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Autore: _TheDarkLadyV_    12/03/2013    4 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sweet dream or beautiful nightmare?

Entrai in casa facendo attenzione a non fare nessun rumore, un pò come una ladra professionista pronta ad evitare qualsiasi ostacolo. Mi accorsi di essere immersa in un silenzio così profondo da essere quasi strano. Era come se fossi stata catapultata in un film horror e che fossi giunta al punto in cui un pazzo psicopatico e armato di coltello sarebbe sbucato dal nulla uccidendomi.
Straordinario come la mente di una scrittrice riuscisse a viaggiare così lontano solamente per un pò di silenzio in più!
Mi fermai e tesi l'orecchio per cercare di cogliere qualche rumore con il timore che quel pazzo di Jonathan potesse farmi venire un infarto con una delle sue genialate sbucando all'improvviso. Attesi così in corridoio la mia condanna, che sembrava lontana quanto la distanza del Sole dalla Terra.
Oh ma andiamo Jade! Sei stupida o cosa?
Misi da parte quei timori e mi diressi in soggiorno. Anche lì non trovai nessuno pronto ad uccidermi e ciò fece diminuire quella stupida tensione. Non sapevo bene il perchè di quella mia improvvisa agitazione; forse era dovuta al fatto che ero tornata a casa accompagnata da un uomo, dettaglio che di certo avrebbe sfamato per settimane e forse mesi interi quegli avvoltoi che avevo per amici. Era solo questione di ore, giusto il tempo di far sorgere il sole e io sarei stata fottuta a vita dalle loro frecciatine e da tutto ciò che ne poteva conseguire. In quel momento, sollevata di non aver trovato nessuno ad ostacolarmi, entrai in camera mia, feci una doccia veloce e mi cambiai. Quando la mia pelle fu avvolta dal pigiama forgiato dal fuoco di mille vulcani, guardai l'orologio per vedere se fosse molto tardi. Era l'una. Pensavo che fosse molto più tardi.
Nel frattempo nei miei occhi non c'era nessuna traccia di sonno. Sapevo già che Morfeo sarebbe stato avvistato da queste zone solo alle prime luci dell'alba o forse non sarebbe venuto affatto. Decisi che quello era il momento perfetto per continuare a scrivere; ne avevo bisogno. Così legai i capelli e inforcai di nuovo gli occhiali per poi dirigermi alla scrivania dove, con manie possessive da far invidia a Gollum, presi il mio tesoro ben nascosto nel cassetto e appoggiai il tutto sulla tavola. Squadrai gli appunti mentre accesi la lampada e poi li ordinai cercando, in quel silenzio, di trovare la concentrazione per rivestire i panni di Lady V che avrebbe portato avanti, anche quella notte, la crociata con i personaggi che gradualmente stavano prendendo consistenza. Da qualche giorno l'unico problema che stavo incontrando era l'assenza di volto e forma del protagonista. Fino a quel momento aveva scritto poco e niente su di lui, dando uno spazio decisamente più largo a tutti gli altri personaggi. Sentivo un vuoto così come la protagonista stessa che, per quanto potesse essere rigida e insensibile, sentiva la necessità di avere qualcuno al suo fianco. Che poi fosse sbocciato l'amore, l'odio o un delitto, quello sarebbe stato un altro paio di maniche e l'avrei gestito con grande maestria. Il fatto era che da quando Lady V era tornata qualcosa non quadrava. Era come se fosse cambiata.
Rileggendo ciò che avevo scritto notai che la punta di sarcasmo con cui alimentavo solitamente ogni singola virgola era quasi completamente sparita. Spalancai gli occhi e presi fra le mie mani quei fogli guardandoli spaventata.
" Jade che cazzo hai fatto?"- sussurrai. La luce della lampada posizionata sulla scrivania vicino ai fogli era l'unica fonte di luminosità presente in quella stanza. Il resto dello spazio era immerso nel buio accompagnato giusto da qualche raggio di luna che ogni tanto faceva capolino dalla finestra e alleggeriva tutta quella oscurità. Passai le mani sulla testa e iniziai a massaggiarmi le tempie maledicendomi a bassa voce. Per i miei canoni tradizionali c'era troppo buonismo già dalle prime parole e non sapevo bene come fare per cambiare le cose, perché nonostante i miei capricci tutto era fottutamente perfetto! Era di una perfezione quasi disgustosa e io detestavo quelle cose che per quanto fossero state precise e ordinate non appartenevano minimamente ai desideri espressi dal mio cervello.
Sospirai cercando di non perdere quel filo di pazienza che avevo ancora e iniziai a fissare un nuovo foglio completamente bianco cercando di buttare giù qualche rigo di descrizione sul tanto desiderato protagonista. Pur volendo iniziare anche dalla sola parte descrittiva, il mio cervello sembrava non voler rispondere al comando. Si rifiutava proprio, cazzo!
" Maledizione!"- sbottai togliendomi gli occhiali che per poco non volarono in aria per via della rabbia. In quel momento qualcosa riuscì a dissolvere la mia pochissima attenzione. Era un rumore che proveniva dall'esterno. Sorrisi ironica notando quanto fossi capace in un momento di difficoltà di basso livello come quello di spostare tutta la mia attenzione, o quella presunta, dal mio lavoro ad un misero rumore. Mi avvicinai alla finestra per sbirciare fuori e capire la provenienza di tale distrazione. Guardai le strade deserte e poi vagai con lo sguardo sulle case, lasciando per ultima la torre. Perché? Perché qualcosa dentro di me era riluttante all'idea che quel rumore potesse provenire da lì. E poi quasi con timore la guardai e ironia della sorte trovai la finestra aperta e Ville che fissava pensieroso un punto indefinito nel cielo, o almeno così mi appariva da quella distanza.
All'improvviso fui colta dal panico e sentii il mio cuore battere forte e l'impulso di nascondermi, come se da quella distanza riuscisse a vedermi. Così mi allontanai dalla finestra. Ero una stupida; sapevo bene che non mi avrebbe visto, perchè la mia stanza era completamente al buio, se non si contava quella lampada accesa sulla scrivania che riusciva sì e no ad illuminare una piccolissima parte invisibile al di fuori della finestra. Mi avvicinai di nuovo e presi ad osservarlo affascinata.
Di solito non prestavo mai attenzione ad un uomo, ma Ville era diverso, lo sentivo a pelle e riuscivo a percepire i suoi pensieri stando anche lontano da lui. La figura di un uomo affacciato alla finestra non era altro che la metafora di un essere infelice, che nascondeva delle grosse pene nel cuore. Forse mi stavo spingendo troppo in fondo ad una storia che magari non era affar mio conoscere e dalla quale magari non sarei riuscita ad uscirne più. Quel modo in cui le sue braccia erano piegate e la sua testa in quel momento china, mi spingeva a volergli stare vicino, e a rassicurarlo qualunque fossero i suoi pensieri. Restai per tanto tempo a guardarlo e mi allontanai da lì solo quando Ville capì forse di essersi congelato abbastanza e che era pronto per tornare dentro al caldo. Tornai dunque alla mia postazione con mille pensieri che vorticavano nella testa. Possibile che mi facesse questo strano effetto?
Guardai quei fogli sparsi che sembravano scartoffie inutili da gettare dalla finestra. Poi ebbi una sorta di lampo di genio e sentii Lady V impossessarsi di me. Mi sedetti velocemente e seguii quell'immagine che si era fissata nella mia mente, nitida e chiara come nessun'altra prima. E, strano ma vero, quell'immagine era proprio Ville Valo, non la rockstar famosa ma l'uomo che si era affacciato alla finestra pensieroso.

I’m scared of lonely,
and I’m scared of being the only shadow I see along the wall.
And I’m scared the only heartbeat I hear beating is my own.
And I’m scared of being alone.
I can’t seem to breathe when I am lost in this dream, I need you to hold me.
I’m scared of lonely..

"A chi importa veramente di me? Quel che provo? Quel che dico? A nessuno importa realmente. Chi è disposto a spendere un pò di tempo per capirmi? Vorrei che qualcuno mi aiutasse con un pò di comprensione, ma non riesco a trovare proprio nessuno. Forse sono invisibile al mondo. C'è qualcuno che almeno mi pensa come più di una causa senza speranza? Forse non è il mondo ciò che mi blocca."

Scrissi quelle parole come inizio senza nemmeno rileggerle e poi come la linea di un disegno, definii finalmente il protagonista completandolo del tutto.
Quando staccai gli occhi dal foglio era giunta ormai l'alba. La mia stanza si stava illuminando gradualmente e l'oscurità pian piano si stava allontanando. Strizzai gli occhi e lessi ciò che avevo scritto e sorrisi. Era uno di quei sorrisi che mai avevo rivolto ad essere umano esistente sulla Terra. Forse solo una volta in vita mia lo avevo fatto e per giunta con la persona sbagliata. Sentivo per la prima volta che quel personaggio avrebbe avuto tanta protezione e amore dalla sua creatrice, nonostante fosse un uomo. Lui era così uguale a me, più di quanto volessi negare. Anzi era più vero di me. E fu in quel momento che provai tanta tenerezza, ma non sapevo bene se era per Ville personaggio o per Ville persona. La risposta in realtà la sapevo bene, ma non volevo ascoltarla.
" Finalmente! Ti abbiamo aspettato tanto."- dissi rivolta a quel foglio e pensando alla protagonista e al fatto che sarebbe stata molto fortunata ad incontrarlo. Sospirai contenta e con una strana sensazione nel cuore, come se l'involucro di ghiaccio si stesse spezzando. Sbadigliai e capii che il mio corpo e la mia mente reclamavano il diritto di riposare.
" E va bene."- sbuffai lasciando a malincuore il quaderno sulla tavola.
Quando mi accomodai fra le coperte, Morfeo era lì ad aspettarmi a braccia aperte.

I'm scared of lonely..

Dovevo essere completamente fuori di testa quando accettai di accompagnare Elisabeth a fare compere. Ma lei era riuscita a convincermi con i suoi occhioni azzurri e da cucciola dicendo che non ci avrebbe messo tanto tempo. E invece non fu così e io fui soltanto una scema che la stette ad ascoltare.
Così mentre mi dirigevo alla scala mobile per raggiungerla, scomparsa da un pezzo in uno di quei negozi enormi, un giovanotto e una ragazza molto bella, che mi stavano davanti, precedettero i miei movimenti e furono i primi a mettere i loro bei piedini sulle scale. Lei parlava continuamente esaltandosi per l'acquisto che aveva fatto. Cercai con tutta me stessa di non ascoltare la conversazione, ma la voce della ragazza era squillante e ciò che mi incuriosì a quel punto fu la faccia del ragazzo. Agli occhi degli altri la sua poteva essere una tipica espressione da innamorato, in realtà ai miei essa appariva tutt'altro. Era l'espressione più finta che avessi mai visto. Sorrideva e annuiva, ma era evidente quanto non gli importasse nulla di ciò che la sua fidanzata gli diceva. Cominciò a guardarsi intorno quasi fosse impaziente e per ben due volte sfilò il cellulare dalla tasca per controllarlo, rispondere a qualche messaggio e rimetterlo al suo posto. Quando riprese il giro panoramico mi guardò. Io distolsi lo sguardo.
Tranquillo caro, non stavo guardando il tuo sedere. Stavo giusto pensando di darti un calcio in mezzo alle gambe.
Riconoscevo quell'atteggiamento e qui movimenti nascosti. Erano gli stessi sintomi che aveva avuto quel bastardo di George quando fu il suo tempo. L'unica persona che era riuscita a far battere di nuovo il mio cuore, ma che allo stesso tempo era riuscito a calpestare. Scossi la testa cercando di rimuovere quei ricordi e guardai la ragazza. La rispettavo e le stavo vicino anche se non la conoscevo. A dire la verità io rispettavo sempre tutto, dai muri all'universo e mi ero sempre sentita in dovere di mobilitarmi quando qualcosa interferita con quell'equilibrio. Sentivo di doverle dire qualcosa, ma in fondo cosa le avrei dovuto dire?
Mi rendevo conto che la ragazza stava bene, o meglio, si illudeva di essere felice. Cosa potevo fare io per avvertirla che l'incubo era dietro l'angolo? Aveva quello che per lei era la cosa più preziosa del mondo: un uomo tutto suo. Peccato che invece lui appartenesse a quei messaggi che stava ricevendo continuamente e che di sicuro non provenivano dagli amici.
Era bello notare quanto la donna non fosse capace di notare nessuna nota dolente, nessun movimento strano finché si sentiva felice. Almeno non succedeva fino a quando quei gesti nascosti si facevano più evidenti, tanto da non poter negare più l'apparenza e all'uomo non restava altro che il tentativo di giustificare gli sbagli commessi. Guardai il ragazzo in quel momento metterle il braccio attorno alla vita mentre fummo quasi al capolinea della scala mobile. Era un gesto protettivo e lei pensò forse a quanto fosse fortunata. Io pensai a quanto lui fosse un maiale e a chissà quante cose il suo cervello stava pensando sull'amante.

Ero così concentrata su quei pensieri che involontariamente mi scontrai con qualcuno una volta arrivai al piano superiore. La coppia ormai era scomparsa. Arrabbiata fissai l'ostacolo pronta a punirlo a mio modo, ma quegli occhi che mi stavano guardando divertiti mi fecero cambiare idea. Ville era di fronte a me con un gran sorriso. Accidenti era veramente alto!
" Mi scusi tanto donzella acidella."- sussurrò a poca distanza. Combattei contro l'imbarazzo e alzai gli occhi al cielo sbuffando.
" Non è possibile! Ma sei ovunque?"- chiesi cercando di mantenere la mia acidità alle stelle, ma un sorriso era apparso spontaneamente sul mio volto e questo metteva in discussione tutto. E a quel punto riprovai la stessa sensazione strana che sentii due notti prima. In un certo senso mi era mancato.
" Sei tu che invadi i miei spazi. Sei così fastidiosa!"
" Cosa?!"- esclamai. Lui per tutta risposta scoppiò a ridere con mio enorme fastidio.
" Ti ho offesa per caso?"- chiese continuando a prendersi gioco di me.
" Oh no tranquillo, continua pure. Le tue parole mi rendono sempre felice."- sbottai incrociando le braccia. Ville a quel punto smise di ridere e sfoggiò uno dei suoi sguardi profondi, uno di quelli che riuscivano ad arrivare al cuore, a sondare quello spazio che apparteneva solo a te per studiare nei minimi particolari il tuo essere e i tuoi sentimenti. Improvvisamente mi sentii nuda, letta dentro e completamente spaesata. Eppure nonostante volessi uscire da quel tunnel, non riuscivo a distogliere gli occhi da quel volto misterioso e di indubbio fascino.
" Sei sola?"- mi chiese alla fine. Aveva sempre l'abitudine di guardare con occhi assassini la gente prima di fare domande così semplici? E io che avevo pensato al peggio.
" Ehm..no. Sta-stavo andando da Elisabeth che.."- balbettai.
Proprio in quel momento la diretta interessata fece la sua comparsa senza notare la presenza di Ville. Stava sistemando la sua borsa e evidentemente aveva visto solo la mia sagoma senza dare importanza a chi poteva essere con me.
" Ti prego non ammazzarmi. Lo so che avresti voglia di cavarmi gli occhi e dare il mio corpo in pasto alle belve della giungla ma.."
Quando alzò il capo dalla borsa i suoi occhi si spostarono da me a Ville e la sua faccia diventò paonazza mentre le parole le morirono in bocca.
" Ciao Elisabeth."- la salutò allegramente lui.
" Ville! Ciao!"- tossicchiò lei stampandosi un sorriso un pò incerto sul volto. Cercai di non ridere mentre lei assumeva un'aria meno imbarazzata.
" Beh allora? Abbiamo finito finalmente?"- esclamai impaziente. Elisabeth con enorme sforzo staccò gli occhi da Ville e mi guardò come se mi vedesse per la prima volta. Possibile che fosse così tonda quando era presente il finnico?
" Ehm sì..cioè no..ma se vuoi puoi lasciarmi qui sola. Tanto non mi servi più."
Sapevo che dietro le sue parole si nascondeva la voglia di lasciarmi sola con Ville. Lo stava facendo giusto per mettere alla prova i miei nervi e la parte più buona che possedevo.
" Mah.."
" Io vado, ci vediamo dopo. Bye!"
Si allontanò senza darmi il tempo di aggiungere qualcosa per difendermi da quella situazione. E così restai sola con Ville mezza scioccata e mezza nervosa.
" Vatti a fidare delle tue migliori amiche."- sbottai fissando il punto in cui Elisabeth era scomparsa.
" Beh, cosa farai ora che sei rimasta sola in compagnia di un lupo mannaro?"- chiese lui avvicinandosi.
" Potrei lasciarmi mordere o scappare a gambe levate."- risposi, sorpresa delle mie stesse parole.
" A te la scelta allora."
Restò a guardarmi a braccia conserte con i suoi occhi dritti puntati nei miei. Disorientare i nemici doveva essere la sua specialità evidentemente.
" Difficile."
" Se vuoi ti aiuto."
Il sorriso stampato sul suo volto non prometteva nulla di buono. Era apparentemente diabolico e accentuava quella bellezza che per una come me che non era abituata era agghiacciante. Era una bellezza immediata, che riusciva a colpire anche la zona sessuale più repressa che avevo. Lo fissai senza saper bene cosa dire, togliendo la parte più sensibile di me che avrebbe fatto tutt'altra cosa.
" Beh, hai perso la lingua?"
Scossi la testa e riprendendo il mio tono altezzoso dissi: " quella c'è sempre sfortunatamente."
" Mi sarebbe apparso strano il contrario."
Prima che potessi dare fiato alla bocca ed eliminare il mio sorriso dalle labbra, scorsi fra la gente Niko e sapendo quanto fosse rompiscatole, l'unica via di fuga era quella di affidarmi e nascondermi nelle braccia del lupo solitario che era ancora in attesa di una risposta.
" E ora che ti prende?"- mi chiese curioso. Distolsi lo sguardo da Niko ignaro ancora per poco della mia presenza su quel piano e guardando dritta negli occhi Ville dissi: " smaterializziamoci da questo posto. Accetto tutti i luoghi in cui vorrai portarmi, l'importante è uscire da qui."
" Ehm okay, sweetie."
Mi avvicinai a lui e cercai di tenermi più nascosta che potevo alla vista di Niko che si stava avvicinando sempre di più. Quando uscimmo da lì sentii il mio cuore diventare più leggero. Avrei voluto mettermi in ginocchio e ringraziare Allah per avermi fatto uscire da quel posto sana e salva. Poi mi ricordai che non potevo farlo perché c'era Ville Valo con me. Non ero poi così sana e salva come avevo pensato. Lui si limitò a guardarmi, un pò incuriosito dal mio strano atteggiamento, ma almeno in quel momento, non disse nulla.
" Bene, ora che siamo usciti da quel posto che all'improvviso per te è diventato un inferno, vuoi seguirmi?"
" Andiamo a fare messe nere insieme?"- chiesi sorridendo.

" Certo!"- rispose lui porgendomi il suo braccio. Accettai l'invito un pò titubante e lo seguii con i battiti del cuore insolitamente accelerati.


Dopo aver fatto un lungo giro decidemmo di far sosta strano caso nel mio bar di fiducia. Jack era come al solito al bancone aiutato da Liam che appena vide la porta aprirsi guardò nella nostra direzione. Io fui la prima ad entrare e a beccarmi il suo sorriso radioso che un attimo dopo scomparì appena vide che era in compagnia di Ville.
Qualcosa era cambiato in Liam. In quel volto gentile e così giovane qualcosa si era spezzato. Volevo ridere per questo, ma sarei sembrata alquanto scortese e poi qualcuno mi avrebbe preso per pazza. Ridere senza un motivo apparente era piuttosto stupido, no?
Ci sedemmo vicino alla vetrata e quando arrivò Liam mi sentii in imbarazzo, un pò come se lo stessi tradendo. La sua voce era seria e la sua faccia restò immune ad ogni tipo di sorriso, nemmeno l'ombra di uno di piccolissime dimensioni.
" Gli hai fatto qualcosa?"- mi chiese Ville guardando Liam andare via.
" Perché dici questo?"- chiesi a mia volta allarmata.
" Così."- rispose scrollando le spalle.
Quel ragazzo era più attento di una tigre alle prese con la cattura della sua preda. Lasciammo cadere il discorso e aspettando in silenzio i caffé ordinati. Restai sorpresa di vedere Jack al posto di Liam servirci. Ma che gli era preso? Non gli avevo di certo promesso qualcosa né tanto meno l'avrei fatto.
Però qualcosa dentro di me si sentì in colpa.
" Fai sempre così quando vuoi scappare da qualche uomo?"- chiese lo zombie. Sgranai gli occhi e lo fissai. La sua schiettezza era così disarmante che quasi non riuscii ad esprimermi. Come aveva capito le mie intenzioni? Forse i miei modi di fare erano stati troppo evidenti, avrei dovuto restare calma e tutta d'un pezzo come sempre. Era chiaro che si riferisse alla fuga improvvisa dal centro commerciale.
" Io non stavo scappando da nessuno."- sbottai acidamente.
" Certo. Evidentemente io sono cieco, ritardato e ignorante."- affermò deciso e a braccia conserte. A quel punto restai in silenzio e presi a contare lentamente fino a tre. Quando avrei detto tre nella mia testa mi sarei scaraventata su di lui e lo avrei massacrato.
" Sei solamente un finnico impiccione."
" In realtà sono un finnico un pò sensitivo, carissima Lady V."
Era evidente che dietro a quella frase si nascondesse qualcosa di molto più profondo: una sorta di messaggio subliminale. Lo fissai per qualche minuto in silenzio e dopo aver fatto un sorso nel mio caffé amarissimo dissi: " vorresti farmi credere che tu riesci a capire Lady V più di quanto lo riesca a fare lei stessa?"
"Sei tu che lo stai pensando, io non ho detto nulla a tal proposito."
Sbuffai e cercai di non morire sotto il suo sguardo assassino e sensuale.
"Sei uno sbruffone da quattro soldi."
"Potrei offendermi, sai?"- chiese cercando i miei occhi. Sentii le guance andare in fiamme.
"Sono fatti tuoi. Io dico semplicemente quello che penso."- dissi continuando a non guardarlo.
"Finendo per essere odiata."- concluse lui al mio posto. Perché sapeva essere così diretto?
Solo dopo quella frase tornai a guardarlo. Il suo sorriso divertito mandava in confusione il mio cervello.
"Tutti gli uomini trovano una ragione per odiarmi."- scrollai le spalle.
"Vuoi che finisca per odiarti anche io? Non ci metterei niente."
"Non saresti né il primo e nemmeno l'ultimo. Sei libero di fare come più ritieni opportuno."
Lui restò colpito da quelle parole. Lo notai dal suo cambiamento di espressione.
"Sei una ragazza particolare, per questo non ti odio. Anzi inizio a prendere in considerazione l'idea di esserti amico sempre se tu non sia così allergica come dici di essere."
"Buono a sapersi che non mi odi."
"E..?"
"E niente."
"Sei davvero un caso perso."
Scappò un sorriso ad entrambi.
"Bene detto questo, io sto aspettando la tua analisi."- gli ricordai, aspettando con curiosità il suo verdetto. Più che altro ero curiosa di sapere se veramente fosse in grado di fare un quadro generale su di me.
"Vuoi che ti dica cosa penso di te?"
"Vediamo che sai fare. Stupiscimi."
"L'hai voluto tu."- si schiarì la voce e prese a fissare ogni centimetro del mio viso fino a quando non decise di posare i suoi occhi verdi esattamente nei miei.-"C'è chi ha il coraggio di buttarsi da un palazzo altissimo e chi invece non riesce a buttarsi tra le braccia di nessuno perché ha paura di essere ferito. Cerchi di essere schiva, di non esporti molto e usi come arma l'antipatia per allontanare gli estranei che cercano di rovinare il tuo equilibrio. È come se tu fossi in continua contraddizione con te stessa: prima vuoi una cosa, ma capisci che puoi farne a meno e poi torni a pensarci su e finisci per complicarti l'esistenza. Sei onesta e schietta, questo non posso negarlo."- si fermò e sorrise. Io invece continuavo a pendere dalle sue labbra. Non era possibile tutto questo.- " hai a cuore i sentimenti degli altri, ti identifichi o cerchi di farlo in quelle che come te non riescono facilmente a comunicare con noi uomini per una serie di motivi. È come se tu fossi bloccata e preferisci nasconderti nel tuo piccolo mondo fatto di carta e di fantasia perché lì sei capita, ti senti a tuo agio con i personaggi che popolano quel castello che tu stessa hai creato e sicura dei comportamenti da utilizzare. A volte pensi che sia meglio così perché almeno i personaggi che tu crei sono quelli che non ti tradiranno mai. Sei sensibile nonostante vuoi nasconderti e ti irriti facilmente quando le cose non vanno come tu vuoi e per quanto tu voglia essere vendicativa, ci riesci solo in parte, perché sai che quel male che commetti potrebbe essere il tuo. Non ami la compagnia degli altri, piuttosto vuoi che siano gli altri a cercate te. Sei una di quelle ragazze che viene ferita facilmente e hai bisogno di molto tempo per riprenderti perché non dimentichi."
Terminò con una punta di dolcezza nella voce e spostò lo sguardo fuori dalla vetrata dove si esibiva un cielo così bianco da far invidia ad un cadavere. Era chiaro che da un momento all'altro Helsinki sarebbe stata colpita da una bufera di neve e cercai mentalmente di farmi forza, sapendo che il freddo sarebbe stato il doppio. Ma in quel momento era difficile dare spazio agli altri sentimenti. Anzi, non capivo nemmeno le emozioni che provavo in quel momento. Una cosa però c'era: ero senza parole. Se avessi parlato, di sicuro la mia voce sarebbe stata spezzata. Nessuno prima di allora era riuscito a capirmi. E la cosa eccezionale fu che a leggermi dentro non solo era uno sconosciuto, ma era un uomo. Un maschio, una di quelle persone a cui ero allergica. Mi sentii frastornata, confusa e spossata. Volevo attribuire la colpa di tutto ciò alla voce maledettamente sexy e al viso all'apparenza angelico che difficilmente riuscii a guardare senza provare l'impulso di scappare o, ancora meglio, buttarmi completamente addosso al proprietario che era in attesa di qualche mia mossa.
" Tutto molto interessante."- dissi cercando di mantenere una voce neutrale.
" Avanti, puoi dirlo senza vergogna che ho indovinato."
" Beh..a malincuore devo dire che hai ragione. Touché!"- alzai le mani in segno di arresa. Lui sorrise dolcemente, come se riuscisse a capire anche ciò che provavo in quel momento. Come se fosse stato spinto da qualche forza sconosciuta, si sporse in avanti e posò senza esitazione le sue dita sul mio mento, costringendomi a guardarlo dritto negli occhi. Il mio cuore riprese a battere furiosamente e sperai con tutto il cuore di non essere arrossita. Più che altro sentivo che la mia maschera si stava spostando dal volto ed ebbi paura che potesse cadere a terra annullandomi. Sperai con tutta me stessa che Jack non stesse guardando come Liam.
" Mia dolce Lady V, devi capire che non bisogna lasciarsi vincere dai fantasmi del passato. Non vivono per sempre..riescono a dissolversi facilmente se non li si presta attenzione."
" E' facile a dirlo, ma difficile a farlo."- mi lasciai sfuggire. A quel punto Ville tolse le sue dita e sentii i punti che aveva toccato bruciare. Ma fortunatamente riuscii a respirare di nuovo.
" Oh credo che tu possa riuscirci. Io non sono nessuno per dirti cosa fare. Io stesso ho sbagliato un sacco di volte e sono stato ad un passo dall'incontrare Catherine nella brughiera al posto di Heathcliff. Ma forse posso dirti che non serve a nulla comportarti in questo modo. Fai del male solo a te stessa. Da ogni esperienza impari qualcosa, non devi esserne spaventata dalle conseguenze. Puoi trovare sempre qualcosa di positivo anche nella tempesta."
" Si sente proprio che sei un compositore."
" Davvero?"- chiese lasciandosi sfuggire una piccolissima risata.
" Davvero."- dissi dopo essermi morsa la lingua per quella affermazione uscita dalla mia bocca spontaneamente.- " sei..poetico."
" Grazie del complimento."- rispose compiaciuto. Era così..dolce. Mi lasciai sfuggire un sorriso che non aveva nulla di sarcastico come lo era di solito.
" Ecco ora sei vera."- disse notando il mio sorriso.
Proprio quando sarei arrossita più di quanto di sicuro fossi in quel momento e prima che la mia faccia si trasformasse in quella di una perfetta ebete, il suo cellulare squillò salvandomi in calcio d'angolo.
Ringrazia quel santo che ti protegge.
" Scusami."- disse prima di rispondere.
" Fai pure."
Quando iniziò il colloquio telefonico, il tono della voce, che già di per sé danneggiava milioni di neuroni, ad un tratto cambiò. Divenne più profondo e sentii il sangue arrivarmi al cervello tipo come la lava di un vulcano risaliva il camino per poi raggiungere la superficie. Stava parlando in finlandese e vi giuro, che quella voce era diventata più sexy, sensuale, un misto di emozioni che mi permisero di sfociare nei pensieri più perversi che la mente umana poteva partorire senza aiuto esterno. Cercai di restare calma e soprattutto di fantasticare meno, ma la mente sembrava proprio essere partita per luoghi scabrosi e non accessibili da sobri.
" Scusa devo andare."- disse quando chiuse la chiamata e tornò a parlare nel suo perfetto inglese.
" Oh!"- esclamai presa alla sprovvista. Quei sentimenti strani si dileguarono. Era quasi dispiaciuta che potesse andare via. O lo ero davvero?
" Avrei voluto restare ancora in compagnia della tua acidità, ma il dovere mi chiama."- disse alzandosi.
" Tranquillo, saprò vivere lo stesso senza la tua presenza."- dissi giocherellando con il cucchiaio. Lui prese a fissarmi. Quello sguardo portava con sé una pericolosa carica erotica e io mi sentii priva del respiro. Non era possibile!
" Sei dolce tanto quanto un limone."- disse sorridendo.
" Grazie."- risposi senza scompormi. Chi mi stesse dando la forza in quel momento non seppi dirlo di preciso.
" Allora, ciao donzella acidella."- disse piano con l'aggiunta dell'occhiolino. Non morii, tranquilli.
" Ciao."- risposi a mia volta con un piccolo sorriso. Quando la sua presenza scomparve, il mio animo si sentì improvvisamente leggero. Mi abbandonai allo schienale della sedia e cercai di calmare il mio cuore preso dalle convulsioni. Restai ancora un pò in compagnia di me stessa e degli sconosciuti.

Per tutto il tragitto di casa continuai a pensare a Ville e spontaneamente quando arrivai vicino alla torre guardai le finestre come se potessi trovarlo lì.
Ah che scema! Ero diventata decisamente una pappa molle e questa cosa mi irritava molto. Quando arrivai dinanzi alla porta di casa mi accorsi, trafficando nella borsa, che non avevo preso le chiavi. Così mi toccò bussare e attendere che una delle due anime buone venisse ad aprirmi.
" Salve!"- esclamai sorridendo. Jonathan era piuttosto preoccupato invece.
" Che c'è?"- chiesi diventando seria quanto lui.
" No..ehm..è che.."
" Non farfugliare."
" Ecco..tua.."
" Jade! Amore mio!"
Quando sentii quella voce, che proveniva dalle spalle di Jonathan, avrei voluto sprofondare. Guardai scandalizzata Jonathan che annuì capendomi al volo.
" Non è possibile! Ti prego nascondimi!"
" Inutile che ti agiti! Entra e affronta il nemico."
Ma prima che potessi farlo, mia madre uscì fuori e venne ad abbracciarmi.
" Ooh eccola qui finalmente!"
La abbracciai e dissi: " mamma! Che bella sorpresa."
Ma di bello non c'era assolutamente niente.

LA SOTTILE LINEA ROSSA:
Ma che ne volete un'altro per caso? Eh dovete aspettare u.u
Vi annuncio che da ora in poi le cose inizieranno a prendere una piega diversa muahahhahaha!!
Inoltre le frasi in inglese sono prese da una canzone di Beyoncé chiamata " Scared of Lonely" che mi sta molto a cuore e che in questo caso rispecchia entrambi i giovinetti (?)
La traduzione è la seguente:
" Ho paura della solitudine e ho paura di essere l'unica ombra che vedo riflessa sul muro. E ho paura che l'unico battito di cuore che sento sia il mio. E ho paura di essere sola. Mi sembra di non riuscire a respirare. Quando sono persa in questo sogno,ho bisogno che tu mi abbracci. Ho paura della solitudine.."
Per ulteriore informazioni rivolgersi qui xD ( traduzione completa per chi ne è interessato): https://www.youtube.com/watch?v=5jXPTadTO5c
Ringrazio come sempre tutti e anche i nuovi arrivati..spero che qualche fantasmino si faccia avanti per farmi sapere cosa ne pensa. Non mordo mica :)!
Alla prossima
Vals <3











   
 
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