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Autore: Nicolessa    11/03/2013    2 recensioni
Questa storia è principalmente incentrata sulla strana relazione tra Dean e Jo.
Dean, avendo stipulato il patto con un demone per la vita di Sam, trascorre i suoi ultimi mesi di vita vivendo una strana battaglia interiore. Stessa battaglia è costretta a combatterla Jo, ammutolendo la sua minuziosa razionalità degna di ogni Harvelle pur di capirci qualcosa riguardo i suoi sentimenti. E, visto che al peggio non c'è mai fine, la presenza di Bela non farà che spargere un po' di pepe sulla già complessa situazione tra i due cacciatori. Un evolversi di sentimenti che li porterà inevitabilmente a confrontarsi con i propri desideri ed i propri limiti.
Questa fanfiction è la quarta parte della saga (?) che potrete trovare sempre sul mio profilo. Nonostante ciò però, non è altro che la puntata 3x06 con delle piccole variazioni.
Allora, ce li vedete o no Dean e Jo, vestiti come due damerini, mentre rubano una preziosa mano indispensabile per il loro caso?
~ Dangerous Hunt
~ Dangerous Feelings
~ Dangerous Secrets
• Dangerous Couples
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Dean Winchester, Jo, Sam Winchester
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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7
  • Capitolo 7 - Hai vinto tu.








    Quella sì che era una brutta situazione: non era per niente il post-caccia che Miles avrebbe desiderato. Non era un ambiente ostile, per lui non lo era mai stato ma... sentiva che tra lui e Dean non correva di certo buon sangue.

    Ci aveva provato, l'aveva fatto sul serio. Andargli a genio era una delle cose che si era ripromesso di fare per Jo più che per la buona convivenza.
    Ma oltre che a palesare quella sorta di "rivalità" insensata, Miles riconosceva la propria sconfitta da buono sportivo qual'era.
    La luce che vedeva negli occhi di Jo quando discuteva con Dean non era neanche lontanamente simile a quella che vedeva quando scherzava con lui. 
    Questo lo riconosceva.
    Eppure... cosa poteva offrirle Dean più di lui? Infondo entrambi erano cacciatori, tutti e due vivevano la stessa tormentata vita.
    «Ti ringrazio ancora per quello che è successo nell'ultima caccia.» Disse all'improvviso in tono pacato Miles accomodandosi indolentemente su una sedia.
    Dean in risposta si voltò verso di lui, perdendo probabilmente il filo-guida dei suoi pensieri. Stava per rispondere nuovamente con una delle sue solite battute ma a alle ulteriori parole di Miles si ammutolì.
    «Ma se verrò a sapere che lei soffre a causa tua, non ci penserò due volte a staccarti quella testa che hai in cima al collo.» Riferì sincero usando parole che sarebbero potute risultare minacciose se non dette con quella nota di protezione che Miles aggiunse senza colpo ferire.
  • Una caccia che potevano considerare conclusa nel migliore dei modi.
    Certo, Bela meritava una punizione per il suo caratteraccio, per quello che aveva fatto ad uno dei suoi famigliari e per quello che continuava e avrebbe continuato a fare, ma non stava
     a Dean e agli altri scegliere che tipo di punizione meritasse.
    Il loro compito era salvare le vite umane, si limitavano a farlo o almeno ci provavano e il più delle volte ci riuscivano. 

    Tornati a quello che Dean e Sam chiamavano casa, il motel, ognuno di loro prese posto ovunque, tutti stanchi morti: Sam si mise seduto davanti al PC, coprendo con la mano gli sbadigli che faceva quasi ogni cinque minuti; Dean si tolse la giacca e la lasciò sul bracciolo del divano, anche lui così carico di fiacca da prendersi una birra e lasciarsi sprofondare sulla poltroncina; Miles si accomodò su quella di fronte alla sua e Jo, che sembrava stranamente turbata, andò a farsi una doccia fresca. 
    Chi poteva biasimarla? La loro era stata decisamente una giornataccia anche se si era conclusa con un lieto fine.
    Fatto stava che i tre cacciatori che avevano seguito il caso fin dal principio, avevano si e no tre ore di sonno ed erano passati due giorni da quando erano arrivati a Sea Pines. 

    «Riposiamo un po' e domani leviamo le tende.» Mormorò Dean all'improvviso, ovviamente rivolto al fratello. 
    Per quanto riguardava Miles, per lui poteva anche abbandonarli in quel singolo istante.
    Non gli piaceva affatto che ci fosse lui a gironzolargli intorno come una mosca fastidiosa. Ciò nonostante restò sorpreso dalla sua improvvisa frase che, Dean sapeva benissimo, avrebbe aperto un lungo discorso senza un'apparente fine. 

    Il cacciatore aggrottò la fronte e lo osservò con attenzione, pensando a quella volta in cui Dean gli salvò il culo. 
    Avrebbe tanto voluto rispondergli in modo ironico, come sempre aveva fatto d'altronde -già, perché Dean e Miles non avevano mai fatto un discorso serio e pacifico- ma lo interruppe con la seconda frase, ancora meno credibile dell'altra. 
    «Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando.» Rispose strafottente, bevendo poi un sorso della sua birra. 
    In realtà sapeva benissimo a cosa Miles si stesse riferendo: era ovvio che il tema della suo argomentato pensiero fosse Jo. Ma certo, era chiaro che Miles avesse un occhio di riguardo per la bella cacciatrice e, se non andava errato, anche a Jo Miles non le era del tutto indifferente. 
    «Oh andiamo, Dean! Sappiamo tutti e due che stai mentendo.» Disse il ragazzo bruno che gli sedeva di fronte, sorridendo appena.
    Dean alzò gli occhi verso Miles, lo guardò accigliato, ma non disse nulla. 
    «So riconoscere una battaglia persa, sai?» Aggiunse, abbassando poi i suoi di occhi, scuri e penetrabili. 
    «Che vuoi dire?» Domandò Dean dopo una breve pausa di silenzio. 
    «Francamente non capisco davvero cosa ci trovi in te.» Ribatté in tono stranito. «Insomma, tu sei davvero odioso. Sei antipatico e perennemente arrabbiato e-»
    «Senti chi parla!» Si difese Dean interrompendolo. 
    «Hai capito cosa intendo dire.» Si "scusò" poi "l'avversario", con un mezzo sorriso. 
    Dean annuì e piegò le labbra in una smorfia di approvazione, sapendo che la sua descrizione era perfettamente azzeccata. 
    «Però a lei piaci. Le piaci più di me. Perciò... nonostante io sia simpatico, solare, divertente e-»
    «Arriva al dunque.» Lo interruppe di nuovo Dean con un tono scocciato. 
    Miles sorrise e sospirò alzando le spalle. 
    «Hai vinto tu.» Ammise. «Voglio solo che lei sia felice anche se non con me.» 
    Dean restò per un bel paio di secondi in perfetto silenzio a scrutarlo come se fosse un alieno appena venuto dallo Spazio. 
    Era sorpreso delle sue parole e nemmeno un po' infastidito di essere venuto a saperle, perché gli aveva praticamente confessato l'amore che provava per Jo.
    Era incredibile come in un secondo si era messo a rivalutare Miles. Non era poi così male infondo... 

    «Uhm.» Mugugnò Dean, fingendosi pensieroso. 
    «Cosa?» 
    «Io invece penso che tu sia il tipo giusto per lei.» Mentì ovviamente, ma la sua versione era piuttosto credibile, ci sapeva fare con le bugie. 
    «Davvero?» Domandò incerto e sbalordito l'altro. 
    «Davvero! Tu e Jo siete un'ottima coppia.» E abbozzò un sorriso. 
    Il fatto che Dean provasse dei sentimenti per la ragazza non garantiva un loro possibile rapporto.
    Dean sarebbe morto molto presto e Jo meritava una vita felice, un ragazzo che la rendesse felice, un uomo che sapesse come trattarla e viziarla. Miles era perfetto per quel ruolo anche se per il cacciatore era difficile ammetterlo. 

    Miles sorrise ampiamente. 
    «Ti consiglio di non arrenderti, invece.» Aggiunse Dean con una voce incoraggiante. «Non perderti d'animo, stronzo.» 
    Bevve ancora qualche sorso dalla sua birra e poi sospirò, guardandosi un po' attorno finendo per scontrarsi con lo sguardo rammaricato di Sam che, molto probabilmente, aveva ascoltato tutta la conversazione. 
    «Sai, Dean...» 
    Dean si voltò di nuovo a guardare Miles, anche per evitare gli occhi cucciolosi del fratello minore. 
    «Non sei poi così male, infondo.» Disse Miles sorridendo amichevolmente.
    In risposta Dean annuì e sorrise sghembo. 
    «Stavo pensando la stessa cosa di te.» Confessò, alzando la birra come in un brindisi per poi scolarsela finendo ciò che ne era rimasto.
  • Rivalutò l'intero motel in un minuto solo probabilmente con l'intenzione di migliorare il suo umore condizionato dalla stanchezza, quella stanchezza che, grazie a Dio, si stava lavando via di dosso con la doccia.
    La temperatura dell'acqua non era né tr
    oppo calda né troppo fredda, lo specchio era integro, le pareti non mostravano macchie d'umido e le lampadine sembravano funzionare tutte: beh, non poteva certo definirlo in peggior posto in cui avesse alloggiato. Anzi, quello per dei cacciatori era vero e proprio lusso. Non era nemmeno il Grand Hotel a cinque stelle illuminato a vista, d'accordo, ma... ehi, erano cacciatori, non ricchi ereditieri.
    In ogni caso quella luce soffusa, unita al getto confortevole dell'acqua, le sciolse la maggior parte dei muscoli dapprima in tensione.
    Iniziò ad isolarsi dal mondo, annegando i suoi pensieri più stressanti in quella cascata limpida: i rumori si affievolirono, la sua mente smise per un momento di elaborare un milione di informazioni alla volta. 
    Per una volta si rese conto di aver davvero bisogno di riposo.
    «Solo altri cinque minuti.» Si concesse, sciacquando per l'ultima volta i capelli biondi che le sembrarono aver conquistato centimetri a vista d'occhio.
    Il silenzio tombale venne sostituito da un mormorio al di là della porta del bagno che riuscì ad intercettare oltre il rumore del getto ma non ponendovi realmente attenzione. Lo interpretò più che altro come un segnale "divino": doveva uscire da lì o rischiava di passarci l'intera nottata.
    Sbuffando afferrò l'asciugamano posato sul lavandino a due passi da dov'era e se lo avvolse addosso, inizialmente infastidita dal contrasto di temperature. Strinse i capelli per far ricadere l'acqua in eccesso e finalmente si guardò allo specchio dove, con suo sollievo, notò la sua espressione... serena.
    Gli aspetti miracolosi di una doccia calda.
    Passò successivamente all'intimo, infilandosi infine in un semplice completo bianco senza fronzoli: altro marchio di fabbrica per i cacciatori. O almeno, lei non era tipa da pizzo, merletti o qualsiasi altra cosa potesse abbellire un vestiario come quello.
    Per scrupolo si avvolse nuovamente nell'asciugamano madido e teatralmente aprì la porta, venendo investita da quel brusio ora più chiaro.
    «Non sei poi così male, infondo.» Sentì dire a Miles.
    Per un momento pensò sul serio che ce l'avesse con lei, preparandosi quindi una battutina tagliente per pararsi il suo meraviglioso fondoschiena e invece... con sorpresa notò che stava parlando con Dean. 
    Parlando, non litigando o discutendo.
    A quanto pareva adesso si scambiavano anche dei velati complimenti.
    «Stavo pensando la stessa cosa di te.» Rispose l'altro finendo la sua birra, quasi non accorgendosi nemmeno dell'entrata di Jo.
    Li lasciava da soli per venti minuti e diventavano così premurosi con le parole, non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo se fosse stata via per più tempo.
    «Vi lasciamo soli?» Interruppe quel momento dolce sopprimendo un sorrisetto sorpreso «Perchè, se volete, io e Sam possiamo prendere un'altra camera.» Continuò ad ironizzare non riuscendo più a nascondere quel sorrisetto contento.
    Di scatto, quasi come se ci fosse lui in asciugamano davanti a tre ragazze, Sam le andò incontro, porgendole quello che aveva trovato nell'armadio.
    Niente male come bottino di fortuna: una maglietta più grande di circa due o tre taglie le avrebbe fatto comodo quella notte.
    «Grazie mille Sam.» Ringraziò cortese lei prendendo la maglia e tornando nella stanza ancora intrisa di tiepido vapore per poterla indossare. 
    Tutto era per pura formalità, lei non era una tipa che si sentiva in imbarazzo. Per via del suo lavoro, le erano capitate cose peggiori del dover apparire in asciugamano (benché avesse l'intimo sotto) davanti a tre ragazzi. 
    «Credo che andrò a restituire la macchina.» Si alzò in piedi Miles, stiracchiando le braccia al cielo.
    «Ma è tardi.» Osservò puntuale Sam.
    «Ci proverò comunque.» Fece spallucce vedendo poi Jo tornare in stanza ora vestita della maglietta che le arrivava fino alle ginocchia.
    «Come pensi di ritornare qui poi?» Domandò lei avendo già una vaga idea della risposta.
    «Non ti preoccupare Jo. Non ti lascerò da sola.» Sorrise lui sfoggiando il suo carisma da maledettissimo cacciatore qual'era.
    Jo di rimando annuì con un cenno della testa, non ritenendo quindi necessario salutarlo.
    Con quella risposta si era messa l'anima in pace: non avrebbe fatto l'idiota, scappando via per esempio: non l'avrebbe lasciata sola, l'aveva detto lui.

    Lo vide uscire in strada con una strana smorfia stampata in faccia.
    Molto sospetto.


    Passarono diversi minuti: Sam era fuori a parlare al cellulare per aggiornare Bobby (o chissà, magari anche Ellen) sui fatti, Dean si era messo a riordinare il borsone e, in casi estremi, anche a pulire qualche canna di fucile mentre Jo si godeva il calore di un piccolo sofà di fronte alla tv che trasmetteva solo canali in bianco e nero. Diciamo pure che i porno li scartava a priori.
    «Io vado a letto.» Comunicò la biondina spegnendo l'apparecchio e saltando giù dalla poltrona.
    «Ma come, non aspetti che torni Miles?» Chiese Dean, forse quella volta sinceramente senza tono di caparbietà.
    «Sul serio devi ancora capirlo, Dean? Miles non tornerà.» Gli rivelò gettando il telecomando sul suo letto come a volerglielo "cedere" e lasciandosi poi cadere a peso morto sul suo materasso/sasso di fronte a quello dei Winchester. 
    «Ma lui ha detto che-»
    «Che non mi avrebbe lasciata sola. E infatti non lo sono: ci siete voi due. Fidati, lo conosco bene.» Motivò controllando lo stato dei suoi capelli: ancora umidi. Le sarebbe venuto un accidente quella sera.
    «Allora è proprio un idiota.» Si lamentò contraddicendo tutto ciò che aveva detto precedentemente al suo appunto "ex-amico".
    «Intanto "non è così male, infondo".» Ripeté le sue stesse parole stuzzicandolo con gusto.
    Sì, si stava decisamente godendo quel relax che l'intero pianeta le doveva di tanto in tanto dopo aver svolto il suo dovere.
  • Triste, non è così? Avere una vita simile, sapere che presto sarebbe finita e non poter provare nient'altro che amicizia per una persona speciale.
    Era la storia di Dean e di chiunque avesse problemi come i suoi.
    La verità era che John aveva ragione, av
    eva sempre avuto ragione. Un cacciatore non poteva permettersi di avere una famiglia sua o anche solo una donna da amare.
    Per quanto Dean desiderasse una vita normale, una casa dalla quale tornare dopo una giornataccia, dei figli da viziare e una moglie fedele che gli stesse sempre accanto, sapeva che John aveva ragione. Jo somigliava tanto a quella figura irraggiungibile per lui, era la cosa che lo portava a pensare alla più remota possibilità di essere felice.
    Ma a quale prezzo? Stare con lei era come scriverle una condanna con tanto di firma: Dean Winchester condanna a morte Joanna Beth Harvelle.
    E poi non dimentichiamoci il suo piccolo grande problema e particolare... gli rimanevano soltanto tre altri mesi di vita.
    Non poteva farle questo, non doveva... e se n'era accorto soltanto in quel preciso istante quando Miles gli rivelò inconsciamente di essere innamorato.
    Jo meritava una vita felice e Miles aveva ottime qualità per renderla tale. 

    Dean abbozzò un sorrisetto forzato verso Miles, gettò un'occhiata a Sam e si alzò dalla poltrona per gettare la bottiglia -ormai vuota- nella cestino della pattumiera.
    Sam continuava a fissarlo con la sua aria da cucciolo innocente, sapendo perfettamente il motivo per cui aveva !abbandonato" la speranza nei riguardi della cacciatrice, ma non disse nulla.
    Il suo sguardo parlava molto più della sua bocca in realtà. 

    «Vi lasciamo soli?» 
    Fu allora, quando udì la voce di Jo, che si voltò.
    I tre ragazzi la guardarono per una bella manciata di secondi.
    Perfino Sam non poté resistere a quella scena -per lui- imbarazzante: aveva i capelli bagnati che le ricadevano lungo la schiena, il suo classico sorriso smagliante e le gambe scoperte fino appena sopra le ginocchia, avvolta in un'asciugamani.
    Miles sorrise non appena la vide, Sam arrossì quasi correndo a prenderle i vestiti che le aveva gentilmente preso dall'armadio mentre Dean la guardò dalla testa ai piedi e si inumidì le labbra credendo che forse stava perdendo la testa: per la prima volta nella sua vita non aveva avuto idee perverse davanti ad una simile visione.
    Aveva soltanto pensato che Jo fosse davvero molto bella.
    Non era da lui. 

    Scosse la testa e, lasciando perdere le frecciatine di quest'ultima riguardo al nuovo "rapporto amoroso" tra lui e Miles, si mise a sistemare alcune cose per il viaggio che avrebbero dovuto affrontare l'indomani. 

    Passarono un paio d'ore dopo che Miles lasciò il motel.
    Ogni tanto Dean gettava un'occhiata all'orologio appeso sul muro, chiedendosi il motivo per il quale non era ancora tornato.
    Strano.
    Sam era fuori a parlare con chissà chi al telefono; Dean sperò tanto che dall'altro capo ci fosse Bobby e non Ruby, la sua nuova migliore amica dagli occhi demoniaci. 

    Gettò un'occhiata fuori dalla finestra e poi sospirò mentre puliva la canna del proprio fucile con uno straccio. 
    Lo sorprese il fatto che nemmeno Jo si stesse preoccupando per il suo principe azzurro. 
    «Beh, resta comunque un idiota.» Ribatté in tono inacidito alla sua nuova frecciatina. «E' incredibile! Se io fossi al suo posto non perderei tempo, credimi.» 
    «Ma di che stai parlando?» Domandò lei giustamente stranita. 
    Dean scosse la testa e sorrise ironicamente. 
    «Lascia perdere.» 
    «D'accordo, d'accordo. Almeno puoi dirmi che diavolo ti è preso?» 
    Dean tacque, non rispose. Ripose il fucile nel borsone insieme alle altre armi e poi si schiarì la voce, spostando lo sguardo fuori dalla finestra. 
    «Dean?» 
    Jo si avvicinò di qualche passo e si sedette sul proprio letto, accanto a quello al centro dov'era Dean. 
    «Dovresti aspettarlo, Jo.» Mormorò il cacciatore senza staccare gli occhi verdi dalla strada illuminata dai lampioni. 
    «Te l'ho detto, lui non torner-» 
    «Non è questo quello che voglio dire.» La interruppe, inumidendosi le labbra carnose, chinando poi il capo in una mossa di disperazione. 
    Jo capì perfettamente a cosa Dean si stesse riferendo. 
    Non poteva esserci niente tra i due, ed entrambi sapevano quanto questa fosse una dura verità.
    Era bello svegliarsi l'uno accanto all'altra, guardarsi negli occhi, ridere alle battute oppure scambiarsi il bacio del buongiorno. Ma non era da loro, questo non faceva parte della vita di un cacciatore. 

    «Vorrei poter dire che andrà tutto bene, che ci rivedremo ancora, ma a cosa servirebbe? Direi soltanto un'altra delle mie pessime bugie e io non voglio più mentire...» disse, ora voltandosi per guardarla. «...non con te almeno.» 
    Abbassò lo sguardo e sospirò pesantemente.
    «Sono stanco, Jo. La mia vita è uno schifo, riesco a malapena ad arrivare salvo a fine giornata e passo il tempo libero a fare incubi sull'inferno. Sai, a volte penso che finirò lì molto prima del previsto.» 
    Abbozzò un sorriso ironico e malinconico, poi alzò gli occhi e li portò ancora una volta fuori dalla finestra: Sam parlava ancora al telefono, appoggiato con la schiena contro la carrozzeria nera dell'Impala. 
    «Ti convinci che morire è la cosa migliore invece che vivere una vita simile, poi però succede qualcosa... ti rendi conto di essere circondato da persone straordinarie e pensi di essere così fortunato per averle attorno che preferiresti vivere in questo modo piuttosto che non rivederle mai più.» 
    Gli occhi cominciarono a pizzicargli, in gola gli si creò un nodo stretto e le mascelle si irrigidirono mentre si serrarono.
    Tirò su col naso e si asciugò alcune lacrime ribelli che gli rigavano il viso.
    Si voltò a guardare gli occhi castani di Jo e deglutì. 

    «Tu, Sam, Bobby, Ellen... voi siete quelle persone. Passare questi fottuti giorni insieme a voi mi ha ricordato che voi siete la mia famiglia. Farei di tutto pur di non vedervi soffrire o per rendervi felici.» 
    Restò per un bel po' in silenzio -una pausa che uso per tentare di riprendersi dallo sfogo momentaneo- poi tenne gli occhi abbassati per evitare il suo sguardo sorpreso ed addolorato. 
    «Miles è ciò che ti ci vuole per avere una vita normale.» Concluse alzandosi dal letto per allontanarsi verso il bagno.
  • «Non puoi decidere per gli altri, Dean.» Mormorò debolmente Jo attirando la sua attenzione con tono placido e lontanamente moralista.
    Capiva il punto di vista del Winchester, lo capiva davvero, ma adesso il suo obbiettivo principale era quello di fargl
    i capire il suo o -per lo meno- di farglielo conoscere. 
    Gli era riconoscente per quelle sue parole: sapere di essere una persona importante, tanto da tenerlo legato ad una vita che lo stava lacerando dolorosamente da anni, era per lei un premio da sfoggiare sul piedistallo più altro che avesse. 
    Ma non poteva lasciarsi cullare da quelle sincere quanto tossiche rivelazioni. 
    «Per quanto tu possa desiderare la felicità degli altri, non puoi convincerli a prendere una strada diversa.» Proseguì rimanendo seduta sul suo letto e spostando lo sguardo da un lato all'altro del materasso sotto di lei che continuava a lamentarsi ad ogni minimo movimento. «Non puoi dire agli altri cosa è giusto o non è giusto fare quando sei il primo ad avere dubbi su te stesso.» Disse scegliendo la via della comparazione come mezzo per spiegarsi meglio. «Dimmi, se qualcuno ti avesse pregato di fermarti, di non vendere la tua anima per la vita di Sam... tu l'avresti fatto? Anche sapendo che quel qualcuno lo faceva per il tuo bene, perchè non voleva vederti andare all'inferno?» 
    Suonava tanto come una domanda retorica quella.
    Eppure Jo non si fermò, continuò con le sue stridenti parole che le strisciavano in gola come una preghiera detta prima di andare a dormire.
    «Ora che non vuoi più mentire Dean, dimmi, l'avresti ascoltato? Hai ascoltato Bobby mentre tentava di fartelo capire o hai semplicemente fatto di testa tua?» 

    Un silenzio accompagnato dalla realtà dei fatti fece da risposta, facendo perdere lo sguardo del cacciatore -per l'ennesima volta- verso il nulla, verso quel discorso che pareva averlo coinvolto. 
    «Sai da quanto tempo ho deciso di fare la cacciatrice?» Chiese ancora retorica ricordando quel pomeriggio alla RoadHouse tra attese e bottiglie di birra vuote. «Da quando avevo dieci anni. Sì, da quando è morto mio padre, da quando portavo le treccine, dillo pure. Dì pure che ho la mentalità di una bambina di quell'età: non mi importa.» A tradire la sua fermezza fu solo un sorrisetto malinconico che non fece altro che risaltare i suoi occhi lucidi. 
    Non avrebbe pianto: non era da lei. Il dolore preferiva manifestarlo in altri modi. 
    «Io voglio cacciare perchè è questo che mi rende felice, anche se a te sembra una scelta sbagliata, un capriccio da bambina di dieci anni vendicativa e piena di rancore.» Scosse la testa tra sé e sé, convinta di non avere gli occhi di Dean puntati addosso. 
    Quanti l'avevano chiamata "bambina" senza conoscerla davvero? O quanti, pur conoscendola, continuavano ad affibbiarle quei nomignoli? Beh, in quella lunga lista comparivano anche i nomi della madre e di Dean benchè da un po' avessero smesso di assillarla con lo stesso ritmo con cui lo facevano un tempo. 
    «Anche tu meriti di meglio, Dean.» Annuì alle sue stesse parole gustandosi un piccolo flash delle gesta del cacciatore nella propria testa.
    Probabilmente lei conosceva solo alcune delle sue infinite cacce, alcune degli innumerevoli volti che continuavano a sorridere grazie al suo coraggio ed al suo lavoro che sembrava ripudiare tanto. «Non meriti l'inferno o quell'incubi che ti tengono sveglio la notte... ma infondo hai bisogno di qualcuno che ti sostenga nella tua scelta e non che ti rinfacci continuamente la tua stupidità.» Alzò questa volta lo sguardo verso il ragazzo, ancora fermo nel mezzo della stanza da quando Jo aveva aperto bocca. 

    «Ah beh, grazie mille.»
    «Non sto scherzando, Dean.» Lo bloccò immediatamente prima di arrivare all'altro capo del filo, quello che segnalava la fine del suo complesso ed aggrovigliato percorso mentale. «Perchè per me dovrebbe essere diverso? Perchè io dovrei fare ciò che tu ritieni sia giusto per me?» Questa volta gli lasciò il tempo per rispondere, facendo così intendere che il tempo delle domande retoriche fosse finito.
    Lo vide sospirare, in difficoltà.
    «Prima di andare a dormire dovresti fare qualcosa che ti renda felice, o almeno che ti tranquillizzi un po'.» Consigliò infilando le gelide e snelle gambe sotto le lenzuola grigiastre del letto/sasso. «Io per esempio, per non sognare il demone che ha ucciso mio padre, caccio. E quando non posso farlo, gioco a freccette. Sai, per quanto suoni stupido, è un passatempo niente male.» Ironizzò non allontanandosi però dalla verità per smorzare quell'atmosfera fin troppo pesante da sopportare dopo una giornata come quella... senza dimenticarsi poi di Bela. 
    Sì, era stata decisamente una giornataccia per tutti.
  • Era strano.
    Di solito Dean, anche nel mentre Jo gli parlava -o anche un'altra persona-, aveva sempre una risposta pronta. Ma quella sembrò essere la prima volta in cui il cacciatore non aveva niente da dire. Restò in silenzio, un silenzio che diceva 
    tutto in realtà.
    L'idea di una Jo felice con una bella e normale vita riusciva a strappargli un sorriso.
    Di vedere magari un Bobby sorridente -cosa impossibile- accanto ad una premurosa Ellen.
    O di vedere un Sam che aveva raggiunto i suoi scopi, laureato e sempre con la testa sulle spalle.
    Per un attimo pensò che tutto questo sarebbe potuto succedere senza la sua presenza.
    Sì, pensava che se quella notte, quando John scomparve, non fosse andato a cercare suo fratello, probabilmente non sarebbe successo niente.
    A volte credeva sul serio che Jessica fosse morta a causa sua e che Sam facesse quella vita controvoglia per colpa sua.
    E se non fosse nato, William Anthony Harvelle sarebbe ancora vivo, perché Mary non sarebbe morta e John non avrebbe avuto un motivo per diventare un cacciatore.
    Forse era il pensiero dell'Inferno a farlo ragionare in quel modo, a farlo sentire più peccatore di quanto già non lo fosse.
    Ma se davvero Dean non avesse incontrato Jo, lei sarebbe diventata una cacciatrice? L'idea di diventarlo era già presente nella mente della ragazza, ma furono i Winchester a darle l'impulso, quel giorno quando le rubarono incoscientemente il caso.
    Se Dean non si fosse mai presentato alla RoadHouse adesso lei starebbe con Miles, forse. Forse, avrebbe vissuto la vita normale che tutti i cacciatori desideravano nel profondo. 

    Restò fermo a darle le spalle davanti alla porta del bagno, indeciso sul da farsi.
    Continuare a restare in silenzio? O voltarsi e decidersi a guardarla? (Già, perché farlo si era presentato come una specie di sport estremo da quel momento in poi.) 

    Deglutì e sospirò alzando le spalle. 
    "Prima di dormire dovresti fare qualcosa che ti rende felice." Ripeté nella propria mente mordendosi il labbro inferiore. 
    Leggermente ironico visto che l'unica cosa che poteva renderlo felice era un suo smagliante sorriso. 
    Girò appena la testa indietro e la guardò.
    Wow, ci era riuscito. 
    «Buonanotte Jo.» Mormorò entrando in bagno e chiudendosi la porta alle spalle.






    ------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

    Ricordate quando vi accennato
    , proprio nel capitolo precendente, qualcosa a proposito di un certo "finale con il botto"? 
    Beh, quello che intendevo io era il botto sì... ma della porta.
    Maledetto Winchester dalla testa dura!
    Finale un po' deludente?? Non so, ditemelo voi, che è meglio!
    Ad ogni modo non posso parlare di "finale" nel suo vero e definitivo senso, anche perchè
    ormai sapete che ci saranno altre occasioni per parlare di Dean e Jo. Non è mica un segreto xD
    Anzi, vi inticiperò già qualcosa: la prossima serie (?) riguarderà il tragico momento.
    O l'ultimo incontro.. o come vi pare.
    Prevedo un saaaacco di fazzoletti in giro, non venitemi a dire che non vi avevo avvertiti ;)
    E a questo infinito papiro volevo aggiungere un ringraziamento a Moonlight93: lo sai che ti adoro, baby ;)
    A presto, ragazzacci ♥
  
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