse ancora capito mi garba da morire. Come musica d’accompagnamento suggerisco invece caldamente Too old to die young di Brother Dege, tratta direttamente dalla CLAMOROSA colonna sonora di Django Unchained.

Ah, in questi mesi ho prodotto (e produco tuttora) una quantità non indifferente di disegni e grafiche sulla pericolosa accoppiata Erin-Loki. Se vi incuriosiscono ditemelo e troverò il modo di mostrarveli :)

Ossequi asgardiani e alla prossima!

 

 

 

 

 

  
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