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Autore: Variabile    27/09/2007    2 recensioni
Cosa fareste se scopriste di essere stati adottati? E che il vostro padre naturale era un cavaliere? E che ora voi dovrete seguire le sue orme? ( è la mia prima fic a capitoli! Abbiate pietàààààààààààààà!) Grazie. IMPORTANTE: I primi quattro capitoli, non sono molto fantasy! Sono per lo più introduttivi, per spiegare la storia vera e propria: mi dispiace, se volete potete partire a leggere dal quinto, ma non vi assicuro che capirete molto! XDXD
Introduzione modificata dall'assistente amministratore Lupus
Genere: Romantico, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'incubo L'incubo
Ormai aveva deciso e non poteva voltarsi indietro, neanche davanti alla prima neve che quella mattina aveva coperto il suolo. Mosse un passo nella neve, con lo stivale che affondava di un paio di centimentri.  Tutto il paesaggi era illuminato di una luce malata che trapelava dalle nuvole grigie cariche di neve.  Aveva in spalla un sacco con qualcosa da mangiare, un coltelllo, e naturalmente la lettera. Rabbrividì per il freddo. Speriamo di scaldarmi un pò con la cavalcata...Fece una decina di metri, poi voltò rapidamente a destra, puntando diritto verso un edificio con la facciata di legno e intonaco scrostato, che lasciava intravede dei mattoni. Era la stalla della sua famiglia. Puntò dritto verso il cavallo di suo padre.
Era uno stupendo stallone arabo, nero come la pece. Appoggiò la sua mano alla faccia dell'esemplare, propio al centro del muso, sussurrandogli : Sta buono, adesso... Gli mise la sella, regolò le staffe, le cighie, si mise il mantello nero che avrebbe dovuto proteggerlo dal freddo e dall'umidità e lo condusse piano piano fuori dalla stalla.
Poi gli montò in groppa e si diresse al passo verso il cancello delle mura del villaggio di Ham. La neve fortunatamente attutiva leggermente lo zoccoliò del cavallo. Uscì di soppiatto dalla cittadella e si mosse verso la foresta.
Attorno a sè, vedeva solo prati imbiancati dalla neve, e all'orizzonte, il bianco immacolato della prima neve andava a morire in una sfumatura di blu e grigio, la dovè c'erano foreste. Aumentò il passo fino al galoppo. Sentiva l'aria del mattino sulla faccia, il vento che gli spettinava i capelli neri e gli faceva freddo, quando qualche spiro riusciva ad insinuarsi attraverso la mantella. C'era un silenzio tombale, interrotto solo dal repentinuo rumore dei ferrri del cavallo sulla terrra battuta.
All'alba, una figura incappucciata di nero, si muoveva velocemente a cavallo, in mezzo alla prateria ghiacciata.

Riprese a nevicare. I fiocchi cadevano uniformi, tanto fitti che poi, verso la sera, dovette fermarsi perchè la visibilità si era molto ridotta.
Raggiunse il limite di una radura.  Lo stallone pascolava tranquillo, cercando di brucare un pò di erba, malgrado essa fosse coperta di fame. Si alzò e coprì con una coperta il cavallo, per evitare che con la notte, prendesse freddo e si ammalasse.  Posò la mantella per terra e ci si sedette sopra. I rami erano tutti umidi, quindi non sarebbe riuscito ad accendere un fuoco per scaldarsi neanche se avesse avuto una pietra focaia. Estrasse dallo zaino un pezzo di pane e lo mangiò in pochi attimi. Purtroppo un pasto così leggero non era sufficente per saziare un 17enne che ha cavalcato tutto il giorno. Così cercò di non badare ai crampi e si sdraiò per guardare il cielo.
Intanto aveva smesso di nevicare, e le nubi in cielo si erano diradate. Alla sua sinistra, i rami spogli delgi alberi, sembravano volerlo ghermire , e oltre i loro bracci scheletrici, riusciva ad intravedere  il nero cielo stellato.
Chissà, magari vedo una stella cadente... Ma di comete alla fine, non nè vide nessuna. Fa freddo... Che bel cielo che c'è stasera... E' triste... Non mai avuto il mio primo amore... Non ho mai baciato una ragazza...Che sonno... Forse entro domani raggiungerò il molo di Tryniet e riuscirò ad imbarcarmi per Giantstray...Chissà come stà mio padre...
Per la prima volta nella sua vita, quellla notte ebbe freddo. Per la prima volta da quando ne serbava ricordo aveva paura. E non era la semplice paura del buio, di ciò che non si vede. Era il timore di non potersi permettere più il minimo margine di errore...Era un'amara paura del fatto che suo padre avesse ragione. Che fosse stato veramente adottato. Aveva deciso di intraprendere quel viaggio, solo per provare che suo padre si sbagliava. Ma se non fosse stato così? Se avesse avuto ragione? Se lui fosse veramente Stephan Malory?
Ma alla fine, si abbandonò al sonno.

Era completamente immerso nell'oscurità, ma il suo corpo pareva brillare di luce propia. Indossava il suo mantello nero, con il cappucio abbassato, che dava a mostrare i suoi capelli corvini, la pelle pallida e gli occhi azzurri. In lontanaza apparse una figura in bianco. Più si avvicina a Stephan, più lui si abbandonava ad una sensazione di puro sgomento.  Qunado l'uomo candido si trovò abbastanza vicino al ragazzo, estrasse una spada dorata. Menò un fendente in aria. Quasi automaticamente lui estrasse una lama, molto diversa da quella del guerriero immacolato. La sua era sottile e nera. Lunga e ben bilanciata.. Si scontrò con l'altra arma, sprizzando scintille nere e rosse. Poi combatterono, fino a quando Stephan si ritrovò a terra. La lame dorata era puntata al suo collo, e lo minacciava.

Si svegliò ansimante.  Era mattina. I sogni e i colori hanno sempre un significato. Lui era il cavaliere nero, l'altro che vinceva, era vestito di bianco.
Il bianco è sempre il simbolo di bene e purezza. E il nero?

Io chi sono? Perchè vestivo di nero nel sogno?

SONO FORSE IL MALE?
  
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