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Autore: lady hawke    12/03/2013    4 recensioni
Ogni casa di Hogwarts ha un colore distintivo, così ogni Fondatore ha una sua particolare personalità. Godric, Priscilla, Tosca e Salazar hanno collaborato solo per un breve periodo della loro vita, ma sufficiente per creare qualcosa che dura da millenni, e per questo si meritano un po' di attenzione.
Questa è dunque una breve raccolta in quattro capitoli per dare un'idea, la mia idea, in effetti, delle quattro menti più brillanti del loro tempo e di cui nessuno sa nulla.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Tosca, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Note: nuova settimana, nuovo aggiornamento. A questo giro vi tocca Salazar Serpeverde, sperando che sia di vostro gradimento as usual!

Verde

Fisico asciutto e sguardo penetrante rendevano Salazar un uomo di cui avere timore senza che lui dovesse nemmeno sforzarsi ad aprire bocca. Del resto, quando parlava e si metteva a conversare con i serpenti, alcuni semplicemente fuggivano in preda al terrore, ed era una cosa che riempiva Salazar di infantile gioia. Per lui chi non era in grado di capire i doni della magia era meglio che ne rimanesse ben lontano.
Discendente da un’antica famiglia di maghi Purosangue, per tutta la vita aveva coltivato le sue arti con cura quasi materna, circondandosi solo di persone che riteneva degne del suo lignaggio. Era in questo modo che era venuto a conoscenza del valoroso Godric Grifondoro, una leggenda vivente per quanto riguardava gli scontri con la spada. La loro era stata una curiosa e imprevedibile affinità elettiva che l’aveva portato ad accettare con entusiasmo l’idea di fondare una scuola per giovani maghi, a cui si erano presto unite Priscilla Corvonero, mente brillante e sagace, e anche a Tosca Tassorosso, il cui entusiasmo contagioso poteva  gettare le basi di una lunga e fruttuosa collaborazione.
E così, mentre la scuola cresceva, Salazar, presenza spesso silenziosa e schiva, lavorava per trovare un modo per selezionare al meglio gli studenti dalle menti più sagaci e dal sangue più puro.  Profondo conoscitore della mente umana, affine ai rettili non solo per la lingua, il suo studio e le stanze dei suoi studenti prescelti si trovavano nella pancia della scuola, lontani dalla luce e dall’eccessivo calore, perché talvolta l’oscurità toglie dagli occhi quelle distrazioni che rendono difficili gli studi di alcune materie.
In molti si erano sorpresi della sua scelta,  ma non aveva dato giustificazioni a nessuno, certo delle proprie posizioni.
- Si prenderanno dei malanni, stando laggiù. – continuava a ripetere Tosca, preoccupata.
- E sia. Non siamo qui per fare le balie, ma per donare conoscenza e potere. Per ottenere entrambi bisogna percorrere strade difficili e piene di ostacoli. Un mago che non supera un raffreddore non è un mago.
L’aveva gelata, con quella frase, ma ciononostante aveva scorto infinita ammirazione, negli occhi della collega.
- Sei un duro maestro, Salazar, ma saggio. Cerca di non esagerare.
Un consiglio dato con tenerezza e affetto, e che per questo aveva scelto di non seguire. Da sempre il più selettivo nei riguardi dei suoi pupilli, con il tempo era divenuto così intransigente da rendere difficile, se non impossibile, ogni mediazione.
Non aveva mosso un muscolo quando Godric, urlando, gli aveva fatto chiaramente capire che era follia cercare di forgiare una razza di maghi pura, mentre Priscilla, con voce morbida e solo leggermente incrinata, tentava di spiegargli come questo avrebbe reso difficile la cura della magia per molti giovani promettenti. Anzi, l’essere la causa di tale, prorompente discordia l’aveva divertito a tal punto da fargli perdere ogni scrupolo nel lasciare lì, a Hogwarts, un celato ma chiaro regalo d’addio, degno solo di un Purosangue, di un mago vero. 
Era stato liberatorio urlare in faccia al vecchio amico ciò che pensava dei cuori teneri come il suo; così com’era stato facile zittire la saggia, giusta Priscilla. Non aveva fatto i conti, però, con l’appello di Tosca. Quelle parole che non gli erano scivolate addosso come acqua fresca, che l’avevano intaccato come l’acido. Parole di chi era ferito da tali comportamenti, di chi ancora aveva stima e affetto per lui.
Eppure non era riuscita a fermarlo, nemmeno lei.
Salazar era stato fiero di se stesso per non aver ceduto, per essere stato granitico e deciso, così come amava essere. Non avrebbe potuto rimanere, non dopo la creazione di quella camera segreta, del resto. Non avrebbe potuto sopportare nemmeno l’idea di essere tornato sui suoi passi, di calpestare il proprio orgoglio e la propria intelligenza.
Seguì a distanza i fatti che sconvolsero Hogwarts e i restanti Fondatori, e rimase abbastanza indifferente alla loro vicende, conscio che un progetto così poco ambizioso non avrebbe potuto durare a lungo.
Continuò i suoi studi, sprofondò in un atavico bisogno di altra magia, fino a consumarsi, fino a spremere tutto se stesso, sempre più isolato e muto. Immagini di giorni più lieti tornavano a visitarlo, di tanto in tanto, ma era abbastanza determinato a scacciarle, ad eliminarle. Cancellò quasi tutto, tranne gli occhi e i sorrisi di Tosca, perché a volte, nei momenti in cui faticava persino a ragionare, riuscivano a placarlo. Ci riusciva anche il vento, ogni tanto, perché gli ricordava le gelide correnti scozzesi, e i mari verdi dei prati attorno alla scuola.
Salazar sapeva essere un implacabile blocco di granito, deciso e spaventoso, dignitoso anche nella sconfitta, ma non era incutendo timore che aveva dato il meglio di sé.

 
  
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