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Autore: Salice_    12/03/2013    4 recensioni
SEQUEL di "Il mio cuore è gelido come l'inverno."
Sono passati sei mesi dalla battaglia finale contro Deep Blue e, da quel giorno, Zakuro non ha mai più visto Kisshu, l'alieno del quale è perdutamente innamorata.
Ma il destino, burattinaio maldestro, li farà rincontrare, divertendosi a spezzare e riallacciare le vite dei due amanti.
Con un nuovo e potente nemico da fronteggiare, la storia d'amore tra la Mew Lupo e l'alieno dagli occhi dorati prosegue.
Kisshu sbatté violentemente la ragazza contro il muro, i suoi occhi dai tratti felini illuminati dalla rabbia e dal rancore.
- Come puoi far finta di nulla, Zakuro?! – urlò esasperato. – Sono sei mesi, sei fottutissimi mesi che non ci vediamo, sei sparita dalla mia vita, mi hai fatto star male come un cane e hai ancora il coraggio di guardarmi negli occhi dicendomi una cosa del genere?! Tu mi fai schifo! –
Zakuro, per tutta risposta, si sollevò dalla parete contro la quale era stata spinta, e assestò uno schiaffo secco sulla guancia dell’alieno; questo si portò una mano alla parte lesa, guardando Zakuro stupefatto.
- Sei solo un idiota, Kisshu. -
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
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Il Male Minore.

Le cinque Mew Mew, Ryan, Kyle e Leandra si trovavano finalmente riuniti al Caffè Mew Mew, armati di valigie e di determinazione, pronti ad una nuova missione.
Zakuro non aveva smesso per un attimo di pensare alle parole dell’aliena, e non riuscì a fare a meno di colpevolizzarsi.
“Ho sempre cercato di agire al meglio, scegliendo sempre la cosa più giusta da fare, non quella più facile. Ma ora che mi trovo davanti all’eventualità che Kisshu non possa farcela, mi rendo conto di quanto avrei voluto potergli dire addio, senza che un destino ingiusto riuscisse a strapparlo via dalla vita.”
Zakuro venne riscossa dai suoi pensieri da Ryan, che stava augurando buona fortuna alla squadra.
- Mi raccomando ragazze, tornate sane e salve. Io e Kyle vi aspetteremo qui. –
Con queste parole si congedarono, e Leandra, con un semplice schiocco di dita, smaterializzò le cinque ex paladine e lei stessa all’interno di una fitta radura, in mezzo alla quale, perfettamente nascosta dalla boscaglia, si trovava una grossa astronave.
Le ragazze rimasero per un attimo a contemplare quell’immensa struttura extraterrestre, prima che la donna le invitasse ad entrare, precedendole all’interno della navicella. Inaspettatamente, una volta dentro si aveva l’idea di ritrovarsi in un vero e proprio appartamento: c’era un piccolo salottino, reso più vivace da alcune piante qua e là, con un divano, due poltrone e un televisore.
- Wow! – esclamò Purin, meravigliata, e Leandra sorrise benevola.
- Venite ragazze, vi mostro le vostre camere. – disse prima di precedere le cinque lungo uno stretto corridoio, che portava a tre porte; l’aliena aprì due di quelle, rivelando una camera con due letti singoli e un’altra con tre.
- Dividetevi nel modo che preferite: per qualsiasi cosa sappiate che mi troverete o nella sala comandi o nell’altra stanza, qui a fianco. Ora vi lascio da sole, in modo da sistemarvi, mentre io comincerò le manovre per il decollo. –
Con questo, Leandra sparì lungo lo stesso corridoio dal quale erano arrivate, lasciando le Mew Mew lì con i loro bagagli.
- Io sto con Zakuro! – saltò su Minto esaltata, facendo un passettino verso la modella, che annuì senza grande interesse.
- Ok, allora io, Retasu e Purin staremo nella camera da tre. – fece Ichigo.
Dopo essersi così divise, le ragazze si ritirarono nelle rispettive stanze, cominciando a disfare i bagagli.
La navicella si muoveva nell’atmosfera in maniera così fluida che nessuna si accorse di essere decollata, se non quando Retasu si affacciò incuriosita ad uno degli oblò, per poi lanciare un urletto.
- Ragazze, guardate qua! –
Le cinque si riunirono attorno alla compagna nel salottino, accalcandosi attorno al finestrino, per assistere così ad uno spettacolo mozzafiato: la Terra, il loro pianeta, che pian piano si allontanava, mentre loro erano dirette verso un luogo sconosciuto.
Le Mew Mew rimasero ancora un po’ a bighellonare in sala, fino a che Ichigo, Minto, Retasu e Purin non decretarono di essere stanchissime e si diressero così in camera. Zakuro, che era troppo turbata dai suoi incessanti pensieri per poter riuscire a dormire, decise di aggirarsi un po’ nella navicella, giungendo fino alla porta chiusa della sala comandi. Una volta lì, neppure lei seppe quale strana forza la spinse ad abbassare quella dannata maniglia, ma sta di fatto che entrò nell’abitacolo, trovando Leandra seduta al posto di comando, intenta a pilotare l’astronave.
La donna non lasciò nemmeno a Zakuro il tempo di annunciare la sua presenza.
- Non hai sonno tesoro? –
Zakuro scosse la testa. – Veramente sono troppo agitata per riuscire a dormire e ho pensato di fare un giro; forse, però, ora è meglio che io me ne vada. –
- Oh no, sciocchezze! – fece Leandra agitando freneticamente una mano di fronte a sé – A me farebbe piacere se tu rimanessi qua a farmi compagnia. Vieni, siediti pure. –
Zakuro, allora, si avvicinò lentamente, per poi prendere posto sul sedile del passeggero e cominciare a scrutare lo spazio che si estendeva attorno a lei.
Leandra ruppe il silenzio: - Non capita tutti i giorni di assistere ad uno spettacolo simile, vero? –
- Direi di no. – concordò Zakuro.
La ragazza si soffermò poi a studiare con la coda dell’occhio la donna seduta accanto a sé. Le mani dalle dita lunghe e affusolate, ma attraversate dalle rughe, segnate dal tempo; il viso provato dalla sofferenza, contratto in una maschera di indifferenza e concentrazione; gli occhi grigi attenti e vigili, ma velati da una tristezza struggente, che fece provare alla modella la sensazione che il suo cuore venisse stretto improvvisamente in una morsa metallica. Per questo insieme di cose, forse, Zakuro fu spinta a cercare di rassicurare, in qualche modo, Leandra.
- Vedrai, salveremo Kisshu. –
A quelle parole la donna si voltò verso Zakuro, fissandola negli occhi blu, e, inaspettatamente, sorrise.
- Lo spero. Kisshu è un ragazzo molto forte e testardo: tra i tre è quello che fino ad ora ha dato più problemi a Cordelia. –
- In che senso? – domandò Zakuro inarcando un sopracciglio.
Leandra sospirò: - Nel senso che, nonostante le torture e le umiliazioni subite, mio figlio continua ogni giorno ad entrare nell’Arena a testa alta, guardando Cordelia negli occhi, quasi volesse sfidarla a fare di più. Taruto, povera stella, è ancora piccolo, non è altro che un bambino; Pie invece, nonostante sia per natura freddo e distaccato, continua a piegarsi innanzi agli affronti subiti. Io rimprovero sempre mio figlio per questo suo modo di fare, sai, ho paura che Cordelia possa prendere la sua arroganza molto sul personale, ma non so cosa farci: in quello, purtroppo, lui ha preso tutto da suo padre. –
Zakuro rimase per un po’ in silenzio, prima di porre la sua domanda, quella che più la opprimeva.
- Mi sarà possibile vedere Kisshu? Prima della condanna, intendo. –
Leandra distolse lo sguardo dalla strada per posarlo in quello color dell’oceano della modella, leggendovi dentro preoccupazione e frustrazione in quantità di molto superiore a quanto realmente la ragazza non esprimesse a parole.
- Per la buona riuscita del piano, è bene che lui non riceva le vostre visite, anzi: a questo proposito, ti dico che tu e le tue compagne dovrete passare inosservate, nascondendovi sotto i mantelli tipici di Edren. I rivoltosi ci aiuteranno, ma il resto della gente non deve assolutamente essere al corrente della vostra presenza qui. –
- Capisco. – fece semplicemente Zakuro annuendo e facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli scuri. Senza alcun preavviso, poi, Leandra poggiò la sua mano anziana su quella giovane e tonica della ragazza, che alzò lo sguardo su di lei, incontrando i suoi occhi grigi.
- So che tu ami mio figlio, e averti qui, disposta a correre rischi inenarrabili per la sua salvezza, mi riempie il cuore di una speranza che ormai da mesi avevo creduto di aver perso. –
- E’ il minimo che io possa fare. – rispose Zakuro rivolgendo la sua attenzione al paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. – Kisshu ha sacrificato la sua vita per salvarmi durante la battaglia contro Deep Blue: amare una persona è cercare di proteggerla ad ogni costo, con ogni mezzo. Così come lui ha fatto con me. –
Dopo un attimo di esitazione, riprese: - Pur di rivedere, anche se solo per un secondo, i suoi occhi e il suo sorriso, e sentire di nuovo la sua voce, sono disposta a morire su un pianeta sconosciuto e ostile. Penso che morire per la persona che si ama, sia un buon modo per andarsene. –
Leandra, con gli occhi umidi di lacrime, accarezzò una guancia di Zakuro con fare materno, cosa che la fece sussultare impercettibilmente.
- Non hai mai smesso di amarlo, vero? –
La ragazza fece un gesto di diniego. – No, mai. Lui è la mia vita: come potrei smettere di amare la mia stessa vita? –
L’aliena, commossa dai forti sentimenti che quella ragazza terrestre provava per il suo unico figlio, lasciò cadere il discorso, tornando a rivolgere la sua attenzione alle operazioni di pilotaggio. Si impegnò nel suo compito con un’attenzione meticolosa, quasi maniacale, fino a che il suo sguardo argentato non fu attirato dalla modella, che si era addormentata sul sedile del passeggero, i capelli che le ricadevano sul volto perfetto e le mani appoggiate morbidamente in grembo.
Leandra sorrise dolcemente, mormorando, più a se stessa che a qualcuno in particolare: - Buonanotte Zakuro. -


Chiedo venia per l'enorme ritardo, ma sono stata molto occupata con la scuola. Questo breve capitoletto è di passaggio, ma getta le basi per quello che sarà il prossimo capitolo!
Recensite in tanti ^^
Salice_
   
 
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