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Autore: tomlinhoran    11/03/2013    0 recensioni
«Ti amo, ok? Ti amo nel modo più profondo e sincero possibile. Ti amo perché non solo mi hai aiutata ad avverare uno dei miei sogni, il mio più grande sogno, ma anche perché tu SEI il mio sogno»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’arrivo

 

«Londra. Non ci posso credere. Finalmente siamo a Londra!» pensai appena arrivata all’aeroporto.
Come promesso Serena ed io avevamo raggiunto Giulia appena finita la maturità.
Giulia aveva un anno in più di noi ed era a Londra da circa un mese. Era riuscita a trovare un lavoro sia per lei sia per noi, in un locale vicino quella che sarebbe stata casa nostra. O almeno così ci aveva detto l’ultima volta che l’avevamo sentita, con gli esami non avevo avuto molto contatto con il mondo esterno.
«Marti! Sere!» ci salutò la nostra amica correndoci incontro.
Era alta, slanciata e semplicemente bellissima. Bellissima, con gli occhi verdi che le illuminavano il viso dai lineamenti fini e delicati. Notai che alla fine si era decisa a fare dei leggeri colpi di sole sui lunghi capelli mossi. E il suo sorriso. Mi ero dimenticata della bellezza del suo sorriso, sincero come pochi, con le labbra carnose che incorniciavano i denti dritti e bianchi.
Lasciammo cadere le valigie e le borse per abbracciare Giulia.
«Oddio! Ci sei mancata tantissimo!» esclamai mentre ci dondolavamo tutte e tre abbracciate in mezzo alla folla divertita e intenerita dalla scena.
«Anche voi! Non sapete che dramma, la casa era sempre così vuota»

«Beh, ora pregherai perché si svuoti!» sorrise Serena.
Ci staccammo e raccogliemmo le valigie. Ero al settimo cielo, il cuore mi batteva all’impazzata e non riuscivo a stare ferma.
«Pronte per vedere la nostra umile dimora?» ci chiese Giulia fermando un taxi.
Ancor a non si era abituata alla guida inglese, quindi preferiva usare mezzi pubblici e taxi.
«Allora, com’è Londra?» chiesi dopo essermi seduta dietro l’autista.
«Bellissima, e se non siete troppo stanche vi faccio vedere un po’ ciò che abbiamo vicino casa»
«Li hai visti?» chiese Serena senza riuscire a contenere la curiosità. Gli occhi azzurri le brillavano alla sola idea.
«Come, non avete letto i messaggi su Skype?» ci chiese sgranando gli occhi.
Cominciai a boccheggiare. Li aveva visti. Così, per strada, in un giorno qualunque, belli come sempre.
«No. Non ci credo» esclamò la bionda con la voce più acuta del solito.
«Infatti non li ho visti!» rispose scoppiando in una fragorosa risata.
«Che merda che sei! Mi hai fatto morire!» dissi dandole una leggera spinta con la spalla.
Il taxista ci osservava dallo specchietto retrovisore. Non capiva una parola di quello che stavamo dicendo. 
Gli sorrisi e mi scusai in inglese «Siamo italiane» gli feci capire.
Non ero un asso nelle lingue straniere, ma negli ultimi due anni ero migliorata moltissimo e il mio “martinglese”, una via d mezzo tra l’italiano e l’inglese caratterizzato da parole molto originali, assomigliava sempre più alla lingua straniera vera e propria.
Lui annuì e tornò a guardare la strada.
Cercammo di farci raccontare qualcosa in più da Giulia, ma lei ci spiegò poco o niente continuando a ripetere: «Lo scoprirete presto!»
L’avrei volentieri uccisa, ma decisi di lasciarla in vita solo per dividere l’affitto.
«È disumano che tu non ci voglia dire niente!» sbuffò Serena all’ennesimo “lo scoprirete presto”.
Arrivammo davanti ad un enorme palazzo e il taxista fermò l’auto avvisandoci dell’arrivo.
«Ed ecco la nostra reggia!» ci disse Giulia sorridendo ironica.
«Mi sarebbe andato bene anche uno scantinato!». Presi la mia valigia ed entrai nel portone. C’era solo una rampa di scale, nessun ascensore in vista.
«Oh Marti, sali pure! L’ultimo piano, la porta sulla sinistra»
«Ultimo piano?!» chiedemmo io e Serena in coro.
Giulia scoppiò in una fragorosa risata, prese le nostre due borse e ci sorpassò facendoci strada.
Tre piani, due rampe di scale per ogni piano. Niente ascensore. Sarebbe stata dura, molto dura.
«Beh, potremmo perdere l’abitudine di andare a correre..»
«Con tutto quello che smaltiamo con queste maledette scale!» concluse Serena.
La nostra amica rise: «Mi mancava il vostro completarvi le frasi!»
Sorrisi e diedi una pacca affettuosa sul sedere della mia migliore amica. Ci conoscevamo da talmente tanto tempo ed eravamo talmente tanto affiatate da diventare quasi telepatiche. Pensavamo la stessa cosa nello stesso momento, ci guardavamo anche per un secondo e capivamo senza aprire bocca quello che l’altra doveva dire, cominciavamo a cantare la stessa canzone nello stesso momento. Era la cosa più bella che la vita potesse darmi.
Arrivate all’ultimo piano lasciai cadere di nuovo le valigie e aspettai, sedendomi su un gradino, che Giulia aprisse la porta.
«È stato orribile!» piagnucolò Serena sedendosi affianco a me.
«Ma voi due non dovreste essere delle atlete?» ci chiese Giulia aprendo finalmente la porta di casa.
Scattai in piedi. Ero esaltata all’ennesima potenza e avevo un sorriso che partiva da un orecchio e arrivava all’atro.
“Casa nostra. A Londra! È un sogno.” pensai guardando oltre la porta.
L’appartamento era abbastanza grande, due camere da letto, un salottino, un bagno e la cucina. 
Serena si era già appropriata della camera da letto lasciata libera da Giulia, così mi toccava dormire sul divano-letto in salotto.
«E io i vestiti dove li metto?» chiesi posando la valigia vicino a quello che potevo definire letto.
«Se vuoi ti lascio un po’ del mio armadio!» mi disse Serena prendendomi in giro.
«Simpatica. Davvero simpatica!» le mostrai sorridendo il dito medio.
«Avete davvero poca fiducia nelle mie capacità organizzative! Ho trovato la casa?» Serena ed io annuimmo.
«Ho trovato il lavoro per tutte e tre?» ci chiese ancora. Annuimmo di nuovo.
«Lunedì arriva l’armadio da mettere lì!» disse sorridendo fiera ed indicando la parete spoglia.
«Sei il mio nuovo idolo!» le dissi facendo girare il mio braccio attorno alla sua vita.
Ci aiutò a sistemare un po’ la roba e dopo un’oretta decidemmo di andare a fare il giro del quartiere.
«Vi spiace se prima mi faccio una doccia?»
«Sì, anch’io dovrei farla..» annuì Serena.
Giulia annuì e andò seguita dall’altra.
Presi l’intimo pulito e l’accappatoio ed entrai nel bagno buttandomi sotto la doccia. Mi lavai i capelli, mettendo anche il balsamo.
Avevo dei capelli strani, lunghi fin sotto il seno, castani con i riflessi naturali ramati e mossi, più o meno. Non avevano una forma definita, erano tra il liscio e il mosso. Li avevo sempre odiati anche se stranamente molte persone li trovavano “magnifici”.
Rimasi qualche minuto ferma sotto il getto d’acqua, gli occhi chiusi e la testa appoggiata al muro rilassandomi il più possibile.
Dopo essermi sciacquata e asciugata per bene mi misi l’intimo e andai in sala in mutande e reggiseno.
Erano entrambe sdraiate sul mio letto, con il portatile davanti.
«Sei molto sexy con il turbante!» mi prese in giro Giulia indicando l’asciugamano che avvolgeva i mie capelli.
«Grazie mille!» le risposi io ridendo.
Serena andò in bagno a lavarsi, io guardai fuori dalla finestra per decidere cosa mettere. C’era il sole ma notai che i rami degli alberi si muovevano quindi decisi di indossare dei pantaloni beige, una canotta nera e un cardigan abbinato ai pantaloni.
Dopo essermi vestita mi sdraiai affianco alla mia amica e accesi il mio computer portatile, regalo dei miei genitori per il diploma.
Entrai nel mio profilo facebook. Quattro persone avevano pubblicato qualcosa sulla mia bacheca.
Mia sorella maggiore una nostra foto di quando eravamo piccole, a casa dei nostri nonni materni, con una dedica decisamente lunga per i suoi standard.

Cara Marti,
non sono mai stata una persona particolarmente dolce nei tuoi confronti, ma sei partita da due ore e già mi manchi.
È vero che tra università e lavoro alla fine non ci vedevamo più di tanto ma il sapere che quando tornerò a casa tu non ci sarai e che per cinque lunghi mesi non ti vedrò, non potrò litigare con te, non potrò rubarti i vestiti (visto che ti sei presa tutto quello che mi piaceva!), mi fa venire male al cuore.
Non posso non pensare a quando eravamo piccole, della volta in cui eri andata via una settimana con la parrocchia e io mi rifiutavo di parlare al telefono con te perché mi avevi abbandonata ed ero arrabbiata, offesa e tremendamente cocciuta.
Quando tornasti a casa non litigammo per tutta la settimana, un record!
Ricordo anche della nostra più grande litigata.. quando ho pensato di averti davvero persa per sempre. Ricordo che tornata a casa da lavoro tutte le foto in cui c’eri tu erano strappate, ti eri tolta da ognuna di esse e mi avevi scritto che tu per me non esistevi più.
Non mi avevi più rivolto parola, fino a poco tempo fa.
Un venerdì, mentre stavamo andando a una partita, ricordo che diluviava e i tergicristalli non andavano, e noi dovevamo pulire il vetro con i fazzolettini di carta e il braccio fuori dal finestrino. Scoppiammo a ridere dopo circa due secondi e arrivammo alla partita come se non avessimo mai litigato. Dopo la partita uscimmo con la squadra e tornate a casa venni a dormire nel tuo letto.
Ringrazio il cielo di aver fatto pace con te prima della tua partenza.
Oddio sembra tu sia morta! 
Ti voglio bene sorellina, già manca la tua presenza in casa.
Un abraccio da tutta la famiglia  
Ps: ho già comprato il biglietto per venire a trovarti!

Mi asciugai una lacrima che mi stava colando sulla guancia. Non sapevo cosa risponderle, era di una tenerezza che non avevo mai ricevuto da parte sua.
Mi concentrai e cominciai a scrivere:

Cara sorellona,
anche voi mi mancate tanto, soprattutto la tua testolina calda e le nostre litigate.
Sono finita a dormire su un divano-letto, ma non dirlo a mamma e papà che poi si preoccupano!
Mi dispiace di aver strappato le foto, ma quella volta avevi davvero esagerato, ne sei consapevole vero? 
Ora scappo che devo fare un giro del quartiere. Lunedì comincio a lavorare e non vedo l’ora!
Vi voglio un mondo di bene, soprattutto a te! 
Ps: Non vedo l’ora!
Pps: Fatti skype, sfigata!
Ppps: Grazie per il vestito grigio! Lo adoro!”

Sorrisi, glielo avevo rubato e infilato in fondo alla valigia in modo tale che non se ne accorgesse.
Carolina aveva pubblicato una foto mia e sue della festa dei diciotto anni di Denise.
Mi mancherai un sacco. Ti voglio bene tatona <3”

Misi mi piace e commentai: “Anche tu mi mancherai tantissimo, ma spero verrai a trovarmi! Ti voglio un bene immenso. <3
Delia aveva pubblicato una foto di noi due la prima volta che andai a dormire da lei. Era davvero una delle foto più imbarazzanti che potesse scegliere, oltre quella in cui mangiavo un enorme pezzo di lasagna.
Risi ricordando il mio orribile pigiama a cuori.
Ma dovevi proprio partire?! Già mi manchi.. Ti voglio benissimo sfigata! <3
Sempre la più tenera!  Vuol dire che verrai a trovarmi con Caro! Ti voglio bene Coop <3
Le avevo affibbiato quel soprannome alla festa dei suoi diciassette anni perché, per pettinatura e vestito, assomigliava tantissimo a Misha Barton.
«Ma quanto ci mette la Sere a farsi una doccia?»
«Oh, abituatici! È lenta come un bradipo quando si deve preparare! -, le dissi sorridendo.
«Ottimo!»
Tornai a concentrarmi sullo schermo del computer.
Claudia aveva pubblicato una foto mia, sua e della Marti risalente alla scorsa estate, una delle poche volte che eravamo andate in piscina.
Ci manchi tantissimo, davvero un sacco. Il fantastico trio è diventato ora un duo! (capisci l’allusione al Re Leone vero?). Comunque ti vogliamo un mondo di bene e non vediamo l’ora del tuo ritorno! <3
Sorrisi per l collegamento ai cartoni animati, a me piacevano talmente tanto che le avevo obbligate a guardarli e a farglieli adorare.
Come potrei non notare un’allusione del genere?! Mi mancate moltissimo anche voi, e spero riusciate a venirmi a trovare senza dover aspettare cinque mesi per vederci di nuovo. Vi voglio davvero bene ragazze. <3
Serena uscì finalmente dal bagno.
«Ce l’hai fatta!» esclamò Giulia chiudendo il portatile.
I capelli biondi e ricci le ricadevano voluminosi sulle spalle, dandole un’aria sbarazzina. Gli occhi color del ghiaccio risaltavano ancora di più grazie al sottile filo di matita nera. Le labbra si aprivano in un dolce sorriso e le gota erano rosate, probabilmente per un po’ di phard. 
Indossava dei pantaloni blu, una canotta bianca e una giacca del colore dei pantaloni, che risaltavano i suoi punti di forza, la curva del seno abbondante e la pancia piatta. In quel momento era all’apice della sua bellezza, una bellezza tra il classico e il selvaggio, una bellezza particolare e unica.
Le fece una linguaccia prendendo la borsa.
«Bene, ora che la nostra miss è pronta possiamo andare!» dissi sorridendo.
Chiusi il computer mettendolo in standby e balzai in piedi infilandomi la mie solite scarpe basse.
Ero euforica.

 

 

 

YEEEP

Salve bella gente!
E’ abbastanza difficile scrivere uno spazio autrice…non so nemmeno da dove cominciare!
Alloooooora..siamo due persone (ma dai, non mi dire?)..
È una storia scritta a quattro mani, ma il genio del male è Martina (Martis) tutta una sua idea!
Quindi, se esistono dei complimenti sono tutti per lei c:
Se invece esistono delle critiche..se le becca lei lo stesso!
Questo è il primo capitolo, è proprio l’inizio, quindi fateci sapere come vi sembra c:
Ciaaaaaaaaao banane<3

martis & giuls

  
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