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Autore: SmurfLuvsCookies    12/03/2013    2 recensioni
Una storia alfabetica senza alcun ordine particolare, perché quando sono insieme Alec mescola le sue parole e Magnus occasionalmente parla lingue differenti. T è per Tie-Dye -un altro schema per incorporare del colore nel guardaroba di Alec.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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D is for Dancing:
Alec ha un inaspettato talento.


Alec non era ancora sicuro di come fosse finito in quella situazione, ma comprese di non volervi avere niente a che fare non appena Magnus gli suggerì d’imparare a ballare.

“Non sono capace” fu l’immediata risposta.
Magnus gli lanciò un ‘occhiata. “Alec, tesoro, non sottovalutarti. Chiunque con un po’ di passione e un briciolo di coordinamento può imparare a ballare, tutto con il giusto partner”

“Perché lo sto facendo, di nuovo?”

“Se devo farti conoscere i miei amici, dobbiamo farlo con stile. Altrimenti non ha senso incontrarli”

“Tu hai amici?”

“Certo che sì!” gridò Magnus, offeso. “Chi pensi venga ai miei party?”

“Credevo fossero clienti. O persone prese a caso dalla strada. O amici del Presidente Miao” Alec guardò il gatto in questione, che blandamente li stava osservando steso su un cuscino. “Con tutte le feste di compleanno che hai indetto per lui, dev’essere vecchio come te”

“Non posso credere che tu stia insinuando che il mio gatto abbia più amici di me” lo schernì Magnus.

“Non ne ha?”

“Stiamo perdendo il filo del discorso!” sbottò Magnus, muovendo le mani con esasperazione.

“Hai assolutamente ragione” concordò Alec, tempestivo. “Sembra che non ci sia motivo di farmi conoscere i tuoi amici. Di chi è stata l’idea, comunque?”

“E’ stata tua! Non ricordi di avermi detto, “mi domando che aspetto abbiano i tuoi amici”? Ed io mi sono gentilmente offerto di darti l’opportunità di conoscerli, tutto quello che devi fare è ballare”

Ora che rifletteva, Alec ricordava di aver pensato al tipo di persone che Magnus frequentava al di fuori delle sue feste, ma in quel momento gli parve un’idea folle. Non aveva riflettuto, non aveva nemmeno realizzato di aver pronunciato quella domanda ad alta voce. Alec sospettava che fosse solo una scusa e che Magnus desiderasse farlo ballare più di ogni altra cosa, ma vedendo poi il suo sguardo implorante attraverso i diversi strati di eyeliner, decise che probabilmente glielo doveva. Dopo tutto, quante volte Magnus aveva assecondato i suoi desideri riguardo la sua famiglia e i suoi amici? Cos’era un semplice ballo in confronto al mantenere segreta la loro intera relazione?

E onestamente, Alec non poteva negare di essere un po’ curioso di vedere cosa lo stregone ardesse di mostrargli.

“Va bene” accettò, a malincuore.

Il viso di Magnus s’illuminò. “Davvero? Lo farai?”

“Sì, credo. Per te”

Magnus gli regalò uno sguardo che gli fece fermare il cuore un paio di secondi. “Grazie” mormorò, spostando i capelli dalla fronte di Alec. “Questo significa molto per me. E prometto che non te ne pentirai. Ti farò persino scegliere la danza, cosa ne pensi del tango?”

L’abbigliamento dello stregone cambiò da un paio di pantaloni in pelle scarlatta e una scintillante maglia tank-top ad un perfetto smoking nero, un cappello di feltro con una lunga piuma bianca, e una rosa rossa profumata. Bloccò la rosa tra i denti e fece schioccare le dita. Improvvisamente un vestito rosso senza maniche apparve nelle sue mani.

Alec si accigliò. “Diamine, no”

Magnus prese la rosa dalla bocca e la infilò nella tasca della giacca con un movimento fluido e grazioso. “Preferiresti condurre?”

“Giuro sull’Angelo, Magnus, che se uno di noi deve indossare quell’affare, me ne vado”

“Molto bene” entrambi i vestiti scomparvero. “Niente costumi. Per ora, comunque. Cerchiamo solo di cominciare con la pratica, d’accordo?”

Alec lasciò goffamente che Magnus prendesse le sue mani per metterle al posto giusto (“Non credo che la mia mano dovrebbe stare qui” fu una frase che si ripeté spesso) e, infine, con un’improvvisa e selvaggia musica spagnola, iniziò persino ad imparare i passi.

Magnus era un insegnante molto paziente, anche quando Alec inciampò sulle proprie gambe. Quest’ultimo non si era mai reso conto di quanto fossero grandi i suoi piedi, e quelli di Magnus anche. Sembrava che le dita dei piedi dello stregone apparissero sempre sotto le sue scarpe all’ultimo secondo. Magnus non trasalì, ma dopo diversi inciampi accidentali Alec si rese conto di sentirsi un po’ più leggero nei movimenti.

“Segui il corso della musica” suggerì Magnus, lasciando Alec per mostrarglielo. Fece un paio di passi in modo assolutamente grazioso e uno shimmy accattivante, strappando ad Alec un sorriso. Magnus apparve all’improvviso accanto al cacciatore e gli afferrò la mano, facendolo piroettare per poi tirarselo contro. Purtroppo Alec non si aspettava l’improvviso cambiamento di peso ed entrambi si schiantarono a terra.

Sbatté più volte le palpebre cacciando via le stelle e vide che Magnus era caduto sopra di lui. Lo stregone aveva un sorriso che partiva da un orecchio e finiva nell’altro, i suoi lunghi capelli colorati solleticavano il volto di Alec. “Suppongo che ci siano dei vantaggi ad insegnare a un dilettante” mormorò, sfiorando alcuni brillantini sulla guancia di Alec.

“Dovrebbe essere romantico o qualcosa del genere?” chiese Alec, ironicamente. Il sorriso di Magnus non fece altro che aumentare, facendolo somigliare allo Stregatto.

“Non ho mai promesso di essere romantico tutto il tempo, tesoro” per enfatizzare ciò, Magnus bruciacchiò giocosamente il naso di Alec, incitando un grido spaventato da parte della vittima.
Magnus si mise a sedere a cavalcioni su Alec, scosso dalle risate. L’ancora steso ballerino si alzò sui gomiti, il viso rosso incandescente. Era in momenti come questo che Alec odiava la sua carnagione chiara, odiava il fatto di non riuscire a nascondere il suo imbarazzo o rabbia o eccitazione al suo ragazzo. A Magnus, comunque, sembrava non importare.

“Vieni, continuiamo” sospirò lo stregone.

Alec alzò un sopracciglio. “Prima devi alzarti da me”

“Oh, beh, sì, credo che tu abbia ragione” Magnus strinse le labbra, chiaramente considerando i pro e i contro del continuare con la lezione. Evidentemente decise che avrebbero dovuto continuare perché, subito dopo, balzò rapidamente in piedi e offrì una mano ad Alec. Lo scontento (e un po’ deluso) Shadowhunter prese la mano e si lasciò rimettere in piedi. “Ora ricorda quello che ho detto a proposito della musica” lo istruì Magnus. “Lascia che la musica muova il tuo corpo”

Questo consiglio venne subito ritratto; era chiaro, infatti, che la musica provasse un certo rancore verso Alec e continuava a muovere il suo corpo in modo molto poco lusinghiero. “Dimentica la musica” sbuffò Magnus “Lascia che sia io la tua guida. Seguimi”

Il nuovo metodo funzionò meglio ed entrambi ne furono lieti. Alec iniziò a capire i passi, anche se il ritmo e l’ordine erano completamente persi su di lui. Era chiaro che ambedue cominciassero ad essere sempre più frustrati. Il Presidente Miao, nel frattempo, era fuggito, optando per distruggere il cuscino di Alec in camera da letto.

“No, no, no, no” esclamò Magnus per la miliardesima volta sopra il rombo della musica. “Alec, è avanti, destra, indietro, sinistra e non avanti, destra, sinistra, di nuovo!”

“Scusa” sbuffò Alec, asciugandosi il sudore dietro il collo. Stava iniziando a credere di essere un caso senza speranza quando si trattava di danza; ballare non faceva parte della cultura degli Shadowhunters ma, durante gli eventi importanti –balli, matrimoni e simili-, era importante e utile saperlo fare. Ad Alec non era mai stato insegnato. E chi mai avrebbe dovuto insegnargli come danzare? Di certo non il vecchio e goffo Hodge. E riguardo i suoi genitori, beh, avevano di meglio da fare.

Magnus percepì la diminuzione di entusiasmo da parte di Alec e cedette. “Va bene, facciamo una pausa”

“Non c’è una pozione, un incantesimo o qualsiasi altra cosa in grado di farmi diventare un ballerino migliore?” chiese nervosamente.

“Sono uno stregone” sospirò Magnus “Non faccio miracoli”

Molto incoraggiante”

“Forse non è stata una buona idea. Non immaginavo… Voglio dire, sei un Nephilim, pensavo avessi un miglior senso del ritmo…”

“Io vado a casa”

“Aspetta!” Magnus catturò Alec per le spalle. “Mi dispiace, stavo solo scherzando. Sono stato insensibile. Non andare”

Alec vacillò. “Mia madre si arrabbierà se mi presento in ritardo”

“Allora resta per la notte,” offrì Magnus, facendo scorrere i pollici attraverso i passanti dei jeans di Alec. “A Maryse andrà bene. So che non ti sei divertito, ma farò del mio meglio…”

Magnus spinse via i suoi pensieri riguardanti il ritorno a casa con una serie di brevi ma intensi baci. Alec chiuse gli occhi, assaporando quel momento. “…okay” disse tra un bacio e l’altro “Resto e… Magnus?”

“Mm?”

“Mi dispiace di non essere un ballerino migliore”

Magnus appoggiò la sua fronte contro quella di Alec. “Non c’è bisogno di scusarsi, amore. E sai, non sei stato poi così male”

“Stai scherzando, vero?” Alec alzò un sopracciglio. “Ho fatto schifo”

“Col tango, sì, ma come ho detto, chiunque può ballare se ha passione, un grammo di coordinamento e il partner giusto” Magnus prese le mani di Alec, portandole all’altezza delle sue spalle, poi mise le proprie sui fianchi del ragazzo. La musica divenne morbida e lenta. Magnus sorrise e ondeggiò di lato, guidando Alec per la vita. Lo Shadowhunter appoggiò la testa sulla spalla del suo partner di ballo. Amava l’odore di Magnus: di pelle, una specie di muschio dolce, e anche un po’ di zolfo, a dire il vero, ma era appena percepibile e Alec aveva la sensazione che Magnus non avrebbe apprezzato l’osservazione.

Continuarono a danzare in silenzio per qualche altro magico istante prima che Magnus sussurrasse “Lo vedi? Sei un ballerino meraviglioso”

“Sì, certo” lo schernì Alec. “Quindi era questa la danza che dovevo imparare?”

“Bel tentativo, ma non sperare di uscirne tanto facilmente, Alexander. Stavo giusto pensando che domani potremo provare il flamenco,” considerò Magnus, pensieroso. Una volta vista l’espressione mortificata di Alec, però, gli strizzò l’occhio. “Sto scherzando”

“Sadico bastardo” mormorò il cacciatore.

“Vero, ma non si può dire che questo non ti accenda” rispose Magnus, e quando Alec aprì la bocca per obiettare lo baciò così appassionatamente che gli fece scordare tutto quello che aveva da dire. Lo stregone lo spinse, poi, verso il divano, dove rimasero aggrovigliati per diverso tempo, abbandonando completamente qualsiasi cosa riguardante la danza.
  
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