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Autore: Illa_    12/03/2013    5 recensioni
George Shelley era conosciuto nell'istituto come uno studente modello, diligente e educato, abile in qualsiasi cosa gli fosse proposta.
Era forse per questo che nessuno si accorgeva del suo enorme egocentrismo? Della sua cattiveria? Dell’aria da superiore che portava sempre dietro di se insieme alla sua colonia di puzza di cane?
Genere: Commedia, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Shelley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Just give me a reason
 

                



 

Boy


 

L’ultima nota sbagliata fece saltare definitivamente i nervi di Costance, che si girò in cagnesco verso le compagne, fermando la melodia.

<< BASTA! >> gridò facendo rimbombare nella stanza la sua voce, poiché le ragazze, quasi spaventate, avevano bloccato gli strumenti.

<< Ragazze per oggi basta, siamo stanche e continuando così non combineremo nulla. >> la voce di Costance ritornò bassa, calma e suadente, com’era di solito.

Le quattro ragazze, si diedero un’occhiata stanca e si apprestarono a rimettere a posto ognuna il proprio strumento, Anne la batteria, Hannah il basso, Jessa la tastiera e Costance il microfono e la chitarra.

Oramai erano tre settimane che provavano senza sosta, con gli strumenti dati in dotazione dalla scuola, per pomeriggi interi.

 Dopo che la vicepreside aveva fatto la sua trionfale entrata in classe con le prime esclusioni, si erano ripromesse di arrivare in finale e anche se questo gli costava questa fatica, loro erano determinate, ma di certo, non quel pomeriggio.

<< Com’è Costie? Vi siete stancate già? Fate prima a ritirarvi, non avete speranza. >> George era in fondo alla sala sullo stipite della porta, mentre lanciava occhiate di superiorità alle ragazze e con un gesto teatrale di puliva il bordo della giacca scolastica.

Il modo in cui l’aveva chiamata le fece accapponare la pelle.

George Shelley era conosciuto nell’istituto come uno studente modello, diligente e educato, abile in qualsiasi cosa gli fosse proposta.

Era forse per questo che nessuno si accorgeva del suo enorme egocentrismo? Della sua cattiveria? Dell’aria da superiore che portava sempre dietro di se insieme alla sua colonia di puzza di cane bagnato?

Costance si chiese come potevano tutte le ragazze del college definire quel puzzo di cane bagnato che portava sempre con se George il miglior profumo al mondo. Non lo degnò di risposta e semplicemente chiuse l’ultima borsa mettendosela in spalla, e aspettando che le amiche finissero.

<< Com’è ti hanno rubato la lingua Costie? >> il moretto avanzò imperterrito di qualche passo lungo lo spazio vuoto e spazioso tra le file di sedie.

Erano in un’ampia aula magna, dove era usanza fare le assemblee e le presentazioni del primo giorno, con un enorme palco in fondo all’immensa sala, separato dall’entrata semplicemente da una vastità di sedie disposte precisamente in ordine.

A seguirlo vi erano i suoi soliti amici, loro non erano biasimati da Costance, eccetto per la terribile sfortuna di aver incontrato un tipo come George.

Costance gli lanciò un’occhiataccia nel tentativo di metterlo a tacere, ma non fece altro che sollecitare le sue prese in giro.
George era l’unico in tutta la scuola che riuscisse a reggere lo sguardo di ghiaccio di Costance. Un paio di iridi così chiare da sembrare bianche, sotto la giusta luce più simili a quelle di un cieco di quanto potrebbero, rarissime e belle come due punte di ghiaccio staccate al freddo polare.

Tutti nella scuola provavano inquietudine verso quegli occhi, dagli insegnanti alle sue amiche, risultavano un profondo pozzo per tutti, incuriosivano, affascinavano quanto può essere attraente qualcosa di inusuale e sconosciuto, quanto quello che può esserci in fondo al pozzo, ma allo stesso tempo spaventose quanto la profondità stessa del buio al suo interno.

E Costance si sentiva quasi potente, più che altro protetta, con quegli occhi, non essendo alta, ne tanto meno robusta, erano la sua arma, certo, non sarebbero stati capace di far scappare un aggressore a gambe levate, ma almeno avrebbero tenuto lontane le scocciature, tutte, tranne George.


Quel ragazzo in qualsiasi caso era tra i suoi piedi, nella sua stessa classe, nel suo stesso gruppo di atletica, nel suo stesso gruppo di lettura ed adesso anche nel suo stesso contest.


Il perché del loro odio non era mai stato chiaro a nessuno, forse neanche a loro stessi, allora tutti si limitavano a spiegarla come una semplice competizione tra i due studenti modello.

 

<< Che schifo io non ho intenzione di suonare lo stesso basso dov’ha suonato Hannah >> disse il ragazzo di nome Josh avanzando verso l’amico e assumendo un espressione di disgusto, che causò una risata generale tra i ragazzi.

<< Stai zitto. >> rispose Anne infastidita e a quell’esclamazione i ragazzi tacquero, indispettiti.
Hannah guardò accigliata Josh, le mani parallele al corpo e il viso contratto in una smorfia di dispiacere.

Lo trovava un ragazzo carino, le capitava di vederlo alla fermata dell'autobus praticamente tutti i giorni e qualche volta era riuscita anche ad averci una fugace conversazione, le era sempre parso molto diverso dagli altri, ma poi lo vedeva insieme agli amici e si sentiva immensamente triste.

Sospirò rumorosamente mentre afferrava la borsa e si avvicinava a Costance.

Anne stava già scendendo i gradini di fianco al palco, insieme a Jessa quando Costance saltò direttamente da lì, atterrando elegantemente con i piedi in terra.

 

I ragazzi dovevano arrivare al palco e le ragazze dovevano arrivare alla porta, sarebbe sembrato tutto normale, se non fosse che si sarebbero dovuti incrociare.

 

Costance avanzò qualche passo seguita dalle altre, il mento alto e lo sguardo fisso oltre il gruppo di ragazzi, era quasi sicura di riuscire ad arrivare alla propria metà indenne, ma quando passò vicino a George, lui la spinse con forza contro una fila di sedie, facendola cadere rovinosamente e sbattere la testa contro il gelido marmo del pavimento.


Le tre ragazze e i tre ragazzi erano allibiti, mentre George osservava con la sua solita aria di superiorità e un sorrisetto beffardo Costance, che dolorante si rendeva conto di quello che le era appena successo.


Il silenzio era tombale e tutti erano immobili, al di fuori di Costance, che, ancora interdetta, osservava la sua mano, con cui si era appena toccata la testa, piena di sangue.


In quel momento non sembrò dare peso al dolore pulsante alla nuca, tanto meno alla sua divisa scolastica distrutta, alla cui camicia erano saltati un paio di bottoni o alla gonna, che si era disastrosamente strappata sul bordo, nemmeno alla serie di sedie che la dividevano da George.


Di certo Costance era minuta e indifesa, ma non di certo codarda.


In un millesimo di secondo, la ragazza si alzò, inchiodando con i suoi occhi di ghiaccio rossi e lucidi per la botta il moretto e gli fu addosso.


L’impatto fu così violento che George cadde in terra, mente Costance sul suo grembo gli sferrava un destro indeciso, ma comunque potente per la scarica di adrenalina.
Era arrabbiata e dolorante, era stanca di quel ragazzo che tentava in ogni modo di umiliarla e l’aveva sempre vinta, questa volta l’istinto aveva messo k.o. la sua diplomazia, come adesso avrebbe fatto lei con lui.


Il ragazzo dopo il secondo pugno ribaltò le situazioni, cercando di bloccare la ragazza per i polsi e con il peso del suo corpo le gambe, ma la ragazza ancora presa dalla rabbia gli diede una degna testata, facendo cadere incoscienti entrambi.

 

 


 
Costance aprì lentamente gli occhi, mettendosi seduta, ancora stordita, ma quando si girò per rendersi conto di dove fosse, si trovò George, disteso su un lettino come il suo, a fissarla.


Lo sguardo di sufficienza di lui venne meno quando vide gli occhi della ragazza inumidirsi e udì singhiozzare, immediatamente un moto di sensi di colpa si fece largo dentro di lui.

 

Costance si strinse le mani sul viso nel tentativo di fermare ogni lacrima o singhiozzo, ma ottenne l'esatto contrario.

 

< Cos'hai ora? > sbottò irritato lui mentre si metteva comodamente seduto sul lettino.

 

Lei scosse la testa un paio di volte continuando a singhiozzare, mentre con una mano cercava di tastare delicatamente la fasciatura sulla nuca.

 

George sospirò forte e poi si alzò mettendosi al suo fianco.
 

< E' la testa? > chiese preoccupato che potesse averle arrecato danni gravi.

 

< Fa molto male > mormorò così piano che si stupì di essere riuscito a sentirla.


Aveva esagerato, ma di certo lei non era stata da meno, anzi era lei ad aver sbagliato a scagliarsi come una furia contro di lui, ma i suoi ragionamenti caddero appena incontrò di nuovo il volto della ragazza, con gli occhi rossi e lucidi, un’enorme benda bianca come fascia e il labbro inferiore che tremava.

 

< Fammi vede, mio padre è medico, mi ha insegnato qualche cosa > disse sbrigativo, mentre delicatamente le faceva abbassare la testa per vedere la nuca, che si accorse dopo aver spostato la benda, aveva ripreso a sanguinare copiosamente.

 

Si mosse velocemente verso l'armadietto e dopo aver preso alcuni oggetti tornò da lei, lavorando con massimo silenzio.

Quando ebbe finito si prese un paio di secondi per osservare la fasciatura perfetta, poi le prese il mento e le fece alzare il viso, che notò aveva ripreso colore, finendo infine per incontrare di nuovo i suoi occhi.



<< Come stai? >> le chiese premuroso, abbandonando la solita aria di sfida.


<< Meglio. >>  rispose freddamente lei, giocando con le proprie dita.


Costance lesse chiaramente il dispiacere nei suoi occhi, di certo si aspettava un grazie, ma forse non si era ricordato che era stato lui a farla finire lì.
Nonostante fosse  l’ultima delle sue intenzioni parlò.
<< Grazie >> aggiunse, arrossendo visibilmente, tutta colpa del suo sguardo che la stava analizzando da cima a fondo.


<< Sei bella >> un sorriso si allargò sul viso del ragazzo, mentre le guance già rosse di lei diventarono ancor più porpora.


Cominciò a balbettare e a dire cose insensate mentre si sentiva ancora lo sguardo attento del ragazzo fissarla, e intimidita per quell’insulso complimento ricevuto nel momento sbagliato, dalla persona sbagliata, cercò di intimidirlo con il suo solito sguardo.


Ma al posto delle sue iridi non fece che fissare le sue labbra, erano ancora rosse, forse per averle morse dalla concentrazione mentre le rifaceva la fasciatura.

 

Anche lui doveva avere il cuore nel petto che gli martellava furiosamente per l’imbarazzo, perché poco dopo anche le sue guance si colorarono di rosso.


<< Sai devo dire che alla fine la tua colonia al puzzo di cane bagnato non è tanto brutta >> la ragazza girò lo sguardo verso la finestra mentre pronunciava quelle parole, sentendo già il peso del complimento sulla sua coscienza.


Il ragazzo rise, mentre la ragazza s’indispettì.


<< Era un tentativo di complimento? >> le chiese continuando a sorridere.


La ragazza ormai pareva aver preso fuoco tanta era la vergogna, mentre il ragazzo si faceva largo per sedersi sul letto accanto a lei.


George si avvicinò molto lentamente alla guancia di Costance, riusciva a percepire il calore della sua pelle, si stava godendo a pieno il silenzio e anche l’incapacità della ragazza di fuggire.


Ma fuggire da quella stanza…


O dall’evidenza?


Lo sguardo della ragazza continuava a vagare fuori dalla finestra, mentre le labbra bollenti e morbide del ragazzo le accarezzavano la pelle della guancia, liscia come una pesca.
 
Costance si mosse nervosa sotto la coperta candida del lettino, era a disagio, si sentiva strana, presa da emozioni che fino a quel momento non aveva mai provato così intensamente.


Il ragazzo che avevo odiato con tutta se stessa, le stava facendo attorcigliare convulsamente lo stomaco.

Aveva l'irrefrenabile voglia di farsi male per vedere se fosse realmente lì e non stesse sognando, come poteva la sua concezione delle cose cambiare così rapidamente?

Solo qualche ora prima era fermamente convinta che George avesse una faccia così da schiaffi e adesso non voleva far altro che baciarlo.


Infondo stava parlando del suo acerrimo nemico, del ragazzo con cui era in competizione da una vita!


Eppure l’insieme di sensazioni che stava provando non mentivano.
 

Lo guardò avvicinarsi di nuovo a lei, fin quando non chiuse gli occhi, non vi era alcun suono al di fuori dei loro respiri, prima sfiorò il suo naso, poi si avvicinò con le labbra alla sua guancia e vi depositò un piccolo e quasi impercepibile bacio.


Era sicura che un altro rumore facesse eco nella stanza, era certa che il battito accelerato del suo cuore arrivasse fino alla fine del corridoio.

 

Costance sentì il sangue pompare nelle sue orecchie, infiammandole la pelle fino a farle male, quando George passò delicatamente le sue labbra sulle sue.


Le prese la mano e la strinse delicatamente, accarezzandole il dorso con il pollice, per poi intrecciarla alla sua, continuando a giocare con le sue labbra che adesso aveva preso a mordicchiare piano.

 

La baciò lentamente, una volta sola, per poi poggiare la fronte sulla sua e guardarla dritta neglio occhi. George le sembrava così tranquillo, mentre lei si sentiva così euforica da poter svenire.


Poi le sue labbra si avvicinarono di nuovo lentamente alle sue per un bacio più profondo, dove il profumo della sua pelle la avvolse malignamente, e la morbidezza delle sue labbra la distrasse. La cosa più spaventosa fu che non si ritrasse, che non si allontanò sbraitando, ma rimase lì ad assecondare ogni suo movimento, godendosi quel bacio più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
 
Aveva capito che sapeva di proibito quel bacio, di qualcosa che le ricordava i milioni di amori impossibili dei libri, forse più improbabili.

 

Il suo cellulare prese a squillare, ma non lo considerò minimamente, ascoltando una delle sue canzoni preferite che faceva da colonna sonora ad uno dei baci più belli che avesse mai dato, di quelli che sanno veramente di intimità.

Well where do I start with you?
-          Da dove devo iniziare con te?-
I could say you're a bit way-lead boy
-          Io potrei dire che sei un ragazzo da portare al guinzaglio-
Where is my heart with you?
-          Dov’è il mio cuore con te? -
I could say I left it on the floor boy
-          Posso dire che l’ho dimenticato sul pavimento-
Are you gonna pick it up, pick it up?
-Hai intenzione di raccoglierlo?-
Hey hey
 
Things kinda got dark with you
-          Le cose con te sono un po’ buie-
I drunk your love up too quick boy
-          Ho bevuto il tuo amore troppo velocemente ragazzo-
Where did our love get to?
-          Dove ci porterà questo amore?-
Don't ask me that's something that you destroyed
-          Non chiedermi quello che hai distrutto-
Cause now we're burning up, burning up, burning up
-          Perchè ora stiamo bruciando, bruciando, bruciando-
 
Infilò automaticamente le mani nei suoi capelli, avvicinandolo ancora di più a  se per approfondire il bacio.

Avvertì le sue mani sui suoi fianchi, mentre delicatamente lo tirava con se sdraiato sul lettino.
Era una sensazione straordinaria.


Si staccò per riprendere fiato, cercando di calmare il cuore che pareva voler saltare fuori dalla gabbia toracica.


<< Perché? >> sussurrò davvero curiosa di sapere la risposta.


<< Non lo so >> disse ponendosi steso al suo fianco, mentre con un braccio continuava a stringerla.

<< Mi sono comportato come un bambino prima, mi dispiace >> la sua fronte era corrugata e la tonalità della sua voce era dispiaciuta, sicuramente si stava pentendo davvero.


<< Non fa niente >> George si girò verso di lei stupito.


<< Hai le lentiggini, prima non ci avevo fatto caso, tu hai la pelle troppo chiara per avere le lentiggini >> disse.

In verità eravamo molto più simili a due bambini di quanto potessimo pensare, sempre così pronti ad evidenziare il difetto dell'altro da non notare i particolari più belli.


<< Quel bacio ci ha dato alla testa >> disse ridendo Costance, mentre si rendeva conto che era vero.


George si girò indispettito e mise una gamba tra le sue, tentando di alzarsi.


<< Io, mi sento bene >> rispose avvicinando di nuovo le labbra sulle sue, facendola nuovamente tremare.


<< Mi sento bene >> continuò guardandola negli occhi << non è come prendere un bel voto, ne come ricevere perennemente complimenti, mi sento come se avessi vinto, ma per davvero >>

Lo guardò interdetta, le parole che uscivano dalla sua bocca non avevano propriamente senso, ma riusciva a leggere nel castano dei suoi occhi le emozioni così forti e così simili alle sue, quella felicità incontrollabile, l'emozione e anche la paura di allontanarsi.

< Anche io > rispose sorridendo.

 


<< Stiamo insieme? >> chiese poi.


<< Se tu lo vuoi si >> rispose stringendo il braccio intorno alla sua vita e sfiorando le sue labbra.


<< Lo sai che prima o poi ci lasceremo e torneremo ad odiarci? >> chiese nuovamente sfiorando i loro nasi.


< Godiamoci il momento > rispose pacatamente lui, per poi baciarla di nuovo, a fondo.

< Come sei poetico, forse avresti dovuto iscriverti ad un corso di poesia al posto di quello musicale > disse prendendolo in giro lei, a cui lui rispose sorridendo, per poi baciarla nuovamente.

 

La porta si spalancò in un istante, riversando nella stanza tre ragazzi e tre ragazze.

 

< Costance! Ti ho chiamato al telef... > urlò Hannah superando le lamentele di tutti gli altri, bruscamente interrotte per lo sgomento.

 

Avrebbero dovuto spiegare alcune cose...
 



*La canzone è di Nina Nesbitt e si chiama "Boy"



Autrice:
Non so se continuarla o no. Ditemi voi.
Si, lo so, è insensata, ma io ritorno da quattro ore di latino, capitemi.
Anche questo verde piscio radioattivo è senza senso.

  
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