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Autore: NightOfTheHunter    12/03/2013    2 recensioni
Kate è una ragazza giovane e apparentemente normale che ha sulle sue spalle un peso enorme che tiene nascosto da mesi. Questo segreto la schiaccia sempre più e la porta dove una ragazza della sua età non dovrebbe mai arrivare. Con l'aiuto di un batterista, forse, riuscirà a guardare la vita con gli occhi di una sognatrice. In lui trova tutto l'amore e la forza che ha sempre desiderato.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Mi rigiro nel letto e mi ranicchio stringedo la coperta intorno al corpo. Ho freddo, ho sempre freddo la mattina. Di solito la mia stanza è sempre illuminata dal sole che mi sveglia. Allungo la mano alla mia destra e il letto continua, non é il mio letto. Non può essere il mio letto perché é ad una piazza, invece questo, sembra matrimoniale. Rimango immobile e con le mani tocco sulla mia testa: sento una spagliera dura e un po' imbottita. 'Devo alzarmi, ma come faccio? Non ci vedo e non so dove sia la luce'. Inizio ad agitarmi un po' e lentamente l'ansia inizia a salire. «Aiuto!» Urlo a squarcia gola più volte. Non ricordo dove mi trovo. L'utimo ricordo risale alla sera prima, credo, ero con Shan e stavamo vedendo un film. 'Dove sono?'. Mi ranicchio sotto la coperta e continuo ad urlare. «Dove cazzo sono?!» Sento lentamente un qualcosa toccarmi. Abbasso la coperta e vedo Shan sorridermi. Institivamente prendo la sua mano e mi stringo intorno al suo braccio. «Buongiorno» mi accarezza il viso, spegne la luce e si avvicina alla finestra per aprire la tenda doppia che non permetteva al sole di entrare. «Hai fatto un incubo?» Torna da me e si siede al letto. «No...non capisco dove sono» passo le mani fra i miei capelli per sistemarmi e mi stropiccio gli occhi. «È la mia camera da letto. Ho chiuso le tende perché il sole sorge da questo lato della casa e quindi ti saresti svegliata presto...» Mi sorride dolcemente. Non ricordo come ci sono arrivata qui e temo di aver fatto qualche cazzata. Ora capisco che é la sua camera da letto: é bellissima. La casa ha uno stile che non esiste, il suo. La camera é grande e c'é una sola finestra larga difronte al letto, sulla destra di essa, un grosso armadio nero pieno di specchi che occupa tutta la parete. Sulla sinistra c'é una porta, presumo il bagno, e accando ad essa una poltrona, un tavolino e una piantana. La camera ha i muri rosso scuro e l'arredamento é tutto nero, tranne il letto che é bianco. È un letto matrimoniale con una testata di legno bianca ricoperta di pelle bianca morbidissima. Mi guardo intorno e sembra quasi una camera da letto di un hotel a cinque stelle. Ammetto che non ci sia un'arredamento particolare o costosissimo ma ogni cosa ha il suo posto e tutto sembra cosi bello e perfetto. Ho sempre immaginato la casa di Shan piena di video giochi, un po' in disordine e con dei graffiti sui muri. «Wow...é bellissima questa camera...é tutto bello...grazie per avermi fatta dormire tanto, ma come mi ritrovo qui?» Stringo il piumone rosso fuoco fra le mani e noto che sotto ci sono delle lenzuola di seta bianca cordinate alle federe. Non mi sarei aspettata delle lenzuola di seta da lui. Ma ho capito che non é come appare e poi sono morbidissime, le avrei scelte anch'io. «Bhe sai l'acool scorreva...volevi la birra...avevi sete e ti sei scolata 5 birre...mi sono ubriacato anch'io e...» Sgrano gli occhi e mi rendo conto solo ora che non porto i miei vistiti. Indosso un pantalone di una tuta decisamente largo per me ed una felpa anch'essa grande per me. Sono i suoi abiti. Porto le mani sul viso e sospiro. «Guarda sono ancora sudato per stanotte» si indica la maglia un po' bagnata e aderente che ha su. L'avevo notato: é cosi sexy. 'Cazzo ho fatto? Cogliona!' Mi ripeto mentalmente mentre lo guardo. «E noi abbiamo...?» Serro la mascella e lo guardo preoccupata.
«Esatto...» Arriccio la fronte mortificata e nascondo la testa fra le gambe. «È un problema?» No, non lo é ma avrei voluto almeno ricordare qualcosa. Ho fatto qualcosa per la prima volta e neanche mi ricordo com'é stato, si può essere più sceme? Credo di no. 'Cogliona!' «No...é tutto ok» sussurro e rimango con la testa fra le gambe.
«Ehi...é tanto brutto? Non é successo nulla...non abbiamo fatto nulla» allunga la mano e mi accarezza il braccio. «Scherzavo, scusa...non pensavo potessi reagire cosi...» 'Bastardo!' Cerco di calmarmi, alzo la testa e scoppio a ridere. «Sei uno stronzo!» Allungo la mano, afferro la sua canotta sudata e lo tiro a me facendolo sdraiare sul letto. «Non era un problema averlo fatto, anzi...ma non mi ricordo niente di ieri, solo il film...e mi stavo sentendo già in colpa per aver bevuto e per averlo fatto...» Poso la testa sul suo petto bagnandomi un po' la fronte di sudore, allunga le mani e mi avvolge stringendomi a se. «No, tranquilla» fa una pausa e ride. «Non faccio queste cose quando sono ubr...bhe non l'avrei fatto con te in quello stato» continua a ridere e mi accarezza la testa. «Ho dormito sul divano. Ieri mentre guardavamo il film ti accarezzavo la testa e i capelli...ti sei talmente rilassata che a 45 minuti dall'inizio del film sei crollata sulle mie gambe. Mi sono visto il film da solo...fra l'altro scopavano sempre, non era adatto a te...ah, e la maglia é sudata perché corro la mattina» alza le sopracciglia e scuote la testa. «Erano le 11 e mezza passate...mi sono alzato dal divano, ho preso il tuo blackberry e sono uscito per chiamare tuo padre...gli ho detto che dormivi da me...» Si ferma di nuovo, posa la mano sugli occhi e scoppia a ridere. 'Mio dio!' Alzo un po' la testa e lo guardo preoccupata. «Dio, che t'ha detto papà? T'ha rimproverato? S'è arrabbiato con me?» Toglie la mano dagli occhi e mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «No! Anzi...gli ho detto che eri crollata sul divano e che avresti dormito da me perché la strada é lunga e non volevo svegliarti, inoltre pioveva...peró gli ho spiegato che dormivo sul divano...pensavo di rassicurarlo, no? Invece mi ha detto "Bravo Shannon! Attento alla mia piccolina e usa quella cosa che ti ho dato, sennò ti spezzo le braccina...comportati bene. Divertitevi ragazzi! E non sono pronto per diventare nonno!"» 'Mio.dio.santissimo!' Ma che figura di merda! Shan cercava di convincerlo molto galantemente e di dirgli che dormivamo separati e papà pensava a tutt'altro. Pensavo si sarebbe arrabbiato. Forse hanno capito che shan é un bravo ragazzo e hanno visto che mi piace. Ok non é proprio un ragazzo, é un uomo. Se l'hanno capito perché devono farmi fare queste figure di merda? «Dio» affondo la testa nel suo petto e lo stringo a me. «Mi dispiace da morire...giuro che vi terrò separati» prende il mio mento fra il pollice e l'indice e mi costringe a guardarlo. «A me piace tuo padre. Sinceramente pensavo che si arrabbiasse al telefono perché avevo promesso che ti avrei riportata, invece no...pensa che gli ho detto una cazzata e che abbiamo fatto altro...ma comunque é tuo padre, ci tiene a te, e non si é arrabbiato perché pensa e sa che ormai sei una donna e che é giusto che sei libera di fare le tue scelte ed esperienze. L'avrei fatto anche io se fossi stata mia figlia...anzi no, avrei ucciso il ragazzo e ti avrei riportata a casa...penso che sarò un papà severo» sorride e i suoi occhi diventano verde chiaro un po' gialli, forse é la luce. Non avrei mai pensato che Shannon fosse cosi saggio e rispettoso, mi sembrava un uomo che andasse contro corrente. Ormai da quando lo conosco non smetto di ricredermi su quello che é davvero rispetto alla sua immagine. Mi sorprende sempre con modi di fare da gentiluomo dell'800. Apre la portiera, promette di riportarmi a casa, chiede il permesso di farmi dormire qui, dorme sul divano per farmi stare comoda e mi fa danzare. Un uomo moderno dai modi di fare antichi: a me piace cosi. Sarà stata l'educazione, non saprei, o é solo perché é un uomo adulto. «Sai, credo invece che tua figlia o tuo figlio saranno liberi di fare qualsiasi cosa...gli lascerai cadere per fagli imparare a stare in piedi da soli, gli farai sbagliare ma sarai sempre li a consolarli...sarai sempre li a spaccare le facce dei ragazzi che faranno soffrire tua figlia e darai i classici consigli da uomo a tuo figlio...lo so» gli accarezzo l'avambraccio tracciando con il dito il tatuaggio dei glyphics. «Come lo sai?» Mi guarda e sorride. «Di tante stronzate che si leggono su internet, penso che alcune siano vere...come la tua infanzia» arriccia un po' la fronte e mi guarda un po' malinconico. Forse gli ho ricordato qualcosa di cui lui aveva cancellato il ricordo per non soffrire. «Si...non ho avuto una bella infanzia...sia io che Jared ci siamo cresciuti a vicenda. Abbiamo imparato da soli ciò che era giusto e ciò che era sbagliato...» Mi fa male sentire le sue parole ma più o meno la sua infanzia si conosce quel poco per capire qualcosa di lui. «Tua madre é stata presente...ho notato che hai molto rispetto per gli adulti, per i miei genitori anche se hanno qualche hanno di più di te» Questo lato gentile e rispettoso non me lo sarei mai aspettata. Ho sempre immaginato che sotto quei muscoli fosse dolce ma nei suoi occhi vedevo ribbelione, voglia di scappare e di non avere regole. Shan mi ricorda tanto un cavallo nero selvaggio, un meraviglio mustang che galoppa libero contro tutto e tutti, ma solo ora capisco che quel cavallo desidera essere libero ma avere qualcuno che lo ami e lo curi. «Bhe si...ma conoscendomi so che sono cambiato. Ero arrabbiato con il mondo intero da adolescente, facevo disastri ovunque, odiavo andare a scuola e andavo anche male...ero scontroso, non rispettavo nessuno...un ribelle...amici e alcool, questo era l'unico modo per dimenticare tutta quella rabbia...la rabbia perché la vita non andava come dicevo e volevo io...mi sembrava di nuotare sempre a vuoto e di non trovare mai una riva...e più provavo e mi sforzavo a fare qualcosa che veramente mi interessava, più la corrente e le acque si agitavano. Quando sei adolescente tutto ti sembra un dramma...poi ho capito che avrei potuto sfogare quella rabbia coltivando il mio sogno...suonavo già il piano, la batteria e la chitarra da anni, ma erano un hobby...una cosa che facevo quando ero calmo e quando tutto sembrava andare bene. Poi scoprii che proprio quando ero arrabbiato tiravo fuori il meglio di me usando solo la batteria...cosi divenne la mia unica valvola di sfogo...più le cose andavano male, più la mia pratica e il suono della mia batteria miglioravano...stavo crescendo, stavo diventando quello che volevo senza accorgermene...ecco perché ti dissi, ma è una regola che vale per tutto...quando smetti di cercare l'amore, quando smetti di volere qualcosa fortemente, quando pensi che sia tutto perso...quello che hai sempre voluto arriva e ti tavolge. Sicuro non sarai pronto, chi lo é? Ma sta a te attaccarti a quella corda e reggerti finché le forze te lo permettono» fissa il soffitto e le sue guance si bagnano di qualche emozione che forse, per la prima volta, ha tirato fuori da qualche cassetto chiuso a chiave. «Jared...non puoi capire quanto Jared mi sia stato accanto, quasi quanto un padre, quando il maggiore ero io e dovevo badare io a lui..."Shannon non lo fare" "Shannon troveremo una soluzione" ma ero testardo, rabbioso e lui ha avuto tanta pazienza» poso le mani sul suo viso e con i pollici gli asciugo le lacrime. «Tua madre é orgogliosa, Jared é orgoglioso, tuo padre anche...e tu dovresti essere il primo ad essere orgoglioso di te stesso e di quello che sei...hai deciso di essere quello che non sei per rimanere aggrappato a quella corda...non devi darti colpe per questo...ora sei te stesso e devi essere felice e grato anche per la vita che ti ha remato contro...milioni di persone vivono e trovano cura nella tua batteria, io per prima» avvicino il viso al suo e poso le labbra sulle sue. Sono gonfie e calde perché ha pianto e i suoi occhi sono rossi. È dura vederlo cosi e non mi sarei mai aspettata di vederlo cosi. Shannon mi infonde sicurezza e protezione anche se in fondo é fragile come vetro, ma le sue perole mi hanno fatto riflettere. Credo che lui abbia una corazza. Una corazza che ha forgiato da solo, lentamente, e facendosi male: ma sotto di essa é un umano cosa che non accetta. La vita é fatta cosi e, si sa, l'umano tende a sbagliare e a pentirsi. C'é una costante ricerca di questa dannata felicità che tutti decantano quando nessuno si accorge che é ovunque, un sorriso, un bacio, un abbraccio di un amico, questa può essere felicità. Ma siamo umani e non capiamo che una cosa ci rende felice a meno che qualcuno non ce lo faccia notare. «Parlando di rispetto...emh i miei non sanno quanti anni hai...non vorrei rovinare tutto perché sei leggermente più grande di me» lo guardo mortificata sperando che non se la prenda. Conoscono Shannon per quello che fa e non sanno quando é nato. Io credo che possa essere un problema ma fortunatamente può passare benissimo da 28enne. «Tu pensi che se i tuoi ti vedessero felice potrebbero vietarti di vedermi per un numero?» Ha ragione, non possono. Ho comunque paura. Papà ha solo due anni di più di lui. Sarò io, non saprei, ma in Shan ho trovato quello che cercavo e non so se sia una caratteristica degli uomini adulti. «Non saprei Shan, ma non voglio arrivare a questo...papà per dirti cosi vuol dire che si fida e che sa come sei» Possono sempre scoprire chi è informandosi ovunque. Cosa farò? Non penso arrivino a tanto, però per lui lotterei. «Appunto...come può un numero far crollare delle idee?» Un numero no ma pensare che se mi avesse avuta a 20 anni, Shan, potrebbe essermi padre. Io non credo che un uomo della sua età o leggermente più grande potrebbe essere cosi protettivo e saggio. In fondo so che lui mi protegge e si preoccupa cosi tanto perché forse mi vede più piccola. «Il fatto che puoi essere mio padre fa crollare queste idee...tu cosa faresti se fossi tua figlia?» Lo guardo negli occhi. So che ci sta pensando, pensa che forse é un po' sbagliato tutto questo ma sa anche che non può comandare sul suo cuore. Nessuno può farlo. «Mi arrabbierei...ti direi "che cazzo fai?" Ma poi penserei...penserei che forse mia figlia é felice, che forse quel ragazzo é adatto a lei...mi sentirei rubare da quell'uomo il mio ruolo di padre...ma ragionerei anche e forse penserei che é meglio un uomo che sappia curare mia figlia e che l'aiuti nella vita...magari la cresca...cosa che un ragazzo più giovane non farebbe. La potrebbe ferire, lo so, come tutti gli uomi del resto...ma se qualcosa andasse storto, io sarei sempre li a ricoprire il mio ruolo». Ha ragione anche questa volta. È sconvolgente il mondo in cui é sincero, il modo in cui affronta tutto cercando sempre il lato migliore di ogni cosa. «Dovresti dirlo a papà...non corriamo, Shan...perché una volta che iniziamo, tu hai il freno a mano...io no, io continuerei e poi?» Di questo ho paura. Di arrivare ad un punto bellissimo e poi rimanere sola. Ho paura di creare un legame, di starci male, e di perderlo. «Lo so...» Fa un respiro profondo e fissa il soffitto. «Shan non mi hai detto perché sono vestita cosi...» Poso la mano sul suo petto e glielo accarezzo lentamente. È ancora sudato con la maglia bagnata, ma a me non importa. «Perché avevi quel jeans stretto, la camicia...volevo farti stare comoda ma le mie cose sono troppo grandi per te» 'Mi ha vista nuda? Cazzo!' Solo ora noto che i miei abiti sono piegati e sistemati sulla poltrona nella camera. «Ah...grazie» mi irrigidisco un po' e mi mordo il labbro. Non m'importa se mi ha vista nuda, non é un problema, mi importa di quello che ha visto. «Non ho toccato nulla tranquilla» sorride e mi tira a se facendomi sdraiare sul suo corpo. «Scusa sono sudato...» Abbozzo un sorriso e gli accarezzo il viso. «Si ma non puzzi...» Abbasso la testa e gli bacio le clavicole lentamente. «Eh, menomale!» Allunga le mani, come in un abbraccio, e mi accarezza la schiena infilando le mani sotto la maglietta. «Togliamo questa brutta, brutta, brutta canotta sudata, si?» Sorrido maliziosamente e afferro i lembi della canotta fra le dita. Annuisce e mi sorride. [ATTENZIONE: RATING ROSSO]
C'é silenzio, un delizioso silenzo. Come sottofondo ci sono i nostri respiri che si fondono. Lentamente sfilo la canotta e la lascio cadere per terra. Con un movimento veloce si gira facendomi finire sotto di lui. Poso le mani sulla sua schiena e gli accarezzo le scapole mentre si piega per baciarmi il collo. Alzo un po' il busto verso di lui per aiutarlo a togliermi la maglia. Lancia la maglia e la fa finire sul pavimento. «Ti voglio...ora...» Sussurro mentre prendo la sua testa fra le mani e lo bacio. In risposta, dal mio viso, si sposta sul mio seno. Abbassa le coppe del reggiseno e mi accarezza i capezzoli con le dita. Inarco la schiena per il piacere e mi mordo il labbro mentre con le mani sbottono il suo jeans e abbasso la zip. Inizia a baciarmi il collo e lentamente scende sul seno per baciare e succhiare i capezzoli. Ansimo un po' e con grande fatica abbasso i suoi pantaloni insieme al boxer, lui fa lo stesso e ,senza staccare le labbra dal mio seno, tira giù la tuta e le mie mutandine. Il suo corpo é caldo, bollente, e incontra il mio un po' freddo. Sento pungere la pelle e lentamente vengo travolta dal suo calore. Infilo le mani nei suoi capelli mentre continua a stuzzicarmi i capezzoli con le labbra e la lingua. Scendo lentamente con le mani e accarezzo la sua schiena fino al sedere. Geme e inarca la schiena facendo strusciare la sua erezione sulla mia coscia. «Kate...no! Kate...io...mi dispiace, non posso». Si stacca dal mio seno e mi guarda 'che? Cosa vuol dire che non può?' Mi guarda mortificato e si alza sdraiandosi accanto a me. 'Fine? Cosa ho combinato?'. Rimango un po' sconvolta dalle sue parole. Tiro a me la trapunta rosso fuoco e mi copro imbarazzata. Lo sapevo. Sapevo che non sono come lui mi vuole. «Ehi...io...» Alzo la mano per interromperlo mentre il mio sguardo fissa la finestra e le grandi palme che ondeggiano per il vento. «Ok...non devi dire niente» butto lentamente l'aria fuori e stringo forte la trapunta sotto le mani facendomi un po' male. «Ti vedi con un'altra? Sei fidanzato?» Sussurro con la voce che mi si strozza in gola. Non posso piangere, non voglio piangere. Perché fa cosi male? Perché fa male essere rifiutati? Forse ho frainteso io: non gli piaccio. «No!» Allunga la mano e tira a se il lenzuolo fino al bacino per potersi coprire. «Potevi dirlo...potevi evitare di fingere» Alzo il busto e, reggendo il lenzuolo attorno al corpo, recupero la biancheria intima dalla camera e la indosso. «Ti danno fastidio eh?» Tolgo il lenzuolo da corpo e indico il bacino posando le mani sui fianchi. «No. Non so perchè ti si vedono le ossa del bacino...ma penso che c'entra qualcosa il cibo...che eviti» rimane nel letto e non mi degna di uno sguardo. Mi piego per raccogliere i suoi boxer e glieli lancio in faccia. «Questo é il cesso?» Indico la porta accanto al tavolino e la poltrona mentre recupero i miei vestiti della sera prima. «Si» si toglie i boxer dalla faccia e gli infila rimanendo nel letto. «Fanculo!» Entro in bagno e chiudo la porta a chiave. È cosi freddo, distaccato e non si degna di darmi spigazioni. Mi guardo allo specchio: sono una stupida. Vedo solo una ragazza che per la prima volta stava riuscendo a dare un senso alla sua vita e che in pocchissimi minuti ha perso tutto. Siamo cosi bravi a creare relazioni, a tentare di far andare tutto per il verso giusto, ma siamo ancora più bravi a distruggere tutto. A volte siamo cosi sbagliati che permettiamo alla persona che amiamo di andare via da noi. Una parola non detta, un gesto che ci poteva sembrare sbagliato, può invece salvare un rapporto. Le persone si separano per orgoglio. Dimostrare che ami quella persona e che nonostante tutto la vorresti nella vita non vuol dire rivelarsi deboli. Siamo troppo presi e preoccupati di quello che pensa la gente, di non apparire quello che siamo veramente. Perché? Semplicemente é un difetto degli umani. Non mostrarsi deboli quando in realtà si é fragili, non mostrare che dipendiamo da una persona per paura che questa ci lasci, non mostrarci mentre soffriamo per paura che quella persona sia felice nel vederci cosi. In realtà le persone forti sono proprio quelle che mostrano se stesse per quello che sono: deboli, sofferenti e dipendenti. Le relazioni, qualsiasi esse siano, sono particolari... ma il poter dire "ho fatto tutto quello che potevo" é un vantaggio per se stessi perché ci avrete provato, avrete lottato e non siete rimasti a guardare. Continuo a fissare il mio riflesso allo specchio. Non lo meritava, non meritava di essere trattata cosi quando era stata chiara. Di questo non può pentirsene: parlo con me stessa guardandomi dal di fuori. È un riflesso solo, senza nessuno accanto, ma speranzoso. Infilo la maglia e la camicia. Indosso i jeans e mi siedo alla vasca da bagno per potermi allacciare le scarpe. Il bagno é grande, completamente bianco, con piastrelle verde smeraldo sul muro. Il lavandino é di quelli a forma rettangolare con un grande specchio circondato da lucine su. Ci sono sia la vasca da bagno, se cosi la si puó definire, sia la doccia. La doccia é semplice con pareti di vetro, un soffione di quelli grandi in acciaio, delle luci e dei fori sul muro: presumo siano per la cromoterapia e per l'idromassaggio. 'Bastardo riccone!' Per quanto mi sforzi, anche mentalmente, non riesco ad odiarlo o a dirli parolacce. La vasca, penso si chiami cosi, é rotonda e occupa tutto un angolo del bagno. Mai vista cosi grande. Ha una porticina e una serie di buchi all'interno. Riempio i polmoni di aria e butto fuori l'aria per rilassarmi. Apro la porta e torno in camera. Shan é seduto sul letto ed é vestito: una canotta aperta sui lati, una felpe non allacciata, il jeans e delle scarpe da ginnastica multicolor. «Mi riporti a casa tu? Posso prendere anche il treno...» Mi guarda sorpreso e si avvicina a me alzandosi dal letto. «Vuoi andare via?» Arriccia un po' le labbra e la fronte mortificato. Io vorrei rimanere con lui ma ho bisogno del mio rifugio. «È stato un sabato sera bellissimo, semplice ma bello...mi dispiace di essermi addormentata...mi é piaciuta anche questa domenica mattina, il risveglio soprattutto...ma dieci minuti fa...» Mi fermo un attimo, prendo un po' di aria e coraggio «Sto cercando di dirti che voglio tornare a casa» abbasso la testa e avvolgo le braccia intorno al mio corpo. «Va bene...puoi dirmi almeno il perché? Perché ti sei arrabbiata?» Allunga la mano per toccarmi il braccio ma mi sposto idietreggiando. So perfettamente che il mio comportamento lo ferisce, lo vedo dal suo volto, glielo leggo negli occhi e sento nella voce. «Cosa ti avevo detto? Non illudermi...non illudermi sul noi...non darmi la possibilità di credere in quel noi. Ma non l'hai fatto...mi baci, ti prendi cura di me e ti confidi...ho pensato che ti piacessi almeno un po'. Ho sempre saputo che non potevo aspirare ad avere chissà quale uomo al mio fianco...infatti tu per me sei impossibile. Ma questo non vuol dire che puoi comportarti come ti pare...so che se fosse successo non avrebbe significato niente per te. Tu hai un target di ragazze nel quale io non rientro. Sono cose che sto dicendo io, non ti do la colpa di questo...sai, ti avrei ascoltato anche se non mi avessi baciata o invitata a casa tua. Quando ti ho visto per la prima volta ho cercato di non farmi film mentali perché la realtà é cosi, io l'accetto. Ti avevo detto che non mi sentivo alla tua altezza, ergo ho una guerra dentro...non serviva fingere, Shannon...avrei fatto lo stesso di tutto per te...sei capace di baciarmi, forse ti sforzi, non so...però non sei riuscito a fare l'amore, emh del sesso, con me. Ti aguro che nessuno ti tratti come hai fatto tu oggi con me...non pensavo mi rifiutassi, é brutto...e io mi ero fatta un'altra idea su di te» con lo sguardo osservo i mobili nella stanza evitando il suo sguardo. Se lo guardassi scoppierei in lacrime, mostrerei la mia dipendenza e sofferenza. «Mi dispiace...non sono andato oltre perché...» Fa una pausa e si passa una mano fra i capelli. «perché avevo paura...paura di correre, paura di farti male...non so...paura che non fosse il momento giusto...» Sospira e fissa il pavimento «paura che diventi troppo importante, una droga...una dipendenza...paura di affezionarmi tanto e poi perderti» Questo cambia tutto. Ha paura di soffrire, ma cosi non amerà mai nessuno. Qualsiasi persona che crede essere giusta la allontana per questa paura. È sbagliato perché la sofferenza é l'unica cosa che ci forgia e vaccina contro tutto, so che lo sa. «Shan questo lo pensi, si...ed é sbagliato...perché se ci tieni ad una persona fai di tutto con lei. Non é una cosa che ti blocca...non é una paura che uno come te può coltivare...è solo che ami tenerti la tua maschera...ed io non posso far parte della tua vita cosi...sappiamo tutti e due cosa preferisci...e va bene cosi, fidati...grazie per il tuo sforzo» apro la porta ed esco nel corridoio. «Non é cosi...ti ho spiegato come stanno le cose! Però cazzo non capisci! Non c'entra! Non me ne frega un cazzo di nessuno...capito? Basta, mi sono rotto veramente i coglioni! Anch'io credevo fossi diversa...e invece no! Non mi sono sforzato di fare niente, ma non va bene! Cosa c'é di cosi sbagliato se non ho voluto farlo? Devo scopare con qualsiasi ragazza? Oh, non sapevo questa cosa! Scusa tanto! Avresti preferito essere scopata nel bagno mentre ti medicavo? Ah no! Direttamente sul tavolo nel bar! Sembra che faccio solo quello dalla mattina alla sera! No!» Mi urla in faccia con rabbia mentre io fisso il pavimento alla mia destra. Lo lascio fare. Continuo a farmi trattare male se questo serve a farlo stare meglio. Non rispondo e rimango con il volto girato. «Andiamo!» Mi prende per il braccio con forza e mi costringe a scendere le scale e ad uscire di casa. «La borsa...» Sussurro tirandomi indietro prima di uscire dalla porta. «Sta sul divano del camino! Prendi la tua fottuta borsa e andiamo!» Continua ad urlare e mi aspetta sulla porta. Mi avvicino al camino, apro la borsa e prendo la fodera del dvd: l'ha rimesso a posto lui. Richiudo tutto e con una piccola corsetta esco dalla casa. «Posso prendere il treno ho detto...» Mi avvicino al suv mentre lui apre il suo sportello. «Sali!» Faccio come mi dice. Apro lo sportello, lo richiudo e infilo la cintura di sicurezza. Accende il motore e lentamente si immette sulla strada. Guardo un attimo il cruscotto e il piccolo lcd, o navigatore, segna le 10:30 del mattino. Il sole é fortissimo e picchia sul vetro penetrandolo con violenza. Abbasso il viso e mi copro gli occhi con la mano poiché il sole mi fa bruciare e lacrimare gli occhi.
   
 
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